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Autore: FrancyT    06/02/2022    2 recensioni
9-10 Novembre 1939, Germania
All'interno dell’hotel Rheinischer Hof, due individui si accingevano a discutere di argomenti di notevole importanza. Seduti comodamente in una di quelle stanze, i due uomini discussero a lungo, arrivando a prendere un importante decisione. Quel loro incontro stabilì una direttiva che non ammetteva obiezioni.
Quella che noi oggi ricordiamo come “Notte dei cristalli”, scaturì l’inizio di questa storia.
Durante quella stessa notte numerose azioni violente si riversarono contemporaneamente nella città, seminando il panico generale. Alcuni individui iniziarono allora ad abbandonare le città, in cerca di un posto migliore dove poter vivere. Fra di essi troviamo la figura di Inuyasha, un giovane locandiere che, in seguito a quella notte, si è ritrovato costretto ad abbandonare la propria abitazione.
La “notte dei cristalli” segnò l’inizio della sua storia, quella di un ibrido alla ricerca della libertà.
Nel suo lungo viaggio il ragazzo incontrerà persone che tenteranno di aiutarlo, che lo sosterranno nella fuga, che lo proteggeranno dai generali tedeschi ma...
Inuyasha riuscirà davvero a raggiungere il confine?
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Miroku, Naraku, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Germania, Febbraio 1939  

Ore 04:30 

In una piccola casa nelle campagne del sud del paese, una giovane fanciulla apparecchiava con cura il discreto tavolo in legno posizionato al centro della stanza in cui si trovava. Quella cucina costituiva l’intero piano inferiore della casina, arredata con degli antichi mobili in legno, palese dono dei nonni alla madre.  

La ragazza, soddisfatta del dolce che aveva preparato per la colazione, si diresse al piano superiore con in mente un obbiettivo ben preciso. In quel giorno così speciale, nulla doveva andar storto.  
Percorse la scalinata in legno con calma, pregustandosi già l’espressione sorpresa del fratello. Arrivata al piano superiore, si ritrovò in un piccolo disimpegno che dava su tre porte. Bussò a quella alla sua destra, in maniera tale da avvertire i suoi genitori del suo imminente ingresso, dopodiché entrò e chiese ai due di scendere al piano inferiore. Non attese molto prima di uscire da quella camera matrimoniale, entrando subito dopo nella stanza opposta. Varcò la soglia in punta di piedi, socchiudendo lentamente la porta. Con passo felino si avvicinò al letto del fratello e, con un sorriso ad ornargli il volto, cercò di svegliarlo.  

La giovane era consapevole di quanto quel suo gesto potesse risultare inopportuno. Il fratello quel giorno avrebbe compiuto sedici anni, stava divenendo un uomo e quel bambino, a cui era tanto legata, già da tempo pareva scomparso.  

- Kohaku, svegliati fratello. –  

Dolcemente scosse il braccio del ragazzo, ottenendo in risposta un borbottio. Dal canto suo, il giovane cercava di ignorare il più possibile la sorella. Era a conoscenza del piano della ragazza, ma in cuor suo sperava solo che quel giorno trascorresse il più velocemente possibile.  

- Kohaku, forza, svegliati. –  

Vista l’insistenza della giovane, Kohaku decise dì accontentarla. Aprì lentamente gli occhi e la guardò in viso. I suoi occhi castani trasmettevano gioia e quel sorriso che le ornava il volto non faceva altro che accentuare il suo stato d’animo. 

- Buon compleanno Kohaku! -  

Il ragazzo si ritrovò stordito dalla voce entusiasta di Sango, ma non riuscì a trattenere un sorriso. Fu allora che promise a sé stesso di essere forte e di non cedere alla paura. In quell’istante, abbracciò di getto la sorella e le sussurrò una frase all’orecchio.  

- Fammi indovinare, hai preparato una torta tutta per me? -  

Sorrise all’espressione scocciata della ragazza e decise allora di liberare la sorella dal suo abbraccio.  

- Inizia a scendere di sotto, mi vesto e arrivo. -  

Annuendo, Sango uscì dalla stanza lasciando da solo il fratello.  

Intanto, non molto lontano da quella casina, Bankotsu e la sua squadra si preparavano per entrare in azione. Durante quei tre mesi trascorsi dall’assegnazione del suo compito, il generale era riuscito a reclutare un discreto numero di giovani. Soddisfatto del suo metodo persuasivo, richiamò a sé i suoi commilitoni, marciando subito dopo verso la loro meta. Giunti nei pressi della casina, il generale ordinò ai suoi compagni di stare allerta, dopodiché bussò con violenza alla massiccia porta in legno che separava lo spazio interno da quello esterno.  

Qualche attimo prima, all’interno dell’abitazione, il giovane Kohaku non riusciva proprio a godersi a pieno la festicciola che la sorella gli aveva organizzato. Il suo animo era in subbuglio e quando qualcuno bussò con violenza alla porta, il suo cuore parve smettere di battere.  

Era consapevole che fossero lì per lui.  

Il ragazzo, infatti, il giorno precedente aveva assistito ad una scena simile. In una casina, posta a pochi isolati dalla loro, un gruppo di soldati aveva portato via con sé tutti i figli maschi di due allevatori di pecore, lasciando i poveri genitori farsi carico dell’intera fattoria.  

