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Autore: Epic JP    30/01/2022    1 recensioni
In questa raccolta si trovano storie ambientate nell'universo di Naruto o in universi paralleli con dentro personaggi di Naruto. Alcune storie saranno autoconclusive, altre avranno due o più capitoli ed altre ancora saranno separate ma facente parte di uno stesso fascio narrativo. Il rating è giallo ma le storie varieranno dal verde all'arancione. O anche al rosso. Alcune storie potrebbero avere una sorta di introduzione ed altre invece no.
Auguro una buona lettura e spero vivamente di ricevere anche qualche commento o riflessione da parte di chi leggerà uno o più capitoli di questa variegata raccolta.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kushina Uzumaki, Minato Namikaze, Sakura Haruno, Tsunade
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 2

 

Per un momento lo sbigottimento investì entrambe le atlete momentanee, tuttavia questo non venne notato dall'estranea, che continuò a parlare dando anche un'occhiata alle carte in suo possesso: “Stando ai dati raccolti durante le manifestazioni sportive a cui ha partecipato, Minato Namikaze è un atleta di alto livello. Gli sport in cui eccelle maggiormente sono la corsa e il nuoto, è talmente veloce che è stato soprannominato Lampo Giallo. Ora, sono certa che siate a conoscenza della politica del nostro sindaco e il mio dovere, in quanto suo assessore, è di trovare nuove stelle nascenti per dare loro un'occasione di splendere ancora di più e, in questo modo, incrementare la fiducia che i cittadini hanno nei suoi confronti.”

 

Sia Sakura che Kushina erano ancora troppo sorprese per replicare qualcosa e quindi, dando un'occhiata ad un altro foglio, Mei continuò ad argomentare: “Normalmente dovrei trovare queste giovani promesse e offrire loro un contratto o una borsa di studio, se si tratta di studenti, ma in questo caso sono qui solo come osservatrice.”

 

Finalmente arrivò una replica dall'altra parte: “E... come mai questo caso è... diverso dagli altri?”

 

L'assessore rimise il pannellino sotto il braccio: “Beh, sempre secondo i dati raccolti, negli ultimi tempi sembra che il ragazzo abbia perso qualche colpo. Nelle gare riesce sempre a distinguersi ma... non occupa più le posizioni che occupava fino a qualche tempo fa.”

 

Sakura ebbe un'intuizione legata alla ragazza in sua compagnia, ma cercò di capire se fosse giusta con una domanda opportuna: “Saprebbe dirci... da quanto tempo Minato mostra segni di decadenza, se così si può definire?”

 

La donna diede un'altra occhiata alle carte in suo possesso: “Sembra che abbia iniziato a perdere qualche colpo da circa sei mesi. Tutte le gare precedenti lo hanno visto sempre al primo o al secondo posto, invece nell'ultima metà dell'anno non si è posizionato oltre il terzo posto. In un paio di casi è arrivato anche sesto e una volta non era neppure fra i top 10.”

 

La rosa diede una lieve gomitata al braccio di Kushina guardandola con uno sguardo così eloquente da dire tutto quello che avrebbe potuto dire in quell'occasione, ma la ragazza non si fece convincere così facilmente: “Beh, può capitare un periodo in cui non si è al massimo della forma... ha qualche teoria sul perché Minato abbia avuto questo calo di prestazioni?”

 

L'occhio visibile si chiuse mentre la proprietaria si picchiettava il mento mentre rifletteva: “Ce ne sono molte, a dire il vero. Potrebbe aver cambiato la sua alimentazione e il suo fisico potrebbe averne sofferto oppure potrebbe aver, in qualche modo, trascurato i suoi allenamenti. Potrebbe anche trattarsi di un problema psicologico, se avesse perso la motivazione è normale che il rendimento nelle gare sarebbe minore. Non mi risulta che abbia avuto degli incidenti o cose del genere, quindi escluderei a priori che abbia avuto problemi di forza maggiore. In fin dei conti, potrebbe essere tutto giusto o tutto errato.”

 

Riprese a guardare il mondo intorno a sé: “Sono qui apposta per scoprire che cos'è successo e il modo migliore per farlo è osservare il soggetto durante i suoi allenamenti.”

 

Entrambe annuirono davanti ad una spiegazione così lineare e sensata, tutte e due avrebbero offerto il loro aiuto per aiutare l'inviata di Kakashi ma con motivazioni diverse: Sakura, certa che la causa dei problemi citati fosse la rottura del rapporto fra la rossa e il biondo, sperava che davanti ad evidenze così ovvie, la ragazza avrebbe fatto la cosa giusta per una volta. Kushina invece aveva concepito un'idea diversa, magari il suo ex si era messo insieme ad un'altra e la tipa gli stava facendo perdere colpi. Se fosse riuscita a beccarla, avrebbe risolto la situazione. Magari anche tornando insieme al suo ex, si trattava sempre di mostrare chi fosse la migliore e non c'era nessuno migliore di lei in giro. Anche nella risoluzione di problemi sentimentali che avevano conseguenze sul mondo fisico!

 

“Bene, ora che mi sono presentata e ho risposto alle vostre domande in maniera, spero, abbastanza esaustiva... sapreste dirmi dove posso trovare Minato?”

 

Ci fu uno scambio di sguardi interdetti fra le due imputate e poi una potenziale risposta arrivò dalla maggiore: “Beh... ha detto che è forte nella corsa e nel nuoto. Noi siamo qui da un pezzo e abbiamo visitato diverse sale dove si poteva anche fare jogging e non lo abbiamo visto. Magari, ammesso e non concesso che oggi sia presente... potrebbe essere in piscina.”

 

Il suggerimento venne concepito come un'informazione dalla ragazza al suo fianco: “Aspetta, c'è anche una piscina in questo posto?!?”

 

Sakura volse lo sguardo verso due occhi azzurri spalancati e tempestati di stelline: “Sì?”

 

“E perché non me lo hai detto quando mi hai fatta venire qui?!? Mi sarei potuta portare dietro un costume se lo avessi saputo!”

 

La vena sulla tempia tornò visibile mentre, forse per calmare una situazione potenzialmente esplosiva, gli occhi verdi venivano strofinati: “E questo adesso cosa c'entra?”

 

“Tutto c'entra! Dopo tutto quello che mi ha detto e le prediche che mi hai fatto e le ramanzine che mi è toccato ingoiare e tutta la storia sull'andare in palestra... salta fuori che c'è anche la piscina e tu non me l'avevi detto?!?”

 

“E TI SEMBRA UNA TRAGEDIA COSÌ GRAVE?!? PER QUANTO NE SAPPIAMO, MINATO POTREBBE ANCHE NON ESSERE PRESENTE OGGI!!!”

