È a questo, che servono gli amici
Prima di apprestarsi a compiere le sue buone azioni quotidiane – anche se era il suo compleanno non gli erano certo stati fatti sconti di pena – Terry si accostò al suo affaccio preferito sull'aldiqua, quello che lui ormai considerava come suo personale, e si sporse per dare un'occhiata ai suoi vecchi amici.
Lo faceva spesso, soprattutto per controllare il loro stato di salute. Walter in particolare era quello che lo preoccupava di più, specialmente dopo che aveva subito l'intervento con cui i medici gli avevano impiantato parecchi stent nelle coronarie. *1)
Per questo motivo lui fu il primo che fece apparire nel vano della finestra. Lo vide seduto sulla sua poltrona preferita intento a leggere il giornale. All'apparenza tutto pareva normale, ma Terry dovette ricredersi quando il suo vecchio amico si mosse, allungandosi verso il tavolinetto da fumo per prendere un bicchiere contenente del succo d'arancia: la sua aura, solitamente di un bel bianco brillante, aveva assunto una strana sfumatura violacea che al ragazzone non piacque per niente.
Si allungò, sporgendosi sul davanzale per guardare meglio: forse aveva visto solo un riflesso, un'ombra. Ma non si era sbagliato: l'aura di Walter era, senza alcun dubbio, viola.
«Ma che cazzo...», borbottò tra sé, grattandosi la fronte. Cosa voleva dire quel cambio di colore? Forse che Wally stesse per morire? Aveva sentito dire che l'aura di una persona mutava aspetto quando si avvicinava il momento del trapasso: era forse giunta l'ora del sassofonista?
Terry sentì sprofondare il cuore fin sotto la suola delle scarpe. Doveva sapere, voleva essere informato se Walter stava per raggiungerlo, per accoglierlo nel miglior modo possibile. E c'era solo una persona che avrebbe potuto dargli quella risposta: l'arcangelo responsabile dei nuovi arrivi. Qualche tempo prima che una persona morisse, quell'arcangelo ne veniva informato per organizzare gli ingressi – in quei tempi di pandemia aveva avuto parecchio da fare, in effetti – e se Walter era giunto alla fine dei suoi giorni lui l'avrebbe sicuramente saputo.
Terry si staccò dalla finestra e corse come una furia verso l'ufficio che gli interessava, i lunghi capelli castani che gli svolazzavano dietro la nuca. Avrebbe avuto la risposta che voleva e, se quell'arcangelo non avesse voluto dargliela, per Dio gliel'avrebbe estratta a forza dalle labbra.
L'angelo di guardia alla porta dell'ufficio alzò il manganello per impedirgli di entrare. *2)
«Ha un appuntamento?», chiese in tono minaccioso.
Terry scostò il manganello con la mano sinistra e gli scoccò un'occhiataccia: di solito si comportava in maniera molto più civile nei confronti dei guardiani, soprattutto sapendo che ogni sgarro comportava un incremento di pena, ma quella mattina non era più in sé. Doveva assolutamente sapere cosa stava succedendo a Wally, appuntamento o no!
L'angelo, che di norma avrebbe respinto l'intruso con un semplice gesto del braccio, nel vedere lo sguardo stravolto del ragazzone non ebbe la forza di reagire: abbassò il manganello e si fece da parte, mentre Terry spalancava l'uscio dell'ufficio e sbatteva le palme delle mani con forza sulla superficie lignea della scrivania.
«Che cazzo significa?», gridò, sputacchiando saliva in faccia all'arcangelo che gli stava di fronte e che, a quell'intrusione, si era alzato di scatto dalla sedia.
«Signor Kath! Come osa entrare qui dentro senza nemmeno farsi annunciare? E con quell'atteggiamento, poi!».
Il responsabile dei nuovi arrivi si voltò verso l'angelo di guardia, che accennò alcune parole di scuse.
«Non sono riuscito a fermarlo, signore, è troppo sconvolto».
Terry non aveva minimamente prestato ascolto alle loro parole. Sbatté nuovamente i pugni sulla scrivania e ripeté la sua domanda, gli occhi che ardevano, febbricitanti.
«Che cazzo significa? Che cazzo sta succedendo a Wally? Perché la sua aura è viola?».
