Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: epices    06/03/2022    20 recensioni
La storia inizia con il ritorno di Fersen su suolo francese dopo la guerra americana, ma gli eventi non saranno quelli noti, anche perchè il bel Conte non tornerà da solo.
“E l’amore guardò il tempo e rise, perché sapeva di non averne bisogno. Finse di morire per un giorno, e di rifiorire alla sera, senza leggi da rispettare. Si addormentò in un angolo di cuore per un tempo che non esisteva. Fuggì senza allontanarsi, ritornò senza essere partito, il tempo moriva e lui restava”. (L. Pirandello)
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A fare previsioni non ci si azzecca mai ;)
ATTENZIONE: se più avanti doveste avvertire mancamenti di vario genere, per le rimostranze rivolgetevi a Galla XD
Io la posso solo ringraziare, da qui all'eternità...
E, come sempre, grazie a tutti i lettori e recensori.

 

Erano spogli, ora, i rami dei tigli. E bianchi di brina. Ma chiudendo gli occhi in una folata gelida, la percepì intensa come allora la fragranza dei grappoli fioriti, come l'avesse intrisa nella pelle. Insieme al sapore di lui, dolce e speziato, che riemerse, prepotente, sulle labbra.

***

Ed è di nuovo nella sua bocca.
E' nella sua bocca in una notte di vetri socchiusi e camini spenti dall’alito tiepido della primavera che, là fuori, volteggia con braccia cariche di nuove promesse, tutte sul punto di esplodere nella loro pienezza. E, nell'aria spruzzata di nuove fragranze, accentua quella familiare, avvolgente e mai così conturbante dei tigli in fiore.
E' di nuovo nella sua bocca. Come ci sia arrivata non lo sa e non le interessa nemmeno. Ma solo lì sta svanendo lo struggimento indefinibile di cui è preda da quando Fersen si è arruolato, insieme al tormento sfibrante di sapere che nulla è servito per proteggere quel loro amore esagerato.
Proibito.
Disperato.
Non è caduta, la Corte, nell'abbacinante inganno di una serata di gala e nemmeno la luce riflessa di mille candele sulla sua uniforme bianca è stata in grado di abbagliare occhi avvezzi agli intrighi più abietti e nasconderlo, quel sentimento, ad un mondo che improvvisamente le va stretto.
Troppo stretto tra le braccia ampie di lui.
Anche se ne conosce tutte le regole e sa che non è prevista alcuna clemenza per chi le trasgredisce.
Quella scelta da Fersen è l'unica alternativa possibile; una separazione forzata nell'estremo tentativo di proteggere un amore che, tanto immenso lei non immaginava potesse esistere.
Non sa perchè quelle evidenze, sbattute bruscamente sotto gli occhi, la turbino così tanto. Ma ha bisogno di prenderne le distanze per non cedere ad una vulnerabilità di cui non conosce esattamente le origini ne sa come contrastare.
Per quel motivo ha bussato alla porta di Andrè, poco o forse molto prima. Mai il concetto di tempo è stato così astratto come ora che non riesce a respirare se non con il fiato di lui.
Ha bussato frettolosamente, con una bottiglia del miglior rosso delle cantine Jarjayes in una mano e due calici nell'altra, che la sua compagnia, ultimamente, si sta rivelando la miglior cura alla malinconia.

“Entra!”

L'ha trovato in maniche di camicia, appena sollevato dal letto su cui era intento a leggere e ancora una volta non è riuscita a nascondere la sorpresa.

“Sapevi che ero io?”

“Sì, solo tu bussi così. Cosa succede?”- ha accennato alla bottiglia, lui.

“Visto che ieri abbiamo concluso di gran carriera il nostro lavoro, mi sembrava doverosa la partita inaugurale...ma se non ti va”- ha accennato al libro, lei. E abbozzato un sorriso impacciato, forse un briciolo deluso, che magari lui aveva altri programmi per la serata. Ha sentito vacillare la sicurezza della sua scelta ben poco ponderata ma è stata così bene, tra quelle pareti, negli ultimi tempi che le è sembrata la cosa più naturale del mondo presentarsi lì senza nemmeno un motivo valido.
Ma lui, a farsi bastare le briciole ci è abituato, e ciò che ha visto gli è stato sufficiente.

“Certo che mi va! Ti straccerò” - e, sfoderando una delle sue espressioni più impertinenti, in un balzo si è alzato in piedi per preparare il loro terreno di battaglia.

“Staremo a vedere!”

