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Autore: FreddyOllow    20/02/2022    1 recensioni
La storia è ambientata prima e dopo gli eventi di Raccoon City. Vedremo come Marvin Branagh e gli altri agenti di polizia hanno affrontato l'epidemia di zombie. La trama potrebbe accostarsi o seguire a tratti quella di RE 2/3.
Genere: Avventura, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Gli zombie tartassarono di pugni la serranda del negozio di abbigliamento. Un fracasso continuo, che attirò tutti i non-morti nelle vicinanze. Pete se ne stava seduto sul bancone e fissava le loro facce decomposte e lacerate. Non sapeva se riuscivano a vederlo nella penombra, ma tutti gli zombie si erano ammassati lì davanti. Forse avevano capito che c'era qualcuno all'interno.
Scese dal bancone e si diresse verso il piccolo ufficio. Aprì un poco la porta, osservando Megan sdraiata sul divano. Sorrise e la richiuse. Raggiunse la porta sul retro e ci appoggiò un orecchio. Nessun rumore dall'altra parte. Rimase così per un momento, poi spinse la maniglia.
Il vicolo era vuoto. Alla sua sinistra, in fondo alla via, una sagoma avanzava nella penombra di un lampione rotto.
"Sembra una persona" si disse Pete. "Magari ha bisogno di aiuto."
Quando gli si avvicinò, quello cominciò a zoppicare verso di lui. Era uno zombie, l'osso dello zigomo destro visibile, il ventre squartato da cui pendevano i resti dello stomaco.
Pete gli puntò la pistola, ma l'abbassò subito dopo. "Meglio non sparare. Credo che gli zombie siano attratti dai rumori."
Si guardò intorno. Una scopa spezzata a metà era accanto a diversi sacchi dell'immondizia. La prese e aspettò che lo zombie gli si avvicinasse, poi gliela conficcò nel petto.
Sbarrò gli occhi.
Il non-morto era ancora in piedi, gli afferrò un braccio. Pete venne preso alla sprovvista e provò a puntargli la pistola alla testa, ma quello scattò i denti a un palmo dalla sua faccia.
Il poliziotto indietreggiò sospinto dalla forza sovrannaturale dell'essere e sbatté le spalle contro il muro. Non riusciva a tenere ferma la pistola. Lottava per liberarsi dalla presa, ma ad ogni movimento le forze diminuivano. L'alito putrefatto gli pervase i polmoni. Tossì.
Lo zombie si fece più violento, tentando affondargli i denti nel collo.
Il poliziotto gli sferrò un calcio disperato agli stinchi, ma quello gli sfiorò la guancia sinistra con i denti.
L'uomo gli sferrò un altro calcio.
CRACK! Lo stinco destro dello zombie si spezzò in due e l'osso fuoriuscì dal polpaccio.
Pete si liberò dalla presa, ma venne subito agguantato per le spalle e trascinato a terra. La pistola gli scivolò di mano. Il non-morto gli strisciò sulla schiena, quando crollò su di lui, che avvertì un liquido sulla nuca. Poi qualcuno gli tolse di dosso lo zombie.
"Ehi! Stai bene?" chiese una voce maschile.
Pete si girò di scatto.
Davanti a lui c'era un uomo di bell'aspetto, pelle chiara, capelli castano chiari a caschetto e occhi verdi tendenti all'azzurro. Indossava l'uniforme della polizia di Raccoon City.
Pete non lo aveva mai visto prima d'ora alla centrale. Lo osservò scosso per un po'. Poi lanciò uno sguardo sullo zombie e di nuovo sull'uomo, che gli tese una mano e lo aiutò ad alzarsi.
"Devi colpirli in testa" disse lui in tono pacato. "Solo così puoi ucciderli." Prese da terra la pistola di Pete e gliela rese.
"Grazie" aggiunse Pete poco stordito. Poi si ricompose. "Sono Pete Anderson, agente di polizia di Raccoon City." Gli allungò una mano.
L'uomo gliela strinse con un sorriso. "Leon Kennedy."



