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Autore: lunatica91    20/02/2022    0 recensioni
Encanto era una piccola comunità e chiunque sa cosa succede nei luoghi piccoli: tutti si conoscono, tutti sanno tutto su tutti. Può essere un bene come un male, dipende sempre dai punti di vista.
E se si riuscisse ad andare oltre i pregiudizi?
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Kidfic, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Ecco la seconda parte del capitolo. Troverete delle note a fondo pagina.
Buona lettura!






-Luz Rivera??-
Bruno cercò di zittire Pepa, che aveva alzato di parecchio il tono della voce.
Arrivato a casa si era confidato con le sorelle di quanto accaduto nella grotta delle visioni. Ovviamente voleva che la cosa rimanesse tra di loro e non farlo sapere ai quattro venti!
-Sì, ma fai piano!- sussurrò guardingo, sperando che non apparisse la madre all'improvviso, anche se erano rintanati in camera di Julieta.
-E tu che hai fatto?- chiese Julieta con apprensione e curiosità.
-L'hai mandata via, spero!- si intromise Pepa con foga.
Bruno esitò. Esitò decisamente troppo.
-Non l'hai mandata via?!-
Gli occhi delle sorelle erano puntati su di lui, guardandolo con disapprovazione.
-Ma che dovevo fare?! Era lì che mi supplicava!-
-Ma che ti dice il cervello?! Predici il futuro a Luz Rivera? Come minimo avremo le torce e i forconi sotto casa da sta sera!- strillò Pepa.
-Esagerata!-
Pepa prese fiato, cercando di calmarsi prima di parlare.
-Bruno, penso che non ti sia chiara la situazione: Luz Rivera, la ragazza più sventurata e commiserata dell'intero Encanto, che potrebbe tirare le cuoia con uno starnuto, e te.-
Bruno iniziò ad alterarsi. Le frecciatine di Pepa ultimamente lo stavano mettendo davvero a disagio. Le lanciò uno sguardo di rimprovero.
-Ha parlato quella che non sa far piovere l'unica volta che le viene chiesto.-
Un tuono sordo si sprigionò per la stanza.
-Be', almeno io non faccio cadere un ramo sulla testa del panettiere, oltretutto il giorno prima della festa di carnevale.-
-Io predico solo il futuro, smetti di dire che porto sfortuna!-
Anche lui aveva alzato la voce e se ne pentì subito. Vide chiaramente gli occhi di Pepa scurirsi, esattamente come la nube apparsa sulla sua testa.
-Pepa, non ci provare.- la bloccò Julieta con lo sguardo deciso -In camera mia niente fulmini e grandine.-
-Oh scusa, Julieta, non sia mai che si rovini qualcosa in camera tua!- le fece il verso la sorella, non tentando minimamente di rimpicciolire la nuvola.
Julieta inalò un forte respiro e, con un gesto spiccio, le mise in mano una tazza di caffè.
-Vedete di calmarvi, tutti e due. Siamo qui per parlare, non per litigare.-
Pepa sorseggiò piano, guardandoli ancora male, ma per lo meno la nube iniziò a diradarsi. Bruno si grattò la testa pensieroso, negli occhi già il rammarico per aver alzato la voce.
-Quindi, cosa ti ha chiesto di vedere?- chiese Julieta tornando al discorso principale.
-Ecco... se la sua vita sarebbe cambiata.-
Julieta trattenne un sospiro triste.
-Ma dalla visione sembrerebbe proprio di sì!- fece Bruno con un sorriso.
-Davvero?-
Pepa lo guardava dubbiosa.
-Sì! Parlava di fronte a una folle enorme di persone e addirittura riusciva a vedere il panorama dalla cima di una montagna.-
Pepa e Julieta si guardarono, un profondo disagio nello sguardo.
-Cosa le hai detto?-
Bruno non osò ripetere.
-Ma che ti è preso?! Una MONTAGNA!?-
-Speriamo che non la scali davvero...-
-Ma nella mia visione era cresciuta!- provò a ribattere Bruno con convinzione. Non era come dicevano loro, lui l'aveva visto. Era stata una bella visione. Questa volta non poteva andare male.
-E non era da sola!- continuò -C'era qualcuno con lei.-
Questo non era proprio vero; non ne era sicuro, anche se aveva provato a controllare, ma perché agitarle maggiormente?
-Chi c'era?-
-Non lo so... non era chiaro. Ma era felice!-
-Sì, prima di schiattare due secondi dopo.-
-Pepa!-
Julieta mise una mano sulla spalla del fratello, come a farlo ragionare.