Al di là della porta, Bankotsu attese per qualche secondo, dopodiché la soglia finalmente si aprì, rivelando un uomo dalla corporatura massiccia. Il generale lo osservò dall’alto in basso: portava i capelli neri raccolti in un codino e aveva il corpo fasciato con abiti comodi. A questo punto, posò il suo sguardo indagatore sulle braccia e sulle mani dell’uomo al di là della porta, intuendo ben presto che lavorasse a lungo nei campi.  

Inquadrato il soggetto, il generale sorrise sicuro di sé, certo di contare sul suo celebre metodo persuasivo.  

- Salve signori. Possiamo entrare? -  

Domandò con un tono gentile, nota che di certo non gli apparteneva.  

- Oh, dei militari. Prego entrate. -  

Dal canto suo, l’uomo osservò sorpreso l’imponente figura di Bankotsu. Mettendosi però da parte, fece accomodare il generale che fu seguito, subito dopo, da altri due uomini. L’uomo si sedette al tavolo, suggerendo al militare di fare lo stesso, dopodiché aprì nuovamente bocca.  

- Cosa vi porta qui da noi? –  

Domandò, non nascondendo la sua sorpresa. Non riusciva proprio a comprendere il perché di quella visita. 
Intanto, al lato opposto della stanza, messe in disparte, le due donne di casa cercavano di origliare quella conversazione. A loro non era permesso introdursi in quella faccenda. 

- Siamo stati inviati con l’obbiettivo di reclutare giovani per l’esercito tedesco. -  

Bankotsu stava seduto di fronte il padre dei ragazzi. Portava una gamba accavallata e le mani congiunte poggiate sul tavolo. Cercando di mantenere un atteggiamento saldo, osservò con interesse il volto dell’uomo, corrucciarsi a quella sua richiesta, e sorrise interiormente.  

- Signor generale, io comprendo il vostro compito, ma mio figlio non può arruolarsi. Ha appena compiuto sedici anni ed inoltre ho bisogno di lui nei campi. -  

Kohaku, che in tutto quel tempo era rimasto seduto al fianco del padre, guardava il genitore con sguardo colpevole. Sapeva che il giorno precedente avrebbe dovuto avvisare il genitore, ma la paura l’aveva bloccato.  

- Il volere del Führer non va contraddetto. Il ragazzo verrà con noi, che voi lo vogliate o meno. -  

A quelle parole tutta la famiglia rabbrividì. 
Kohaku faceva già parte dell’organizzazione paramilitare, progettata dal Führer Naraku, il cui scopo era quello di addestrare i ragazzi come futuri combattenti e soldati per la causa nazista. Grazie a quell’organizzazione i ragazzi svolgevano esercitazioni militari e imparavano a maneggiare le armi, preparandosi così a servire il paese.  
Dunque, se quello era davvero il volere del Führer, stava a significare che la guerra sarebbe stata alle porte. Perché altrimenti far arruolare un ragazzo di sedici anni? 

- Generale, non potete farlo o quanto meno, lasciate che sia mio figlio a scegliere. -  

Il padre dei ragazzi, cercò un’ultima volta di convincere il generale a passare sopra la questione. Sperava che Bankotsu fosse comprensivo e che, ascoltando il volere del figlio, avrebbe evitato di fare rapporto al suo superiore.  

- Tu, giovanotto. Decidi. -  

Bankotsu puntò il suo sguardo sul ragazzo. I suoi occhi azzurri andarono a scontrarsi contro quelli color nocciola di Kohaku. Il giovane parve pietrificato da quello sguardo inquisitore.  

- Io in realtà… -  

Kohaku non concluse mai quella frase. Già stufo di quelle lamentele, Bankotsu estrasse l’arma puntandola alla testa del padre del giovane. Imitando il suo gesto, gli altri due soldati entrati nella casina presero come ostaggio le due donne presenti nella stanza. Il terrore si dipinse sul volto dei presenti.  

La povera Sango guardava impotente la scena. Avrebbe voluto aiutare il fratello, ma in quella situazione poteva fare ben poco. Mentre la madre dei due giovani piangeva, incapace di far altro, il padre guardava con occhi stralunati il generale.  

- Cos’ha intenzione di fare? Non vorrà mica… -  

Nuovamente le parole vennero fermate, questa volta da un rumore assordante. Dopo pochi attimi, il corpo dell’uomo cadde pesantemente sul tavolo e una chiazza di sangue iniziò a espandersi sotto di esso. In gelo calò nella stanza. Kohaku si ritrovò paralizzato, al suo fianco il corpo inerme del padre.  

- Scegli bene ragazzo. La vita dei tuoi cari dipende solo da te. -  

Lo esortò Bankotsu.  

Ancora sconvolto, il ragazzo provò a pronunciare qualcosa, ma fu interrotto nuovamente. In quell’istante, la madre dei ragazzi cercò di raggiungere il corpo esamine del marito, ma quel suo gesto così azzardato le provocò la stessa fine. Proprio come il marito, infatti, una pallottola gli perforò il cranio, facendola ricadere al suolo priva di vita.  

- Ragazzo mio, questa tua indecisione sta portando all’estinzione della tua famiglia. Attendo ancora una risposta. Se tieni alla vita di tua sorella, ti consiglio di seguirci senza opporti. -  

Sango, che fino a quel momento era rimasta immobile, non riuscì più a trattenersi. Le lacrime iniziarono a riempirli gli occhi, ma non cedette. Raccogliendo tutto il coraggio di cui disponeva, puntò lo sguardo verso il fratello con in mente un unico obbiettivo. 

