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Autore: Europa91    23/02/2022    2 recensioni
Odasaku è morto e Dazai non riesce ad accettarlo.
“Mettersi a piangere e urlare non avrebbe risolto nulla, anche se l’avrebbe aiutato a sfogarsi. Tornò con la mente al libro di Mori, quello sull’esistenza di realtà alternative e fu colto da un’illuminazione: se fosse esistito anche solo un mondo, un universo in cui Oda era ancora vivo, lo avrebbe trovato. Non importava come, lui avrebbe riportato Odasaku indietro. Se c’era anche solo una minima possibilità di salvarlo l’avrebbe trovata.“
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'People Exist To Save Themselves'
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Questo capitolo partecipa al Cow-t 12 – Seconda Settimana M1 - Punto di non ritorno



 

Dazai fu certo di aver smesso di respirare in quel preciso istante. Ancora una volta quelle realtà avevano avuto il potere di sorprenderlo e di andare oltre ogni sua previsione. Chuuya e Odasaku amanti era uno scenario a cui mai avrebbe pensato, ancora più assurdo di una possibile relazione tra lui e Akutagawa. Barcollò fino a raggiungere la sedia più vicina per poi lasciarvisi cadere sfinito. Il giovane mastino della Port Mafia, immobile a qualche metro da lui, interpretò quel gesto come una ricaduta al mancamento di qualche ora prima. Cercò di muovere un paio di passi in avanti ma si ritrovò bloccato dall’ennesima occhiata truce lanciata dal proprio superiore.

«Vattene» fu tutto ciò che gli disse, prima di tornare a prendersi il volto tra le mani. Il ragazzo fece come detto, allontanandosi con un inchino, non senza lasciargli un ultimo sguardo carico di preoccupazione. Akutagawa non lo aveva mai visto in quelle condizioni.

Fu in quel momento che Dazai capì il senso delle parole di Chuuya, come anche il suo comportamento. Il rosso si era recato dal Boss per proteggere il proprio amante. Solo per quello si era inginocchiato ai suoi piedi e lo aveva pregato di salvarlo.

Finalmente, aveva trovato una risposta che giustificasse in qualche modo anche quegli sguardi carichi d’odio. Chuuya si dimostrava possessivo verso chiunque aveva a cuore. Non era certo una novità, Dazai ricordava quanto il tradimento delle Pecore prima, e la morte delle Bandiere dopo, lo avessero segnato. Ora, il suo partner si stava battendo per Odasaku, lo stava difendendo da lui. Quella situazione era talmente assurda che gli provocò un attacco di risa incontrollato.

Dazai voleva salvare Oda, ma in quel universo si trovava ad essere diventato lui stesso paradossalmente la minaccia principale per l’amico; o almeno così gli era parso di capire dal comportamento assunto da Chuuya nei suoi confronti. Akutagawa non era stato completamente inutile e aveva saputo svolgere il suo dovere, rivelandogli quella scomoda verità. Ora poteva iniziare a delineare le sue prossime mosse.

Sebbene non ne avesse la minima voglia, Dazai sapeva che avrebbe dovuto convocare nuovamente Chuuya; tranquillizzarlo per quanto possibile sui suoi intenti e magari riuscire ad estrapolare altre informazioni. Avrebbe in qualche modo ribaltato la situazione a proprio vantaggio.


 

***


 

Chuuya era nervoso. Odasaku non rispondeva al proprio cellulare. Il rosso non dava sue notizie da quella mattina, e già questo poteva bastare a mandarlo fuori di testa. In più c’era un’altra spinosa questione che non gli lasciava un attimo di tregua, ma come sempre, l’origine di tutti i suoi problemi aveva solo un nome: Osamu Dazai.

Dazai, che quel giorno gli era parso più strano del solito. C’era stato un momento in cui Chuuya si era ritrovato ad avvolgerlo tra le proprie braccia, ricevendo in cambio solo uno sguardo smarrito. Non aveva mai visto quel lato del proprio ex partner, quella versione dello Sgombro così vulnerabile era una cosa che per un fugace istante, aveva avuto il potere di destabilizzarlo. Ne era rimasto sconvolto e non lo avrebbe mai creduto possibile. Dazai, lo stronzo manipolatore per eccellenza, che si divertiva a fare il diavolo sul trono della Port Mafia, gli era svenuto tra le braccia, mostrandosi, per la prima volta da quando si conoscevano, umano.