-Bruno, Pepa magari esagera con le parole, ma non ha tutti i torti. Luz non può correre, né fare sforzi di alcun tipo. Pensavo lo sapessi, è venuta qua da noi tante volte...-
Bruno guardò inorridito la sorella.
No... la sua visione era stata positiva. Ne era convinto. No, non sarebbe successo! Altrimenti l'avrebbe visto! Non poteva... Argh!
Si prese la testa tra le mani, colto dai soliti, terribili dubbi.
-Che avevo detto? Torce e forconi!- esordì Pepa agitando le braccia.
Julieta sospirò pesantemente, lanciando l'ennesimo sguardo di rimprovero alla sorella. Poi appoggiò affettuosamente un braccio attorno alle spalle del fratello, cercando di calmarlo.
-Forse è meglio se le vado a parlare domani mattina.- propose infine -Cercherò di spiegarle di non fare cose azzardate.-
Bruno rialzò il volto e, con un groppo alla gola, annuì piano.

 

Bruno non era riuscito a concentrarsi quel giorno. Per niente.
Quando Julieta era tornata dalla casa di Luz quella mattina, era apparsa parecchio abbattuta, ma non aveva voluto confidargli cosa si fossero dette. Aveva semplicemente forzato un sorriso e si era rintanata in cucina, dicendogli di non preoccuparsi. Bruno allora si era diretto alla grotta delle visioni, più per non stare in casa che per predire il futuro.
Ovviamente provare ad ottenere visioni in questo stato d'animo non era fattibile, ma ci aveva provato, per distrarsi. Purtroppo non era bastato. Così si era semplicemente chiuso dentro alla casina, facendo finta di essersene andato a casa, ed era rimasto lì a pensare.
Ci aveva creduto così tanto: gli era sembrata una visione così... normale. Per un attimo si era visto tornare a qualche anno prima, quando tutti interpretavano le sue visioni e non le guardavano e basta. Per un attimo aveva sperato che le cose potessero migliorare.
Bruno sentì battere parecchi colpi alla porta della casina. Non gli fu difficile capire chi fosse. Aprì piano l'uscio e l'ira di Luz arrivò prorompente, facendo concorrenza alle tempeste di Pepa.
Aveva il fiatone, gli occhi scuri carichi di rabbia e i capelli castani, solitamente intrecciati in modo impeccabile, legati velocemente in una coda disordinata.
Bruno sobbalzò impaurito.
-Come ti sei permesso di mandare tua sorella a casa mia!?-
Bruno deglutì, cercando le parole per giustificarsi.
-Senti, io... io non so cosa ho visto e non voglio metterti nei guai. Forse è meglio se dimentichiamo tutta questa storia e...-
-Dimenticare?!-
Lo sguardo di Luz era furibondo, tanto che Bruno iniziò ad indietreggiare, cercando velocemente qualcosa per proteggersi da eventuali oggetti volanti. Sì, era già successo e no, non voleva ripetere l'esperienza.
-Dimenticare l'unica cosa bella che, per una volta nella vita, mi sia stata detta?! Come faccio a dimenticarla?-
Bella?
Bruno si bloccò.
Aveva davvero detto bella? Era da un po' che qualcuno non glielo diceva. Cioè, a volte capitava ancora, ma non in quel modo...
Bruno scosse la testa.
No, no. Si stava sbagliando. Le sue sorelle erano state molto chiare. Non aveva predetto nulla di buono. Sarebbe andato tutto a rotoli, come sempre. Luz non capiva.
-Magari l'abbiamo interpretata male, insomma... per scalare una montagna ci vogliono giorni, fatica, salute...-
Salute? Perché aveva detto salute? Proprio a lei? Proprio in quel momento?
Evitò per un pelo un' arepa volante, anche se se la sarebbe meritata tutta.
-Quindi io non sarei in salute?! Chi ti da il diritto di dirmi una cosa del genere?!-
Bruno sentì le gambe sbattere contro il tavolo della casina. Si sentì in trappola, mentre guardava Luz sempre più irata, armata, questa volta, di un mango.
-Solo perché tutti dicono che io sia malata, non vuol dire che io sia fragile!-
-Non volevo dire...-
-Oh no, lo so benissimo cosa volevi dire!-
Il mango volò. Bruno alzò le braccia appena in tempo per evitare che gli finisse in pieno volto.
-Ma se questo è il tuo gioco, bene! Farò come vuoi tu. Prenderò la visione e dirò la mia versione dei fatti, così se io dovrò andare giù, tu verrai giù con me.-
Bruno iniziò a sentirsi sempre più a disagio, la testa prese girare. Non era un buon segno...
