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Autore: FrancyT    31/01/2022    2 recensioni
9-10 Novembre 1939, Germania
All'interno dell’hotel Rheinischer Hof, due individui si accingevano a discutere di argomenti di notevole importanza. Seduti comodamente in una di quelle stanze, i due uomini discussero a lungo, arrivando a prendere un importante decisione. Quel loro incontro stabilì una direttiva che non ammetteva obiezioni.
Quella che noi oggi ricordiamo come “Notte dei cristalli”, scaturì l’inizio di questa storia.
Durante quella stessa notte numerose azioni violente si riversarono contemporaneamente nella città, seminando il panico generale. Alcuni individui iniziarono allora ad abbandonare le città, in cerca di un posto migliore dove poter vivere. Fra di essi troviamo la figura di Inuyasha, un giovane locandiere che, in seguito a quella notte, si è ritrovato costretto ad abbandonare la propria abitazione.
La “notte dei cristalli” segnò l’inizio della sua storia, quella di un ibrido alla ricerca della libertà.
Nel suo lungo viaggio il ragazzo incontrerà persone che tenteranno di aiutarlo, che lo sosterranno nella fuga, che lo proteggeranno dai generali tedeschi ma...
Inuyasha riuscirà davvero a raggiungere il confine?
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Naraku, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Germania, 7 Dicembre 1938 

Ore 07:30 

Era una fredda mattina di inizio dicembre. Piccoli fiocchi di neve avevano già iniziato a ricoprire di bianco le strade delle città, regalando un clima di meraviglia. Quella mattina, a bordo di un treno diretto alla capitale, una figura minuta guardava il paesaggio innevato sfrecciare al di là del finestrino. 

Il giovane non dimostrava più di vent’anni. Aveva un volto delicato che dava alla figura un’aria fanciullesca. Su quel viso dai lineamenti fini, spiccavano due grandi occhi verdi che trasmettevano a chiunque li incrociasse una strana malinconia. 

Il ragazzo osservò tristemente la sua figura riflessa nel vetro. Lo sguardo spento, i lunghi capelli rossi tutti spettinati. Deciso a rimettere in ordine il suo aspetto, prese dalla tasca un piccolo pezzo di stoffa e raccolse i capelli in una coda di cavallo. Dopo quel gesto, osservò nuovamente il suo riflesso per poi distogliere lo sguardo. 

Il giovane viaggiava in un umile vagone ferroviario di terza classe. L’ambiente era stretto, occupato da due file di panche di legno separate da un corridoio di transito centrale. Le figure attorno a lui sembravano avere lo sguardo perso nel vuoto. Se da un lato gli umani presenti sembravano aver in volto un’espressione rassegnata, i demoni in quel vagone trasmettevano solo una grande arroganza. 

Ignorando quel clima, il ragazzo si sistemò sul suo sedile di legno e iniziò a ticchettare nervosamente con l’indice della mano destra sopra le gambe accavallate, come a voler scandire il tempo. 

- Giovanotto, questo posto è libero? - 

Sorpreso da quella domanda, spostò lo sguardo verso l’anziana donna che gli stava di fianco. 
Su quel viso segnato dalle profonde rughe, il giovane vi lesse tanta stanchezza. Intenerito annuì alla donna, invitandola a prendere posto. 

L’anziana signora non perse tempo e, con fatica, si apprestò a sedersi sulla dura panca di legno. Il giovane osservò ogni suo movimento, rimanendo stupito da come una donna di quell’età viaggiasse ancora in treno. L’anziana signora non si fece intimorire da quello sguardo curioso, lentamente si portò le mani ossute sul cappuccio che gli copriva il capo e con calma lo rimosse. 

- Come mai su questo treno, giovanotto? - 

Nuovamente sorpreso da quella donna, il ragazzo perse un po’ di tempo a rispondere. 

- Sono stato convocato dall’esercito. - 

- Brutta faccenda la guerra. - L’anziana chinò il capo a osservarsi le mani, dopodiché continuò a parlare. 

- Ho perso un figlio in trincea. - 

Al giovane parve mancare un battito. 

- Giovanotto, lo hai un nome? -  

- Shippo. – Per l’ennesima volta, durante quel suo viaggio, il giovane si ritrovò a mentire sulla sua identità. 

- Pregherò per te Shippo, che tu possa vivere una vita lontano dalla guerra. - 

Il giovane sentì un forte dolore al petto, non riuscì più a controbattere. Dopo aver annuito alle parole della donna, si sistemò nuovamente sul sedile gettando lo sguardo al suo riflesso. 

Non vedeva quei lineamenti da ben ventiquattro anni. Non vedeva il volto di suo figlio dal giorno del suo funerale. 

Il ragazzo portò una mano dietro l’orecchio, indeciso se rimuovere o meno quella dannata fogliolina. 
Odiava la guerra. Era contrario al regime nazista perché il Führer aspirava a metodi vili. Detestava Naraku perché a causa delle sue manie espansionistiche avrebbe tolto la vita ad altri innumerevoli giovani. 
Il ragazzo fece un respiro profondo. Recuperata la lucidità, diede priorità al piano che aveva organizzato e lentamente allontanò la mano dall’orecchio.  

Erano passati ventotto giorni da quando aveva lasciato la sua casa. Aveva percorso l’intero paese da nord a sud per stringere alleanze. Il suo viaggio stava per giungere al termine, non poteva vanificare le sue azioni. Lo doveva ai ragazzi che lo aspettavano nella sua abitazione. 
Con quei pensieri per la mente, osservò un’ultima volta il suo riflesso sul vetro per poi posare lo sguardo sul il sedile in legno posto dinanzi al suo. 

Da quando aveva iniziato il suo viaggio, Aaron aveva assunto varie identità, vari aspetti e, per quanto detestasse ammetterlo, le sue illusioni avevano un limite. Poteva assumere la fisionomia di persone che aveva osservato, di volti che aveva impressi della mente e quello di suo figlio era l’unico aspetto che fino a quel momento non aveva assunto. 

Il demone volpe rimase in silenzio per il resto del viaggio, non ricambiando neanche il saluto gentile dell’anziana donna posta di fianco a lui. Quelle parole lo avevano scosso e voleva solo riacquistare la calma per poter organizzare, nel migliore dei modi, il primo flusso migratorio che sarebbe avvenuto quella notte. 

Quella stessa mattina...  
Una giovane donna si nascondeva fra i fitti sentieri della Forst Grunewald. 
Con estrema cautela, si incamminava verso quello che era conosciuto come il “cimitero dei senza nome”. 
Quella meta, territorio sacro dei demoni volpe, non era di facile accesso. Protetto dallo spirito della foresta, in quella zona potevano accedervi solo chi egli decideva di far passare. 

La donna giunse al sentiero che portava al Zum Friedhof dopo circa dieci minuti di viaggio. Senza essere ostacolata dalla barriera protettiva, si inoltrò nel territorio dei demoni volpe, giungendo dinanzi l’ingresso del cimitero dopo pochi minuti. Giunta lì davanti, ammirò il massiccio portone in legno, ricordando la prima volta che era giunta fino a quel luogo suggestivo. 

