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Autore: ClarWarrior    21/02/2022    1 recensioni
Alcuni anni dopo la morte di Lily e James, la madrina di Harry Potter lascia il paese per tentare disperatamente di rifarsi una vita, ma si ritrova a tornare quando Remus Lupin, suo fratello maggiore, le scrive per informarla che Lord Voldemort è risorto. A Grimmauld Place, Mina si ritrova davanti al suo primo amore e a tutti i problemi che ciò comporta.
Dalla prologo:
Lui esitò e si guardò intorno. - Si tratta di Sirius. - Disse, sussurrando. 
In quel preciso momento Mina ebbe l'impressione che il pub fosse crollato nel silenzio più profondo e assordante. Guardò Remus con un'espressione di rimprovero e sbuffò. - Lo sai che non devi pronunciare il suo nome davanti a me. - Lo riprese duramente, tirando via la mano da sotto quella di lui. - È stato lui ad aver aiutato Tu Sai Chi? Vuoi dirmi questo? È fuggito da Azkaban per questo? -
Remus si affrettò a scuotere la testa. - Mina, lui è innocente. -
Capitolo 6:
Mina si passò una mano sugli occhi, asciugandoli, poi lo guardò. - Ti amo. - Disse. 
Il viso di lui fu colto dalla sorpresa, [...] - Cosa? - [...]
- Ti amo, ma non mi piaci più. -
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Il giorno più caldo dell'estate, almeno fino a quel momento, volgeva al termine in un sonnacchioso silenzio che gravava sui grossi palazzi intorno al numero 12 di Grimmauld Place. Le automobili, di solito scintillanti, se ne stavano ferme ai lati della strada, ricoperte di polvere, mentre le aiuole, un tempo verdi e rigogliose, erano accartocciate su se stesse, giallastre e con la terra arida sul fondo dei vasi di terracotta. L'asfalto incandescente si stava raffreddando adesso che il sole stava per tramontare, e alcuni gatti erano usciti dai loro nascondigli alla ricerca di cibo, mentre invece le persone se ne stavano tornando rintanate nelle loro case fresche, alla ricerca di un soffio di vento capace di rinvigorirle. I lampioni della luce si accesero all'improvviso, illuminando la strada. Le facciate sudicie delle case circostanti non erano accoglienti: alcune avevano i vetri rotti che scintillavano cupi grazie al bagliore fioco dei pali della luce sgangherati, la vernice di molte porte era scrostata e mucchi di immondizia giacevano davanti a parecchie scalinate d'ingresso. Mina non era mai stata a Grimmauld Place e si stupì del fatto che uno come Sirius Black fosse cresciuto così tanto in periferia, dove il degrado sembrava avere la meglio su qualsiasi altra cosa.  Seguì Remus verso il marciapiede dall'altra parte della strada, dove il pulsare soffocato di uno stereo usciva da una delle finestre in alto e un acre odore di immondizia marcia si levava dalla pila di sacchi neri rigonfi appena dentro il cancello rotto. - Andiamo. - Le disse l'uomo, estraendo la bacchetta e colpendo la maniglia guardandosi intorno. 
Mina avvertì dei rumori metallici e poi la porta si spalancò con un cigolio su un corridoio immerso nella più completa oscurità. Varcò la soglia e subito un forte odore di muffa, polvere e umidità la colpì, mentre intanto il flebile sibilo delle lampade a gas che si accendevano le riempì la testa, fastidioso. Mosse qualche passo superando una schiera di teste di elfo rinsecchite e montate su targhe appese lungo tutta la parete e si accorse che, dietro la porta in fondo al corridoio, c'erano delle persone. Le loro voci arrivavano basse e ovattate dal legno, Mina non riusciva a distinguerle, non capiva nemmeno una parola. 
- Dai, Mina, datti una mossa. - Sussurrò Remus alle sue spalle. 
Lei scosse la testa in modo frenetico, si voltò, cercando di tornare all'uscita. - Non posso, non me la sento! - Mormorò, prima che il fratello la prendesse per le spalle, facendola avanzare a forza lungo il corridoio buio. - Remus… no, ti prego. Non credo che sia una buo… -  
- Non… fare… la bambina. -  La interruppe Remus, a denti stretti, trascinandola in avanti, fino a raggiungere la porta, che si spalancò quando l'uomo la spinse. 