-Sapevo cosa stavi pensando quel giorno, quando sono entrata: “Ecco qua, è arrivata la ragazza più sfortunata del paese! E adesso come faccio a mandarla via? Chi ci vuole avere a che fare?”-
Sì, l'aveva pensato, ma era normale... tutti avrebbero pensato male, tutti gli avrebbero dato la colpa... Oh, se solo la testa avesse smesso di ronzare!
E, come tutte le volte che era agitato, arrivò una visione. Tutto il dolore che aveva si concentrò sugli occhi e la scena che vide sembrò provenire da un sogno lontano: Luz era sempre di fronte a lui, il braccio puntato minacciosamente contro. Non sentiva cosa gli stesse dicendo ma aveva subito dopo girato i tacchi per andarsene. Una tegola della casina, proprio in quel momento, decise di cadere e lei, arrivata sul ciglio della porta, la prese in pieno. La vide stramazzare al suolo e non rialzarsi più.
Bruno si sentì tornare alla realtà, come quando ci si risveglia bruscamente. Luz era ancora sulla soglia a fissarlo con disprezzo.
-Non mi ascolti nemmeno!-
Bruno sbatté le palpebra più volte, cercando di riprendersi.
Luz, con lo sguardo stravolto e gli occhi colmi di lacrime, gli puntò minacciosamente un dito contro.
-È vero quello che dicono su di te! Sei solo un menagramo!-
Non seppe esattamente come ci riuscì, non pensava di essere in grado di fare balzi del genere. O forse fu il terrore che gli mise le ali ai piedi. Comunque Bruno fu sotto l'uscio e, l'attimo successivo aveva spinto bruscamente Luz il più lontano possibile. Non calcolò però la cosa più importante: ora era lui esattamente sotto la tegola. Fortunatamente non se ne accorse nemmeno, tutto divenne semplicemente buio.

 

Bruno sentiva la testa pulsare. Oh, quanto odiava quella sensazione...
Provò ad aprire gli occhi e, poco a poco, capì di essere in camera sua, il suono della sabbia che scorreva ad alleviare il male. Cercò di alzarsi a sedere, ma la testa girava ancora troppo.
-Piano, Brunito.-
Si girò appena, trovando a fianco del letto sua madre, uno sguardo rassicurante sul volto. Bruno sospirò, un po' felice e un po' angustiato dalla situazione.
-Come sono arrivato qui?- chiese piano.
-Il señor Rivera ti ha portato qui. L'ho ringraziato a dovere, ovviamente.-
-Mamà,- iniziò con voce roca -mi dispiace, ho fatto un disastro, io...-
Alma scosse piano la testa, fermandolo.
-Lo so, Bruno, lo so. La señorita Rivera e le tue sorelle mi hanno raccontato tutto. L'importante è che sia finito tutto per il meglio.-
Bruno annuì piano e si toccò la testa ancora dolorante. Poi, come un fulmine, si ricordò davvero cos'era successo: non solo la visione, ma anche il litigio con Luz e la tegola. E lui l'aveva spinta per aiutarla.
Bruno strabuzzò gli occhi.
L'aveva spinta. Aveva spinto Luz Rivera. L'aveva sicuramente uccisa, non c'erano dubbi.
-Come ho detto, va tutto bene, non preoccuparti.- intervenne subito la madre, prevedendo le sue domande e gli sorrise, cercando di calmarlo.
La tensione scemò immediatamente e Bruno lasciò uscire un sospiro di sollievo.
Anche la madre sospirò, anche se in modo più pesante e lasciando svanire il sorriso di prima.
-Ho parlato con i signori Rivera. Sono contenti che Luz stia bene e ti ringraziano per averla aiutata.-
C'era un “ma”. Bruno lo sentiva, grande come una casa. C'era sempre un “ma”.
-Ma credo sia meglio che tu predica il futuro qui, nella tua stanza, e non più nella grotta delle visioni. Penso sia più sicuro per tutti.-
Bruno avvertì un brivido freddo scendergli giù per la schiena. Non gli piacque il tono di sua madre: era il classico tono accondiscendente che però non ammetteva repliche. Ma lui questa volta voleva davvero replicare.
Si schiarì la gola, prendendo tempo e coraggio.
-Io non penso che funzionerà...- provò a ribattere, senza guardarla in faccia. -La grotta è grande e spaziosa, qui non so se sarei in grado di concentrarmi al meglio...-
Non voleva portare quel lavoro a casa. Voleva rilassarsi, voleva che camera sua fosse il suo luogo per evadere. Non poteva chiedergli anche quello.
