Anime & Manga > Altro - anime/manga mecha/su robots
Segui la storia  |       
Autore: Altair13Sirio    28/01/2022    3 recensioni
[Darling in the FranXX]
Mille anni di pace non bastano a far svanire il passato. Quando dalle profondità della terra emergono dei giganti antichi, Hachi e Nana capiscono che il futuro dell'umanità è nuovamente incerto e dovranno agire per proteggere il mondo che hanno aiutato a costruire.
Formata una squadra di nuovi Parasite, i due adulti metteranno a disposizione le loro conoscenze e la loro esperienza per guidarli verso la battaglia, ma non tutto sarà facile per la nuova squadra e i ricordi di vecchi amici ritorneranno a galla dopo tanto tempo.
"Non credo che il caso possa andare così lontano... Forse il destino... E' così e basta. E ora noi dobbiamo prenderci cura di quei ragazzi!"
Genere: Azione, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Yoshiki si sdraiò sul letto, espirò a fondo e buttò fuori tutta la tensione accumulata fino a quel momento.
Si era preoccupato tanto di come passare in serenità quei due giorni lontano da Mistilteinn e alla fine aveva scoperto che suo padre non ci sarebbe stato; era partito per qualche viaggio di affari, non sarebbe tornato prima della sua partenza. Ciò rendeva tutto molto più semplice e gli dava la possibilità di passare un po’ di tempo a casa in santa pace, ma odiava il fatto di essersi preparato tanto all’idea di dover affrontare Taishō da sentirsi quasi deluso dalla sua assenza.
Nessuno capiva mai come si sentisse: ogni cosa che faceva aveva l’obiettivo di portare orgoglio alla sua famiglia, si sarebbe aspettato qualcosa per come lui e la sua squadra avevano affrontato i VIRM nella battaglia dell’altro giorno, ma invece l’accoglienza era stata fredda.
Bé, non fredda; in realtà era stato molto più piacevole di quando fosse presente suo padre, ma era come se fosse mancato qualcosa. Quando tornava a casa e Taishō era presente, si ritrovava a contestare ogni cosa pur di farsi valere; senza suo padre, quella diventava una semplice “famiglia felice…”
Niente litigi, niente minacce, niente che potesse farlo sentire un inetto… Eppure tutto quello che voleva Yoshiki era essere riconosciuto da lui.
<< Ma che cazzo…? >>
Yoshiki si rialzò arrabbiandosi con sé stesso. Rimase a fissare le pieghe nel piumone del proprio letto con disappunto, incredulo che avesse veramente cominciato a pensare a quelle cose; non importava di chi fosse la colpa, gli dava i nervi! Proprio in un giorno che poteva non tormentarsi a quel modo, lui finiva per pensarci di proposito; nella sua mente doveva essere instillato un meccanismo profondamente masochista, perché continuasse a fare quella cosa.
Un rumore lo fece sobbalzare. Era la porta della sua camera che si apriva strisciando contro il pavimento; probabilmente un po’ di umidità aveva fatto gonfiare il legno, oppure visto che mancava da parecchio la sua stanza non era stata aperta per tutto quel tempo e i cardini avevano leggermente ceduto.
<< Mamma! >> Chiamò Yoshiki, sorpreso, rendendosi conto che alla porta ci fosse Mariko Ojizaki con in mano un vassoio e due bicchieri di spremuta di arancia.
Si alzò in fretta e raggiunse la donna per aiutarla a portare quel vassoio dentro la stanza. La rimproverò, dicendo che avrebbe potuto lasciare che se ne occupasse un domestico, ma lei disse che ci teneva a portarglielo personalmente.
<< Insomma, quale occasione migliore per passare un po’ di tempo con mio figlio se non quella di bere un bel bicchiere di aranciata? >> Sorrise. Yoshiki non riusciva proprio a resistere con sua madre, appena gli rivolgeva quel sorriso saggio e rasserenante, gli veniva voglia di sorridere a sua volta.
