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Autore: runami_ lu99    04/02/2022    3 recensioni
STORIA AD OC (ISCRIZIONI CHIUSE)
Fiore è nel caos da 500 anni, un perfido sovrano con un oscuro segreto mantiene il controllo su di esso con la violenza e la sottomissione, ma un gruppo di maghi riuniti dal destino riuscirà a riportare il regno alla bellezza di un tempo?
[Dal prologo]
"Se tu che stai leggendo queste righe, credi che il bene trionfi sempre sul male, ti conviene cambiare storia, perché questa non è una favola e quindi non esiste un lieto fine"
[Dal 34° capitolo]
"Il fischio dell'arma che fendeva l'aria vibrò nelle orecchie di 78 facendogli venire i brividi, e per un attimo quel sibilo gli sembrò come parole sussurrate provenienti da un'oscura creatura che di terreno non aveva nulla. Il medico abbassò lo sguardo soffermandosi sulla lama e, come a volersi beffare di lui, questa emise un tenue e lontano bagliore rossastro al di sotto dello strato di bende, proprio un attimo prima che il corpo del nemico venisse nettamente tranciato a metà."
[Dal 35° capitolo]
"I colori caldi del tramonto che prima brillavano in tutta fierezza, parvero spegnersi di colpo quando vennero in contrasto con le sue iridi gelide come il ghiaccio."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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TRENTAQUATTRESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: CONTO ALLA ROVESCIA







–... Ho perso– singhiozzò Casper, subito dopo il suo viso si contorse per il dolore, Alexis si allarmò e tentò di fare qualcosa per rimediare.
–Calmati Casper non ti agitare, ora ti portiamo fuori di qui, ragazzi aiutatemi– Alex si fece dare una mano dai suoi compagni che cercando di usare la massima delicatezza lo adagiarono su di un lettino poco più avanti, in seguito si diressero verso l'uscita. Milah si affiancò al compagno ferito vedendolo particolarmente silenzioso.
–Com'è successo?– gli chiese seria, Casper guardò verso il basso sentendosi particolarmente frustrato.
–Non lo so, ma quella tipa era troppo forte, Heartz, il suo potere andava oltre ogni immaginazione, mi ha fatto fuori con la sua bomba sonora, io ho provato a fermarla, credevo di poterci riuscire e invece...– il suo tono di voce era un misto tra il triste e lo sconsolato, in quell'istante i suoi compagni sobbalzarono e si guardarono con occhi pieni di stupore.
–Allora è stata lei la causa di tutto questo casino– commentò Priscilla, solo allora Casper si guardò attorno notando la devastazione che aveva creato la sua nemica con l'ultimo attacco.
–Qualcosa non quadra però– intervenne Milah pensierosa, Alèk si voltò con espressione stranita.
–Cosa intendi?– domandò.
–Se è stata questa Heartz a causare tutto questo vuol dire che non faceva parte del gruppo di medici di questo ospedale, altrimenti avrebbe contenuto i danni e soprattutto avrebbe evitato di coinvolgere anche i suoi alleati in quell'attacco sonoro– spiegò, anche Alexis si trovò d'accordo con lei.
–Se non sta con noi e nemmeno con loro, con chi stava?– chiese Priscilla confusa, Alèk si fece avanti interrompendo il discorso.
–Poco importa, l'importante ora è rimettere in sesto questo piccoletto– intervenne posando una mano sulla testa del Devil Slayer. Questo con gli occhi lucidi guardò il compagno sorridergli e non poté fare altro che farlo a sua volta.
–Abbi rispetto giovanotto ho il quadruplo dei tuoi anni– ribatté scherzosamente per poi fare una smorfia di dolore. Alexis sorrise teneramente nel vedere suo fratello così legato ad un loro compagno, poi alzò gli occhi riuscendo ad intravedere le scale in lontananza.
–Ci siamo ragazzi è l'uscita!– esclamò imboccando la porta per poi cominciare a salire. Priscilla spostò gli occhi sulla parete alla sua sinistra che con il riflesso del sole proiettava le ombre di ciò che c'era più avanti vedendo qualcuno avvicinarsi a loro.
–Ragazzi attenti!– esclamò bloccandosi sul posto insieme ai suoi compagni, mentre i soggetti che stavano percorrendo le scale nel senso opposto continuarono il percorso fino a trovarsi davanti i maghi. Ci fu un sospiro di sollievo generale, avevano pensato al peggio, ma fortunatamente erano solo alleati.
–Demetra, Noite, mi avete fatto prendere un colpo– disse Alexis portandosi una mano al petto come a simulare un infarto. La ragazza dai capelli rossi era completamente appoggiata al God Slayer che la sosteneva grazie ad un braccio passato dietro al suo collo.
–Ragazzi come state?– domandò Demetra, i suoi occhi fecero uno scan immediato delle condizioni dei compagni per controllare che fossero ancora tutti interi, poi guardò Casper.
–Riesci a muoverti?– gli chiese seria.
–No ma sento male ovunque quando cerco di alzarmi– rispose Cremisis. Demetra fece una smorfia poco convinta e aggrottò le sopracciglia.
–Non mi piace ti devo controllare– disse semplicemente, poi guardò il resto dei compagni.
–Dove sono gli altri?– chiese.
–Sono ancora qua sotto, sia Velvet che Nicolash che Tyson, dobbiamo spiegarvi un sacco di cose ma prima dobbiamo portare Casper fuori di qui– rispose Alexis che senza perdere tempo riprese la sua corsa riuscendo finalmente ad arrivare alla fine del lungo tunnel e ad uscire da quel laboratorio.


 
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Tyson guardò in silenzio l'avversario che si parava di fronte a lui e portò gli arti superiori davanti al viso incrociando gli avambracci, poco prima che 78 lo raggiungesse e gli piazzasse un gancio ricoperto da una sostanza color argento.
–Che cos'è questo schifo?– si chiese il ragazzo arretrando di qualche metro.
–Platino mio caro, è il mio meraviglioso potere– rispose il medico continuando ad attaccarlo. Tyson respinse un nuovo pugno facendo arretrare il suo avversario e in seguito usando la sua falce lo colpì dritto allo stomaco lasciandogli un solco profondo che però non sanguinò, ma emise uno strano liquido argentato per poi ricompattarsi e risanare la ferita appena inflitta, il ragazzo sbarrò gli occhi non capendo e il nemico approfittando del suo momento di confusione lo spedì con una colonna di platino nello stomaco contro le vasche già disintegrate. Alcuni pezzi di vetro gli si conficcarono nella schiena facendolo sanguinare, si risollevò mettendosi seduto e studiò il suo nemico guardandolo con occhi socchiusi.
–Cosa diavolo sei?– gli chiese pulendosi dal rivolo di sangue che gli colava dalla bocca. 78 rise allargando le braccia con fare di superiorità.
–Sono un semplicissimo umano, ma il mio corpo è fatto di platino, qualunque attacco tu utilizzerai non avrà alcun effetto su di me– rispose orgoglioso delle sue parole, Tyson però non capì, quando poco prima lo aveva colpito con un pugno il suo naso aveva sanguinato, che la testa fosse l'unico punto debole? No, doveva esserci sotto qualcos'altro e prima o poi lo avrebbe scoperto.
–Ah si vediamo se ciò che dici è vero– ribatté scattando nella sua direzione, la sua falce venne portata in avanti all'altezza del suo collo per poi reciderlo di netto, la testa del nemico saltò via, ma non toccò mai terra.
–Ma che cosa...– pensò ad alta voce il ragazzo vedendo una striscia di platino collegare la parte mozzata con il resto del corpo tenendola sospesa, per poi richiamarla e tornare un'unica cosa.
–Ti basta come prova?– domandò il suo avversario sollevando un sopracciglio e accennando un sorriso sghembo in segno di superiorità. Tyson fece una faccia a dir poco schifata.
–Mi fai un pò ribrezzo– commentò. Il sorriso soddisfatto del medico si trasformò in uno innervosito in una frazione di secondo.