Oltre quel portone, un dedalo di arbusti selvatici quasi soffocava il cimitero nel verde. Croci di legno si alternavano a lapidi interrate, molte delle quali avvolte dai rampicanti.  

In quel luogo, dove la natura è rigogliosa e si impone con prepotenza, riposano i corpi e le anime di quei defunti senza identità. 

Con una tranquillità disarmante, la giovane donna iniziò a porre un piccolo fiore su ognuna di quelle tombe. Quel gesto quotidiano la rendeva felice. Lei si sarebbe presa cura di quel cimitero e avrebbe salvato le anime di quelle persone. Dopo aver terminato il suo giro, lasciò una preghiera per quelle anime dopodiché tornò fra i fitti sentieri della foresta, pronta ad osservare colui che, da ventotto giorni, provava a sfidare il volere del protettore. 

Durante quel lasso di tempo infatti, il gruppo che Aaron aveva lasciato nella sua abitazione si era posto come obbiettivo quello di introdursi nel territorio sacro dei demoni volpe. 
Ma se da un lato Muller e Miroku si erano subito tirati indietro, per far cedere Fisher ci volle circa una settimana. 

Inuyasha invece era l’unico che, intestardito, voleva a tutti i costi oltrepassare quella barriera. 
Ogni giorno, dopo aver pattugliato l’intera foresta in cerca di altri mezzo demoni, si recava in quella zona proibita e osservava con sfida gli arbusti al di là della barriera. Dopo pochi minuti, con grande velocità, sfrecciava verso essa e puntualmente il suo corpo veniva brutalmente respinto via. 

Quel giorno però, Inuyasha non aveva reagito come al solito. 
Giunto in prossimità della barriera, si era accovacciato al terreno e fissava in silenzio gli alberi dinanzi a lui. 

La giovane donna lo osservò per bene nascosta dietro un albero. Curiosa di scoprire di più, provò a sporgersi maggiormente. 

Perché anche quel giorno non si scagliava con violenza contro la barriera?  
Perché stava lì fermo, a fissare un punto indefinito? 

- Fino a quando hai intenzione di nasconderti? - 

Rimasto fermo nella sua posizione, Inuyasha le aveva rivolto la parola. 
Presa alla sprovvista, la giovane donna indietreggiò, cercando nuovamente di nascondersi dietro l’albero. 
Poggiata la schiena contro il tronco, rimase in silenzio e serrò le palpebre. 

- Chiudere gli occhi non ti farà sparire. - 

La donna sospirò e lentamente riaprì gli occhi. Inuyasha era ormai dinanzi la sua figura e la osservava curioso, in cerca di risposte. 

- Sei interessata anche tu al territorio dei demoni volpe? - 

La giovane scosse la testa. Non poteva rivelare a quel mezzo demone che lei riusciva a oltrepassare quella barriera senza alcuna difficoltà. 

- Raccoglievo delle erbe medicinali. La mia famiglia ha un piccolo emporio. - 

Rivelò la donna, certa che il mezzo demone non avrebbe indagato oltre. 

- Faresti meglio a tornare a casa. A breve arriverà un gruppo militare a pattugliare la zona, non vorrei che ti trovassi nei guai. - 

Così dicendo, Inuyasha si scostò di lato, lasciando spazio di movimento alla giovane. 
La ragazza non perse tempo e, con calma, imboccò la sua strada. Dopo appena tre passi però si fermò di colpo e rivolse un'ultima frase al mezzo demone. Quelle parole mandarono in confusione il ragazzo.  

- Non dovresti sfidare il volere dello spirito della foresta. - 

Dopo aver lanciato quell’avvertimento, la giovane fanciulla riprese il suo cammino e sparì fra la fitta vegetazione. 

Inuyasha la osservò andar via perplesso. Non riusciva a comprendere a cosa alludesse la donna, tanto che si ritrovò a borbottare, cercando di analizzare meglio quelle parole. 

Quella della giovane era una minaccia? 
Avrebbe dovuto temere lo spirito della foresta? 
Ma cosa ancora più importante, esisteva davvero lo spirito della foresta E cosa aveva a che fare con il clan dei demoni volpe? 

E mentre Inuyasha si tormentava con quelle domande, una piccola fiammella bluastra lo osservava dall’interno della barriera, timorosa che quel mezzo demone avrebbe portato il caos all’interno del territorio sacro. 

Intanto, in casa di Aaron, Miroku e Muller cercavano di sistemare gli ultimi mezzo demoni giunti al rifugio. 
Dopo aver guidato su per le scale il piccolo gruppo formato da tre donne e due bambini, i due uomini indicarono ai cinque la stanza in cui avrebbero alloggiato. 

- Riposatevi pure. Avete affrontato un lungo viaggio. Quando vi sarete rimessi in sesto scendete al piano di sotto che vi riferiremo le ultime notizie che ci sono giunte da Aaron. - 

Dopo aver cordialmente congedato le tre donne, i due scesero nuovamente al piano inferiore. 

- Miroku, pensi che lasceremo mai questa casa? - 

Muller era insicuro. Il suo istinto continuava a fargli credere che non avrebbe mai lasciato quella foresta e più i giorni passavano, più quel pensiero diventava fisso. 

- Non lo so Muller. Dobbiamo solo fidarci di Aaron e sperare che torni presto. Sono trascorsi ventotto giorni dalla sua partenza e non abbiamo sue notizie da una settimana. Penso che sia già di ritorno. Nell’ultima notifica ci ha avvertiti che doveva incontrare l’ultima famiglia. - 

Al contrario di Muller, Miroku voleva essere fiducioso. Era convinto che avrebbero lasciato quel rifugio, era sicuro di potersi fidare di Aaron. Così, ogni volta che un brutto pensiero iniziava ad invadergli la mente, era pronto a cacciarlo via in tutta fretta. 
Muller si ritrovò ad annuire alle parole di Miroku e in silenzio giunsero alla stanza del thè. 

Proprio in quella stanza, seduto su uno di quei cuscini posti vicino il basso tavolino, Fisher sorseggiava del thè in attesa di essere raggiunto dai due. 
Quella mattina era andato a fare un giro di ronda insieme ad Inuyasha ed erano riusciti a portare al sicuro ben cinque persone. Era soddisfatto. Non vedeva l’ora di vantarsi con il fratello e l’amico di come era riuscito ad individuare tutto da solo il piccolo gruppo.  

I quattro ragazzi, infatti, avevano preso l’abitudine di radunarsi in quella stanza dopo ogni ronda, in maniera tale da essere sempre aggiornati su ciò che accadeva all’interno e all’esterno del rifugio. 

Dopo aver preso posto, Miroku si guardò in torno, per poi puntare lo sguardo verso Fisher. 