L'arcangelo si trattenne a stento dal comminargli altri cento anni di pena: sapeva che il ragazzone teneva d'occhio i suoi vecchi amici, aveva capito perfettamente chi fosse Wally e sapeva – altrettanto perfettamente – cosa significasse la sua aura viola. Vedere quel giovane, morto da quarantatré anni ormai, preoccuparsi ancora così tanto per i suoi compagni lo spinse a compassione. Trasse un lungo sospiro, congedò l'angelo guardiano con un gesto secco della mano e invitò Terry a sedersi.
«Si accomodi, signor Kath. So che è ancora molto legato ai suoi vecchi amici quindi, visto anche che è il suo compleanno, farò uno strappo alla regola e le dirò ciò che so».
Terry, ancora pronto a lottare per conoscere la verità, nell'udire che il responsabile dei nuovi arrivi aveva intenzione di parlare di sua spontanea volontà sbatté le palpebre, come riemergendo da una sorta di trance. La sua rabbia si sgonfiò come un palloncino bucato e si mise a sedere quasi afflosciandosi su se stesso.
«Mi scusi per come mi sono comportato», disse in tono dimesso. «Ma quando ho visto che l'aura di Walter è diventata viola non ci ho visto più dalla rabbia... e dalla paura».
L'arcangelo annuì e, dopo aver congiunto le mani appoggiandole sulla scrivania, diede a Terry le informazioni che voleva.
«L'aura del signor Parazaider è divenuta viola in quanto ha contratto il morbo di Alzheimer». Il ragazzone lo fissò, stranito, e lui riprese a spiegare. «Si tratta di una malattia degenerativa che pregiudica progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l'individuo che ne è affetto incapace di una vita normale, provocandone infine la morte». *3)
A quelle parole, Terry emise un lamento molto simile al guaito di un cane ferito.
«Vuol dire che Wally morirà?».
«Tutti gli esseri viventi sono destinati a morire, prima o poi. Ma il signor Parazaider lo farà da qui a poco, sì».
Gli occhi del ragazzone si fecero grandi come piattini e umidi di lacrime.
«E non si può fare nulla? Non c'è una cura per guarire?».
«Purtroppo no. I medici non sono ancora riusciti a trovare una cura efficace. Chi ne viene colpito, in genere ha un'aspettativa di vita dai tre ai nove anni. Se al signor Parazaider venisse fatta una diagnosi precoce, potrebbe avere la speranza di poter godere di un tempo più lungo...».
«Devo parlare con lui!», esclamò Terry, interrompendolo e balzando in piedi con tanto impeto da rovesciare indietro la sedia.
«Non può, signor Kath».
«Ma io devo avvertirlo!», quasi gridò, sbattendo per la terza volta i pugni sulla scrivania.
Il responsabile dei nuovi arrivi non si fece intimorire.
«Si può comunicare con un vivente una sola volta, signor Kath. E lei ha già utilizzato questo privilegio nei confronti del signor Parazaider. Non può farlo di nuovo».
A Terry mancò l'aria: lui doveva, a qualunque costo, avvertire Walter del pericolo che stava correndo. Pensò freneticamente a un'altra soluzione: con chi avrebbe potuto comunicare per informarlo della malattia?
E poi gli sovvenne, chiaro come il sole. Jacklynn.
Era stata la sua ragazza prima che Wally gliela fottesse proprio sotto il naso, sposandola e mettendo su famiglia con lei. Chi meglio di Jackye poteva fare da tramite tra lui e l'amico?
«Allora fatemi parlare con sua moglie! Lei mi conosce, siamo stati fidanzati da giovani!».
Anche l'arcangelo si alzò dalla sua poltrona.
«Questa non è una decisione che spetta a me. Deve rivolgersi al responsabile delle comunicazioni con i vivi».
«Volo subito!», gridò di nuovo il ragazzone. Voltò le spalle e prese di corsa l'uscio, travolgendo l'angelo di guardia e mandandolo a faccia in giù sul pavimento di pietra.
«Ehi, ma che modi!», gli gridò dietro quello, già pronto a inseguirlo per fermarlo e comminargli qualche altro decennio di pena in più, ma il suo superiore lo bloccò posandogli una mano sulla spalla.