Con tono e aria di sufficienza, si è accomodata ai piedi del letto, a gambe incrociate e l'ha osservato assumere la stessa, identica posizione dopo aver lasciato le scarpe in un angolo, accanto alle sue che, per quella prova d'astuzia, tanto non servono. Si sono fronteggiati con occhiate torve, come stesse per iniziare la più epica delle battaglie, facendo a gara a non ridere.
E l’angoscia ha preso a scivolare via, sospinta dall’aria profumata, dalle sue smorfie e da qualcos'altro che non sa dove collocare.
Tra loro solo la scacchiera con le pedine perfettamente posizionate e la domanda di lui, doverosa ma consciamente inutile.

“Bianco o nero?”

“Bianco, come sempre”

La bottiglia l’hanno messa lì a fianco, a portata di mano, insieme ai due calici riempiti a metà, pronti ad essere svuotati.

“Facciamo così! Un sorso di Borgogna per ogni pedina persa e, chi perde la partita, finisce la bottiglia”

“Oscar, non mi sembra una gran penitenza...anzi!”- ha obiettato lui trattenendo una risata.

“Infatti non lo è. Pensavo piuttosto ad un premio di consolazione”- se n'è uscita, tra il serio e il faceto, non riuscendo, infine, a trattenere un sorriso mentre l’inquietudine scivolava un po’ di più e un cenno d’euforia le colorava le gote.
L'ha visto assorto per un istante, forse intento a chiedersi come mai la donna taciturna e sfuggente della quale, negli ultimi giorni, ha rispettato ogni silenzio, un po' scompaia dentro quella stanza.
Ma di preciso non lo sa neanche lei.

“Ah beh, in quest'ottica, cambia tutto...ci sto!”

E allora è arrivata davvero la risata, talmente limpida e trascinante da spazzare via ogni residuo pensiero cupo. E gli è stata così grata per quella leggerezza ritrovata che non si è nemmeno soffermata a pensare quante siano ormai le volte in cui si è scoperta a desiderare di abbracciarlo. E forse, in sogno, è successo davvero.
Però ha avuto difficoltà a distogliere lo sguardo mentre, con movimenti gemelli, hanno arrotolato le maniche delle camicie fin sopra il gomito per essere più liberi di muoversi ma scoprendo il fianco ad un nemico mai contemplato prima.
L'ha visto arrotolare la stoffa con movimenti precisi e delicati, gli stessi che gli ha visto dedicare ad ogni cosa si ritrovi tra le mani.
Per quanto ne sa, potrebbe fare qualsiasi cosa con quelle mani in grado di fomentare, per un istante, un’immagine molesta. Poi una proibita.
Un'occhiata fugace alle braccia scoperte e alla piega divertita delle labbra le hanno riportato un pensiero già fatto.
Lui è bello. Bello davvero.
L'ha visto abbassare lo sguardo quando un calore sconosciuto l'ha portata a raccogliere tutti i capelli da un lato, nell'illusione di un po' di refrigerio per il collo scoperto.
E si è accorta del momento esatto in cui lui ha chiuso la mente a tutto ciò che non fosse la loro sfida, concentrandosi completamente sulle mosse da compiere. Il gioco ha preso un ritmo incalzante mentre le pedine si accumulavano sul tappeto e il vino prendeva a scivolare giù nelle gole, riscaldando gli animi e alleggerendo i pensieri.
Non si sono risparmiati colpi. E nemmeno sorrisi ironici, di scherno e compiacimento.
E poi sguardi.
Tanti.
Beffardi, divertiti, curiosi, sempre più indecifrabili, sempre più magnetici.
Alla fine ha vinto lei.

“Ma come hai fatto!”

“Ti sei distratto...”

Certo che si è distratto. Per colpa di lei e delle sue guance arrossate anche se il fuoco è spento. Per la sua aria serena come non volesse trovarsi in messun altro luogo al mondo se non lì con lui.
E per colpa dei suoi occhi troppo luminosi quella sera, troppo irresistibili. Troppo languidi gli verrebbe da dire se si trattasse di una qualsiasi altra donna. Senza troppo successo ha provato a scacciarlo quel pensiero pericoloso.

“Un chiodo alla base non è fissato bene”- ha valutato attento, accarezzando i margini del legno.

“Ah no! Non dare la colpa ai chiodi”- ha riso lei, prendendolo in giro.

“Ma no, ti sembra?!? Ho sempre accettato la sconfitta con onore, io...” - e ha riso anche lui, accidenti a lei! E si è chiesto cosa sta succedendo quella sera; e dove sia finito il Colonnello, che un po' di timore lo incute sempre. Gli manca in quel momento perchè lui è la sua salvezza. A lui sa come resistere. A quella donna che ha davanti non ne è certo, invece. L'avverte così vera, così viva; irriverente e spensierata com'era da bambina, spontanea e ingenuamente seducente come non è stata mai.