- Kohaku non accettare. Non preoccuparti per me, sono disposta a morire pur di non farti divenire come loro! - 

Le parole della ragazza non piacquero però ai tre militari presenti in stanza, bastò infatti un unico schiocco di dita da parte di Bankotsu per far stendere la ragazza al suolo. Inseguito al suo segnale, infatti, l’uomo che teneva in ostaggio Sango la colpì violentemente alla testa con il calcio dell’arma, facendole perdere i sensi. 

- Kohaku giusto? Ho perso la pazienza. -  

Il generale si alzò dalla sedia, sporgendosi verso il ragazzo.  

- Se tieni davvero a quella piantagrane, ti conviene alzarti immediatamente da quella sedia o non sarò affatto gentile. -  

Ritornando ad una posizione eretta, il militare si avvicinò al corpo della fanciulla, accovacciandosi al suo fianco. Avvicinò la mano al viso della giovane, ormai imbrattato di sangue, e con un dito le percorse il profilo del volto. Un'espressione perversa si dipinse sul suo viso e non ci pensò due volte prima di comunicare a Kohaku le sue prossime intenzioni.  

- Volendo, prima di ucciderla potrei divertirmi un po’ con lei. - 

Udendo quelle parole, Kohaku scattò in piedi e, con un'espressione a metà fra l’iroso e il dispiaciuto, comunicò al generale la sua scelta. 

-  Vi seguirò senza opporre resistenza. Mi arruolerò nell’esercito, ma non toccate mia sorella. - 

A questo punto, Bankotsu si issò in piedi e richiamò a sé i due uomini presenti nella stanza. Dopodiché, ordinò agli stessi di prelevare Kohaku e portarlo fuori dall’abitazione. 

-  Addio sorella, spero che un giorno ci rivedremo. – sussurrò a testa china Kohaku.  

Osservando il giovane non opporre resistenza, Bankotsu sorrise compiaciuto dell’esito della missione. Tutto proseguiva secondo i piani di Naraku e il generale ne era soddisfatto. Con un'espressione di pura goduria dipinta in volto, uscì fuori dall’abitazione e, richiamando la sua squadra, partì in direzione della capitale.  

Contemporaneamente 

In una zona molto più a nord, Inuyasha e Miroku girovagavano per la Forst Grunewald in cerca di provviste. Erano passati ben tre mesi dalla loro fuga da Berlino, eppure, si ritrovavano ancora in terra nemica, a pochi chilometri dalla città. 

- Inuyasha, è quasi l’alba dovremo tornare al rifugio. -  

Sbracciandosi, Miroku provò a richiamare l'amico, appollaiato sul ramo di un albero intento ad annusare l’aria e captare il minimo rumore.  

- Ho una brutta sensazione Miroku. -  

Dopo essere saltato giù dal ramo, Inuyasha iniziò a raccogliere dal terreno gli zaini che avevano riempito di provviste, pronto a tornare al loro attuale rifugio.  
Non era affatto tranquillo, sentiva nell’aria una strana tensione e il suo pensiero volò automaticamente a quella abitazione dove loro e gli altri mezzo demoni si riparavano a sud della foresta.  

- Sta tranquillo su. Abbiamo lasciato Muller e Fischer a pattugliare la zona attorno alla casa. -  

Non del tutto convinto dalle parole dell’amico, Inuyasha iniziò a camminare tenendo i sensi all’erta.  
Sapeva di potersi fidare dei due mezzo demoni, ma il suo sesto senso non lo faceva sentire tranquillo. Per la prima volta in quei tre mesi, temeva che quel rifugio, che li aveva accolti con tanto calore, fosse in pericolo. Miroku invece, sembrava piuttosto sereno, sicuro che la casa fosse in buone mani. In quei tre mesi di permanenza infatti, Muller e Fisher avevano dimostrato la loro potenza fisica e sembrava un’impresa ardua riuscire a batterli. 

- Inuyasha. Smettila di essere nervoso. -  

Sbuffando alle parole del giovane, il mezzo demone accelerò il passo, lasciando di proposito l’amico qualche metro in dietro. Dopo venti minuti di viaggio, proprio quando le prime luci dell’alba iniziarono a penetrare fra gli alberi, un particolare odore pungente arrivò al fino naso di Inuyasha.  
Quel misto di polvere da sparo, sangue e carne bruciata gli diede il voltastomaco. Si voltò verso Miroku con un’espressione preoccupata dipinta in volto e, al cenno dell’amico, iniziarono a correre verso il fulcro di quel tanfo.  

Pochi chilometri più lontano, ormai al confine della foresta, un piccolo gruppo della divisione capitanata dal generale Yoro si ritirava dalla loro missione. In testa alla squadra, due giovani demoni lupo ghignavano orgogliosi dell’esito che la loro missione aveva generato.  

Ginta e Hakkakun, questi erano i loro nomi, erano infatti stati scelti dal generale per attaccare, durante la notte, un piccolo rifugio di mezzo demoni posto a sud della Forst Grunewald. Con un piano studiato fino ai particolari, quella notte, i due demoni guidarono la squadra d’azione per i fitti sentieri e, grazie ad una particolare barriera che nascondeva la loro aura e li proteggeva dal forte tanfo provocato dalle spore dei funghi, riuscirono ad avvicinarsi di soppiatto al piccolo rifugio. 

Erano appena le quattro del mattino quando Ginta e Hakkakun diedero il segnale ai demoni Manten e Hiten. I due fratelli, potenti demoni del tuono, colpirono con i loro attacchi più potenti i due mezzo demoni a guardia del rifugio.  