«Lascialo andare: in fondo, sta andando a compiere una buona azione, anche se non rientra tra quelle che gli sono state assegnate stamattina».
* * *
Terry corse a perdifiato lungo i corridoi tetri del Purgatorio fino a raggiungere l'ufficio comunicazioni. Ricordava benissimo l'iter necessario per richiedere l'incontro con un vivente: documenti su documenti da compilare e domande su domande cui dover rispondere. Perché si voleva incontrare quella persona? Cosa c'era di tanto importante da dire da dover scomodare persino un'anima del Purgatorio? Non si poteva risolvere la questione in un modo più semplice?
Capiva che non era certo facile far viaggiare non solo un'anima defunta, ma anche un'anima vivente, fino a un luogo neutro – quando aveva incontrato Walter, qualche anno prima, si era trattato del Caribou Ranch – ma lui non poteva certo trovare un'altra soluzione né, tanto meno, perdere tempo inutilmente con altrettanta inutile burocrazia.
Quando arrivò in vista dell'ingresso dell'ufficio si fece prendere dallo sgomento: la fila di anime davanti a lui, in attesa di essere ricevute, era lunghissima! Gli ci sarebbero voluti giorni, giorni e giorni prima che arrivasse il suo turno! Lasciò cadere le spalle, ma solo per un istante. Subito dopo si raddrizzò, gonfiò il petto e cominciò a farsi largo tra la folla in fila.
«Largo, largo! Permesso! La mia è una questione urgentissima!».
«Anche le nostre sono urgentissime!», si lamentò uno degli uomini in fila appena spintonato da un lato.
«Ma la mia lo è ancora di più», replicò Terry senza nemmeno voltarsi a guardarlo. Aveva in mente solo una cosa: raggiungere Jackye al più presto e avvertirla della condizione di Walter.
Ovviamente, alla vista del trambusto, l'angelo di guardia all'ufficio si fece avanti per placare gli animi. Anche lui – come il suo collega dell'ufficio nuovi arrivi – alzò il manganello per fermare il ragazzone, che semplicemente lo scostò con una mano mentre con l'altra spalancava l'uscio.
«Devo assolutamente parlare con la mia ex fidanzata!», esordì una volta all'interno, senza curarsi della persona già seduta davanti alla scrivania intenta a compilare tutti i documenti necessari.
L'arcangelo responsabile alzò a malapena lo sguardo su di lui.
«Aspetti il suo turno, non tocca ancora a lei. Non vede che c'è un'anima, qui?», disse, indicando con un cenno della mano la donna seduta di fronte a lui, la quale aveva alzato a sua volta lo sguardo su Terry.
«Ma io ho molta fretta! È questione di vita o di morte!».
«Per tutte queste anime lo è», replicò con calma il responsabile.
In quel momento l'angelo di guardia alla porta, finalmente ripresosi dallo shock di essersi visto scansare senza nessun riguardo, entrò a sua volta nell'ufficio.
«Mi scusi, signore, ma il signor Kath non ha rispettato la fila!», esclamò, mostrando poi la gran ressa di anime fuori dalla porta che ancora si lamentava per essere stata spintonata malamente.
Lo sguardo del responsabile delle comunicazioni si incupì.
«Ho fretta! Non posso stare ad aspettare tutta questa gente, e non posso nemmeno perdere tempo a riempire degli stupidi moduli!», sbottò Terry, sbattendo freneticamente a terra il piede destro, incapace di resistere alla tensione e alla smania di far presto.
«Mi dispiace per lei, ma l'iter per parlare con un vivente è questo. Se non può aspettare che si arrangi. Oppure preferisce ricevere qualche decennio di pena in più?».
A Terry quella minaccia, ormai, non faceva più nessuna paura. Se l'era sentita ripetere talmente tante volte che non ci faceva nemmeno più caso. E, sinceramente, non gli importava nemmeno: avrebbe preferito stare cent'anni di più in Purgatorio piuttosto che lasciar morire Wally senza provare almeno ad avvertirlo.
«Senta», disse in tono calmo. Il suo vocione da basso risuonò nell'ufficio come se fosse una sirena da nebbia. «Non mi importa di quanti anni ancora io debba rimanere qui. Posso passarci anche tutta l'eternità. Ma devo assolutamente parlare con la mia ex-fidanzata per avvertire uno dei miei migliori amici che ha contratto una malattia bruttissima e che si deve sbrigare a curarsi, se non vuole finire qui tanto alla svelta».