 

Nick fissava felice le lettere bianche R.P.D sul tetto dell'edificio, ma quella sensazione venne subito sradicata dal suo volto. Centinaia di non-morti erano a ridosso del muro perimetrale della centrale. Erano così ammassati che quelli al centro non riuscivano a muoversi.
"Adesso come diavolo faccio a entrare nel dipartimento?" si domandò. "E se gli zombie l'avessero già invaso?"
Cinque non-morti si staccarono dall'orda e gli andarono incontro. Nick si abbassò, si diresse dietro una berlina grigia e sbirciò dal lunotto. Gli zombie continuavano a vacillare verso di lui. Ormai avevano sentito il suo odore. Non poteva restare fermo. Si alzò e si spostò da un veicolo all'altro, cercando di confonderli.
Non funzionò.
"Come cazzo fanno a sapere dove sono?" si chiese, frustrato.
S'incamminò a passo sostenuto nel vicolo alla sua destra, ignorando gli zombie alle sue spalle.
Due cadaveri erano dentro un grosso cassonetto. Entrambi crivellati di proiettili. Proseguì per un po', finché svoltò l'angolo e si fermò in un piccolo spiazzo. Una decina di corpi giacevano ai piedi di un muro forato dalle pallottole e macchiato di sangue rappreso.
"Li... li hanno messi in fila e fucilati..."
Un furgone nero era poco lontano, vicino a tre tavoli dalle gambe pieghevoli sporchi di sangue. Un altro cadavere diviso in due era in fondo al vicolo, il busto a diversi metri dalle gambe.
Era un agente della SWAT.
Non aveva più il casco protettivo e la schiena era stata squarciata e divorata. Nick si guardò intorno. "Forse avrà perso l'arma quando è morto." La cercò per un po', ma non trovò niente.
"Forse l'avrà presa qualcuno."
Uscì dal vicolo e s'incamminò alla sua destra. Un pullman era stato abbandonato di sbieco e bloccava la strada, la testa di una donna appoggiata su uno dei finestrini imbrattati di sangue secco.
La recluta si guardò intorno per un momento, poi entrò cauto nel bus e guardò inorridito i cadaveri sui sedili. Il tanfo di putrefazione lo fece tossire e si coprì il naso con una mano. Quando attraversò lentamente il corridoio interno, una mano gli afferrò una caviglia e la testa di uno zombie sbucò da sotto un sedile. Gemette e scattò i denti verso il suo polpaccio.
L'uomo spostò la gamba, ma il non-morto si aggrappò all'altra e lo fece cadere all'indietro. Batté la testa e si sentì un poco stordito.
Lo zombie gli s'inerpicò sopra e cercò di affondare i denti nell'addome.
Nick lo spinse a lato con le gambe e scattò in piedi. Il non-morto gli allungò una mano scarnificata verso il piede, ma la recluta gli schiacciò la faccia con la pianta del piede. Quello non accusò il colpo, così lo colpì diverse volte, finché il cranio gli implose sotto la scarpa. La materia grigia colò sul pavimento e gli si appiccicò sotto il piede. Si piegò in avanti e recuperò il fiato. Poi controllò la suola delle scarpe, scrollandosi via pezzi di cervello e cranio.
Sotto e sopra i sedili passeggeri c'erano solo cadaveri, borsette da donna e un libro dalle pagine macchiate di sangue. Un palo della luce aveva trapassato una parte della parabrezza e si era conficcato nel petto del conducente, che aveva ancora gli occhi sbarrati.
Nick passò attraverso il parabrezza, facendo attenzione a non tagliarsi con i vetri. Una dozzina di zombie vagavano fra i veicoli imbottigliati, che si perdevano all'orizzonte. Seguì per un tratto il muro perimetrale della centrale di polizia e si fermò dietro un albero. Il cancello da cui si accedeva al garage era bloccato da un ammasso di non-morti.
"Saranno una trentina" si disse. "Forse meno. Se riesco a distrarli, forse riuscirò ad entrare."
Ci pensò per un momento, senza trovare un'idea. Si alzò e si nascose dietro il portabagagli di una monovolume.
