Buona sera,
scusate l’orario davvero strano, ma ho deciso di aggiornare
con questo capitolo
per più di una ragione.
Da domani in poi non avrò molto tempo, già per
una settimana sarò senza pc – e scrivere
da altro è complicato – comunque mi dispiace
lasciare senza aggiornare per
tantissimo tempo. Il capitolo in realtà era molto, molto,
più lungo, ma
editarlo in poco tempo sarebbe stato impossibile (già
normalmente, editati, i
miei capitoli sono un bordello, figuriamoci senza), perciò
ho scelto il punto
dove poteva essere interrotto.
Perciò il capitolo, per i miei standard, è
terribilmente corto.
Dopo questo, oggi nessun disegno (ne avrei fatto uno, ma non mi piace).
Però ci tengo a ringraziare ovviamente chi ha letto, chi
ricorda e preferisce e
soprattutto Farkas, per la recensione e la sua presenza. Grazie.
Detto questa,
buona lettura.
Ah, ecco,
perché nei libri non ci sono mai due
Bob.
“Wow, Jason, pare
tu gli piaccia proprio”
aveva ghignato Alex, con una punta di divertimento. Mentre si arenava
sulla
sabbia, assieme a Magnus, raggiunti anche da Madina, che pareva
l’unica di loro
a non percepire il tremore del freddo. “Sono contento anche
io, però, ora sono
una cotoletta” aveva ammesso Jason. Il Lupo si era sentito
pieno di imbarazzo
ed era balzato via, “Sì, sì
scusa” aveva detto, allungando una mano verso di
lui, per aiutarlo ad issarsi su.
Poi avevano raggiunto gli altri intorno al fuoco.
“Dove siamo?” aveva chiesto Alex, “Nello
specifico? Vicino ai vostri cugini
slavi; siamo a Fort Ross Cove, da qui, prendendo quella strada
sull’altura
potreste raggiungere il sito di Fort Ross. Dietro quegli arbusti si
vede un
po’” aveva spiegato il Lupo, indicando una
direzione sulla parte più a nord
dell’insenatura, in cui si trovavano. “Non so se lo
sapete, ma dentro il sito
c’è nascosto uno degli ingresso per il Campo
Segreto degli Slavi, il Jav
Club, o un nome simile, da quello che so è, tipo,
posizionato in un piano
della realtà diverso, all’interno del tronco del
loro albero sacro, o una cosa
così assurda anche da pronunciare. ” aveva
spiegato Lupo, “Più in generale
siamo in California a nord di San Francisco” aveva aggiunto.
Due pensieri avevano attraversato Jason: Il campo di Giove
e Nuova
Roma, che erano stata la sua casa, aveva chinato lo sguardo
sul suo
braccio, dove sotto la pelliccia sbrindellata di Astrid e la benda
c’era il suo
tatuaggio, la sua appartenenza e i suoi anni dedicati al campo. A
quella vita.
E San Francisco … Nico! Nico, che era
lì, o almeno lo era ieri notte.
“Oh,
wow!”
aveva esclamato Madina, “Perché tutti hanno un
campo tranne noi norreni?” aveva
chiesto invece Magnus, ottenendo un paio di alzate di spalle di Lupo,
“Non
chiedetemi perché gli dèi trattino i loro figli
come fanno” aveva detto acre,
pieno di rancore.
Jason lo aveva guardato.
Mezzo-Jotun. Váli aveva definito Lupo mezzo-jotun,
immaginava, che in quel
momento dovesse essere anche un mezzo-dio. Esiliato ed inviso
a dei e
giganti. “Radigost [1]vi
darà
del cibo e Trojan[2]
un passaggio sicuro per Boston. Non sono abbastanza bravo nel
tele-trasportare
me ed altre quattro creature per tutto il paese” aveva
rivelato, “Cioè magari
potrei anche esserlo, ma non sono sicuro di volerci provare”
aveva aggiunto,
con un tono più cupo lui.