<< Vieni, siediti qui… >> Le disse indicandole il letto al centro della stanza. Quel posto era rimasto uguale a come lo aveva lasciato quattro mesi prima, eppure gli sembrava così estraneo tanto che anche sedersi sul proprio letto era diventato una fatica; farlo con qualcuno che prendesse posto prima di lui gli metteva meno pressione.
Mariko si adagiò sul letto con la sua solita grazia e gli sorrise mentre lui le porgeva uno dei due bicchieri.
<< Non mi hai detto molto sulla tua squadra… >>
<< Non c’è molto da dire. Lo sai che non sono uno di tante parole… >> Yoshiki mosse la testa da una parte all’altra. << Però mi trovo bene. I ragazzi sono tutti molto interessanti – anche i meno simpatici – e le ragazze sono sempre così piene di vita… Una di loro mi ha anche dato un soprannome buffo! >>
Sorpresa, la madre di Yoshiki trattenne una risatina. << Mi siete sembrati molto bene organizzati, quando avete affrontato gli alieni. >>
<< Bé, la coordinazione tra partner è imperativa, ma abbiamo imparato a collaborare tutti insieme nella squadra. >> Spiegò lui annuendo pensieroso. << Grazie agli allenamenti a cui ci siamo sottoposti in questi ultimi mesi, abbiamo potuto conoscere tutti i nostri punti di forza, così come i difetti dei nostri Stridiosauri e nel nostro approccio. >>
Mariko era particolarmente interessata ai giganti usciti dalla terra. Erano stati un mistero per tutti tranne che per suo figlio e pochi altri ragazzi, e le sarebbe piaciuto sapere molto di più sul loro conto; tuttavia volle evitare di chiedere, pensando che si trattasse di informazioni riservate che Yoshiki non fosse autorizzato a rilasciare…
Però lui notò subito il suo sguardo curioso e parlò prima che lo potesse interpellare:<< Sai che ogni Stridiosauro possiede caratteristiche molto diverse e abilità uniche? >>
Rinvigorita da quella menzione, Mariko alzò lo sguardo verso il figlio domandandogli:<< Davvero? >>
Yoshiki annuì. << Non solo ogni Stridiosauro si può adattare meglio a un certo tipo di terreno rispetto agli altri, ma può anche un elemento specifico; il mio produce elettricità che scorre attraverso tutto il suo corpo, quello di Tetsuya provoca esplosioni su vasta scala… >>
<< Chi è Tetsuya? >> Domandò perplessa la donna, cambiando nuovamente argomento.
Yoshiki fu sorpreso da quella domanda, rendendosi conto di aver inavvertitamente menzionato l'amico senza aver prima spiegato chi fosse. << Oh… E’ il mio compagno di stanza, quel ragazzo alto dalla chioma rossa… Lo avrai notato sicuramente alla cerimonia di iniziazione. >>
Mariko sembrò ricordare le immagini della cerimonia dove la squadra di suo figlio era stata presentata al mondo e annuì pensierosa. Per un momento sembrò non avere altre domande, ma dopo un attimo si avvicinò di più e sorrise.
<< Allora ti sei fatto qualche amico! >> Esclamò con l’intento di stuzzicarlo. << E io che pensavo che con quello sguardo cattivo nessuno ti avrebbe avvicinato… >>
Yoshiki alzò gli occhi al cielo e borbottò:<< Grazie della fiducia, mamma… >> Ma era ovvio come entrambi stessero scherzando. Risero entrambi, e quando le risate si furono estinte Mariko disse che doveva sapere tutto dei ragazzi in squadra con lui; ancora un po’ tentennante, Yoshiki decise di raccontarle delle prime impressioni avute all’inizio della convivenza con gli altri, delle amicizie che era riuscito a formare con il tempo e anche del conflitto ormai sepolto con Hoshi.
<< Dopo ti farò vedere che cosa ho creato mentre eri via! >> Lo stuzzicò con un sorrisetto furbo, lasciando intendere che nel suo studio Yoshiki avrebbe trovato qualche opera d’arte che lo avrebbe molto interessato. E con questa premessa, non poteva che raccontare per filo e per segno tutto quello che era successo!