 

“E ALLORA PERCHÈ DIAVOLO MI HAI FATTO VENIRE QUI A QUEST'ORA IN PRIMO LUOGO?!? O HAI FINITO DI RIMBAMBIRTI CON QUEI QUATTRO PESI CHE HAI SOLLEVATO O MI HAI BRONTOLATO DIETRO COSÌ TANTO NEGLI ULTIMI TEMPI CHE IL TUO CERVELLO SI È ANNACQUATO!!!”

 

“Chiedo scusa...”

 

Com'era successo in un'altra occasione, le due si voltarono verso il terzo elemento quando ormai si trovavano fronte contro fronte. Mei, d'altro canto, non sapeva bene come interpretare le scene a cui stava assistendo. Quindi mantenne semplicemente il suo sorriso senza pensare a giudicare o criticare: “...non so esattamente quale sfida o faida ci sia fra di voi ma... che ne direste se andassimo tutte e tre a controllare se Minato è in piscina?”

 

Kushina fu la prima a reagire tirandosi indietro e puntando, con gesti magniloquenti, la donna con i capelli rosa: “Questo è il primo giorno che vengo qui. Se vuole fare il tour dell'edificio, si rivolga alla guida qui presente.”

 

Sakura, pur ribollendo di rabbia e arrossendo per l'enorme imbarazzo che stava provando a causa della ragazzina che aveva vicino, si mosse con calma prendendo due tovaglie e lanciandone una alla rossa. Poi, dandosi una mezza asciugata, invitò con un gesto le due a seguirla: “Venite, la piscina è dall'altra parte del complesso.”

 

- - -

 

C'era un po' di strada da fare per arrivare a destinazione. Lungo il cammino Sakura ebbe modo di far sfumare gradualmente tutta la rabbia che si stava accumulando dentro di lei, Mei poté vedere in prima persona i risultati della politica edilizia di Kakashi e Kushina scoprì se Minato fosse davvero presente o meno. Ad un certo punto avevano incrociato un gruppetto di persone che veniva giusto dalla piscina e, chiedendo qualche informazione in modo adeguato, ebbero conferma della presenza del Lampo.

 

Entrambe le donne più giovani ebbero una carica di euforia non troppo eccessiva: Mei aveva finalmente una traccia evidente da seguire per portare a termine la sua indagine e Kushina... magari sperava solo di godersi la vista di un bel biondino in costume da bagno intento a muovere le sue muscolose membra nello spazio filosoficamente vuoto intorno a sé.

 

Quello che nessuna delle due poteva però sapere era che, oltre al soggetto dei loro interessi promulgativi e visivi, era presente anche un'altra entità dall'identità e dallo scopo della sua presenza ignote. Forse se avessero fatto qualche altra domanda ne sarebbero state al corrente ma l'ipotesi che la vasca fosse attualmente usata da più di un nuotatore non passò nemmeno per una delle tre menti.

 

- - -

 

~dieci minuti prima~

 

La mano di Minato toccò di nuovo il bordo. Visti i risultati dell'ultimo periodo, aveva deciso di cambiare tattica. Durante la settimana c'era molta più gente ad allenarsi e di conseguenza c'erano anche molte più distrazioni. Era da quando era stato lasciato che le fangirl avevano iniziato a tormentarlo. Era sicuro che non lo facessero con cattiveria ma affrontare una sfilza apparentemente infinita di ragazze attratte dalla sua fama gli era costato caro: una volta doveva fare una foto, un'altra gli avevano chiesto un autografo, un'altra volta si era trovato a dare lezioni improvvisate a tre ragazze che apparentemente erano incapaci anche solo di stare a galla ma combattevano come amazzoni per attirare la sua attenzione in tutti i modi.

 

Essendo di natura gentile e disponibile, non gli era nemmeno passato per la testa di rifiutare un desiderio a qualcuno ma le sue prestazioni avevano iniziato a risentire della mancanza di un allenamento costante. Si era anche trovato una nuova fidanzata, aveva trovato il modo di andare avanti e le cose sembravano andare bene ma nessuno aveva informato le sue spasimanti che non era più disponibile. Una volta si era presentata in piscina, vestita con un costume intero rosso e una specie di galleggiante in plastica, anch'esso rosso, collegato al suo polso tramite un cordino e un polsino a strappo nero, una ragazza che aveva ricevuto una delle sue lezioni e che, per ricambiare la sua gentilezza, si era messa in testa di inscenare un salvataggio in piscina in cui lui chiedeva aiuto disperato e lei, impavida, si tuffava in acqua per salvarlo.

 

Era finita con lei che affondava perché il cordoncino si era aggrovigliato intorno alle sue gambe e lui che accorreva in suo aiuto. La cosa di per sé era durata poco ma si era trattato solo un episodio di una lunga serie. Nelle gare non riusciva più a mantenere un'andatura costante e questa mancanza gli aveva fatto perdere le prime posizioni in più di una competizione.

 

Un altro fattore a suo sfavore era che la nuova fidanzata frequentava l'università e quindi, a causa dei suoi studi, non riusciva ad essere molto presente durante i suoi allenamenti. Quindi, se quando stava con Kushina la presenza della fidanzata aveva un effetto deleterio nei confronti delle sue ammiratrici, ora questa sorta di... garanzia non era più garantita. A differenza della ragazza dai capelli fiammeggianti, la sua nuova compagna era riuscita a farsi vedere solo in un paio di occasioni e questo non era bastato a far allontanare di nuovo le fan.

 

Lei era sempre stata comprensiva, sapeva bene che essere un atleta maschio ti rende automaticamente oggetto del desiderio di un potenziale harem e anche lui non aveva mai rimproverato alla partner la sua quasi totale assenza. Da qui il suo nuovo piano.

 

Invece di venire in palestra per tre volte a settimana e allenarsi una sola ora, aveva deciso di fare una sola sessione settimanale di tre ore. Il suo corpo ci aveva messo un po' ad abituarsi al nuovo regime e lo squilibrio peggiorò ulteriormente i suoi risultati sportivi. Dopo l'iniziale caduta però aveva iniziato a risalire, lentamente ma a ritmo costante. La mancanza di pubblico favoriva la concentrazione e la distensione dei nervi. La notizia relativamente cattiva era che l'evento inatteso era sempre dietro l'angolo.

 

Stava riprendendo fiato quando l'apparizione di un'ombra che lo oscurò e il suono di una voce squillante gli fecero capire di non essere più solo: “Bene-bene-bene... sogno o son desta? Sono capitata nello stesso posto in cui si allena il leggendario Lampo Giallo! Dev'essere il mio giorno fortunato... o forse solo il momento.”

