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Autore: L1107    25/02/2022    1 recensioni
La guerra è finalmente finita lasciandosi dietro vuoti profondi che non potranno mai essere colmati. Fred Weasley, Remus Lupin e Ninfadora Tonks sono morti per proteggere la magia, e insieme a loro molti altri. Hermione Granger, stanca e spossata, salva Draco Malfoy da Azkaban senza sapere che questo avrà delle ripercussioni su di lei. Un Voto infrangibile fra di loro li spingerà a conoscersi meglio, ma tutto degenera quando Malfoy la tiene all'oscuro di un segreto che la riguarda da vicino, aiutato dal suo migliore amico: Harry Potter.
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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IL VOTO INFRANGIBILE
Capitolo 1
Hermione Granger lanciò una fattura contro il suo più grande amico, Harry. Lui riuscì a evitarla con una certa facilità e a risponderle con uno Stupeficium che perse potenza grazie allo scudo di Hermione, scudo che, tuttavia, non fu abbastanza forte e la fece indietreggiare di qualche passo.
“Va tutto bene, Hermione?” le chiese Harry con le sopracciglia aggrottate, non era da lei evocare un incantesimo che non fosse alla massima potenza.
“Si Harry, sono solo distratta” rispose Hermione con voce fiaca, tagliando corto.
Le cose dopo la guerra non erano migliorate come si poteva pensare, Ron si era allontanato dal loro trio dopo la morte del fratello e aveva chiuso ogni rapporto con loro, nonostante l’intervento di Ginny nulla aveva funzionato. Era un eroe assieme a loro tre, ma sembrava che la gente se lo fosse dimenticato. Esisteva solo Harry e Ron ne aveva sempre sofferto, per Hermione invece era meglio così. Lei era solo contenta che la guerra fosse finita, anche se una strana sensazione armeggiava in lei, la sensazione che qualcosa di oscuro fosse ancora in agguato ed Harry aveva la stessa sensazione, o non le avrebbe proposto il giorno dopo la guerra un allenamento fra loro due. C’era un’altra cosa che la turbava, sentiva come se la sua forza e la sua bravura negli incantesimi stesse venendo meno, come se gli orrori della guerra le avessero tolto l’amore per la magia e la magia, dunque, si stesse rifiutando di risponderle come aveva sempre fatto. Hermione si sentiva sola e frustata, senza la magia lei non valeva nulla, era la magia che le aveva dato tutto ma ora le stava togliendo tutto. Era tornata dai suoi genitori ma il contro incantesimo non aveva funzionato, i suoi genitori non si ricordavano più di lei. Harry si era offerto di ospitarla a casa sua e di Ginny, ma Hermione aveva rifiutato e aveva deciso di prendere una casa per conto suo, grazie alla guerra il Ministero le aveva lasciato un’ingente somma per ringraziarla, somma che lei aveva speso per prendersi un piccolo appartamento a Diagon Alley. Draco Malfoy, altrimenti soprannominato da lei il furetto, la seguiva come un’ombra pauroso delle eventuali conseguenze di quel dannato Voto Infrangibile, che aveva legato le loro vite per sempre. Notando lo sguardo di Harry, Hermione si concentrò e riuscì a lanciare un Expelliarmus decente disarmando Harry. Tuttavia, entrambi sapevano che non aveva neanche un decimo della potenza di un tempo.
“Scusa Harry, probabilmente ho ancora un po’ di stanchezza” disse Hermione passandosi una mano fra i capelli che, nel frattempo, le stavano allungando incorniciandole il bel viso.
“Non ti preoccupare Herm, penso sia normale dopo tutto quello che abbiamo passato, che ne dici di terminare qui?” rispose Harry.
