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Autore: Delirious Rose    30/01/2022    1 recensioni
Ginny ha undici anni e presto andrà a Hogwarts.
Ginny ha un amico speciale che è sempre al suo fianco: la aiuta con i compiti, la tira su di morale, la sprona a inseguire i suoi sogni e a fare tutto il possibile per realizzarli.
Ginny ha un amico speciale che forse è diventato qualcosa di più.
Ginny, però, non sa che le rose fioriscono per morire.
{Questa storia partecipa al contest "E così, con un bacio, io muoio" di ielma.}
[15/12/2021: Capitolo 5 riscritto ed esteso, dato che ho ripreso in mano la storia per continuarla fino alla fine di CoS]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Le cioccorane di Fred e George non avevano niente di strano. A parte l’essere riempite di api frizzole. Solitamente Ginny si divertiva a fluttuare, ma dopo averne mangiate un paio le tornò la vertigine. Per quel motivo, Madama Pomfrey non la lasciò andare che dopo l’ora della merenda, e solo dopo averle promesso di riposarsi fino all’ora di cena—aveva perfino chiesto a una Prefetto di tenerla d’occhio.

Non che Ginny avesse intenzione di fare chissà cosa, a parte rintanarsi sotto le coperte e cercare di fare pace con Tom. La promessa era conveniente, dandole l’opportunità di restare sola in dormitorio per tutto il resto del pomeriggio.

Chiuse le tende del baldacchino, Ginny illuminò la punta della bacchetta e prese piuma e inchiostro.

 

Tom?

 

Il rosa acceso e il suo odore di fragola le ferirono gli occhi e le diedero la nausea, così prese una boccetta di inchiostro normale, quello bruno che usava per fare i compiti e scrivere alla Mamma e al Papà.

Per la prima volta da quando aveva trovato il diario, l’inchiostro non scomparve.

 

Tom, lo so che sei tanto arrabbiato con me. Mi dispiace tanto di averti fatto preoccupare così tanto: non volevo! Ho pensato davvero di aver bevuto solo un sorso piccolo di pozione come mi avevi chiesto!
E hai ragione: sono una stupida che pensava di essere più intelligente solo perché ho fatto quella pozione tanto pericolosa.
Sono una stupida bambina che non sa niente, ma che si crede grande solo perché… non lo so neanche io.
Ma Mamma dice sempre che bisogna essere umili e che chi pecca di orgoglio come i Malfoy prima o poi sarà punito. Ecco, sono stata punita perché mi sono comportata un po’ come quegli snob dei Malfoy.
Ho sbagliato, ho pensato di essere più brava di quello che sono, e sono stata punita. È colpa mia se sono svenuta per tanto tempo. È colpa mia se mi è venuta la febbre e sono stata fino a adesso in Infermeria.
Ho sbagliato e sono stata punita.
Ma ti prego, ti supplico Tom, perdonami!
Sei il mio unico amico qui a Hogwarts.
No, che dico, anche a casa sei stato il mio unico amico!
Perdonami! Perdonami! Perdonami! Perdonami!

 

Ma per quante volte scrivesse la stessa parola, l’inchiostro non spariva né Tom rispondeva.

“Ti prego, Tom, perdonami…” mormorò Ginny con gli occhi pieni di lacrime e stringendo forte a sé il diario.

 

* * *

 

Quando Ginny si svegliò, circa un’ora dopo, le sue parole erano ancora lì—dei tratti d’inchiostro nero su una pagina ingiallita e sbaffata dalle lacrime.

 

Per favore Tom, rispondimi!

 

Una nuova ondata di lacrime e singulti le attanagliò la gola.

 

Sei offeso per il bacio?
Non vuoi parlarmi perché pensi che sia una svergognata come Mrs. Zabini?

 

Era l’unico motivo che le veniva in mente.