L'arcangelo lo fissò negli occhi, e dentro vi lesse angoscia e preoccupazione, paura e perfino un pizzico di rabbia. Capì subito quanto quel ragazzone tenesse al suo vecchio amico, anche se non lo frequentava da decenni. Capì che una tale determinazione andava premiata in qualche modo. E capì pure che se non avesse esaudito subito il suo desiderio, quello sarebbe rimasto lì a zampettare nell'ufficio finché non fosse venuto il suo turno. Trasse un lungo sospiro.
«E sia. Per lei, signor Kath, farò un'eccezione. Riempia questo modulo e poi aspetti fuori. Tra qualche minuto la farò entrare di nuovo».
Il volto del giovane si illuminò del suo sorriso equino.
«Grazie signore, le sarò debitore in eterno!».
«Non è in debito con me, ma con qualcuno più potente», rispose l'arcangelo, indicando con l'indice verso l'alto. Poi con un cenno della mano lo invitò a uscire e Terry obbedì, mettendosi subito a riempire il documento con la lingua stretta tra i denti per la concentrazione, la folla alle sue spalle che ancora rumoreggiava per essere stata superata ingiustamente.
Una volta che la donna all'interno dell'ufficio fu uscita il ragazzone tornò dentro, il modulo compilato alla bell'e meglio. Il responsabile glielo sfilò dalle mani, lo lesse accuratamente cercando di decifrare la sua calligrafia sghemba e infine alzò lo sguardo su di lui.
«Bene, signor Kath. Visto che oggi è il suo compleanno le farò questo regalo, come le avevo anticipato. Potrà incontrare la signora Jacklynn Parazaider nel luogo neutro di sua scelta, il...», abbassò un istante lo sguardo a leggere il nome sul foglio, «Caribou Ranch, ma solo per pochi minuti, il tempo necessario per informarla della situazione del marito. Se non tornerà indietro entro dieci minuti, le garantisco che la sua permanenza qui si allungherà di dieci anni per ogni minuto di ritardo».
Terry si alzò dalla sedia e si inchinò ripetutamente davanti all'arcangelo.
«Grazie infinite signore, le sarò sempre debitore!».
Il responsabile fece roteare lo sguardo, esasperato, per poi consegnargli un cartoncino che aveva appena timbrato e firmato .
«Vada, ora. Il tempo stringe».
«Sì, signore. Grazie ancora, signore».
Continuando a genuflettersi, Terry uscì a marcia indietro dall'ufficio per poi correre, lasciapassare alla mano, verso il principato addetto all'invio delle anime sulla Terra. Mostrò la sua destinazione e quello, senza dire una parola, lo toccò e lo spedì alle rovine del Caribou Ranch.
* * *
Jacklynn era in bagno, in piedi davanti allo specchio, intenta a spalmarsi una crema antirughe. Mentre lo faceva pensava a Walter, seduto sulla sua poltrona preferita in salotto intento a leggere il giornale. Da qualche tempo a quella parte, si era accorta che spesso e volentieri il marito le ripeteva sempre le stesse cose, perché si dimenticava di averle già dette, e che presentava difficoltà nel trovare le parole durante un discorso articolato. Inoltre non usciva più molto volentieri di casa, preferendo piuttosto rimanere sprofondato nella sua poltrona. *4)
Non sapeva se essere preoccupata o meno da quelle piccole avvisaglie: Walter aveva quasi 75 anni ed era normale, a quell'età, dimenticarsi qualcosa ogni tanto. Ciò che veramente la spaventava era il fatto che il marito tendesse a chiudersi sempre più in se stesso, come se ci fosse qualcosa che lo turbava profondamente.
Emise un lungo sospiro e abbassò gli occhi per prendere un'altra dose di crema. Quando sollevò di nuovo lo sguardo la sua immagine allo specchio era sparita, sostituita da quella di un giovane uomo dai lunghi capelli castano scuro.
Per lo spavento lanciò un urlo e il tubetto di crema le sfuggì dalle dita. Il ragazzo dentro lo specchio alzò entrambe le mani in segno di scusa, gli occhi grandi di panico.«Scusami Jackye, tesoro, non volevo spaventarti!».