Remus entrò per primo, seguito da Mina, che prese a guardarsi intorno, scrutando le facce dei commensali che se ne stavano tutti attorno ad un tavolo lungo e di legno, che ancora non era stato imbandito, smettendo di parlare al loro ingresso. La cucina era vecchia, la carta da parati staccata in più punti, c'era un forte odore di torta tenerina e zucchero a velo. Mina riconobbe per prima la faccia di Severus Piton, suo vecchio compagno di scuola, che era l'unico in piedi, come se stesse per andarsene. Indossava un mantello nero e lungo fino ai piedi che lo faceva sembrare un pipistrello. Poi la donna vide una ragazza dai capelli rosa e la faccia da folletto, che a sua volta la guardò e poi sorrise. Alla sua destra c'era una strega dai capelli rossi, seduta accanto ad un uomo, fulvo anche lui, e Mina fu sicura che si trattasse dei coniugi Weasley. A capotavola c'era Malocchio, il vecchio auror che aveva fatto parte anche del primo Ordine della Fenice tantissimi anni prima, che la riconobbe e la salutò con un cenno della mano, l’occhio magico che si muoveva in tutte le direzioni. Poi Mina prese un respiro profondo e abbassò lo sguardo verso sull'uomo seduto proprio davanti alla ragazza dai capelli rosa. Remus aveva ragione, Sirius era diverso da come se lo ricordava, anzi, se lo avesse incontrato per strada probabilmente non sarebbe stata capace di riconoscerlo. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, gli incorniciavano il viso smunto e non rasato che ospitava solo lo spettro dei suoi suoi lineamenti di ragazzo, gli occhi grigi erano infossati e stanchi e la guardavano incredulo. Era vestito come se fosse ancora negli anni '70 ed era davvero molto magro. Sirius ricambiò il suo sguardo, incredulo, la bocca aperta e gli occhi spalancati in un'espressione di sorpresa. Mina lo vide alzarsi goffamente dal tavolo, ma rimanere immobile. 
- Ciao, Sirius. - Disse, ignorando tutti gli altri e sussurrando pronunciando il suo nome. 
Erano passati così tanti anni da quando lo aveva detto l’ultima volta. Aveva cancellato quell'uomo dalla sua mente, aveva fatto finta di non averlo mai conosciuto ed amato, si era liberata di tutte le cose capaci di ricordarglielo e se ne era andata via, lasciando lì tutto quello che era stata fino in quel momento; si era reinventata da capo e aveva avuto una vita bella e piena anche senza di lui. Ma era bastato poco, le era bastato posare lo sguardo di nuovo su di lui per essere colpita di nuovo da tutto ciò che aveva tagliato fuori per anni: i ricordi, la nostalgia, una vita che ormai non le apparteneva più.
Sirius fece rimbalzare lo sguardo da lei a Remus e viceversa, mentre in cucina nessuno accennava di voler parlare. Molly Weasley guardava Sirius come se lo vedesse per la prima volta, mentre la giovane dai capelli rosa aveva lo sguardo di chi aveva appena visto assistito a qualcosa di molto emozionante. Malocchio si dondolava sulla sedia, sembrava impaziente, e poi Piton fece un verso sprezzante, rompendo il silenzio. - Fammi passare, Lupin. - Disse, con la sua voce fredda. 
Mina si fece da parte senza guardarlo. Poi, quando Remus si sedette, lei lo imitò mettendosi al suo fianco. La porta alle loro spalle si chiuse nuovamente e poi anche Sirius tornò sulla sedia. 
La giovane con i capelli rosa si sporse in avanti, porgendole la mano. - Ninfadora Tonks, molto piacere! - Esclamò con un bel sorriso largo dipinto sul suo volto a forma di cuore. 
Mina la strinse. - Mina Lupin. Sono la sorella di Remus. - Rispose, cercando di sembrare più naturale possibile. 
- Tonks è un auror, è molto dotata. - Spiegò Remus alla sorella.
- Sì, sì, al diavolo le presentazioni. - Borbottò Malocchio, dondolandosi ancora sulla sedia. - Sarai molto utile, Lupin, ci serve qualcuno all'Ufficio Misteri. Presumo che Remus ti abbia già detto tutto. -
La donna annuì, guardando Moody, l'occhio magico che si muoveva frenetico, come se vedesse oltre il normale aspetto delle cose. - Certo, non preoccuparti, Alastor. Vi terrò informati. - Disse.
Nel frattempo anche Arthur Weasley si presentò e sua moglie portò in tavola una grossa torta al cioccolato spolverata di bianco, con tante piccole roselline di zucchero incastonate sopra. 
- Remus non ci aveva detto che saresti arrivata così presto, cara. Altrimenti ti avremmo aspettato per la cena! - Esclamò Molly, tagliando una fetta e mettendogliela davanti in un piatto. 
