Videogiochi > Resident Evil
Segui la storia  |       
Autore: FreddyOllow    22/02/2022    1 recensioni
La storia è ambientata prima e dopo gli eventi di Raccoon City. Vedremo come Marvin Branagh e gli altri agenti di polizia hanno affrontato l'epidemia di zombie. La trama potrebbe accostarsi o seguire a tratti quella di RE 2/3.
Genere: Avventura, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Sicuro di stare bene?" chiese Megan.
"Sì, sto bene" rispose Pete con un sorriso di circostanza.
"Non mi sembra così. Non mentirmi."
"Non lo faccio."
La donna lo fissò per un momento. "Invece lo stai facendo. Perché?"
Pete sbuffò, irritato. "Non ricominciare. Sto bene." Si avvicinò al parapetto del tetto e guardò giù. Una decina di zombie barcollavano e gemevano nel vicolo. "C'è una scala antincendio. Andiamo!"
I due la raggiunsero e cominciarono a scendere, tenendosi lontano dalle finestre dei vari piani. Quando arrivarono al primo pianerottolo, due mani frantumarono la finestra e afferrarono Megan per i capelli. Il non-morto le scattò i denti verso la testa, ma Pete lo colpì ripetutamente sul cranio con il calcio della pistola.
Gli zombie nel vicolo si voltarono verso di loro, attirati dal rumore.
"Stai bene?" chiese Pete.
Megan annuì con le lacrime agli occhi.
Il poliziotto lanciò uno sguardo nella via. "Facciamo presto! Tra poco ci raggiungeranno."
"Aspetta! Dove andremo? I non-morti bloccano entrambi gli accessi."
Pete si accigliò. Non se ne era accorto. Si guardò intorno. Una porta era aperta vicino a una monovolume parcheggiata davanti a un cassonetto. Puntò il dito. "Guarda! Possiamo andare li!"
"Non sappiamo se è sicuro."
Quando Pete fece per parlare, si sentì girare la testa e cadde sul pianerottolo, gli occhi socchiusi, le labbra screpolate.
Megan sussultò per lo spavento e gli si chinò accanto. "Pete! Pete!" Gli prese la testa e se la portò sul suo grembo. "Pete! Rispondimi! Pete!"
I non-morti si ammassarono sotto la scala antincendio e allungarono le mani in alto, le facce decomposte, le dita scarnificate e sporche di sangue.
Pete chiuse gli occhi.
"Pete! Ti prego, rispondimi! Pete!" Megan gli accarezzò il viso sudaticcio e scoppiò in un pianto sommesso. "Pete! Che ti succede?"
I gemiti diventarono più intensi. Altri zombie arrivavano da entrambe le direzioni del vicolo.
Megan fissò la finestra rotta per un momento. Poi adagiò la testa di Pete sul pianerottolo, levò tutti i vetri dallo stipite con la scarpa ed entrò dentro.
Si trovò in un soggiorno. Tre valigie erano accanto a un divano. La donna si avvicinò verso la cucina con il coltello alzato a metà petto e sbirciò all'interno. Era vuoto. Controllò i due bagni e una camera da letto. Quando spinse l'ultima porta socchiusa in fondo al corridoio, sbarrò gli occhi inorridita e vomitò bile sul pavimento.
Due bambini erano sdraiati sui loro letti, le facce una maschera di sangue. Poco distante, una donna seduta su una sedia. Tutti e tre avevano un foro in testa.
Megan tornò nel soggiorno e usci dalla finestra, lo stomaco in subbuglio. Centinaia di zombie erano ammassati sotto la scala antincendio. I gemiti un lamento continuo e insopportabile.
La donna prese Pete da sotto le ascelle, lo trascinò dentro con fatica e lo posò sul divano. Poi si lasciò cadere seduta sul pavimento. Si sentiva stanca, sola e spaventata. Le lacrime le rigarono il viso. Non sapeva cosa fare. Non sapeva nemmeno cosa aveva Pete. Si era ammalato? Infettato? O era qualcos'altro?



