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Autore: FreddyOllow    27/02/2022    1 recensioni
La storia è ambientata prima e dopo gli eventi di Raccoon City. Vedremo come Marvin Branagh e gli altri agenti di polizia hanno affrontato l'epidemia di zombie. La trama potrebbe accostarsi o seguire a tratti quella di RE 2/3.
Genere: Avventura, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nick s'incamminò lungo il corridoio, l'accetta alzata all'altezza del petto. Si tenne raso al muro, evitando di passare sui vetri rotti ai piedi delle finestre. Un'ombra si proiettò sul muro. Uno zombie barcollava fuori nel cortile.
"Quindi sono entrati nel cortile" si disse. "O forse è uno dei poliziotti o sopravvissuti morti?"
Il non-morto si allontanò verso una file di siepi.
Nick arrivò davanti alla prima porta a destra e girò la maniglia. Qualcosa di pesante la bloccava da dietro.
"Mi toccherà fare il giro."
Continuò cauto lungo il corridoio. Quando arrivò a dieci passi dall'angolo, due mani si protesero da una fessura fra le assi di legno rotte.
Nick trasalì e si appiccicò con le spalle al muro. Le braccia scarnificate si allungavano verso di lui, tentavano di afferrarlo. Il non-morto gemeva, ma la sua faccia era celata dalle assi.
La recluta proseguì e girò l'angolo. Si pietrificò.
Una sagoma avvolta nella penombra era appesa al soffitto. Qualcosa di lungo come una frusta penzolava e sfiorava il pavimento.
Nick indietreggiò lentamente per un po'. Non poteva tornare indietro e l'unica porta nel corridoio era chiusa. Doveva passare sotto il Licker. Restò fermo per un lungo momento, poi si fece coraggio, poggiò la schiena contro il muro e strisciò lungo la parete, il cuore che gli martellava nel petto.
Quando arrivò sotto la creatura, quella ritirò rapidamente la lingua. Gocce di saliva gli schizzarono sulla tuta antisommossa.
"Mi ha beccato!" pensò. "Sono spacciato, cazzo!" Chiuse gli occhi, rifiutandosi di vedere il viso mostruoso che gliela avrebbe mozzata. Rimase immobile per un momento, poi aprì timidamente un occhio.
Il Licker era sparito.
Nick aggrottò la fronte e tirò un sospirò di sollievo. Fu proprio quel flebile suono a scatenare qualcosa dal corridoio da cui era venuto. Uno zampettare frenetico.
"Mi ha sentito!" Si precipitò in fondo al corridoio e varcò la porta socchiusa alla sua sinistra, chiudendosela piano alle spalle.
Il Licker si fermò fuori dalla porta, la lunga lingua che sferzava l'aria, la testa che scattava in ogni direzione captando i suoni.
Lo sentiva fuori dalla porta. Non doveva muoversi, né fiatare. Lanciò uno sguardo nella stanza. Era in uno sgabuzzino. Scaffali con sopra diversi recipienti e detersivi per pavimenti. Un mocio era poggiato in un angolo accanto a un secchio. L'aria profumava di limone, di pulito.
Poi qualcosa si mosse dietro un altro scaffale in penombra.
"No, no, non adesso. No, cazzo!" Alzò l'accetta, pronto a colpire qualunque cosa fosse sbucata da lì.