Mina guardò la torta. Aveva un bell'aspetto, le ricordava l'infanzia, i dolci che sua madre preparava per Remus dopo ogni luna piena. - Nemmeno io pensavo che sarei riuscita a raggiungervi in così poco tempo. - Spiegò prendendo la forchetta. - Sono riuscita a sistemare le cose molto più in fretta di quanto pensassi, ho preso il primo volo utile ed eccomi qui. - 
Molly le sorrise e lanciò poi un'occhiata fugace a Sirius, che continuava a fissare la donna come se si aspettasse di vederla sparire da un momento all'altro. Mina, d'altro canto, cercava di evitare lo sguardo di lui, per quanto fosse possibile, dato che si trova dritto davanti a lei. Era così strano ritrovarsi a così poca distanza dall’uomo che aveva odiato con tutta se stessa e senza tregua durante tutti gli ultimi quattordici anni, si sentiva stranamente in pace ed esausta, come se avesse finalmente poggiato a terra un enorme masso che si era portata dietro per troppo tempo. 
Ogni volta che Mina  incontrava lo sguardo di lui, Sirius le sorrideva e lei ricambiava, un po’ incerta, cercando di reprimere la voglia che aveva di riempirlo di domande. 
Più tardi, Mina scoprì che c'erano anche altri inquilini a Grimmauld Place: i figli degli Weasley, Ron, Ginny, Fred e George, con i loro capelli rossi e le lentiggini, e un'amica nata babbana di Harry, Hermione Granger, una ragazza piuttosto brillante, dai voluminosi capelli castani, che le parlò del suo impegno per migliorare lo status sociale degli elfi domestici. Fu proprio durante una conversazione sul C.R.E.P.A. che anche l'ultimo degli abitanti della casa si fece vivo, l'elfo domestico dei Black, Kreacher. - Se la mia vecchia padrona sapesse quali esseri impiastrano la casa dei suoi padri, oh, se sapesse la feccia che hanno lasciato entrare, che cosa direbbe al vecchio Kreacher, oh, che vergogna... oh...  sanguemarcio e lupi mannari e traditori del loro sangue, povero Kreacher, che può farci… e ce n'è una nuova, Kreacher non sa come si chiama… cosa ci fa qui? Kreacher non lo sa. - 
- Questa è la sorella di Remus, Kracher. - Disse Hermione, esitante. 
Gli occhi dell'elfo si allargarono e prese a borbottare più forte. - La sanguemarcio parla a Kreacher come se fosse sua amica, se la padrona mi vedesse in simile compagnia… - 
- Non chiamarla sanguemarcio! - Tuonò Ron. - Che cosa vuoi? - 
- Kreacher pulisce. - Rispose, evasivo. 
Sirius, sulla soglia della porta, appena di ritorno dalla stanza di Fierobecco, fece una risata senza allegria. - Questa è bella! Esci subito da questa stanza. - 
Alla vista di Sirius, Kreacher fece un inchino ridicolmente profondo che gli appiattì il naso a terra a forma di grugno. - Kreacher vive per servire la Nobile e Antichissima Casata dei Black. - Disse, prima di uscire ingobbito. 
- Che diventa sempre più nera, è sudicia. - Aggiunse Sirius, il tono amaro.

 

Non sarebbe dovuta rimanere a dormire a Grimmauld Place, pensò Mina, girandosi per l’ennesima volta nel letto e osservando nella penombra i mobili che la circondavano. Si trovava in una delle camere del primo piano, cuba e tetre, piena di oggetti che un tempo dovevano essere stati molto preziosi e che ora trasmettevano uno strano senso di inquietudine. C’era una scrivania, un grosso armadio di legno con piccoli serpenti incastonati, due comodini su cui erano poggiate due lampade ad olio e un orologio dorato, illuminato dalla luce del lampione fuori dal numero dodici, che segnava le cinque e mezza del mattino. 
Mina sbuffò. La giornata che la attendeva non le avrebbe messo davanti nessun impegno, dato che avrebbe ricominciato a lavorare per il Ministero a partire dalla settimana prossima, ma aveva sempre odiato perdere il sonno e sapeva che tra qualche ora si sarebbe dovuta alzare per aiutare tutti gli altri con le pulizie. Prese un paio di respiri profondi, chiudendo gli occhi, ma la sua testa rimase piena zeppa di pensieri. Era stata una serata strana, surreale. Solo ieri non si sarebbe mai immaginata di incontrare di nuovo Sirius, senza avere l'istinto di ucciderlo con le sue stesse mani, ma anzi di provare pena per lui, per il suo aspetto terribilmente trasandato, come se non gli importasse più di niente, per tutti quei momenti in cui, tra una battuta e l’altra, il suo viso si incupiva e nessuno sembrava notarlo. 