 

Marvin e Nick entrarono nel dipartimento. Nella hall c'erano quattordici sopravvissuti e sei agenti. Quando lo videro, tutti si scambiarono delle occhiate, confuse. Non vedevano una persona, ma uno zombie. Nick era conciato nella stessa maniera. Era ricoperto dalla testa ai piedi di melma incrostata. Il tanfo si espanse così rapidamente, che tutti si tapparono la bocca e alcuni vennero percorsi da conati di vomito.
Nick si sentì a disagio.
Tania si nascose dietro le gambe di sua madre.
Marvin fece tre passi avanti. "Ascoltate! Lui è Nick Layers, un poliziotto. Rimarrà con noi e ci darà una mano."
Nick alzò una mano in segno di saluto.
Gli agenti lo riconobbero e sorrisero.
"Chung, niente battute!" disse Marvin, fulminandolo con lo sguardo.
Quello guardò altrove.
Il tenente si voltò verso Nick. "Fatti una doccia e indossa la divisa. Ne sono rimaste un paio, se non sbaglio."
Lui annuì e si diresse verso lo spogliatoio maschile, sotto lo sguardo diffidente dei superstiti. Quando passò vicino a Liah, lei gli sorrise e lui ricambiò.
Tania lo guardò allontanarsi, impaurita.



 

Megan bevve un bicchiere d'acqua e lo posò sul tavolo della cucina. Aprì il frigo, afferrò uno yogurt al cioccolato e lo mangiò con il cucchiaio. La fame si placò e si sentì meglio. Poi mangiò una brioche all'albicocca e tornò in soggiorno.
Il divano era vuoto.
"Pete!" gridò in preda al panico. "Pete!" Si aggirò nel soggiorno e si diresse nel corto corridoio. Quando superò il bagno, tornò indietro. Pete era disteso supino vicino al water, il viso pallido, gli occhi cerchiati, violacei, le labbra quasi blu. Gli si chinò accanto. "Pete, come..."
"Sto bene."
Lo abbracciò e scoppiò a piangere. "Pensavo che..."
"Dove siamo?"
Lei si staccò un poco dall'abbraccio. "In un appartamento."
"L'ho capito. Ma dove?"
"Nello stesso appartamento dove è uscito lo zombie. Quello che mi ha attaccato."
Pete si alzò lentamente e puntò il dito verso l'armadietto a specchio aperto. "Ho preso alcune pillole. Tra poco starò meglio. Anzi, mi sento già meglio." Abbozzò un sorriso stanco. "Visto? Mi sento meglio."
Megan si limitò a guardarlo, seria.
"Cosa c'è?"
"Odio quando mi menti. Si vede lontano un miglio che non stai bene. Perché continui a prendermi in giro? Pensi che sia stupida? Che non capisco cosa ti succede?"
Pete restò in silenzio. Voleva dirle la verità, ma nemmeno lui capiva perché si sentisse male. Un malessere che andava e veniva, che gli martellava la testa, che gli faceva sentire il sangue in bocca. Non sapeva cosa avesse, ma temeva che si fosse infettato. Forse erano i miasmi rilasciati dagli zombie? O era qualcos'altro?
Lei lo fissò negli occhi. "Sei infetto, non è vero?"
"Io... non lo so."
Megan abbassò lo sguardo, gli occhi arrossati dalle lacrime. "La saliva del cane. È stata quella..."
Il poliziotto ricordò che gli era entrato in un occhio. Allora perché non si era sentito subito male?
La donna alzò lo sguardo. "Ti sei pulito. L'ho visto. Ma non credo sia servito... Non credevo che la saliva potesse essere infettiva."
"Forse... forse non lo è."
"Guardati. Sei più bianco di questo muro. Diventerai..." Scoppiò a piangere.
Lui l'abbracciò, facendole posare la testa sul petto. "Troveremo una soluzione, vedrai. Andrà tutto bene."