–Che hai detto?– più che una domanda il suo tono di voce l'aveva fatto sembrare una minaccia e in seguito il nemico si fece sotto arrivando davanti a Tyson per poi assestargli tre potenti calci nello stomaco, nuovamente il ragazzo prese il volo allontanandosi sempre di più dalla porta in cui erano entrate Velvet, Tecla e Sapphire. Tyson sentì un dolore lancinante al costato destro tanto che faticò per fare resistenza e rallentare la sua corsa.
–Come ti permetti moccioso– il medico sembrava sempre più infuriato, ma tutto ciò andò a favore suo, più si allontanavano dalle ragazze più loro avrebbero potuto fare i loro comodi senza intralci e quello era uno dei suoi obbiettivi. Tyson si camuffò scomparendo nel nulla per riprendere un pò di fiato.
–Dove ti sei cacciato?– gridò il medico guardandosi attorno, il ragazzo si spostò accanto a lui e caricò la sua falce all'indietro, il nemico sentendo lo spostamento d'aria fece appena in tempo a scansarsi, ma la sua mano venne mozzata cadendo a terra, ancora un volta non una goccia di sangue fuoriuscì dalla ferita, così la rabbia cominciò a salire sempre di più in Tyson. Nuovamente lo attaccò con più fendenti che gli ricoprirono tutto il corpo e proprio come prima 78 si rimise a nuovo con la sua magia. Il mago dell'occulto digrignò i denti: doveva pur esserci un modo per ferirlo. Non si diede per vinto continuando ad attaccare senza sosta, ma ogni volta che un colpo andava a buon fine non aveva mai l'effetto sperato e l'avversario in risposta lo riempiva di colpi. Dopo pochi minuti il ragazzo si ritrovò esausto e coperto di sangue e lividi in tutto il corpo, mentre il suo opposto pareva fresco come una rosa.
–Sai perché si chiama Karetao Lab?– domandò a bruciapelo, Tyson lo guardò da sotto le sopracciglia andandogli in contro: non voleva sentire una sola parola uscire dalla sua bocca, voleva solo tappargliela a furia di cazzotti.
–Chiudi quella fogna e combatti!– ordinò sferrando un fendente orizzontale, la lama tagliò l'aria emettendo un fischio acuto, mentre 78 con un balzo aveva schivato l'attacco e ora si trovava alle spalle del ragazzo. Tyson non esitò e si voltò nuovamente impugnando la sua falce a due mani imprimendole ancora più forza e velocità in una serie di potenti attacchi a ripetizione.
–Scommetto che ti avranno raccontato la classica storia di Tecla e dei suoi spettacolini– disse tra una schivata e l'altra, poi si avvicinò bloccandogli i polsi con il suo platino in modo da poter guardare in viso il ragazzo.
–Ma quella è solo una copertura– gli sussurrò all'orecchio mentre sogghignava alquanto divertito. Tyson lo respinse con una spallata e sfruttò il movimento per darsi lo slancio e far ruotare la sua falce verso l'alto liberandosi dalla prigionia nel tentativo di colpirlo. Tentativo che non andò a buon fine. 78 si allontanò con diversi balzi mantenendo le mani unite dietro la schiena.
–La verità è ben diversa, questo laboratorio utilizza i maghi come fonte di energia e guadagno, o per meglio dire, utilizza la magia stessa. Lo hai visto anche tu, nel momento in cui un corpo viene totalmente privato di etere diventa come un involucro vuoto. Niente emozioni, niente movimenti, il corpo rimane in salute, ma il cervello smette di mandare comandi, ognuno di loro riesce a sentire, a vedere, il senso del tatto e del gusto funzionano, ma tutto il resto no. Ogni persona che passa per questi macchinari si trasforma diventando al pari di una bambola...– lasciò la frase in sospeso vedendo l'espressione di Tyson che virò allo sconcertato.
–... O di una marionetta– concluse il ragazzo realizzando solo allora. 78 scoppiò a ridere.
–Non è fantastico il vero significato del nome "Karetao Lab"!? In sostanza questo è un ospedale che produce bambole! Un laboratorio di marionette!– la sua risata si fece sempre più acuta, gracchiante e agghiacciante tanto che a Tyson gli si accapponò la pelle. Tutto ciò che stavano facendo era a dir poco orribile: scienza o non scienza quei pazzi non potevano permettersi di decidere per persone innocenti, soprattutto perché erano medici. Nel ragazzo crebbe un impeto di rabbia improvviso, una sensazione di furia pura gli salì direttamente dallo stomaco e in un attimo si espanse in ogni muscolo del suo corpo pompandolo di sangue, con la conseguenza di un immediato ingrossamento della sua stazza. 78 non si accorse nemmeno della velocità con la quale venne raggiunto dal ragazzo che ora si trovava a pochi centimetri da lui. Abbassò la vista all'ultimo, giusto in tempo per vederlo lì all'altezza del petto con la falce caricata all'indietro e lo sguardo bicromatico ancorato ai suoi occhi. Quelle iridi così diverse lo penetrarono fin negli antri più profondi della sua anima e nonostante cercasse di guardare altrove, qualcosa dentro di lui glielo impediva, proprio come se quelle sfere brillanti lo avessero incatenato in una pericolosa e fatale gabbia di morte. Una cella gelida e bollente al tempo stesso, che annunciava insieme disperazione e paura, sentimenti ai quali 78 non poté che lasciarsi andare, facendosi travolgere in pieno dalla loro forza e in contemporanea dalla potenza dell'attacco. La falce non incontrò alcuna resistenza quando la lama si posò sul suo fianco, procedendo nella sua corsa con una tale facilità da far sembrare quasi di aver colpito il nulla. Il fischio dell'arma che fendeva l'aria vibrò nelle orecchie di 78 facendogli venire i brividi, e per un attimo quel sibilo gli sembrò come parole sussurrate provenienti da un'oscura creatura che di terreno non aveva nulla. Il medico abbassò lo sguardo soffermandosi sulla lama e, come a volersi beffare di lui, questa emise un tenue e lontano bagliore rossastro al di sotto dello strato di bende, proprio un attimo prima che il corpo del nemico venisse nettamente tranciato a metà. La parte superiore cadde in modo scomposto a terra mentre quella inferiore ancora rimaneva in equilibrio ma in modo barcollante. Il busto di 78 si voltò, ancora in vita, con un espressione a dir poco terrorizzata in volto e completamente paralizzato, sudore freddo grondava dalla sua fronte, mentre lo sguardo tremante cercava la figura di Tyson il quale non avendo notato per niente il suo stato, si stava chiedendo per quale motivo non si fosse ancora ricomposto come aveva fatto poco prima.
–Alzati– gli ordinò autoritario con voce roca, ma lui non obbedì, anzi con le braccia provò ad allontanarsi da lui trascinandosi sul pavimento, e questo a Tyson pareva ancora più strano. Gli sbarrò la strada mettendosi sulla sua direzione in modo che dovesse per forza guardarlo negli occhi e così fu.
–Che diavolo ti prende?– domandò estremamente confuso, 78 nuovamente fissò il suo sguardo ma questa volta non provò alcuna sensazione e allargò la bocca in un sorriso al limite dell'umano.
–Ti stai risvegliando... Lentamente ma finalmente sta succedendo– dopo queste parole riuscì a riprendere il controllo di sé e si riunì subito dopo con la sua parte inferiore, in un ammasso di platino che riassunse piano piano la forma umana.
–Risvegliando?– chiese il ragazzo, se prima era confuso ora era completamente stranito dalle sue parole.
–Precisamente, sei speciale e in fondo anche tu sai di esserlo– continuò il medico sorridendo. Knightbuster era sempre più disorientato, anche se dopo ciò che era successo ad Orchidea qualche domanda aveva cominciato a farsela.
–Tutti coloro che entrano in queste vasche poi escono in uno stato pietoso...– si fece improvvisamente serio il medico e in seguito cominciò a camminare lentamente e in cerchio intorno al ragazzo studiando ogni centimetro del suo corpo. Lui non gli tolse gli occhi di dosso continuando a tenere la guardia alta per prevenire un possibile ed eventuale attacco a sorpresa da parte sua.
