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Autore: My Pride    04/02/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Shall never surrender Titolo: Shall never surrender
Autore: My Pride
Fandom: Superman
Tipologia: One-shot [ 1185 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Clark Kent, Lois Lane

Rating: Giallo
Genere: Angst, Malinconico, Introspettivo

Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort
I giorni della merla: Accoppiamenti: Clark Kent/Lois Lane || Azioni: Attendere || Prompt: Avvelenamento


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Lois sapeva che, per quanto lo sembrasse in tutto e per tutto, Clark non era affatto umano. L'aveva sempre saputo. Eppure, mentre osservava col cuore a mille e una mano premuta contro la bocca l'immagine olografica delle condizioni dei suoi organi interni, Lois si rendeva perfettamente conto di quanto fosse in realtà diversa l'anatomia kryptoniana.
    Quand'era successo, si trovavano tutti alla Fortezza della Solitudine. Sfruttando la carica radioattiva che un corpo kryptoniano poteva creare, Luthor era riuscito a localizzare l'ubicazione di quella struttura di ghiaccio e aveva portato a termine un devastante attacco che aveva fatto sì che i cristalli della Fortezza, avvertendo la minaccia alla tecnologia aliena contenuta all'interno, si pressurizzasse e impedisse l'accesso alla Legion of Doom, la quale si era ritrovata a doversi scontrare con l'intera Justice League; seppur fossero riusciti a respingerli dopo un'estenuante battaglia, nessuno di loro era rimasto illeso. Quello che ne era uscito peggio, però, era stato proprio Superman.
    Nel tentativo di arginare il più possibile i danni e non permettere loro di mettere le mani sulle potenti armi contenute nella Fortezza, aveva inalato un gran quantitativo di polvere di kryptonite e aveva cercato di contrastarne gli effetti per aiutare i suoi compagni di squadra, salvo poi crollare come un meteorite nel bel mezzo del ghiaccio Artico. Quando avevano tentato di riaprire la Fortezza per intubarlo nella capsula solare, era stato troppo tardi: la struttura aveva richiesto l'esclusivo accesso da parte di un membro della Casata degli El e, per quanto Kara avesse tentato di aiutarli, non era purtroppo riuscita ad aggirare il sofisticato sistema di sicurezza che aveva sigillato l'intero edificio, e il sangue impuro - o almeno così era stato chiamato dai cristalli della conoscenza della Fortezza - di Kon-El e Jon non era ugualmente servito a riaprirla.
    Trasportarlo d'urgenza alla Torre di Guardia aveva stretto lo stomaco a gran parte di loro. Batman, provato dalla battaglia, aveva fornito a Lois le coordinate esatte per riuscire a teletrasportare il corpo di suo marito sul modulo spaziale, affidando a J'onn J'onzz il compito di aiutarla mentre il resto di loro si occupava delle proprie; terrorizzata al pensiero di poter nuovamente perdere Clark, il quale aveva passato la maggior parte di quel breve viaggio col respiro sempre più debole, Lois aveva messo fretta a Manhunter e gli aveva letteralmente intimato di guidarla alla svelta nell'unica camera a contenimento solare della Torre, e tuttora si trovava lì, con l'ansia che le martoriava il petto e un peso che sembrava incapace di abbandonarla.
    Lois aveva fissato così a lungo le immagini di quella struttura anatomica, che ormai sembrava aver imparato a memoria ogni punto in cui si trovavano i suoi organi. Il cuore, molto più grande di quello di un normale essere umano, era posto proprio al centro del suo petto, in mezzo ai polmoni; questi ultimi, anziché essere di quel colore grigio-biancastro che solitamente caratterizzava i polmoni di un normale adulto umano, erano di un pallido rosato tendente all'azzurro, per quanto l'ologramma al momento mostrasse delle terribili venature verdastre che facevano solo stringere maggiormente il cuore di Lois in una morsa; aveva potuto constatare che persino il suo fegato non era posto al di sotto del diaframma, bensì quasi accanto al cuore, uniti da vasi sanguigni dalla colorazione verdastra a causa della kryptonite ancora in circolo. E, qualunque cosa fossero quelle masse tondeggianti dal colore violaceo che crescevano tutto intorno alla sua cassa toracica, sembravano pulsare e reagire all'accumulo di energia solare, per quanto Lois non sapesse dire se fosse un bene oppure no.
