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Autore: deborahdonato4    11/02/2022    1 recensioni
Leo Valdez, deluso dal suo primo amore Calypso, è tornato al Campo Mezzosangue con suo figlio James. Decide di dedicarsi completamente alla crescita del figlio.
Will Solace, rientrato al Campo dopo un anno passato a lavorare in un ospedale umano, ha una sola missione: confessare il suo amore verso Nico di Angelo. Mal'amore ha promesso per lui, e per Nico, un destino diverso.
Due ragazzi che diventano prima amici, poi qualcosa di più.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai passate due settimane da quando Will e Connor avevano deciso di fare coppia. E nonostante tutta l'attenzione di Leo di non frequentare i posti comuni, si ritrovò più di una volta nelle loro vicinanze. Spesso si ritrovava a guardarli, sentendo un vuoto allo stomaco nel ricordare le labbra di Will sulle sue, ma per fortuna il suo turbamento non si notava perché non andava mai in giro da solo. Era facile nascondere le proprie emozioni quando si trovava in compagnia di altre persone.

Ed era sorprendentemente facile farlo quando stava con suo figlio. In mensa, quando Leo vedeva Will e Connor che chiacchieravano vicini, si voltava verso il figlio e gli faceva mille domande sulla scuola che lui, Bryan e Lily volevano frequentare nel mondo umano. Vedere James illuminarsi a quelle parole gli scaldava il cuore, e niente poteva raffreddarlo.

Leo e Calipso avevano parlato a lungo di James, e alla fine si erano trovati d'accordo che il figlio potesse frequentare la scuola. I figli di Ecate avevano idealizzato degli amuleti speciali che tenevano i mostri a distanza, quindi viaggiare e andare a scuola era piuttosto sicuro. Certo, alcune volte non facevano effetto, ed era per questo che Leo si ritrovava a pensare al trasferimento a Nuova Roma. Lì, James non avrebbe avuto alcun tipo di problema, a parte la voragine nel petto dovuta alla mancanza dei suoi migliori amici. Non poteva fargli questo.

Il settimo compleanno di James era arrivato dopo lunga attesa, e il bambino aveva insistito così tanto con i genitori per la sua festa in giardino che Leo soddisfò la sua richiesta. Lo aiutò con gli inviti e con le decine e decine di decorazioni dei Supereroi Marvel.

Leo, con un po' di paura, inviò gli inviti pure ai suoi vecchi amici, con la speranza di rivederli e riallacciare i rapporti con loro. Vedere James, Lily e Bryan così uniti gli aveva fatto venire un po' di nostalgia sui Sette della Profezia.

Percy Jackson fu il primo a rispondergli, dicendo che era già impegnato con sua madre e sua sorella, ma gli promise di fare un salto al Campo Mezzosangue non appena gli fosse stato possibile. Non disse niente di Nico Di Angelo (o Nico Jackson, ormai?), e Leo immaginò che il figlio di Ade non avrebbe partecipato alla festa per i suoi stessi motivi. Dopotutto, erano sposati, gli impegni di uno erano quelli dell'altro.

Jason Grace, Piper McLean e Annabeth Chase, però, si erano presentati alla festa di James in anticipo, con indosso i costumi da supereroe espressamente richiesti nell'invito. Jason aveva rinunciato al suo costume da Superman per quello di Capitan America, e Leo fu felice che l'avesse fatto. James era molto pignolo, e di certo avrebbe mandato via Jason all'istante.

Piper McLean indossava un aderente costume nero per il suo personaggio, Black Widow. Leo la trovò stupenda, e parecchio sexy, ma visto che Calipso si trovava nei paraggi, evitò di fare lo scemo. E Annabeth aveva optato per Capitan Marvel: con quei lunghi capelli biondi e lo sguardo serio, le somigliava parecchio.

Solo quando vide Annabeth chiacchierare allegramente con Piper e Jason, Leo si rese conto che Percy aveva rifiutato a causa sua. Forse non voleva farsi vedere da lei, per evitare di ferirla. Leo fu felice che Percy avesse rifiutato il suo invito. Non voleva che niente e nessuno rovinasse la sua festa.