 

Nick uscì dalla doccia con un asciugamano legato attorno alla vita, si sedette su una panca e si asciugò i capelli con un altro asciugamano. Quando alzò la testa, incrociò gli occhi castani di Kate. Le aveva parlato davanti alla reception giorni prima e ora se lo vedeva davanti. Se ne stava appoggiata di fianco contro un armadietto, le braccia conserte. Restò a fissarla senza dire niente.
"Vedo che sei sopravvissuto" disse lei con un sorriso.
"Già, così pare."
"Fortuna?"
"Probabile."
La donna si limitò a guardarlo per un po'.
Lui si alzò, imbarazzato. "Dovrei cambiarmi."
"Fai pure."
Nick aggrottò la fronte, perplesso. "Dovresti..."
"Uscire?" concluse Kate. "Perché? Siamo tra colleghi. Non dirmi che ti vergogni?"
Lui le diede le spalle imbarazzato e si tolse l'asciugamano dalla vita. Quando fece per mettersi le mutande, una mano gli si posò su una spalla. Sussultò e restò fermo. I seni di lei, coperti da una camicia, gli premetterò le spalle.
Kate gli baciò il collo. "Sssh. Rilassati, sei troppo teso. Lasciati andare. Mi sarebbe piaciuto farmi desiderare, ma non abbiamo tutto questo tempo. Forse domani saremmo già morti, oppure no. Perché rimandare qualcosa che possiamo fare ora?" Lei lo fece girare e lo baciò in bocca.
Nick non riuscì più a trattenersi. La tirò su per le gambe e la sbatté contro un armadietto.



 

Pete e Megan sedevano sul divano in soggiorno. Lui era preoccupato, ma il dolore era andato via. Aveva solo un leggero fastidio alla testa, ma era lucido.
Megan gli strinse una mano. "Se tu muori, io..."
"Non dirlo nemmeno, Meg. Tu vivrai e ti rifarai una vita. Avrai dei mocciosi e tutte quelle altre stronzate che ti piacciono tanto."
"Quelle stronzate mi sarebbero piaciute farle con te."
Per Pete quelle parole furono come un pugno nello stomaco. Restò in silenzio.
"Credi che ci sia una cura?"
Lui non lo sapeva. Poteva dirle una bugia, ma scelse di non farlo. "Non lo so... le pillole che ho preso mi hanno fatto stare meglio. Forse se continuerò a prenderle, starò bene."
Gli occhi di Megan si illuminarono. "Allora ne faremo scorta. Le cercheremo negli appartamenti e nelle farmacie qui vicino. Possiamo..."
"Meg" disse Pete, posandole una mano sulla sua. "Non è possibile. Ci sono troppi zombie là fuori, per non parlare degli altri mostri."
Il viso della donna si rigò di lacrime. "Possiamo farcela. Dobbiamo..."
Lui l'abbracciò.
Lei restò spiazzata da quel gesto. Per quanto forte potesse stringerla, comprese che non era lo stesso abbraccio che conosceva. Si stava indebolendo.



 