 

Ti giuro che non l’ho fatto apposta!
No, voglio dire, il bacio te lo volevo dare, ma sulla guancia non sulla bocca!
Lo so che forse ti sembrano delle scuse e che tu forse hai avuto l’impressione sbagliata perché sai quanto mi piace Harry Potter
Ma è anche vero che ti voglio bene!

 

Uno squittio le sfuggì dalle labbra quando, finalmente, le sue parole scomparvero.

 

Sei tu ad aver frainteso, Ginevra

 

Ginny non sapeva se quella era una cosa buona o brutta.

Era una cosa buona. Doveva esserlo! Perché Tom finalmente aveva smesso di ignorarla e le stava rispondendo!

 

Ho frainteso?

 

Sono arrabbiato, sì, ma con me stesso
Dopotutto, sono stato io a dirti come fare quella pozione
E il bacio…
Quello è anche un po’ colpa mia
Non avrei dovuto

 

Assecondarti

 

Voglio dire, tu hai undici anni ed io sedici
Non

 

 

Non si fa

 

Ginny non sapeva perché quell’affermazione la indispettisse un poco.

 

Abbiano solo 5 anni di differenza
Come mia cugina Chris e il suo fidanzato

 

E quanti anni hanno tua cugina e il suo fidanzato?

 

Ginny sporse le labbra, cercando di ricordare quanti anni avesse sua cugina e calcolando l’età del suo ragazzo sulla punta delle dita.

 

23 e 28

 

Ginevra, cinque anni di differenza è socialmente accettabile alla loro età, non alla tua
Senza contare che sono intrappolato nel diario da cinquant’anni
A conti fatti, ho ben sessantasei anni, il che è ancor più

 

 

 

Inaccettabile

 

Ginny corrugò la fronte. Tom aveva scritto quell’ultima parola in un modo diverso, come se avesse voluto dire altro.

Sessantasei anni, come il macellaio del villaggio vicino a casa sua.

Per un attimo, Ginny si immaginò mentre baciava il macellaio, col suo panzone, la testa pelata e i braccioni pelosi.

“Bleah!”

 

Sì, penso di capire quello che vuoi dire

 

E capisci anche perché sono arrabbiato con me stesso, giusto?

 

Anche se a conti fatti Tom era vecchio come il macellaio, il suo aspetto era quello di un ragazzo di sedici anni. Chiuse gli occhi, immaginando il suo viso altero e di una bellezza un po’ fredda, i capelli corvini disposti in onde ordinate leggermente impomatate—le labbra che sembravano più vivide contro l’incarnato eburneo e privo di lentiggini.

Ginny si sentì avvampare a quel pensiero.

 

Non lo dico per giustificarmi, perché non mi sono comportato in modo convenevole e mi sento come se avessi approfittato di te, Ginevra
Tuttavia, non possiamo negare che sono cinquant’anni che sono rinchiuso in questo diario, solo con i miei ricordi
Non ho avuto un minimo contatto fisico per così tanto tempo

E poi sei arrivata tu

E non mi ero reso conto di quanto mi mancasse avere un’altra persona davanti a me

Di parlarci

Di toccarla

E

 

 

Beh, devo ammettere che sono stato ingordo!

 

Ginny ridacchiò. Sollevata da quella spiegazione. Eppure…

Eppure parte di sé aveva ancora paura che Tom pensasse male di lei.

Masticò l’interno delle guance, cercando di mettere a parole quei pensieri.

 

Tom, sono una svergognata?

 

Cercò di cancellare quell’ultima parola, ma il diario la risucchiò prima che potesse farlo.

 

Perché mi fai una domanda tanto ovvia?

 

Perché

 

Perché ti ho baciato anche se mi piace Harry Potter

 

 

 

Perché non mi dispiace che sei tu ad aver avuto il mio primo bacio
Anche se non l’ho fatto apposta, eh!

 

Ginny si coprì il viso con le mani. La faccia era bollente per la vergogna, ma Madama Pomfrey le aveva detto di parlare con Tom col cuore in mano.