E quando vide Hazel Levesque in avvicinamento, con un costume nero, i capelli stretti in uno chignon sulla testa e una maschera che le copriva il volto, dal quale spuntavano due orecchie nere a punta, Leo sospirò, avvicinandosi all'amica prima che questa potesse fare un altro passo.

«Mi dispiace, Catwoman non è della Marvel.» disse Leo, ripetendo le parole che James gli aveva inculcato in testa il giorno prima. «Tu non puoi passare.» aggiunse, ma quella era una citazione per sé stesso, per rendersi felice.

«Catwoman?» ripeté Hazel, aggrottando la fronte. Sembrava in imbarazzo, ma il suo sguardo era duro. «Sono Black Panther.»

Leo sbatté le palpebre e la guardò meglio. In effetti il costume era ben diverso da quello in pelle nera di Halle Barry.

«Scusami.» disse Leo, ammettendo il suo sbaglio. «Non l'avevo notato. Quelle... be', quelle mi hanno distratto un po'.»

Hazel arrossì mentre Leo le indicava il seno con un sorrisetto. Si mise a braccia conserte, borbottando che non fosse colpa sua che il costume fosse così aderente. Per fortuna, Piper arrivò in suo soccorso.

«Cosa fai, Valdez?» disse Piper, passando un braccio attorno alle spalle di Hazel in modo protettivo. «Stai importunando la mia amica?»

«Certo che no.» sbuffò Leo, ridacchiando appena. «Le sto solo facendo notare che il suo Black Panther sembra una Catwoman.»

«Hazel sta benissimo così.» si intromise Jason, accompagnato da Annabeth. «Ha un costume davvero forte.»

«In effetti somiglia a Catwoman.» notò Annabeth, studiando l'amica con attenzione. «Ma solo perché è una ragazza.»

Gli sguardi di Leo e Jason si spostarono di nuovo su Hazel, che rimpianse di non aver indossato il costume di un altro supereroe, uno con il mantello.

«Direi di chiedere aiuto ad un esperto.» disse Piper, scoccando un'occhiataccia al fidanzato e al suo vecchio migliore amico.

«Non vorrai mica dire...» mormorò Hazel, sgranando gli occhi, mentre Piper cercava qualcuno con lo sguardo.

«Oh, eccolo.» sogghignò la figlia di Afrodite. «James! Puoi venire qui un momento?»

Leo ridacchiò allo sguardo spaventato di Hazel e attese l'arrivo del figlio. Lo guardò con affetto mentre si fermava di fronte a loro, con i suoi amici. Indossava il costume di Thor, con tanto di martello stretto in mano. Schierati al suo fianco, una piccola Scarlet e un Hawkeye li guardavano di sbieco.

«Chi osa disturbare il potente dio del tuono?!» esclamò James, e Jason rabbrividì.

«Ti prego, non fare così.» borbottò, e Annabeth si lasciò scappare una risatina.

«Thor, ti abbiamo chiamato per una consulenza.» disse Piper e James le lanciò un'occhiata. «Secondo te, chi è lei? Catwoman o Black Panther?»

Gli occhi di James scattarono su Hazel non appena sentì Catwoman. Hazel si sentì di nuovo in imbarazzo sotto quello sguardo e decise che avrebbe picchiato Will non appena l'avesse visto: le aveva detto che era perfetta.

Leo tenne lo guardo puntato su James, che continuava a studiare il costume di Hazel nei minimi particolari. Spostò appena lo sguardo su Bryan e Lily, splendidi nei loro costumi, e trattenne un sorriso nel notare lo sguardo del biondino puntato sul seno di Hazel.

«Non ci sono dubbi.» disse James, e tutti lo guardarono in attesa. Il bambino incrociò gli avambracci al petto, subito seguito dai suoi amici, e incrociò lo sguardo di Hazel. «Wakanda forever!»

Hazel ripeté lo stesso movimento con un sorriso. «Wakanda forever.»

Dopodiché, James scoccò un'occhiataccia agli amici del padre. «Se non avete riconosciuto Black Panther, avete dei gravi problemi.» disse, prima di voltarsi e tornare alla sua festa.