Per una frazione di secondo, a Chuuya sembrò quasi di essere tornato indietro nel tempo, ai loro quindici anni, alle prime missioni, quando ancora quel demone non aveva mostrato la sua vera natura. L’aveva odiato sin dal primo giorno ma aveva imparato a convivere con quel sentimento che nonostante tutto li legava. Sul campo di battaglia erano una combo perfetta e questa era una realtà dei fatti impossibile da ignorare.

Poi, all’improvviso, come un fulmine a ciel sereno, la sua vita era cambiata.

Stavano affrontando uno degli scontri tra organizzazioni più sanguinosi che la città di Yokohama avesse mai visto; il conflitto che in seguito sarebbe stato rinominato della Testa di Drago, era stato letteralmente un bagno di sangue, una carneficina. Il rosso ricordava di aver come solito litigato con Dazai, che si era mostrato annoiato anche da quello scenario. Poi il suo partner era sparito. Di punto in bianco di quello stronzo si erano perse le tracce. Quando Osamu Dazai aveva nuovamente varcato la soglia della sede principale della Port Mafia, aveva qualcosa tra le mani, un sacco contenente la testa di Mori Ougai.

Chuuya non l’aveva vista personalmente, quando era giunto sul posto quel macabro trofeo era già stato fatto sparire e Dazai se ne stava comodamente seduto sul trono. Ricordava di aver urlato, imprecato, ma di essere stato ridotto al silenzio dall’ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento.

Sapeva che Verlaine non era morto durante il loro ultimo scontro. Come aveva appreso dopo circa un anno passato a stretto contatto con Dazai, gli stronzi avevano la pelle dura. Chuuya aveva sempre saputo come Mori avesse concesso asilo e la protezione della Mafia all’ex Re degli Assassini. Era una verità che aveva tacitamente accettato. Malgrado i loro trascorsi, il rosso riconosceva le capacità di Verlaine, sapeva bene come fosse più facile da controllare sotto la propria ala, che lasciato libero di vagare in giro per il mondo. L’ex spia poteva aver perso la stra grande maggioranza del proprio potere, ma Chuuya sapeva bene quanto potesse ancora risultare pericoloso. In quell’occasione, Verlaine gli si era avvicinato silenzioso come un felino e lo aveva tramortito in una sola mossa. Il sorriso di scherno comparso sul volto di Dazai fu l’ultima cosa che i suoi occhi videro prima che perdesse i sensi.

Usare Paul Verlaine contro di lui era stata una mossa subdola. Quel idiota conosceva i sentimenti di Chuuya verso quel uomo e aveva pensato bene a come sfruttarli.

Quando il rosso riprese conoscenza si ritrovò in una sorta di ambulatorio medico. Doveva essere lo stesso edificio in cui un tempo Mori Ougai aveva esercitato la propria professione e mosso i primi passi all’interno della Port Mafia. Gli scaffali erano impolverati, come anche i numerosi libri sulla scrivania e tutto il resto; probabilmente quel locale era in disuso da anni, e in effetti Chuuya era sicuro di non esservi mai entrato prima. Fu in un secondo momento che notò una figura uscire dall’ombra per avvicinarsi a lui. Era già pronto ad attaccare quando riconobbe l’uomo che aveva di fronte, era Oda Sakunosuke, l’amico di Dazai.

«Sei stato tu a portarmi qui?» Chiese cercando di mettersi a sedere e allo stesso tempo di mascherare la propria sorpresa.

Non si erano mai parlati prima, non direttamente almeno. Dazai aveva abilmente mescolato le sue carte tenendo quei due pezzi della propria vita separati. Oda era un amico e Chuuya solo un partner di lavoro.

Il rosso non seppe spiegarsi il perché ma quel pensiero gli fece quasi male, un dolore pungente lo investì all’altezza del petto. Si trovava proprio di fronte a Odasaku. Quell’uomo aveva una faccia impassibile, tanto da metterlo leggermente a disagio. Non riusciva a capire cosa gli passasse per la mente e la cosa non gli piaceva.

«Sei andato da Dazai. Ti ha messo fuori gioco» fu l’unica risposta che ottenne accompagnata da un sorriso stanco. Se si fossero trovati in un’altra situazione Chuuya avrebbe imprecato o cercato di sostenere il contrario;

«Dovevo capire perché quello stronzo abbia deciso di ammazzare il Boss» fu invece ciò che rispose. Sapeva che non doveva giustificare le proprie azioni a Oda ma ne sentì ugualmente il bisogno;

«Dazai ora è il Boss della Port Mafia»

«Non ci credo» Non poteva essere vero.