“Grazie!” aveva detto Madina, “Dobbiamo
essere nel Valhalla il prima possibile,
senza dimenticare che Jason deve essere a New York tra quattro
giorni” aveva
valutato lei.
Quattro giorni e qualcosa, aveva pensato Jason, cupamente. Troppe cose.
Troppe
cose.
Il cinghiale, H, Vali, Blothghadda, Kym e Nico. Troppo. Troppo per tre
giorni e
mezzo.
Il viso di lupo si era ingrigito, “A proposito di quello
… posso, posso,
parlarti in privato?” aveva chiesto quello, ammiccando a
Jason.
Lui aveva annuito.
Jason si era
allontanato dal suo gruppo, assieme al ragazzo-lupo; il figlio di Giove
era più
basso, ma il mezzo-jotun aveva un fisico più filiforme, di
chi probabilmente
non mangiava abbastanza. “Per quella storia. Grazie. Io ti
sono debitore, ti
sarò debitore fino alla fine dei tempi, anche se non
dovessero arrivare mai”
aveva dichiarato quello, con un tono saldo. Guardandolo, qualcosa,
seppur poco,
Jason riusciva davvero, davvero, a vedere della similitudine con Alex,
probabilmente era davvero suo fratello. L’occhio ambra di
Alex era uguale ai
due occhi del mezzo-jotun.
“Oh, wow, grazie. Non credo di meritare tutta questa
devozione, mi hai aiutato
a trovare Utgard, hai convinto Jarnsaxa ed hai evitato che diventassimo
frittelle. Credo che siamo ampiamente pari” aveva considerato
Jason. Quello aveva
risposto con un sorriso allegro,
“Non è per la mia vita che ho un debito con te. La
mia vita non vale nulla, ma
è per la gentilezza, qualcosa che non provavano da un bel
po’. Sei un estraneo,
ma mi hai aiutato, sei stato carino” aveva osservato quello.
Jason non sapeva come dover reagire a quella confessione.
“Io … io …” aveva
boccheggiato.
Lui aveva sorriso, “Non ti preoccupare. Comunque, anche non
volendo avresti la
mia imperitura fedeltà, è un brutto vizio che ho
ereditato da mia madre” aveva
dichiarato quello, “Sai è la dea della
Fedeltà” aveva precisato.
Jason aveva aggrottato le sopracciglia a quell’ultimo
commento, poi aveva fatto
una considerazione, una piuttosto stupida. “Ho appena
riflettuto che non
abbiamo avuto tempo di presentarci” aveva detto Jason, prima
di allungare una
mano verso di lui e ripetere il suo nome.
L’altro aveva ricambiato la stretta, con delicatezza
“Giusto, sì, Váli Lokison”
aveva aggiunto, con un sorriso divertito.
“Aspetta…” aveva sputato fuori Jason.
“Un terribile caso di omonimia – cioè
non del tutto, credo che Odino lo abbia
fatto tragicamente a posta[3]”
aveva
scherzato Váli, anticipandolo. Jason era rimasto in
silenzio, per un secondo,
poi aveva realizzato: “Lo hai detto tu a Bee. Sei tu il suo Váli”
aveva ragionato.
“Sì. Caso mai fossi un po’ manchevole in
mitologia, Bee è mio zio, Alex è –
momentaneamente
– mia sorella. Loki, quel dio con una pessima fama, signore
degli inganni, è
mio padre, mia madre si chiama Sigyn, lei è la dea della
fedeltà” aveva
raccontato.
Per Jason aveva decisamente più senso da questo punto. Il
Váli che li aveva
fatti entrare ad Utgard era lui e non il figlio di Odino.
Figlio dell’Inganno e della Fedeltà, sembrava
così strano.
“Grazie ancora” aveva ripetuto Jason.
“Come ho detto, avrai la mia imperitura amicizia”
aveva replicato l’altro, “Se
a Central Park avrai bisogno di una mano per gonfiare quel pallone
gonfiato, io
ci sarò. So che mi hai visto in una condizione piuttosto
debole, ma era diverso”
aveva stabilito.