 

Quando la porta di ferro si richiuse, venne bloccata dal braccio dello zombie inerme sul pavimento. Megan mantenne la pistola alzata. Aveva sparato un solo colpo, che si era conficcato nel muro molto distante dall'entrata. Non immaginava che fosse così difficile sparare dalla distanza.
"Gli zombie non chiudono le porte..." si disse, perplessa.
"Ehi, non sparare" disse una voce da donna dietro la porta.
"Jill!" rispose lei.
Jill aprì la porta e lanciò una timida occhiata all'interno. Fissò Pete. "È stato morso?"
"No, gli è entrata la bava di un cane zombie in un occhio. Ma non so se sta male per questo. Non so più cosa fare o pensare."
Jill trascinò fuori il non-morto, chiuse la porta e la raggiunse. Si chinò su di lui e gli portò due dita sulla fronte. "Scotta. Forse è infetto."
Pete aveva smesso di muovere gli occhi e sbavare. Il viso gli era diventato paonazzo.
Jill pescò un fazzoletto dalla tasca e lo aprì. "È una pianta medicinale. Combatte l'infezione. È un ottimo rimedio anche contro i parassiti."
Megan si accigliò, confusa. "Parassiti? Pete ha dei parassiti?"
"No, non credo. I sintomi sarebbero diversi e non vedo tracce di vomito sul pavimento. È solo infetto. Aprigli la bocca."
"Sei sicura che funzionerà? Mi sembrano solo delle foglie verdi e blu tagliuzzate come tante."
"Ha funzionato con me, quindi funzionerà anche per lui."
Megan aprì la bocca di Pete e Jill ci mise dentro le foglie sminuzzate. Poi la fidanzata gli tappò il naso e lui le ingoiò.
"Si rimetterà presto" disse Jill.
Megan sgranò gli occhi, felice. "Dici sul serio? Non starà più male? Non sverrà più?"
"No, il mix di foglie verde e blu che ti ho dato annulla gli effetti del virus e dei parassiti."
"È come una cura?"
"Non proprio, ma è una cosa simile."
"Grazie mille, Jill. Grazie davvero! Sei come un angelo. Lo hai salvato. Non so come ringraziarti."
Lei si limitò a sorridere.
"Rimarrai con noi? Siamo diretti alla centrale."
"Anch'io sono diretta lì, ma prima devo far perdere le mie tracce."
Megan si ricordò del Nemesis e rabbrividì. "Ti... ti riferisci a quella cosa con la faccia deturpata?"
La donna annuì. "Mi insegue ovunque e non ha intenzione di smetterla."
"Perché?"
Pete riaprì debolmente gli occhi. "Perché è un membro della STARS."



 

Marvin scese nel blocco delle celle sotterranee, che puzzavano di muffa e aria viziata. S'incamminò nel corridoio e si fermò davanti a una cella.
L'uomo seduto sulla branda alzò lo sguardo.