 

Sono una svergognata perché mi piace Harry Potter e mi piaci anche tu?

 

Dimmi la verità, ti supplico!

 

Tom non rispose subito. Però Ginny sapeva che stava riflettendo sulla risposta, o la sua domanda sarebbe rimasta sulla pagina invece di sparire.

 

Ginevra, non puoi paragonare quello che provi per Harry Potter con i tuoi sentimenti per me
Sono due cose completamente diverse
Uno è un sentimento sincero
L’altro è un semplice costrutto della tua mente, un’illusione
Eppure, entrambi nascono dalla tua

 

Innocenza

 

Quale è l’uno e quale è l’altro?

 

Questo, Ginevra, mio bocciolo di rosa, devi scoprirlo da sola
Perché quello che potrei sperare io non potrebbe essere quello che tu provi davvero

 

 

Ma ti assicuro che non sei una svergognata

 

Come fai ad esserne sicuro?
Voglio dire, ho baciato un altro ragazzo
E me ne piacciono due

 

Ne ho conosciute di ragazze svergognate, quando ero a scuola
E ti assicuro che facevano di molto peggio che dare baci a dritta e a manca

 

Ginny pose la piuma sulla pagina per rispondere, ma non scrisse nulla.

 

Cosa c’è, mio bocciolo di rosa?

 

Nell’articolo che Ginny aveva letto su Mrs. Zabini c’era scritto che si era sposata ben sei volte: la prima quando era ancora a Hogwarts con uno studente, che era morto pochi mesi dopo in un “sospettoso incidente di Quidditch”. La seconda, neanche un anno dopo con un vecchio mago straricco che poteva essere suo nonno e che anche lui era morto dopo pochi mesi. L’articolo diceva che Mrs. Zabini aveva sedotto tutti quei maghi, per ucciderli e avere tutti i loro soldi.

Quando Ginny aveva chiesto spiegazioni, la Mamma le aveva spiegato che Mrs. Zabini aveva fatto finta di essere una persona a modo per far innamorare di lei quegli uomini, ma che lei non era mai stata innamorata di loro e aveva solo voluto diventare ricca senza lavorare. Certo, capitava che una persona era sfortunata e il marito o la moglie morivano, e non c’era niente di male se una vedova o un vedovo si innamorasse di nuovo; ma quando la terra sulla tomba era ancora morbida o le ceneri ancora calde? Quello no, non era bene e forse il nuovo marito o moglie era in realtà l’amante.

La Mamma le aveva ripetuto fino allo sfinimento che una ragazza per bene non si comportava in quel modo svergognato.

 

Niente e grazie

Allora

 

Esitò un attimo, spaventata dalla risposta che avrebbe potuto ricevere. Prese un respiro profondo, si disse che era una Gryffindor e aggiunse:

 

Siamo di nuovo amici?

 

Non abbiamo mai smesso di esserlo, Ginevra mio bocciolo di rosa

 

* * *

 

Era impossibile restare in Sala Grande, anche se Ginny sapeva che era guarita e che non aveva nessuna scusa per saltare la cena.

Ma le fiammelle delle candele erano tanto abbaglianti quanto un Lumus Maximus; i colori delle uniformi e delle pietanze troppo vividi, come se qualcuno avesse fatto un incantesimo di glamour malriuscito. Gli odori di cibo, di sapone per le mani, di deodorante e sudore, di inchiostro, pozioni, grasso, spezie, legno, cera d’api e tant’altro le stringevano la gola. Le voci e i suoni—perfino il rumore delle posate che picchiettavano e strisciavano su un piatto—il masticare un pezzo di carne, di pane, o di verdura—erano talmente forti che Ginny avrebbe voluto tapparsi le orecchie e raggomitolarsi sotto uno spesso strato di coperte. Percy dovette quasi imboccarla per farle mangiare almeno un piatto di zuppa e un poco di pollo—perfino i sapori e la sensazione del cibo in bocca erano insopportabili.