«Eppure è così» concluse Oda recuperando una sedia impolverata ed avvicinandosi al letto sul quale stava ancora seduto il rosso. Il suo volto era serio, segno che non stava affatto scherzando.

«Se non facciamo qualcosa la situazione potrebbe anche peggiorare» continuò cercando di incontrare il suo sguardo. Fu in quel momento che Chuuya esplose;

«Non me ne frega un cazzo. Questa situazione è colpa di Dazai, se l’è cercata. Ammazzare il Boss, che diavolo gli sarà passato per quella testa bacata?!» Compiendo quel gesto insensato, Dazai aveva intrapreso una strada che Oda e Chuuya non potevano seguire né tanto meno cambiare, quello era il punto di non ritorno. Allo stato attuale delle cose loro non potevano fare nulla. Le azioni di quello Sgombro parlavano da sole. Per questo, il possessore di Arahabaki non riusciva a capire cosa volesse Oda Sakunosuke.

«Ho chiesto il tuo aiuto perché so che anche tu sei preoccupato per lui» proseguì Oda, scegliendo di ignorare le sue grida. Chuuya ingoiò a vuoto, prima di replicare con forza;

«Ehi non so chi cazzo ti credi di essere, ma io non sono preoccupato per quello stronzo, chiaro?!» l’espressione di Odasaku non mutò di una virgola.

«Eri il suo partner» gli fece notare;

«Questo non vuol dire nulla. Io odio Dazai, lo odio dal nostro primo incontro. Tu sei suo amico, non io» finalmente qualcosa sembrò toccare le corde dei sentimenti di Odasaku, i suoi lineamenti si fecero più rilassati, mentre concedeva al più giovane un sospiro stanco, passandosi una mano tra i capelli.

«Credevo fossimo amici. Evidentemente mi sbagliavo»

«Da quanto vi conoscete? Dazai gioca con le persone, ha giocato con tutti noi. Eravamo tutte pedine sulla sua scacchiera, non gli è mai fregato un cazzo di niente o nessuno. La testa del Boss è solo l’ennesima prova»

«Una parte di me crede che tutto questo faccia parte di qualche un piano» Chuuya schioccò la lingua, incrociando le braccia al petto.

«L’ho pensato anche io. Di solito però Dazai lascia un qualche indizio in modo che qualcuno possa capire il suo gioco. Questa volta no»

«Non capisco» Oda parve confuso.

«Ci ha volutamente tagliato fuori. Piano o meno, questa volta vuole fare tutto da solo» spiegò. Odasaku gli lanciò l’ennesimo sguardo indecifrabile che ebbe solo il potere di innervosire di più il possessore di Arahabaki.

«Vuoi permetterglielo?» domandò dopo qualche minuto di silenzio. Chuuya si trovò ad abbassare lo sguardo. In quel momento voleva solo prendere a pugni Dazai, colpirlo tanto forte da farlo sanguinare. Rompergli qualche osso. Si era trovato invischiato in una situazione di merda e non riusciva a trovare una possibile via d’uscita. Dannato Dazai.

«Quello stronzo avrà quello che si merita, come dice quel detto? Chi semina raccoglie»

«Chi semina vento raccoglie tempesta» concluse per lui Oda.

Chuuya alzò nuovamente lo sguardo al cielo. Quella frase gli aveva ricordato Verlaine e come l’avesse messo fuori gioco. Prese coscienza anche di un altro piccolo particolare: l’ex Re degli Assassini stava dalla parte di Dazai. Le due persone che più di ogni altro si erano divertite a scombussolare la sua vita e renderla un inferno ora lavoravano insieme. Imprecò sottovoce ma Oda se ne accorse ugualmente.

«Ci sono già dei rivoltosi all’interno della Port Mafia» iniziò con lo spiegare. Non ricevendo nessuna particolare reazione da parte dell’altro, lo prese come un invito a proseguire;

«Non sto parlando solo dei fedelissimi di Mori ma anche di membri ordinari»

«Dazai aveva tanti nemici. Sai che novità. Era uno stronzo» ma Oda riprese;

«Stanno già pianificando un colpo di stato. Vogliono la sua testa» Chuuya a quel punto abbozzò un sorriso di scherno;

«Che si accomodino pure; ma di che stiamo parlando? Seriamente, quello Sgombro avrà già previsto tutto, non so che problemi tu ti stai facendo amico»

«Dazai ha nemici anche in altre Organizzazioni. Tutti stanno unendo le forze per rovesciarlo dal trono. Non c’è momento migliore per affondare un nuovo Boss se non durante i primi giorni del suo regno»

«La stai facendo un po' troppo tragica. Non è una damigella in difficoltà che dobbiamo salvare, si è ficcato in questa situazione di merda da solo. Conoscendolo avrà già pronte una lista di mosse e contromosse, quindi non riesco davvero a capire questa tua apprensione. Stiamo parlando di Dazai»

Oda gli riservò un sorriso stanco, tirato.

