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Autore: LorasWeasley    04/02/2022    3 recensioni
AU Ambientata nel mondo di PERCY JACKSON
Diverse storie tra long e OS dove i nostri prediletti sono dei semidei e devono far fronte a demoni, profezie e richieste di dèi.
-“La rivolta dei demoni” [long] [sakuatsu con accenni osasuna]
-“Come i nostri genitori” [OS] [iwaoi]
-“Il prediletto di Apollo” [long] [semishira con accenni ushiten]
-“Il torto ad Eros” [long] [kuroken con accenni bokuaka]
-“Moments” [raccolta di OS] [daisuga, tsukkiyama, yakulev, osasuna, tanakiyo, arankita, ushiten, bokuaka, matsuhana, kagehina]
Genere: Avventura, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte 3
Il mattino seguente nessuno parlò di quello che era successo la sera prima.
Atsumu avrebbe voluto scusarsi con Sakusa per aver reagito in quel modo, ma quando l’altro ragazzo fece finta che non fosse successo nulla, immaginò che questo volesse solo dimenticare l’accaduto e quindi si comportò nello stesso modo.
Si svegliarono presto, fecero una veloce colazione e poi Sakusa si concentrò per trovare indizi sottoterra.
Ci mise mezz’ora, ma infine aprì gli occhi e disse serio –Ho trovato una scia.
Fu così che li portò a passo spedito lungo il monte fino ad arrivare a una caverna nascosta dalla vegetazione, ma che il figlio di Ade trovò a colpo sicuro.
Scesero al suo interno e da qui iniziarono a camminare lungo vari cunicoli sotterranei, alcuni abbastanza grandi da poterli percorrere a piedi, altri invece li costringevano ad andare avanti in ginocchio.
Passò il tempo, probabilmente anche diverse ore, ma non sapevano dirlo con certezza poiché privati dalla luce del sole. Perché nessuno di loro portava mai un orologio da polso? Atsumu si appuntò mentalmente di farlo alla prossima missione e sbatté contro la schiena di Sakusa quando questo si bloccò in mezzo alla galleria.
-Che succede?- domandò agitato che qualcosa fosse andata storta, con la paura che il figlio di Ade avesse perso le traccie di suo fratello.
Sakusa si voltò verso destra e con la torcia illuminò un buco con un diametro di circa 40 cm, poi mormorò –Sento che da qui arriveremo subito.
-È troppo piccolo- Kita disse l’ovvio, ma qualcuno doveva pur farlo.
-Non possiamo farlo saltare in aria in qualche modo, vero?- propose Atsumu sapendo già la risposta.
-Sì, se vuoi morire sotterrato da metri di terra.
-A meno che…- il biondo sussurrò mentre la sua mente sapeva già cosa avrebbe dovuto fare –Posso andare io se mi trasformo.
Si sfilò lo zaino ma, prima di riuscire a cambiare il suo aspetto, una mano gli bloccò ferrea il braccio nudo.
Atsumu si girò pronto ad affrontare le lamentele di Kita, ma poté solo strabuzzare gli occhi quando si accorse che non era stato il più grande a bloccarlo, ma Sakusa. Il figlio di Ade era senza guanti perché sarebbero stati solo un’interferenza con il suo potere e per la prima volta si trovarono pelle contro pelle.
Quando anche il corvino si rese conto di quello che aveva fatto, lo lasciò andare di scatto. Non per questo però si trattenne dal dire –non puoi andare da solo, è pericoloso.
Qualcosa di caldo si posò nel suo stomaco, era stranamente felice di quella premura, ma sapeva anche che era una cosa che doveva fare.
-Devo andare, sapete che devo farlo. Lo dice la profezia, altrimenti non arriveremo in tempo… ma farò attenzione. Neanche mi vedranno!
-Se non aspetti noi per ingaggiare battaglia- si intromise a quel punto Kita –non ti piaceranno le conseguenze.
Un brivido di terrore scese lungo la schiena del figlio di Ecate. Le punizioni di Kita erano sempre le peggiori, come quando aveva fatto pulire a lui e Osamu tutti i vestiti dell’intera cabina dei figli di Demetra. Non era stato per niente bello, non quando questi lavoravano ogni giorno ai campi.