Una mano ossuta urtò contro il finestrino dell'auto accanto, seguita da una faccia cadaverica che batteva i denti. Trasalì e si spostò accanto a un'altra macchina, arrivando a diversi metri dal cancello.
I non-morti non si schiodavano da lì. Qualcosa li attirava.
Due poliziotti giacevano al suolo con la faccia e le gambe spolpate fino all'osso. Un furgone SWAT con le portiere posteriori aperte era vicino al cancello e una Beretta era accanto alle ruote del veicolo.
Nick ci passò accanto e la notò con la coda dell'occhio. Quando l'afferrò, tre zombie sbucarono dietro il furgone e barcollarono verso di lui, che si voltò e sussultò nel vederseli davanti. Puntò loro la pistola e premette il grilletto.
CLICK!
"No, no, no, non può essere scarica, cazzo!" borbottò tra sé, attirando l'attenzione di altri non-morti.
CLICK! CLICK! CLICK!
Uno zombie gli afferrò un avambraccio, ma Nick gli fracassò il cranio con il calcio della pistola. I non-morti lo avevano circondato. Altri ne arrivavano alle spalle. Non poteva più fuggire. Si arrampicò rapidamente sul tettuccio del furgone SWAT e si guardò intorno. Gli zombie gli si chiusero attorno, le mani protese verso di lui. Quelli davanti vennero schiacciati contro la carrozzeria da quelli che premevano alle spalle. Altri caddero e vennero calpestati.
I gemiti diventarono assordanti.
Quando si girò verso il dipartimento, gli sembrò di scorgere una luce attraverso una delle finestre del primo piano, che si spense poco dopo. Forse se l'era immaginato. Nelle fogne aveva visto cose che non esistevano, o almeno così credeva.
"Forse... forse c'è qualcuno" si disse felice, dimenticandosi dei non-morti. "C'è qualcuno!"
Si udì una raffica di spari, seguito da un forte boato, in lontananza.
Alcuni zombie si voltarono verso la fonte del suono. In fondo alla strada, coperta da una coltre di polvere, un enorme mostruosità uscì da uno squarcio nel muro di un edificio. Imponente, spalle massicce e con la testa calva, il viso austero. Indossava un impermeabile grigio. S'incamminò rigido e deciso verso una donna con la giacca di pelle rossa, che scappava nella direzione di Nick. Poi quella svoltò in un vicolo laterale, seguita dall'essere e un nutrito gruppo di zombie.
I non-morti attorno al furgone si erano allontani. Quelli davanti al cancello barcollarono verso il vicolo, ammucchiandosi con gli altri.
Nick saltò giù, corse al cancello e girò la maniglia. Era chiuso a chiave. Una decina di non-morti tornarono indietro nella sua direzione. Venne preso dal panico. Non sapeva cosa fare. Fissò gli zombie avvicinarsi per un momento. Poi si voltò, si arrampicò lungo le sbarre del cancello e saltò dall'altra parte.
Gli zombie sbatterono contro il cancello, le mani protese tra le sbarre.
La recluta tirò un sospiro di sollievo e si piegò sulle ginocchia con un sorriso. Finalmente era nel cortile interno della centrale. Non poteva crederci. Quando si girò verso il parcheggio sotterraneo, qualcosa lo afferrò per la spalla e lo tirò verso di sé.
Nick si liberò dalla presa e lo spintonò via. Sbarrò gli occhi, affranto.
Bateman vacillava verso di lui, la faccia scarnificata, il braccio sinistro mangiucchiato.
La recluta indietreggiò. Non poteva credere che Jonathan fosse diventato uno zombie. Forse l'intera centrale ora pullulava di non-morti.
Bateman cercò di afferrarlo, ma Nick si spostò a lato e lo face cadere a terra. Lo guardò rialzarsi lentamente. Non riusciva a ucciderlo. Conosceva Bateman da quando era stato assegnato al dipartimento di polizia di Raccoon City. Era stato una figura di riferimento per tutti gli agenti, così come lo era diventato anche per lui. Mentre pensava, lo zombie lo spinse contro il cancello. Molteplici mani cadaveriche inghiottirono il suo corpo.