Quella notte, sorpresi dall’attacco nemico, Muller e Fischer non riuscirono a contrastare l’offensiva. 

- Il capo sarà soddisfatto di noi. Abbiamo portato a termine la missione senza complicazioni. -  

Annuendo alle parole di Ginta, Hakkakun proseguì in silenzio la sua marcia. A breve avrebbero fatto rapporto al generale, ma l’istinto gli suggeriva che il loro capo non sarebbe stato soddisfatto della loro prestazione. 

Intanto, in cima ad una roccia, Koga Yoro osservava con una certa agitazione l’ingresso della foresta. Tenendo i sensi all’erta, provava a captare la presenza di un pericolo.  
Per quanto cercasse di tenerlo a bada, il suo istinto protettivo verso i suoi compagni lo lasciava in un leggero stato di agitazione. In tutta la sua carriera militare, quella era la prima volta che faceva affidamento ad un piano strategico, non partecipando attivamente alla missione. 

- Generale, Ginta e Hakkakun ci hanno appena comunicato che la missione è andata a buon fine. A breve faranno ritorno. - 

Rimanendo nella sua posizione di avvistamento, fece un cenno annoiato al suo sottoposto, dopodiché iniziò a ripensare al suo incarico.  
Era stato scelto dal Führer in persona per una missione speciale, avrebbe dovuto eliminare chiunque osasse ribellarsi al regime, adoperando qualsiasi mezzo avesse a disposizione. Naraku gli aveva dato campo libero, poteva finalmente agire seguendo il suo istinto animale, poteva finalmente dar sfogo alla sua indole selvaggia. Eppure, quel giorno, era stato obbligato a seguire una strategia, una tattica così vile che non aveva nulla a che fare con la natura dei lupi. 

- Generale, i fuggiaschi sono stati eliminati. -  

Riscosso dalle parole di Hakkakun, il generale si voltò verso i suoi compagni. Scrutò con attenzione il loro stato, avendo conferma dei suoi sospetti: per una strategia così vile, anche due inetti come Ginta e Hakkakun potevano guidare un gruppo di soldati. 

- Vi siete assicurati che non ci siano superstiti? -  

Incrociando le mani dietro la schiena, Koga iniziò a marciare dinanzi i due demoni lupo.  

- Certamente! Abbiamo setacciato l’intera area, non abbiamo fiutato o percepito nessun sopravvissuto. - 

Questa volta fu Ginta a rispondere.  
Udendo quelle parole, il generale proseguì la sua marcia oltre i due demoni. 

- Proprio come immaginavo. Siete congedati. -  

Pronunciando queste parole, il generale lasciò indietro i suoi sottoposti, dirigendosi a grande velocità verso sud.  

In quello stesso momento, a smentire il rapporto di Ginta e Hakkakun 
Inuyasha e Miroku, correvano per raggiungere il centro in cui si generava quell’orrendo fetore. Ad ogni passo, quel miscuglio di odori si faceva sempre più intenso, la temperatura sempre più calda e l’aria sempre più rarefatta. Con il cuore tamburellante nel petto, arrivarono alla radura nella quale si trovava il rifugio, venendo spiazzati sul posto. Ai loro occhi, si presentò un violento rogo che stava distruggendo quell’abitazione che li aveva accolti durante quei mesi. 

- Non può essere successo davvero... -  

Incredulo, Miroku si ritrovo a borbottare come una straziante cantilena i suoi pensieri. Esterrefatto, non riusciva a far muovere il suo corpo, lo sguardo rapito dall’ipnotica danza delle fiamme.  
Al suo fianco, Inuyasha cercava di affinare i sensi nella speranza di cogliere anche un flebile battito, ma purtroppo la ricerca non ebbe esito positivo.  

L’emissione di fumo che il rogo aveva generato, non permetteva al mezzo demone di captare nessun’odore familiare e il violento crepitio del fuoco sovrastava tutti gli altri rumori. Deciso a non lasciare indietro nessuno, Inuyasha legò i suoi lunghi capelli in un'alta coda, coprì naso e bocca con un pezzo di stoffa, dopodiché iniziò ad avvicinarsi alla casa in fiamme.  

- Inuyasha! Dove vai? Non possiamo fare più niente per loro. - 

Miroku, ripresosi dallo stupore iniziale, cercò di richiamare l’attenzione dell’amico, provando a far ragionare il mezzo demone. All'interno dell’abitazione le violenti fiamme si stavano propagando violentemente e, a breve, le temperature avrebbero raggiunto valori elevatissimi. 

- Inuyasha, dobbiamo andar via. Le fiamme si stanno espandendo, finiremo per rimanere coinvolti anche noi. - 

Miroku era convinto che quella fosse la scelta più saggia da intraprendere. Si sentiva un codardo, un traditore, ma era consapevole che entrambi non avrebbero resistito alle ardenti fiamme. 

- Tu aspettami qua. L’abitazione è circondata dalla neve, le fiamme non dovrebbero raggiungerti.  
Se non torno va via dalla foresta, io devo prima assicurarmi di non lasciare indietro nessuno. - 

Non aspettando risposta, il mezzo demone si incamminò verso la casa, proseguendo per quel viale che da mesi percorreva al rientro delle ronde.  
Quel giorno però nessun bambino gli corse in contro felice del suo ritorno. 