- Dov’è Inuyasha? -  

Scocciato da quella domanda, Fisher si lasciò sfuggire un profondo sbuffo. 
Anche quella mattina Inuyasha non si era presentato alla riunione. Il mezzo demone cane, infatti, aveva abbandonato Fisher e i fuggiaschi al margine del cerchio delle streghe, affidando al ragazzo il compito di scortare il gruppo fino all’abitazione. 

- É andato ancora una volta al territorio proibito? -  

Il più giovane del gruppo si ritrovò a fare spallucce. Non gli importava dove fosse andato Inuyasha, voleva solo che i due si complimentassero con lui per il lavoro svolto. 

- É una testa di cazzo. - 

Miroku era stufo di quel comportamento. Erano ventotto giorni che continuava a sopportare l’atteggiamento infantile di Inuyasha, non ne poteva più. Aaron si era raccomandato con loro più di una volta, prima di lasciare l’abitazione, eppure Inuyasha sembrava non tener conto delle sue parole. Come poteva, Inuyasha, tradire la fiducia di quell’unica persona che stava cercando di aiutarli?  

Miroku non riusciva a capacitarsene. Ogni volta che provava ad affrontare l’argomento, Inuyasha sembrava indispettirsi. Il suo sguardo si induriva e serrava i pugni, come se stesse provando a tenere a freno la rabbia. Il mezzo demone lo osservava con sguardo accusatorio e, dopo avergli voltando le spalle, andava via. Lontano da lui. Miroku sapeva che Inuyasha fosse testardo, ma non credeva così tanto. 

Scocciato da quella situazione, il ragazzo si alzò in piedi e uscì fuori dalla stanza. 

I due fratelli osservarono in silenzio l’umano andar via. 

- Questa volta l’ha combinata grossa il nostro cagnolino. - 

Ridacchiò Fisher, non riuscendo più a trattenersi. Muller lo guardò rassegnato, consapevole che suo fratello non sarebbe cambiato mai. 

Intanto, Inuyasha aveva appena oltrepassato la colonia di funghi che separava il resto della foresta dall’abitazione di Aaron. Continuava a pensare a quella stramba ragazza incontrata nel bosco. Avrebbe voluto porle molte domande, ma probabilmente non l’avrebbe più incontrata.  

Giunto in prossimità della radura dove era collocata l’abitazione, il giovane mezzo demone fu investito da due bambine di circa due anni. I loro nomi erano Kirsten e Gretel, erano giunte da Potsdam insieme al fratello maggiore, che in quel momento cercava disperatamente di raggiungerle. 
Le due gemelle, infatti, avevano iniziato ad arrampicarsi sulle gambe di Inuyasha, con l’unico scopo di giocare con le sue orecchie. Il giovane mezzo demone si piegò sulle ginocchia per prenderle in braccio. 

- Inuyasha mi spiace, non sono riuscito a fermarle. - 

Meyer, il fratello maggiore delle due bambine, aveva circa dodici anni. Sotto suggerimento dalla madre, aveva lasciato la sua città natia, insieme alle sorelle, in cerca di un posto più sicuro in cui vivere. 
Inuyasha osservò le gemelle, per poi poggiare lo sguardo su Meyer. In quel momento promise a sé stesso che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo possesso per tenerli al sicuro. 

- Non preoccuparti. - 

Dopo aver lasciato le bambine sotto la custodia di Meyer, il mezzo demone entrò deciso in casa dove trovò Miroku ad aspettarlo. L’amico teneva le braccia conserte e batteva nervosamente un piede sul pavimento. 

- Dove sei stato? Hai lasciato Fisher da solo. Se lo avessero attaccato? Come avrebbe potuto proteggere il gruppo da solo? - 

- Miroku, non farmi la paternale. Non hanno attaccato Fisher e non ho combinato casini all’interno del territorio del clan dei demoni volpe. - 

Scocciato da quel trattamento, Inuyasha proseguì oltre la figura dell’amico. 

- Inuyasha! Sei un irresponsabile! - 

Ignorando quelle parole, Inuyasha proseguì fino alle massicce scale in legno che lo avrebbero portato al piano superiore. Sfortunatamente per lui, Miroku sembrava non voler proprio mollare la presa. Quel giorno era proprio incazzato. Si era stufato di quell’atteggiamento poco maturo.  

- Così facendo tradirai la fiducia di Aaron! Ti devo ricordare che è l’unico che ci sta aiutando? – 

A quelle parole il mezzo demone strinse i pugni infastidito. Non aveva ancora perdonato l’amico. Sapeva che le intenzioni di Miroku non fossero malvagie, ma come poteva fidarsi così ciecamente di Aaron?  

Il demone volpe non sembrava avere intenti malvagi ma, dopo ventotto giorni, Inuyasha stentava a credere nelle sue buone intenzioni. Una parte di se credeva che quel demone volpe li stesse radunano in unico punto per poi avvertire l’esercito. Quella stessa parte che lo faceva infuriare ogni volta che Miroku provava a difendere il demone volpe.  

Deciso ad ignorare Miroku, il mezzo demone aprì la porta scorrevole della propria camera e vi entrò, lasciando l’umano sulla soglia. 

- Sei proprio una testa di cazzo. -  

Rosso dalla rabbia, Miroku chiuse di scatto la porta scorrevole e scese di fretta le scale in legno. 
Aveva bisogno di calmarsi. Fu proprio per questo che andò in cucina e iniziò a preparare la zuppa che avrebbero mangiato per pranzo. 

Quel pomeriggio... 
Alla stazione ferroviaria di Berlino, il clima era piuttosto teso. Gruppi di soldati controllavano ogni singolo passeggiero dei treni, prelevando e portando in una stanza privata eventuali mezzo demoni. 
Quella procedura andava avanti dagli eventi della notte dei cristalli. Da quando il Führer aveva dato l’ordine di arrestare 30.000 mezzo demoni e trasferirli nei campi di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen. 

Quando il treno di Aaron arrivò al capolinea, la tensione all’interno della carrozza ferroviaria era palpabile. Molti degli umani presenti non riuscivano a mascherare la propria agitazione, mentre i demoni sbuffavano per quella procedura decisamente invadente. 
In poco tempo, i militari iniziarono a marciare lungo il corridoio di transito centrale. Ancora seduto al suo posto, Aaron osservò con attenzione il militare che controllava il loro vagone. Era un demone cane dalla corporatura massiccia. La sua pelle era ambrata, mentre i suoi occhi, neri come la pece, erano contornati dai marchi demoniaci. 

Quella figura avvolta da abiti militari scrutò con attenzione i volti dei presenti, per poi iniziare ad annusare intensamente l’aria. Quel suo gesto serviva ad individuare la presenza di mezzo demoni a bordo delle carrozze passeggeri. I demoni cane avevano un olfatto decisamente sviluppato, in grado di percepire anche una minima presenza di sangue umano. Pertanto, ogni tentativo di camuffamento sarebbe stato inutile. Anche se l’individuo in questione avesse azzerato la propria aura demoniaca, il suo sangue non avrebbe mentito. 