 
*
 
<< Quindi ti sei trovato la fidanzata? >>
<< Non dirlo così! Non mi sono “trovato” una ragazza. >> Borbottò il fratello maggiore, sapendo che quello non le sarebbe bastato. Kaori era sempre così schietta che ormai Kaoru non ci faceva neanche caso, evitando così di imbarazzarsi per nulla ogni volta che apriva bocca.
Lei si girò dall’altro lato e poggiò la testa contro il tronco dell’albero, prendendosi un po’ dell’ombra che lui invece sembrava rifiutare. << E allora spiegati meglio! Come posso aiutarti se non so neanche in che tipo di relazione siete? >>
<< Puoi smetterla di farlo sembrare come se fosse una cosa estremamente seria? >> Sbuffò a denti stretti l’altro, piegandosi verso di lei e spingendo nella sua direzione il pallone con cui avevano giocato fino a pochi momenti prima.
Kaori si rialzò indignata, deviando la palla lontano, facendo reagire anche Chika e Kuro che iniziarono a corrergli dietro perdendosi nell'erba alta.
<< Ma è una cosa seria! >> Esclamò. << Il mio fratellone manca di casa per quattro mesi e quando torna è diventato un uomo! >>
La ragazzina assunse un tono sognante e iniziò a fare un mucchio di movimenti principeschi e sdolcinati che fecero perdere la speranza a Kaoru di avere una conversazione seria con lei. Alla fine decise di stare al gioco e rise del fatto che fosse successo tutto in così poco tempo.
<< L’ho sempre saputo che saresti stato popolare con le donne. >> Disse fieramente. << Scommetto che hai dovuto spezzare il cuore a qualcun’altra per accettare lei! >>
Kaori lo guardò come se sapesse già tutto, ma lui invece si incupì. << A dire il vero, direi più il contrario… >> Ammise con rassegnazione. Senza nemmeno aspettare la domanda della ragazza, continuò:<< E’ che… Aiko è così fantastica che mi sembra impossibile che possa accontentarsi di uno come me… Non sono un tipo coraggioso né particolarmente attraente, quindi… Ahio! >>
Kaori si mosse di impulso e lo afferrò dall’orecchio per tirarlo il più forte possibile. Quando lui la guardo scocciato, rispose con un sorrisetto angelico. << Scusa, avevi una brutta nuvolaccia in testa che andava mandata via! >>
Kaoru non comprese e rimase a fissarla offeso. La sorellina sospirò vistosamente, ormai al limite dell'esasperazione, e si avvicinò.
<< Kaoru, tu sei molto coraggioso: metti sempre gli altri prima di tutto e sei buono come il pane. Sei gentile con tutti, anche con chi non se lo meriterebbe, e riesci sempre a trasformare la giornata degli altri con la tua allegria contagiosa! Ma… >> E qui gli diede una botta sulla fronte. << Sei anche scemo come una roccia! >>
Kaoru mugolò massaggiandosi il punto dove aveva ricevuto la botta e la fissò come se volesse chiederle di smetterla di scherzare, ma lo sguardo di sua sorella non avrebbe potuto essere più serio. Tutto quello che aveva detto era la verità, o perlomeno la sua verità; Kaoru si sentiva ancora una mosca al cospetto della magnifica Aiko, così splendente e perfetta in ogni aspetto. Non aveva provato a conquistarla, ma sminuiva enormemente tutto quello che aveva fatto per lei, pensando che fosse semplicemente ciò che un buon partner avrebbe fatto; lei stessa faceva ben più di quanto normalmente avrebbe potuto fare, eppure pensava ancora che fosse dovuto alla sua naturale bontà e che Aiko stesse solamente cercando di essere gentile…
Però poi era arrivato quel bacio. Non quello che gli altri avevano insistito tanto per vedere, ma quello che si erano scambiati lontano dal resto della squadra, completamente soli alla luce della luna, assieme a quelle parole che si erano detti.
Sei il mio darling, Kaoru.
Il ragazzo arrossì di colpo ripensandoci. Quello non era fraintendibile, Aiko era stata chiara riguardo ai propri sentimenti. Eppure non riusciva a tenere fuori quei dubbi dalla sua testa…
<< Ehi, che succede? >> Domandò Kaori notando il suo rossore innaturale. << Stai male? >>
La ragazza gli posò una mano sulla fronte e Kaoru scattò come se fosse stato punto da una vespa. << E’ tutto okay! Ho solo preso un po’ troppo sole! >> Esclamò andando nel panico.