«Mi aspetto delle scuse.» mormorò Hazel, divertita, guardando Annabeth e Jason, che sospirarono.

«Leo, dov'è Calipso?» domandò Piper, divertita, lanciando un'occhiata nella folla. «Non la vedo.»

Leo si voltò verso la casa, cercando di ricordarsi dove avesse visto la fidanzata l'ultima volta. Sorrise nel vederla spuntare in compagnia di Travis e Katie, uno tutto verde per il suo costume di Hulk e l'altra con la tuta blu di Susan Storm, la donna invisibile. Connor era una versione sorridente di Loki e Calipso, invece, era splendida nelle sembianze di Wanda Maximoff.

«È laggiù.» disse, facendole un cenno con la mano. Calipso sorrise nella sua direzione, ma non si avvicinò, impegnata com'era a chiacchierare con Travis, Katie e Connor. «Penso che possiate raggiungerla.»

Hazel e Piper annuirono, e si allontanarono da loro. Leo evitò di guardare le due amiche allontanarsi, un po' per rispetto nei loro confronti, un po' perché Jason lo stava fissando.

«A quando le nozze?» domandò Jason, osservandolo con curiosità.

«Non lo so.» ammise Leo, chiedendosi se Calipso avesse spedito gli inviti ai loro amici. «Stiamo aspettando che mia sorella Nina partorisca.»

«Capisco.» annuì Jason, lanciando un'occhiata ad Annabeth, che stava osservando con estremo interesse la casa di Leo. «Quindi... quando avrai la data...»

«Manderò gli inviti.» lo rassicurò Leo, prima di aggiungere: «E mi auguro che tu possa esserci.»

Jason abbozzò un sorriso e annuì. Leo si sentì scaldare il petto per quel sorriso, e si rese conto di quanto gli fosse mancato il suo migliore amico. Sistemò la manica del suo costume da Iron Man, sperando di non andare a fuoco dalla gioia.

«Inviterai anche me?» chiese Annabeth, spostando gli occhi grigio tempesta su di lui.

«Ma certo.» annuì Leo. «Inviterò te. Percy di sicuro capirà.»

«Percy?» ripeté Annabeth, tesa.

«Be', o tu o lui, no? E preferisco te, a dirla tutta.»

Annabeth continuò a fissarlo e Leo si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato. Dal canto suo, Jason ebbe il folle desiderio di scappare da quella situazione spiccando un salto e un volo, ma ebbe il timore che Bryan, su ordine di James, gli sparasse una freccia. Dopotutto Capitan America non poteva volare.

«Puoi invitare anche Percy.» disse infine Annabeth.

Leo la scrutò con attenzione. «Sei sicura?»

La figlia di Atena annuì e si zittì, forse pensando a vecchi ricordi. Leo fu sul punto di posarle una mano sulla spalla per farla sfogare quando sentì il suo nome gridato. Si voltò di scatto, spaventato all'idea che a Calipso o a James fosse successo qualcosa, ma si rilassò appena. I due erano al sicuro.

Butch arrivò trafelato di fronte a lui. Era del tutto verde pure lui, segno che avesse provato a truccarsi da Hulk, ma a metà si fosse interrotto.

«Che succede?» domandò Leo, agitandosi sotto lo sguardo del figlio di Iride.

«Nina. È in infermeria.»

 

Will chiuse il fascicolo di Nina Pope e guardò la ragazza stesa sul lettino, che fissava lo schermo dell'ecografia. Teneva una mano dietro la testa, e con l'altra tamburellava le dita sulla pancia, sempre più grande e tonda. Will voleva toccarla, accarezzarle la pancia, e parlare al bambino, ma evitò. Ricordava piuttosto bene lo sguardo di disgusto che la figlia di Efesto gli aveva lanciato due anni prima. Non voleva farla arrabbiare.

«Tutto okay?» domandò Will, osservandola.

«Sì.» Nina continuava a fissare il suo bambino che si muoveva lentamente nello schermo. «È solo che non vedo l'ora che nasca.»