–... Tutti tranne te– concluse. Tyson lo fissò assottigliando gli occhi non capendo se il suo era un modo per destabilizzarlo o se stesse dicendo sul serio.
–Non sono mai entrato in quelle vasche che diavolo stai dicendo? E cos'è questa storia del risveglio, rispondimi– esclamò.
–Caro il mio Tramonto Fantasma, tu hai passato tre anni della tua vita chiuso in questo laboratorio– quelle parole trafissero Tyson come una lancia in pieno petto, mentre subito dopo alcuni ricordi frammentati cominciarono a farsi largo nella sua mente come lo scorrere di pagine di un libro aperto, sempre più veloci e confuse: un dottore, un ago, una maschera per l'ossigeno, bolle e infine una donna dagli occhi di fuoco. Tyson si inginocchiò a terra tenendosi la fronte con una mano, un espressione di dolore dipinta in volto. Stringeva i denti tanto che questi scricchiolarono tra di essi continuando a tenere gli occhi chiusi, rivedendo mille e mille volte le stesse immagini confuse passargli nella mente. La testa sembrava volesse esplodergli da un momento all'altro, era come se qualcuno gliela stesse gonfiando a tal punto che prima o poi non avrebbe più retto alla pressione.
–Che succede, ti è tornato in mente qualcosa?– chiese l'avversario ironicamente prendendosi gioco di lui. Il ragazzo non lo sentiva nemmeno parlare perché altre voci avevano cominciato a rimbombargli nelle orecchie.

–Corri, non voltarti!–

Non capiva quei suoni né tanto meno quelle immagini, per lui erano solamente pezzi sconnessi di un puzzle confusionario. Chi erano quelle persone? E perché continuavano a parlare e ad urlare parole di cui non comprendeva il significato? Era tutto talmente confuso che la testa cominciò a girargli all'impazzata e le orecchie a fischiare. Guardò con un occhio semichiuso il suo avversario mentre assisteva alla scena con espressione divertita e tentò di alzarsi senza alcun successo, le gambe tremarono non riuscendo a sostenere il peso del loro stesso corpo per poi cedere e inginocchiarsi sul pavimento.
–Maledizione– imprecò sottovoce. 78 gli si avvicinò tenendo le mani unite dietro la schiena e lo guardò dall'alto in basso con fare di superiorità per poi abbattere sulla sua faccia un calcio ben piazzato che lo fece cadere rovinosamente a terra. La bocca era piena di sangue e il naso grondava anch'esso, il medico non si accorse che quel colpo fece tornare in sé il mago dell'occulto, che però decise di rimanere accasciato al suolo.
–Dal giorno in cui sei scomparso non abbiamo fatto altro che cercarti, ma ora sei qui e tu non capisci l'impatto che questo può avere sulla scienza, grazie a te potremo sviluppare nuove tecnologie e progredire verso un'era di grandi successi– disse il nemico con orgoglio nella voce. Il ragazzo non disse niente, anzi si concentrò su tutt'altro: la curiosità lo stava uccidendo, avrebbe voluto fargli una miriade di domande, ma era ben consapevole che mettersi a chiacchierare in quella situazione non era per niente vantaggioso, per questo 78 aveva cominciato a parlare. Tyson arrivò alla conclusione che stesse cercando di guadagnare tempo per concludere qualcosa a cui non era chiaro nemmeno a lui, ma che non avrebbe avuto successo, non ora che lo aveva scoperto. Respirò profondamente prima di far forza sulle braccia per rimettersi in piedi, non sapeva cosa aveva in mente e non voleva certo fermarsi per chiederlo, sapeva soltanto che era arrivato il momento di passare al contrattacco.
–Ogni tipo di magia ha un proprio colore di riferimento, e viene mostrato nel liquido CEM, c'è chi ce l'ha azzurra, chi rossa e chi gialla, la tua invece non aveva nessun tipo di colorazione, sebbene il liquido fosse pregno di etere non virava mai rimanendo perennemente trasparente. Ora ho capito che è proprio a causa del tuo potere, una specie di incantesimo che ha alla base l'occultamento, in poche parole la natura della tua magia si rispecchiava perfettamente nella rappresentazione del suo stesso colore– 78 cominciò a girare attorno al mago di nuovo pronto per sistemarlo come aveva fatto poco prima, il quale non aveva la minima idea di farsi prendere a calci un'altra volta. Tyson scomparve nel nulla sotto gli occhi del nemico il quale smise di parlare troppo impegnato a guardarsi attorno.
–Che c'è non vuoi ascoltare ciò che ho da dirti?– esclamò all'aria, la sua voce rimbombò sulle pareti per poi tornare indietro creando un effetto eco sempre più flebile. Un brivido percorse il medico da capo a piedi e si ritrovò immobilizzato nel bel mezzo del corridoio mentre la presenza di Tyson accanto a lui lo schiacciava con la potenza di un macigno. Come negli incubi più orrendi il ragazzo riapparve con la falce completamente estesa all'indietro.
–L'unica cosa che voglio ascoltare è il suono della tua testa che rotola sul pavimento– sussurrò queste parole come se fossero un requiem di morte: la sua. 78 non fece in tempo a scansarsi e la falce di Tyson lo tagliò una, due, tre, quattro volte in tutto, questa volta però dal suo corpo non uscì platino, bensì sangue che gli percorse il corpo come fiumi dalla corrente impazzita per poi sfociare in un mare rosso cremisi. Il medico si accasciò al suolo gemendo per il dolore e tentò inutilmente di fermare l'emorragia con l'aiuto delle mani.
–Non mi sembra questo il modo di ringraziare chi vuole solo dirti la verità– disse tra un respiro affannato e l'altro.
–Smettila lo so che stai solo cercando di guadagnare tempo e la prova che non ci sei riuscito è proprio il fatto che adesso stai sanguinando– rispose sollevando la falce per indicarlo con la punta. 78 digrignò i denti: quel ragazzo era troppo sveglio. Si rimise in piedi con qualche difficoltà poco prima che Tyson ritornasse nuovamente alla carica. Il nemico non si fece attendere e prontamente balzò prima a destra e poi a sinistra schivando i suoi fendenti.
–Mentre ora perché schivi invece di lasciati colpire e ritrasformarti in una massa di platino come prima?– domandò anche se la risposta già la sapeva, o meglio l'aveva intuita durante il combattimento.
–Perché hai bisogno di riprendere il controllo su tutto il platino che ci circonda, è così che funziona la tua magia, non puoi diventare di platino se non lo attiri verso di te fondendolo con il tuo corpo, non è vero?– dopo quelle parole 78 rise essendo state scoperte le sue intenzioni, ma non si fece scoraggiare.
–È vero, hai ragione, ho bisogno di avere tutto sotto il mio controllo, vedi è proprio questo il mio punto forte, oltre ad essere un brillante scienziato sono anche un abile mago, tutti i macchinari che vedi qui sotto sono in gran parte composti di platino... mi dispiace per te ma io qui dentro sono invincibile, questo perché ho il controllo su tutto il materiale di questo piano. Il mio è un impero... Tu invece cos'hai?– lo schernì tentando di colpirlo con un calcio alla guancia, Tyson a mezz'aria ruotò con un colpo di reni schivando l'attacco, atterrò sul pavimento per poi ripartire alla carica.