Lei lo fissò con un sopracciglio inarcato: suo fratello, che durante l’estate diventava nero come un pezzo di carbone, adesso aveva il viso bruciato dal sole freddo di quella mattinata dicembrina?
<< Lasciamo perdere… >> Borbottò, e si sdraiò di nuovo sull’erba, abbassandosi questa volta il cappello sugli occhi. << Piuttosto, non hai intenzione di dirlo a mamma e papà? >>
<< Che cosa? >>
<< Della tua fidanzata. >>
<< Non è la mia… Uhm… >> Kaoru si morse la lingua, non sapendo come reagire a quelle parole. Gli faceva uno strano effetto sentir parlare di Aiko a quel modo, e Kaori lo aveva notato.
<< Ma quanto sei buffo! >> Iniziò a ridere a crepapelle. << Se non è la tua fidanzata, come diamine dovrei chiamarla? >>
Kaoru stava per rispondere che non c’era bisogno di chiamarla in nessun modo, Aiko era solo Aiko, ma poi gli tornarono in mente le sue parole e rimase un attimo in silenzio.
<< E’ la mia darling. >> Disse con tono incredibilmente serio, sorprendendo anche la sorella per quel cambio radicale di umore.
<< Darling? Quella parola del libro delle favole? >> Domandò tirando su la testa e fissandolo sorpresa.
<< La conosci? >>
<< Certo che la conosco, idiota! >> Sbottò lei. << A scuola è stata tipo la prima cosa che ci abbiano mai insegnato! >>
Kaori disse al fratello di come, quando era ancora bambina, i maestri delle elementari andassero periodicamente a leggere storie alla sua classe, e il libro che conteneva quella parola che gli aveva insegnato Aiko fu proprio uno dei primi che fu raccontato a Kaori.
Era strano, lui non ricordava niente del genere, eppure sembrava che fosse una cosa molto comune alle elementari.
<< Distratto come sei, non avrai mai prestato ascolto. E' già un miracolo che tu non sia mai stato bocciato! >> Lo prese in giro Kaori, ma probabilmente aveva ragione.
Kaoru ghignò. << Già, io preferivo dormire quando c’era l’occasione! E devo dire che non è cambiato molto dai tempi delle elementari… >>
Kaori lo spinse con fare scherzoso. << Scemo! Guarda adesso che non ti è concesso battere la fiacca: devi salvare il mondo! >> E poi iniziò a fargli il solletico. Le risate di Kaoru attirarono nuovamente i loro cani, che tornarono di corsa dai due fratelli e li ricoprirono di feste.
 
*
 
Aiko non aveva mai avuto niente di cui lamentarsi, crescendo; i suoi genitori le davano sempre tutte le attenzioni che desiderava e anche quando era di umore pessimo riuscivano a farla stare meglio… Tuttavia, per quanto gli fosse grata per tutto quello che avevano fatto, una cosa che con gli anni aveva cominciato a pesarle era stata la solitudine.
Crescere da figlia unica non era stato difficile, anzi non aveva mai pensato di poter avere dei fratelli per il semplice fatto che stesse bene così; tuttavia la sua mancanza si era estesa anche al di fuori del nucleo famigliare, facendola diventare eccessivamente insicura per ciò che faceva, diceva, o anche solo al modo in cui si mostrava agli altri. Così facendo, era stato veramente difficile per lei formare amicizie solide con i suoi coetanei e aveva finito per perdere l’occasione di sentirsi una bambina normale.
E adesso che era tornata a casa, si sentiva nuovamente come se fosse finita sotto a una campana di vetro: i suoi genitori avevano continuato a tempestarla di domande sin dal primo momento che aveva messo piede nella loro abitazione in periferia. Maemi e Hideo Mori erano degli ottimi genitori, premurosi e amorevoli, ma eccessivamente apprensivi; Aiko non aveva avuto il tempo neanche di togliere la mantellina dell’uniforme che i suoi l’avevano portata nel soggiorno per farle il terzo grado.
