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Autore: Rosette_Carillon    04/02/2022    1 recensioni
[ Post Spiderman: no way home ]
Tutte le persone che conosceva, che ha amato, ormai non fanno più parte della sua vita. Chi è morta, lasciando un vuoto dentro di lui, e chi non lo ricorda più.
Infondo, pensa Peter, è giusto così. Preferisce essere solo, piuttosto che mettere in pericolo chi lo circonda.
Eppure, se qualcuno si ricordasse di lui... se MJ si ricordasse di lui...
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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                                            Capitolo 3
                                     Heart out*
 
 
 
 
 
 
 
 







Si sveglia di soprassalto e cerca di mettersi a sedere, ma qualcosa va storto, e si ritrova per terra.
MJ gli è subito accanto.
<< Ehi, ehi, che succede? Ehi, >> gli prende il volto fra le mani per farsi guardare.
Peter si guarda attorno, stordito, cercando di mettere a fuoco il mondo attorno a sé. Ansima, agitato, poi incontra lo sguardo di MJ e focalizzarsi sul suo volto. Stringe le labbra chinando la testa, mentre le lacrime gli rigano il volto. << May, >> pigola con voce rotta. << May- >>
Un altro incubo.
<< Ssh, >> gli asciuga le guance con dita. Vorrebbe dirgli di stare tranquillo, che va tutto bene, ma non è vero, e lo sanno entrambi. Vorrebbe poter fare qualcosa, ma non sa nemmeno da che parte iniziare.
Peter si raggomitola contro il letto, e lei lo avvolge con una coperta per non fargli prendere freddo.
<< Oggi non è il tuo giorno libero? Davvero vuoi passarlo con me? >>
Lei lo ignora.
Da quanto l’ha rincontrato, ha deciso che non permettere più a Peter di allontanarla, nonostante lui non si sia mostrato entusiasta della cosa. Eppure non l’ha mai cacciata via, nonostante lei arrivi sempre senza essere stata invitata e resti finché vuole.
Certo, le dice spesso di andarsene, di lasciarlo solo, ma poi non può fare a meno di sentirsi felice quando la vede, di sentire il cuore battere rapido, come un uccellino rimasto troppo tempo in gabbia che ora intravede la libertà.
E ogni volta lascia che lei si occupi delle sue ferite.
<< Come va la spalla? >>
<< Meglio. >>
Lei annuisce, poi fra i due cala il silenzio.
È sempre così. Stanno a lungo in silenzio, a disagio, eppure vorrebbero tanto parlarsi. Hanno tanto da dirsi, ma non sanno da dove iniziare, non trovano le parole per farlo.
<< Cosa guardavi?’ >> chiede poi Peter, accennando al pc rimasto aperto sul tavolo, il video in pausa.
<< Eh? Oh, io- >> MJ si schiarisce la gola << un video. >>
<< Un video, >> ripete lui. Bè, quello era piuttosto ovvio, ma se lei non vuole aggiungere altro, va bene.
<< Su-su New Orleans. >>
<< Un video su New Orleans. >> Peter annuisce. Bè, lui ci ha provato a fare conversazione.
<< Sulle sepolture a New Orleans, >> continua MJ, dopo una pausa << le cripte a forno e- >> si interrompe << è un canale interessante, spiega tante cose su- >> la morte. No, argomento sbagliato. Argomento sbagliatissimo da affrontare con Peter. << Vari-vari argomenti. >>**
Fuori è buio, il sole è tramontato da poco, ma la città non rallenta il suo ritmo. Sono solo le cinque del pomeriggio, dopotutto.
<< MJ? >> la chiama Peter.
<< Mh? >>
<< …nulla. Eh- >> scuote la testa << nulla. >>
Lei si guarda attorno. Quel monolocale è davvero piccolo, e piuttosto incasinato.
Non è da Peter.
Non tutto quel casino, almeno.
Bè, non che lei si entrata così tante volte nella sua stanza da essere un’esperta…
<< Sei sicuro di voler restare solo? >>