-Non lo farò- promise –prenderò Osamu e ci nasconderemo!
Kita sospirò –Perché mi riesce difficile crederti?
Atsumu fece un occhiolino a entrambi, poi si trasformò e sparì dalla loro vista.
Il tunnel che stava percorrendo era probabilmente stato scavato da qualche animale, Atsumu pregò di non incontrarlo e iniziò a correre più veloce. In alcuni tratti era talmente stretto che persino lui faceva fatica a passare, inciampò diverse volte in alcune radici e dovette lottare con l’oscurità perenne.
Non seppe dire quanto tempo era passato quando riuscì finalmente a vedere una luce, accelerò il passo e solo quando fu a pochi metri dall’uscita fece con calma per cercare di capire la situazione.
Solo una volta arrivato allo spiraglio da cui vedeva la luce si accorse che era troppo piccolo, gli toccò quindi iniziare a scavare con i suoi artigli, fermandosi ogni qualvolta sentisse dei rumori troppo vicini. Riuscì ad aprire un buco abbastanza grande per il suo corpo trasformato, si guardò un po' intorno con circospezione e scoprì di trovarsi a terra, proprio nell’angolo tra il pavimento e la parete, Atsumu fu felice di questo perché era raro che la gente (o in quel caso dei demoni) guardassero in basso e quindi potessero scoprirlo. Ma era anche una sfortuna perché considerato troppo piccolo per essere definito un “incrocio”.
Il luogo gli fu subito familiare grazie alla sua visione e con lo sguardo andò immediatamente alla ricerca di suo fratello.
Si trovava ancora dentro la gabbia, l’unica differenza era il suo volto più sciupato. Atsumu immaginò che non gli avessero dato da mangiare, che senso aveva quando avrebbero dovuto sacrificarlo quella notte?
Considerando il suo amore per il cibo, Osamu non se la stava passando troppo bene.
Negli anni di vita al campo mezzosangue, i gemelli avevano iniziato ad allenare la loro magia e a capire fino a che punto potevano spingersi. Erano diventati sempre più potenti e Atsumu sapeva che, se si fosse impegnato, sarebbe riuscito a raggiungere il gemello senza essere visto da altri.
Non diventava invisibile, quello sarebbe stato troppo difficile. Ma riusciva quasi a schermare la sua presenza, a nascondersi e mimetizzarsi con il terreno per passare inosservato.
Ovviamente non avrebbe funzionato se si fosse messo a ballare nel bel mezzo della stanza, ma per avvicinarsi di soppiatto a suo fratello sì.
Osamu si accorse di lui quando era a metà strada, strabuzzò gli occhi sorpreso e Atsumu poteva giurare di aver visto un lampo di tenerezza e gratitudine nel suo sguardo.
Riuscì a raggiungerlo indisturbato e si mise subito nel lato della gabbia con la serratura, si accertò che dietro di lui non ci fosse nessuno che potesse vederlo e tornò umano.
Osamu gli diede le spalle per nascondere la figura del gemello con il suo corpo e per controllare che nessuno gli si avvicinasse, poi mormorò –Sei in ritardo.
Atsumu sbuffò mentre iniziava a muovere la serratura interna con la magia, non era tuttavia un lavoro semplice –Abbiamo avuto dei problemi lungo il percorso.
-Chi altro c’è? Rin?- quell’ultima domanda la chiese con un tono di voce strano, quasi speranzoso, un tono di voce che sfortunatamente Atsumu non aveva il tempo di decifrare in quel momento.
-Cosa avrebbe dovuto fare Sunarin? Distrarre i demoni con i suoi pettegolezzi?
Osamu si voltò solo per lanciargli uno sguardo assassino –Guarda che è molto più forte di te.
-Certo, certo.
Osamu decise di far cadere l’argomento, anche se il biondo sapeva che l’avrebbe riaperto al primo momento disponibile.
-Allora- mormorò dopo qualche secondo –qual è il piano?
Atsumu non rispose.
-‘Tsumu… hai un piano, vero?
-Il mio piano era raggiungerti, poi improvvisare.
-Questo non è un piano. Almeno hai portato del cibo?
-No. Sono sicuro che Kita e Omi avranno ideato un piano, dobbiamo solo aspettare che ci raggiungano.
-Omi?