Mina si mise a sedere, le gambe fuori dal letto, e accese la luce. Si alzò e si diresse verso il camino spento, sormontato da un grosso specchio dalla cornice dall’aria molto antica. Il suo riflesso ricambiò il suo sguardo: indossava una camicia da notte bianca e dal tessuto leggero, che era appartenuta a sua madre, i capelli sciolti le ricadevano oltre le spalle e le incorniciavano il viso segnato dal sonno. Con lo sguardo ancora rivolto allo specchio cominciò ad ascoltare il silenzio, che opprimeva Grimmauld Place in una morsa, facendola apparire ai suoi occhi come il luogo di uno strano sogno. 
Decise di andare in cucina; scese le scale in religioso silenzio, attraversò la soglia della porta e si sedette in una delle sedie disposte lungo tutto il tavolo.  Mise a fare del tea e poi prese il giornale che qualcuno aveva lasciato lì dalla sera prima. In prima pagina, insieme alla foto di Albus Silente, ce n'era anche una più piccola che raffigurava Harry Potter. Lo riconobbe subito, anche se non lo vedeva da più di quattordici anni, con i capelli spettinati del padre, gli occhiali tondi sul naso e gli occhi di Lily, lo stesso taglio, lo stesso colore, un verde diverso dal suo, forse meno brillante, ma decisamente disarmante. Quanto aveva desiderato prendersi cura di lui, come il suo ruolo di madrina le avrebbe permesso di fare, ma Silente non aveva voluto sentito ragioni. Mina era passata davanti a Privet Drive tantissime volte, cercando di vederlo, di scorgere il suo viso da dietro quelle tende tirate, e una volta aveva anche suonato il campanello e chiesto di lui, ma quel grosso babbano di Vernon Dursley l'aveva cacciata via urlando che in quella casa non viveva nessun bambino di nome Harry Potter e che mai una come lei ci avrebbe messo piede. Fu quello il giorno in cui decise di lasciare il paese, accettando quel lavoro a cinque ore di aereo da lì. Non poteva prendersi cura di Harry, il suo fidanzato avrebbe passato la vita in un carcere di massima sicurezza, la sua migliore amica e suo marito erano morti, nulla la teneva più legata a quella terra, nemmeno Remus, che si era rifugiato chissà dove ad autocommiserarsi, nemmeno i suoi genitori, con cui non era mai andata d'accordo, troppo occupati a pensare al bene di suo fratello per poterla notare. Ma, ogni volta che tornava in Gran Bretagna, Mina non poteva fare a meno di passare davanti alla casa dei Dursley e, una volta o due, era riuscita ad avvicinarsi a Harry abbastanza da poterlo guardare negli occhi, abbastanza da farsi notare da quel ragazzino magrolino e trascurato. 
Mina girò pagina e si mise a leggere la sezione sportiva della Gazzetta del Profeta. I Wimbourne Wasps erano stati battuti dalle Holyhead Harpies e lei, da vera gallese, non poteva che esserne felice. Le mancava il quidditch, pensò, e poi la presenza di qualcuno sulla soglia della porta attirò la sua attenzione. Sirius la stava guardando, appoggiato sullo stipite della porta con nonchalance e l'aspetto di uno che era sveglio da almeno tre ore. - Buongiorno. - Le disse. - Sembra che tu abbia letto qualche bella notizia. Il Ministero ha finalmente ammesso che Voldemort è tornato? - 
Mina mise il giornale ancora aperto sul tavolo, portandosi entrambe le mani al petto, come per coprirsi. - Perché sei sveglio? - Chiese, arrossendo. 
Lui la guardò sorpreso, trattenendo una risata. - Ti stai coprendo davanti a me? Ti ho vista molto più svestita di così e poi, se ti vergognavi tanto, potevi indossare qualcosa di più appropriato. - 
La donna boccheggiò. - Non pensavo di trovare qualcuno sveglio alle cinque del mattino. - 
Lo vide prendere una tazza dalla credenza e si sedette difronte a lei, dall’altra parte del tavolo, gettando un’occhiata sulla Gazzetta del Profeta. Sembrava diverso dalla sera prima, come se si fosse pettinato; si era anche fatto la barba e questo gli conferiva un aspetto più fresco
- Quindi segui ancora il quidditch. -  Disse Sirius, chiudendo il giornale. 