–Qui attorno vedo solo un ammasso di macerie e distruzione se questo è il tuo impero mi fa ridere– ribatté ghignando, impugnò ancora più saldamente la sua arma. 78 sorrise di nuovo soddisfatto di aver riottenuto il controllo sull'area circostante, allungò una mano in avanti e attirò da alcune vasche una massa informe che si sollevò e si diresse a gran velocità verso Tyson. Il ragazzo non rallentò la sua corsa anzi si abbassò appiattendosi contro il pavimento per schivarlo, fendette l'aria risultando sempre più svelto a causa dell'attrito sempre minore sul suo corpo. Quel combattimento continuava a ricordargli quello contro Syzer, eppure non erano per niente uguali, la magia era praticamente la stessa, ma per quanto riguardava la tecnica erano come il giorno e la notte. Il medico faceva attacchi ad ampio raggio e se doveva dire la verità non erano neanche troppo potenti, mentre il capitano dei Vasileias non aveva un raggio d'azione di così ampia portata, ma i suoi colpi erano micidiali e tremendamente precisi, in più aveva un controllo sul suo argento che non era minimamente paragonabile a quello che aveva 78 sul platino. La massa informe fece marcia indietro e tentò di colpirlo sta volta frontalmente, ma Tyson contrattaccò facendo sibilare la sua falce e andandole in contro senza paura, con una precisione millimetrica la colonna di platino venne recisa a metà per tutta la sua lunghezza il contatto tra i due fu talmente veloce che non una singola goccia si posò sul ragazzo. Il medico indietreggiò quando si ritrovò di sorpresa il suo avversario davanti. Repentinamente 78 portò una mano in alto. Il ragazzo non si accorse di essere esattamente sopra ad una lastra di platino, una rimanenza della bomba sonora che aveva distrutto tutto, e cadde in trappola esattamente come voleva il suo nemico. La materia argentea gli intrappolò le gambe salendo come rampicanti per avvolgerlo e poi allungarsi verso tutto il resto del corpo, lenta ma inesorabile.
–Che schifo questa roba– commentò Tyson cercando di levarsela di dosso, ma più tentava di staccarsela più questa si irrigidiva rallentando i suoi movimenti. 78 rise mentre un ombra copriva l'avversario dalle luci artificiali del laboratorio, Tyson sollevò lo sguardo mentre un ammasso liquido volteggiava sopra la sua testa pronto per sommergerlo e schiacciarlo.
–Soffocherai nel mio platino!– esclamò il nemico scagliando contro di lui il suo attacco. Il ragazzo non perse tempo e impugnò la falce a due mani sollevandola sopra la testa come se fosse un enorme piccone, l'agglomerato si schiantò al suolo con un boato facendo tremare la terra, l'eco continuò a ripetere il caos che si era creato mentre l'ammasso aveva già fatto il suo dovere inglobando al suo interno Tyson il quale non dava più segni di vita.
–Per tua fortuna non posso ucciderti altrimenti lo avrei già fatto, ma farti mancare il respiro fino a farti svenire è concesso quindi perdi i sensi e fatti catturare– disse 78 guardando la sua opera con soddisfazione fermamente convinto di averlo in pugno. L'orgoglio del medico scomparve quando sentì prima un rumore acuto e sferzante, come uno squarcio a mezz'aria e in seguito una linea buia come le tenebre passare in mezzo alla massa liquida da lui creata per poi dividersi e sciogliersi al suolo, rivelando al suo interno un Tyson per niente sorpreso, quasi come se avesse predetto ogni sua mossa. Aveva già capito che la sua potenza era decisamente minore rispetto a quella di Syzer, ma ciò non toglieva che si trovava in un luogo che esaltava i suoi poteri, per questo non aveva nessuna intenzione di sottovalutarlo e cominciò a studiare il luogo attorno a lui per non cadere nuovamente in trappola. 78 emise un ringhio basso in segno di disapprovazione per poi riprendere il controllo sulla materia e tentare un nuovo attacco. Il ragazzo piegò le gambe dandosi la spinta verso l'alto, ruotò a mezz'aria con un colpo di reni per poter usare il soffitto come appoggio e partire con la velocità di un proiettile verso il suo avversario. Questo arretrò e sollevò una parete argentea come protezione, Tyson sorrise prima di portare la mano sinistra in avanti. Una sfera trasparente si formò proprio sul suo palmo e non appena questa si posò sullo scudo di 78 vi lasciò un buco dalla forma perfettamente rotonda permettendo all'intero braccio di passare dall'altra parte. La sfera scomparve, il mago non fermò la sua corsa e afferrò il viso del nemico per poi tirarlo verso di sé facendolo cozzare contro la stessa parete da lui creata frantumandola in mille pezzi, in seguito il ragazzo lo rovesciò a terra con una violenza tale da fargli sputare sangue. Tyson fece roteare la sua falce attorno al braccio destro e la posizionò con uno scatto veloce sulla trachea del nemico.
–Nemmeno io voglio ucciderti a meno che non mi veda costretto a farlo– gli disse, 78 deglutì rumorosamente e poi accennò un sorriso di nervosismo.
–E le condizioni sarebbero?– domandò.
–Lasciare questo posto e non fare più esperimenti su nessuno– rispose lui semplicemente, dopo qualche secondo di silenzio il medico scoppiò in una rumorosa risata.
–Scordatelo, qui c'è tutta la mia vita, io vivo per questo, per il progresso e la scienza, il mio laboratorio è stato costruito solo perché la mia mente geniale potesse evolversi...– un onda di platino tentò di investire il mago da destra questo accortosi dell'attacco schivò balzando all'indietro e si allontanò dall'avversario lasciandolo libero.
–... Se smettessi di fare ciò che voglio non varrebbe la pena vivere– continuò 78 rimettendosi in piedi, Tyson di rimando sorrise.
–Allora la risposta è chiara– disse allargando le gambe e mettendosi in posizione d'attacco. Il ragazzo si guardò attorno studiando il luogo in cui si trovava, doveva assolutamente evitare di rifare lo stesso errore di prima, quindi non doveva venire a contatto con superfici di platino per evitare di essere nuovamente intrappolato da quella materia. 78 fece la prima mossa manipolando il materiale attorno al ragazzo per accalappiarlo di nuovo, ma lui fu più svelto, schivò con un balzo verso l'alto e atterrò accanto ad una piastra di platino che si mosse anch'essa tentando di colpirlo, abilmente deviò il colpo con il piatto della falce spendendolo lontano per poi avvicinarsi sempre di più al nemico. In risposta questo tentava invece di tenerlo il più possibile distante, avendo intuito la sua pericolosità, senza troppo successo. 78 si rese conto della forza del suo avversario, soprattutto perché non sembrava nemmeno che stesse facendo fatica ad affrontarlo, strinse i denti e la sua rabbia salì sempre di più, cercò di aumentare la velocità dei suoi attacchi al meglio che poteva. Non doveva assolutamente farsi mettere i piedi in testa, non uno come lui. Tyson schivò nuovamente a mezz'aria prima un attacco e poi un altro ruotando a destra e a sinistra, spostò gli occhi vedendo arrivarne uno nuovo e utilizzò la sua falce per pararsi, si stupì il ragazzo della forza con la quale venne respinto indietro contro una parete, gemette di dolore nel momento in cui la sua schiena impattò contro il muro freddo danneggiandolo.
–Ora è molto più rapido– biascicò lui scastrandosi dalle macerie per rimettersi in piedi.
–L'hai notato eh? Ammira la mia potenza, non puoi starmi a dietro adesso– esclamò il medico orgoglioso e sicuro ora di avere la vittoria in pugno, ma Tyson sorrise sputando a terra saliva rossa per poi guardare il suo nemico.
–Chi ti ha detto che ho già raggiunto la mia massima velocità?– gli domandò, in risposta 78 digrignò i denti e sbarrò gli occhi quando il ragazzo gli si ritrovò davanti senza alcun preavviso. Il medico richiamò a sé una sfera di platino da usare come scudo, ma non fece nemmeno in tempo a rendersi conto di ciò che stava facendo che il ragazzo scomparve nuovamente nel nulla.
–Ma dove...– la domanda venne lasciata in sospeso dal momento che l'uomo ricevette risposta subito dopo. Una fitta lancinante al collo lo fece gridare di dolore, uno squarcio si era aperto sopra alla spalla percorrendo una traiettoria orizzontale fino all'altro arto, inondando il suo corpo di sangue, Tyson non cessò il suo attacco e tagliò il nemico una nuova volta dall'alto verso il basso, caricò ancora la falce all'indietro per portare a termine un terzo colpo, ma 78 non glielo permise e con uno sforzo immane riuscì a schivarlo per poi allontanare il suo avversario con un finto attacco. Il ragazzo fece tre balzi all'indietro distanziandosi da lui di qualche metro. Il medico si inginocchiò a terra vomitando sangue che gli impregnò la bocca di un sapore tanto ferreo quanto agre.