Sembrava che la loro preoccupazione principale fosse dovuta dalla sua prestazione durante la battaglia, ciò che avevano visto li aveva fatti preoccupare.
<< Tu non capisci, tesoro: alla televisione si sentivano arrivare le tue urla da quel gigante! >> Piangeva Maemi, che ripensando al momento in cui aveva udito la figlia lamentarsi in quel modo tanto straziante sentiva il bisogno di stringerla per essere sicura che stesse bene.
Per quanto fosse stata un'esperienza segnante allora, Aiko aveva quasi dimenticato del tutto la modalità berserk e come lei e il suo partner avessero dato spettacolo sul campo di battaglia. Non ci aveva pensato fino a quel momento, ma avrebbe potuto facilmente immaginare quanto avrebbe fatto preoccupare i genitori con quell'azione.
<< Si è trattato di un rischio calcolato, mamma! Una reazione come quella era prevista, ma a parte il dolore, abbiamo ricevuto un forte aumento di potenza… >> La ragazza avrebbe spiegato volentieri ai genitori il funzionamento della modalità berserk, così che capissero meglio anche come funzionasse la connessione degli Stridiosauri e si abituassero lentamente all’idea che la figlia si prendesse certi rischi, ma la sua scelta di parole peggiorò la situazione.
<< Cosa significa “a parte il dolore”?! >> Sbottò Hideo, che quasi perse gli occhiali dal naso. << Stai dicendo che il tuo fisico è anche sotto stress nel pilotare quei cosi? >>
Pacatamente, Aiko cercò di tranquillizzarli. Avrebbe dato qualunque cosa per poter saltare quella conversazione e potersi finalmente rilassare: la testa le girava ancora per via del vino della sera precedente – ma questo era meglio non dirglielo – e le urla dei genitori non la aiutavano a riprendersi.
<< E’ una cosa normale, papà… >> Borbottò ammiccando con stanchezza. << Il mio sistema nervoso è direttamente collegato allo Xenomorphus, sento tutto quello che prova lo Stridiosauro. >>
<< E che cosa c’entra questo con tutto quello che è successo l’altro giorno? >> Domandò l’uomo allarmato. Quante cose ancora non sapeva su quello che faceva la figlia?
<< Normalmente, se c’è un buon equilibrio tra partner, lo stress della connessione sarà nullo; ma la modalità berserk che abbiamo utilizzato in battaglia sacrifica il comfort della Pistil destabilizzando la connessione per guadagnare un aumento di potenza. E’ una cosa che ci era stata spiegata già dall’inizio, non c’è bisogno di farne un dramma… >>
Ovviamente lei che vi era abituata lo avrebbe sminuito, pur conoscendo la sua stessa reazione dopo aver attivato la modalità berserk; tuttavia, per i suoi genitori quelle informazioni erano novità sconvolgenti, rese ancora più preoccupanti da quello che avevano assistito alla televisione, e non fecero che peggiorare ancora di più la situazione.
<< Quindi stai dicendo che è tutta colpa del tuo partner? >>
Come avevano fatto ad arrivare a quella conclusione? Aiko si voltò di scatto, incredula, e per un attimo perse il controllo della propria voce:<< Cosa? No! Kaoru non…! Eh… Matsumoto non c’entra niente con quello… >>
<< Però hai detto che il legame con il partner è importante, e se hai provato dolore vuol dire che questo Matsumoto non ha fatto bene il proprio dovere… >> La incalzò Hideo sistemandosi gli occhiali con una mano, con l'aria di chi stava per fare una ramanzina.
Aiko era in difficoltà. << No, non…! Se così fosse, anche io avrei le mie colpe! >> Il più grosso vizio dei suoi genitori era proprio quello di non riuscire a non saltare a conclusioni affrettate.
<< Aiko, per favore, dicci che non ci farai preoccupare ancora. >> La voce di sua madre sovrastò quelle di entrambi, interrompendo la discussione; Maemi Mori guardava la figlia con le mani giunte e il volto come se dovesse scoppiare in lacrime da un momento all’altro. Aiko e suo padre si voltarono verso di lei, la ragazza si sentiva costernata pur non avendo motivo di esserlo.