 

Lui alzò lo sguardo e si trovò davanti una ragazza a colpo d'occhio più o meno della sua stessa età a gambe divaricate e dorsi delle mani sui fianchi. Tuttavia la sua faccia e ciò che indossava segnalavano automaticamente di prestare molta attenzione. Il costume che aveva addosso sarebbe stato un comunissimo costume scolastico intero se non fosse stato per il colore: invece di essere di un'unica tinta blu, era colorato con tinte militari. E poi la faccia poteva essere considerata tutto fuorché comune: un paio di occhi castani, per qualche motivo senza pupilla, lo stavano fissando con la stessa intensità con cui un serpente guarda la propria preda bloccata in un angolo e la curvatura delle labbra accentuava questa sensazione. Accompagnavano questa visione dei capelli violacei a caschetto con una specie di coda a ventaglio puntigliosa ben visibile, anche se nella parte posteriore della testa.

 

Un tantino confuso dal saluto, il biondo rispose con educazione e con sincerità: “Err... mi stavi forse... cercando per qualche ragione?”

 

L'altra si piegò in avanti abbassando la faccia quasi alla stessa altezza di quella di lui senza che il ghigno sparisse: “Non dirmi che non ti ricordi di me!”

 

Il maschio sbatté le palpebre ancora più confuso: “Non saprei... ci conosciamo?”

 

“Vediamo se, con un paio di indizi ci arrivi. Il mio nome inizia con la A, quattro lettere e la finale è una O. Siamo sempre stati nella stessa classe alle superiori.”

 

Lui sollevò un braccio mentre rifletteva: “Aspetta... superiori... quattro lettere... A e O...”

 

“Dai, dai che ci arrivi.”

 

Gli occhi azzurri dell'uomo si illuminarono: “Tu sei Anko! Anko... Mi... Mita... Ah! Mitarashi!”

 

La ragazza applaudì delicatamente mentre allargava le gambe per accoccolarsi meglio: “Bravo Minato! Sono proprio Anko!”

 

“M-ma che ci fai qui?!? È da quando abbiamo finito le superiori che non siamo più in contatto.”

 

“Oh, cosa vuoi che ti dica, tante cose sono cambiate e siamo entrambi andati avanti per la nostra strada. Anche se vedo che certe cose non cambiano mai.”

 

“Che vuoi dire?”

 

Lei sogghignò puntandogli contro un dito: “Eri un atleta ai tempi della scuola e sei rimasto tale, ho sentito una valanga di cose su di te. Incluso il suo nome di battaglia.”

 

Lui si grattò la nuca arrossendo lievemente: “Ah... sì. Non me lo sono dato da solo quel soprannome, è stato un giudice a chiamarmi così quando vinsi una gara un paio di anni fa e da allora mi è rimasto addosso. Ma scusa... cioè... il costume che indossi... cosa ci fai qui?”

 

Lei si tirò su allargando le braccia per farsi ammirare in tutta la sua interezza: “Magari non te lo ricordi ma anch'io me la cavavo nello sport e ho continuato su quella strada. Ho anche partecipato ad un paio di competizioni regionali guadagnando qualche medaglia in metallo nobile. E adesso sono qui.”

 

La fine della frase non diceva molto: “Sei... qui? Lo vedo ma... perché?”

 

“Hehehe... cosa si fa in una palestra?”

 

“Ci si allena, suppongo.”

 

“Esatto. E cosa si fa in una palestra che ha anche una vasca piena d'acqua?”

 

“Si pratica nuoto.”

 

“Giusto di nuovo! E ora preparati per la domanda finale...”

 

“Do-domanda finale?”

 

“Ti dispiace se mi unisco a te?”

 

“A me? Aspetta, intendi per allenarti? Ce-certo che no. La piscina è grande abbastanza per tutti e due. Puoi occupare un'altra corsia o posso spostarmi io.”

 

“Era tutto quello che volevo sentire.”

 

Senza replicare altro, Anko fece una corsa di due passi e saltò stendendo in avanti le braccia e raddrizzando dita, gambe e piedi mentre tutto il suo corpo scorreva come il nastro di una cinepresa sopra gli occhi dell'altro nuotatore ancora un po' attonito.

 

Penetrò nell'acqua con la stessa verticalità e perpendicolarità di un trapano che buca una parete e, trovandosi con la faccia rivolta verso il Lampo, ebbe anche modo di vedere sia il corpo che l'indumento che lo copriva.

 

Le corsie non erano separate da galleggianti o apparati simili, l'acqua era limpida e le linee di separazione era state dipinte sul fondo, quindi Anko curvò il suo corpo e riemerse a due corsie di distanza dall'ex compagno di classe. C'erano forse cinque o sei metri che li separavano ma questo non impediva certo di sentirsi senza alzare troppo il volume della voce. E la ragazza commentò subito quello che aveva visto: “Hey, non ti facevo il tipo da tanga! Quelle mutandine blu ti stanno bene, si sposano col colore dei tuoi capelli proprio come gli occhi!”

 

Ancora fermo dov'era da quando si erano visti, Minato arrossì leggermente. Non aveva scelto quel costume per risultare più appariscente, in piscina bisognava avere un certo abbigliamento e un certo tipo di capigliatura e la stessa Anko, non contando il colore, aveva adottato degli accorgimenti simili ai suoi. Quindi trovò il complimento del tutto inaspettato: “B-beh... ti ringrazio. È abbastanza comodo e... non avendo una grande superficie, non crea problemi di natura idrodinamica.”

 

L'altra annuì, anche se il suo sguardo cercava di cogliere il maggior numero possibile di dettagli della figura maschile sotto il pelo dell'acqua: “Certo, certo. L'idrodinamica. Immagino che quello sia l'unico motivo per cui lo hai scelto ma... che mi dici del mio? Come lo trovi?”

 

“I-i-i-il... t-tuo?”

 

“Certo, anche il mio costume è fatto apposta per favorire la mia idrodinamica naturale. Ma pensi che la tinta militare mi stia bene?”

 

“Ehm... io... non saprei.”

 

“Oh, aspetta! Magari quando ci siamo salutati e mi sono tuffata non sei riuscito a vederlo bene. Ti faccio dare subito un'occhiata migliore. Osserva e ammira anche le mie capacità natatorie, visto che ci sei.”

 

La nuotatrice sparì alla vista del collega immergendosi verticalmente per poi riemergere pochi secondi dopo con una spinta delle gambe tale che più di metà del suo corpo ruppe la superficie acquosa. L'altro rimase di certo abbagliato dalla dimostrazione, ma la sua meraviglia era concentrata di più sulla prodezza fisica che sull'aspetto dell'atleta. Questo però Anko non poteva saperlo, dopo essere ricaduta in acqua ed essere tornata alla condizione di partenza, si rivolse di nuovo a Minato: “E allora? Che te ne pare?”