La donna, già pronta a urlare di nuovo, si bloccò di colpo nel sentire la voce. Si raddrizzò a fatica, fissando attentamente la figura nello specchio, e quando la riconobbe il suo viso impallidì.
«Terry?! Terry, sei proprio tu? Non è possibile, deve essere un'allucinazione».
Da dietro la porta del bagno giunse la voce attutita di Walter.
«Tutto bene, cara?».
Jacklynn si voltò per un istante in direzione dell'uscio, incerta su cosa rispondere, ma la voce di Terry attirò di nuovo la sua attenzione.
«No, non sono un'allucinazione. E no, Walter non può vedermi questa volta».
La donna strabuzzò gli occhi. «Questa volta?!».
Il ragazzone annuì. «Io e Walter ci siamo già incontrati, una volta. Per questo motivo non posso parlargli di nuovo. Ma devo fargli sapere una cosa molto importante e così ho pensato a te. Solo... non ho molto tempo, solo pochi minuti, quindi dobbiamo sbrigarci».
Ancora stupita e sconcertata per ciò che le stava accadendo – vedere il proprio ex fidanzato morto da quarantatré anni nello specchio del bagno non era certo una cosa che accadeva tutti i giorni – Jacklynn ebbe comunque abbastanza prontezza di spirito da rispondere: «Cosa devo fare?».
«Appoggia le tue mani sulle mie», rispose Terry, accostando le palme dalla parte interna dello specchio.
La donna ubbidì chiudendo gli occhi e, un istante dopo, si sentì risucchiare. Quando riaprì le palpebre si ritrovò davanti il ragazzone in carne e ossa.
«Dove siamo?», chiese dubbiosa, guardandosi attorno.
«Al Caribou Ranch. Scusami se la faccio breve, ma davvero non ho tempo da perdere. Entro...», consultò l'orologio, «sette minuti devo rientrare in Purgatorio, altrimenti per ogni minuto di ritardo mi affibbieranno dieci anni di pena in più».
«Ma come... perché...».
Terry le posò un dito sulle labbra. «Tesoro, non voglio essere scortese, ma davvero ho pochissimo tempo e non puoi interrompermi ogni cinque secondi, come tuo solito».
La donna gli lanciò uno sguardo minaccioso: quella era una cosa di cui l'aveva sempre accusata quando erano fidanzati, ma ciò che lesse negli occhi del ragazzone di fronte a lei la spinse a tacere per farlo parlare.
«Stamani, quando mi sono affacciato per controllare Wally...».
Jacklynn aprì la bocca per chiedere di cosa stesse parlando, ma poi vide la faccia torva di Terry e la richiuse.
«Come ti dicevo, quando mi sono affacciato per controllare Wally ho visto che la sua aura era diventata viola. Allora sono corso dal responsabile dei nuovi arrivi in Purgatorio per chiedergliene il motivo. Ero convinto che fosse sul punto di morire e volevo sapere quando sarebbe arrivato».
Jackye trattenne il respiro: possibile che suo marito fosse davvero in punto di morte?
«Il responsabile mi ha detto che ha contratto il morbo di Alzheimer», riprese Terry, parlando più in fretta che poteva, «e mi ha detto che non gli resterà molto da vivere se non si curerà al più presto. Io volevo subito correre da Wally per dirglielo, ma visto che l'ho già incontrato un po' di tempo fa per dirgli di fare pace con Peter e Danny non potevo farlo di nuovo. Così ho pensato che avrei potuto dirlo a te, e quindi eccoci qua. Sì, lo so che non è il massimo come posto», aggiunse indicando le rovine del ranch attorno a loro, «ma è qui che ho incontrato Walt e non sapevo dove altro andare per parlare con te».
Ancora sopraffatta dallo stupore e dalle parole di Terry, la donna si limitò ad annuire. Il ragazzone le prese le mani dopo aver controllato per la seconda volta l'orologio.
«Sono felicissimo di averti potuto vedere di nuovo. Sai, sono contento che poi tu abbia scelto Walter, perché lui ti ha dato una bellissima famiglia. Io, invece, ti avrei lasciato vedova troppo presto. Anche se, in fondo, saremmo stati una bella coppia, non trovi?».