Nick uscì dallo spogliatoio con un sorriso da ebete sulle labbra e una divisa pulita. Finalmente l'odore di fogna era andato via e ora profumava di pino. Si annusò il polso a pieni polmoni e sospirò, soddisfatto. Per un attimo aveva dimenticato l'inferno che c'era là fuori. Gli sembrava solo un brutto incubo. Qualcosa che presto avrebbe dimenticato.
Quando svoltò l'angolo, i quattordici superstiti nella hall lo riportarono dritto negli inferi. Tutta la felicità svanì come fumo al vento.
"Guardate un po'" disse l'agente Chung ai poliziotti. "Uno zombie in incognito."
Quelli risero, attirando l'attenzione dei sopravvissuti.
Nick lanciò un'occhiataccia a Chung, che gli diede le spalle e ritornò a parlare con i poliziotti.
"Ehi, Nick" disse Marvin alla reception. "Vieni qui. Conosci la centrale, giusto? L'ala est è off limits. Nessuno può entrare lì dentro."
"Perché?"
"Ci sono zombie e Licker."
Nick aggrottò la fronte, confuso. "Licker?"
"Quelle cose senza pelle e con il cervello esposto. Li abbiamo chiamati così."
La recluta spalancò gli occhi. Era sopravvissuto a mala pena a uno di loro e ora scopriva che ce n'erano altri qui vicino.
"Che c'è?" chiese Marvin. "Li hai visti anche tu?"
Nick gli raccontò dell'incontro ravvicinato con uno di loro e di come era fuggito. Poi non riuscì a trattenersi e parlò dell'alligatore, dei cani zombie, di Albert, di Zoey e Joey. Parlava velocemente, mangiandosi le parole e ripetendo più volte alcuni passaggi.
Marvin lo ascoltava in silenzio. Gli sembravano surreali le sue peripezie, eppure anche lui aveva avuto una simile disavventura.
"...Poi ti ho trovato" concluse Nick, provato dalla fatidica odissea. "È stata dura, davvero dura."
"Ora mi spiego perché eri ridotto peggio di una fogna" rispose Marvin con un sorriso. "Quindi ti sei strappato i vestiti da solo?"
"Sì, anche se non so perché. C'era qualcosa in quella stanza. Forse erano i miasmi delle fogne ad avermi fatto impazzire."
"Hai avuto altre allucinazioni?"
"No, non più."
"Forse è stato proprio quello. Dopotutto, hai visto un alligatore gigante. Chissà cosa c'è in quella melma. Per fortuna ne sei uscito vivo."
"Già, spero che Zoey e Joey ce l'abbiano fatta."
Marvin gli posò una mano su una spalla. "Sono sicuro di sì."
Nick abbozzò un mezzo sorriso. "Tu eri qui quando è iniziato tutto questo?"
Marvin gli raccontò con calma la sua disavventura.
"Neanche tu te la sei passata bene. Hai fatto un bel gesto seppellendo la figlia di Dwayne. Magari è sopravvissuto."
"Non credo. Gli zombie ci hanno divisi e non l'ho più visto."
Nick restò in silenzio per un attimo. "Gli altri agenti erano già qui?"
"Sì, avevano il turno di notte. Molti sono tornati dalle loro famiglie o sono scappati. Gli altri sono morti nell'ala est o là fuori."
Nick scacciò subito i Licker dalla mente. "Da quanto sei qui?"
"Non molto. Un paio d'ore. Elliot Edward mi ha informato su tutto. È lui che ha mantenuto l'ordine, qui. Se l'è cavata piuttosto bene, direi."
La recluta si guardò intorno. "Non vedo Johnson e Irons, però."
"È meglio per loro se non si fanno vedere" disse Marvin, furioso.
"Perché? Cosa è successo?"
"Ho la prova che sono in combutta con l'Umbrella. Li ho sentiti con le mie orecchie mentre interrogavano Ben Bertollucci."
"E lui ora dov'è?"
"In cella. Non vuole uscire. Dice che lì è più sicuro. E forse ha ragione."