-Ma Brunito, questa è casita! Lei può trasformarsi in ciò che ti farà sentire meglio. Non hai che da chiedere, lo sai.- sorrise lei, appoggiandogli una mano sul braccio.
Si girò, supplicandola con lo sguardo.
-Lo so, mamà, ma io non credo che...-
-Bruno.-
Il tono era cambiato, più fermo.
-Il mio non è un consiglio. Non vogliamo che ricapiti una cosa del genere, giusto?-
E Bruno si ritrovò ad annuire, sconfitto. Si girò di scatto sul fianco, ignorando i giramenti di testa, e dando le spalle alla madre.
Alma, invece, annuì soddisfatta e, dopo avergli dato un bacio e una carezza, si apprestò ad uscire dalla camera.
Proprio in quel momento qualcuno bussò piano.
-Oh, Luz! Querida, come mai qui?-
Bruno drizzò le orecchie, un po' curioso e un po' in apprensione.
-Buenos dìas, señora Madrigal! Volevo salutare Bruno e... ecco, vedere come stesse.-
-Ma certo, querida, sono sicura che ne sarà contento.-
La porta si chiuse piano e i passi secchi e veloci della madre si allontanarono, mentre quelli appena percettibili della ragazza si avvicinavano.
Bruno cercò di mettersi a sedere.
Luz era in piedi, accanto al suo letto, un sorriso nervoso a incresparle le labbra.
-Io... ti devo delle scuse.- esortò infine la ragazza, senza nemmeno salutarlo.
Bruno la fissò di sottecchi, sorpreso.
-Io... non dovevo dirti quelle cose orribili. E nemmeno lanciarti le cose. Sono stata davvero maleducata e... mi dispiace.-
-No, sono io che mi devo scusare...- replicò Bruno con un mezzo sorriso -Non sono stato per niente gentile. Tu mi hai chiesto una visione, e io dovevo mostrartela. Non dovevo parlarne ad altri e farmi influenzare.-
-Ma... ma so che eri nervoso. So cosa avrebbe pensato la gente e so che avrebbero dato la colpa a te... e mi dispiace di averlo pensato anche io...-
Luz si toccò i capelli, leggermente imbarazzata.
Bruno fece spallucce, ma sorrise.
-Non fa niente.-
Silenzio.
-Ehm, comunque stai bene?- chiese Luz fissandogli la testa preoccupata.
-Oh sì, tranquilla, è piuttosto dura.- scherzò Bruno picchiettandosela piano e pentendosene un attimo dopo, gemendo piano.
Luz ridacchiò.
-E comunque per fortuna che eri lì! Se non fosse stato per te ora avrei preso io la tegola in testa.-
-Già...- replicò Bruno con tono di scuse -Ma se non fossi stata arrabbiata non saresti venuta da me e quindi non sarebbe successo...-
-Guarda che non è una gara a chi si scusa di più.- lo punzecchiò lei.
-Oh... sì, scusa.-
Si lanciarono uno sguardo e ridacchiarono di nuovo.
Luz a quel punto si lasciò cadere estasiata sulla sedia.
-E comunque sono stati i due giorni più avventurosi della mia vita!- esortò, con una luce viva negli occhi.
-Come?- chiese confuso Bruno.
-Sì! Prima io che scappo di nascosto dai miei. Poi la visione e tutto il rituale! E poi, ho addirittura corso fino alla grotta delle visioni da quanto ero arrabbiata con te. Ho corso! Capisci? Io che corro! E non sono stata male!-
Bruno la guardava di sottecchi, quasi spaventato dal tono troppo esaltato dalla ragazza.
-E poi quando mi hai salvato dalla tegola, mi hai spinta a terra! Cioè, sono proprio caduta!-
Bruno, sempre più confuso, non sapeva cosa pensare. Più Luz parlava, più gli sembrava di essere stato terribile. Lei invece non poteva essere più contenta.
-E indovina? Nemmeno un livido! Né un osso rotto, o un giramento di testa. Mi sono rialzata e ti ho aiutato. Non ero nemmeno stanca!-
-Scusa se interrompo ma sono un po' confuso. Non mi sembra di essere stato molto di aiuto, anzi. Forse è meglio che rivediamo un po' la dinamica dei fatti, metti caso che qualcuno voglia richiedere come sia andata, non vorrei che se la prendessero con...-
Luz lo bloccò, gli occhi quasi spiritati dalla contentezza.