Si è alzato in piedi per provare a deviare i pensieri su argomenti più innocui.

“Sporge troppo. Un bambino potrebbe ferirsi. Lo devo togliere e risistemare; mi serve qualcosa per far leva”

Non ci ha messo molto a rovistare nei pochi cassetti della scrivania, prima di tornare ad inginocchiarsi a terra, con un coltellino appuntito tra le mani. Ha rigirato la scatola di legno nella posizione più comoda, bloccandola tra le ginocchia e allertando il fiuto di lei per il pericolo.

“Stai attento, se ti scivola potresti ferirti tu...”

Ha provato ad intervenire, portandosi in ginocchio al suo fianco.

“Ti aiuto?”

“No, dovrei farcela”

“Secondo me è meglio se ti aiuto”

“No, stai attenta tu piuttosto! Anzi...allontanati. Certo che l'avevo fissato bene, ma...merde!”

“Vedi?!? Te l'avevo detto!”

E' stata irresistibile la tentazione di sottolineare l'evidenza con quel suo tono un pò saccente, proveniente da un passato in cui pretendeva di avere sempre ragione. E, sempre da lì, è riemersa l'abitudine antica di afferargli il dito leso per portarlo alla bocca e arrestare il flusso del sangue.
Non si è accorta degli occhi sgranati di Andrè.
Di stupore. Di terrore.
Sulla pelle lui ha avvertito labbra umide e morsi leggeri. E la sua lingua accarezzarlo piano, ripetutamente, per raccogliere ogni stilla scarlatta.
Ed era davvero terrore ciò che provava Andrè mentre strizzava gli occhi per non vederla così vicina, così bella con le guance accese e troppo desiderabile in quella situazione che – Dio del cielo! - gli faceva pensare a tutt'altro.

“Oscar, non è necessario...davvero”- con voce roca ha scandito ogni parola, invocando un aiuto celeste.

“Perchè? Non è mica...”

Non è mica la prima volta - stava per dire
Ma, alzando lo sguardo si è resa conto che invece sì, era la prima volta in cui le sue labbra ad un soffio le parlavano di dolore e meraviglia. Ed imploravano, suadenti, tutta la sua attenzione, mentre cresceva, lenta e inesorabile la voglia di toccarle.
Sono rimasti a fissarsi immobili e turbati, tentando di dare un nome a ciò che stava prendendo forma in entrambi.
Lui, che ci ha messo ben poco, ha pregato di riuscire a resistere.
Lei, che si è figurata acqua di fonte in un’estate assolata e aria fresca dopo una corsa a perdifiato, alla fine è riuscita a chiamarlo solo e soltanto in un modo.

Cos'è, Andrè, questa voglia che sento di te?

Allontanati! Perchè non ti allontani? Scappa via, Oscar, scappa via!

Ma, in un istante eterno, nessuno ha accennato a muoversi. Quando, infine, hanno iniziato a farlo, è stato in modo impercettibile, uno verso l'altra, con la sensazione di trovarsi ai margini di un crepaccio, talmente profondo da non riuscire a vedere il fiume sotto di loro, ma avvertendone lo scrosciare dell'acqua, sicuramente azzurra e limpida, probabilmente verde e profonda, e troppo invitante per pensare di poter resistere a lungo.
L'hanno percepita tutta la pericolosità di quel salto nel vuoto ma, un po' incoscienti e un po' sprezzanti, come sono sempre stati, si sono presi per mano e si sono tuffati.