Mina scosse la testa. - In realtà no, in Israele preferiscono il quodpot, ovvero la versione statunitense del quidditch che si gioca con una pluffa esplosiva, ma vanno anche molto le gare di corsa sui manici di scopa. - Raccontò. - Però sono stata alla coppa del mondo del '90 con mio marito. -
Sirius cercò di nascondere dietro la tazza un'espressione disgustata. Il suo sguardo cadde sulla mano sinistra di lei, dove, sull'anulare, indossava ancora la fede. - E cosa fa lui? - Chiese, posando la tazza sul tavolo, il tono disinteressato. - Remus mi ha detto che è un babbano. - 
Mina annuì, guardando in basso. - È un musicista, fa il contrabbassista di una jazz band discretamente conosciuta nei locali di Tel Aviv. Ci siamo conosciuti durante un suo concerto. -
Di nuovo, Sirius si sforzò di celare il suo disappunto. - Romantico. Sono davvero felice per te. - Commentò con una forte nota di sarcasmo nella voce. - A lui non importa di averti lontana? - 
Lei esitò, poi alzò lo sguardo verso Sirius cercando di capire quale potesse essere la mossa più giusta. Poteva dirgli la verità, che il suo matrimonio era fallito, che si sentiva triste per questo ma allo stesso tempo sollevata, oppure poteva fargli credere di essere ancora sposata, tenerlo lontano, più lontano possibile. - Lui sa che per me è importante essere qui. - Disse, consapevole che poteva voler dire tutto e niente. - Si fida di me e sa che. -
- Che carino. - Affermò, senza preoccuparsi più di celare il tono sprezzante. - È bello che tu ti sia rifatta una vita, era proprio quello che speravo. E spero che lui ti tratti bene, davvero. -
Mina lo guardò sorpresa, vittima della dissonanza cognitiva che non le faceva capire cosa Sirius intendesse davvero dire. - Ti aspettavi che rimanessi chiusa in una torre ad aspettarti? - Sbottò poi, davanti alla faccia cupa di lui. - Sei proprio un egoista. - 
- Dice la donna che ha lasciato tutto e tutti ed è scappata via. - Ribatté lui. 
Mina strinse le labbra, cercando di mantenere la calma. - Io avrei lottato per la tua innocenza se solo tu mi avessi detto qualcosa. - Rispose, tremante. - Invece mi hai tagliata fuori. - 
- Nessuno doveva sapere del piano. -
- Sì, il tuo brillante piano che ha ucciso Lily e James! - Esclamò lei, pentendosene subito dopo. 
Sirius strinse gli occhi, guardandola da due piccole fessure, il viso contratto e il respiro accelerato. Aprì la bocca per parlare, poi notò che Mina stava guardando qualcosa alle sue spalle. Si voltò e vide che Remus Lupin stava facendo il suo ingresso in cucina, di ritorno da un lungo turno di guardia notturno. 
- Buongiorno. - Disse, sbadigliando, prima di sedersi accanto all’amico, osservandolo. - Perché sei già in piedi, Sirius? - Domandò. 
Sirius mugugnò qualcosa di indefinito, stringendo le dita della mano attorno alla tazza. 
- Di pessimo umore come al solito, ma almeno ti sei dato una bella ripulita. - Continuò a parare Remus. - Non credi anche tu che stia molto meglio così, Mina? - Chiese, rivolgendosi alla sorella. 
Lei si limitò ad annuire e a scuotere la testa allo stesso tempo, senza proferire parola. Certo che stava meglio, ma si sarebbe incollata la lingua al palato piuttosto che ammetterlo ad alta voce. 
Remus passò lo sguardo da lei a lui e viceversa, gli occhi indagatori che cercavano di capire cosa fosse successo. Mina tamburellava con le dita sul tavolo, lo faceva sempre quando era nervosa, mentre lui fissava un punto indefinito davanti a sé, la mascella serrata. 
- Io devo andare. - Disse all’improvviso la donna, alzandosi e facendo il giro del tavolo. 
Remus prese la sorella per la mano, fermandola, per poi girandosi verso l’amico. - Cosa le hai fatto, Sirius? - Gli chiese. 
L’altro sgranò gli occhi. - Perché pensi che sia stato io a fare qualcosa? -
- Remus, lascia stare. - Disse Mina, mettendosi tra i due. - Non è successo niente. -
Non aggiunse altro, uscì dalla cucina lasciandoli soli. Non c’era niente da fare: non poteva rimanere a Grimmauld Place. 




 
   
 
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