 

Pete e Megan erano vicini alla finestra del soggiorno e guardavano in strada.
"Farò come dici" disse Megan. "Andremo alla centrale. Forse lì qualcuno saprà come eliminare l'infezione. Magari quelli della S.T.A.R.S. o qualcun'altro."
Quando Pete sentì l'ultima parola, si ricordò di quell'orrendo essere che dava la caccia a Jill. Era sicuro di avergli sentito dire quella parola. L'aveva ripetuto due o tre volte. Forse c'entrava qualcosa con la S.T.A.R.S liquidata da Irons? La stessa unità da cui era stato rifiutato?
"Allora?" domandò la donna.
Lui la guardò con fare distratto. "Non lo so. Forse qualcuno è riuscito a non trasformarsi. Ma è l'unico posto..."
"Dove saremo al sicuro, lo so. Non c'è bisogno che lo ripeti sempre."
Pete abbozzò un debole sorriso.
Megan cercò di non farci caso. Voleva essere ottimista. Avrebbero trovato una cura e lui sarebbe stato bene. Ma una parte di lei la sabotava, le diceva che sarebbe morto, che non sarebbero mai arrivati al dipartimento. Cacciò dalla mente quella vocina e scavalcò la finestra, seguita da Pete.
La maggior parte degli zombie si era allontanata da sotto la scala antincendio e solo una dozzina barcollava nel vicolo.
"La pistola!" disse Pete. "L'ho dimenticata."
"Ce l'ho io" rispose Megan. "Ho anche il coltello."
"Bene. Hai fatto bene a prenderla." Guardò giù. "Scendo prima io."
"No, vado io. Sono più in forze."
Pete non voleva, ma la lasciò fare. Non era nemmeno sicuro che avrebbe sceso la scala a pioli senza cadere.
La donna poggiò i piedi a terra e si guardò intorno. Due zombie si voltarono e le vacillarono incontro. Puntò la pistola.
"Non sparare" disse Pete. "Ne attirerai degli altri. Usa il coltello."
Megan alzò la lama in direzione del primo zombie, che inciampò sul coperchio di un bidone e cadde a terra. Tutti i non-morti nel vicolo si girarono verso la fonte del rumore e zoppicarono verso di lei. I gemiti squarciarono il silenzio.
Megan non sapeva cosa fare.
"Sali!" urlò Pete con tutta la voce che aveva in corpo. "Sbrigati!"
Un Licker zampettò lungo la facciata della palazzina di fronte e scattò la testa in varie direzioni, la lunga lingua che si muoveva nell'aria.
Megan lo vide e si pietrificò. Gli zombie si stavano avvicinando.
"Megan!" gridò Pete. "Salì!"
Il Licker puntò la testa verso la sua direzione e balzò sull'edificio dove si trovava lui.
Megan salì la scala a pioli e raggiunse Pete, dietro la finestra.
La creatura discese la facciata ad ampie falcate e si fermò nel pianerottolo, scattando la testa in cerca di rumori.
I fidanzati si precipitarono verso la cameretta dei bambini. Quando Pete vide i tre corpi, vomitò per terra. Megan lo afferrò per un polso e lo trascinò dentro un armadio a muro.
Il Licker entrò dalla finestra e si mosse lentamente nel soggiorno. Poi saltò sul soffitto e zampettò nel corto corridoio, fermandosi al centro.
Restò immobile per un lungo momento.
Poi si diresse rapidamente nella cameretta dei bambini e squarciò la porta chiusa con una zampata. La lunga lingua bavosa frustò l'aria e accarezzo i visi gelidi dei bambini e della madre.
Megan lo vedeva attraverso le fessure orizzontali dell'anta dell'armadio e cominciò a tremare.
Pete le strinse la mano.
Quel piccolo gesto fece scattare la testa del Licker nella loro direzione. La lunga lingua scivolò sulle doppie ante dell'armadio.
La donna puntò la pistola verso la creatura e chiuse gli occhi. Pete sentì un sapore metallico in bocca e la testa pulsare. Poi il suo stomaco emise un gorgoglio.
La creatura inclinò a lato la testa e sradicò un'anta con la lingua.
La donna sparò.
I proiettili penetrarono nel torace della creatura, che balzò sul soffitto e ruggì.
Pete crollo bocconi a terra, pallido in viso. Le gambe sembravano averlo abbandonato.
La creatura lo ignorò e zampettò versò Megan, che sparò di nuovo. Le pallottole colpirono la parete dietro il Licker.
Questo frustò la lunga lingua contro il braccio di lei e le strappò la pistola di mano, che scivolò ai piedi di Pete.
Megan cacciò un urlo di terrore e la creatura indietreggiò, infastidita. Quando fece per conficcarle la lunga lingua nel petto, Pete gli sparò in testa. Sangue e cervella schizzarono la donna e la parete alla sua destra. La creatura crollò a terra.
Pete cadde sul fianco e chiuse gli occhi.