<< Sto bene così. >>
<< A me non sembra. >>
<< M- >>
<< No. Guardati, >> quasi lo accusa << sei sempre ferito. >>
<< Succedeva anche prima, >> le fa notare lui, con voce stanca.
<< Non così. Ti ho visto, ricordi? Anche quando non sapevo con certezza che Spiderman fossi tu, ti vedevo quando venivi a scuola con un livido nuovo, un taglio in più. Cosa stai facendo, Peter? Così ti farai ammazzare. >>
La voce di MJ suona disperata, e Peter si sente in colpa.
Ignorando le sue ossa doloranti, si solleva e si mette seduto sul letto. A disagio, frustrato, si passa le mani fra i capelli scompigliandoseli energicamente.
<< MJ… MJ, io- >>
<< Sh! >> si alza anche lei, e gli preme una mano sulla bocca << sh, non dire nulla, >> lo ferma con voce stanca. Sospira, poi allontana la mano.
Incerta, gli sfiora le labbra screpolate e graffiate. In piedi fra le sue gambe divaricate, allunga le mani verso il suo volto.
Si guardano in silenzio, perché non c’è nulla da dire, e quello sguardo ha tutta l’intensità, e il peso, di quelle parole a cui non riescono a dare voce.
Peter cede per primo, e si abbandona contro il corpo della ragazza. Gli occhi socchiusi.
MJ ispira con violenza a causa di quel contatto inatteso, ma non si sposta. Resta ferma in attesa di vedere cosa farà Peter, ma lui resta fermo.
Espira lentamente, e posa le mani contro il collo del ragazzo, sfiora piano la pelle calda. Lui inspira, e freme a quel contatto.
Le mani di MJ si fanno più sicure, e scendono a massaggiargli gentilmente le spalle.
È rilassante, confortante. Sente dei piacevoli brividi percorrergli il corpo, e la tensione abbandonare i muscoli.
Le mani affondano fra i suoi capelli, e lui non riesce a trattenere un sospiro di apprezzamento.
Lascia andare la coperta e apre gli occhi realizzando quanto, in tutti quei lunghi mesi, gli fosse mancato il contatto fisico, e stringe impulsivamente la ragazza a sé, in un abbraccio disperato.
May era sempre stata una che amava il contatto fisico, e amava mostrare affetto in quel modo. Abbracci, gentili carezze, baci sulla fronte…
Se solo lui fosse stato più attento, se solo avesse ascoltato Strange, e non si fosse fidato di nessuno. Se solo…
Forse è lui.
L’aveva pensato spesso da bambino, quando i suoi genitori erano scomparsi, e poi quando si era rassegnato al fatto che fossero morti.
Poi era morto suo zio.
E ora May.
Non può perdere anche MJ, non può permettere che lei muoia a causa sua.
<< Devi andartene, >> mormora, allontanandosi di scatto, e spingendo via la ragazza. Vuole suonare intimidatorio, sicuro di sé, invece la sua voce suona solo come il miagolio di un gattino spaurito.
<< Peter? >>
<< Devi andartene. Devi- non dovresti essere qui, >> si passa una mano sul volto << non avrei dovuto- >> si interrompe con un gemito. Quei movimenti bruschi gli hanno ricordato le ferite dell’ultimo scontro. << Vattene, è pericolo… è pericoloso. >>
<< Peter… >>
<< No… la tua vita con me è in pericolo…vai. Vai, ti prego. >>
<< Peter- >>
<< Ti prego. Ti prego, vai via. Vai, >> continua ad agitarsi lui.
<< Peter! >> gli prende una mano per attirare la sua attenzione. << Guardami, >> suona come un ordine, anche se mormora con gentilezza. << Respira, >> continua e, incerta su cosa fare poi, si porta la sua mano al petto. Ha paura, non sa bene ciò che sta facendo, ma ha letto da qualche parte che concentrarsi sul battito cardiaco di una persona può essere utile per calmarsi.
Ha paura, ma cerca di controllare il suo respiro << respira con me, >> continua, osservandolo respirare più lentamente.
 