    Aveva semplicemente paura. Paura di essere costretta a guardare suo marito che non rispondeva al trattamento e vederlo morire, spegnersi lentamente come una batteria ormai scarica che non sarebbe stata più capace di accumulare energia, e il solo pensiero le faceva dolere la testa e bruciare gli angoli degli occhi. Non dormiva decentemente da quand'era successo, ma aveva il terrore di fare anche quello. Si concedeva qualche micro-sonno e si svegliava di soprassalto quando il bip del macchinario diventava più alto, con le pupille dilatate che cercavano freneticamente il volto di Clark per accertarsi che respirasse ancora. Lo faceva, certo. Ma era così debole, così stanco... che Lois aveva quasi accarezzato l'idea di lasciarlo andare e farlo smettere di soffrire.
    Era tutto così ingiusto, così sbagliato. Per quanto stesse vedendo attraverso l'ologramma il modo in cui le cellule di Clark stessero assorbendo passivamente l'energia del sole giallo di quella capsula di contenimento, come stessero letteralmente generando una fotosintesi per cercare di guarire i suoi polmoni compromessi e purificare il suo sangue, Lois sapeva che stava solo prolungando la sua agonia. Il suo sistema immunitario stava cominciando ad essere compromesso e i processi nucleari che si stavano svolgendo nel suo corpo erano indeboliti, e faticavano ad autoalimentarsi come loro solito e a mantenere la sua intera struttura.
    Come avrebbe fatto a parlare con il loro piccolo Jon? Come si spiegava ad un bambino di undici anni, un bambino che sapeva che suo padre era Superman, che il suo papà stava per morire? Non lo sapeva, e le veniva da vomitare al solo pensiero di doverlo fare. Era sempre stata una donna forte, una donna che aveva sempre affrontato a testa alta le avversità della propria vita e le sfide che essa le lasciava dinanzi al suo cammino, aveva combattuto contro il fottuto Eradicatore nella fottuta tuta Hellbat di Batman pur di salvare suo figlio e suo marito... ma adesso si sentiva davvero una semplice umana che non poteva fare altro che stare a guardare. E faceva maledettamente male.
    Non si rese nemmeno conto di quando avesse chiuso gli occhi, troppo stanchi per l'aver osservato così a lungo quelle immagini, ma venne svegliata ore dopo da un boato che le fece mancare il respiro. Terrorizzata, vide del fumo provenire dalla camera di contenimento e si strappò letteralmente le coperte di dosso, incespicando nei suoi stessi piedi per correre alla svelta in quella direzione; con il cuore in gola che batteva a mille, batté così forte la mano sul pannello di controllo che quasi rischiò di romperne il vetro, vedendo la porta aprirsi e sentendo il calore schiaffeggiarle immediatamente il viso prima che il fumo si diradasse per mostrarle la figura che cominciava poco a poco a delinearsi davanti ai suoi occhi.
    In piedi dinanzi a lei, seppur osservandosi le mani tremanti con sguardo incerto, c'era Clark. La pelle ancora pallida del suo viso contrastava con i riccioli scuri dei suo capelli, ma sulle sue labbra era disegnato un sorriso così dolce che Lois non riuscì a trattenere le lacrime. Si gettò fra le sue braccia prima ancora che Clark potesse rendersene conto, sentendo le braccia forti e muscolose di suo marito cingerle i fianchi mentre, con voce rotta dai singhiozzi, sussurrava il suo nome ancora e ancora.
    Aveva tenuto duro, aveva voluto sperare, aveva voluto crederci... e adesso, l'uno divenuto la forza dell'altra, avrebbero visto un giorno migliore insieme.






_Note inconcludenti dell'autrice
Giuro che questa è l'ultima storia angst
scritta per la challenge #igiornidellamerla indetta sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia.
Passiamo alle cose serie, visto che qui sembra tutto sbagliato. Infatti, anche se le cose potrebbero sembrare strane, è tutto canonicamente preso da "Anatomia di un meta-umano", quindi la struttura di Clark non me la sono inventata e non c'è niente che non vada... o, almeno, per quanto riguada il corpo di un kryproniano. Se invece parliamo di esseri umani, c'è sicuramente qualche problema anatomico ma, shh, qui si tratta di alieni.
Il titolo invece è una canzone di Devil May Cry 4, perché se io non cerco di infilare almeno mezza volta quel gioco in qualunque cosa (non io che amo questa serie), allora non sono io
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



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