"Bertolucci" disse Marvin. "Hai cambiato idea?"
Ben abbassò lo sguardo e non rispose.
Marvin pescò una chiave dalla tasca e la girò nella serratura. La porta della cella si aprì con un cigolio. "Puoi uscire."
"Ci tengo alla mia pelle. Sono più sicuro qui."
"Non ti chiuderò dentro un'altra volta. Ti conviene uscire e stare insieme a noi."
"Noi chi?"
"Non preoccuparti, Irons e Johnson non ci sono."
"Non te l'ho domandato."
"Era sottinteso."
Ben si sdraiò sulla branda, un avambraccio posato sugli occhi.
Marvin lo fissò per un po'. "Conosci la strada. Ci trovi nella hall."
Quando il tenente fece per andare, Ben si tolse il braccio dagli occhi e lo guardò. "Adesso mi credi, non è vero, tenente?"
Lui si voltò, ma non rispose.
"Era sotto gli occhi di tutti, eppure nessuno voleva vedere" disse Ben, cupo in viso. "Preferivano girarsi dall'altra parte. L'Umbrella ha dissanguato questa città fino a lasciarla in agonia. E quando Raccoon City era ormai sul punto di morire, ecco arrivare il colpo di grazia. Vi siete crogiolati dietro al benessere illusorio dell'Umbrella." Si mise a sedere sulla branda e lo guardò dritto negli occhi. Uno sguardo carico di rabbia e risentimento. "Certo, ha finanziato la crescita della città, migliorato le infrastrutture, ma in realtà le stava costruendo attorno una gabbia dorata. E quel bastardo e corrotto di Irons era sul loro libro paga. Il loro burattinaio. Tutti voi lo sapevate. Tu sapevi. Te lo leggo negli occhi, eppure non hai mosso un dito." Si alzò e si avvicinò al tenente. "Ho tentato di avvertire la gente, di far aprire loro gli occhi, ma tu e quell'inutile distintivo che hai sul petto avete solo rovinato tutto. Avete permesso all'Umbrella di proliferare come un'infezione, giorno dopo giorno, finché il corpo ha ceduto." Fece una pausa. "Ti sei mai chiesto perché un colosso come l'Umbrella abbia scelto questa città per avviare una filiale farmaceutica? Un paesino rurale che era pieno di caproni e ignoranti fino a trent'anni fa? Te lo sei mai chiesto? Ma certo che no. Nessuno si è mai posto questa domanda, anche perché i finanziamenti dell'Umbrella facevano comodo a tutti. La città cresceva, ma in realtà si avviava lentamente verso la sua distruzione."
Il tenente non gli rispose.
Ben lo guardò dritto negli occhi in segno di sfida. "Ve la siete cercata! Meritate tutto questo!"
Marvin resse il suo sguardo per un lungo momento, poi andò via.