–Sei al capolinea– disse Tyson respirando affannosamente, le ferite che aveva subito gli stavano dando parecchio da fare soprattutto perché aveva sforzato il suo corpo per evitare di ricevere nuovi colpi e queste si erano aggravate. Il nemico mostrò un sorriso cremisi che gocciolava da ogni angolo della bocca per poi unirsi alla punta del mento. Le gambe gli tremarono quando tentò di rialzarsi, barcollò prima da una parte e poi dall'altra ma riuscì a rimanere in equilibrio anche se con difficoltà, una mano si teneva la spalla ferita, l'altra il fianco opposto, in quello che sembrava un abbraccio angosciato.
–No, non puoi sconfiggermi, io sono troppo forte, troppo intelligente, ho tutto ciò che serve per catturarti, non può finire così– ribatté divaricando le gambe per un ultimo disperato attacco, allargò gli arti superiori verso l'esterno attirando a sé il materiale argenteo per poi riunirlo in una grossa massa informe che arrivava al soffitto, con un gesto del braccio tutto il platino dei dintorni si spostò all'unisono verso il suo opponente investendo ogni cosa al suo passaggio. Un ombra scura si abbatté sul ragazzo il quale non poté fare altro che reagire caricando all'indietro la falce pronto per contrattaccare. Strinse il manico della falce tanto saldamente da farsi sbiancare le nocche, la magia fluì nel suo corpo arrivando alla punta delle dita, in seguito si trasferì lungo l'arma per poi accumularsi proprio alla punta della falce creando una sfera semitrasparente che si faceva via via sempre più grossa e pericolosa. Tyson gli andò in contro abbassandosi per fendere l'aria e avere più spinta, cambiò la posizione dell'impugnatura al manico proprio nel momento in cui arrivò davanti al marasma di platino del nemico, l'adrenalina gli si ammucchiò alla bocca dello stomaco per poi uscire e sfogarsi in un grido rauco e pregno determinazione. Gli occhi erano fissi sull'obbiettivo davanti a lui, ancora pochi centimetri e il contatto tra le due fazioni sarebbe avvenuto. Con l'aiuto dell'avambraccio il mago dell'occulto diede ancora più spinta alla sua arma facendo flettere pericolosamente l'asta bendata a causa dell'attrito con l'aria, la falce completamente piegata all'indietro venne portata finalmente in avanti, la curvatura si affievolì dando ulteriore spinta all'attacco in un movimento simile ad un colpo di frusta. La sfera trasparente posta in punta si allungò a causa della forza centrifuga della rotazione e poi venne sganciata contro l'attacco nemico. Il contatto tra i due colpi non emise alcun suono, ma ebbe l'effetto sperato: l'ondata di platino si divise in due perdendo totalmente la sua potenza e Tyson poté passarvi attraverso finendo finalmente faccia a faccia con 78 il quale non aveva più né la forza né la voglia di schivare. Il ragazzo sfruttando la forza dell'attacco precedente ruotò con tutto il corpo per poi arrivare davanti al nemico e in un colpo secco ed estremamente veloce recidergli entrambe le gambe all'altezza della coscia, gocce di sangue schizzarono in ogni dove bagnando anche la guancia di Tyson, il nemico cadde a terra senza più un appoggio a fare da sostegno, mentre il mago dell'occulto si fermò pochi metri dopo di lui. Il silenzio calò sul campo di battaglia, l'attacco nemico si sciolse al suolo privo di qualunque magia che potesse controllarlo diventando solamente una pozzanghera di platino senza forma alcuna. Il ragazzo si raddrizzò e si voltò per guardare il suo avversario, gli si avvicinò con passo lento e gli occhi oscurati dai suoi ciuffi castani.
–Non può finire in questo modo– gemette 78 tra un respiro e l'altro, non aveva neanche più la forza di alzare gli occhi per guardare colui che lo aveva sconfitto dritto in faccia. Tyson gli puntò contro la falce bendata e lo guardò completamente serio in volto.
–Perché? Io sono solo uno scienziato che crede in una sua causa, mi merito davvero tutto questo?– chiese il medico con tono strozzato, la sua mano cominciò a muoversi come se anch'essa si stesse lamentando, ma in realtà con gli ultimi cenni di magia stava attirando a sé del platino direttamente alle spalle del suo avversario, tentando il tutto per tutto. Tyson socchiuse gli occhi e sospirò amareggiato.
–Ti vanti della tua forza, delle cose in tuo possesso, del tuo valore e della tua intelligenza, eppure pensi di attaccarmi alle spalle come fanno i vigliacchi. Tu sei solo la feccia di questo mondo– c'era disprezzo nelle sue parole, con un velato e appena accennato sentimento di tristezza. Con un movimento secco e appena percettibile, anche le braccia del nemico vennero recise, lasciando solamente quel pezzo di carne che era il busto insieme alla testa.
–Ti ho reso un burattino proprio come tu hai fatto con tutte quelle persone innocenti, ora striscia verme insignificante– queste furono le ultime parole che Tyson gli rivolse, le ultime prima che se ne andasse al di fuori di quel laboratorio lasciandolo lì, morente a riflettere su tutto il male che aveva fatto in quel luogo che lui considerava come un suo impero, un impero che ora era stato completamente distrutto da Phoenix's Ashes.

Non passò molto che 78 con i moncherini sanguinanti strisciò verso una delle porte che conducevano alla sala di sicurezza, fortunatamente era aperta ed entrò senza troppi problemi raggiungendo i comandi posti di fronte a lui, si mise di spalle appoggiato contro il macchinario con un sorriso malinconico.
–Ho pensato a ciò che ho fatto Tyson Knightbuster, ed è per questo che voglio rimediare– con gli ultimi sprazzi di magia sollevò una piccola massa informe di platino sopra ad un grosso pulsante rosso.
–Io ho fatto del male a questa gente, ma se tu uscirai vivo da qui non ci sarà più speranza per nessuno– poi lasciò cadere l'ammasso di materia su quel bottone che affondò con un leggero click.


 
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–Che cosa orribile stanno facendo, non voglio nemmeno immaginare Velvet in quello stato proprio non ce la vedo– commentò Demetra mentre finiva di bendare le braccia ustionate di Priscilla. Noite accanto a lei continuava a guardarsi attorno circospetto con un sorrisetto perenne stampato in faccia, tutte quelle persone ferite, moribonde e con il morale sotto i piedi lo facevano sentire spaesato, posti come quello lo mettevano estremamente a disagio, soprattutto perché erano luoghi pieni di tristezza e ansia, sentimenti ai quali lui era estremamente restio, non vedeva l'ora di andarsene e sperava, anzi pregava che Velvet, Nicolash e Tyson uscissero in fretta da quel buco.
–Spero che anche Saph stia bene– commentò Nani seduta insieme a loro.
–A proposito come mai sei venuta anche tu?– domandò Alexis mentre assisteva Demetra nella medicazione dei compagni.
–È stata mia l'idea, lasciarla da sola in quel luogo isolato non era proprio un idea geniale e poi immaginavo che volesse rivedere sia Velvet che Sapphire il prima possibile– rispose la ragazza dai capelli rossi al suo posto. Nani la guardò accennando un sorriso che avrebbe fatto sciogliere chiunque dalla tenerezza.
–La tua sicurezza mi da speranza– disse in un soffio. Milah sorrise anch'essa.
–Devi sapere che qui siamo tutti convinti che riusciranno a cavarsela, in un modo o in un altro ne usciranno vivi credimi– la rassicurò posandole una mano sulla spalla come conforto. La maga eremita guardò tutti i maghi con stupore e una nota di ammirazione.
–Vi fidate molto l'uno dell'altro– commentò unendo le mani al petto senza mai smettere di sorridere, Alèk la guardò serio in viso.
–La fiducia è una cosa che abbiamo imparato a nostre spese sulla nostra pelle– rispose per poi lanciare un occhiata a Priscilla che però venne ricambiata da un sorrisetto non troppo nascosto.