Bateman gli fu addosso, ma lui lo tenne distante con le mani premute sul petto. Le numerose dita degli zombie cercavano di graffiarlo, di strappargli la pelle, ma s'intralciavano tra loro.
Nick fissò gli occhi vitrei di Jonathan, e comprese che l'uomo che aveva conosciuto non c'era più.
I denti di Bateman scattarono a pochi centimetri dal suo collo. Poi la testa esplose in mille pezzi, schizzandogli la faccia di materia grigia e pezzi cranio. Si liberò dalla presa delle altre mani e si pulì il viso con l'avambraccio.
"Nick!" disse una voce da uomo.
La recluta si pulì gli occhi. Sorrise.
Marvin era a pochi passi da lui.
Quando fece per raggiungerlo, il tenente gli puntò la pistola alla testa. "Non muoverti!"
Nick si accigliò. "Marvin, sono io, Nick. Nick Layers."
"Sei stato morso?" domandò il tenente, guardingo.
Lui si tastò il corpo. "No, sto bene. Sono intero, almeno credo."
Marvin gli girò attorno in cerca di morsi. Poi abbassò l'arma. "Mi dispiace, Nick. Ma non volevo rischiare. E poi da come vai conciato sembri proprio uno di loro. Ho pensato che ti avessero morso."
Nick non sapeva cosa dire.
Marvin abbozzò un sorriso, confuso. "Perché te ne vai in giro a petto nudo? E poi cos'è quella cosa che hai addosso? Sembra che tu ti sia fatto un bagno nelle fogne."
Nick si portò una mano dietro la testa, imbarazzato. "Eh... diciamo che è una lunga storia."



 

Pete e Leon entrarono nel negozio di abbigliamento. Quest'ultimo notò gli zombie ammucchiati davanti alla facciata dell'edificio. "Quella serranda verrà giù a momenti. Non è sicuro restare qui dentro."
"Non sono qui per restare" rispose Pete. "Devo avvertire la mia fidanzata." Raggiunse il piccolo ufficio e aprì la porta.
Megan era sdraiata sul divano. Quando sentì il cigolio della porta, si tirò su. "Pete! Dove diavolo sei stato?" Gli andò incontro e lo abbracciò.
"Volevo vedere se il vicolo era sicuro."
La donna si staccò un poco dall'abbraccio. "Non farlo mai più, capito? Non farlo mai più!" Solo in quel momento si accorse di Leon. Si accigliò, confusa.
Lui abbozzò un sorriso, a disagio. "Ehi, mi chiamo..."
Le vetrate del negozio esplosero in mille pezzi. I tre si precipitarono fuori dall'ufficio.
Leon si posizionò all'entrata. "Fuggite dal retro! Andate!" Sparò contro i primi zombie che invasero il negozio. Il primo venne centrato in un occhio, il secondo in fronte.
I fidanzati raggiunsero la porta sul retro, l'aprirono e attesero che Leon li raggiungesse. Poi la chiusero.
"Da questa parte!" disse Leon.
I non-morti sbatterono sulla maniglia della porta e, pressati da quelli alle spalle, riuscirono ad aprirla. A dozzine si riversarono nel vicolo.
I tre si fermarono davanti a una scala antincendio.
"Salite" aggiunse Leon. "Vi copro io!"
I gemiti si fecero più intensi.
Megan salì sulla scala a pioli e arrivò sul primo pianerottolo, seguita da Pete. Poi lei indicò una sagoma sulla facciata di un condominio poco distante. "Cos'è quella cosa?"
"Dannazione!" disse Leon. "Riparatevi in un appartamento. Non andate sui tetti!"
Il Licker zampettò lungo l'edificio, lasciando una scia di sangue al suo passaggio. Leon ignorò i non-morti che barcollavano nella sua direzione e sparò contro la mostruosa creatura. Le pallottole picchiarono contro il cemento. La creatura balzò a terra e corse fra gli zombie, schiacciandoli o facendoli a pezzi con gli artigli.