«Non riesco a non preoccuparmi per lui» la sincerità disarmante di quella semplice ammissione colpì Chuuya. Non si sarebbe mai aspettato una risposta simile.

«Dal giorno in cui ci siamo incontrati, malgrado avessi cercato in tutti i modi di non farlo, mi sono sempre in qualche modo preoccupato per lui. So benissimo chi è Dazai, ho visto troppe volte l’oscurità nascosta dietro al suo sguardo e so di cosa è capace. Ma forse è solo perché una parte di me ha sempre creduto di poterlo in qualche modo salvare»

«Dazai non ha mai voluto essere salvato» si scambiarono l’ennesima occhiata «ma questo già lo sai» concluse.

Oda annuì.

«Ci sono state delle volte in cui Dazai mi ha ricordato me stesso» Chuuya sbuffò;

«Sta attento. Era una frase che ripeteva spesso anche il Boss Mori e abbiamo visto come è andata a finire»

Rimasero in silenzio per qualche minuto. Fu Chuuya il primo a parlare, dopo aver studiato attentamente la figura di Oda. Stava iniziando a conoscere meglio l’uomo che si nascondeva dietro le parole di Dazai. Più ci pensava e più non capiva cosa li potesse accomunare; ma in fondo, anche lui si era trovato suo malgrado legato a doppio filo con quel idiota amante dei suicidi.

«Allora, cosa avresti intenzione di fare?» Odasaku piegò gli angoli della bocca in quello che poteva essere l’abbozzo di un sorriso grato;

«Diventeremo noi i leader della rivolta. Assumeremo il controllo. Questa è una mossa che Dazai non si aspetterebbe mai»

«Perché vuoi così tanto aiutarlo?» non riusciva davvero a capirlo; l’uomo gli sorrise.

«Perché Dazai è un mio amico»


 

***


 

Odasaku era stato di parola. Chuuya rimase sorpreso da come quel semplice tuttofare in poco tempo, fosse riuscito a prendere le redini e guidare la fazione ostile a Boss Dazai.

Ciò che nacque tra loro fu l’ennesimo imprevisto che nessuno aveva calcolato.

Era da poco terminata l’ennesima riunione tra i vertici della ribellione. Chuuya iniziava ad essere stanco di quella situazione, si sentiva sempre più messo alle strette, con il fiato sul collo. Sapeva bene che era solo questione di tempo prima che Dazai li scoprisse, che intuisse di come proprio loro, fra tutti, fossero diventati la minaccia principale alla stabilità del suo nuovo regno.

Stavano camminando ormai da mesi sul filo del rasoio, sull’orlo d'un precipizio di cui era impossibile vedere il fondo, bastava veramente poco per cadere. Era una partita pericolosa. Chuuya non era tagliato per il doppio gioco, lui le situazioni preferiva affrontarle di petto, guardando il nemico negli occhi. La sua sola consolazione era che pure Oda versava in uno stato di apatia simile.

Quella sera, come sempre, erano rimasti soli, ultimi ad abbandonare quel vecchio capannone eletto a luogo di ritrovo di quegli incontri segreti.

«Stai facendo un ottimo lavoro Saku» mormorò dandogli una leggera pacca sulla spalla mentre l’uomo stava finendo di sistemare gli ultimi documenti abbandonati sul tavolo.

Da qualche tempo aveva iniziato a chiamarlo con quel diminutivo. Odasaku ricordava ad entrambi Dazai, così Chuuya aveva iniziato a chiamarlo per nome. Era un suono per certi versi nuovo e a Oda non dispiaceva.

Il Boss restava un argomento tabù per loro. Cercavano di parlare di Dazai il meno possibile ma l’eco della sua presenza era sempre con loro. Era come un fastidioso fantasma. Dazai era ovunque; se ne stava nascosto dietro alle loro parole, gesti, per non parlare del fatto che occupava costantemente i loro pensieri. Oda e Chuuya avevano intrapreso quella strada per salvarlo, ma ora non avevano idea di dove quel sentiero li stesse conducendo. I toni della ribellione si facevano sempre più accesi e le contromosse del Boss più spietate.