 

“Wow... sei stata... straordinaria! Come... come fai ad imprimere una tale spinta?”

 

Lei non perse il sorriso, anche se si aspettava una risposta diversa. Tuttavia lo fece contento, per avere bisognava pur dare qualcosa in cambio: “Si tratta di un gioco di gambe, mio caro. Bisogna coordinare bene i movimenti e muovere le gambe come se fossero parte di un'elica. Puoi aiutarti come le mani per stabilizzare l'ascensione ma, in linea di massima, non è altro che un movimento coordinato delle gambe.”

 

“Beh, resta pur sempre fantastico. Io non conosco nessuno, tranne te, che sappia farlo e io stesso non riesco ad emergere così tanto quando mi spingo in alto.”

 

“Sono felice di averti stupito, Minato, ma cosa mi dici dell'altra cosa?”

 

“Altra cosa? Di che parli?”

 

“Del costume. Sicuramente ora lo hai visto bene, no? Come mi sta?”

 

“Ah... beh, n-non è male. Voglio dire... lo hai scelto. Quindi ti sta certamente bene.”

 

Per un momento, la ragazza lo guardò torva. Era così complicato fare un complimento ad una vecchia compagna di classe? Forse era colpa sua, non si vedevano da anni dopotutto. Sì, erano rimasti amici ma non si erano più frequentati e, come aveva detto lei stessa, erano successe tante cose nel frattempo. Magari avrebbe dovuto farsi vedere più da vicino per farsi apprezzare meglio. Avrebbe dovuto pensare a qualcosa ma, nell'attesa che un'idea saltasse fuori perché non fare quello che entrambi erano venuti a fare?

 

La nuova arrivata regalò un caldo sorriso all'altro occupante della vasca: “Ti ringrazio del complimento, Minato. Adesso perché non ci alleniamo? Dopotutto siamo venuti qui e siamo in costume esattamente per quello, no?”

 

Lui annuì: “Certo, diamoci da fare!”

 

- - -

 

C'erano due ingressi per il salone delle vasche vero e proprio: una era l'entrata principale e l'altra, usata principalmente da chi doveva allenarsi in quella zona, era l'ingresso degli spogliatoi e delle docce. La zona adibita al nuoto era stata concepita anche per ospitare delle competizioni perché disponeva di due blocchi di sedie ai due lati lunghi della piscina organizzati in tre linee spaiate da dieci posti ciascuna, la vasca era divisa in dieci corsie col relativo blocco di partenza e il tetto era formato da pannelli di vetro incastonati in un'intelaiatura metallica sostenuta da diverse colonne disposte in modo ordinato tutte intorno alla piscina che garantivano la migliore illuminazione possibile all'area. E anche l'acustica era garantita dal posizionamento nello spazio degli elementi architettonici presenti. Di conseguenza, il trio in arrivo si accorse della presenza di un secondo elemento in acqua ancora prima di vederlo e l'elemento più... focoso lo rese noto al resto del gruppo: “Hey, non credo che Minato sia da solo. Chi ci sarà con lui?”

 

Mei aveva una risposta pronta: “Possiamo vederlo subito, però cerchiamo di non disturbare, vorrei osservare Minato senza che il suo comportamento sia influenzato da presenze estranee.”

 

Così le tre entrarono nel salone, chi era in piscina non poteva vederle ma loro potevano vedere chi era in piscina e, quando Kushina vide Anko impegnata a nuotare a dorso, la sua fronte si riempì di dossi curvosi e pulsanti. Probabilmente avrebbe scatenato un pandemonio se Sakura, notando il cambiamento improvviso, non avesse agito subito coprendole la bocca con una mano mentre usava un braccio per avvolgerle il tronco e tirarla indietro verso la colonna dietro cui si era sistemata l'assessora.

 

Pur se tenuta stretta dalla donna più grande e capendo di non dover sbraitare troppo, la focosa teenager espresse la sua irritazione l'istante successivo alla liberazione delle sue labbra: “Chi cavolo è quella?!? Che ci fa lì?!? Perché sta nuotando con Minato?!?”

 

Fu la sua carceriera momentanea a dare qualche risposta, con tono adeguatamente scocciato: “Cosa vuoi che ne sappia io? E, secondo te, perché mai una persona non dovrebbe avere un costume addosso mentre nuota in una piscina?”

 

“Non hai visto che roba si è messa?!? Quella ci sta provando con lui!”

 

“Solo perché non ha un costume a tinta unica?!? Cosa sei, rimbecillita per la troppa fatica?!? E poi non siamo in un posto privato, genio! Adesso allenarsi nello stesso posto in cui si sta allenando un altro corrisponde a provarci con lui? E da quando esattamente?!?”

 

“Per quanto ne sapevamo, lui era da solo!”

 

“Sì! Per quanto ne sapevamo! Come fai a sapere se quella ragazza non è arrivata dieci secondi prima di noi? Tutto a un tratto sei diventata chiaroveggente?”

 

“Se lei è qui da poco, allora perché non l'abbiamo incrociata?!? E perché lui nuota a stile libero e quella invece a dorso?!? Credi che si stiano preparando per una coreografia?!?”

 

“Torno a chiederti... cosa ne sai tu?!? E dove sta scritto che tutti debbano nuotare usando lo stesso stile?!? Chi ti dice che quell'altra abbia anche solo qualcosa a che fare con lui?!?”

 

“Stanno nuotando insieme! Credi che lei abbia iniziato a nuotare senza dire neanche una parola?!? È un tantino strano secondo me!”

 

“L'unica cosa veramente strana è la tua convinzione che condividere un ambiente in cui ci si allena implica un'interazione fisica fra le persone interessate! Dov'è che ti fai queste idee, su qualche sito social per svalvolati?!?”

 

“Non frequento i siti che frequenti tu, se ti può interessare ma forse la tua vista da talpa non riesce a vedere lo spettacolo maschile che c'è nella vasca al momento!”

 

“O forse qualcuno si sta facendo troppi film mentali! Sbaglio o a te Minato non interessava così tanto? Pur ammettendo che tu abbia ragione, cosa cambia se un'altra ci prova con lui?”

 

Com'era successo in un'altra occasione quello stesso pomeriggio, Kushina non fu in grado di replicare in maniera rapida: “...”

 

Il silenzio creato offrì un'apertura all'unica donna del trio indifferente al caos: “Se avete finito di discutere e vi siete calmate, magari potremmo dare un'occhiata alla situazione.”