Accertatosi dell’assenza di mezzo demoni, il militare passò ad un altro vagone, permettendo ai presenti di lasciare il proprio posto. Ottenuto quel consenso, in breve tempo il vagone ferroviario si svuotò. Rimasto solo, il demone volpe si alzò dallo scomodo sedile che lo aveva accolto per parecchie ore e si diresse verso la porta della carrozza. Lontano da occhi indiscreti, portò una mano dietro l’orecchio, toccò la fogliolina e cambiò aspetto. Il suo volto aveva abbandonato quei tratti delicati che appartenevano al figlio, assumendo un aspetto più duro. 
Nei panni di un militare, scese lentamente i tre gradini e, una volta a contatto con il suolo, si guardò intorno. Nessuno sembrava essersi accorto della sua presenza. Approfittando della confusione, Aaron si confuse fra la mischia e lasciò indisturbato la stazione. 

O almeno credeva. 
Una figura posta in cima alla torre della stazione ferroviaria, infatti, aveva osservato per bene quella figura estranea alla sua divisione, militare che nessuno pareva aver notato. Soddisfatto di quella scoperta, quel demone memorizzò l’odore e l’aura emanata da Aaron, con in mente l’obbiettivo di distruggere lui e il gruppo di oppositori di cui faceva parte. 

Intanto, nella foresta... 
Inuyasha camminava fra gli arbusti con i sensi all’erta. Aveva lasciato il rifugio nelle mani di Miroku, Muller e Fisher andando ad esplorare la foresta da solo.  
Miroku non ne voleva proprio sapere di rivolgergli la parola e i due fratelli erano occupati in uno dei loro allenamenti. 

Muller e Fisher infatti lavoravano giorno dopo giorno alle loro abilità, cercando di migliorare sempre più la loro affinità in combattimento. La loro tecnica si basava sul gioco di squadra, infatti, mentre Fisher distraeva i loro nemici con gli attacchi a distanza, Muller si avvicinava ad essi, finendoli con un colpo ravvicinato. 

Ricordando il loro primo incontro, Inuyasha ringraziò mentalmente Muller per non averlo visto come una minaccia. Se solo avessero voluto, i due fratelli lo avrebbero ucciso in pochi minuti.  
In quei ventotto giorni ne aveva avuto la conferma. Si era allenato con entrambi, apprendendo dai due fratelli delle lezioni fondamentali.  

Nonostante fosse figlio di un grande demone cane, infatti, Inuyasha non aveva mai ritenuto necessario apprendere delle particolari tecniche di combattimento. Era il proprietario di un illustre locanda, non aveva tempo per allenarsi o prendere parte agli incontri di lotta clandestini. Nel corso dei suoi venticinque anni, le uniche volte che fu costretto a usare le maniere forti fu per dividere degli ubriachi all’interno della sua locanda, nulla che potesse metterlo seriamente in difficoltà. Adesso, però, la situazione era molto differente. Per aver salva la vita avrebbe dovuto sfruttare al meglio la sua forza demoniaca.  

Mentre ripensava nostalgicamente alle vicende accadute all’interno della sua locanda, il mezzo demone si ritrovò nuovamente al confine con il territorio sacro. Osservò ancora una volta al di là della barriera, notando di sfuggita una piccola lucina blu svanire dietro un albero. Si avvicinò maggiormente alla barriera per osservare meglio, ma finì solo con l’essere nuovamente respinto.  

- Non ti avvertirò una terza volta mezzo demone. Non dovresti sfidare il volere dello spirito della foresta. - 

Sentendo quelle parole, Inuyasha si issò a sedere massaggiandosi il naso. Osservò quella figura femminile, cercando di imprimere nella mente quell’immagine. 

La donna in questione era molto bella. La sua pelle era chiara, portava i lunghi capelli neri legati in una bassa coda di cavallo e aveva gli occhi castani. Il suo volto, contatto in un'espressione seria, non ammetteva repliche. 

- Tsk. Mi chiamo Inuyasha e non ho sfidato il volere di nessuno! Tu piuttosto, non eri tornata a casa? - 

La giovane ignorò le insinuazioni del mezzo demone e si sedette al fianco del ragazzo.  

- Inuyasha, dunque dimmi, perché vuoi oltrepassare quella barriera? - 

Il giovane fece spallucce. 

- Semplice curiosità. - 

- Lo spirito della foresta non ti lascerà camminare su quel terreno sacro per semplice curiosità. Lo sai questo vero? - 

Inuyasha la osservò perplesso. 

- Ma chi è questo spirito della foresta? E cosa dovrei fare per oltrepassare quella barriera? - 

- Lo spirito si prende cura della foresta e dei bisognosi. Accoglie nella sua terra tutti coloro che si sentono persi o smarriti. I tuoi tentativi saranno tutti vani, sarai sempre respinto dalla barriera. -  

Quella risposta parve non soddisfare la curiosità del mezzo demone. 

- Come la mettiamo con i demoni volpe allora? - 

- Lo spirito è riconoscente al clan dei demoni volpe. Loro l’hanno accolto nel loro territorio e si aiutano a vicenda per proteggere la foresta. - 

- Stronzate. Come puoi credere a tutto ciò? - 

- Ti sbagli a pensarla così. Lo spirito della foresta esiste davvero e no ha intenti malvagi. Quando ero piccola mi sono persa in questa foresta. Vagavo senza meta e lo spirito mi ha aiutato. Mi ha accolto nella sua dimora e da allora mostro la mia riconoscenza. - La giovane sospirò, poi riprese a raccontare. 
- Oltre quella barriera i demoni volpe hanno costruito un piccolo cimitero in cui seppelliscono i corpi di coloro che chiamano “defunti senza nome”. Per dimostrare la mia gratitudine, vengo qui tutti i giorni per porre i miei omaggi ai defunti. Per non far sentire sole e dimenticate le loro anime. - 

Inuyasha osservò la fanciulla raccontargli quella storia e iniziò a sentirsi in difetto. Lui voleva entrare a tutti i costi in quel territorio solo per sfidare Aaron, solo per scoprire cosa il demone volpe nascondesse. Il suo non era un pensiero puro. 

- Un gesto nobile il tuo. - 

La ragazza annuì. 
La giovane non sapeva perché stesse raccontando quelle cose. Era la prima volta che parlava del suo passato con qualcuno. Pensierosa lo osservò per un po’. In fondo non erano poi così diversi lui e lei ma, in fondo, questo era irrilevante.  

- Ora scusami, ma adesso devo tornare a casa. Mi aspettano per la cena. - 

La ragazza si issò in piedi e iniziò ad incamminarsi. 

- Ehi tu! Ti andrebbe di vederci nuovamente domani? -  

La giovane si voltò un’ultima volta incrociando lo sguardo con quello di Inuyasha. Non avrebbe dovuto, doveva rifiutare. Sapeva che non poteva farsi vedere in sua compagnia. 

Non rispondendo alla domanda del giovane, la ragazza proseguì per la sua strada.  