<< Dobbiamo sapere che non farai più mosse avventate, che rimarrai sempre attenta… E che le persone che staranno con te – il tuo partner e tutti i tuoi compagni di squadra – siano sempre pronti ad affrontare il pericolo! >> Aggiunse quando ebbe la sua attenzione. Era un desiderio legittimo per la donna, ma Aiko sentì come se stesse ignorando completamente le sue capacità e il suo volere. Aiko combatteva in prima linea, era una guerriera, non una passeggera a bordo dello Xenomorphus; la consideravano una debole.
Per un attimo, solo per un attimo, la mite Aiko sentì montare su di sé una rabbia enorme. Il suo respiro fino a quel momento regolare si interruppe per trattenere l’aria nei polmoni; voleva dire che la squadra non era lì per prendersi cura di lei e che era perfettamente in grado di badare a sé stessa. Voleva urlare di non essere una bambina indifesa e che anzi, forse era anche tra i membri più forti della squadra, ma mentre pensava a queste cose la sua mente divagò lontano da quei sentimenti, dicendole che non ne valeva la pena; le sue spalle si rilassarono e lei sbuffò lentamente per espellere quella cosa.
<< Non devi temere, mamma. Puoi fidarti di me, sai? >> Mormorò evitando di proposito lo sguardo della madre. Lei la fissò come se quelle parole l’avessero ferita, ma sorvolò.
<< Voglio solo che tu stia bene. >> Spiegò. << Non vogliamo vedere altre scene come… Quelle. >>
La voce di Maemi tremò un momento al pensiero delle urla della figlia trasmesse a tutte le emittenti televisive. Se il costo della vittoria doveva essere la sofferenza di sua figlia, allora avrebbe preferito che il mondo venisse fatto a pezzi. Aiko invece non riusciva a capire come potessero non accettare un piccolo compromesso per un bene molto maggiore… Capiva che lei fosse la cosa più importante per loro, ma adesso vedevano che stava bene, era sana e forte davanti a loro, perché non poteva bastargli? Perché dovevano strapparle le ali in quella maniera?
Nonostante ciò si sforzò di accettare quel ragionamento. La rabbia che aveva provato prima non era un bene in fondo, i suoi genitori volevano solo il meglio per lei e lei sapeva bene quali fossero le sue capacità… Ma poteva veramente promettere una cosa del genere? In quel momento le tornarono in mente le parole di Kaoru e si rese conto che i suoi genitori stavano facendo la stessa cosa che lei aveva fatto alla fine della battaglia.
Non poteva semplicemente dire che non si sarebbe messa in pericolo perché non poteva farne a meno: era lì per combattere, altrimenti sarebbe rimasta a casa. Tuttavia Kaoru le aveva giurato di restare al suo fianco per tutto il tempo, mano nella mano ad affrontare qualunque pericolo si sarebbe palesato. E come Kaoru, Aiko non poteva dare alla sua famiglia una rassicurante bugia.
<< Io… Non vi posso fare alcuna promessa. >> Ammise alla fine. Voleva avere un tono di voce fermo e sicuro di sé, ma fallì miseramente e la sua voce uscì tremando.
Gli sguardi dei suoi genitori cambiarono, al timore che vi era comparso poco fa prese posto un barlume di rabbia. Aiko capì che sarebbe stata travolta dalle domande, e si affrettò a concludere il suo discorso.
<< Non vi posso fare alcuna promessa perché il mio compito d’ora in avanti sarà quello di dare il massimo per proteggere tutti! I miei compagni di squadra stanno già mettendocela tutta e io non posso lasciare che la mia paura possa rallentarli! >>
Interdetti, i signori Mori si guardarono con la terribile sensazione che la loro bambina si stesse lentamente allontanando da loro; per quanto avrebbe dovuto rallegrarli conoscere una parte così risoluta di lei, non poterono che continuare ad essere preoccupati. A quel punto il motivo di quella visita a casa si fece molto più chiaro e decisero di lasciar perdere quella discussione.