Hermione si limitò ad annuire, andando verso la sedia dove aveva posato il suo zaino e prendendo un asciugamano per asciugarsi il sudore dal volto. Rimase in silenzio per un po’, fino a quando Harry non la salutò e uscì dalla Stanza delle Necessità, lasciandola sola con i suoi pensieri. Rimasta sola la ragazza prese una foto che ritraeva il famoso trio insieme, erano ancora al quarto anno, inconsapevoli di cosa li stesse aspettando lì fuori. Sorridenti e felici, si abbracciavano e ammiccavano alla fotocamera magica, era stato proprio dopo quella foto che Hermione aveva capito che i suoi sentimenti per Ron erano cambiati. Ron era cresciuto, era diventato molto più alto di lei, i capelli rossi erano stati sistemati in maniera più corta, il viso paffutello aveva lasciato spazio a una mascella ben definita e un filo di barba. Era diventato bello, gentile e altruista, più maturo, ma di nuovo adesso si era rotto qualcosa e per qualche motivo, dopo quel bacio nella camera dei segreti, Ron l’aveva evitata come un’appestata e l’aveva fatta sentire usata. Hermione sospirò e si asciugò una lacrima che le era sfuggita dalle lunghe ciglia, poi notò uno specchio che prima non c’era, si alzò e si guardò. Anche lei era cambiata, i capelli crespi avevano lasciato spazio a dei capelli lunghi e mossi, che le cadevano composti sulle spalle, dai mille riflessi dorati. Il viso era più magro, più adulto, i suoi occhi scuri erano ancora profondi e dolci, costernati da lunghe ciglia. Era più bella, ma era una bellezza più consapevole, meno importante, Hermione aveva superato le sue insicurezze sull’aspetto fisico ed era diventata quello che aveva sempre voluto essere, una strega giusta e potente ma…adesso? Era ancora così? Dopo tutti gli orrori della guerra nessuno si era accorto che Hermione aveva imparato sempre più spesso a stare in silenzio, ad ascoltare, nessuno aveva notato le occhiaie scure sotto i suoi occhi, nessuno sapeva della solitudine della casa nella quale viveva o degli incubi che la tormentavano ogni notte. Era un’eroina, invidiata da tante ragazze e ammirata dai ragazzi, eppure lei continuava a sentirsi vuota. Acconciò i capelli in uno chignon morbido, lasciando che due ciocche le ricadessero ai lati del collo, prese lo zaino e si diresse con passo lento, ma sicuro, all’uscita della Stanza delle necessità.
Draco Malfoy l’aspettava fuori, appoggiato a una colonna non disse niente ma la guardò in silenzio, senza che lei se ne accorgesse. Inarcò le sopracciglia quando notò che la Mezzosangue, sempre sicura e piena di sé, dal passo altezzoso, camminava piano, quasi assorta, con le spalle curve e i capelli in disordine. Gli sembrò persa e terribilmente sola, e si chiese per quale motivo la ragazza fosse così dopo aver vinto una guerra. Senza quasi rendersene conto la seguì in silenzio, come un’ombra, e anche quello gli parse strano perché lei, così attenta e coraggiosa non si accorse di niente. Uscì dal castello con lo stesso passo e scese lungo il sentiero, rivolta verso la casa del gigante. Era stata completamente distrutta dal fuoco, non vi era rimasto niente, lì accanto Hagrid aveva messo una lapide per ricordare il suo cane Thor, morto fra le fiamme di quella casa che era diventata la sua prigione. Hermione sfiorò la lapide e le sue spalle ebbero un fremito, estrasse la bacchetta facendo un cerchio ma spuntò qualche misero fiore appassito, niente in confronto a quello che era solita creare.
“Maledizione!” sbottò senza accorgersi che Draco era a pochi passi da lei e l’aveva seguita.
Il ragazzo estrasse la bacchetta, facendo finta di non notare il lampo di timore che aveva segnato gli occhi di Hermione, e senza proferire parola compose una ghirlanda per il povero cane. Sapeva che la Mezzosangue amava gli animali, il pugno che gli aveva dato a terzo anno bruciava ancora come un ricordo amaro. Nessuno aveva mai osato mettersi contro di lui, nessuno tranne lei.
“Grazie” mormorò lei sorprendendolo e spingendolo a guardarla.
Era più alto di lei ma spesso si era sentito inferiore, la Mezzosangue aveva un portamento sempre fiero e orgoglioso che sembrava conferirle un’aura di potere, lei stessa era potere, tutto in lei parlava di magia sebbene odiasse ammetterlo, eppure adesso non era riuscita a evocare neanche una ghirlanda di fiori, uno degli incantesimi più stupidi. Che fosse stata la guerra? Che fosse stata la tortura di sua zia in quella casa a privarla del calore battagliero che l’aveva sempre contraddistingua?
“Stai bene?” le chiese prima ancora di rendersene conto, si morse la lingua, del resto a lui che importava? Si convinse del fatto che fosse solo per il voto, nient’altro.
“Si” rispose lei con freddezza, ricomponendo la sua espressione più neutrale possibile, ma aveva ancora le ciglia bagnate.