Pete si tolse una scarpa e la tirò contro la finestra del primo piano mandandola in frantumi. Con l'altra spazzò tutti i pezzi di vetro e aiutò Megan ad entrare. Poi guardò giù.
Leon inserì il caricatore nella pistola, la puntò verso il Licker e attese che questo si avvicinasse per sparargli. La creatura cambiò improvvisamente traiettoria e balzò sul primo pianerottolo della scala antincendio, facendola tremare sotto il suo peso.
I due fidanzati lo fissarono, terrorizzati. La creatura stava per schioccare la lunga lingua contro Megan, quando venne colpito alla schiena da diversi proiettili. Ruggì.
"Entrate dentro!" urlò Leon, sparando alla creatura.
Il Licker cadde all'indietro, ma si aggrappò con una mano al parapetto della scala antincendio. Questa, tremando un po', si staccò dalla parete e crollò sulla creatura.
Leon si scansò in tempo, ma venne afferrato da uno zombie.
"L'hanno preso, Pete!" gridò Megan con tutta la voce che aveva in corpo. Il frastuono dei gemiti attutiva ogni rumore.
Pete prese la mira e sparò in testa allo zombie. Leon indietreggiò, lo ringrazio con un accenno della testa e gli urlò qualcosa, che lui non riuscì a capire. Poi corse dall'altra parte del vicolo e svoltò l'angolo.
"Che voleva dire con i tetti?" chiese Megan.
"I tetti?"
"Non hai sentito? Prima ha detto qualcosa sui tetti."
"Non ho sentito niente con questo casino."
Megan lo guardò per un momento.
"Forse voleva che andassimo sui tetti" disse Pete.
"Ma hai visto quel mostro? Può essere pieno di quelle cose là sopra. Non credo abbia detto così. Forse voleva che non ci andassimo. Avrebbe più senso."
"Non possiamo rimanere qui."
"Perché no? Siamo al sicuro."
"Non puoi saperlo. Non abbiamo ancora controllato le altre stanze. Possono esserci degli zombie. E poi quelle cose possono strisciare fino a quassù. Per non parlare di quella cosa che stava per ammazzarci. Può entrare dalle finestre."
Megan restò in silenzio per un attimo. "Ma possono salire anche sui tetti."
Pete si allontanò dalla finestra. "Lo so, ma non possiamo restare qui. Sarà meglio raggiungere la..."
"Non dirmi che vuoi ancora andare alla centrale?" domandò Megan, stizzita. "Dopo tutto quello che abbiamo passato, vuoi ancora andare lì?"
"Possiamo trovare altra gente. Insieme siamo più forti."
Appena Megan fece per parlare, Pete uscì dalla stanza. Lei gli andò dietro.
Il soggiorno era in ordine. Perlustrarono la cucina, il bagno e la camera da letto, ma non trovarono nulla. Sul muro, accanto alla porta d'ingresso, un'impronta di una mano insanguinata.
"Resta dietro di me" disse Pete.
"Rimaniamo qui dentro. Siamo al sicuro. Basta non fare rumore."
Pete le lanciò un'occhiata, poi girò la maniglia.
Un cadavere era seduto di schiena contro la parete di fronte del corridoio, la gola squarciata, il braccio sinistro interamente mozzato. Nella mano destra, una coltello da cucina. Il sangue rappreso imbrattava le pareti e il pavimento.
"Prendi il coltello e stammi dietro" disse Pete.
Si lasciarono alle spalle i sei appartamenti laterali e salirono cauti la tromba delle scale. Al secondo piano trovarono una valigia accanto a una porta socchiusa.
"Continuiamo a salire" aggiunse Pete.
Nel terzo e quarto piano non trovarono nulla. Al quinto, due zombie immobili al centro del corridoio.
"Stai qui" sussurrò Pete. "Me ne occupo io."
"No. Lo faremo insieme" rispose Megan.
"Senti non..."
"Basta, Pete! Mi fai sentire inutile. Quindi fatti aiutare! Posso farcela."
Pete annuì.