Ed ora sono lì, a sfiorarsi con labbra timide e incredule, in un bacio che è solo una carezza, un battito d'ali di farfalla. Ma che scatena un uragano. Sono tocchi lievi quelli che si scambiano ad occhi chiusi e labbra schiuse, ancora intrise del sapore dell'uva matura. Talmente buono da non riuscire a farne a meno.
Le mani di lui si chiudono sul velluto delle guance per tenerla lì, nella sua bocca, perchè quel tocco così tenue non gli basta di certo. Le vuole donare tutti i baci che ha sognato per lei che, forse, ha fatto lo stesso sogno perchè se li prende uno ad uno e lo incalza, gli lascia campo libero e poi, all'improvviso affonda. Li vuole conoscere tutti i modi in cui può essere baciata, da quelli teneri e lievi, quasi timidi, a quelli più sfacciati e profondi, che tolgono il fiato e la fanno sentire audace e sfrontata, tanto da allacciargli le braccia al collo, costringendolo a sedersi per poi adagiarglisi in grembo.
E il corpo di lei addosso è una sensazione troppo agognata per non risalire le sue gambe con carezze provocanti e ardite, fino a stringersela contro in un contatto che non lascia più nulla all'immaginazione. La stagione più dolce ha alleggerito le stoffe e ciò che lei sente, schiacciata a lui, la fa sospirare e le piace, da morire, da perderci la ragione, definitivamente.
Non riesce a staccare le labbra dalle sue e ora sono davvero baci d'amanti quelli che si scambiano rincorrendosi e cercandosi, senza mai avere l’intenzione di fuggire per davvero. I baci di chi vuole tutto e tutto è disposto a concedere, in una brama sconosciuta che spegne la ragione e annulla la coscienza. E vince ogni resistenza.
Sostenendolo con un braccio e facendo leva con l'altra mano sul pavimento, lui riesce a sollevare senza fatica il corpo sinuoso allacciato al suo per deporlo sulle coltri.
Lei non fa nemmeno caso a quel ribaltamento di situazione, completamente rapita dalla magìa delle sue mani che, con tocchi d'angelo, la stanno portando alla perdizione. E allora lo vuole più addosso che non sembra mai abbastanza vicino e lei, le mani, le porta tra i suoi capelli, in carezze graffianti che hanno effetto dirompente. Su di lui, ma che ricade, immediatamente, a pioggia su di lei. Come è pioggia di seta nera quella che le si riversa sul collo, sulle spalle, sul seno che non sa nemmeno quando lui ha scoperto, nell'istante in cui gli scioglie i capelli in un impeto di desiderio.
Non sa perchè ma ci si vuole vedere in quella nicchia d'ebano, dove il mondo inizia e finisce con lui, tanto da trovare, inaspettatamente, la forza di socchiudere gli occhi e ritrovare i suoi, densi di brama e mistero mentre, affascinante più che mai, con le labbra, scosta la striscia di raso blu, ricaduta sul suo seno, per poi lambire ripetutamente il segreto che celava e spalancare le porte alla follia.
E solo di quello si tratta, poi.
Follia. Passione. Piacere. Estasi. E di nuovo follia.

***

Lo sente ancora sulla pelle l'eco di tutto ciò che l’ha trascinata via quando tenta di aprire gli occhi, ubriaca di un sonno incredibilmente ristoratore e solleticata dall'aria fresca del mattino. E' un tocco gentile ma la fa rabbrividire, spingendola a stringersi al corpo caldo al suo fianco.
Ed è una sensazione deliziosa quel tepore sulla pelle nuda ma talmente sconosciuta che fa accendere lontano, lontanissimo, un barlume di coscienza. E' solo una fessura quella che le fa scorgere il bel viso di Andrè sul suo stesso cuscino e le sue labbra disegnate, accostate alle proprie.
L'istinto fa per spingerla a catturarle di nuovo ma uno sguardo annebbiato alle loro dita ancora intrecciate le fa tremare il cuore.
C'è luce nella stanza, troppa.
Prende a schiaffi la coscienza che, svogliatamente ma repentinamente, si ridesta. Impiega poco a valutare che non può essere tanto tardi visto che la quiete è interrotta soltanto dai cinguettii degli uccelli appena oltre i vetri. Ci sarebbe il tempo di mettere in fila i pensieri se solo ci riuscisse.
Ma l'immagine di lui, nudo al suo fianco, non glielo permette.


Cosa abbiamo fatto Andrè?
Lo abbraccia con lo sguardo e non può fare a meno di sorridere, nonostante tutto. Sembra così innocuo, ora, stretto al cuscino, in quella posizione prona in cui lo trovava anche da bambino quando la sua irruenza lo strappava al sonno dei giusti.
Adesso invece è un uomo bellissimo, non finge nemmeno più di nasconderselo. E dannatamente pericoloso. L'ha constatato in prima persona quella notte, non vergognandosi di concedergli cose che lui non ha nemmeno chiesto. Un filo di amara ironia le stira le labbra al ricordo di un'altra alba, recentissima, sempre lì, sempre con lui, quando valuta che, tra le sue braccia, dormire è stata davvero l'ultima cosa che ha fatto.

