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Autore: ClarWarrior    19/02/2022    2 recensioni
Alcuni anni dopo la morte di Lily e James, la madrina di Harry Potter lascia il paese per tentare disperatamente di rifarsi una vita, ma si ritrova a tornare quando Remus Lupin, suo fratello maggiore, le scrive per informarla che Lord Voldemort è risorto. A Grimmauld Place, Mina si ritrova davanti al suo primo amore e a tutti i problemi che ciò comporta.
Dalla prologo:
Lui esitò e si guardò intorno. - Si tratta di Sirius. - Disse, sussurrando. 
In quel preciso momento Mina ebbe l'impressione che il pub fosse crollato nel silenzio più profondo e assordante. Guardò Remus con un'espressione di rimprovero e sbuffò. - Lo sai che non devi pronunciare il suo nome davanti a me. - Lo riprese duramente, tirando via la mano da sotto quella di lui. - È stato lui ad aver aiutato Tu Sai Chi? Vuoi dirmi questo? È fuggito da Azkaban per questo? -
Remus si affrettò a scuotere la testa. - Mina, lui è innocente. -
Capitolo 6:
Mina si passò una mano sugli occhi, asciugandoli, poi lo guardò. - Ti amo. - Disse. 
Il viso di lui fu colto dalla sorpresa, [...] - Cosa? - [...]
- Ti amo, ma non mi piaci più. -
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Prologo