 

Nick sferrò un colpo, ma fermò l'accetta a mezz'aria. Aggrottò la fronte.
Una bambina sbirciava timidamente da dietro lo scaffale.
Si chinò sui talloni e si tolse il casco. "Ehi, va tutto bene. Sono un poliziotto." Posò l'accetta sul pavimento e sollevò le braccia. "Non ti farò del male."
Lei uscì un poco la testa da dietro lo scaffale, intimorita.
"Sei da sola?" chiese Nick.
La bambina annuì. I corti capelli biondi a caschetto tenuti con una frontiera rossa per capelli, il viso ovale e infantile. Indossava una divisa bianca e azzurra della scuola di Raccoon City e un medaglione dorato attorno al collo.
"Io mi chiamo Nick Layers. Tu?"
"Sherry... Sherry Birkin."
"Ascolta, Sherry. Devi nasconderti qui per un altro po'. Io devo trovare una persona. Appena la trovo, vengo a prenderti e ti porto al sicuro, va bene?"
"Non posso venire con te?"
"È pericoloso. Resta qui. Verrò a prenderti presto, te lo prometto."
Sherry annuì e si rannicchiò dietro lo scaffale in penombra.
Nick afferrò l'accetta e accostò un orecchio alla porta. Nessun rumore. L'aprì un poco e sbirciò dalla fessura. Il corridoio era vuoto. Lanciò un'ultima occhiata alla bambina nascosta dietro lo scaffale e uscì.
Una scia sanguinolenta correva lungo il soffitto e svoltava a sinistra del corridoio. Sul pavimento, una pozzanghera di sangue.
"Si è allontanato" si disse. "Meglio così. Devo fare in fretta. Non posso lasciare Sherry qui da sola. Non è al sicuro. Ma forse... Al diavolo. Forse prima posso condurla alla Hall. Alla fine è qui vicina." Raggiunse l'angolo del corridoio e sbirciò. Il Licker se ne stava immobile su soffitto, la lunga lingua che penzolava in aria. "No, forse è meglio di no. Meglio lasciarla lì dov'è. Spero soltanto che nessuno di quei mostri si accorga di lei."
Si girò e tornò indietro. Superò la pozza di sangue e s'incamminò nel corridoio, raggiungendo una porta. Si abbassò la visiera trasparente e girò la maniglia. L'intero ambiente era in penombra, le finestre sbarrate da assi di legno. Due cadaveri giacevano a terra, le viscere di fuori, il petto squarciato. Quando si chiuse la porta alle spalle, uno zombie sbucò dalla penombra e lo trascinò sul pavimento, affondandogli i denti nella tuta.
La recluta si girò e gli conficcò l'ascia nel cranio. Il sangue sgorgò poco e lento. "Dev'essere morto da parecchio" si disse. Poi si tastò con la mano il punto in cui l'aveva morsicato. "Per fortuna ho la tuta, o... Non voglio neanche pensarlo."
Si trovava nella stanza delle prove. File di scaffali pieni di libri, nastri, scatoloni e schedari. In alcuni punti c'erano delle buste di plastica contenenti delle prove, ma molte erano state svuotate. "Quel bastardo di Irons ha persino preso le pistole e le armi segnate come prove..."
Si aggirò tra gli scaffali per un attimo. Una non-morta barcollava vicino a una poliziotta morta. Aveva gli stessi corti capelli biondi di Rita.
"Spero non sia lei..."
La zombie si voltò verso di lui, che si nascose dietro lo scaffale. Quella gemette e gli zoppicò incontro. Quando arrivò alla fine del lungo schedario, l'accetta sbucò dal nulla e le si conficcò in fronte. La non-morta crollò a terra con un tonfo.
"Merda... Spero che il Licker non mi abbia sentito." Restò fermo per un lungo momento, poi raggiunse l'agente donna. Si chinò. "Pam... dannazione... Pensavo fossi fuggita..."
Mentre si alzava, gli occhi vitrei di Pam si aprirono di scatto e gli afferrarono il polso, tirandolo verso di sé. La faccia pallida e macchiata di sangue sbatté contro la visiera di lui, che le piantò l'accetta dietro il cranio. Poi si pulì il sangue sulla visiera con l'avambraccio. "Forse è meglio tornare indietro. Ho già rischiato la vita due volte... Ho un brutto presentimento."



