Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
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Autore: PrimbloodyBlack    22/02/2022    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Lux

Ife era andata nei bassifondi, le gemelle erano nel Ducato Thorn e Rhea e Amélie erano a fare le... loro cose. Io mi sentivo più sola che mai. Non volevo in alcun modo coinvolgere gli altri, li avrei fatti rimanere nella loro ignoranza, volevo dare loro un po' di pace senza sommergerli con i miei problemi. Ogni tanto Marcus passava a trovarmi. Adesso che non c'era Ife a vegliare su di me, Marcus era diventato più premuroso del solito. Non avevo coinvolto nemmeno lui, ma nonostante tutto è sempre stato bravo a capire la situazione e ad agire di conseguenza. Quando si faceva troppo tardi, veniva da me e mi obbligava ad andare a letto. Tra lui e Ife non so chi mi faceva di più da genitore. Ma tra una cosa e l'altra, l'insonnia prendeva sempre il sopravvento, mentre se dormivo venivo assalita dagli incubi. La mia ansia, evidentemente, mi stava sabotando.

Oggi ho ricevuto la prima lettera di Ife, la sua scrittura impeccabile, recitava:

Tutto va come pianificato, pensano sia una semplice viaggiatrice. Ho fatto conoscenza con il capo del locale, visibilmente una persona poco rispettabile, così come i clienti abituali. Mi sono fatta raccontare quello che è successo con sorella R e mi rammarica dirlo, ma sono state dette delle menzogne. I due uomini che hanno attaccato R sono stati uccisi quella stessa notte. Hanno parlato di un uomo grosso dalla carnagione scura, il nostro M, e una ragazza bionda, sorella A. Ho chiesto più volte, con finto stupore e sorpresa se fosse vero quello che avevano visto. Ho riso insieme a loro quando hanno detto: "è stata la biondina a farli fuori". Deduco, con estremo dispiacere, che A abbia ucciso i due signori. La nota positiva è che non sanno che la donna che hanno attaccato sia vostra sorella, credono che sia una semplice nobile del posto. Il che non minerà la vostra reputazione.
Sto ancora cercando di capirne di più, mia signora. Presto raccoglierò altre informazioni. Richiedo l'autorizzazione per l'utilizzo di armi e sevizia, se necessario. Non sono avvezza alla tortura, ma per voi, questo ed altro.

Tuo, Segugio

Tenni il foglio stretto tra le dita. Guardai negli occhi la schiava umana che mi aveva portato la lettera. Sussultò nel vedere il mio sguardo, ma la mia rabbia non era rivolta verso lei. Con una voce più calma di quanto potei immaginare, le ordinai: "Dì a Marcus che lo sto aspettando. Desidero la sua presenza immediatamente."

Quando arrivò, probabilmente scorse dal mio sguardo che sapevo, perché i suoi occhi già gridavano perdono. 

"Mia signora," disse chinando il capo.

Io lo osservai, seduta sulla mia comoda sedia, non gli avrei dato il piacere di accomodarsi davanti a me, quello significava che avevamo un terreno comune, ma non era così, lui era un bugiardo e quelle menzogne feriscono le persone, specialmente mia sorella.

"Hai mentito."

"L'ho fatto." Il viso mortificato. Il dolore nelle parole. Mi è sempre stato fedele, ed ora aveva rotto la mia fiducia.

"Spiegati." Potevo intuire il perché ma volevo comunque farlo parlare, farlo sentire in colpa. Sono la dannata Lord! Nessuno deve osare mentirmi, specialmente ora, nella situazione che sto vivendo.

"Amélie mi ha pregato di non proferire parola."

"Tu mi hai detto, dritto in faccia, che quei uomini erano fuggiti. Ora scopro che Amélie li ha uccisi?"

"L'ho aiutata, ovviamente."

"Ovviamente," ripetei, "ovviamente... Come se fosse quello il problema." Congiunsi le mani e poggiai la fronte contro le miei nocchie. Ispirai, lasciando che l'aria riempisse i miei polmoni, come se quando avrei espirato anche la rabbia se ne sarebbe andata via. Ovviamente non accadde. "Marcus," dissi, con tono quasi implorante, "non farti più coinvolgere da Amélie. So che facendolo avete salvato mia sorella, ma quello che avete fatto è assolutamente sbagliato. Pedinare mia sorella! Cosa vi è saltato in mente? Volevo sorvolare sulla questione, ma... avete osato mentirmi."