Era più facile per tutti fingere che quello non fosse Dazai, ma solo l’ennesimo nemico da distruggere.

Solo così Chuuya riusciva a convivere con la propria coscienza, trincerandosi dietro ad una bugia. La verità gli era inaccettabile.

«La situazione ci sta sfuggendo di mano. Hai letto anche tu i rapporti poco fa» ammise l’ex tuttofare massaggiandosi le tempie. Erano sempre più vicini all’inevitabile, tra poco avrebbero raggiunto il punto di non ritorno.

«Sono certo che troverai un modo...» tentò.

«Sai benissimo cosa mi chiederanno» Chuuya abbassò il capo, stringendo i pugni.

«Come se ammazzare quello stronzo fosse facile» suo malgrado Oda tornò a sorridere;

«Siamo gli unici con un’Abilità in grado di competere con lui, il che ci rende nemici temibili, oltre che perfetti sicari»

«Nessuna Abilità è in grado di impensierire quel idiota, credimi»

«Io non potrei mai uccidere Dazai» ammise guardandolo negli occhi. Chuuya lo sapeva benissimo, l’aveva capito da tanto tempo. Non aveva bisogno di sentirselo dire.

«So cosa provi per lui» confessò prima di mordersi la lingua. Quando aveva realizzato quali sentimenti muovessero Odasaku si era in qualche modo sentito tradito.

Non era il caso di impensierire il proprio complice. Quelli erano problemi suoi. Chuuya non avrebbe permesso alle proprie emozioni di prendere il sopravvento, soprattutto nella delicata situazione in cui si trovavano.

«Non so nemmeno io cosa provo» quell’insolita quanto sincera ammissione riaccese quella piccola fiamma di speranza a lungo sopita nel cuore del possessore di Arahabaki.

«Dazai ci ha lasciato prima che potessi capire qualsiasi cosa, prima che potessi anche solo dare una definizione a ciò che mi legava a lui» confessò guardandolo dritto negli occhi. Il più piccolo trattenne il fiato. Il cuore gli batteva all’impazzata;

«Io voglio solo pestare quello stronzo a sangue. Ucciderlo significherebbe solo regalargli la morte che tanto desidera, non gli darei mai una simile soddisfazione» Oda scoppiò a ridere;

«Ci ha proprio fregato entrambi» Chuuya preferì non rispondere. Aveva ragione, quell’idiota li aveva proprio fottuti. Non voleva pensarci, o avrebbe solo rischiato di perdere il controllo.

«Io odio Dazai, l’ho odiato dal primo giorno in cui la mia strada ha disgraziatamente incrociato la sua» Odasaku non smise per un solo istante di sorridere. In quel momento Chuuya gli ricordava un bambino capriccioso;

«Però ora sei qui, con me, alla ricerca di un qualsiasi modo per salvarlo» gli fece notare;

«Lo stronzo direbbe che sono un cane fedele»

«Io invece dico che sei solo un bravo ragazzo» suo malgrado Chuuya si trovò nuovamente a sorridere. Odasaku non parlava molto ma non diceva mai nulla di superfluo. Questa era solo una delle sue molteplici qualità.

Inconsciamente si sporse in avanti finendo con l’essere avvolto dalle braccia di Oda in un goffo quanto scomposto tentativo di abbraccio. In quella guerra che testardamente stavano conducendo avevano bisogno l’uno dell’altro. Era un dato di fatto, una verità impossibile da negare quanto nascondere. Erano stati i sentimenti per Dazai ad unirli ma a Chuuya sarebbe piaciuto pensare che ad un certo punto, nel mezzo, fosse nato anche dell’altro.

Fu allora che Oda aumentò la propria presa costringendolo ad alzare il volto nella propria direzione. Chuuya si sentì improvvisamente piccolo tra le sue braccia, ma stranamente la cosa non gli importava. Era troppo distratto dalle iridi di Odasaku fisse su di lui. Gli ricordavano l’oceano.

Il primo bacio che si scambiarono fu dolce e carico di una strana nostalgia.

Quello che era nato tra loro poteva essere definito come il risultato di una sequenza logica di eventi. Dazai aveva tradito entrambi, aveva ferito le uniche due persone che avevano mai provato qualcosa per lui. Chuuya e Oda avevano semplicemente trovato conforto l’uno nelle braccia dell’altro.