-Sakusa- si corresse il biondo, poi specificò meglio –il figlio di Ade.
-Sparisco per due giorni e tu fai nuove amicizie? Com’è possibile?
-Vuoi stare zitto per un secondo e apprezzare solo il fatto che sia qui per te?
Osamu, forse per la prima volta nella sua vita, rimase davvero in silenzio alla richiesta del fratello. Quando Atsumu alzò lo sguardo sorpreso, vide il suo profilo e il piccolo accenno di sorriso che aveva in volto.
Un groppo gli salì in gola e si rese conto di quanto gli era mancato. Allungò una mano dentro la gabbia e gli strinse il braccio.
-Dai muoviti- la voce di Osamu era rotta, anche se tutti e due avrebbero ignorato quanto era stato commovente quel breve momento.
-Sono particolari le manette che hai?- domandò ad un certo punto Atsumu, una goccia di sudore gli stava scendendo lungo la fronte per la fatica di mantenere il suo camuffamento e far scattare la serratura.
-Mi impediscono di usare la magia, non so come se li siano riusciti a procurare, ma sono abbastanza intelligenti.
Atsumu sbuffò –Spero non troppo, sarà difficile prendere tempo altrimenti.
-Hanno trovato un oggetto sacro di mamma- continuò a spiegare il gemello –hanno scoperto che se questo viene bagnato del sangue di Ecate loro possono liberarsi dal suo comando. Non avevano modo di prendere ovviamnete il sangue di una dea, quindi hanno pensato che con uno di noi andasse bene. Però dicono che avrebbe funzionato solo durante la luna piena, quindi stavano aspettando. Da come si stanno preparando, immagino che non abbiamo molto tempo.
Atsumu si morse il labbro, si sforzò qualche altro secondo e poi riuscì finalmente a far scattare la serratura.
-Andiamo- l’aprì di scatto e afferrando suo fratello per un braccio iniziò a correre senza una direzione.
Ovviamente si accorsero di loro, era difficile non farlo quando la gabbia che dovevano sorvegliare era vuota, diedero l’allarme e alcuni dei demoni iniziarono a inseguirli.
Atsumu avrebbe potuto combatterli se solo avesse avuto le sue armi con sé, dovette quindi puntare sulla strategia e girandosi verso di loro li spiazzò guardandone uno direttamente negli occhi scuri e urlando –Mamma, aiutaci!
Tutti gli altri si voltarono verso questo povero malcapitato che era giustamente confuso, Atsumu aumentò la dose aggiungendo –Inceneriscili tutti! Avevi promesso che l’avresti fatto dopo che mi avresti fatto entrare!
Uno dei demoni urlò –Ecate ha preso possesso del corpo di uno di noi!
Poi tutti si gettarono sul povero demone che Atsumu aveva preso di mira. Il biondo non si sentì troppo in colpa.
Approfittando della confusione, i gemelli presero una direzione diversa e continuarono a correre. Atsumu vide uno spiraglio di roccia abbastanza alto per coprirli e si fiondò dietro.
-‘Tsumu- chiamò Osamu dopo essersi chinato accanto a lui –c’è un coltello lì a terra, se riesci a prenderlo potresti usarlo per provare a scassinare le mie manette.
Atsumu quindi si trasformò in volpe e corse fuori dal nascondiglio per afferrarlo con la bocca, tornato indietro iniziò il suo lavoro.
-Per Zeus- imprecò dopo qualche minuto –nei film lo fanno sembrare sempre così facile.
-Un figlio di Ermes l’avrebbe già fatto.
-Non so se hai notato, ma non siamo figli di Ermes.
-Neanche Rin, ma di sicuro l’avrebbe fatto prima di te.
Atsumu sapeva che sarebbe stato perseguitato per sempre da quella cosa. Era forse idiota? Non avrebbe dovuto mai insultare Sunarin davanti al suo vendicativo fratello.
La loro conversazione fu troncata quando si accorsere che il rumore della battaglia si fece più forte: non si stavano solo uccidendo tra di loro, qualcun altro era arrivato.
Atsumu si affrettò nel suo lavoro finché non venne afferrato con violenza da dietro e alzato a diversi centimetri da terra.
-Ecco dove vi nascondevate stupidi scarafaggi- urlò uno dei demoni.