-Ma che dici, Bruno! È stato fantastico! Non capisci?-
Bruno scosse la testa, a disagio: -No, mi spiace. Mi sono proprio perso.-
-Non è vero che sono “fragile” e “in fin di vita”. Sono sopravvissuta a una corsa e una caduta!-
-Sì, be', io non cercherei di sfidare la fortuna...-
-La fortuna non c'entra! Secondo tutti io oggi dovevo morire. Non stare male, ma lasciarci proprio la pelle. È successo? No! E grazie a chi?-
-Ehm... la fortuna?-
-Grazie a te! A te che hai visto quella tegola e hai saputo cosa fare.-
Bruno rimase in silenzio.
Sì, d'accordo, aveva cambiato leggermente il futuro. Era già successo, di rado. Ma questo non cambiava granché: per tutti sarebbe rimasto Bruno il menagramo.
Si sentì dare una forte pacca sulla schiena che lo riportò bruscamente alla realtà.
-E questo ci porta anche a te!-
-A me?-
Che altro aveva fatto questa volta?
Luz sfoderò un sorrisetto sapiente e spiegò: -Come io non sono fatta di vetro, tu non porti sfortuna. Se davvero fosse così, io sarei morta. Ma non lo sono, grazie a te, la tua visione e i tuoi riflessi. Non è vero quello che ci dicono tutti, e questi due giorni l'hanno provato.-
Bruno giocherellò con le lenzuola, pensieroso.
-Io... io non so se essere del tutto d'accordo...-
-Perché? Ti sembra che sia andata male?-
-Io... non lo so.- ammise lui nervosamente -Questa volta è andata bene, ma la prossima? E se la prossima volta non avessi visioni? E se ti dicessi qualcosa di negativo? E se...?-
-E se, e se, e se...- gli fece il verso, canzonandolo.
Bruno la guardò leggermente accigliato per essere stato interrotto in quel modo.
-E se, invece, pensassi di più al presente?- chiese a bruciapelo Luz.
Bruno si bloccò.
Il presente... come faceva a pensare al presente se il futuro gli pesava continuamente addosso?
-Parli così perché hai avuto due giorni “avventurosi”.- ribatté deciso -Domani la vedrai diversamente...-
-Io non ho avuto solo due giorni “avventurosi”. Io ho vissuto in questi due giorni, dopo una vita passata a credere di non essere in grado di fare nulla, dopo che tutti mi hanno convinta di essere solo... malata.-
Era così convinta delle sue parole, ci credeva talmente tanto. Bruno vacillò davanti a tanta certezza.
-E voglio far avverare la tua visione. Io voglio parlare davanti ad una folla. Io voglio scalare una montagna. Non mi interessa cosa dice la gente.-
E Bruno semplicemente si lasciò contagiare solo per un momento da quella vitalità.
-Spero proprio che tu ce la faccia.- riuscì ad augurarle.
-Certo che lo devi sperare! Guarda che se io ci riesco, ne va anche della tua reputazione.-
E detto ciò gli appoggiò del succo d'ananas e delle arepas magiche sul comodino, accanto al letto.
-E a proposito, vorrei che mi restituissi la mia visione, per favore.- aggiunse Luz.
Bruno annuì, con sguardo mesto.
-Non c'è problema. Puoi venirla a ritirare qua.-
-Qua?- chiese lei guardandosi attorno -E la grotta?-
-Dopo quello che è successo, forse camera mia sarà più appropriata per non far accadere cose... spiacevoli.-
Luz parve capire il ragionamento, ma ne rimase... delusa?
-Forse hai ragione, ma la grotta era... interessante.-
Bruno ci pensò un attimo, ripensando alle parole di sua madre e alle potenzialità di casita. Si lasciò uscire un sorrisetto, scrutando il fondo della sua camera.
-Be', chi ha detto che non posso portare la grotta qua?-







Allora, allora: ecco qua il primo personaggio "strano" di Encanto. In questo caso lo stereotipo è la ragazza malata e fragile che non può fare nulla perché altrimenti si ha il terrore che possa capitarle qualcosa di fatale.
Sarà capitato a tutti di avere qualche conoscenza/amico/parente piuttosto fragile e quindi tenuto sotto una campana di vetro. A volte preoccuparsi molto per una persona fragile può essere un bene, ma d'altro canto essere troppo apprensivi non permette di vivere una vita normale. E a volte, come in questo caso, gli si preclude qualcosa che, in realtà, sarebbe in grado di fare.
Spero sia piaciuto come primo pg e spero anche di essere rimasta IC con tutti gli altri, per quanto mi immagino che da 20enni siano un po' diversi caratterialmente.
Alla prossima e grazie ^^
   
 
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