 

***


 

Quando Dazai li aveva catturati non si era mostrato troppo sorpreso. Scoprire che proprio l’amico e il partner erano le serpi in seno che per quasi un anno avevano agito e tramato alle sue spalle non sembrava averlo toccato. Chuuya, ancora mezzo intontito dal veleno che gli era stato somministrato, aveva alzato lo sguardo, venendo accolto da un abisso di oscurità senza fine. Quello che aveva davanti a sé non era più il Dazai Osamu che ricordava. Con un riflesso si voltò ad osservare Odasaku, legato a qualche metro da lui. Era ancora privo di conoscenza.

Poi il Boss aveva chiesto di essere lasciato solo con lui. In quel momento il rosso non era completamente lucido a causa del veleno ancora in circolo, ma nonostante questo sapeva che non avrebbe mai dato a quello stronzo la soddisfazione di vederlo implorare perdono.

«Potresti smetterla di guardarmi in quel modo?» furono le prime parole che gli rivolse, una volta che Akutagawa e i suoi ebbero lasciato la stanza.

Chuuya avrebbe voluto rispondere come sempre, ma si trovò la gola in fiamme.

«Non ti sforzare. È semplicemente l’effetto del veleno sui tuoi nervi. Passerà tra un paio d’ore, nel frattempo spero che riusciremo a trovare un accordo»

Anche se non riusciva a parlare lo sguardo che il rosso gli rivolse fu abbastanza eloquente;

Cosa vuoi?

«Capisco cosa vi abbia spinto a tradirmi, cioè posso immaginarlo. Non ho voglia di discutere con una Lumaca di quali ragioni mi abbiano condotto fino a qui. Potrei farvi uccidere subito per il vostro tradimento» Chuuya trattenne il fiato.

«Tuttavia non lo farò» il rosso ringhiò. Non aveva bisogno della pietà di Dazai. Non voleva in alcun modo essere in debito con lui.

«Scusa, devo averti dato un’impressione sbagliata. Facciamo così, ti propongo un accordo Chibi, un contratto che spero possa essere vantaggioso per entrambi» e detto questo mostrò al sottoposto un nastro di velluto nero.

«Questo è un collare. Indossalo e diventa il cane fedele di cui ho bisogno» Chuuya in quel preciso istante lo avrebbe volentieri ucciso, non poteva accettare una cosa simile. Sentiva la rabbia crescere di minuto in minuto; tra poco sarebbe esploso;

«Risparmierò sia la tua vita che quella di Odasaku. Sai, tutti i vostri amici ribelli mi hanno indicato lui, come la mente machiavellica nascosta dietro a tutta questa storia. Ora, io e te sappiamo bene che non è così, ma gli altri dirigenti? Dovrò fornire loro un rapporto sulla situazione, e Odasaku è il capro espiatorio perfetto, non trovi? Solo tu puoi salvarlo, allora Chuuya, dimmi, cosa scegli?»

Come sempre Dazai lo aveva messo con le spalle al muro. Lo odiava, lo odiava con ogni fibra del proprio corpo. Quando quello stronzo lo poneva di fronte ad una scelta sapeva di non avere scampo. Era letteralmente un patto con il diavolo.

«Se farete i bravi potrei anche promuove entrambi a dirigenti» continuò il Boss nel proprio monologo mentre vagava divertito per la stanza;

«Perché?» dalle labbra del rosso uscì solo un soffio roco che però giunse ugualmente alle orecchie di Dazai. Fu solo allora che il giovane Boss si fermò e gli sorrise. Quella era l’incarnazione di un demone tentatore che si divertiva nel torturare le proprie vittime e il rosso era caduto nella sua trappola.

«Credevo che la mia proposta ti avrebbe reso felice. Risparmierò la tua vita e quella di Odasaku. Sarai mio. Non è quello che hai sempre voluto?» Chuuya arrossì. Sia per la rabbia, che per il significato di quelle parole pronunciate a pochi centimetri dal suo volto. Non si era accorto di quanto il giovane Boss si fosse avvicinato a lui.

«Non...ti...ho...mai...» ogni sillaba era intrisa di dolore, non riusciva ancora ad articolare una frase coerente. Dazai gli passò un dito sulle labbra riducendolo al silenzio con un semplice tocco.

«Hai sempre provato qualcosa per me. Che sia odio o altro non importa. Ora ti voglio al mio fianco. Ho bisogno che tu ci sia» sussurrò prima di lasciargli un veloce bacio a stampo.

Chuuya non capì più nulla. Diede la colpa al veleno ancora in circolo nel suo organismo perché bastò quel semplice contatto ad annullare ogni sua resistenza. Raccolse le forze per allacciare le proprie braccia dietro al collo di Dazai e poi si sporse a sua volta cercando nuovamente un contatto con quelle labbra. Sapeva di aver appena firmato la propria condanna.