Stipato tra una libreria e un negozio di dischi di Charing Cross Road, il Paiolo Magico rappresentava da sempre uno dei punti nevralgici della vita sociale dei maghi di tutta l'Inghilterra. Si trattava di un piccolo pub polveroso dalle pareti di pietra grezza, arredato con tavoli di legno e sgabelli alti posti lungo il bancone dietro cui, riposte su appositi scaffali, c'erano le bottiglie esposte per i clienti. Il camino in fondo alla sala era spento e accanto si potevano notare le scale che portavano alle stanze al piano superiore. Sebbene fosse appena cominciata una delle estati più calde che l'uomo avesse mai vissuto e il locale fosse pieno, all'interno si stava bene; il Paiolo Magico, durante quel mese di giugno 1995, era un'oasi per i maghi e le streghe che tornavano dallo shopping a Diagon Alley.
L'uomo guardò verso destra, dove due streghe ridacchianti lo stavano fissando, mentre a sinistra vide un vecchio mago fumare una lunga pipa mentre sfogliava la Gazzetta del Profeta. Il titolo, a caratteri cubitali, urlava "Harry Pottr: il ragazzo che mente" e, poco sotto, una foto ritraeva il ragazzo poco prima della terza prova dl Torneo Tre Maghi. Remus rimase a guardare fisso la prima pagina di quel giornale, stringendosi forte la burrobirra che aveva davanti. Trovava assurdo che il Ministero non volesse scendere a patti con quella terrificante realtà e che l'Ordine, oltre a combattere contro il potere oscuro, dovesse muoversi in segreto, sotto il naso del Ministro della Magia. Lord Voldemort era tornato e ora minacciava anche le pochissime cose che gli erano rimaste, come se tutti non avessero già sofferto abbastanza. Pensò a Sirius, da solo a Grimmauld Place, di nuovo imprigionato dopo tutti quegli anni ad Azkaban, a Harry, che a soli quattordici anni aveva affrontato l'assassino dei suoi genitori e ne era uscito vivo per miracolo, e sospirò, prima di poggiare le labbra sul bicchiere.
Quando la pinta toccò di nuovo il tavolo di legno, Remus rivolse lo sguardo alla porta d'ingresso nel pub, che si era spalancata. Una donna varcò la soglia e attraversò la sala puntando dritta verso di lui. Era minuta, vestita da babbana, indossava un paio di jeans, una maglietta bianca e una camicia a quadri legata in vita. I capelli erano biondi e molto lunghi, li aveva tirati su con una coda disordinata, mente gli occhi erano grandi e verdi come una immensa prateria. Prairie, il suo secondo nome, le era stato dato proprio grazie a quegli occhi.
Non vedeva sua sorella da molti anni, ma quando la donna gli si sedette davanti si rese conto che, al contrario di lui, non era cambiata quasi per niente. Nonostante avesse ormai quasi trentaquattro anni, Mina sembrava ancora una ragazzina, forse per colpa della sua apparente spensieratezza che l'aveva sempre caratterizzata. - Ciao, Remus. - Le disse, sorridendo. - Quanti anni sono passati? -
- Almeno cinque. - Rispose lui. - L'ultima volta che ci siamo visti è stato poco dopo il tuo matrimonio, quando sei tornata per il funerale di nostra madre. A proposito, Avi come sta? -
Mina prese la burrobirra di Remus e ne bevve un sorso. Sospirò e la posò davanti a se, prendendosi tempo per rispondere a quella domanda. - Ci siamo separati. - Disse poi, alzando le spalle.
Remus sgranò gli occhi. - Come sarebbe a dire? Da quando? - Chiese, sorpreso. - Posso sapere perché non mi dici mai nulla della tua vita? Delle volte mi sembra di avere a che fare con una estranea. -
Lei alzò le sopracciglia e un ghigno apparve sulle labbra. - Parli come papà. - Osservò divertita, prima di tornare a sorseggiare la burrobirra. - A proposito, come sta? - 
- Sta bene… ogni tanto vado a trovarlo. Si sente solo, dovresti dirgli che sei qui. - 
Mina annuì e fece un gesto sbrigativo con la mano. - Lo farò, Remus, ma prima devo sistemare tantissime cose. Pensavo di tornare a vivere a Ottery St Catchpole, nella mia vecchia casa. -
- Certo, sarebbe un'idea. - Rispose Remus, iniziando a tamburellare con le dita sul tavolo di legno tarlato. Poi alzò lo sguardo di nuovo su sua sorella e quasi si pentì di averla chiamata. - Sei sicura di stare bene? Tu e Avi siete stati sposati per molti anni, una separazione è una cosa grossa e quando eviti di parlare di qualcosa, come in questo caso, vuol dire che ne hai sofferto. - 
- Non avevo motivo di dirtelo, per questo non l'ho fatto. - Disse Mina, il tono piuttosto sereno. - Tu hai già i tuoi problemi e non voglio mettermici anche io. L'ho lasciato io, per la cronaca, dopo un litigio senza senso sul mettere su famiglia, come se non l'avesse sempre saputo che non voglio dei figli, che era già stato troppo accettare di sposarlo, per me. - Pronunciò l'ultima frase molto duramente. 
- Quando è successo? - Domandò Remus, dispiaciuto. Gli piaceva quell'uomo.
- Mesi fa. - Mina alzò le spalle, del tutto disinteressata. - Ma non ho attraversato mezzo continente per parlare del mio matrimonio fallito, Remus. Piuttosto dimmi qualcosa di te. Insegni ancora a Hogwarts? Dimmi qualcosa di Harry, come sta? Sei stato suo insegnante, no? - 
Remus sospirò. Mina aveva lasciato il paese da così tanti anni, aveva tentato in tutti i modi di rifarsi una vita, ma eccola di nuovo lì, davanti a lui, nello stesso posto in cui si erano visti dopo la morte di Lily e James e dopo la cattura di Sirius, nello stesso pub in cui l'aveva vista piangere l'ultima, rarissima, volta. - Ho dovuto dare le dimissioni dopo che Piton si è lasciato sfuggire per sbaglio la mia natura. - Disse, cupo. - Ho voluto evitare di creare problemi alla scuola. - 
Mina fece un verso sprezzante. - Maledetto Mocciosus. - Sputò, velenosa, scuotendo la testa. 
 - Harry è un ragazzo meraviglioso. Somiglia tantissimo a James, tranne per gli occhi, uguali a quelli di Lily. È anche un Grifondoro e gioca a quidditch. - Continuò Remus.