 

Le due si voltarono verso di lei, nuovamente ammutolite: “...”

 

Tuttavia, l'occhio visibile dell'impiegato comunale era fisso sulla zazzera gialla in moto: “Mi pare che stia andando abbastanza bene. Forse mi sono sbagliata quando ho ipotizzato che il suo calo fosse dovuto a motivi psicologici.”

 

Sakura prese la parola con tono quasi imbarazzato mentre rilasciava la ragazza ancora ammutolita: “Come... come si suppone che dovremmo osservare l'allenamento?”

 

Mei si voltò guardandola con naturale ovvietà: “Senza disturbare e tenendo gli occhi aperti così da cogliere ogni possibile indizio.”

 

E così da un lato della colonna, una sopra l'altra, apparvero tre teste femminili. In cima quella tranquilla di Mei Terumi, in mezzo quella mezza irritata e mezza rossa di Kushina Uzumaki e in basso quella con i capelli un po' sbiancati di Sakura Haruno.

 

- - -

 

Era da un bel pezzo che nuotavano insieme. Malgrado non fosse il suo stile ideale, Anko si era messa a nuotare a dorso con la speranza che il seno prosperoso o gli arti sinuosi in movimento attirassero l'interesse del collega ma, apparentemente, lui era troppo focalizzato sull'allenamento per accorgersi di lei. Non stavano nuotando in modo sincronizzato, usavano stili diversi e procedevano a diversa velocità. Capitava a volte di finire una vasca insieme e di scambiare qualche parola o di incrociare gli sguardi durante il tragitto ma non sembrava che la tattica della ragazza stesse dando i frutti che sperava.

 

Doveva pensare a qualcosa di diverso. Non poteva mica invadere la sua corsia e buttarglisi addosso, era prassi che fosse il maschio ad andare dalla donna e non il contrario. Ma come farlo avvicinare? L'approccio verbale aveva rotto il ghiaccio e oliato la memoria del bel fusto e questo era stato un primo step. Il problema era che non si erano fatti altri passi in avanti.

 

Si era fatta ammirare per bene ancora prima di entrare in acqua e poi aveva dato prova delle sue capacità al fine di farsi ammirare ancora di più. Era andato tutto bene, solo che il biondino si era focalizzato più sulla sua tecnica che sulla sua persona. E poi avevano preso ad allenarsi.

 

Il tempo scorreva inesorabile e le possibilità di godersi quel fisico marmoreo calavano proporzionalmente. E se Minato avesse finito di allenarsi dopo un altro paio di vasche? Sarebbe rimasta con l'equivalente di un pugno di mosche in mano. Se li era già mangiati con gli occhi, lui e il suo bel costumino striminzito, era tempo che gustasse altre cose con altre parti. Il problema però rimaneva, come dare inizio al contatto? Il problema riguardava solo l'innesco della cosa perché Anko sapeva che, nonostante la sua... graziosa inconsapevolezza, Minato era comunque un maschio e tutti i maschi posti in una certa situazione reagiscono in un certo modo. Di conseguenza, era necessario solo dare il via in modo adeguato e tutto il resto sarebbe venuto da sé. Anko ripartì dopo aver rifiatato per mezzo minuto: -Come potrei fare? L'ideale sarebbe che fosse lui ad avvicinarsi, ma come attirarlo? Pensa, Anko, pensa! Cos'è che potrebbe attirarlo oltre al mio fisico e al mio costume? Non posso mica... aspetta... CI SONO!!! Il ragazzo ha un cuore d'oro e una cosa che tutti i ragazzi dal cuore d'oro fanno è aiutare chi è in difficoltà e quindi...-

 

L'idea appena concepita fece apparire un ghigno malefico sulla faccia della nuotatrice che però continuò a muovere braccia e gambe, per garantire maggiori probabilità al piano di funzionare doveva raggiungere il centro della corsia.

 

Intanto Minato aveva raggiunto il bordo per la... Xesima volta in quella sessione. Mentre riprendeva fiato stava pensando di fare un'altra decina di vasche e poi chiudere la cosa. La sua fidanzata sarebbe arrivata fra poco e se Anko avesse finito in tempo utile sarebbero anche potuti uscire tutti insieme e passare un po' di tempo a raccontarsi gli eventi avvenuti. Magari le avrebbe anche presentate l'una con l'altra. I suoi pensieri vennero interrotti da delle grida disperate: “AH... AIU... AIUTO!!!”

 

Voltandosi verso la fonte dell'urlo, Minato vide Anko a metà della propria corsia intenta a fare dei movimenti inconsueti. Sembrava in difficoltà: “HEY, ANKO! STAI BENE?”

 

Bene, aveva attirato la sua attenzione, ora doveva solo attirare il resto. La sua figura iniziò a sparire e riapparire sopra il pelo dell'acqua mentre un braccio si agitava disperatamente: “UN... UN CRAMPO... AH! UN CRAMPO... ALLA... ALLA GAMBA.... A-A-AIU... AIUTO!!!”

 

Al maschio non servì vedere o sentire altro: come se fosse un bagnino, si lanciò in avanti fendendo l'acqua come la pinna di un pesce e, nel giro di una ventina di secondi, raggiunse l'amica in difficoltà. Posizionandosi parallelamente sotto di lei per farla poggiare sul suo busto, le mise una mano sul petto poco sotto il collo per aiutarla a mantenere la posizione: “Ti ho presa, sta' calma. Va tutto bene.”

 

Lei continuò la sua commedia annaspando un altro po' e agitando in modo confuso gli arti mentre lui iniziava a riportarla indietro. Tuttavia riuscì a voltarsi verso di lui quel tanto che bastava per mostrare un sorriso riconoscente: “Gra-grazie, Minato. Ho temuto di... annegare.”

 

“Non preoccuparti, adesso va tutto bene.”

 

“Sarebbe meglio che tu facessi una cosa però.”

 

“Di che si tratta?”

 

Il sorriso virò da riconoscente a predatorio: “Fa' un bel respiro!”

 

Prima ancora che lui potesse finire di elaborare le sue parole, Anko ruotò su sé stessa e afferrò il suo salvatore portando entrambi sott'acqua.

 

- - -

 

La scena era stata osservata da tre paia di occhi e le proprietarie provarono ad interpretare ciò che avevano visto. La prima ad aprire bocca, mentre prendeva degli appunti, fu Mei: “La situazione è particolare. Forse gli scarsi risultati ottenuti nell'ultimo periodo sono davvero legati agli allenamenti ma forse non è lui che li trascura. Potrebbe subire delle distrazioni come quella a cui abbiamo appena assistito.”