 

***


 

Una parte di Chuuya voleva credere di essere finito nel letto di Dazai per salvare Odasaku. La realtà era ben più complicata e più difficile da accettare, soprattutto per lui. Non ne aveva mai parlato nemmeno con Saku, anche se sapeva benissimo di come l’altro avesse intuito tutto.

Dazai come sempre aveva ragione. Provava qualcosa per lui. Un qualcosa che aveva disperatamente cercato prima di ignorare e poi soffocare dentro di sé.

Chuuya aveva provato a dimenticare questi sentimenti o qualsiasi cosa fossero, ed era certo che anche Oda avesse tentato di fare lo stesso. Dazai però era Dazai e pensare di sostituirlo era impensabile, tanto quanto fastidioso da ammettere, anche a se stesso.

Chuuya teneva a Saku ma quello che lo legava a Dazai era di tutt’altra natura. Era bastato un semplice bacio a risvegliare quel mare di emozioni che nonostante tutto lo tenevano ancora saldamente legato a quello Sgombro.

La cosa che più di tutte lo irritava era il fatto che Dazai sapesse e avesse giocato con lui.

Quell’idiota era impossibile da leggere, anche durante i numerosi amplessi che li avevano visti coinvolti, Chuuya non era riuscito a scorgere nulla da quello sguardo. Nessuna parola gentile, solo gemiti e frasi sconnesse. Dazai non era un amante facile. La forte intesa e complicità però che avevano condiviso sul campo di battaglia, l’avevano ritrovata tra le lenzuola.

Il rosso continuava a ripetersi come un mantra la favola di aver fatto tutto per Oda, questo perché voleva auto convincersi che fosse solo quello. Doveva esserlo. Era una realtà più facile da accettare rispetto al fatto di non essere mai riuscito a dimenticare quello stronzo. Quell’ammasso di bende aveva saputo insinuarsi dentro di lui, in un modo che Chuuya non aveva previsto.

Arrivare ad ammettere di provare qualcosa per Dazai non era stato per nulla facile. Poi quell’idiota aveva avuto la brillante idea di ammazzare Mori e tutto il loro piccolo mondo era crollato, come un castello di carte di fronte alla prima folata di vento.

Odasaku era stato il suo appiglio. Il porto sicuro durante quella tempesta che lo aveva travolto e sconvolto. Portavano le stesse cicatrici, e avevano cercato di guarire l’uno le ferite dell’altro. Colmare in qualche modo il vuoto che Dazai aveva lasciato nelle loro vite. Il sentimento che nutriva verso Saku però era diverso, non meno importante né meno profondo, solo diverso.

Quando Dazai era venuto a conoscenza della sua relazione con Odasaku avevano litigato.

Chuuya era esploso prima di tirargli un pugno sul volto, arrivando a far sanguinare il labbro del giovane Boss della Port Mafia. Era da tanto che desiderava colpirlo e in quel momento l’istinto aveva prevalso sulla ragione.

«Mi fate pena. Non credevo che Odasaku potesse avere gusti simili»

Si era strappato quel nastro dal collo e lo aveva gettato ai piedi di Dazai, mentre questi si puliva dal sangue. In quel momento non gli importava delle conseguenze delle proprie azioni. Non gli importava di nulla.


 

Era passato del tempo da quella lite e Akutagawa aveva preso il suo posto nel letto di Dazai. Chuuya ora si aspettava una vendetta da parte dell'ex partner. Il Boss sapeva essere spietato, con la stessa facilità e crudeltà di un bambino dispettoso. Il vessillo di Arahabaki era il suo giocattolo preferito e se n’era andato.

Chuuya non gli aveva solo mancato di rispetto, quello lo faceva da anni; questa volta aveva pubblicamente sfidato la sua autorità. Dazai non glielo avrebbe perdonato.

Gli erano giunte delle voci di un’incursione in una base ribelle poco fuori città.

Ovviamente lui e Oda avevano continuato la loro attività nella resistenza. Dazai ne era a conoscenza ma fino a quel momento lo aveva tollerato. Chuuya sapeva che il solo modo in cui l’ex partner avrebbe potuto ferirlo sarebbe stato usare Odasaku. Per questo appena appreso di quella notizia si era recato dal Boss.

Per quanto esistesse la remota possibilità che Saku fosse stato coinvolto in quell’imboscata Chuuya non se l’era sentita di rischiare. Così aveva deciso di prostrarsi davanti al suo peggior nemico.