Inuyasha osservò la sua figura andare via, dopodiché tornò all’accampamento. 
Quella figura aveva attirato il suo interesse, avrebbe tanto voluto conoscerla un po’ meglio. Riflettendo sulle parole dette dalla giovane, il mezzo demone prese la decisione di non sfidare più il volere del protettore. 

Inuyasha raggiunse il rifugio quando ormai il sole aveva lasciato posto al cielo blu della sera. Un clima di festa attirò fin da subito l’attenzione del mezzo demone e, prestando la giusta attenzione, captò immediatamente una presenza particolare. A passo deciso oltrepassò dunque la porta d’ingresso e si diresse alla stanza del thè. 

- Aaron! - 

Il demone volpe non si scompose a quell’entrata poco aggraziata. Inuyasha aveva, infatti, spalancato la porta scorrevole che separava il corridoio dalla stanza del thè, creando un forte trambusto. Aaron osservò il mezzo demone, rimasto sulla soglia, e lo invitò educatamente ad accomodarsi.  

- Inuyasha! É un piacere rivederti, accomodati forza. Adesso che siamo tutti possiamo anche iniziare la nostra riunione. -  

Il mezzo demone, stranamente in silenzio, si sedette al fianco di Miroku e prese fra le mani la tazzina di thè che prontamente Aaron gli aveva passato. Inuyasha era molto incredulo. Aaron, contro le sue aspettative, era davvero tornato. Il demone volpe aveva mantenuto la sua parola, quindi li avrebbe davvero aiutati a lasciare il paese? 

- Allora Aaron, com’è andato il viaggio?  - 

Chiese Muller, cercando di dar inizio a quella conversazione. 

- Tutto è filato liscio. Ho stretto accordi con parecchie famiglie, in maniera tale da cambiare itinerario ogni settimana. - 

Aaron bevve un sorso del liquido caldo all’interno della sua tazzina, dopodiché proseguì con il suo discorso. 

- Penso che sia meglio far partire un piccolo gruppo alla settimana. Inizieremo questa sera stessa se per voi va bene. - 

I presenti annuirono e attesero un ulteriore cenno da parte di Aaron. 
In quel momento la piccola Kirsten fece il suo ingresso nella stanza, arrampicandosi sulle spalle di Inuyasha. 

- Cagnolino. - 

La bambina toccava con le manine un orecchio del mezzo demone, accarezzandolo con delicatezza.  
In quell’esatto momento, la voce di Meyer si udì dalla stanza a fianco, preannunciando l’ingresso del fratello maggiore. 

- Mi spiace aver disturbato la vostra riunione signor Aaron. Prendo mia sorella e tolgo il disturbo. - 

Con il volto paonazzo, il ragazzino staccò a fatica la sorella da Inuyasha e uscì in fretta dalla stanza. 

- Noto che avete ospitato parecchi mezzo demoni, come da me richiesto. Quanti sono in totale? Una ventina? -  

Chiese Aaron. Il demone volpe era già stato avvertito, dai membri del suo clan, del numero effettivo di salvataggi avvenuti, ma voleva ugualmente accertarsi che tutti avessero raggiunto il rifugio. 

- Per l’esattezza ventuno. Quindici adulti e sei bambini. -  

Precisò Muller, intuendo i pensieri del demone. 

- Abbiamo cercato di tenerli al sicuro dentro al cerchio delle streghe. Gli unici ad aver lasciato il rifugio per recuperare le provviste ed effettuare ronde di controllo siamo solo noi quattro. - 

Continuò il più grande dei mezzo demoni cinghiale. 

- Avete fatto molto per questi ragazzi, pertanto credo sia giusto che siate voi i primi a lasciare il paese. Vi ho già tenuti qua abbastanza. Preparate pure le vostre cose, partirete questa notte. - 

Aaron aveva ponderato molto prima di prendere quella decisione. Il piccolo gruppo lo aveva aiutato molto, pertanto credeva fosse saggio ringraziarli in quella maniera.  
Quelle parole avrebbero dovuto far sentire più sollevato il gruppo, eppure, i quattro sentivano un forte peso al cuore. 

- Non posso. Non posso andarmene con il pensiero che persone come Meyer e le sue sorelline stiano ancora qua ad aspettare il loro turno. Cedo volentieri il mio posto. Hai ancora bisogno di me qui. Non puoi organizzare la fuga e pattugliare la zona per recuperare altri mezzo demoni tutto da solo. Io rimango. -  

Inuyasha aveva preso la sua decisione, offrendo al demone il suo aiuto. Continuava ancora a nutrire qualche dubbio, ma Aaron era sincero. Non sentendo puzza di bugie, provò a fidarsi del demone volpe.  

- Sono d’accordo con Inuyasha. Preferisco che vadano prima donne e bambini, io posso aspettare. - 

Miroku appoggiò la decisione dell’amico, in parte sollevato dalla risposta dell’amico.  
A quelle parole, Muller e Fisher si scambiarono uno sguardo d’intesa. 

- Anche noi rimaniamo. Andremo via per ultimi. - 

Affermò deciso Muller, ignorando la paura che albergava dentro di lui. 

- Bene, se questa è la vostra decisione, faremo così. Scegliete un gruppo di cinque persone e comunicatemi la vostra decisione. Vi lascio discutere tranquillamente. -  

Aaron si issò in piedi e uscì da quella stanza. Era fiero di quei ragazzi. Avevano messo a primo posto il bene degli altri. 

- Kirsten! Dove ti sei cacciata? Torniamo in stanza dai! -  

La voce disperata di Meyer chiamava la sorella. 
Aaron sentì qualcuno ridacchiare. Abbassò lo sguardo verso il pavimento e trovò una bambina accovacciata, intenta a nascondersi dietro un grande vaso in porcellana. Il demone volpe si avvicinò alla bimba e, piegandosi sulle ginocchia, si abbassò al suo livello. 

- Sei Kirsten eh? -  

Aaron la osservò per qualche minuto. 
Era la stessa bambina che una decina di minuti prima era piombata in sala riunioni, assalendo Inuyasha. 
La piccola era un mezzo demone furetto, portava i capelli castani corti fino alle spalle e aveva due grandi occhi nocciola. 

Sentendo chiamare il suo nome, la piccolina si voltò a guardarlo. Dopo qualche secondo annuì alla domanda di Aaron, dopodiché portò un dito sulla bocca chiedendo al demone di fare silenzio. 

Kirsten era una bambina allegra e giocherellona. Amava molto nascondersi e si divertiva tanto quando il fratello non riusciva a trovarla. Amava inoltre giocare con le orecchie di Inuyasha e non perdeva occasione per arrampicarsi sul corpo del mezzo demone. 

Intenerito da quel gesto, il demone prese la bambina in braccio, fece leva sulle gambe e si issò in piedi. 
La piccola lo guardava imbronciata, arrabbiata per via di quel gesto inaspettato. Quel volto corrucciato fece sorridere Aaron. 

- Dimmi Kirsten, ti piacciono le storie? - 

Gli occhi della bimba parvero illuminarsi. 