«Lo capisco.» annuì Will, con un sorriso. «Non vedi l'ora di averlo tra le braccia e stringerlo.»

«Ehm, no.» Nina gli lanciò un'occhiata. «Non vedo l'ora che esca fuori da me. Non riesco più a vedermi i piedi, non posso mangiare il pesce crudo e devo fare pipì continuamente.»

«Oh.» mormorò il figlio di Apollo, imbarazzato. «Be', presto potrai vedere i tuoi piedi.»

«Presto quanto?»

Will abbassò lo sguardo sulla cartella che teneva in mano. Rose era stata la dottoressa di Nina, e ora i suoi pazienti erano passati a lui. Non gli dispiaceva, il lavoro in più. Mentre leggeva i commenti della sorella, Will sentì la sua mancanza. La cabina 7 era così silenziosa senza di lei.

«Stando a quello che scrive Rose, e quello che ho visto io...» cominciò a dire Will, sollevando lo sguardo sulla ragazza, ma fu interrotto dall'arrivo di Leo e Butch. Will sbatté le palpebre nel vederli, uno vestito da Iron Man e l'altro da Hulk solo per metà.

Nina girò la testa verso il fratello e il fidanzato, e li fissò senza parole.

Leo guardò prima la sorella, poi Will e infine Butch. «Mi hai detto che stava partorendo.» disse il figlio di Efesto.

«Pensavo stesse partorendo.» disse Butch, guardando la fidanzata. «Stai partorendo?»

«Ti sembra che io stia partorendo?!»

Will si alzò in piedi, guardando i due intrusi. «Dovete uscire da qui.» disse, serio. «State disturbando Nina e gli altri miei pazienti.»

Leo lo fissò torvo. «È mia sorella.» sbuffò. «Sono preoccupato per lei. Rimango.»

Will scosse la testa, ma prima che potesse ribattere, si intromise Butch.

«Perché Nina è qui?» domandò il figlio di Iride. «Se non sta partorendo, perché si trova qui?»

«Non mi sentivo bene e sono venuta in infermeria.» brontolò Nina. «Non pensavo di doverti scrivere ogni mio spostamento.»

«Be', se andavi in mensa non mi preoccupavo affatto, ma visto che sei qui...»

«Non stava bene.» disse Will, fissando Butch come se fosse duro d'orecchi. «Ed è venuta qui.»

Leo guardò Will e Nina. La sorella stava arrossendo, lanciando occhiate a Will, e Leo si domandò come mai Will la stesse difendendo.

«E perché?» insistette Butch, scaldandosi, guardando torvo Will. «È successo qualcosa al bambino? Voglio saperlo, non potete tenermi all'oscuro!»

«Ho avuto mal di pancia e sono venuta qui!» esclamò Nina, prima che il fidanzato potesse aggredire il biondino. «Scusami se non ti ho avvisato!»

Leo aggrottò la fronte e Butch rivolse la sua completa attenzione alla ragazza. «Come, scusa?»

Will tossicchiò e finse di leggere la sua cartella, cercando di trattenere una risatina. Non doveva ridere dei problemi dei suoi pazienti, ma la scenetta tra Butch e Nina era così divertente che proprio non poteva trattenersi.

«Aria nella pancia.» disse Nina a denti stretti e Leo capì. Dopotutto, ci era passato. Be', non lui, ma Calipso. Ricordava fin troppo bene la paura che aveva provato per ogni dolore improvviso della sua ragazza.

«Oh!» esclamò Butch, fissandola. «Oh, oddei!»

Butch sembrava sul punto di voler aggiungere qualcosa, ma Will decise di intromettersi e porre fine a quella conversazione.

«Ora che sapete che Nina sta bene, perché non uscite?» disse, ma sia Leo che Butch lo ignorarono. Leo guardò il monitor, osservando la ripresa dell'ecografia, e Butch si avvicinò alla fidanzata, prendendole la mano.

«Potevi dirmelo.» le sussurrò, ma Nina gli fece la linguaccia.