Dazai era la rappresentazione vivente dell'essere che più di ogni altro aveva amato e allo stesso tempo odiato. I suoi sentimenti erano contrastanti ma non riusciva ad abbandonarli completamente. Oda però non doveva pagare per i suoi errori. Non lo meritava.

Oda Sakunosuke era il migliore tra loro. In quegli anni aveva sempre provato a difendere l’operato di Dazai. Lo aveva fatto anche dopo la morte di Hirotsu. Aveva una cieca fiducia in quel mostro, e nonostante tutto aveva sempre anteposto il bene del moro al suo.

Chuuya però aveva visto da vicino il vuoto e l’oscurità che ormai avvolgevano il cuore e l’animo di Dazai, anzi, del Boss. Non era più il ragazzo che entrambi avevano incontrato. Per questo era certo che la sua vendetta nei loro confronti sarebbe stata spietata.


 

***


 

Si stava dirigendo verso il Quartier Generale quando ricevette l’ennesimo messaggio di Dazai.

Ho bisogno di parlarti

Imprecò rimettendosi il cellulare in tasca. Fece solo un paio di passi prima che un insistente vibrare lo obbligò nuovamente a fermarsi. Fu solo quando vide il nome comparire sullo schermo che si diede una calmata. Era Kouyou;

«Ricordi vero che Boss ha convocato una riunione con i dirigenti oggi pomeriggio?» No, se ne era completamente dimenticato. Dopo i fatti di quella mattina e lo strano comportamento di Dazai aveva solo una gran confusione in testa. Per non parlare dell’apprensione nei confronti di Saku, di cui ancora non aveva notizie. Aveva una solo una gran voglia di bere, fino a perdere i sensi.

«Si, mi sto giusto dirigendo al Quartier Generale» mentì.

«Chuuya-kun, spero che Oda-kun non abbia avuto qualche colpo di testa»

«Cosa vorresti dire?» stava iniziando a preoccuparsi;

«Mi sembra solo tutto molto sospetto. Questa situazione intendo. Di solito le riunioni con i dirigenti al completo vengono convocate con mesi di anticipo, Dazai-kun ci ha mandato l’invito solo una settimana fa» spiegò la donna dall’altro capo del telefono.

In effetti la cosa aveva colto di sorpresa anche lui e Saku, ma avevano talmente tante cose per la mente, che non si erano soffermati troppo sui dettagli di quello strano invito. Dopotutto si parlava di quell’idiota bendato, l’imprevedibilità era parte  di lui.

«Dazai è strano» fu tutto ciò che disse. Dall’altro capo del telefono sentì la donna sospirare;

«So cosa è accaduto questa mattina al nostro giovane Boss e so anche che eri con lui, eravate nelle sue stanze. Dobbiamo aspettarci un ritorno di fiamma? La riunione è forse per annunciare un imminente matrimonio?» chiese maliziosa ma allo stesso tempo con una nota di preoccupazione;

«Nulla del genere» si affrettò a rispondere forse con troppa enfasi;

«Peccato, se Oda-kun avesse mai bisogno di una spalla su cui piangere mi offrirei con piacere»

Chuuya non se la prese. Kouyou era come una sorella maggiore per lui. La morte di Mori non l’aveva lasciata indifferente ma lei aveva deciso di appoggiare Dazai, schierandosi da subito con il giovane dai capelli corvini e riconoscendo la sua successione. Chuuya non la biasimava. Kouyou era una persona intelligente, che aveva sempre saputo come sopravvivere in quell’ambiente. Non andava sottovalutata.

«Qualsiasi sia il motivo dietro a questa riunione lo scopriremo presto» mormorò prima di terminare la chiamata.


 

***


 

Dai suoi appartamenti, Dazai osservava sconsolato lo schermo del proprio cellulare. Chuuya non aveva ancora risposto nessuno dei suoi messaggi. Avrebbe tanto voluto contattare Odasaku ma qualcosa gli suggeriva come fosse meglio continuare a tastare il terreno con il rosso prima. Parlare con Oda doveva essere la parte finale del suo piano. Dazai lo avrebbe affrontato solo dopo aver preparato un’attenta strategia.

Oda era già morto troppe volte davanti ai suoi occhi. In questa realtà sarebbe andata diversamente.

Come sempre fu un leggero bussare a strapparlo dai propri ragionamenti.

Il giovane Boss della Port Mafia per poco non cadde dalla sedia quando vide Verlaine entrare nelle sue stanze;

«Vogliamo andare? La riunione con i dirigenti sta per iniziare»


 

  
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