- Ti va di ascoltarne una? - 

La piccola annuì decisa e abbracciò il demone. 

- Oddio... - 

Meyer arrivò proprio in quel momento e si avvicinò incerto ai due. 
Aaron osservò quel ragazzino, Mayer aveva il volto rosso dall’imbarazzo. 

- S-signor Aaron mi spiace. Mia sorella l’ha infastidita in qualche modo? - 

Il silenzio di Aaron metteva in agitazione il giovane. Temeva che la sorella lo avesse infastidito e che presto avrebbe visto l’ira del demone volpe scatenarsi su di sé. 

- Dai Kirsten, torniamo in camera adesso. Saluta il signor Aaron. - 

Meyer porgeva le mani in avanti, incoraggiando così la piccola ad andare fra le sue braccia. Contro le sue aspettative però, Kirsten si strinse nuovamente al corpo di Aaron.  
Il giovane iniziò a sudare freddo. 

- Ragazzo, qual è il tuo nome? - 

Incerto, il ragazzo rispose alla domanda del demone. 

- Meyer signore! - 

- Meyer, raduna tutti i bambini e raggiungimi in soggiorno. Ho intenzione di raccontare loro una storia. - 

- D- D’accordo signore! - 

Come richiesto da Aaron, Meyer iniziò a fare il giro delle stanze per radunare tutti i bambini.  

Intanto all’interno della stanza del thè 
I quattro ragazzi discutevano su chi far partire per quella prima spedizione. 
Ognuno di loro aveva esposto la sua preferenza, giustificando la proposta che avevano messo in gioco. Inuyasha però sembrava essere quello più irremovibile. Aveva comunicato ai ragazzi tre nomi e non ammetteva repliche. 

- Non possono partire insieme. Lo vuoi capire Inuyasha? -  

Vani furono i tentativi di Miroku di persuaderlo.  
Inuyasha aveva proposto al gruppo di far lasciare il paese a Meyer e le sue sorelline. I tre fratelli erano arrivati al rifugio pochi giorni dopo la partenza di Aaron e il mezzo demone aveva preso a cuore la loro situazione. Con il tempo si era molto affezionato ai tre e sperava che al più presto fossero al sicuro, lontano dai territori tedeschi. 

I presenti però, si opposero a quella scelta cercando di far ragionare lucidamente il mezzo demone. Erano consapevoli che il viaggio non sarebbe stato facile e la scelta di far partire i tre fratelli insieme era una follia. 

- Perché no? Meyer non si separerà mai dalle sue sorelle! -  

Il mezzo demone strinse forte i pugni. 
Inuyasha sapeva quanto Meyer fosse legato alle sorelle, il ragazzino non avrebbe mai permesso a qualcuno di portarle via da sé. Aveva promesso alla madre che le avrebbe sempre protette. 

- Inuyasha, ragiona. Dobbiamo mandare un gruppo di sole cinque persone e Meyer non è in grado di proteggere le sue sorelle, è ancora un ragazzino! Quella di dividerli in più gruppi è la scelta più saggia. - 

Le parole di Miroku fecero ammutolire il mezzo demone. 

- Inuyasha, non possiamo far partire tre bambini con due adulti. Il viaggio sarà duro e con tre marmocchi diventa impossibile. Se vuoi davvero aiutarli a lasciare il paese, falli partire separati. - 

Muller si ritrovò ad appoggiare le parole di Miroku e, con calma, provò a spiegare al mezzo demone i motivi per i quali Meyer non avrebbe potuto lasciare il rifugio insieme alle sorelle.  
Quelle parole parvero far rinsanire Inuyasha. 

- Va bene, ma lasciate che sia io a comunicare a Meyer la scelta. Datemi solo un po’ di tempo. Questa notte, fate lasciare il rifugio a chi più vi aggrada. - 

Dopo quelle parole, il mezzo demone si alzò dal suo posto e si ritirò nella sua stanza. Doveva trovare le parole giuste per comunicare a Meyer la decisione che avevano preso. 

Mentre i tre rimasti nella sala del thè continuavano la loro riunione 
Nel salone collocato nella parte opposta della casa, Aaron sedeva su una poltrona con in braccio la piccola Kirsten e attendeva in silenzio l’arrivo dei restanti bambini. Dopo pochi minuti di attesa però, la piccola iniziò ad annoiarsi. In cerca di qualcosa di divertente da fare, scese dalle braccia del demone e iniziò ad esplorare la stanza. 

Il salone era arredato in maniera differente rispetto al resto della casa. Era l’unica stanza in stile occidentale, arredata con credenze, vetrine, tavolini e poltrone. 
La piccola esplorò con cura l’intero spazio, per poi tornare in braccio al demone una volta udita la voce del fratello provenire al di là della porta. 

Poco dopo infatti, Meyer fece il suo ingresso insieme ad un piccolo gruppo di bambini.  
Oltrepassata la porta, la piccola Gretel corse verso la poltrona che ospitava Aaron. Alzando le braccia verso il demone, fece capire di voler sedere anche lei sulle sue gambe. Presa in braccio anche la seconda gemellina, Aaron invitò i nuovi arrivati a prendere posto sul pesante tappeto posto dinanzi la poltrona. 

- Sono felice che siate tutti qua bambini. Avete mai sentito la storia dello spirito della foresta? -  

- No signor Aaron. -  

Un bimbo di circa cinque anni rispose alla domanda del demone dando voce al gruppo. 

- Allora ascoltatemi bene. Quella che sto per raccontarvi è una leggenda che si tramanda da generazioni all’interno del mio clan. Si racconta infatti che molto tempo fa, ai margini della foresta, esisteva un piccolo villaggio abitato da poco più di dieci persone. 

Le giornate all’epoca trascorrevano tranquillamente, dove ognuno era impegnato nel tentare di portare avanti le proprie attività. Quando però il sole tramontava e calava la sera, le strade di quel piccolo villaggio si facevano deserte. 
Il numero ristretto di abitanti credeva infatti che la foresta, con cui confinavano le loro case, fosse abitata da creature demoniache e che durante la notte si aggirassero fra le abitazioni in cerca di cibo. Fra quelle persone però, una ragazza in particolare sembrava non temere quelle dicerie tanto che, molto spesso, si avventurava fra la fitta vegetazione per raccogliere delle erbe medicinali, indispensabili per l’emporio di famiglia. 

La giovane in questione aveva circa sedici anni. Possedeva una pelle molto chiara, portava i lunghi capelli neri legati in una bassa coda di cavallo e aveva due occhi castani dentro ai quali era facile leggerci tanta solitudine. La ragazza infatti, per via delle sue azioni veniva isolata dal resto dei suoi compaesani che la vedevano più come un mostro e non come un semplice essere umano. 

Un giorno però, dopo essersi avventurata fra i fitti sentieri della Forst Grunwald, la giovane donna si imbatté in un piccolo cimitero. Un po’ titubante oltrepassò il massiccio portone in legno, che le rivelò un paesaggio suggestivo: quel cimitero era completamente avvolto dalla vegetazione. 