Atsumu sentì Osamu urlare il suo nome, ma la sua unica preoccupazione in quel momento era respirare, cosa che gli stava venendo davvero difficile.
Si divincolò e iniziò a boccheggiare, in lontananza sentì la voce di Sakusa dire freddo –Non toccarlo!
Poi la presa si allentò fino a sparire del tutto mentre crollava a terra, del demone che l’aveva afferrato rimanevano solo le sue ossa. Non era difficile capire chi era stato a ridurlo in quel modo con un semplice tocco.
Atsumu tossì e prese grandi boccate d’aria, poi alzò lo sguardo lacrimoso sul corvino e gli sorrise –Grazie Omi.
Sakusa arrossì a quel soprannome, ma non disse nulla.
I loro sguardi rimasero incatenati fino a quando Osamu non si schiarì la gola e alzò i suoi polsi –Potete continuare dopo? Io aspetto ancora che qualcuno mi tolga questi.
Sakusa prese da terra il coltello che fino a poco prima stava usando Atsumu e lo mise a colpo sicuro nella serratura, due secondi dopo le manette si aprirono e caddero a terra.
Osamu lanciò uno sguardo ad Atsumu che voleva solo dire “Davvero tu non ci riuscivi!?”
Atsumu mise il broncio –Era stato allentato da me!
-Certo- risposero in coro gli altri due, poi si trovarono nuovamente nel bel mezzo della battaglia e non ci fu più bisogno di parlare.
Non era una guerra che potevano vincere, non contro tutti quei demoni, quindi attuarono l’unico piano disponibile: la ritirata.
Dovettero comunque combattere molto mentre li tenevano lontani e tornavano arrancando in superfice. Le varie battaglie, inoltre, stavano anche facendo crollare diverse parti e, per quanto da un lato potesse essere una cosa positiva, non volevano di certo morire in quel modo.
-Ci siamo!- annunciò a un certo punto Sakusa –gli ultimi metri e saremo in superficie.
Era notte, quindi non c’era alcuna luce a indicargli dove fosse il foro dal quale avevano iniziato la loro discesa, ma fortunatamente Sakusa serviva anche a questo.
Kita lanciò gli ultimi semi rimasti dietro di lui, dell’edera rampicante iniziò a fare una parete e a impedire che i demoni li seguissero, ovviamente questi non si davano per vinti e iniziarono a strappare le piante. Kita fu quindi il primo a tornare in superficie e da lì usare tutto il suo potere per tenere a bada i mostri.
Sakusa fu il secondo a salire e quando Atsumu si preparò a saltare, la terra sotto ai suoi piedi crollò e cadde per circa un metro.
A quel punto l’uscita era troppo alta perché facesse da solo, ma se uno degli altri due avesse allungato la mano, avrebbero potuto farcela.
Kita era troppo impegnato con il mantenere sempre vive le sue piante per farlo. Sakusa e Atsumu se ne resero conto quasi nello stesso momento e il corvino strabuzzò gli occhi agitato quando capì cosa avrebbe dovuto farlo.
Atsumu fissò serio suo fratello e gli disse –Trasformati.
Osamu obbedì e, una volta volpe, Atsumu lo prese in braccio e questo si sistemò nel retro del suo collo per lasciargli le braccia libere.
A quel punto il biondo alzò lo sguardo verso Kiyoomi e gli porse la mano, un sorriso dolce in volto mentre gli diceva –Mi fido di te, Omi. Puoi toccarmi, non mi farai del male.
Atsumu non avrebbe mai saputo se erano state le sue parole o la situazione disperata, ma Sakusa allungò la sue mani prive di guanti e fece lasciare ad Atsumu da quel buco.
Con un ultimo sforzo, infine, il figlio di Ade fece crollare tutta la terra seppellendo i demoni. Sapevano tutti che questo non sarebbe servito a ucciderli, ma potevano prendere tempo.
Tutti e quattro, completamente stremati, si sdraiarono sull’erba per riprendere fiato, non avevano neanche la forza di parlare, solo di respirare affannosamente.
Atsumu sentiva la mano, dove aveva avuto il contatto con Kiyoomi, ancora bruciare. Sorrise e si voltò a cercare il suo sguardo facendogli capire “Visto? Sono qui e sono vivo, sei stato così bravo.”
