E’
circa un’ora che i due
ispettori, incaricati del caso del Mariposas, girano in lungo e in
largo, nei
quartieri meno noti di Madrid, per trovare la destinazione corretta.
“Sicuro
che questo, finalmente, sia
l’indirizzo giusto?” – chiede Santiago,
esausto e demoralizzato, al collega che
continua, imperterrito, a seguire le indicazioni fuorvianti di un
pessimo navigatore
digitale.
“Ora
ci siamo, amico. La mia app
dice che la strada da percorrere in auto termina qui. Adesso ci tocca
camminare
per alcuni metri” – spiega, constatando lo
sfinimento di Santiago.
“Fortuna
che quel dannato TomTom è
una fottuta app dello smartphone, perché se fosse stata una
persona in carne ed
ossa, le avrebbe prese…” – si sfoga il
più adulto.
Parcheggiata
la vettura nell’area
dedicata, i colleghi si incamminano in un vicoletto poco illuminato e
fin
troppo silenzioso.
“Qualcosa
mi dice che stiamo
sbagliando strada…di nuovo!”
- commenta
Lopez.
“No,
siamo fiduciosi. A breve
troveremo il Night Club” – lo stesso Ramos
è poco convinto di quelle parole, ma
cedere al pessimismo non è la soluzione migliore.
“In
una stradina, isolata, dispersa
nella grande Madrid, dove non c’è neppure un gatto
in circolazione… beh,
permettimi di essere negativo!?”
Entrambi
sfiduciati, continuano a
camminare fino a che perfino il trentenne perde le speranze –
“Ok, confesso che
hai ragione. Probabilmente questo cazzo di navigatore ci sta prendendo
per il
culo. Ormai sono passate le 4, siamo stanchi, io consiglio di andare a
riposare
in macchina, e all’alba torniamo nella zona”
“Pigrone,
se lo sapesse il Commissario…”
– Santiago lo prende teneramente in giro, dandogli una pacca
dietro la nuca – “Cammina,
sfaticato. Vediamo se troviamo qualcosa imboccando questo strano
percorso” – è proprio
il maggiore a porsi, in quell’istante, da TomTom e cambia la
loro rotta.
E
mentre perdono totalmente il
senso dell’orientamento, si lasciano andare a momenti di
chiacchiere.
“Ecco
perché nessuno conosce questo
locale…” – commenta il ragazzo,
raggiungendo la meta di una lunga e stretta
scalinata in pietra – “…chi verrebbe mai
da queste parti, è da perderci la
salute!”
“Io,
invece, credo sia il luogo
migliore per godersi nottate alternative, senza essere a rischio
esposizione!”
– commenta il più adulto tra i due –
“Pensaci, se un uomo volesse divertirsi, e
tenere amici e parenti all’oscuro del suo modo particolare di
intendere lo
svago, andrebbe dove c’è possibilità di
essere beccati, o in posti ben
nascosti?
La
seconda opzione è logica e
difatti Ramos, dopo aver riflettuto due secondi, capisce che
l’amico ha ragione
– “Già… e probabilmente io
sarei venuto fin qui, ogni fine settimana, per
ubriacarmi…e per scopare”
Ridacchiando
sotti baffi, Santiago
commenta – “Dubito che tuo padre ti avrebbe
permesso di farlo”
“Già!”
– brontola Ramos – “Il buon
nome della famiglia prima di tutto” – imita la voce
di Augustin, aggiungendo un
deciso – “Ma vaffanculo!”
Lopez
gli dà una pacca sulla spalla
– “Fossi in te, eviterei di rodermi il fegato per
le parole di tuo padre. Ovviamente
lui è un genitore e agisce da tale. Tu, però, hai
trent’anni, goditi la vita
come meglio credi…però, sempre, nel rispetto del
distintivo che indossi” – la
raccomandazione di Santiago è fortemente sentita, ed
è la stessa che ha rivolto
a se stesso tempo addietro, e che continua a fare ancora oggi.
Dopo
un lungo cammino, anche
difficoltoso a causa di pessimi vicoli in salita, finalmente qualcosa
sembra scuoterli.
“Senti
anche tu quello che sento
io?” – domanda, speranzoso, Daniel.
“Musica!”
– esclama, sorridente,
Santiago.
Affrettano
il passo seguendo la
fonte sonora il più possibile e allora, solo allora, notano
un luogo totalmente
estraneo a quello dove si sono trovati fin a qualche minuto prima.
C’è
movimento, musica, e vita!
Quella che credevano mancasse da quelle parti.
Il
loro occhio cade,
inevitabilmente, sull’insegna dalla caratteristica forma di
una farfalla, posta
in bella vista al di sopra dell’abbagliante vetrata
d’ingresso, illuminata di
rosa.
“Scommetto
che questo color Barbie
è frutto di luci psichedeliche utilizzate
all’interno!” – commenta Daniel, provando
fastidio agli occhi per il colore fluorescente che riflette, perfino,
sui
ciottoli della strada.
Posti
a guardia, ci sono due uomini,
di grossa stazza, con indosso pantalone e canottiera nera. Strappano
biglietti,
fanno controlli minuziosi, e i loro visi sono decisamente poco
rassicuranti.