Miroku, invece, seguì le parole dell’amico e, sedendosi sul suolo innevato, osservò l’abitazione in fiamme, nella speranza che almeno Inuyasha ne sarebbe uscito vivo. Mentre osservava l’amico avvicinarsi al rogo, uno strano mormorio attirò la sua attenzione e, carico di speranza, provò a seguirlo. 

Giunto a pochi metri dall’abitazione, Inuyasha ritrovò per terra due corpi ormai carbonizzati.  
Si accovacciò per provare ad identificarli e, se non fosse stato per le caratteristiche zanne inferiori sporgenti, riuscire a distinguere di chi fossero i due cadaveri sarebbe stato impossibile. 

Sovrastato da un moto d’ira, il mezzo demone colpì violentemente con un pugno il terreno innevato. 
Non riusciva a credere che tutto fosse svanito in pochi attimi. 

Scosso dalla visione dei corpi dei due fratelli, Inuyasha si issò sulle sue gambe tornando ad una posizione eretta. Osservò sconvolto il portico della casa e la delusione parve avvolgere il suo animo.  

Sperava che il suo viaggio non fosse stato vano, sperava di riuscir a salvare almeno una persona. 

- Non posso arrendermi così. Anche uno, devo salvarne anche uno solo... - 

Non volendo accettare quella cruda realtà, Inuyasha oltrepassò la porta d’ingresso dell’abitazione. 
Al suo interno, l’emissione dei gas nocivi, generati dalla combustione, gli rendeva difficile respirare. La possibilità di trovare qualcuno ancora in vita era infima. 

A passo lento, il giovane iniziò ad ispezionare le stanze inferiori e ricordi vari iniziarono ad invadergli la mente. Ricordò la prima volta che era stato portato a forza in quella casa, il ritorno dalla sua prima ronda, i volti di Meyer e delle sue sorelline corrergli incontro. 

Sperò che i tre fratelli avessero fatto in tempo a fuggire. Sperò che la morte di Muller e Fisher fosse avvenuta dopo aver portato tutti in salvo. 
Purtroppo le sue speranze crollarono quando, all’interno della stanza del Thè, trovò un primo cadavere. 
Si avvicinò con passo incerto al corpo.  

Ada, questo era il nome della ragazza, era un mezzo demone gatto che aveva raggiunto il rifugio solo il giorno precedente. La giovane aveva appena tredici anni, era fuggita via dalla sua abitazione qualche minuto prima che i militari venissero a prelevarla per portarla nei campi di lavoro forzato, raggiungendo il rifugio allo stremo delle forze. 

Inuyasha osservò per bene quel corpo senza vita. Ada aveva la camicia da notte strappata, il corpo posizionato in modo insolito, il volto sfregiato da un colpo d’arma da fuoco. 
Il mezzo demone cercò di non pensare a quello che quei bastardi le avevano fatto prima di ucciderla. 

Il giovane fu sconvolto da quella immagine, sentì la testa farsi pesante, la vista offuscarsi, il cuore battere all’impazzata. In quel momento anche la mancanza di ossigeno nel corpo iniziò a farsi sentire. La temperatura attorno a sé era diventata impossibile da tollerare, sentiva la pelle bruciare, le forze abbandonarlo. Nella speranza di riuscire a trovare un minimo di sollievo, provò ad accovacciarsi proseguendo a passo lento nella sua ricerca.  

I secondi scandivano violentemente il tempo che scorreva e, ad ogni rintocco, le fiamme parevano farsi sempre più imponenti. 

Inuyasha iniziò a perdere la speranza. Passo dopo passo ritrovava sul pavimento i cadaveri di quei giovani che, come lui, desideravano solo essere riconosciuti come esseri viventi. 
Gli aggressori non avevano risparmiato nessuno. Avevano fatto irruzione di notte, prendendo tutti di sorpresa. 

Fermo dinanzi la stanza di Meyer, il mezzo demone non riusciva a trovare il coraggio di entrare. 
Si sentiva già responsabile della sua morte. Sapeva che se avesse trovato i corpi dei tre fratelli, non avrebbe retto. 

Aveva promesso a Meyer che li avrebbe protetti. Si era preso carico di loro. 

Il giovane si sentiva allo stremo, se fosse rimasto ancora a contemplare l’ingresso di quella camera non sarebbe uscito vivo da quell’abitazione. Dopo essersi dato coraggio, rimosse quello che rimaneva della porta scorrevole ed entrò in quella stanza. 

La scena che gli si parò dinanzi fece crollare il suo animo. 
Stesi per terra, i corpi inermi di Kirsten e Gretel erano parzialmente coperti dal cadavere di Meyer. 
Con una lentezza straziante, Inuyasha si avvicinò ai tre e si sedette di fianco quei corpi. Provò con delicatezza a scuoterli, sperò di sentire il battito di quei tre cuoricini. 

- Non è possibile! Non può essere vero. Io mi rifiuto di credere che sia vero. - 

Inuyasha sapeva di essere il responsabile della loro morte. 
Sapeva che, se avesse seguito le parole di Miroku e li avesse fatti partire separatamente, avrebbero già raggiunto il confine del paese. Se non fosse stato così debole, avrebbe potuto salvarli. 

Prendendo quei piccoli corpi fra le braccia, Inuyasha uscì fuori da quell’edificio in fiamme. 

All’interno di quell’abitazione sembrava non essere rimasto più nulla di quei mezzo demoni pieni di sogni e speranze.  
Muller, Fischer, Meyer, Ada... 
Nessuno di loro avrebbe mai raggiunto il confine vivendo una vita tranquilla. 