Jason aveva annuito, incerto, decisamente non abituato a tutta quella
devozione. “Adesso devo andare, la sfiga
dell’essere esiliato e che non posso
mai stare troppo a lungo nello stesso posto e anche dopo aver mangiato un
cuore di un altro ergi, non possiedo ancora il potere di
resistere contro
il potere ti tutti quegli aesir … e … be,
è un po’ imbarazzante, ma quando riprendo
l’aspetto di un lupo, dopo essere stato umano, torno sempre
molto affamato e
quattro einherjar semidei, tra cui uno con cui condivido il sangue,
sono un
banchetto molto prelibato e vorrei che tu rimanessi vivo”
aveva dichiarato Váli,
lasciando Jason, piuttosto sconvolto e confuso.
“C…certo” aveva bisbigliato Jason,
“Credo dovrei proprio finire di leggere
l’Edda” aveva considerato,
“Sì, sono nel capitolo cinquanta, dopo la morte di
Baldr. Scusa per lo spoiler!” aveva
risposto Váli con tranquillità, prima
di allacciare le braccia attorno al busto di Jason in un abbraccio
amichevole,
lui era rimasto per un secondo fermo, poi aveva ricambiato la presa.
Non era
decisamente abituato a tutta questa affettuosità –
specie dai Lupi. Erano
creature da branco, ma non così generose
d’affetto, in particolare Lupa, lei
voleva guerrieri.
“Senti Váli” aveva detto Jason
sciogliendo la presa, “Scusami se approfitto
ancora di te, ma tu hai qualche idea di chi possa essere H?”
aveva chiesto.
Váli aveva inclinato il capo da un lato, come avrebbe fatto
nella sua forma
canina, “Forse. Ma non voglio tirare a caso, scomodando
magari qualcuno che non
dovrei” aveva risposto, “Ti consiglio, a proposito,
di non accusare nessuno di
cospirare contro Odino o di cercare di derubare qualche dio. La mia
famiglia
gode di una sfilza di orribili punizioni guidate da supposizioni
– alcune vere
come me e te ora, altre meno” aveva aggiunto Váli,
con un tono ricco di dolore.
Jason era avvampato, pensando a come lui e Madina avessero ipotizzato
che H
fosse Helblindi. Jason aveva annuito, “Se avrò
conferme, sarai il primo a
saperlo” l’aveva rassicurato Váli,
strizzando l’occhio verso di lui. “Buona
permanenza con i cugini Slavi; sono simpatici” aveva
dichiarato il mezzo-jotun,
prima di licenziarsi, l’attimo era scomparso dalla sua vista,
lasciando Jason
solo nella spiaggia
“È
andato
via?” aveva domandato Madina, con un pizzico di delusione
nella voce quando
l’aveva visto tornare da solo, “Sì,
altrimenti ci avrebbe mangiato o una storia
simile” aveva affermato Jason, sedendosi al loro fianco.
Madina lo aveva guardato con un’espressione confusa,
così come Magnus, le cui
sopracciglia pallide erano schizzate, per dipingere
un’espressione di pura
perplessità.
“Sì, be, lui non gode esattamente di buoni
precedenti” aveva notato Alex. “Era
davvero tuo fratello per caso?” aveva chiesto Magnus, poi,
osservando la
fidanzata, con un certo sospetto – infondo, da come aveva
compreso Jason, il
figlio di Frey non aveva avuto molte buone esperienze con i famigliari
della
sua partner. “Una persona pensa di aver un limitato numero di
animali per
parenti e invece no. Sì, Mango, era un mio
fratellastro” aveva risposto Alex.
“Váli” aveva detto Jason, guardando
Madina, “Váli Lokison”
aveva
specificato, sperando che la sua amica capisse bene.
“Il nipote di Bee, quindi. Ha senso, non è stato
il figlio di Odino a
raccomandarci, ma lui” aveva detto lei, cogliendo in pieno.
Jason aveva
annuito.