Doveva essere la pozione che stava facendo ancora un po’ effetto anche se erano passati tre giorni da quando l’aveva bevuta.

La gola di Ginny si strinse di nuovo. Era quella la punizione per averne bevuta troppa in una volta?

La prossima volta non sarebbe stata tanto stupida, e l’avrebbe misurata per non berne troppa. Ma come poteva fare?

“Vuoi bere un succo di zucca?” chiese Percy, con un tono di voce che assomigliava un po’ a quello della Mamma quando lei stava poco bene e non aveva molta fame.

Ginny fece spallucce. “Solo un pochino.”

Fissò il succo nel calice, nonostante l’arancione le ferisce gli occhi e l’odore di pepe garofanato e zucca le faceva venire la nausea.

Il succo era non troppo denso e vellutato sulla lingua e nella gola—un po’ come la pozione per andare a trovare Tom.

Un’idea le balenò in testa e si forzò a prenderne un altro sorso piccolo piccolo, che poi risputò nel cucchiaio.

“Ginny!”

Ma lei ignorò Percy e cercò di concentrarsi sul liquido arancione nel cucchiaio argentato. Quanto ce n’era? Di certo meno della metà—se solo avesse il bicchiere misuratore che usava per le lezioni di Pozioni…

Già, era un’idea, quella. Poteva misurare un sorso piccolo di succo di zucca, così da sapere quanta pozione mettere nella fiala. Di certo Tom non si sarebbe arrabbiato se avesse fatto così, giusto?

C’è sorso e sorso.

Ginny deglutì.

Tom aveva ragione, non tutti i sorsi erano uguali. Ma forse poteva cercare in un libro di Pozioni come fare per trovare la giusta misura. Non il suo, ma forse in quello di Percy sì.

Forse era perché aveva cercato di concentrarsi su una cosa sola, ma Ginny iniziò a sentirsi meno sopraffatta dalla Sala Grande. Cercò di concentrarsi sul cibo, perché la Mamma le diceva sempre che doveva mangiare se voleva riprendersi da una brutta influenza. Eppure, dopo un po’, qualcosa nelle chiacchiere dei suoi compagni di Casa le fece venire i brividi.

“Che cosa è successo?”

I gemelli si scambiarono un’occhiata, poi George sventolò una mano come per dire che era una cavolata.

“Un Merdaverde ha fatto uno scherzo di pessimo gusto.”

“E che ha cercato di far ricadere la colpa su di noi,” continuò Fred.

I gemelli ridacchiarono.

“Hai visto che faccia ha fatto quando Minnie ha usato il Prior Incanto sulle nostre bacchette?”

“Come se fossimo così stupidi!”

“Ma di che scherzo state parlando?” insistette Ginny.

“Dopo il banchetto di Halloween, qualcuno ha pietrificato Mrs., Norris, e ha taggato il muro vicino al bagno fuori servizio—ahia!” Percy fulminò i gemelli con lo sguardo. “Chi mi ha dato un calcio?!”

“Ma non ti potevi stare zitto?” sibilò uno dei gemelli.

Ginny strinse forte le mani, fissando senza vedere il calice.

Non poteva essere vero! Lo scherzo di cui stavano parlando non poteva essere paro paro al brutto sogno che Ginny aveva fatto dopo aver bevuto la pozione.

Con un nodo in gola, scattò in piedi e corse verso le scale—verso il bagno delle ragazze fuori servizio al secondo piano, quello in cui aveva nascosto il calderone con la pozione.

Si bloccò davanti al muro, il respiro reso affannoso più dal panico che dalla corsa.

Fece un passo indietro, scuotendo la testa.

 

LA CAMERA DEI SEGRETI È STATA APERTA
TEMETE, NEMICI DELL'EREDE!

 

“No… no…”

Ginny si nascose il viso tra le mani e scoppiò a piangere.