 

"Pete!" disse Megan con gli occhi inumiditi dalla gioia. "Stai bene? Come ti senti?"
Lui sorrise debolmente. "Sto bene..." Roteò gli occhi verso Jill. "Non facciamo che incontrarti, sai..."
"Lo so."
"Jill ti ha salvato la vita" aggiunse Megan. "Ti ha dato delle... delle foglie blu e verdi."
"Foglie blu e verdi?" chiese Pete, confuso. "Le stesse foglie delle piante che sono nel dipartimento?"
Megan guardò Jill, che annuì.
"Beh, grazie, Jill" disse lui. "Ci hai salvati per la... Ormai ho perso il conto."
Jill gli posò una mano sull'avambraccio con affetto.
"Perché quel mostro ti sta inseguendo?" domandò Pete. Megan guizzò gli occhi verso di lei.
"Non lo so" rispose Jill. In realtà si era fatta una mezza idea del motivo, ma non ne era ancora sicura. Doveva indagare, scoprire se quella cosa fosse legata all'Umbrella. Ma qualcosa le diceva che era proprio così. Doveva soltanto trovare le prove e mostrarle al mondo intero.
Pete la fissò per un po', poi lanciò una fugace occhiata a Megan. Comprese che la donna non voleva parlarne davanti alla sua fidanzata. "Va bene, ho capito. Lo hai seminato?"
"Per adesso."
"Credo sia una bella coincidenza che tu passassi proprio di qui."
"Non una coincidenza, ma una scelta. Molte strade sono invase da orde di non-morti. Questa è l'unica strada accessibile, per ora. Ma un'orda di zombie è diretta proprio qui. Non so perché, ma ho l'impressione che molti zombie stanno convergendo verso il dipartimento di polizia."
Megan sbarrò gli occhi, terrorizzata. "Hai sentito, Pete? La centrale non è sicura. Te l'avevo detto."
Pete sospirò.
"Penso che ci siano dei sopravvissuti alla centrale" aggiunse Jill. "Non ne sono sicura, ma credo che qualcuno sia ancora vivo. Comunque sul tetto c'è un elicottero. Potete fuggire con quello."
"Tu verrai con noi?" domandò Pete.
"No, ho una questione in sospeso."
"Con chi?" chiese Megan.
Jill non rispose.
"Quell'elicottero potrebbe essere in pessime condizioni" disse Pete, deviando l'argomento. "Irons ce lo faceva usare molto raramente. Le eliche non vengono oliate da un sacco di tempo e il motore... Beh, potrebbe non funzionare."
"Lo so, ma vi basta atterrare nei dintorni della città e fuggire a piedi" rispose Jill. "E poi non dimenticatevi dei militari. L'esercito ha completamente isolato Raccoon City. Se vedono un elicottero in volo, faranno partire i loro caccia e vi uccideranno. Ne sono più che sicura. Quindi è meglio che lasciate l'elicottero e sparite nei boschi. Per loro sarà più difficile trovarvi."
Pete non era tanto sicuro di questo piano. Se l'esercito avesse visto un elicottero atterrare nelle campagne vicine, avrebbe mandato un gruppo di soldati a indagare. "L'esercito non ci lascerà mai andare. Se gli ordini sono di contenere qualsiasi cosa vogliano contenere, ci cercheranno e ci uccideranno."
"Non avete altre alternative."
"Tu come fuggirai?"
Jill lo guardò per un momento, poi abbassò gli occhi. "Ora devo andare."
"Alla centrale?" chiese Megan.
"Probabile." Pescò dalla tasca un fazzoletto in cui erano avvolte delle foglie sminuzzate e le mise in mano alla donna. "Tieni. Può tornarvi utile. Ma se vi beccate più di due morsi, queste non vi serviranno a molto. Contro i parassiti non ci saranno problemi. Se trovate in giro altre piante blu, verdi o rosse, tagliatele in piccoli pezzi e mettetevele da parte."
Megan l'abbracciò. "Grazie, Jill. Sei una vera amica!"
Lei sorrise.
Pete la guardò andare via. Sapeva che Jill stava indagando sia sull'Umbrella, che sulla corruzione del dipartimento di Raccoon City, per questo era stata evasiva. Voleva trovare a tutti costi delle prove, anche a rischio di rimetterci la vita. La conosceva bene. Se si metteva qualcosa in testa, nulla la poteva distogliere dal suo obiettivo.



 