                                                                              §
 
<< Ehi. >>
Sentire quella voce le fa battere il cuore più forte. Sorride allegra, una gioia che quasi non riesce a contenere, e si volta. << Ehi! >> saluta. << Stavi lavorando fin’ adesso? >>
Natasha sbuffa << parli proprio tu? Lo so che eri in infermeria fino a cinque secondi fa. >>
<< Colpevole, >> ammette Marta.
<< Ero con Wanda, >> risponde poi Natasha. << Sono rimasta con lei finché si è addormentata. >>
<< È successo qualcosa? >> non può fare a meno di chiedere, e di preoccuparsi.
<< Visione è in missione con Cap e Sam , e lei era un po' preoccupata, >> spiega, poi ci pensa un po' su << era molto preoccupata. E ultimamente soffre d’insonnia, >> continua. << E ansia, >> le sembra il caso di aggiungere. << Sai che c’è? Forse è meglio se inizi a tenere ansiolitici a portata di mano. >>
<< O-okay, >> annuisce pensierosa. Forse avrebbe dovuto prendersi qualche giorno di vacanza in più…o forse tornare così presto è stata la scelta giusta. << Sai, io ho studiato infermieristica, ma lavorare qui… >> sospira passandosi una mano sul volto << l’unico umano è Stark. >>
<< Sicura che sia umano? >>
Ridono.
<< Almeno non ti facciamo annoiare. >>
<< No, certo. >> In un sussurro, chiede se ci siano notizie di Peter, mentre attraversano i corridoi fiocamente illuminati dalle luci notturne, dirette verso la cucina.
Natasha le risponde di no, come aveva temuto, ma Stephen Strange è in contatto con la sua fidanzata.
<< Oh, stanno ancora assieme? >>
<< Più o meno… >>                   
In cucina Marta riempie d’acqua un bollitore e lo mette sul fuoco.
Forse è un po' tardi per una tazza di tè, decide poi, prima di prendere una bustina di quello deteinato.
Natasha prende una sedia del tavolo e si siede vicina a lei.
<< Che ti è successo? >> le chiede Marta, senza nemmeno guardarla, mentre aspetta che l’acqua bolla.
Natasha le rivolge uno sguardo interdetto, ma, in effetti, sedersi non è stata una grande mossa se voleva nascondere il dolore alla gamba. << … mi sono fatta male durante un allenamento, >> ammette << ho esagerato. Lo so, lo so, ma… questa pace non durerà, e devo essere pronta. Preferisco sentirmi pronta. >>
Marta la guarda a lungo, poi sospira. Decide di cambiare argomento, e le chiede dove sia Yelena.
Natasha sorride mentre le racconta che è a casa di Melina e Aleksey, assieme a Fanny, e Marta è felice per lei.
Il rumore del bollitore e quello dell’acqua che bolle fanno da sottofondo alla loro conversazione notturna.
Le due donne restano sveglie a parlare ancora un po', pur sapendo di avere delle responsabilità che le attendono il giorno dopo.
<< Come stai? >> si decide a chiederle Marta, la tazza di tè fra le mani.
<< Bene, >> risponde Natasha << te l’ho detto, mi sono allenata- >>
<< Nat, >> la interrompe l’altra, ma non aggiunge altro: Vedova Nera sa bene a cosa si sta riferendo.
<< … i- sto bene, >> risponde Natasha dopo un momento di incertezza << davvero. >>
<< Mh-mh. >> Lei ci ha provato. Non ha intenzione di fare altre domande.
<< Forse- ho solo bisogno di un po' di tempo per abituarmi. >>
Occhio di Falco ha lasciato gli Avengers.
Non è ancora ufficiale, ma lo sarà presto.
Tutti sapevano che sarebbe successo, dopotutto l’uomo non ha mai fatto mistero di voler tornare dalla sua famiglia, godersela in pace, e abbandonare la sua vita da eroe.
<< Sono curiosa di conoscere chi lo sostituirà. >> ***
<< Mh-mh. >>
<< Tu no? >>
<< … ha ventitré anni… >>
<< E? Non è una bambina, Nat, e nessuno la sta costringendo. La conosci, poi. Bè, tutta New York la conosce…non ti fidi del giudizio dell’agente Barton? >>
<< Tu ti fidi? Ti ricordo che stiamo parlando dell’uomo che era stato mandato a uccidermi, eppure… >> indica sé stessa << nello S.H.I.E.L.D. era famoso perché faceva quasi sempre di testa sua. >>
<< Continuo a non capire quale sia il problema. >>
 

















 
 
 
 
 
 
NOTE
*Il titolo è una canzone dei 1975.
**Il video a cui mi riferisco è ‘Oven Crypts of New Orleans’, del canale YouTube ‘Ask a Mortician’. È un canale che parla di …bè, morte, e cultura. È molto interessante, ma alcuni video…diciamo che potrebbero non essere facili da guardare. Quindi, se volete curiosare, fatelo con precauzione <3.
 
*** Mi riferisco a Kate Bishop.
 
Grazie mille a tutte le persone che leggono, a chi recensisce e a chi ha messo la ff fra le seguite :)!!


 
  
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