«Ci sono cose che preferisco tenere per me.» borbottò, poi sollevò lo sguardo su Will. «Comunque, tralasciando questo spiacevole episodio...»

«Questo puzzolente episodio...» la corresse Leo, sogghignando.

Nina avvampò, Butch sorrise verso Leo. «Non può puzzare se non riesce, no?»

«Giusto, hai ragione!»

Will sospirò, scuotendo la testa, e si concentrò su Nina. «Cosa vuoi sapere?» chiese il figlio di Apollo, passandosi le dita tra i capelli.

«Rose ha scritto tra quanto dovrei partorire?»

Leo smise di ridere, interessandosi subito all'argomento. Guardò Will, cercando di non badare troppo ai muscoli che si intravedevano dal camice o i morbidi ciuffi biondi che gli ricadevano come onde vicino alla punta delle orecchie.

«Rose ha scritto che dovresti partorire entro la prima settimana di novembre.» disse Will, controllando la cartella. «Quindi praticamente... tra trenta, trentacinque giorni.»

Butch sorrise a quella notizia, e Leo si sentì invadere da una strana sensazione. Se Nina avrebbe partorito il mese successivo, significava che lui e Calipso potevano dare una data, ovvero quella di dicembre, al loro matrimonio. Era un bene fissare la data, giusto?

Lo sguardo di Leo scivolò di nuovo su Will. Quegli occhi azzurri, i capelli biondi, le labbra morbide... ricordava tutto di lui, come la moltitudine di lentiggini sulla schiena. Ricordava quanto fosse calda la sua pelle ad ogni bacio. Ricordava il suono della sua voce di prima mattina. Era davvero pronto a voltare pagina? Quella decisione nella sua testa – Will o Calipso – non sembrava più così semplice.

«Altri trentacinque giorni?!» esclamò Nina, scioccata da quelle parole. «Oh no, no, no!»

Leo sbatté le palpebre e guardò la sorella sorpreso. «Nina?» disse, ma la ragazza stava fissando Will ad occhi sgranati.

«Solace, non ce la faccio più!» gemette Nina, scrollando via la mano di Butch dalla sua. «Questo... questo bambino è qui da troppo tempo!»

«In realtà solo da trentasette settimane...» disse Will, abbassando per un attimo lo sguardo sulla cartella.

«Sembrano passati anni! Voglio partorire subito, Will, oggi!»

Lo sguardo di Nina era esausto, e Will la compatì per qualche secondo, prima di dirle: «Mi dispiace, ma è ancora troppo presto.»

«Voglio un Cesareo!»

«È ancora troppo presto.» ripeté Will.

«Non puoi fare un Cesareo.» disse Butch, guardando la ragazza ad occhi sgranati. «Avevamo deciso un parto naturale, ricordi?»

«Faccio quello che mi pare!»

«Will, è possibile?» chiese Leo, intromettendosi nella conversazione. Teneva gli occhi puntati su Will, temendo la sua risposta.

«Oggi è troppo presto.» ripeté Will per la terza volta, chiedendosi se non fosse il caso di fare una visita uditiva a tutti e tre. «Però...»

«Però?» lo incalzò Nina, con un tono vittorioso.

«Però posso proporti una cosa.» Will chiuse il fascicolo e guardò la ragazza. «Se non avrai partorito da sola entro trenta giorni a partire da oggi, faremo il Cesareo.»

Nina lo fissò con attenzione. «Quindi... tra trentuno giorni faremo il Cesareo?»

«Se starai bene, e non ci saranno problemi di alcun genere in queste settimane, sì. Lo farò personalmente.»

Nina finse di pensarci su, Will glielo lesse in faccia un secondo prima che dicesse «D'accordo.»

«Ottimo.» Will riaprì il fascicolo e prese la penna dal taschino. «Lo segno qui.»

«Non segni un bel niente, Solace.» ringhiò Butch, facendolo sobbalzare. «Nina, tu non farai nessun parto Cesareo, e di certo non con lui come dottore!»

Will sollevò lentamente lo sguardo sul figlio di Iride, che fissava in cagnesco sia lui che la fidanzata. Nina sbatté le palpebre, un po' sorpresa da quello scatto d'ira.