Marvin raggiunse la grande finestra della hall e sbirciò nel cortile. Centinaia di zombie erano ammassati davanti al cancello, le braccia protese fra le sbarre di ferro. I gemiti arrivavano ovattati, ma là fuori dovevano essere insopportabili.
Elliot Edward gli si fermò accanto. "Continuano ad arrivare, tenente. Ho il sospetto che sappiano che siamo qui."
"L'ho pensato anch'io" rispose Marvin, preoccupato.
Restarono in silenzio per un momento.
Elliot voltò la testa. "Alcuni sopravvissuti sono irrequieti. Jim, quello con la giacca grigia, sta provando a metterceli contro. Forse è meglio separarlo dal gruppo."
Marvin rifletté un momento. "Non credo sia una buona idea."
"Perché? Lo mettiamo nella cella accanto a quella di Ben Bertolucci. Non starà da solo."
"Non è lui che mi preoccupa, ma la reazione degli altri. Se vedrebbero un gesto simile, penseranno che vogliamo imporre il nostro volere."
"Ma la situazione è critica. Loro dipendono da noi. In città vige la legge marziale."
"Dobbiamo aiutarci a vicenda, non creare gruppetti."
Elliot guardò dalla finestra. "Senza offesa, tenente, ma non mi pare la giusta soluzione."
Marvin non rispose e lui si allontanò, insoddisfatto.
Restò a guardare il cortile per una ventina di minuti, finché si udirono delle grida. Si voltò.
Chung e Jim si stavano azzuffando.
"Figlio di puttana!" urlò Jim, tirandogli un pugno.
Chung lo deviò. "Stronzo!" Quando fece per colpirlo, agenti e superstiti li divisero. I due continuarono a insultarsi, a minacciarsi, a volersi prendere a pugni, ma furono bloccati del tutto dagli altri.
Marvin sospirò. Sapeva che questo momento sarebbe arrivato, ma non si aspettava così presto.
Elliot era immobile vicino alla reception e fissava il tenente con un sorrisetto sulla labbra. Era curioso di sapere come avrebbe risolto la situazione.
Marvin si avvicinò verso di loro. "Ok, calmatevi tutti."
Nessuno lo ascoltò.
"Fate silenzio."
Niente.
"Basta!" urlò.
Tutti si fermarono a guardarlo. Nell'atrio scese il silenzio.
Il tenente puntò il dito verso il portone d'ingresso con fare irato. "Ci sono degli zombie là fuori e voi pensate a prendervi a pugni? Volete ammazzarvi? Ok, quella è la porta. Quei non-morti sarebbero felici di farvi a pezzi! Avanti, che aspettate. Andate! Quella è la porta."
Nessuno fiatava. Elliot incrociò le braccia, serio. Non si aspettava una strillata come questa.
Marvin li fissò uno ad uno, gli occhi infiammati e carichi di rabbia. "Kevin, dimmi cosa è successo?"
"Un litigio da niente."
"Ti ci metti anche tu?"
Kevin Ryman non parlò subito. "Jim ha iniziato a stuzzicare Chung. E lui ha fatto la stessa cosa. Poi la cosa è degenerata."
Marvin lo guardò. "Ora capisci perché non sei riuscito a entrare nella STARS? Non prendi mai niente seriamente. Non riesci nemmeno a spiegarmi cosa è successo."
Elliot non capiva come questa cosa potesse essere utile.
Kevin aggrottò la fronte, irritato, ma non rispose. Lo rispettava troppo.
Marvin puntò il dito verso Chung e Jim. "Ora voi due venite con me!"
I due si lanciarono un'occhiata carica di astio e lo seguirono, scortati da Kevin e un altro agente.
Mentre si avviavano verso la porta in fondo all'atrio, i sopravvissuti cominciarono a lamentarsi.
Marvin si fermò e si voltò. "Ora basta!"
Quelli lo guardarono.
"Smettetela una volta per tutte, o giuro che vi rinchiudo tutti in cella!"
I superstiti abbassarono la testa e tornarono ai loro posti.
Il tenente si girò e aprì la porta.
Elliot continuava a non capire. Poco prima gli aveva detto che dovevano collaborare, aiutarsi a vicenda e adesso il tenente aveva fatto ciò che gli aveva suggerito. Più ci pensava, più non ci capiva niente.
Marvin guidò il gruppetto nel blocco delle celle sotterranee.
Ben si alzò dalla branda con fare curioso.
Marvin aprì la prima cella e fece entrare Jim, che lo guardò torvo. Poi aprì la seconda e guardò Chung.
"Sono un agente di polizia" disse quello. "Non puoi sbattermi dentro. Io sono la legge."
"Tu fai quello che ti ordino. Entra dentro!"
Chung lo fissò, irato. "No."
"Vuoi disubbidire a un mio ordine? Ricordati che sono un tuo superiore!"
Lui continuò a fissarlo per un momento, poi entrò nella cella e si sedette sulla branda.
Ben li osservava con estrema curiosità.
Marvin guardò Chung e Jim. "Resterete qui, finché non capirete che saltarvi alla gola non è di aiuto a nessuno. Se poi continuerete a non capire, mi costringerete a prendere dei provvedimenti, che non saranno affatto piacevoli. Rifletteteci." Si girò e andò via, seguito dai due agenti.
"Stronzo..." disse Jim tra i denti.