Cosa abbiamo fatto Andrè?
Non riesce a capacitarsi di come abbia potuto perdere completamente la ragione ma lì, accanto a lui, in un letto sgualcito dalla passione, onestamente non riesce nemmeno a spiegarsi come avrebbe potuto non farlo.
E mezze frasi, captate negli anni, assumono un altro significato portandola a chiedersi chi, prima di lei, abbia goduto di quell'intimo punto di osservazione.
Le verrebbe quasi da poggiare una mano per sentire, contro il palmo, la consistenza dell'ombra di barba che gli oscura le guance, fino ai confini delle labbra ma le si spezza il respiro al pensiero di dove sono state capaci di spingersi quella notte.
Scorre le spalle ampie in cui ha affondato le unghie senza ritegno, sopraffatta dal vigore del suo corpo atletico e scivola giù, oltre la vita, avvertendo di nuovo una spina nel ventre, un tedio delizioso, alla sensazione delle sue forme toniche tra le mani e al ricordo delle sue parole dense di desiderio, soffiate piano all'orecchio. Un vento caldo che non ha saputo domare. Anche se avrebbe dovuto.

Cosa abbiamo fatto Andrè?

Per la prima volta nella sua vita si annovera nella categoria degli stupidi. Quelle regole su cui si sta arrovellando da giorni le ha, infine, infrante anche lei.
Tu NON sei un uomo Oscar! Non capiresti”- un altro schiaffo alla coscienza arriva senza preavviso, insieme alle parole secche di lui.
E invece vedi che capisco benissimo Andrè? Mi sono comportata allo stesso modo”- si ritrova a constatare amaramente.
Gli lascia una carezza sulla mano e si solleva dal giaciglio, dandogli le spalle e poggiando i piedi a terra che forse è ciò di cui ha bisogno per scendere da quel folle sogno. Brividi di collera le scuotono il corpo, tutta rivolta verso se stessa. Se avesse la spada tra le mani si metterebbe a tirar fendenti all'aria, ma tra le dita può afferrare solo il lenzuolo, stringendoselo addosso con tutta la rabbia che sente.

Come abbiamo fatto, Andrè, a scivolarci tra le braccia in questo modo?
Maledizione! Lui è l'affetto più caro che ha, l'unico vero amico sincero ed ora rischia molto più di qualche sterile diceria che, nientemeno, su di loro si sono sempre sprecate. Non vuole e non può permetterlo!
Parlano di rabbia e frustrazione le lacrime che sente inumidirle gli occhi e che precedono di poco un tocco lieve, proprio al centro della schiena. Non può impedire ad un brivido che non ha nulla a che fare con la collera, di scuoterla nel profondo ma ora che conosce la sua malìa, deve mettere subito un freno a quelle sensazioni. Si scosta ma lui non si arrende e se lo ritrova di fronte. E di nuovo non riesce a pensare lucidamente.
Prova a non guardarlo che forse le sarà più semplice trovare una soluzione probabilmente inesistente.
Sente che lui è preoccupato, che vuole provare a capire. Ma cosa diavolo c'è da capire? Sono due sciocchi. E lei si sente così in colpa. E’ un bene smisurato quello che si rende conto di provare per lui e che le impone di sottrarlo ai pericoli che si celeranno in ogni singolo giorno perchè non sa proprio spiegarsi come farà a non guardarlo in modo diverso. Basterà un niente, un'allusione, una parola di troppo...
Nemmeno Fersen, con il suo amore sconfinato, è riucito a trovare un’alternativa valida all'arruolamento. E' certa che anche Andrè sia consapevole della portata di quel gesto e da lì forse può iniziare a ragionare. Ma c'è poco da fare, con lui ai suoi piedi non riesce a far collimare i pensieri e, ben presto, si rende conto di riuscire a pronunciare solo frasi sconnesse.
“Si è arruolato, lui se ne andrà...come può esistere un amore così grande, Andrè? Io non ne avevo idea....non riesco ad immaginare azione più nobile che un uomo possa compiere in nome del vero amore...”
E infatti lui non capisce. E sono solo sproloqui che non riesce nemmeno a comprendere quelli che escono dalla sua bocca. Non riesce a pensare, le sembra di aver lasciato la ragione tra le sue braccia e vorrebbe quasi chiedergli di restituirla. Sa però di non voler rischiare nulla a causa di una notte traboccante di follia. Tanto più che non si tratta di proteggere alcun amore esagerato.
Proibito
Disperato
Solo la vita di Andrè. Che vale molto di più.
Comprende però che, la soluzione migliore va ponderata con lucidità, impossibile da ritrovare con lui accanto. Bisogna che si allontanino...per un po'...
Non può non capirlo se glielo chiede.
Quando si ritrova sola, lancia un ultimo sguardo al letto sfatto, sospira e inspira più volte l’aria fresca del mattino ancora intrisa della fragranza dei tigli.
Ma non sarebbe stata quella a riemergere, arrogante più che mai, nelle notti a venire.

 

   
 
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