Mentre si avvicinavano di soppiatto ai due non-morti, quelli avvertirono il loro odore già a quattro metri di distanza. Il primo allungò le mani verso Megan, che gli piantò il coltello in fronte. Il secondo si gettò a peso morto su Pete.
L'uomo provò a colpirlo alla testa con il calcio della pistola, ma venne trascinato a terra. La donna raggiunse l'altro non-morto alle spalle e gli conficcò la lama dietro la nuca.
Pete si alzò e si pulì il sangue dalla faccia. "Potevo ucciderlo..."
"Prego!" rispose Megan, irritata.
"Sì... stavo per dirtelo."
"Bugiardo."
"Grazie, ok?"
"Ma ti pesa dirlo?"
Pete le lanciò un'ultima occhiata e cominciò a salire i gradini.
All'ultimo piano trovarono una decina di corpi dilaniati sul pavimento cosparso di sangue. Gran parte degli arti mozzati era spolpata fino all'osso. Lungo il corridoio, quattro porte spalancate e due socchiuse.
Quando fecero per salire le scale, un non-morto sbucò da una porta socchiusa e afferrò Megan per i capelli, trascinandola a terra. Pete si voltò di scatto e lo colpì ripetutamente in testa con il calcio della pistola. Il cranio del non-morto si aprì in due e crollò al suolo.
"Stai bene?" chiese Pete, preoccupato
Megan si alzò stizzita e salì le scale.
Quando aprirono la porta di ferro del tetto, il sole li accecò per un momento. Poi si guardarono intorno e notarono che i tetti erano comunicanti. Pete cominciò a sentire un giramento di testa e lo stomaco in subbuglio, ma cercò di non darlo a vedere.
Megan lo guardò, turbata. "Tutto bene?"
Pete scacciò l'aria con una mano e scorse le lettere R.P.D ergersi sopra gli edifici, in lontananza. Si riprese. "Guarda, Meg!" disse con un sorriso. "Siamo quasi vicino al dipartimento. Se seguiamo questi tetti, ci ritroveremo a tre isolati dalla centrale."
Megan non gli rispose, ancora turbata.
"Mi hai sentito?" Si voltò verso di lei. "Finalmente saremo al sicuro."
"Non lo saremo."
"Non sai quello che dici."
"Come se tu lo sai."
Il poliziotto corrugò la fronte, irritato, si avvicinò al cornicione e guardò giù. Centinaia di zombie vacillavano lungo la strada, diretti verso la centrale. Strinse una mano a pugno e tornò da Megan.
"Andiamo" disse.
S'incamminarono lungo i tetti dei cinque condomini adiacenti e si fermarono sull'ultimo. Mentre Pete osservava la strada sottostante, altri non-morti confluivano nell'arteria di Ennerdale Street.
"Perché vanno tutti da quella parte?" si chiese Megan.
Lui la sentì. "Non lo so. Forse sono attratti da qualcosa."
"Dalle persone. Sono attratti dalle persone, ecco da cosa."
"Come fai a dirlo?"
"Beh, mi sembra logico. Quelle cose vogliono ucciderci e sanno quando siamo nei paraggi."
"Ti riferisci a prima? Quei due zombie si sono accorti di noi anche se non abbiamo fatto rumore. Magari è legato al nostro odore o qualcosa del genere."
"È quello che sto dicendo" disse Megan, irritata. "Spero non valga anche per quel mostro sulla scala antincendio."
"Questo vuol dire che ci sono dei sopravvissuti alla centrale!" disse Pete con un sorriso.
"Hai capito cosa ho detto?"
"Sì, parlavi di quel mostro."
"E allora perché sembra che non te ne frega niente?" rispose la donna, stizzita. "Sempre con questa centrale. Non pensi ad altro. Come se arrivarci, risolverebbe tutti i nostri problemi."
"Te l'ho già detto, lì saremo al sicuro. E non venire a dirmi il contrario. Non cambierò idea."
Megan sbuffò. "Potevamo lasciare la città e..."
"Non cominciare" disse Pete. "Non..." Gli occhi cominciarono a bruciargli, lo stomaco gorgogliò e un sapore metallico si propagò in bocca. 

   
 
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