Improvvisamente la giovane parve sentirsi al sicuro. Lontano da parsone cariche di pregiudizi. Avvolta da quella tranquillità, decise dunque di frequentare giornalmente quel luogo, ponendo di volta in volta un piccolo fiore su quelle sepolture.  

Più il tempo passava, più la ragazza sembrava affezionarsi a quel luogo, a quelle anime. Lentamente riuscì ad instaurare un profondo legame di fiducia con gli spiriti che abitavano quelle tombe, parlando con loro proprio come si fa con un amico. -  

Aaron interruppe per qualche secondo la narrazione e osservò quei piccoli mezzo demoni. I bambini stavano seduti sul pesante tappeto con le gambe incrociate. Insieme a loro, Meyer ascoltava interessato la storia narrata. In quel momento, una piccola manina picchiettò contro il suo petto. Chinò il capo e vide la piccola Kirsten che, a modo suo, lo incoraggiava a proseguire il racconto. Dopo aver sorriso alla bambina, il demone volpe riprese la narrazione. 

- L’atteggiamento della giovane parve però far aumentare le cattive voci nei suoi riguardi.  
Per provare a porvi rimedio, i genitori della ragazza decisero allora di darla in moglie al figlio di un amico. Con il futuro matrimonio la giovane avrebbe dovuto abbandonare il suo luogo di nascita, avrebbe dovuto dire addio al piccolo cimitero immerso nella foresta. 

Appresa questa notizia e resasi conto che non avrebbe potuto fare niente per scampare a quel destino, la giovane uscì di casa durante la notte. In cerca di conforto si inoltrò nella foresta, recandosi ancora una volta al piccolo cimitero. Oltrepassato il massiccio portone in legno però, la giovane non vi trovò solo le lapidi interrate. Ai suoi occhi apparvero piccole fiammelle azzurrognole fluttuare poco al di sopra del suolo. 

Quel luogo che la giovane aveva tanto a cuore è conosciuto come il cimitero dei senza nome. Luogo nella quale riposano i corpi e le anime dei demoni volpe. 
Quella parte di foresta è considerata sacra per il mio clan. Le anime dei corpi sepolti in quella terra possono manifestarsi dal tramonto all’alba e incontrare così i propri cari. 

La giovane, nonostante fosse sorpresa da quell’emanazione, non si lasciò scoraggiare. Come di consuetudine, si sedette di fronte quel tappeto di lapidi e iniziò ad invocare il loro aiuto. 

Chiedeva alle anime dei demoni volpe come poter uscire da quella situazione. Come poter rimanere per sempre a proteggere quel luogo. 

A questo punto una fiammella più grande delle altre le si avvicinò e le sussurrò in un orecchio la soluzione a quel problema. Dopo aver ascoltato quelle parole, la giovane si allontanò dal cimitero camminando a passo lento verso il fiume Havel. 

Il mattino seguente, i genitori della giovane sfidarono la foresta in cerca della figlia, ma l’unica cosa che trovarono furono le scarpe della giovane, riposte con cura ai margini del fiume Havel. 

Con il suo sacrificio la ragazza aveva sugellato il patto con le anime di quel cimitero. Quella notte la giovane offrì la sua vita alla foresta per divenirne lo spirito protettore. -  

Terminato il racconto, Aaron attese una reazione da parte dei bambini. 
Una mano tremante picchiettò nuovamente contro il suo petto. La piccola Kirsten lo osservava con in volto una strana espressione. 

- Ma quindi lo spirito della foresta è buono o cattivo? - 

Aaron sorrise alla bambina, poi cercò di rassicurarla. 

- Lo spirito della foresta è uno spirito buono. Si prende cura della foresta e dei suoi abitanti. Accoglie nella sua terra tutti coloro che si sentono persi o smarriti. Finché sarete qua, lei farà di tutto per proteggervi. Ha dato la sua vita per questo luogo e noi le saremo sempre riconoscenti. - 

Intanto, mentre Aaron provava a rassicurare e spiegare ai bambini che non avrebbero dovuto temere lo spirito della foresta, Inuyasha aveva finalmente trovato le giuste parole per comunicare a Meyer che non avrebbe potuto viaggiare insieme alle sorelle. 

Deciso che avrebbe comunicato la notizia al ragazzo quella sera stessa, uscì dalla sua camera e seguì le tracce lasciate da Meyer che lo portarono fino al soggiorno. Arrivato a destinazione, il mezzo demone aprì di scatto la porta, facendo sobbalzare i bambini all’interno della stanza. Ignorando di proposito la figura di Aaron, Inuyasha puntò lo sguardo su Meyer. 

- Meyer, ho bisogno di parlarti. Potresti venire con me? - 

A quella richiesta il ragazzo annuì seguendo il mezzo demone fuori dall’abitazione. 
La foresta di notte sembrava divenire un ambiente diverso. La luce della luna piena rendeva quel paesaggio più suggestivo, più magico. 

I due camminarono per qualche minuto in silenzio. Quella sera, il fruscio del vento suonava come una melodia malinconica, facendo sprofondare l’animo di Inuyasha nella tristezza. 
Ormai lontani da quel rifugio che da qualche tempo era diventato la loro casa, il più piccolo dei due ragazzi provò a chiedere spiegazioni. 

- Inuyasha, di cosa volevi parlarmi? - 

Il giovane Meyer non riusciva a comprendere il comportamento del suo amico. Temeva che le sue sorelline lo avessero infastidito più del solito e che lo avrebbe rimproverato per non essere stato in grado di tenerle a bada. Meyer non avrebbe mai immaginato che in quel momento, Inuyasha era in pena per lui. 
Con lo sguardo puntato sulla fitta vegetazione che segnava la fine della radura, Inuyasha iniziò il suo discorso. 

- Meyer, con il ritorno di Aaron inizieranno le prime spedizioni verso territori più sicuri. Questa notte partirà il primo gruppo. -  

Quella notizia risollevò l’animo di Meyer. Il ragazzo era entusiasta. Avrebbe presto lasciato il paese insieme alle sue sorelle, esaudendo così il desiderio della madre.  

- Ma è una notizia fantastica! Sai già quando partiremo io e le mie sorelle? Hai chiesto di potermi parlare per questo no? -  

Meyer osservò il volto di Inuyasha.  
Il ragazzo guardava ancora dinanzi a sé con un’espressione seria.  
Meyer si piazzò di fronte il mezzo demone e cercò di incrociare il suo sguardo nonostante l’evidente differenza di altezza.  

- No? -  

Inuyasha osservò in silenzio il corpo minuto dinanzi il suo.  

Meyer era un ragazzino piuttosto esile, l’agilità era il suo più grande pregio, ma essa non sarebbe bastata per proteggere Gretel e Kirsten.  