"Chiedo umilmente perdono," abbassò il capo nuovamente. Avrebbe potuto farlo altre cento volte, ma a me non sarebbe importato. E' stato uno stupido e Amélie è stata altrettanto una pazza.

"Vattene," dissi, quasi stanca. "Discuteremo la tua punizione più avanti. Ho bisogno di parlare con Amélie, portala qui. E non osare accennarle nulla. Vai."

Questa giornata non potrebbe andare peggio.

Quando Amélie aprì la porta, mi ritrovai a leggerle ad alta voce la lettera che la mia Ife mi aveva mandato. Non le ho nemmeno dato il tempo di chiedermi perché l'ho fatta venire. Lessi ogni parola accusatoria, scandendole perfettamente. Non avevo nemmeno bisogno di alzare lo sguardo, sapevo già la sua espressione. E quando finii, anche in quel caso non la guardai.

"Quindi?" disse tra la vergogna e la rabbia. "Sono pronta a ricevere qualunque punizione."

Ma prima che dicesse quelle parole io già sapevo cosa le avrei detto, e soprattutto la discussione che sarebbe nata. Presi coraggio, alzai lo sguardo, la fissai dritta negli occhi e parlai. "Devi dirle la verità."

Mi guardo sconcertata, il terrore negli occhi. Il fatto che capì immediatamente a cosa mi stesse riferendo, indicava che gli eventi di quella notte, il sangue che aveva versato la stavano tormentando. Guardò prima me, poi si perse tra i suoi pensieri. "N-no."

"La vostra relazione si è evoluta," dissi io, alzandomi, annullando la distanza tra noi. Mi poggiai contro la scrivania, le braccia conserte, il corpo rilassato. Se volevo ottenere risultati da questa conversazione, si sarebbe dovuta svolgere con la più completa calma. 

"Ti sbagli," disse sulla difensiva, guardandomi torva.

"Non mentirmi, sento l'odore del vostro sangue l'una sull'altra."

"Non ho oltrepassato il limite."

Risi incredula. "Mordervi a vicenda è come fare sesso, quindi, sì, hai oltrepassato il limite!"

Distolse lo sguardo, colpevole, e potei vedere i sensi di colpa che la stavano travolgendo, ma non perché io sapessi di loro due, ma perché alla fine lei non era riuscita a controllare se stessa e i suoi desideri.

"E' successo solo una volta..." disse a bassa voce.

Su questo aveva ragione, è successo solo il giorno dopo che Rhea è stata accoltellata. Da quel momento erano sembrate molto unite quindi avevo pensato- No, questo non cambia nulla, è arrivato il momento, Amélie doveva accettarlo.

"Rhea merita di sapere, ha sofferto abbastanza."

"Non posso farlo! Significherebbe che... tutti i miei sacrifici non sono serviti a nulla."

"Negarti a lei è stata una stupidaggine che non ho mai supportato, sappiamo entrambe che tu non le f-"

"Come puoi saperlo?"

Mi sono spinta verso di lei, tenendole le braccia, confortandola. "Io lo so," le giurai e poi le mie braccia si mossero, accogliendo la sua testa sulla mia spalla. "Avrei dovuto prendermi cura di te di più." La strinsi forte. "Tutti voi." E' passato molto tempo dall'ultima volta che siamo state così vicine, da quando sono stata così emotiva con uno di loro. Ho lasciato che i miei problemi mi sopraffacessero e ho dimenticato quanto stesse soffrendo anche la mia famiglia. "Mi vergogno di me stessa. Per aver permesso a te e ad Arkel di distruggervi. Anche tu meriti amore. Non lasciare che la tua relazione passata ti fermi. So come ci si sente. Ho quasi trattato Eloyn come ha trattato me Cassandra. Sono stata un pessimo esempio. Mi dispiace tanto. Ma so nel mio cuore che non farai mai del male a Rhea nel modo in cui quell'uomo ha fatto del male a te."

Avrei dovuto dirlo prima, tutto questo. Forse avrei risparmiato a queste due grandi dolori. Se solo l'avessi spinta ad aprirsi di più con Rhea, se solo l'avessi aiutata di più...