Mina sorrise e nei suoi occhi apparve una scintilla di orgoglio. - Ci avrei scommesso che giocava. Ricordo ancora quella foto che Lily ci aveva mandato, in cui volava su quella piccola mini scopa, sembrava proprio nel suo elemento. È un cacciatore come James? -
L'uomo scosse la testa. - Un cercatore, come te, ma è capitano, proprio come il padre. - Rispose, con un sorriso, che si spense piano, facendogli diventare il viso di nuovo cupo. - Mina, prima di raggiungere il quartier generale ti devo parlarti di una cosa importante. Però mi devi promettere che non ti farai prendere dall'impulsività. - Le disse, poggiando una mano su quella di lei. 
Mina lo guardò di sottecchi, scrutandolo. - Non posso prometterti niente, Remus. - Rispose, con la voce improvvisamente distaccata. - Di che si tratta? - 
Lui esitò e si guardò intorno. - Si tratta di Sirius. - Disse, sussurrando. 
In quel preciso momento Mina ebbe l'impressione che il pub fosse crollato nel silenzio più profondo e assordante. Guardò Remus con un'espressione di rimprovero e sbuffò. - Lo sai che non devi pronunciare il suo nome davanti a me. - Lo riprese duramente, tirando via la mano da sotto quella di lui. - È stato lui ad aver aiutato Tu Sai Chi? Vuoi dirmi questo? È fuggito da Azkaban per questo? -
Remus si affrettò a scuotere la testa. - Mina, lui è innocente. - Mormorò, protraendosi verso di lei.  
- Piantala. - Rispose Mina, muovendosi a disagio sulla sedia, come se fosse seduta su milioni di spilli. 
- È stato Peter. È sempre stato Peter. - Incalzò l'uomo.
La strega scosse la testa. - Il povero Codaliscia è morto, Lui lo ha ucciso, lo sai benissimo. -
Lui. Mina non aveva più nominato Sirius Black, da quando gli auror lo avevano portato via da casa loro la mattina del primo novembre del 1981.
Lo so che è difficile da accettare, ci ha ingannati tutti, ma bisogna vivere nella realtà dei fatti, Rem. Ho sperato che morisse ad Azkaban ogni minuto durante quei dodici anni, ma sinceramente forse è meglio che sia scappato, sai? Così potrò trovarlo e ucciderlo con le mie mani… - 
- Io ho visto Peter! - Sbottò Remus, alzando la voce e attirando più attenzioni del dovuto. - Ho visto Peter. - Insistette, tornando a sussurrare. - Ha passato dodici anni sotto forma di topo in una famiglia di maghi; è una storia davvero lunghissima e non ti sto chiedendo di fidarti di me, ti chiedo di fidarti di Silente, anche lui sa tutto. Sirius ha passato tutti quegli anni ad Azkaban da innocente. - 
Lei lo guardò, le sopracciglia corrucciate, le labbra tremanti e schiuse. Remus la vide chiudere gli occhi e poi notò una lacrima scendere sulla sua guancia destra. Di nuovo, seduta in uno dei tavoli del Paiolo Magico, stava piangendo. Remus lo sapeva, Mina aveva sempre adorato Silente, lui era l'unico di cui si fidasse totalmente e se proprio lui credeva nell'innocenza di Sirius Black allora lei non poteva far altro che dargli ragione. 
- Non è possibile… - Mugugnò Mina tra i singhiozzi portandosi una mano alla bocca, mentre gli altri maghi e le altre streghe le lanciavano occhiate preoccupate. - Non ci credo… Lui… non può essere… -
- Invece è così. - Rispose Remus, con il volto pieno di speranza e un sorriso largo sulle labbra. 
Gli occhi di Mina, gonfi di lacrime, brillavano umidi. - E… come sta? - Domandò, ancora scossa. 
Remus parve pensarci su. - È diverso. - Rispose, pensando che forse era rimasto davvero pochissimo del Sirius Black che avevano conosciuto. - Diciamo che fisicamente si sta riprendendo bene, il problema è la sua mente. Si trova al quartier generale in questo momento; stare tutto il giorno da solo, chiuso in quella casa, non gli sta sicuramente facendo bene. -  
Mina annuì, asciugandosi gli occhi con il dorso di una mano. Era ancora scossa da forti singhiozzi, ma era consapevole di doversi riprendersi e anche in fretta. Sirius non doveva assolutamente vederla in quello stato. - E sa che sto per arrivare? Gli hai detto qualcosa? - Domandò al fratello. 
- No. Non riesce ad essere molto paziente, lo sai. - Disse Remus. 
La donna tergiversò, mentre la sua mente si affollava. Remus poteva sentirla pensare; leggeva tutte le sue preoccupazioni nei suoi occhi, vedeva l'emozione sulle sue gote accese, percepiva tutte le sue ansie dal modo in cui le tremavano le mani. Sembrò sul punto di parlare per altre due volte, ma era come se si fosse dimenticata la lingua. - Ti ha mai chiesto di me? - Pronunciò quel quesito quasi con vergogna dopo parecchi tentativi, lo sguardo fisso sulla pinta di burrobirra ormai calda. 
- Certo che lo ha fatto. - Disse Remus, il tono ovvio. Gli sembrava una domanda così stupida. 
- E tu cosa gli hai detto? - Domandò Mina, tremante. - Insomma, lui cosa sa di me? - 
Remus scrollò le spalle. - Tutto. Sa che sei un'Indicibile ma che lavori all'estero, sa che ti sei sposata. Ha voluto vedere la foto del tuo matrimonio che tengo sempre nel mio mantello. - 
- E cosa ha detto quando l'ha vista? - Chiese lei, dopo un suono simile ad una risatina. 
- Una cosa tipo "sono contento per lei", ma sembrava volesse dire tutt'altro. - 
Mina scosse la testa, tirando su con il naso. - Cosa si aspettava? Che rimanessi da sola ad aspettarlo per tutta la vita? È proprio un coglione… - Borbottò, prima di alzarsi in piedi. Aprì il portamonete e lasciò cinque galeoni sul tavolo, per poi guardare di nuovo verso suo fratello. - Vogliamo andare adesso? - 


Angolo autrice: 
Ciao! Non c'è molto da dire, ho scritto e non mi sembra una storia pessima. So che questo è solo il prologo, ma se vi va sappiate che le recensioni sono molto gradite! 

 

   
 
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