Intanto, nascosta fra gli alberi, una piccola figura dall’aspetto evanescente osservava l’abitazione di Aaron avvolta fra le fiamme. Aveva visto un ragazzo entrare in quell’edificio e uscirne dopo svariati minuti con dei corpi inermi tra le braccia. A quella vista, prese un importante decisione. Chiuse gli occhi, sparì nel nulla. 

Uscito dall’edificio, Inuyasha ripose i corpi già lievemente irrigiditi dei tre fratelli di fianco ai corpi carbonizzati di Muller e Fisher. Avrebbe dato loro una sepoltura vicino l’abitazione, portando sempre con sé il loro ricordo. 

Osservando in giro provò a cercare Miroku, con scarsi risultati. Preoccupato per l’amico affinò ancora una volta l’udito. Attese per qualche secondo. Cercò di identificare i vari rumori, cercò di ignorare il crepitio del fuoco e, infine, sentì un flebile battito nelle vicinanze. Seguendo quel lieve richiamo, lasciò la radura proseguendo fra i fitti sentieri. 

Ad una ventina di metri una figura stava stesa per terra. Inginocchiato al suo fianco, Miroku cercava di dargli assistenza nel migliore dei modi. Il giovane, infatti, cercava di sopprimere le fiamme che si sollevavano da quel corpo disteso con un pezzo di stoffa, proveniente dai propri indumenti. 
Il mezzo demone si avvicinò ai due incredulo, riuscendo a distinguere la figura dolorante solo una volta vicino. Il suo odore era completamente diverso da come lo ricordava, il suo corpo deturpato dalle fiamme, ma il suo cuore continuava a battere.  

- Aaron! - 

- Inuyasha? Sei tu? - 

Il mezzo demone faticò a percepire quel sussurro uscito dalle labbra del demone volpe. Aaron era debole e, nonostante la sua natura demoniaca, sapeva che non avrebbe resistito molto. Inuyasha si accovacciò al suo fianco e cercò di pensare velocemente come poter dare una mano al demone. 

- Si Aaron. Sono io. Sta tranquillo, ora io e Miroku ti portiamo in ospedale. - 

Ricordando gli insegnamenti della madre, il mezzo demone provò a rimuovere gli abiti che l’amico portava ancora addosso, evitando di toccare quelle parti dove il tessuto era già entrato a contatto con la pelle ustionata. 

- Inuyasha fermati... Andate via da qui. -  

Aaron, steso al suolo e dolorante, provò a fermare Inuyasha. Il demone volpe sapeva di non aver speranza di salvezza. Il suo corpo e il suo animo erano ormai distrutti e, nonostante il suo corpo avesse la capacità di rigenerarsi, il suo animo sarebbe rimasto tormentato. Si sentiva l’unico responsabile dell’accaduto. In fondo sapeva di aver condotto lui i militari fino al rifugio, ma non si sarebbe mai aspettato che riuscissero a oltrepassare il cerchio delle streghe. 

Quella notte, sorpreso dall’attacco nemico, Aaron non riuscì a portare fuori dall’abitazione nessuno dei ragazzi che si era ripromesso di aiutare e proteggere. Il suo unico desiderio in quel momento, era quello di spegnersi e rincontrare i volti sorridenti di quei giovani. 

- Ma Aaron... Non posso lasciarti indietro. No dopo tutto quello che hai fatto per i miei simili. In questo mondo ricco di odio verso noi mezzo demoni, tu sei uno dei pochi che si è fatto carico di noi provando ad aiutarci. Te lo devo. -  

Inuyasha non riusciva proprio a comprendere il perché Aaron non volesse essere aiutato. Il demone volpe aveva una notevole aritmia cardiaca, probabilmente un'emorragia cerebrale, danni ai polmoni e ustioni notevoli. Non potevano perdere altro tempo. 

Preoccupato delle condizioni del demone, Miroku guardava i due in silenzio, non affatto sorpreso dalla reazione di Inuyasha. Già da tempo, infatti, il mezzo demone aveva smesso di provocare o insinuare cattiverie nei confronti di Aaron. In quei mesi, il giovane aveva rivalutato molto la sua figura, trasformando quella mancanza di fiducia iniziale in profonda gratitudine.  
Dopo quella prima spedizione, Aaron non smise di organizzare quei viaggi. Non smise di combattere per tentare di aiutare quanti più mezzo demoni possibile. Non li lasciò soli, al loro triste destino. 

Il demone volpe aveva fatto il possibile per loro. 

- Inuyasha, i militari ci hanno attaccato questa notte. Non sono riuscito a proteggervi, quindi ti prego, lasciami qui. Non riuscirei a sopportare il peso delle vostre vite sulla coscienza. - 

Inuyasha non riuscì a controbattere.  
Credeva che il rifugio fosse collocato in una zona sicura. Lui stesso era stato vittima dei funghi che costituivano il cerchio delle streghe. Grazie al potere di Aaron, nessuno, a parte loro, avrebbe potuto avvicinarsi al rifugio senza essere stordito. 

Come aveva fatto l’esercito a trovarli? 

Non riuscendo a darsi una risposta, strinse i pugni per la rabbia. 

- Inuyasha, Miroku, ascoltatemi. - 

Un colpo di tosse interruppe il discorso di Aaron. Inuyasha provò a sollevarlo per permettergli di recuperare fiato, ottenendo solo l’effetto opposto. Sentendo il doloroso lamento uscire dalle labbra di Aaron, il giovane mezzo demone stese nuovamente il corpo per terra. 