Ammiccò con il capo in direzione dello specchio appeso alla loro sinistra. Jacklynn voltò lo sguardo in quella direzione e solo allora, nel vedere la sua immagine riflessa, si rese conto di non essere più una donna di settantaquattro anni, ma una ragazza di trenta.
Osservò per qualche istante ancora il proprio viso accostato a quello di Terry, che le sorrideva, fino a quando lui non si scostò per fissarla di nuovo negli occhi.
«Adesso devo proprio tornare in Purgatorio, e tu devi tornare da Walter. Mi raccomando, chiama subito il dottore, okay?».
Jacklynn annuì ancora poi, dopo un'ultima occhiata alla propria immagine riflessa, abbracciò Terry di slancio.
«Grazie, Terry! Non dimenticherò mai quello che hai fatto per me... per noi», disse, le parole soffocate contro la spalla del ragazzone.
«È a questo che servono gli amici, no?», rispose lui, scostandola delicatamente. «Ora tocca lo specchio, così tornerai a casa».
La donna ubbidì, ma prima di farlo lanciò ancora uno sguardo a Terry che le strizzò l'occhio. Nell'istante in cui le sue dita sfiorarono la superficie riflettente sentì nuovamente la sensazione di vuoto allo stomaco, mentre veniva risucchiata nel bagno di casa sua.
Non appena ebbe posato nuovamente i piedi a terra e la testa ebbe cessato di girarle spalancò gli occhi e si voltò verso lo specchio, ma Terry non c'era più. L'unica figura che le restituì lo sguardo fu il proprio volto da vecchia.
Trasse un lunghissimo respiro, poi uscì dal bagno e si diresse al telefono: aveva una chiamata improrogabile da fare.
* * *
Al suo ritorno in Purgatorio, Terry guardò per l'ennesima volta l'orologio: per quanto avesse cercato di fare più in fretta possibile era in ritardo di un minuto.
Si strinse nelle spalle. Dieci anni di pena in più valevano ben la soddisfazione di aver aiutato ancora una volta un amico.
Portò la mano alla tasca posteriore, ne trasse fuori la lista delle buone azioni quotidiane e si mise all'opera, fischiettando “Feeling Stronger Every Day”.
Spazio autrice:
AUGURI TERRY, OVUNQUE TU SIA!
Quest'anno, invece di scrivere in occasione dell'anniversario della sua morte e poi del suo compleanno (fatti che avvengono a una settimana di distanza l'uno dall'altro), ho deciso di unire entrambe le cose, scrivendo questa shot della serie “Voci dall'aldilà”.
Sentivo il bisogno di scrivere questa storia sin dalla scorsa primavera, quando ho scoperto che Walter Parazaider ha contratto il morbo di Alzheimer. La notizia mi ha lasciato sconvolta, visto che veramente chi contrae questa malattia ha un'aspettativa di vita che si riduce a pochi anni. Ho quindi immaginato che Terry, che tiene sempre d'occhio i suoi amici, nel rendersi conto che c'era qualcosa che non andava avrebbe senza dubbio cercato di mettersi in contatto.
Poiché però con Walter si è già incontrato, come raccontato nella mia shot "Together again, my friend", ho immaginato che avrebbe deciso di rivolgersi a Jacklynn, moglie di Walter e sua ex-ragazza prima che il sassofonista gliela soffiasse.
Poiché Walter ha scoperto di essere malato alla fine del 2020/inizi 2021, questa shot è ambientata un anno fa.
Vi lascio alle poche note numerate, e ringrazio tutti coloro che passeranno da qui.
*1) Lo stent coronarico è un piccolo tubicino metallico a maglie, espandibile, utilizzato per mantenere aperti i vasi sanguigni in presenza di ostruzioni.
*2) Ai tempi di Dante Alighieri gli angeli erano armati di spada, ma presumo che ora si siano modernizzati anche loro, no? XD
*3) Il colore ufficiale del morbo di Alzheimer è il viola, per questo motivo ho reso l'aura di Walter di quel colore.
*4) Questi sono alcuni dei primi sintomi del morbo di Alzheimer, che spesso vengono snobbati perché associati alla vecchiaia.