Sakusa arrossì a quello sguardo e girò la testa dall’altro lato.
Atsumu rise e fece lo stesso. Fissando il cielo seguì una nuvola che veniva spostata dal vento mostrando la brilantezza della luna piena, una luce così potente dopo aver camminato così tanto al buio nel sottosuolo che per un attimo fu accecato.
La luce però divenne sempre più forte e Atsumu ingoiò saliva a vuoto mentre chiamava con urgenza il suo gemello che era tornato umano.
-‘Samu… la vedi anche tu?
-Sì.
La luce della luna si trasformò nel corpo di una donna che si faceva sempre più vicina, la riconobbero all’istante ed entrambi allungarono una mano verso di lei, ma era solo una figura di luce e non riuscirono a toccare nulla.
-I miei bambini- disse Ecate con orgoglio –siete stati così bravi. Adesso ci penso io, voi potete riposare.
Sparì e Atsumu non si preoccupò più dei demoni nel sottosuolo, perché la loro mamma era arrivata per riportare l’ordine.
-È finita- si permise di sussurrare a quel punto.
-Dobbiamo ancora tornare al campo- gli fece presente Kita.
Il biondo rise –Prima però si dorme.
E nessuno, per una volta, ebbe nulla da ridire.
Quella notte dormì rannicchiato contro il fianco di Osamu, solo quello bastava per fargli dire che sarebbe andato tutto bene.
 
-
 
La sera successiva, al campo stavano festeggiando come ogni volta che i semidei tornavano vittoriosi da una missione. Erano tutti intorno al falò e Atsumu aveva preso parola raccontando in modo eroico le sue gesta dei giorni precedenti.
Più Sakusa lo ascoltava e più non poteva fare a meno di alzare gli occhi al cielo e di sorridere al tempo stesso.
-Ricordi anche tu una versione diversa, o sono solo io?- gli domandò Kita raggiungendolo e sedendosi al suo fianco, mantendendo comunque una certa distanza di rispetto nei suoi confronti.
Kiyoomi sbuffò –Non sei solo tu, ha proprio una faccia di bronzo mentre inventa cazzate.
Kita sorrise –Ti abituerai, sai quante cose inventa su Osamu?
-Immagino che non cambieranno mai.
-È proprio questo il bello.
Tornarono ad ascoltare ancora il racconto di Atsumu, fino a quando questo non arrivò alla battaglia finale e Osamu si intromise affermando ad alta voce che era sicuro non fosse andato in quel modo.
-Tu stai zitto!- lo rimproverò Atsumu –Non hai il diritto di parlare visto che non mi hai detto che stavi con Sunarin!
Sakusa tornò al ricordo di quel pomeriggio quando erano rientrati. Il primo a correre verso di loro era stato Suna Rintaro, aveva gli occhi lucidi mentre urlava il nome di Osamu, gli si gettava tra le braccia e lo baciava come se non ci fosse un domani. Atsumu era rimasto talmente scioccato da quella scena che Kita dovette intervenire e scuoterlo per farlo riprendere a camminare.
-Tutto il campo lo sapeva!- stava intanto rispondendo a tono Osamu –se sei troppo stupido per accorgertene non è colpa mia!
Fu così che iniziarono nuovamente a litigare e non erano passate neanche ventiquattrore da quando lo avevano salvato.
Kiyoomi fu distratto da quel siparietto da Kita che diceva tranquillo –Quindi, ti piace Atsumu.
Il corvino sussultò e la sua faccia divenne rossa, come poteva dire una cosa talmente grande in modo così pacato? E, soprattutto, cosa avrebbe dovuto rispondere?
-So che è così- rispose per lui il figlio di Demetra –è stato terribilmente evidente in questi giorni. Volevo solo dirti che Atsumu ne ha passate davvero tante nella sua vita, ha sofferto tanto e anche se cerca sempre di nasconderlo con l’ironia, è molto sensibile.
-Perché mi dici questo? Mi stai chiedendo di farmi da parte, in modo da non farlo soffrire a mia volta?
Sakusa sapeva che aveva senso come richiesta, era la più logica ed era quello che avrebbe fatto.