- Per me è già troppo tardi, ma voi potete ancora salvarvi.  
Andate a Kemberg, lì vi aspetterà la famiglia Bayer. Il capofamiglia è un mio caro amico, vive ai margini della città con la sua famiglia. Potete trovare la loro casa nel bosco che circonda la cittadina. Loro vi indicheranno la strada da seguire. -  

Un ulteriore colpo di tosse, fece contorcere il povero Aaron dal dolore.  

Ancora una volta Inuyasha si sentì impotente. Sapeva che il Führer Naraku aveva dato l’ordine di eliminare tutti coloro che si sarebbero opposti al regime, ma non avrebbe mai immaginato che riuscissero a trovare il rifugio. Sentendosi ancora una volta un codardo, chiuse gli occhi e, lentamente, si issò in piedi.  

-Addio Aaron… Grazie per tutto quello che hai fatto per noi. Miroku, ora andiamo.- 

Mentre si allontanava dal corpo di Aaron, il mezzo demone sentì il suo sangue demoniaco agitarsi. Si osservò le mani e notò che tremavano leggermente. Era dura lasciare un amico in quelle condizioni. Era difficile pensare di aver fatto la cosa giusta. Era complicato non essere furioso. Per cercare di calmarsi inspirò profondamente e osservò Miroku. L’amico camminava al suo fianco, decisamente scosso, e sembrava non essersi accorto di nulla. In quel momento, Inuyasha promise a sé stesso che non avrebbe più perso nessun’altro. Avrebbe protetto Miroku anche a costo della propria vita. 

Intanto, ancora steso al suolo, Aaron non riusciva più a resistere. La presenza di ossigeno nel suo corpo si era ridotta di molto, a breve avrebbe lasciato definitivamente il mondo dei vivi. Una smorfia deformò il suo viso già sfregiato, l’ombra dell’ultimo sorriso. Aveva salvato almeno uno di quei ragazzi bisognosi di aiuto, adesso poteva anche andarsene. Socchiuse stancamente gli occhi e, prima che il suo cuore pompasse l’ultimo battito, intravide una piccola fiammella azzurra porsi dinanzi a lui.  

Fu allora che formulò il suo ultimo pensiero.  

-Venerabile Kikyo, vegliate sulle quelle anime che non ho potuto proteggere. - 

In quello stesso momento, dai corpi dei mezzo demoni caduti quella notte emersero delle piccole fiammelle, l’emanazione delle loro anime. Il piccolo spirito invocato da Aaron aveva espresso l’ultimo desiderio del demone volpe, portando con sé le anime di quelle piccole creature.  
La venerabile Kikyo invocata da Aaron in punto di morte, non era altro che lo spirito protettore della foresta. Quello spirito che si prendeva cura degli abitanti della foresta e che avrebbe protetto per sempre le loro anime. 

Quando Inuyasha e Miroku tornarono al rifugio per dare una sepoltura a Meyer e gli altri, trovarono ad attenderli una giovane donna. 

- Tu che ci fai qua? Dove sono i corpi?! -  

Inuyasha, aveva ben riconosciuto la figura femminile che gli si ergeva dinanzi, eppure non riusciva a spiegarsi cosa ci facesse in quel luogo e dove avesse nascosto i cadaveri dei suoi amici. 

- Da questo momento mi prenderò io cura di loro. Proteggerò le loro anime, te lo prometto. Adesso va Inuyasha, e non lasciarti uccidere. - 

Detto ciò, la venerabile Kikyo svanì nel nulla. 

- Inuyasha, hai visto anche tu? - 

Incredulo, Miroku indicava il punto in cui la fanciulla era scomparsa. 
Inuyasha non rispose. Se la storia raccontata da quella donna fosse stata vera, le anime di quelle persone avrebbero continuato a vivere nella foresta. Quella donna dall’animo nobile si sarebbe presa cura di loro. 

Doveva fidarsi di quelle parole? 

Qualsiasi fosse stata la risposta, ormai era troppo tardi. Kikyo era già svanita nel nulla, portando via con sé i corpi senza vita. Decisamente provato, ignorò la domanda di Miroku e iniziò ad incamminarsi verso sud, con lo scopo di raggiungere il perimetro della foresta. 

Era giunto il loro momento. Stavano lasciando la forst Grunewald con il cuore carico di tristezza. 

Intanto, lungo le sponde del lago Nikolassee 
Il generale Yoro aveva finalmente raggiunto il luogo prestabilito. In attesa del suo interlocutore, si ritrovò a fissare il sottile strato di ghiaccio formatosi sulla superficie del lago. 

Giorni prima, il generale No Taisho aveva richiesto un colloquio con il generale lupo sottolineando la massima urgenza. Durante quel loro incontro, il generale cane aveva dato al generale Yoro delle importanti informazioni riguardanti la collocazione di un demone volpe oppositore del regime. 

Il suo nome era Aaron Schmidt, conosciuto come il capo del clan dei demoni volpe risedente all’interno della forst Grunewald. Da mesi il Führer Naraku reclamava la sua testa, eppure tutte le perlustrazioni effettuate all’interno della foresta risultavano vane. 

Nel corso di quel colloquio, Sesshomaru No Taisho aveva posto al giovane generale lupo un accordo al quale non avrebbe potuto rifiutare. In cambio di quella soffiata, Koga avrebbe dovuto seguire una strategia ideata da Sesshomaru. Accettando in maniera riluttante l’accordo, il generale Yoro aveva portato a termine la sua missione e adesso avrebbe dovuto far rapporto al suo collega. 