"Non prenderti tutte colpe sulle spalle," disse con la voce rotta. Le sue lacrime stavano inumidendo la mia maglia e il mio collo. "Ho fatto quello che pensavo fosse giusto. È stata una mia scelta, non tua. Sei mia sorella, Lux, non cercare di essere una madre, per tutti noi. Abbiamo problemi, sì, e forse ci hai trascurato, ma non è compito tuo crescerci." Tirò su col naso e si staccò dall'abbraccio, ma io continuai a stringerle le braccia. Mi guardò forzando un sorriso e io le rivolsi uno sincero. Teneva i capelli in una treccia scombinata e qualche ciuffo le era ricaduto sul viso. Le scansai quelli che le coprivano gli occhi. "Sono felice che tu sia tornata. Lei l'ha reso possibile." 

Fu come se il mio cuore fosse stato colpito e i miei occhi si spalancarono. Mi ha detto numerose volte di essere diventata una persona orribile nel corso degli anni. Sentirle dire queste parole, per la prima volta, mi commosse, ma riuscii a trattenermi.

"Lo dirò a Rhea," sospirò, "penso di essere pronta... forse." La sua presa sulla mia maglia si strinse. "Lux, la amo con tutta me stessa. Voglio baciarla, abbracciarla, stringerla a me finché non diventiamo una cosa sola!"

"Allora sei pronta."

Il mio sorriso si ruppe quando sentii numerosi passi, veloci e agitati verso la mia porta. Scansai di lato Amélie e, con mio stupore, Ife irruppe nella stanza seguita da Marcus che le domandava insistentemente cosa fosse successo. Tremava, i suoi occhi era spalancati.

"Lux..."

"Che problema c'è? Ife!"

La lettera che mi aveva inviato era stata scritta ieri sera e mi era arrivata questo pomeriggio, cosa potrebbe mai essere successo in un lasso di tempo così breve?

Amélie fu la prima che le corse in contro, tenendole il viso tra le mani, guardandola, cercando di capire cosa non andasse, se fosse ferita. Ma Ife guardava solo me, e mi venne in contro ignorando Amélie. Teneva nel pugno qualcosa. Era disorientata, non l'avevo mai vista così. 

Mi prese la mano e poggiò sul mio palmo una boccetta di sangue. Era chiusa con un tappo di sughero e intorno al collo uno spago teneva un pezzo di carta. Guardai Ife, confusa, e lei mi guardò turbata, come se stesse cercando di parlarmi attraverso lo sguardo.

"Odora..." mormorò, cercando in tutti i modo di mantenere il tono di voce calmo.

Amélie e Marcus si erano affiancati a noi, erano desiderosi di capire ma anche in loro c'era un velo di paura.

Prima di esaminare il sangue, controllai il foglio di carta. Lo staccai dallo spago, strappando un pezzo. La scrittura elegante e leggera fu la prima cosa che mi turbò. Era famigliare e mi trasmetteva un senso di nausea, ma fu quando lessi che il mondo mi cadde addosso.

Per la mia consorte perduta da tempo, un regalo d'amore.

Stavo per cadere, indietreggiai andando a sbattere contro la scrivania, ma mi aiutò a sorreggermi. Lasciai cadere il foglio a terra, così come il tappo quando aprii la boccetta, mentre il cuore mi scoppiava in petto. L'odore di quel sangue mi inebriò la mente, sbloccò ricordi, sensazioni, dolore, gioia. E la realizzazione. La boccetta mi scivolò dalle mani, macchiò il tappetto e io mi riversai a terra, un misto di terrore e sollievo. Le lacrime mi bagnarono subito il viso e non riuscii a trattenere i miei lamenti. Amélie si piegò davanti a me, l'odore del sangue colpì anche lei e si mise una mano sulla bocca, poi prese il biglietto e sgranò gli occhi. 

"Chiama Rhea, ti prego..." Mi faceva così male la gola che non riuscivo nemmeno a parlare. 

Lei corse via dalla stanza, ma l'odore di quel sangue si era già diffuso nell'ambiente ed era impossibile per nessuno non riconoscerlo, del resto...

Sentivo già numerosi passi, violenti e agitati. Rhea fu la prima a sfrecciare nella stanza circondandomi tra le sue braccia, cullandomi, guardando i volti di tutti i presenti in cerca di aiuto. C'era anche Jason, appoggiato contro la porta, ed Arkel, che si era piegato sulla pozza di sangue. Arkel intinse un dito e poi si leccò la punta. Era un misto di sensazioni, sollievo ma anche dell'inconfondibile terrore. Mi guardò mentre mi stringevo a Rhea, mi fissò per un interminabile momento. 

"Questo è il sangue di Lailah, e dall'odore, anche quello di Eloyn."

 

   
 
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