“Senti Mezzosangue, ti volevo chiedere… ho preso una casa vicino a dove abiti tu adesso, a Diagon Alley, penso che sia la cosa più giusta per tenerti d’occhio…” s’interruppe perché Hermione aveva alzato una mano ed estratto la bacchetta. Draco la seguì a ruota parandosi accanto a lei. La presa di Hermione non era salda, tremava con i muscoli in tensione, in allerta ma passò qualche minuto senza che accadesse niente. Poi, quando la tensione era alle stelle, un gatto brutto e arancione spuntò fuori dalla foresta.
“Grattastinchi!” lo chiamò Hermione e fece un passo avanti sollevata, ma Draco corse un movimento e si parò davanti a lei evocando uno scudo giusto in tempo per deviare il raggio di luce verde che era chiaramente diretto verso di lei.
Hermione si paralizzò ed estrasse la bacchetta di nuovo, poi dalla foresta spuntò Greyback. Fra tutti i Mangiamorte era il più assetato di sangue, essendo di fatti un lupo mannaro, ma non era il più furbo e il più veloce.
“Greyback…” ringhiò Hermione mentre Draco alzava la bacchetta. Draco osservò in silenzio colui che una volta era un alleato ma che aveva sempre visto come un nemico, era riuscito a scappare al Ministero assieme a tanti altri Mangiamorte, compreso suo padre.
“Felice di rivedermi, dolcezza?” rise lui, avvicinandosi con passo felpato. Era elegante nelle movenze, come un lupo, ma il tanfo di sudore e sangue era rivoltante.
“Ti sei fatta un nuovo amichetto, vedo” continuò il lupo mannaro, spostando gli occhi acquosi su Draco che mantenne un’espressione inflessibile.
“Che cosa vuoi? Non hai più un padrone, Voldemort è morto” disse Hermione seguendolo con lo sguardo, gli occhi incendiati, ma solo Draco poté vedere che la mano le tremava. I Grifondoro non erano i coraggiosi? Allora perché la Granger sembrava così impaurita?
“Non sono qui per lui, sono qui per te, per vedere come te la passi dopo il nostro ultimo incontro...” si passò una lingua sulle labbra e sorrise, mostrando i denti gialli e appuntiti. Hermione trasalì e d’istinto si portò una mano alla spalla sinistra, coperta da un maglioncino leggero, senza proferire parola.
Fu allora che Greyback attaccò, ma Hermione era paralizzata, Draco fu veloce a evocare un Bombarda che spedì il lupo lontano da loro.
“Vattene Greyback, non hai speranze” sputò Draco con rabbia puntandogli la bacchetta di nuovo. Sapevano entrambi che senza luna piena Greyback non aveva speranze. Draco era stato addestrato duramente da sua madre, fin da piccolo, era un ottimo duellante e Greyback lo sapeva. Schioccò la lingua scocciato e dopo aver giurato che sarebbe tornato, si smaterializzò.
Lentamente Draco si voltò verso la ragazza paralizzata di fronte a lei. Hermione era pallidissima, le occhiaie cerchiavano gli occhi sgranati dalla paura, gli occhi erano vitrei come se guardassero lontano.
“Mezzosangue…” la chiamò Malfoy ma lei non rispose, né si mosse. Teneva stretta in pugno la maglietta che le copriva la spalla.
Lentamente nella mente di Malfoy riaffiorarono le parole di Greyback, il loro ultimo incontro… quando era stato? Ma certo, a casa dei Malfoy. Greyback era stata la tortura più tremenda per Hermione, Draco ricordava ancora le urla della ragazza, il sangue che le colava dalle ferite aperte, il corpo dilaniato. Come aveva potuto dimenticarlo? A un certo punto era uscito dalla stanza, quando l’odore del sangue si era fatto insopportabile, quando Hermione sembrava star perdendo i sensi, in quel momento aveva sperato succedesse qualcosa ed era stato allora che Harry Potter, seguito a ruota da Ron Wesley, erano intervenuto. Si era fatto disarmare con facilità, voleva che vincessero loro, per quanto li odiasse lui non era come gli altri Mangiamorte. Ricordò solo allora di aver visto, per una frazione di secondo, Greyback chino sulla spalla nuda della ragazza, prima che fosse travolto dalla battaglia.
“Mezzosangue!”
Non ebbe il tempo di pensare ad altro, le gambe di Hermione cedettero mentre lei sveniva fra le sue braccia. Riuscì ad afferrarla prima che toccasse terra, la sollevò accorgendosi dei riflessi dorati dei suoi capelli baciati dal sole. Biascicò un’imprecazione e si smaterializzò, la Mezzosangue aveva bisogno di aiuto e lui era tenuto a darglielo.
 
 
   
 
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