–È così bello vedere che Velvet ha trovato degli amici come voi– commentò Nani. Priscilla sobbalzò sul posto e guardò la donna con entrambe le sopracciglia alzate in uno sguardo contrariato.
–No, conoscenti mia cara– la corresse, Alexis alzò gli occhi al cielo sospirando e pensò che era troppo orgogliosa per ammetterlo.
–Per una volta sono d'accordo con la fighetta– disse la diretta interessata, tutti si voltarono nella direzione da cui era provenuta la voce e davanti ai loro occhi si stagliarono in controluce le figure di Velvet e Nicolash, la prima sorreggeva il secondo che faticava a camminare trascinandosi le gambe a causa dei danni ai tendini.
–Velvet, Nicolash!– immediatamente tutti i compagni si alzarono per andare da loro, più felici che mai, tranne Priscilla che rimase seduta dov'era offesa dal nomignolo che le aveva affibbiato, si voltò dalla parte opposta cercando di nascondere il sorriso che le era spuntato involontariamente sul viso. Anche Nani si alzò e le andò in contro a braccia aperte, una volta che le fu vicino la avvolse premendola contro di sé con tutta la delicatezza del mondo come se stesse stringendo ancora la bambina che aveva cresciuto con tanto amore, gli occhi le si fecero lucidi e il sorriso scomparve lasciando spazio ad un espressione che difficilmente si vedeva sul suo volto, i denti premevano sul labbro inferiore nel tentativo di fermarne il tremolio e la bocca aveva assunto una curvatura verso il basso.
–Sono così felice che tu stia bene– singhiozzò, Velvet che era rimasta immobile sorrise appena per poi posarle le mani sulle spalle e allontanarla per guardarla negli occhi.
–Volevo dire la stessa cosa– rispose con un espressione di pura gioia. Si strinsero nuovamente avvolgendosi nelle loro stesse braccia in un segno che non aveva bisogno di troppe parole, ma solo di pura e semplice presenza. L'istante sembrava magico, i compagni rimasero in disparte lasciando che la loro compagna si godesse il momento con quella che lei considerava come una madre, momento che si trasformò immediatamente di terrore quando la terra prese a tremare con una violenza tale che tutti i presenti caddero a terra senza riuscire a mantenere l'equilibrio.
–Che succede!?– gridò Priscilla accovacciata al suolo, accanto a lei Alèk la stava coprendo con un braccio fasciato mentre con l'altro sua sorella anch'essa in posizione fetale proteggendo entrambe con il suo corpo. Milah si era avvicinata a Casper e faticò a tenere fermo il lettino su cui era stato fatto sdraiare. Velvet, Nani e Nicolash erano uno accanto all'altro con lo sguardo fisso verso l'ospedale di fronte a loro. Il movimento sismico era talmente potente che l'edificio cominciò ad ondulare a destra e sinistra, crepe si formarono lungo tutta la facciata facendo cadere alcuni strati di intonaco e le finestre di vetro andarono in mille pezzi a causa delle vibrazioni, poi così com'era iniziato tutto si bloccò e tornò un incredibile silenzio per certi versi inquietante interrotto solamente da una voce computerizzata lontana e non molto chiara. Noite si voltò di scatto intuendo che provenisse proprio da sotto il laboratorio:
Il laboratorio si autodistruggerà tra dieci secondi
Nessuna parola poteva risultare più crudele di una frase del genere detta con una tale freddezza. I compagni rimasero interdetti.
–Che cazzo sta succedendo!?– sbraitò Alèk rimettendosi in piedi.
Nove secondi
–Autodistruzione? In questo modo l'ospedale non reggerà, crollerà sicuramente su se stesso!– gridò Milah alzandosi in piedi.
Otto secondi
–Non può crollare c'è ancora Tyson la sotto!– esclamò Noite, il sorriso si era allargato e chiunque lo vedesse da fuori poteva scambiarlo per uno psicopatico, ma in realtà era solamente preoccupato e il suo era un sorriso di nervosismo.
Sette secondi
–Ci sono anche Sapphire e Tecla, nessuna delle due è ancora uscita– Velvet guardò l'entrata del laboratorio e fece un passo avanti decisa a tornare la sotto.
Sei secondi
La voce continuava imperterrita il conto alla rovescia, talmente era apatica che cozzava con tutto il caos e la disperazione che si era creato. Casper impossibilitato a muoversi stava tentando il tutto per tutto, anche il solo voltarsi gli sarebbe bastato, ma purtroppo non riuscì nell'impresa.
Cinque secondi
–Fermati Velvet verrai schiacciata se entri, con le ferite che hai non reggerai alla botta– disse Alexis, ma si diede dell'ipocrita perché anche lei inconsciamente si era avvicinata all'uscita, non voleva lasciare nessuno in quel laboratorio.
Quattro secondi
–Non mi importa, Tecla mi ha salvato e stava rimettendo in sesto anche Saph, mentre Tyson è venuto qui solo per me non posso lasciare che muoia in questo modo– ribatté la ragazza, ma alcuni sconosciuti intervennero per bloccarla sul posto.
–Ferma sei impazzita– urlò uno di loro afferrandole un braccio.
Tre secondi
–Mollatemi bastardi!– gridò lei cercando di dimenarsi, le forze non erano abbastanza, aveva usato troppe energie durante il combattimento e non si era nemmeno ripresa del tutto da quello che le avevano fatto in quelle vasche.
Due secondi
Anche i compagni inconsciamente si voltarono verso l'uscita e tentarono di entrare, ma come era successo a Velvet vennero fermati da coloro che prima si trovavano dentro a quelle vasche.
–Non ho intenzione di lasciar morire nessuno! Mollatemi– esclamò Priscilla tenendo gli occhi fissi sull'entrata nella speranza prima o poi di vedere qualcuno uscirne.
Un secondo
Nicolash in qualche modo riuscì a divincolarsi e nonostante la fatica arrivò davanti all'entrata prima che un dolore allucinante gli colpisse i tendini delle gambe facendolo crollare a terra proprio a un paio di metri dal suo obbiettivo.
Zero secondi
Demetra spalancò gli occhi e le sue pupille si ridussero ad un unico puntino, strinse i denti e con tutto il fiato che aveva gridò.
–Tyson!– un solo nome che però non venne udito da nessuno perché coperto dal boato assordante dell'edificio che crollava su se stesso trasformandosi sempre più in un ammasso di macerie senza forma. Il tempo parve fermarsi, gli occhi dei compagni erano tutti puntati sullo spettacolo terribile davanti a loro: ogni lastra di metallo che si deformava, ogni mattone che si disintegrava, ogni asse di legno che si spezzava rendeva quel momento uno dei più angoscianti che avessero mai vissuto. Lo spostamento d'aria sollevò una nuvola di polvere che investì tutti i presenti impedendo completamente la visuale, poi così all'improvviso calò un silenzio che annunciava morte. Il polverone si dissolse lentamente come se fosse il sipario di uno spettacolo di paura permettendo ai presenti di tornare a vedere.
–Ty... Son– due sillabe uscirono flebili dalle labbra di Demetra come se non potesse credere ai suoi occhi.
–Mollatemi!– Velvet e Priscilla con uno strattone riuscirono ad andare vicino a Nicolash il quale rimase con gli occhi fissi sul punto in cui poco prima vi era l'uscita e in cui adesso vi erano solamente mattoni e macerie, la mano ancora tendeva in avanti come a voler afferrare qualcuno che però non si era presentato. Alexis si voltò verso il fratello coprendosi il viso con le mani nascondendo gli occhi che si stavano riempiendo di lacrime, mentre Alèk la avvolse in un abbraccio per confortarla, eppure anche lui ne aveva bisogno. Casper guardò verso l'alto vedendo una Milah immobile e incredula al tempo stesso, mentre alla sua sinistra Noite aveva perso completamente il suo sorriso e ora il suo viso pareva una maschera di ferro. Velvet e Priscilla afferrarono alcune pietre per lanciarle dietro di loro come se fossero fermamente convinte di riuscire a dissotterrare qualcuno che era disperso sotto tonnellate e tonnellate di detriti, le loro mani si ferirono afferrando pezzi di vetro appuntiti e lastre di ferro affilate. Priscilla si dava mentalmente dell'idiota per non aver risparmiato neanche un briciolo di magia, in quel modo avrebbe potuto sicuramente evitare la catastrofe.