- Meyer, tu e le tue sorelle dovrete partire separatamente. Tu sei ancora piccolo e non possiamo affidarvi a due persone. Il viaggio non sarà semplice. - 

Inuyasha osservò il volto di Meyer deformarsi. 
Al ragazzo parve crollare il castello di certezze che pian piano stava ricostruendo: avrebbe dovuto dire addio a quello che rimaneva della sua famiglia. 

- Non potete farmi questo… Non potete allentarmi dalle mie sorelle… - 

Calde lacrime iniziarono a rigare il volto del giovane mezzo demone. 
Inuyasha non riuscì a tollerare quella visione e, d’istinto, abbassò lo sguardo verso il suolo. 

- Mi dispiace Meyer. - 

Quelle parole, uscite come un sussurro dalle labbra di Inuyasha, fecero pensare il peggio al ragazzino, tanto che un piccolo tarlo iniziò ad insinuarsi nella sua testa fino a prenderne il controllo. 

- No… Partiranno questa sera. Mi hai portato qua per farle andare via. M-mi fidavo di te Inuyasha! - 

In lacrime, Meyer scattò spedito verso l’abitazione in legno posta al centro della radura.  
Doveva a tutti i costi fermare quella spedizione. Doveva salvare le sue sorelle. 

- Meyer fermati! - 

Quando vide il ragazzino correre verso il rifugio, Inuyasha non poté far altro che inseguirlo. In pochi passi riuscì ad afferrare il braccio destro del ragazzino e bloccare così la sua corsa. 
Meyer sembrava piuttosto scosso. Piangeva e si dimenava cercando di liberarsi dalla morsa di Inuyasha. Il mezzo demone lo osservò dispiaciuto. 

Inuyasha avrebbe voluto trovare un’altra soluzione, ma quella suggerita dai suoi amici era la più sensata. 
Dopo aver preso un bel respiro profondo, il mezzo demone afferrò Meyer per le spalle e puntò lo sguardo nel suo. 

- Meyer, calmati adesso! Non partiranno questa sera, tranquillo. Avrai tutto il tempo per salutarle. - 

A quelle parole il ragazzino cessò di dimenarsi. 
Il mezzo demone lo scrutò con attenzione: Meyer aveva il capo chino e le spalle mosse dai singhiozzi. 
Inuyasha si trovò nuovamente in difficolta. Prima ancora che riuscisse a pensare qualcosa, Meyer affondò il viso nel suo petto, stringendo le braccia attorno al suo addome. 

- Inuyasha… Sob...  
Non posso separarmi da loro, ho promesso che me ne sarei preso cura. Parti con noi. Tu riuscirai a proteggerci. - 

Dopo un primo momento di incertezza, Inuyasha poggiò una mano sul capo di Meyer e gli lasciò una carezza fra i capelli. Cosa avrebbe dovuto fare? 

- Meyer, io non andrò via a breve. Devo aiutare Aaron con il rifugio. - 

Il ragazzino si strinse maggiormente al corpo del mezzo demone. Le braccia di Inuyasha lo facevano sentire protetto. Era certo che con lui la sua famiglia sarebbe stata al sicuro. 

- Ti aspetteremo. Darò anch’io una mano al rifugio. Mi allenerò. Riuscirò a tenere al sicuro le mie sorelle, ma non farmi separare da loro. - 

Messo alle strette, Inuyasha non trovò il coraggio di opporsi a quella richiesta. Con un cenno del capo accettò dunque quelle condizioni, certo che Miroku non avrebbe appoggiato quella sua decisione. 

Intanto, alla capitale 
Seduto sul tetto di una piccola locanda posta su una delle strade principali della città, un demone maggiore pianificava la sua prossima mossa. Quel pomeriggio aveva ben impresso nella sua mente l’odore di un demone volpe e avrebbe fatto di tutto per distruggere lui e il gruppo di mezzo demoni che il clan delle volpi si ostinava a proteggere. 

Doveva solo portare pazienza e muovere le giuste pedine. 
Era certo, che in poche mosse, avrebbe vinto la partita riscattando così l’onore del suo clan. 

 


FrancyT:

Salve! Sono riuscita a postare con un solo giorno di ritardo! Mi sento orgogliosa di me stessa u.u

Sono già passate tre settimane da quando ho preso la decisione di iniziare a postare, non mi sembra vero XD
Ma adesso torniamo al capitolo!

Questo mio terzo aggiornamento ci da qualche informazione in più sul personaggio di Aaron. Quando mia cugina ha letto il capitolo mi ha dato della crudele. Secondo lei, la mia scelta di far morire il personaggio di Shippo e lasciar in vita il padre (quindi in questo caso Aaron) è una scelta orrenda. Chissà cosa pensate voi! In fondo potrebbe anche essere che il figlio di Aaron in realtà non sia Shippo, ma un demone volpe che gli somigli molto, no? Chiudiamo però questa parentesi dai!

Probabilmente a molti di voi non andrà a genio il fatto che non ho scritto nulla sul viaggio di Aaron o sul mese trascorso al rifugio. Però posso dirvi che è stato necessario, ci sarebbero stati troppi spoiler. Ogni capitolo aggiungerà qualche piccolo dettaglio sulla figura del demone volpe, quindi non mi andava di spiattellarvi tutto già dal terzo capitolo! In ogni caso, finita la storia pubblicherò una raccolata di storielle che vanno inserite in determinate parti della storia. Sono delle aggiunte, nulla di necessario per lo sviluppo della trama principale, delle precisazioni ecco.

Cos'altro dire? Andiamo per punti dai!
1. Inuyasha e Miroku continuano a litigare e Inuyasha decide volontariamente di ignorare Miroku. Il suo si può definire un gesto maturo o infantile? Non saprei :v
2. Avevo qualche dubbio per quanto riguarda la presenza dello spirito della foresta. Ha la sua importanza all'interno della storia, non inserisco personaggi a caso, ma bhu. Ammetto di aver paura, una parte di me teme che considierate il suo personaggio inutile .-.
3. Anche questo capitolo inizialmente non era programmato :) É stata quasi una conseguenza al capitolo precedente! (Anche se in realtà inizialmente avevo previsto solo 4 lunghe parti... Adesso i piani sono molto cambiati. Ho scritto fino al capitolo 6 e non sono neanche a metà storia!)
4. Penso sia un po' inutile fare lo specchietto dei rifermenti storici per questo capitolo. Sono molto basilari e temo pure di aver franteso qualcosa, motivo per cui sono stata un po' vaga, spero mi perdoniate al riguardo!
5. Chi sarà mai la figura posta sul tetto di una piccola locanda posta su una delle strade principali di berlino? Avete qualche idea? XD (Penso sia abbastanza palese .-.) Chissà come agirà questo potente demone!

Concludo con il ringraziare tutti coloro che hanno letto il capitolo e in particolar modo Jeremymarsh e Lady__94 che hanno espresso il loro parere e mi hanno fatto notare alcuni dettagli. Sto ancora imparando, ma provo ugualmente a fare del mio meglio. Spero di migliorare con i prossimi capitoli ed evitare errori grammaticali o di punteggiatura.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima! (Spero non troppo tardi!)

   
 
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