«E chi vorresti che lo facesse, Butch?» disse Leo, facendo voltare tutti nella sua direzione. «Vuoi che lo faccia io? O vorresti farlo tu?»

«Può farlo benissimo qualche altro figlio di Apollo.»

«Solo Will a un sacco di esperienza alle spalle! Mi trovassi nella tua situazione, accetterei subito. Ma,» aggiunse Leo, fissando torvo il cognato, «non sei tu a dover decidere, o sbaglio?»

«Ti resterà la cicatrice.» si affrettò a dire Butch, prima che la sorella potesse dire la sua. «Una grossa cicatrice.»

Will fissò la coppia, trattenendosi dal voltarsi a guardare Leo. Aveva preso le sue difese! Aveva parlato bene di lui con Butch e Nina! Significava forse qualcosa?

«Butch, non ho intenzione di aspettare che questo bambino esca da solo quando gli farà comodo.» sbottò Nina. «Gli lascio trenta giorni per nascere. Se non ne ha alcuna intenzione, mi sottoporrò all'operazione.»

«Nina, non...»

«Vi lascio discutere da soli.» disse Will, alzandosi in piedi. «Vado a controllare un altro paziente. Non alzate la voce, o Butch ti farò uscire.»

Butch gli scoccò un'occhiataccia, ma si affrettò a distogliere lo sguardo quando notò l'occhiata di ghiaccio che gli aveva dedicato il figlio di Apollo. Will si allontanò dal lettino di Nina tirandosi la tenda alle spalle, sospirando di sollievo per essersi lasciato quella vicenda, e fu sul punto di avvicinarsi ad un'altra tenda quando sentì dei passi dietro di sé.

«Puoi operarla davvero?» domandò Leo, e Will si voltò verso di lui. Nonostante il costume di Iron Man, riusciva a scorgere quella figura da folletto che gli piaceva tanto. «Insomma, senza rischi? Qui al Campo?»

«Certo.» annuì Will, lanciando un'occhiata in direzione della tenda. Le voci di Butch e Nina si sentivano ad intermittenza, come se qualcuno stesse regolando il volume della loro voce. «L'ho già fatto, ed è andata sempre bene.»

Leo si mise a braccia conserte, riflettendo. Non gli piaceva molto quel tipo di operazione, la trovava rischiosa, ma Nina sembrava così entusiasta all'idea...

«Se dovesse partorire nelle prossime settimane, però, non servirà più questa operazione.» aggiunse Will, notando lo sguardo assorto del figlio di Efesto. «È sempre bello avere un piano di riserva, no? E Nina sembra piuttosto convinta.»

«Già, quando si mette in testa qualcosa...» sospirò Leo, passandosi una mano tra i capelli. Guardò Will e aggrottò la fronte. «Perché sul tuo camice c'è una targhetta che dice Dr. Stephen Strange?»

Will sogghignò. «Finalmente qualcuno se n'è accorto!» disse, compiaciuto, e sotto lo sguardo perplesso di Leo, si affrettò ad aggiungere: «Volevo venire alla festa di James, ma ho dovuto sostituire mio fratello qui.»

«E ti sei messo il costume di chi, esattamente?»

«Be', Doctor Strange era un dottore prima del suo incidente, e be', Jam non ha specificato come dovessero essere i costumi, no?»

Leo lo fissò, pensando al figlio. «Sai, credo proprio che tu sia fortunato ad esserti fermato qui. James ti avrebbe spedito fuori a calci dalla sua festa se ti fossi presentato così.»

Will sembrò leggermente offeso e divertito alle sue parole. «Almeno ho avuto un po' di inventiva. Tu perché saresti Iron Man? Perché non hai scelto l'Uomo torcia?»

Leo arrossì appena. «Iron Man costruisce cose, cosa che preferisco al prendere fuoco.»

«Pensavo ti piacesse di più questa seconda.»