<< Hai ragione, tesoro… >> Mormorò Hideo sedendosi nuovamente tra lei e la moglie. << Forse ci siamo allarmati troppo; hai fatto un lavoro splendido in battaglia… Però noi non possiamo fare a meno di preoccuparci, lo capisci, no? >>
Lo sguardo del padre cercò di trasmetterle tutta la sua amorevolezza così come l'apprensione verso di lei; non c’era niente che potessero fare al riguardo, se non lasciare che Aiko fosse ben attenta e pronta ad affrontare i pericoli senza prendersi troppi rischi, ma non capivano che così sarebbe stato peggio, facendola sentire inadeguata al proprio compito…
<< Per adesso comunque, approfittiamo di questa piccola vacanza e trascorriamo insieme tutto il tempo a nostra disposizione! >> Intervenne Maemi unendosi al marito.
Aiko annuì, un po’ rincuorata dalla fine di quella discussione, ma per qualche motivo le parole della madre le fecero pensare che stessero cercando di riportarla da sé; due giorni con loro non sarebbero bastati a farle desiderare di tornare a casa né a farle cambiare idea, ma l’impressione che ebbe Aiko fu quella che i suoi genitori stessero cercando di rinchiuderla di nuovo.
Erano sempre stati così protettivi… E per qualche motivo, adesso Aiko pensava che fossero anche molto gelosi della loro bambina; gli voleva bene ed era grata loro per tutto quell’affetto, ma in questo modo come poteva trovare il proprio posto nel mondo esterno? Non le avrebbero mai lasciato decidere da sé per la sua vita; forse, una volta finita la guerra, non l’avrebbero più nemmeno voluta perdere di vista… E come avrebbero reagito, se avessero mai dovuto sapere di lei e Kaoru?
 
*
 
<< Abbiamo fatto tutti il tifo per te! E’ stato spettacolare vedere come avete fatto squadra per annientare i VIRM, c’erano tutti i tuoi cugini e zii a festeggiare la vittoria, avresti dovuto vederli! >>
Izumi Maruyama andava avanti e indietro per la cucina sparecchiando i piatti e le posate del pranzo appena conclusosi; sarebbe stata una tavolata molto più grande e affollata se avessero saputo in anticipo che Tetsuya sarebbe tornato a casa.
Il ragazzo avrebbe voluto aiutarla a sparecchiare, ma lei lo aveva costretto a restare seduto; non gli aveva ancora detto di aver preparato uno dei suoi dolci preferiti e non voleva rovinare la sorpresa; si dilettava spesso con i dolci e a detta del figlio era estremamente brava, ma ora che Tetsuya era rimasto così tanto tempo lontano da casa voleva sorprenderlo con qualcosa di nuovo.
<< Avreste dovuto restare al sicuro, invece di invitare tanta gente! >> Protestò preoccupato il ragazzo, riuscendo a immaginare il caos che si sarebbe venuto a creare con tutti i suoi parenti all’interno dell’appartamento per quattro persone della sua famiglia: i suoi genitori inizialmente avevano comprato quella casa nella speranza di avere due figli, ma alla fine Tetsuya era rimasto figlio unico e l’abitazione era rimasta con un posto in più; era abbastanza per loro tre, ma la famiglia Maruyama era veramente estesa e quel posto non era minimamente adatto ad ospitarli tutti.
<< Anche tu avesti dovuto restare al sicuro. >> Lo incalzò suo padre ironico. << Invece hai fatto la figura dello scemo! >>
Lui si rabbuiò, ma Kata Maruyama non lo stava rimproverando affatto, anzi sorrideva vispo mentre si accarezzava la barba, con quella abitudine a stuzzicarsi a vicenda che tornava prepotentemente a farsi presente nella complicità tra padre e figlio.
<< Oh, non dire così! >> Lo incalzò la moglie. << Tetsu è stato eccezionale! Un po’ di nervosismo è normale in una situazione del genere, ma lui è riuscito a rimanere concentrato anche quando le cose sembrassero mettersi male. >> Izumi diede un bacio sulla fronte al figlio e gli disse di non sentire quello che diceva il padre, sempre con quel tono scherzoso tipico della sua famiglia; avevano sempre quella dinamica allegra e scattante in casa, a Tetsuya piaceva sentirsi così a suo agio in presenza dei genitori. Gli sarebbe piaciuto avere la stessa libertà anche con le altre persone.