Mentre
Daniel si lascia andare a
commenti circa i buttafuori poco pacati, Santiago getta
l’occhio sulla farfalla
che domina la scena.
Quell’immagine
schiavizza la sua
mente per alcuni secondi.
E’
proprio il collega a riportarlo,
immediatamente, alla realtà – “Ehi, ci
sei? Mi stai ascoltando?”
“Eh?
Dimmi…”
“Come
la mettiamo con quei due tizi?
Io sono uno che nelle risse ne esce sempre vittorioso, ma contro due
omoni di
quella stazza, dubito di sopravvivere anche dopo un pugno!”
Lopez
ha pronta la risposta –
“Tieni pronto il distintivo, di fronte a quello non potranno
dirci no”
Percorrendo,
uno di fianco
all’altro, il breve tratto di strada rimasto che li separa
dal Mariposas, gli
ispettori si trovano faccia a faccia con il primo ostacolo
all’accesso al Night
Club.
“Siamo
qui per la scomparsa di
Raquel Murillo” – sostiene Lopez mostrando,
immediatamente, il suo segno di
riconoscimento.
Poi
fa cenno al collega di fare lo
stesso e Daniel replica l’azione.
Non
ricevono una risposta
immediata, piuttosto, cominciano a parlottare tra loro in una lingua
sconosciuta.
“Ehm,
scusate, voi non siete di
Madrid?” – chiede il trentenne, sorpreso.
È
uno dei due il solo a parlare - “Siamo
serbi. Mio cugino non parla spagnolo, ma io capisco
abbastanza!”
“Bene,
allora capirà che è urgente
farci entrare, ne va’ della salvezza della spogliarellista
che lavora qui!”
“Spogliarellista?
No, qui le
chiamiamo farfalle”
“Ok,
ok, farfalle, spogliarelliste,
come volete. Però possiamo entrare ora? Stiamo perdendo del
tempo prezioso” –
Daniel si spazientisce, ignorando che l’appellativo farfalla
ha estraniato il
collega, per la seconda volta.
E
mentre tra il buttafuori e Ramos
segue una breve conversazione, Santiago vaga con la mente tra dei frame
confusi,
frame che hanno come unica immagine dominante quella di una donna dal
viso sfocato,
di cui la sua memoria ha volutamente rimosso i dettagli, una donna la
cui voce scandisce
bene la parola “FARFALLA”
“Amico,
diglielo anche tu che siamo
ispettori. Questo tipo non cede neppure di fronte al distintivo,
cazzo” – solo
allora il ragazzo si accorge del distacco del compagno di missione
– “Lopez, ma
stai bene?” – parlargli, adagiando una mano sulla
sua spalla, desta il
quarantenne dalla sua apatia, e gli restituisce chiara visione della
realtà.
Due
volte nel giro di pochi minuti…
e questo preoccupa lo stesso Santiago, mai trovatosi di fronte a
momenti come
quello.
O
almeno…erano anni che non gli
capitava!
“Scusami”
– giustifica quello che
apparentemente può essere un delegare il lavoro ad altri,
lavandosene le mani,
e torna alla missione.
“Cosa
ti prende?” – il ragazzo resta
davvero straniato dal comportamento così atipico da parte
del collega.
“Nulla,
tranquillo!” – intenzionato
a non subire interrogatori, e tantomeno a dover parlare di qualcosa che
intimorisce lui in primis, l’uomo torna a discutere con il
serbo - “Il signor
Berrotti ha denunciato la sparizione. Siamo qui e lui ci ha dato il
permesso, perciò
è ordine del Commissariato, se non volete che lo stesso
Berrotti abbia delle
ripercussioni con chiusure del locale, ci lasciate passare
ADESSO!”
Di
fronte al nome del proprietario,
e alla estrema determinazione dell’ispettore, il buttafuori
lascia libero il
passaggio. E poi, mai avrebbe messo nei casini il suo boss.
Però precisa - “Io
vengo con voi” – riferendo, nella sua lingua, al
cugino di restare fisso al
posto, fa’ loro strada.
“Guardi
che non siamo mica qui per
rubare. Vogliamo solo interrogare le ragazze, lei sembra spaventato se
noi
giriamo da queste parti senza il suo vigile controllo”
– spiega Ramos.
“E’
compito mio vigilare e non c’è capo,
quindi io agisco per lui! Ora aspettare qui, seduti e io chiamo
farfalle” –
costringendoli a prendere posto in un bizzarro privè,
nascosti dal resto del
locale tramite un enorme tendone rosso, i due ispettori attendono di
conoscere
le testimoni del caso.
Approfittando
della solitudine, Daniel
domanda all’amico - “Cosa ti succede, Santiago? Ho
visto che qualcosa ti ha
turbato poco fa”
Lopez
scuote il capo – “Sto bene,
smettiamola con le domande inquisitorie, ok?”
La
sua reazione spiazza il giovane
che ha la prova che davvero qualcosa ha toccato nel profondo un
omaccione
grande e grosso come Lopez. Perciò decide di non toccare
più la questione per
evitare discussioni tra loro.
Rimangono
in silenzio, fissi ad
osservare ogni angolo del privé, attendendo
l’arrivo delle testimoni.
Questione
di pochi minuti ed ecco
il buttafuori seguito da alcune giovani bellissime donne.
Da
questo momento hanno inizio le
indagini.