Si sondarono con lo sguardo e Leo si domandò se quella scarica di adrenalina la sentisse soltanto lui o se ci fosse qualcosa nell'aria. Voleva avvicinarsi a Will, vedere se il biondo provasse ancora qualcosa nei suoi confronti o se fosse soltanto una sua impressione. Fu sul punto di muoversi, quando gli tornò in mente il volto di Connor Stoll. Se Will provava davvero qualcosa nei suoi confronti, allora perché ora faceva coppia con un altro?

«In ogni caso, il tuo matrimonio ora può avere una data.» disse Will, sforzandosi di sorridere, facendo tornare Leo alla realtà. «Che sia un parto Cesareo o naturale, dal venti novembre Nina starà bene.»

«Già.» annuì appena Leo. Il suo primo pensiero fu quello di non dire niente a Calipso, ma prima o poi la sua futura moglie lo avrebbe scoperto. «Mh, grazie. Per esserti occupato di mia sorella, intendo.»

Will picchiettò il dito sulla targhetta. «Non sarà il mio vero nome, ma sono un dottore.» gli ricordò. Leo abbozzò un sorriso. Come poteva dimenticarlo?

«Will!»

Il figlio di Apollo sussultò e si voltò verso la tenda che nascondeva Nina e Butch. L'uomo lo stava fissando quasi con cattiveria.

«Va bene il Cesareo.» borbottò Butch. Ogni parola sembrava essere pronunciata con uno sforzo enorme. «Se non partorirà da sola.»

«Ottimo.» disse Will, con un grosso sorriso. «Allora potete andare, quando volete.»

Butch chiuse di nuovo la tendina borbottando e Will segnò l'appunto sulla cartella, senza accorgersi dello sguardo di Leo fisso sul suo sorriso.

«Ah, Leo.» mormorò Will, finendo di scrivere e incrociando gli occhi scuri. «Volevo chiederti una cosa.»

Leo ebbe difficoltà a deglutire nel sentire quelle parole. «Dimmi pure.»

«Visto che ho saltato la festa di James... che ne diresti se portassi lui, Bryan e Lily al Luna Park, domani?»

«Domani?» ripeté Leo.

«Sì. Se non hai nulla da fare...»

«Intendi portarli insieme?»

Will scrutò per un attimo il figlio di Efesto.

«Potremmo andarci insieme a Travis.» si affrettò a dire Will, fraintendo il suo sguardo. Leo aveva ancora paura a stare da solo con lui, nonostante avessero deciso di essere amici? Non era arrabbiato con lui per questo, dopotutto si era comportato davvero male nei suoi confronti, lo capiva.

Leo annuì lentamente. «Certo, con Travis va bene.» mormorò Leo, chiedendosi cosa sarebbe accaduto se lui e Will fossero rimasti da soli insieme. Di certo nulla di buono, almeno da parte sua.

«Ottimo.»

Leo continuò a guardarlo, e aggiunse, senza riflettere: «Chiederò anche a Calipso di venire con noi.»

Will sgranò gli occhi per un momento. «Calipso?» ripeté, pensando all'ultima volta che l'aveva vista. Non era proprio molto felice di vederlo, figuriamoci passare l'intera giornata in sua compagnia. «Mh, okay. Allora... allora chiederò a Connor di aggiungersi.»

Leo si conficcò le unghie nel palmo della mano. «Bene, ottimo. Allora ci vediamo domani.»

«Domani, per le dieci.»

Leo annuì e gli diede le spalle, chiedendosi come avrebbe potuto resistere per un'intera giornata alla tentazione di colpire Connor Stoll in pieno volto. Già vederli insieme in mensa era difficile...

Calipso. Avrebbe superato la giornata insieme alla futura moglie. E ora aveva anche una notizia da darle: potevano fissare le nozze per dicembre.

 

Will guardò Leo allontanarsi, maledicendosi tra sé. Una giornata al Luna Park con Leo e Calipso? Perché non si portava direttamente dietro un pugnale, per mettere fine alle sue sofferenze? Sperò che la presenza di Connor potesse aiutarlo.