 

* * *

 

Tom, successo una cosa terribile! Mrs. Norris è stata pietrificata! È vero che a nessuno piace quella gatta, e che ero arrabbiata con lei perché mi aveva graffiato! Non le farei mai e poi mai una cosa del genere! Non so neanche quale sia l’incantesimo pietrificante! Eppure ho l’impressione che sono stata io! Anche quella scritta cattiva cattiva sul muro! Tom ti giuro che non volevo farlo! Non sono una ragazza cattiva!

 

Ginevra, per favore

Calmati e raccontami cosa ti angustia.

 

Ginny prese dei respiri profondi fino a quando il suo cuore batté meno forte. Con mano tremante, raccontò a Tom quello che era successo alla gatta del custode e della scritta sul muro.

 

I tuoi fratelli hanno ragione
È solo lo scherzo di pessimo gusto di uno studente

 

L’infermiera non è ancora riuscita a rompere l’incanto, giusto?

 

Sì, dicono che deve aspettare che le mandragore sono mature per poter fare la pozione

 

Ordunque, come puoi essere tu la colpevole, quando si tratta di un incantesimo avanzato?
Il colpevole dev’essere uno studente del quinto anno, a meno che il programma di Difesa non sia cambiato dai miei tempi

E poi ti ricordo che all’ora della burla, eri in dormitorio priva di conoscenza

 

Tom aveva ragione, eppure… eppure dentro di sé Ginny sentiva che non era così. Il brutto sogno era così vivido nella sua testa… come se era stata proprio lei a fare quelle brutte cose—e allo stesso tempo era stato come leggere un libro illustrato.

Ginny raccontò anche del sogno. Tom era più grande di lei e conosceva più cose di lei—da quello che poteva capire, alcune cose che cinquant’anni prima erano insegnate al quinto anno, adesso erano insegnate al sesto o perfino al settimo.

Sì, Tom sarebbe riuscito ad aiutarla a capire che cosa fosse successo davvero.

Aspettò una sua risposta per almeno dieci minuti che le sembrarono dieci anni. Ginny ricordava i libri che aveva visto dentro il diario, e Tom le aveva detto che aveva la copia di ogni libro della Biblioteca della scuola—anche della sezione proibita.

Se non le stava rispondendo, era perché stava cercando nei suoi libri.

 

Per caso, una delle tue antenate era una Veggente?

 

Ginny rilesse più volte la domanda accigliata.

 

No

Non mi sembra

 

Perché?

 

La Vista è ereditaria, anche se molto spesso salta almeno quattro o cinque generazioni
Se nella tua famiglia ci sono state delle Veggenti, probabilmente tu hai ereditato questo dono
Anche se undici anni è un po’ presto per manifestarlo

 

 

 

Forse la pozione ha funto da catalizzatore
E ti ha permesso di avere una visione del Presente

 

Ginny deglutì.

 

Devo dirlo alla Professoressa McGonagall?
Della visione, voglio dire
Anche se non ho visto la faccia di chi ha fatto quelle cose cattive

 

No, non penso sia necessario

Ti darebbe più grattacapi che altro

 

Prima perché non cerchiamo di capire se la mia ipotesi è corretta?

 

Ginny si mordicchiò il labbro inferiore. Poi intinse la piuma nell’inchiostro.

 

Forse posso chiedere alla Mamma di chiedere alla Zia Muriel

 

Questo è lo spirito!

 

Ginny non poté fare a meno di sorridere, immaginando che anche Tom sorridesse.

“Grazie tante, Tom. E buonanotte,” mormorò sollevata, premendo le labbra sulle pagine ingiallite del diario.  

 

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Merdaverde: ho avuto un'illuminazione che i gemelli abbiano un insulto speciale per gli Slytherin/Serpeverde, ovvero "Shitherin" che ho cercato di rendere in italiano XD

Ho anche deciso di invertire i font di Tom e Ginny perché mi sembra che, visivamente, così sia meglio

   
 
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