-Al contrario- rispose però Kita –ti sto chiedendo di dierglielo. Ne ha passate tante, merita di sapere che la sua cotta è ricambiata.
Cosa? In che senso? Che vuol dire che la sua cotta è ricambiata? Non posso piacere ad Atsumu, giusto? È impossibile!
Il suo cervello andò in cortocircuito e sperò di non avere un’espressione da idiota in volto.
Come se non bastasse, Atsumu decise che quello era il momento perfetto per raggiungerli e palesare la sua presenza dicendo –Di che parlate?
Sakusa sussultò nuovamente mentre Kita spostò il suo sguardo stoico sul nuovo arrivato –Nulla di che, Sakusa deve dirti qualcosa.
A quel punto si alzò e li lasciò da soli.
-Oh- gli occhi di Atsumu si illuminarono e si sedette nel posto lasciato libero dal ragazzo più grande –che devi dirmi?
Sakusa voleva che il terreno sotto i suoi piedi si aprisse per sprofondarvi dentro, dopo qualche istante da quel pensiero si rese conto che poteva davvero farlo, ma non sarebbe stata decisamente bella un’uscita di scena del genere, non di sicuro degna di un figlio di Ade potente come lui, quindi decise infine che avrebbe detto la verità e accettato le conseguenze.
-Mi piaci.
Atsumu strabuzzò gli occhi e le sue guance si fecero rosee, Kiyoomi pensò che fosse talmente bello da dover essere illegale.
Infine sorrise timido e abbassando lo sguardo rispose –Anche tu mi piaci. Sono felice che siamo amici.
Il corvino sbatté le palpebre, confuso, e si rese conto di essere stato frainteso, quindi sospirò e annunciò –Mi piaci come più di un amico.
Vide, secondo dopo secondo, il cambiamento sul volto del biondo. La sua faccia che si faceva sempre più rossa, i suoi occhi che diventavano lucidi e le sue labbra che tremavano mentre chiedeva –davvero?
-Davvero- rispose sincero e quella fu la parola che fece sgorgare le lacrime dai suoi occhi.
Sakusa si preoccupò e Atsumu si affrettò a dire –Scusami, sono solo felice.
Asciugò le uniche due lacrime che erano scese lungo la guancia e poi, sempre con un sorriso enorme in volto, annunciò –Quindi posso prenderti la mano?
Sakusa si irrigidì e il suo respiro accellerò, ma non ritirò la sua mano priva di guanto da dove era poggiata sulla propria gamba e Atsumu la prese come una risposta affermativa.
Gli si avvicinò piano e con circospezione, come si fa con gli animali selvatici per non spaventarli e, dopo un tempo che parve infinito, sfiorò le dita di Sakusa con le proprie.
Passaono i minuti dove, con tutta la pazienza che possedeva, Atsumu passò dal sfiorargli le dita al resto della mano, finendo per stringerlo in una presa leggera.
Kiyoomi stava tremando e ne era consapevole, ma non aveva provato neanche una volta a tirarsi indietro e quello doveva pur essere un enorme progresso, giusto?
-Non mi farai del male- sussurrò Atsumu accarezzandogli il dorso della mano con il pollice.
-Non puoi esserne sicuro.
-Sì invece- rispose questo senza alcun tipo di tentennamento –ne sono sicuro come sono sicuro che non dimenticherò di respirare in piena notte. Ho fiducia in te, so che non mi farai del male. L’ho saputo dal primo momento che mi hai preso tra le braccia nella versione da volpe.
Sakusa arrossì a quel ricordo e il biondo approfittò di quel momento di distrazione per spingersi in avanti e beccargli la bocca con la propria in un bacio talmente veloce da non potersi definire neanche tale.
Era comunque molto di più di quello che Kiyoomi avesse mai avuto nei suoi sedici anni, quindi si tirò indietro di scatto con gli occhi spalancati. Le loro mani erano ancora unite.
Atsumu rise nel suo modo adorabile, poi disse –dovremmo lavorare molto su questo, spero che non ti dispiaccia.

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Vi è piaciuta questa prima storia di tre parti? Io mi sono tanto divertita a idearla e scriverla quindi spero di sì!
Grazie per aver letto fin qui e non perdete l'aggiornamento della prossima settimana con la Iwaoi!
A presto e grazie!
Deh <3
  
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