 

Sakura annuì pur avendo qualche dubbio sulla natura accidentale di ciò che era appena accaduto ma, non avendo niente da contrapporre al pensiero della donna, fece per voltarsi verso la ragazza più giovane: “Hey, Kushina, secondo te... ma che?!?”

 

La terza femmina stava dando le spalle alle altre due con lo sguardo fisso sul punto in cui i due atleti erano scomparsi. Solo che, per leggi fisiche sconosciute, i suoi capelli stavano iniziando a fluttuare separandosi in ciocche mentre i suoi bulbi oculari erano diventati completamente nivei. Sakura tentò di nuovo di attirare la sua attenzione con molta più cautela: “Ehm... Kushina? V-va tutto... be-bene?”

 

L'altra parlò, forse senza nemmeno rispondere veramente, digrignando i denti: “Quella. Lì. Non. Ha. Avuto. Un. Crampo!

 

- - -

 

Circa due metri sotto la superficie, Minato stava tentando con tutte le forze di liberarsi dalla morsa multipla che lo stava trattenendo ma i suoi sforzi gli stavano solo facendo perdere più velocemente l'aria che aveva fatto in tempo ad incamerare prima di finire sott'acqua. Anche con del peso extra, non gli sarebbe stato troppo difficile risalire fino in superficie ma i suoi arti inferiori, che avrebbero dovuto dare la maggior parte della spinta ascensionale, erano bloccati dalle gambe di Anko e gli unici movimenti che era ancora in grado di fare non erano sufficienti a sollevare del peso. Anche le braccia, seppur relativamente libere di muoversi, non erano in grado di portarli su perché non abbastanza forti per portare a galla due persone senza aiuti supplementari. L'ultima parte del suo corpo bloccata era la bocca.

 

Come rovescio della medaglia, Anko era in piena estasi: aveva usato le proprie gambe come se fossero degli uncini giganti e aveva agganciato le cosce di Minato tenendole allargate e privandole di buona parte della loro mobilità. Aveva poi pressato il proprio corpo contro la muscolatura maschile e le sue curve si erano adattate aderendo quasi perfettamente sulla nuova superficie. Peccato solo che ci fossero i costumi a tenerli fisicamente separati. Gli aveva poi cinto il petto con le braccia per mantenerlo vicino e aveva chiuso in bellezza unendo le labbra a quelle di lui per creare un canale sia per l'aria, che li avrebbe aiutati a restare in apnea più a lungo, che per le lingue. Come si aspettava lui non si spinse in avanti e quindi fu lei ad effettuare la penetrazione. Il secondo successivo alla loro immersione congiunta aveva chiuso gli occhi ed iniziato a godere dei loro numerosi contatti più o meno intimi pur percependo il suo disagio. La sua idea però era che, una volta capito cosa stesse succedendo, anche il biondino si sarebbe rilassato e goduto lo schianto che lo aveva agganciato.

 

Non passò molto prima che sentisse un rigonfiamento in corrispondenza del tanga blu e non c'era la benché minima possibilità che si trattasse di un malinteso, finalmente il ragazzo iniziava a reagire nel modo giusto. La predatrice acquatica sollevò una palpebra per vedere in che stato fosse la sua succulenta preda ma vedendolo con occhi chiusi, accigliato, con due colonnine quasi ininterrotte di bollicine che partivano dalle narici e con braccia e gambe ancora in moto, ad Anko venne un dubbio: -Perché non si lascia andare? Cioè, siamo collegati tramite il nostro bacio, quindi se gli servisse aria dovrebbe solo succhiare. E non sento movimenti attivi da parte della sua lingua... non credo di aver fatto qualcosa di sbagliato, le reazioni nella sua zona lombare parlano da sole, quindi perché non si gode il nostro abbraccio? Magari dovrei lasciarlo andare, non voglio che perda conoscenza. Se mi beccasse qualcuno a sbaciucchiarmelo mentre è inconscio la situazione potrebbe diventare imbarazzante.-

 

Diede un'ultima strofinata ai suoi pettorali col seno prima di allargare braccia e gambe per dargli la possibilità di tornare su. Non appena si sentì libero, il maschio ruppe il bacio senza troppe cerimonie e, senza nemmeno aprire gli occhi, nuotò verso l'alto. Anko fece comunque in tempo a vedere la sua erezione nascosta dall'indumento sintetico.

 

“AHHHHHH!!!”

 

La prima cosa che il Lampo Giallo fece dopo aver rotto al superficie fu di riempire i polmoni quasi completamente scaricati. La seconda fu di raggiungere il bordo della piscina e di appoggiarvisi per riprendere fiato più lentamente. Era ancora intento a riprendersi quando vide parte della testa della ragazza che lo aveva tirato giù emergere dall'acqua come un filo d'erba emerge dalla terra. Gli parve ovvio chiedere delle informazioni su quanto accaduto: “Ma... ma che cos'era... que-quello?”

 

La testa completò l'emersione rendendo visibile il sorriso che aveva stampato sopra: “A te cos'è sembrato? Era un tentativo di far apprezzare ad entrambi ciò che abbiamo da offrire.”

 

“M-ma... ma che stai dicendo? Mi hai tirato sott'acqua senza... preavviso!”

 

“E poi ti ho baciato per mettere in comune la mia riserva personale.”

 

“M-ma se mi stavi trattenendo!”

 

“No, il mio era un abbraccio! Un abbraccio stretto abbastanza da permetterci di... tastare la nostra muscolatura e devo dire che... wow! Hai un fisico da paura, Minato!”

 

“I-io... non... non volevo farlo.”

 

Lei si avvicinò un po' al biondo sempre ghignando: “Cosa? Goderti il mio seno deformato contro i tuoi pettorali? La mia lingua che gioca con la tua? Le mie mani che ti massaggiano la schiena? Esattamente quale di queste cose non volevi?”

 

Lui strizzò gli occhi arrossendo: “T-tutte quante!”

 

“Oh, andiamo! Non serve che fai il modesto, forse a parole non ti è piaciuto troppo ma quello che ho avvertito prima e visto dopo suggerisce il contrario.”

 

“Io... n-non so di che parli!”

 

Il ghigno si allargò: “Oh, non è un problema. Posso farti capire subito di cosa parlo.”

 

Così dicendo si avvicinò ancora di più a lui e gli sfiorò con una mano il costume proprio nel punto più sporgente. Questo contatto trasmise un brivido al ragazzo, che si spostò un po' più indietro ancora più rosso: “M-ma che fai?!?”

 

“Vedi? Come ho detto, magari a parole dici di non aver apprezzato ciò che abbiamo fatto, ma il tuo corpo sembra dissentire.”

 

“Qu-quella è stata... una reazione i-involontaria!”