Magnus aveva guardato la sua ragazza, “Váli
è quello … sai, di cui ci ha
raccontato tuo pa-tua madre[4],
quella volta?” aveva domandato lui, riferendosi a qualcosa
legato al loro
passato. Lei aveva annuito, “L’altro”
aveva risposto, “Poi ti spiego
bene a casa” aveva sussurrato[5].
C’era stato un momento di silenzio tra loro, i forti venti ed
i vortici,
nell’oceano si erano placati, le dee dovevano aver portato a
termine il loro
scontro.
Kym aveva sfidato una dea norrena per salvarlo, Kym stava cercando di
uccidere
Nico. Nico stava indagando su di lui.
Jason li stava trascinando in una guerra fra pantheon.
Senza dimenticare
gli slavi.
“Bene, bene, andiamo ad incontrare i cugini slavi?”
aveva chiesto Madina,
alzandosi, cercando di tirare via un po’ di melma dai
pantaloni.
Magnus si era sollevato anche lui, “Oppure, senza scomodare
un altro pantheon,
a San Francisco, un po’ più a sud,
c’è mia cugina Annabeth ed il suo ragazzo.
Sono due semidei che io conosco” aveva detto Magnus.
Jason lo aveva sospettato, ma sentirlo, chiaramente, lo aveva scosso.
Era un sogno
che impattava sulla realtà.
“Ovviamente io voto Percy e Vortice. Mi manca la mia
ragazza” aveva
squittito Jack.
“Riusciranno a riportarci a Boston, velocemente?”
aveva chiesto Madina,
“Diciamo che dalla camera di Annabeth possiamo
farlo” aveva raccontato Magnus.
Jason era rimasto in silenzio, per un lungo momento.
“Tutto bene?” aveva chiesto Madina, guardandolo con
quei suoi grandi occhi
buoni. Jason era rimasto in silenzio teso, aveva chinato lo sguardo nel
suo
avambraccio dove, sotto la pelliccia, sapeva esserci il suo tatuaggio.
Aveva sospirato, stanco, davanti l’ineluttabilità
del fato. Esisteva un modo
per evitare una guerra tra pantheon? Annabeth non avrebbe mai, mai,
creduto che
morto fosse semplicemente finito nel Valhalla ed avesse aspettato mesi
prima di
palesarsi – specie se un Nico vagante
avesse per caso accennato che la
sua anima fosse scomparsa dall’idilliaco aldilà
greco.
Jason aveva annuito, guardando la sua amica, in particolare ed aveva
confessato: “Devo dirvi una cosa.”
Non avrebbe
avuto senso mentire ancora, scappare dagli slavi o altro.
Oh, Fortuna,
assistimi.
Be,
fanciulli e fanciulle, niente Pantheon
Slavo, mi spiace, lo ho introdotto solo per scopi futuri (mi piacerebbe
scrivere
Mario Rossi e gli dei del Prav Club o qualcosa di simile). qui ci salutiamo per un
po’, spero di poter
comunque scrivere un po’ di più in qualche modo.
Comunque, detto questo,
E che, be, la situazione che stiamo affrontando passi.
[1]
Radigost
è un dio slavo, protettore delle città, dei
commercianti, dei viaggiatori,
degli stranieri e dell’ospitalità (Ebbene
sì, Tolkien non ha preso solo dai
Norreni).
[2]
Non
voglio entrare nello specifico con Trojan “per
ragioni”. Comunque, spesso ci si
riferisce a Trojan in relazione al suo “sentiero”.
Così.
[3]
Parliamo
un po’ di Vali Lokison … storici e linguisti non
hanno ancora deciso se questo
dio esiste o meno, giuro la situazione è parecchio
controversa. Se volete,
possiamo parlarne, ma ho deciso di non appesantire questa nota, anche
perché,
nel Riordanverse Vali esiste (citato sia nella wiki, sia ne Il Martello
di Thor).
[4]
Per chi
non avesse letto Magnus Chase. Loki è la madre di Alex (e
non il padre lol).
[5]
Oh, be,
è un chiaro riferimento ad una conversazione tra Magnus e
Loki ne IL Martello
di Thor. Non è una cosa bella.