–Non puoi!– gridò Velvet, il suo tono era strozzato per la rabbia tanto che la ragazza dai capelli celesti si fermò a guardarla, ma Rockbell non smise di afferrare macerie.
–Mi hai detto che avresti salvato Saph, ti ho chiesto aiuto perché ho finalmente capito che non ce la posso fare da sola, ma tu... Prima mi riprendi dicendomi che non posso farmi ammazzare e poi sei tu quello che ci rimette le penne!?– si rivolgeva al cumulo di detriti sperando che qualcuno al di sotto di essi riuscisse a sentire. Si morse il labbro tremante.
–Sei un ipocrita!– gridò infine abbassando lo sguardo verso terra e sbattendo i pugni sanguinanti nella polvere. I compagni non dissero una parola, nessuno riusciva a credere che ciò che stava succedendo fosse vero: Tyson non poteva essere morto, non in un modo così stupido e insignificante. Un altro boato si propagò nell'aria e venne reso ancora più prolungato dall'eco che gli fece in risposta, una luce blu abbagliante come un flash accecò tutti i presenti e nuovamente le macerie crollarono sempre più giù, in quel baratro buio come una tomba, ma proprio come nei migliori film horror una mano sbucò da sotto i detriti e si fece strada tra le crepe e i pezzi affilati, infine riuscì a sollevarsi in superficie e si rizzò in piedi.
–Cazzo che male!– imprecò, la figura si stagliò in contro luce non permettendo di essere riconosciuta, i compagni si coprirono gli occhi con una mano a causa del sole che lentamente si avvicinava all'orizzonte, lo sconosciuto si sistemò qualcosa in spalla mentre con nonchalance sciò sulla massa di macerie scendendo e arrivando con i piedi per terra, in modo che i ragazzi potessero finalmente vedere di chi si trattava.
–Saph!– Nani gridò il suo nome con stupore e gioia, mentre la diretta interessata buttò a terra coloro che stava trasportando con la delicatezza di uno schiacciasassi. Tecla svenuta probabilmente a causa di un colpo alla testa e un Tyson esausto ma ancora sveglio. Si lamentò quando con la schiena ferità sbattè al suolo.
–Potevi fare anche più piano sai?– le disse mettendosi a sedere con un pò di fatica.
–Ah, ti sembra questo il modo di ringraziare chi ti ha salvato le chiappe?– ribatté la ragazza sbuffando, Tyson semplicemente la ignorò e poi guardò Velvet con un sorrisetto sghembo.
–A chi hai dato dell'ipocrita?– domandò, i compagni accorsero verso di lui con i sorrisi sulle labbra, mentre poco più in là Velvet sorrise, poi si girò, ora le due sorelle Rockbell erano una di fronte all'altra con lo sguardo chino verso il basso e i pugni stretti, finalmente erano tutte e due libere e salve, erano riuscite a superare anche questa difficoltà e ci erano riuscite alla grande. Per loro il tempo che era passato dall'ultima volta che si erano viste pareva un eternità, soprattutto perché nello stato in cui versavano i minuti sembravano non passare mai. Entrambe si avvicinarono, una strinse i denti, l'altra si morse il labbro e quando furono vicine sollevarono lo sguardo guardandosi dritte negli occhi.
–Sei un'idiota! Ti sembra il caso di partire da sola per venire in un posto del genere?– poi cominciarono a litigare.
–Ma senti chi parla! E tu quindi? Hai fatto la mia stessa identica cosa non accetto critiche da una che predica bene e poi razzola male– ribatté Sapphire facendole frontino.
–Io posso, sono tua sorella maggiore questo vuol dire che sei una mia responsabilità– c'era un velato sentimento d'orgoglio in ciò che aveva appena detto Velvet. La sorella si infuriò ancora di più.
–Di soli nove minuti!– esclamò battendo il piede a terra.
–Non importa, sei comunque più piccola!– ora la rossa aveva assunto un sorrisetto di superiorità e con le braccia incrociate sembrava guardasse la sorella dall'alto verso il basso irritandola maggiormente. Fece per ribattere ma una mano si posò dietro le loro teste e poi vennero attirate entrambe al petto di Nani con una delicatezza di cui solo lei era capace.
–È così bello vedervi ancora insieme– disse semplicemente facendo ammutolire e calmare immediatamente le due le quali non persero tempo e la abbracciarono di slancio, entrambe inspirarono il profumo di fiori di campo della loro madre adottiva e con la mente tornarono bambine, proprio come allora, solo lei era in grado di fermare le loro liti interminabili. L'abbraccio terminò e in seguito Nani le allontanò per guardarle entrambe negli occhi.
–Saph, ti ringrazio di cuore per aver tentato di proteggermi, ma la prossima volta non andare da sola va bene?– le chiese, la ragazza dai capelli castani guardò da un'altra parte interrompendo il contatto visivo e gonfiò le guance per poi sbuffare un flebile: "Sì".
–E tu Vel...– si rivolse alla maggiore.
–Non far preoccupare più i tuoi amici in questo modo– le si avvicinò continuando la frase in un sussurro.
–Soprattutto Nicolash– a quel nome la ragazza si rizzò dritta come un palo e le sue guance si tinsero di un flebile colore rosato. Sapphire che aveva sentito scoppiò a ridere.
–Ma guarda guarda non dirmi che ti sei...– venne interrotta bruscamente da una mano che gli si posò sulla bocca per tappargliela.
–Stai zitta!– la minacciò e subito tornarono a litigare.
Il sole toccò piano l'orizzonte e i compagni organizzarono una marcia verso la città di Peonia con al seguito tutti i prigionieri che vi erano nelle vasche, nel momento esatto in cui entrarono nel primo centro abitato alcuni maghi si fecero strada da soli andando a trovare parenti e amici che li avevano aspettati per tanto tempo, e in pochi minuti il centro si trasformò in una festa di bentornato a casa.


 
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E mentre le urla e i canti di gioia si sollevavano dalla città di Peonia, poco più distante, nel luogo dove si era consumata l'ultima battaglia, qualcuno camminava in mezzo alla devastazione con passo stranamente sicuro. Il cappuccio non lasciava intravedere neanche un singolo lineamento del suo viso. Il mantello lungo strisciava sul terreno aderendo ad esso e si deformava ogni volta che un frammento di ciò che prima costituiva un ospedale, gli passava vicino avvolgendolo in tutta la sua interezza. Ad ogni passo, i suoi occhi si spostavano prima a destra e poi a sinistra scrutando ogni centimetro di quel paesaggio desolato, alla ricerca di qualcosa che non era chiaro nemmeno a lui, ma che sperava esserci. Smise di camminare solamente quando le macerie sotto i suoi piedi presero a tremare e a sobbalzare, si apprestò a fare uno scatto all'indietro prima che il punto d'appoggio precedente cedette precipitando in un baratro buio del sottosuolo. Rimase immobile anche quando vide una mano fuoriuscire dalla piccola voragine seguita poi da un corpo slanciato e sottile, che dopo diversi tentativi riuscì ad issarsi in superficie. L'uomo misterioso rimase a fissare quel ragazzo in silenzio mimetizzandosi all'ombra dell'unico pezzo di parete rimasto integro, incuriosito.
–Vanica vieni– disse la figura emersa allungando il suo unico braccio verso il baratro. Da esso un'altra mano si estese afferrando quella del ragazzo.
–Grazie Serval– sussurrò lei mentre si issava fuoriuscendo anch'essa all'aperto. I due ignari del fatto che qualcuno li stesse guardando si sdraiarono uno accanto all'altro con un rumoroso sospiro, puntarono i loro occhi verso il cielo ambrato del tramonto nell'attesa che lasciasse posto ai colori della notte in uno speciale e rarissimo momento di pace, un momento che poche volte avevano potuto godersi a pieno nella loro vita passata a scappare e nascondersi. Questa volta però c'era qualcosa di diverso in quel silenzio ed entrambi se ne erano accorti. La quiete idilliaca di quel momento non durò a lungo e venne interrotta dalle parole sussurrate di Serval.