 

“Forse, ma non avrebbe avuto luogo se prima non ci fosse stata un'azione adeguata.”

 

“Ascolta, Anko... mi... mi fa piacere averti rivista ma... n-non può funzionare. Qu-qualsiasi cosa tu abbia in m-mente, fra d-di noi non può fu-funzionare.”

 

“Perché dici così? Non sai nemmeno cos'ho in mente.”

 

“Non m-mi serve saperlo, sono in grado d-di dirlo su-subito.”

 

“Scusa, dovresti sapere quanto me che fare sesso richiede uno sforzo a tutto il corpo e questa, considerando che siamo entrambi atleti, dovrebbe essere una buona notizia. Aggiungici anche il fatto di dover trattenere il respiro o comunque di non poter respirare normalmente e abbiamo anche un bonus. Se temi qualche coinvolgimento sentimentale, puoi stare tranquillo... non dobbiamo mica diventare una coppia di fatto solo perché ci alleniamo intensamente insieme.”

 

Minato fece un respiro profondo facendo defluire via il sangue e calmando il muscolo cardiaco prima di guardare di nuovo in faccia la ragazza: “Anko, io sono felicemente fidanzato.”

 

“E?”

 

“E... cosa?!? Sono fidanzato con un'altra persona. F-I-D-A-N-Z-A-T-O, capisci?”

 

“Capisco benissimo, ti ho già detto che non intendo mettermi con te. Fisicamente parlando, sei irresistibile ma sei anche un po' troppo timido e puro per i miei gusti, non riuscirei a vedermi con te. Senza offesa, naturalmente.”

 

“Non... non sono offeso. Spero solo che tu capisca perché non voglia accettare la tua... offerta.”

 

“Beh, peccato. Era un modo divertente di allenarsi insieme...”

 

Perduto ogni istinto predatore, la nuotatrice si spostò indietro con un paio di bracciate ma senza mai perdere il contatto visivo col collega o il suo sorriso: “Però adesso sono curiosa, come si chiama la fortunata?”

 

“Pe-perché vuoi saperlo?”

 

“Te l'ho appena detto, semplice curiosità.”

 

“Si... si chiama Tsunade. È una studentessa universitaria.”

 

“Capisco. E dimmi... è dotata fisicamente?”

 

“I-in che... se-senso?”

 

“È alta, magra o cose del genere? Il suo seno è più o meno invitante del mio?”

 

“ANKO!”

 

Gli spruzzò giocosamente un po' d'acqua in faccia: “Oh, andiamo! Siamo o non siamo vecchi amici? Dammi qualche informazione, io ho già fatto la mia parte!”

 

“M-ma posso sapere perché, di colpo, ti interessa tanto conoscere l'aspetto della mia ragazza?”


“Oh, beh... è appena apparsa una tipa dietro di te e volevo sapere se fosse lei.”

 

“C-cosa?!?”

 

Minato si voltò indietro e ciò che vide gli fece quasi gelare il sangue nelle vene: era apparsa un'altra ragazza. Era bionda, i lunghi capelli color paglia le ricadevano dalla fronte in due ciocche parallele che facevano da contorno alla faccia mentre dietro erano divise in due piccole code. Gli occhi fissi su di lui erano color nocciola e le labbra erano state coperte da uno strato di rossetto rosa. Era vestita con un'uniforme scolastica: camicia bianca, cravatta nera, giacca eburnea, gonna dello stesso colore e scarpe con tacco picee.

 

Se si fosse trattato solo del suo aspetto, Tsunade non avrebbe fatto paura a nessuno, quello che aveva fatto venire i brividi a Minato era la sua posa: le mani chiuse a pugno sui fianchi, le gambe divaricate, il prosperoso petto in fuori, una vena ben visibile sulla sua fronte altrimenti liscia e un cipiglio talmente evidente da non lasciare dubbi su cosa avesse visto e sentito.

 

L'unica cosa che il Lampo percepì fu il panico: “TSU-TSUNADE?!?”

 

“...Minato.”

 

“D-d-d-d-d-da qu-qu-qu-qu-qu-quanto tempo s-s-s-s-s-s-s-sei lì?!?”

 

“Da abbastanza per aver sentito buona parte di quello che è stato detto da quando siete riemersi. Ora dimmi... quella è una tua amica o cosa?”

 

Aveva fatto un cenno con la testa verso Anko, ancora spensierata, ma era chiaro che la domanda fosse rivolta al maschio: “S-sì... è... è una mia ve-vecchia compagna di scuola.”

 

La partner annuì prima di spostare lo sguardo sulla nuotatrice: “Quindi è vero?”

 

Il tono era minacciosamente tranquillo ma la nuotatrice non si fece intimorire: “Cosa?”

 

“Vorresti allenarti facendo sesso col mio fidanzato?”

 

“Se è vedo che hai sentito tutto, dovresti già conoscere la mia risposta!”

 

La nuova arrivata chiuse gli occhi e fece un piccolo cenno di assenso mentre la vena spariva alla vista. Solo dopo tale sparizione riaprì la bocca: “Allora perché non ti vai ad allenare sul bordo di qualche strada?”

 

Gli occhi privi di pupilla si spalancarono: “C-cosa?!?”

 

“Hai sentito bene, se praticare attività sessuale è un ottimo allenamento, perché non lo vai a fare con qualcun altro e lasci in pace il mio fidanzato?”

 

“Co-come hai detto?!? Mi stai dando della prostituta?!?”

 

“Certo che no, mi sto solo limitando a consigliarti di diventarlo!”

 

Un occhio venne colto da un tic mentre le parole sentite iniziavano a far emergere una rabbia mai provata prima: “Senti un po'... MA CHI TI CREDI DI ESSERE, EH?!?”

 

“SE PROPRIO CI TIENI A SAPERLO, IO SONO LA FIDANZATA DI MINATO E NON TOLLERO CHE UNA SGUALDRINA QUALUNQUE IMPORTUNI IL MIO RAGAZZO! SONO STATA ABBASTANZA CHIARA?!?”

 

Mentre lo scontro verbale andava avanti, Minato rimase sorpreso dalla fedeltà e dalla fiducia che Tsunade riponeva in lui: invece di essere arrabbiata per il potenziale tradimento a cui aveva assistito, aveva preso di mira l'elemento che aveva avuto il ruolo attivo nell'intera faccenda.

 

- - -

 

Kushina stava ribollendo: non solo i suoi sospetti si erano rivelati fondati, non solo quella racchiona sbucata dal nulla stava dando problemi a Minato provandoci con lui ma era saltato fuori che il suo ex avesse anche una fidanzata. E che non sembrava nemmeno tanto più carina di lei, si vedeva lontano un miglio che quel seno così grande era stato imbottito di silicone! Non poteva sopportarlo, se non avesse fatto subito qualcosa, sarebbe esplosa.