Il piano di Sesshomaru non aveva falle. 
Il generale aveva studiato alla perfezione ogni singola mossa. I suoi sottoposti si sarebbero dovuti addentrare tra la fitta vegetazione da sud. In testa al gruppo avrebbe dovuto esserci un certo Hakudoshi che con la sua barriera avrebbe scortato la divisione fino al rifugio. 

Un lieve spostamento d’aria fece tornare Koga al presente. 
Sesshomaru gli stava di fianco, come lui, osservava con il solito sguardo gelido la distesa di ghiaccio. 
Attendeva in silenzio il suo rapporto. 

- La missione è stata completata. Tutto è andato secondo i tuoi piani, sia il demone volpe che i mezzo demoni coinvolti sono stati eliminati. - 

Al suono di quelle parole Sesshomaru fece per issarsi nuovamente in volo quando ad un tratto, un odore ben conosciuto arrivò alle sue narici. Il generale Yoro aveva fallito nella missione che gli aveva affidato. Non tutti i mezzo demoni erano stati eliminati. 

- Direi quasi tutti. - 

Detto ciò, il generale No Taisho si ritirò nel suo accampamento. 
Colui che aveva portato disonore nella sua famiglia era ancora in vita e lui avrebbe dovuto studiare un piano per eliminarlo prima che fosse troppo tardi.

 


 

FrancyT:

Salve!
Eccomi con questo mio quarto aggiornamento u.u
Durante la settimana scorsa ho dato una lettura veloce al capitolo, aggiustando qualcosina. Purtroppo non ho potuto approfondire troppo quindi mi scuso per eventuali incomprensioni. Darò ugualmente una rilettura una volta uscita dalla sessione u.u

Adesso passiamo al capitolo!
Sono passati altri due mesi, siamo giunti al mese di Febbraio. Storicamente sono accadute diverse faccende, ma ne parlerò successivamente. (per alcune almeno) In ogni caso, in questo capitolo abbiamo visto come operano i nostri tre generali scelti da Naraku (anche se Koga attualmente ha soltanto eseguito gli ordini di Sesshomaru). Che dire... Una parte di me li ha immaginati abbastanza spietati, ma magari a voi risultano solo tanti scemi! Ma andiamo per gradi.

Generale Bankotsu: Lui l'ho sempre immaginato piuttosto spietato. Ammetto che non vedo l'anime da un bel po' e non ricordo molto di lui, quindi spero che apprezziate questa mia scelta .-. 
Chiudendo questa parentesi, torniamo al suo atteggiamento. Vorrei ricordare che Bankotsu è l'unico generale umano all'interno della mia storia. L'unico che possiede una sua squadra d'azione (la squadra dei 7 appunto), un umano che si è disdinto per la sua forza durante l'ascesa al paese, attirando l'interesse di Naraku. Mi sono divertita molto a scrivere la sua parte e personalmente mi pice molto :v Ovviamente Bankotsu non va ad uccidere tutti i familiari dei ragazzi che è andato a prelevare eh. Nella mia mente, il padre di Kohaku e Sango era una persona sacrificabile, meglio prendere con sè un giovane di sedici anni da addestrare e plasmare a proprio volere che un contadino di mezza età con già qualche acciacco no?

Generale Koga: Di lui ancora dobbiamo vedere molto. Attualmente ha semplicemente eseguito gli ordini di Sesshomaru. Vedremo il loro incontro nelle storie extra che pubblicherò al termine della storia. Inizialmente ero tentata di inserire un ulteriore capitolo, precedente a questo, ma poi ho preferito lasciare il mondo per come avevo programmato in precedenza. Spero mi perdoniate.

Generale Sesshomaru: Lui lo adoro. Ho tante difficoltà a scrivere il suo persoanggio, più di molti altri, spero solo di non rovinarlo troppo.

Mh... cos'altro dire? Andiamo nuovamente per punti!
1. Finalmente ho introdotto altri due personaggi della storia originale! Chissà quali piani avrò per loro XD
2. La situazione fra Inuyasha e Miroku sembra essersi attualmente cambiata. In fondo Inuyaha ha iniziato seriamente a fidarsi di Aaron, qunidi perchè dover tenere ancora il broncio a Miroku?
3. Piangevo mentre scrivevo della morte di Fisher, Muller, Meyer e le gemelline... Erano i miei bimbi... In ogni casi, ci sarà anche un capitolo extra con la descrizione dettagliata dell'attacco!
4. Aaron non ha avuto una fine migliore. Ma fino alla fine ha provato ad aiutare i giovani nel suo rifugio. Ha compreso il suo errore e ha chiesto allo spirito della foresta di prendersi cura di quelle anime. Carina come scelta quella di usare Kikyo? Io la trovavo carina >.<
5. L'animo di Inuyasha sta per caso iniziando a vacillare? Che evoluzione avrà il suo personaggio? Continuate a leggere per scoprirlo u.u
6. Sesshomaru riuscirà a fermar eil fratello? Che accadra? Di sicuro un casino .-.

Ringrazio tutti di aver letto fino a questio punto!
In caso abbiate dubbu, non esitate a chiedere! Alle volte nella mia mente è tutto chiaro ma non riesco a descrivere nella maniera migliore le situazioni, quindi non esitate a chiedere!

A presto<3

   
 
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