<< In ogni caso il tuo Stridiosauro mi ha davvero sorpreso. >> Ammise Kata alzando una mano verso il ragazzo. << E’ veramente enorme, sembra fatto apposta per te! >>
Tetsuya arrossì un po' all'allusione alla sua altezza e cercò di abbassare i toni. << Bé, ci sono altri esemplari anche più grossi… >> Borbottò sottovoce, ricordando quanto si fosse sentito piccolo di fronte a modelli di VIRM di grosse dimensioni.
<< Sembri veramente a tuo agio alla guida di quel coso! >>
A quelle parole, il volto di Tetsuya si illuminò. << Non è tutto merito mio. La mia partner è veramente eccezionale, si preoccupa sempre di creare le condizioni perfette per pilotare! >>
<< Quindi dobbiamo ringraziare quella Sentakami per averti tenuto in riga! >> Esclamò l’uomo, interrompendosi un momento per ricordare il nome di Suzuko. Tetsuya gliene aveva parlato un po’ la prima volta che era tornato da Mistilteinn, ma era sorpreso che si ricordasse ancora il suo cognome. << Sembra proprio che voi due abbiate fatto passi in avanti da allora! Non dirmi che c’è qualcosa sotto… >>
<< Oh, per favore! >> Sbuffò Izumi corrugando la fronte istantaneamente. Sapeva quanto quel tipo di discorsi imbarazzasse il figlio, per questo cercò di risparmiarglielo ammonendo il marito:<< Kata, dovresti smetterla di voler inculcare a nostro figlio le tue idee sul trovare un buon partito, è troppo giovane per pensare a queste cose! >>
<< Non si è mai troppo giovani, Izumi! >> Rispose lui facendo le dita a pistola e ghignando, sapendo già che la discussione si fosse chiusa.
<< In ogni caso, Sentakami è una cara amica e niente di più! >> Intervenne Tetsuya per chiudere quella storia. Sapeva che suo padre avrebbe sempre cercato di trovargli una ragazza da sposare il prima possibile, ma lui avrebbe preferito che la smettesse e basta; quella storia, se all’inizio era una semplice questione che sapeva sarebbe stata rimandata al futuro, adesso cominciava ad essere particolarmente stressante e tutta quella pressione lo metteva a disagio. << E’ ligia al dovere, alle regole e non avrebbe il minimo interesse a stare con uno come me. >>
<< Ah! >> Kata si illuminò di colpo. << Vuol dire che un pensierino ce lo hai fatto… >>
<< No, voglio dire che è semplicemente una cosa impensabile, piuttosto! >> Rispose a tono il ragazzo, aspettandosi una risposta del genere.
Kata appoggiò una guancia sul palmo di una mano e lo fissò pensieroso. << E cosa intendi con “uno come me”? >>
Tetsuya era sul punto di rispondere ma non sapeva veramente cosa dire. Si ritrovò a in silenzio, accettando la sconfitta in quel piccolo confronto e alla fine Izumi saltò in mezzo ai due – forse rendendosi conto di quanto fosse a disagio il figlio – e tirò fuori il dolce che aveva preparato per lui.
<< Perché non ci parli un po’ dei tuoi altri compagni di squadra? Immagino che abbiate fatto molta più amicizia dopo il nostro ultimo incontro… >> Disse mentre si apprestava a dividere le porzioni.
Tetsuya effettivamente aveva tanto da raccontare: c'era la storia di Hoshi e Momo, le rivalità nate nel torneo per decidere il caposquadra… Voleva persino raccontargli di come si allenasse con Yoshiki e degli effetti che ormai cominciava a vedere e sentire nel corpo. Voleva raccontargli tutto quanto.
Così Tetsuya parlò per tutto il pomeriggio dei suoi amici.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - anime/manga mecha/su robots / Vai alla pagina dell'autore: Altair13Sirio