 

A causa della presa sempre più stretta che aveva esercitato, parte dell'intonaco della colonna si era crepato e suoi capelli non avevano cessato il loro moto ondoso mentre Sakura non le aveva più staccato gli occhi di dosso dal terrore di quello che sarebbe potuto accadere. Solo che, dopo tutto quello che era successo, la rossa non ne poteva più di aspettare: “Ora. Basta! Adesso. Vado. Lì. E. Gliene. Dico. Quattro!

 

La donna più anziana non riuscì ad afferrarla di nuovo e, sbilanciandosi in avanti, fece solo in tempo a fare un ultimo richiamo: “No! Aspetta, Kushina! Ma che vuoi fare?!?”

 

Intanto Mei, finito di prendere appunti, aveva iniziato ad osservare la scena con distaccato interesse. Non che facesse parte del suo lavoro guardare le tresche amorose in cui era coinvolto il Lampo Giallo ma, essendo una donna mentalmente sana, non poteva fare a meno di interessarsi a questo genere di cose.

 

Mentre Anko e Tsunade erano ancora impegnate ad urlarsi ed insultarsi a vicenda, con Minato in mezzo alle due indeciso se fermarle o no, Kushina entrò in campo facendo risuonare la sua voce poderosa: “HEY, BIONDINA!”

 

Le tre persone nelle vicinanze si voltarono verso di lei, ma fu il maschio ad aprire bocca, nuovamente sbigottito: “Ku-Kushina?!?”

 

Le due litiganti reagirono all'unisono: “Kushina?”

 

E poi toccò di nuovo alla prima, che sorrise macabramente: “SÌ, KUSHINA! Sbaglio o qui ci sono un paio di donnicciole che non sanno bene come comportarsi?”

 

La fidanzata sollevò un sopracciglio: “Scusa, ma tu chi saresti?”

 

L'interrogata puntò un dito verso l'unico maschio presente: “Io sono l'ex fidanzata di Minato e posso dire con assoluta certezza che tu non lo meriti!”

 

Il sopracciglio rimase sollevato ma la vena di prima riapparve: “Scusami?”

 

“È chiaro come il sole che lui è troppo per te! Se ci tenessi veramente a questa relazione, ti faresti vedere più spesso invece di lasciare il tuo partner nelle grinfie della prima gorgone in amore che passa!”

 

Per qualche motivo, Anko si sentì chiamata in causa: “Go-gorgone i-in... amore?!? M-ma... come ti p-permetti?!?”

 

Kushina si voltò verso l'acqua: “La descrizione è fin troppo elogiativa: sei sbucata dal nulla, con un indumento da spogliarellista, lo hai importunato con la speranza che ti desse qualche moneta e quando hai visto che i tuoi trucchetti di terza classe non funzionavano, hai usato una scusa ridicola per farlo avvicinare e tirartelo sotto. Non voglio nemmeno pensare a cosa potresti avergli fatto sott'acqua.”

 

“MA TI SEI BEVUTA IL CERVELLO O HAI SNIFFATO QUALCHE ERBA STRANA?!? MI STAI DANDO DELLA POCO-DI-BUONO?!?”

 

“Hohohohoho... già il solo fatto che tu abbia citato l'erba fa capire la tua concezione mentale del mondo. Nonché quale sia il tuo passatempo preferito.”


“TU, PICCOLA...”

 

Sarebbe andata avanti, se Tsunade non si fosse infilata di nuovo nella discussione: “Posso anche essere d'accordo con te per quanto riguarda quella lì, ma cosa ti dà il diritto di venire qui a farmi la predica, esattamente?”

 

Kushina mostrò un crudele sorriso a 32 zanne: “Il semplice fatto che prima di ripiegare su una rifatta come te, Minato era fidanzato con me! Solo questo, mi dà tutti i diritti del mondo di preservare la sua incolumità fisica e mentale.”

 

“Ri-rifatta?!?”

 

“Oh, ti prego... vorresti dirmi che queste sono vere?”

 

Completando la frase, usò la punta di un indice per picchiettare sul petto della rivale. Minato spalancò gli occhi e la bocca aspettandosi che l'attuale fidanzata esplodesse. Ma, con sua sorpresa, questo non avvenne. Invece Tsunade bloccò la mano della ragazza per poi guardarla negli occhi con uno sguardo altrettanto letale: “Primo, non osare mai più toccare il mio petto senza il mio esplicito permesso. Secondo, solo perché sono più formosa di te non vuol dire che non sia 100% naturale. Terzo, fra me e il mio ragazzo esiste un legame di fiducia. Questo vuol dire che io so che lui non mi tradirebbe con la prima donnetta avvenente che gli si para davanti e quarto... fai tanto la predica a me per il mio seno prosperoso ma che mi dici dei tuoi capelli?”

 

L'altra si sentì presa in contropiede. Forse per lo sguardo che stava sostenendo o per via della presa alla mano: “C-che c'entrano adesso i miei capelli?”

 

“Hohohohoho... scommetto che tu e quell'altra in acqua frequentate lo stesso parrucchiere creativo. Il viola non va nemmeno di moda quest'anno e dubito fortemente che il tuo carattere focoso abbia qualcosa a che fare col colorito naturale della tua zazzera.”

 

“COME HAI DETTO?!?”

 

Mentre le tre continuavano a bisticciare, l'altro trio presente constatò la situazione in modi diversi: Sakura dovette ammettere a sé stessa che, nonostante tutto, Minato Namikaze aveva davvero successo con le donne... magari se avesse avuto qualche annetto in meno, avrebbe potuto fare anche lei un tentativo con lui. Mei Terumi poté confermare la causa del calo di prestazioni del Lampo Giallo: le sue pretendenti. Magari il sindaco gli avrebbe potuto offrire un ingaggio in un istituto atletico privato così da porre fine a... queste interessanti scene.

 

E Minato si chiese come facesse a trovarsi in una situazione in cui avrebbe voluto trovarsi ogni altro maschio del pianeta ad eccezione di lui.

 

FINE

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Note d'Autore: Secondo (e conclusivo) capitolo di questa mini-storia facente parte di un ciclo più grande. Scommetto che certa gente pagherebbe per trovarsi al posto di Minato. E scommetto che lui pagherebbe per trovarsi da qualche altra parte XD. Scherzi a parte, spero che questo secondo pezzo sia piaciuto e... attenderò (con speranza quasi disperata) eventuali commenti. Ciao a tutte/i!

   
 
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