 

Marvin era vicino alla porta che dava sull'ala est della centrale di polizia. Era stata barricata con sedie, schedari, scrivanie e panche. Nessuno aveva tentato di entrare da lì, ma ogni tanto si udiva lo zampettare frenetico dei Licker e qualche gemito riverberare lontano nel corridoio.
Elliot Edward gli si affiancò. "Non preoccuparti, tenente. Nessuno entrerà da qui. Nella hall siamo al sicuro."
"Mi preoccupa qualcos'altro."
Elliot aggrottò la fronte. "Cosa?"
"Gli zombie. Quando ho salvato Nick, ho visto molti zombie al cancello. Se lo abbattono, si riverseranno sia qui, che nelle due ali del distretto."
"Le finestre dell'ala est sono state barricate con delle assi di legno, tenente"
Marvin sospirò. "Non li fermeranno. Sono forti. Molto forti. Romperanno le assi ed entreranno qui. Dovremmo barricare anche l'ala ovest e la porta d'ingresso."
"Ci vorrà molto tempo, tenente" disse Elliot, pensieroso.
"Lo so, ma terranno impegnati i sopravvissuti. Alcuni stanno diventando irrequieti. Non so se riusciremo a gestirli, senza qualche danno collaterale."
"Hai tutto il mio appoggio, tenente."
Marvin annuì e gli posò una mano su una spalla. "Grazie. E grazie per quello che hai fatto qui. Hai saputo gestire bene la situazione. Quando tutto questo finirà, ti proporrò per una promozione."
Elliot sgranò gli occhi, felice. "Grazie, tenente. Non so cosa dire."
Lui gli sorrise e gli diede un colpetto sulla spalla.
Elliot si allontanò.
Marvin non era sicuro che sarebbero sopravvissuti all'epidemia. Non avevano un piano di fuga e quasi nessuno sembrava preoccuparsene. Solo alcuni sopravvissuti parlavano di fuga, ma nessuno di loro voleva lasciare la centrale. Non avevano abbastanza coraggio.
Sentiva di dover fare qualcosa. Progettare un piano di fuga o trovare una via di fuga. Non poteva restarsene con le mani in mano. Gli zombie prima o poi li avrebbero raggiunti e fatti a pezzi.
Si allontanò dalla porta, salì le scale e s'incamminò sulla balconata interna che correva attorno alla hall. Poi si diresse in un corridoio e raggiunse gli uffici mezzi vuoti, le cui sedie e scrivanie erano state usate per la barricata.
Quando raggiunse il suo ufficio, scorse Nick e Kate appartati in fondo alla stanza, dietro un divisorio di vetro. Loro non si accorsero di lui, che abbozzò un mezzo sorriso e varcò la porta dell'ufficio.
Aprì gli schedari e controllò i documenti. Doveva esserci una piantina della centrale. L'aveva messo qui da qualche parte, ma non ricordava dove. Si avvicinò alla sua scrivania e lanciò un'occhiata nei cassetti. Niente.
Si guardò in giro per un po', poi la cercò tra i libri messi in fila sullo scaffale. Quando sollevò il libro Storia di Raccoon City, trovò la mappa. L'afferrò, soffiò via la polvere e la dispiegò sulla scrivania. Sorrise.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Resident Evil / Vai alla pagina dell'autore: FreddyOllow