–Ce la siamo vista brutta anche sta volta eh– una risata sommessa gli fuoriuscì dalle labbra senza che lui potesse controllarla.
–Già...– rispose lei con tono distaccato e gli occhi glaciali fissi verso l'alto. Il compagno si voltò appena verso di lei e poté vedere la sua espressione pensierosa stampata in viso.
–Cosa c'è?– le chiese in modo quasi dolce, lei non rispose immediatamente ma si limitò a sospirare per poi afferrare la mano del compagno per stringerla. Il calore che si era creato da quel contatto riscaldò il corpo di entrambi salendo dal petto prepotentemente come un fuoco che divampa alimentato dal vento.
–Lo senti anche tu vero?– domandò Vanica.
–Cosa dovrei sentire?– ribatté lui arrossendo di colpo spiazzato da quella domanda.
–Non senti che il momento che stiamo vivendo ora è diverso da tutti gli altri? Tutte le volte che riuscivamo ad uscire dai guai passavamo momenti di pace come questo, anche se non li ho mai vissuti veramente come tali. Ma questo invece... Questo è veramente un momento in cui non ci dobbiamo preoccupare di niente. Cosa è cambiato?– chiese la ragazza, Serval la guardò per poi spostare gli occhi verso il cielo.
–Forse perché questa volta abbiamo combattuto per tentare di salvarci a vicenda prima di pensare a fuggire, o forse...– si fermò ripensando a quello strano ragazzo che aveva affrontato e alle sue parole.
–O forse perché abbiamo trovato qualcuno simile a noi da prendere come esempio– continuò la frase la ragazza togliendo di bocca le parole al compagno. In quel momento l'ombra misteriosa sembrò molto più attratta dalla conversazione e si appoggiò contro la parete che la teneva nascosta mettendosi comoda, sperando che quel dialogo si trasformasse in qualcosa di ancora più interessante.
–Quindi che cosa dovremmo fare? Diventare come loro?– domandò Serval come se la risposta fosse ovvia ad entrambi. Vanica scosse la testa.
–Noi non saremo mai come loro lo sai bene– a quelle parole lui guardò verso il basso sconsolato, come se nel profondo quella frase lo avesse ferito, ma si risollevò subito quando la sua compagna continuò a parlare.
–Questo però non significa che non possiamo provare a fare del nostro meglio– sorrise Vanica, il ragazzo sobbalzò e la guardò speranzoso prima di ricambiare il suo sorriso.
–Quindi vuol dire che ora abbiamo un obbiettivo– affermò lui quasi incredulo dalle parole che aveva appena pronunciato. Mai avevano avuto uno scopo nella vita, nessun sogno da realizzare, nessuna meta da raggiungere. La loro era sempre stata un'esistenza vuota e priva di significato, erano sempre e solo scappati, fuggendo per sopravvivenza senza mai fermarsi veramente a combattere per ciò che desideravano, proprio perché ciò che volevano era fuggire. La compagna si tirò su mettendosi a sedere, mise una mano davanti a se porgendola nella direzione del compagno guardandolo con occhi pieni di determinazione come non lo erano mai stati. Anche Serval si sollevò assumendo la stessa sua posizione.
–Smettere di fuggire, affrontare le difficoltà a viso aperto– disse lei.
–Proprio come Velvet e Nicolash– anche Serval allungò la mano colpendo quella della compagna, scambiandosi un cinque pieno di complicità. Fu proprio in quel momento che l'ombra rimasta nascosta per tutto quel tempo uscì allo scoperto piacevolmente colpita dallo sviluppo di quella conversazione.
–Ho sentito abbastanza– disse rivelando il suo tono di voce maschile. I due ragazzi sobbalzarono e scattarono in piedi non appena si accorsero della sua presenza, Serval si piazzò davanti a Vanica affrontando quella sagoma a viso aperto.
–Chi sei?– domandò il ragazzo minaccioso, l'ombra sollevò le mani in segno di resa.
–Tranquillo non voglio fare nulla di male– disse cercando di tranquillizzarli.
–E allora perché ci stavi ascoltando? Chiunque origli le conversazioni altrui non ispira molta fiducia– ribatté Vanica, l'uomo misterioso si portò una mano dietro la testa imbarazzato.
–Scusate avete ragione, non dovevo origliare vi chiedo scusa– fece un inchino impacciato stringendo i pugni mentre i due compagni lo guardavano confusi: che strano soggetto avevano appena incontrato?
–Però se non l'avessi fatto non avrei mai sentito ciò che speravo. Ma questo non vi deve preoccupare, in fondo io non voglio fare niente di male, non sono qui per cercare dei guai, io ho girato in lungo e in largo solo per cercare persone come voi che...– continuò cominciando a parlare a raffica rendendo ancora più disorientati i due. Si guardarono non capendo dove volesse arrivare.
–Cioè spero di non aver fatto una brutta impressione, anche se origliare la vostra conversazione non è propriamente il miglior modo di approcciarsi a qualcuno che nemmeno ti conosce... Forse devo cambiare tecnica, ci dovrò lavorare su, altrimenti nessuno accetterà mai la mia proposta– si fermò il ragazzo misterioso cominciando a sussurrare tra sé e sé cose incomprensibili. Serval e Vanica aggrottarono le sopracciglia e abbassarono la guardia intuendo che non c'era niente di pericoloso in lui, ma il suo straparlare li aveva incuriositi.
–Che tipo di proposta?– domandò Vanica, lo strano soggetto come se fosse stato risvegliato ritornò improvvisamente serio e si avvicinò a loro fino ad arrivargli a pochi metri di distanza, alzò il viso nascosto dal cappuccio scuro rivelando i suoi occhi castano chiaro socchiusi in uno sguardo che trasudava determinazione. La domanda, seguita dalla rispettiva spiegazione che in seguito fuoriuscì dalle sue labbra, lasciò di sasso i due compagni. Mai si sarebbero aspettati una situazione del genere, mai avrebbero sperato in una tale opportunità. I due non si guardarono nemmeno e con un vigore che non gli era mai appartenuto accettarono, senza sapere che quella scelta avrebbe portato ad un completo stravolgimento delle loro vite.








ANGOLO AUTRICE:

Heila! chi non muore si rivede!!
Perdonatemi infinitamente per questo statosferico enorme ritardo, ma ho ben 3 motivi:
1- il combattimento di Tyson è stato danntamente difficile da scrivere perchè...
2- ho avuto un blocco dello scrittore totale
3- il lavoro mi ha spremuto fino all'ultimo e non avevo tempo di scrivere
Spero siate contenti del mio ritorno, se non l'aveste notato per farmi perdonare almeno in parte, ho reso il capitolo mooolto più lungo del solito.
E poi ho un'altra novità, chiedevo a tutti voi che mi avete mandato gli OC di mandarmi delle curiosità sui vostri personaggi (Si Rosy è la tua stessa idea, volevo già metterla in pratica prima, ma tu mi hai anticipato ahaha) in questo modo ad ogni capitolo inserirò delle curiosità sia mie che dei vostri personaggi! Grazie in anticipo a chi riuscirà a mandarlo.

E ora passiamo all'angolo curiosità:
CURIOSITà 1: il nome di 78 è ciò che è perché 78 è il numero atomico del platino
CURIOSITà 2: Vi ricordate di Agatha? La vecchiaccia del paese di Orchidea? Bene il suo nome è stato preso da una dei superquattro di Pokemon rosso fuoco e verde foglia, è una vecchietta (cattiva) che usa pokemon di tipo spettro e niente mi sono ispirata a lei.

Per oggi è tutto!! La saga di Karetao Lab è ufficialmente finita!! Spero che il capitolo vi sia piaciuto!! Ci sentiamo alla prossima!!
Hola
Lu!
  
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