 

Nick tornò indietro. Quando aprì la porta della stanza delle prove, il Licker zampettava nel corridoio. La muscolatura sanguinolenta rifletteva la luce dei lampioni che filtravano fra le assi di legno piantate alle finestre. Si fermò e scattò la testa in diverse direzioni. Cercava qualcosa.
La recluta socchiuse la porta e lo osservò per un lungo momento.
"Avrà sentito qualcosa" si disse. "Forse il rumore che ho fatto quando ho ucciso i due zombie. Oppure... No, spero di no. Spero che non sia come penso. Sherry..."
Il Licker si arrampicò sul muro e si fermò sul soffitto. Poi scattò la testa e si mosse velocemente lungo il corridoio, svoltando l'angolo.
Quando Nick fece per uscire, quello ritornò indietro. La recluta si chiuse all'interno. "Mi ha visto?" Restò a fissare la porta per lungo momento, poi si allontanò con cautela. Ritornò davanti al cadavere di Pam, la superò e girò la maniglia.
Il corridoio era vuoto. Un neon penzolava un poco dal soffitto e illuminava intermittente l'ambiente. Le pareti erano tappezzate di poster pubblicitari, bacheche con foto di ricercati e diversi quadri paesaggistici. Tre cadaveri erano distesi sul pavimento cosparso di sangue rappreso.
Nick si avvicinò cauto. Erano agenti di polizia, i corpi ridotti a brandelli, i vestiti lacerati. Uno di loro stringeva in mano una pistola Glock.
Si chinò, allentò la stretta presa delle dita e la prese. Si alzò e controllò il caricatore. Sei colpi. Lo rimise dentro e fece scorrere il carrello dell'arma con un suono secco. "Almeno adesso ho qualcosa con cui difendermi..."
S'incamminò verso la fine del corridoio e si fermò poco prima di raggiungerlo. Un rumore giungeva dall'angolo. Ci spiò. Uno zombie gli dava le spalle, chino su un cadavere. Mangiava un braccio spolpato. L'orrido rumore della carne masticata gli fece venire il voltastomaco.
Lo raggiunse alle spalle e gli conficcò l'accetta nel cranio. Il non-morto crollò a terra con il braccio mangiucchiato tra le mani. La mano di Nick venne trascinata giù insieme al corpo. Non riusciva a sfilare l'arma. Sembrava incastrata. Mentre tentava di estrarla, scivolò sul sangue e cadde di sedere a terra. "Cazzo, che dolore!"
Due donne zombie sbucarono da una porta aperta e barcollarono verso di lui, che cercava di togliere l'accetta dal cranio. Una si lasciò cadere e gli afferrò uno stivale. Nick la colpì in faccia con la pianta del piede e scattò in piedi, perdendo quasi l'equilibrio.
Indietreggiò velocemente e lanciò uno sguardo nel corridoio da cui era venuto. Poi puntò loro la pistola. "No, no, che cazzo sto facendo. Non posso sparare. Questo posto è pieno di zombie. Li farei venire tutti da me, per non parlare di quel Licker. Ci manca solo quello."
Le due non-morte allungarono le mani verso di lui, che si guardò in giro alla ricerca di qualcosa da poter usare per spaccare loro la testa. Non trovò niente. "Ora che faccio?"
I due zombie si avvicinavano.
Lui continuò a indietreggiare nel corridoio, finché trasalì. Un'ombra si mosse lungo la finestra e sparì dietro il muro esterno. Era un Licker.
Poi una zombie gli afferrò un braccio, ma lui la spintonò via con violenza e quella si fracassò il cranio contro il muro.
L'altra inciampò sulle sue gambe e cadde bocconi sul pavimento. Nick le schiacciò ripetutamente la testa con la pianta dello stivale. Poi si fermò e riprese fiato, curvandosi in avanti. Il Licker zampettò di nuovo sulla finestra, la testa che scattava in diverse direzioni.
La recluta sobbalzò e gli puntò tremante la pistola. "Si mette sempre peggio..."

   
 
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