Il figlio di Ermes era davvero meraviglioso nei suoi confronti, non faceva nulla per dargli fastidio. Col passare dei giorni, Will aveva scoperto che Connor gli piaceva davvero tanto. Era semplice, di bell'aspetto, e quando stava in sua compagnia non pensava mai a nient'altro che non fosse il suo portafoglio, ben al sicuro sotto al materasso della sua cabina. Ormai non se lo portava nemmeno più dietro se doveva vedere Connor.

Ma Calipso... passare tutta la giornata in compagnia di Calipso... già il solo pensiero lo stordiva. Non avrebbe retto i suoi sguardi, né le sue frecciatine. Se lei gli avesse detto qualcosa di sbagliato, non poteva assicurare la sua solita indifferenza. E a proposito di indifferenza... non era arrabbiato con Leo per quello che aveva letto nel taccuino di Travis?

«Per James.» mormorò tra sé Will, avviandosi dal suo paziente figlio di Demetra. «Lo faccio soltanto per James.»

 

Quando più tardi Will vide Connor nella sua cabina, gli parlò dei suoi progetti per il giorno seguente. Connor, intento a togliersi via il trucco da Loki, gli lanciò un'occhiata strana.

«Vuoi passare la giornata di domani in compagnia del tuo ex?» gli disse Connor, fissandolo.

«In compagnia del mio ex, della sua futura moglie e di tuo fratello.» precisò Will, riponendo la targhetta del Dottor Strange nel cassetto.

«Mh... Non mi piace.»

Will gli lanciò un'occhiata. Era strano vedere il suo Connor con quegli abiti verdi e l'elmo di Loki, un dio norreno probabilmente esistente nella loro realtà.

«Perché non ti piace?» chiese Will, immaginando la risposta.

«Mi sembra un'uscita fuori luogo.» Connor si tolse l'elmo. «Insomma, Leo è il tuo ex.»

«Ma non usciremo solo con lui.» ripeté Will, trattenendo un sospiro. «Ci saranno anche Calipso e Travis, senza contare i bambini.»

«Lo hai già detto ai bambini?»

«Certo.» Will abbozzò un sorriso. Bryan aveva ululato dalla gioia quando, mezz'ora prima, gliene aveva parlato. Era corso da James, solo per scoprire che il suo migliore amico già lo sapeva. «Devono pur prepararsi per domani, no?»

Connor si mise a braccia conserte, per nulla convinto. Will si tolse la maglietta e si avvicinò al figlio di Ermes, portandogli una mano sul petto, accarezzandogli la maglia verde.

«È un'uscita per i bambini.» mormorò Will, trattenendo un sorriso nel sentire Connor fremere al semplice tocco delle sue dita sul petto. «Non ho potuto esserci alla festa di James, quindi vorrei farmi perdonare portandolo al Luna Park. James è un bambino piuttosto rancoroso, certe volte.»

Will ricordò come lo avesse colpito sulla spiaggia al suo ritorno, e notò Connor annuire.

«Già, oggi ha mandato via dalla sua festa un sacco di persone perché non erano vestite a dovere.» disse, e sorrise. «Okay, d'accordo. Scusami se ci ho messo un attimo a digerire la notizia.»

«Non preoccuparti, è normale avere dei dubbi.»

Connor annuì per un momento, lo sguardo fisso sulle sue labbra, e Will lo baciò, stringendolo a sé. Chissà se un giorno, con il passare dei mesi o degli anni, avrebbe scoperto di amarlo. A volte gli sembrava facile pensarlo, altre lo trovava difficile.

I suoi pensieri su Leo, ormai, erano sempre più insistenti. E ora che la coppia poteva programmare le nozze, Will era certo che quei pensieri sarebbero raddoppiati. Già immaginava di imbucarsi alle nozze, di urlare di non esserne d'accordo quando Chirone, o chiunque altro avesse ufficializzato le nozze, lo avesse chiesto. Si vedeva mentre scappava via mano nella mano con Leo...

Forse doveva davvero smetterla di guardare Grey's Anatomy con Hazel.

«Facciamo il bagno insieme?» domandò Connor, scostandosi appena dalle sue labbra.

Will annuì, cercando di ignorare dove fosse la mano del bruno, e lo seguì obbediente fino alla vasca.

   
 
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