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Autore: EcateC    06/03/2022    2 recensioni
Nel 221B di Baker Street si presenta un cliente molto, molto speciale. Vuole portarli nel passato, in un altro universo, da un notissimo scrittore di gialli investigativi...
Sherlock impiegherà poco tempo a smascherarlo, John invece un po' di più.
Crossover con Doctor Who (l'Undicesimo Dottore).
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Nel 221B

 

 

Gli aspiranti clienti si succedevano uno dopo l’altro.

Prima un vecchio noioso.

Poi una donna noiosa.

Infine un ragazzetto noioso.

Ma poi giunse lui, un tizio sorridente con un cappello a forma di cilindro sulla testa. Fez, richiamò alla mente Sherlock. Cappello di origini marocchine e caduto in disuso perfino in Turchia. Interessante. Stravagante. Il giovanotto rimase in silenzio a fissarli con uno sguardo carico di positiva aspettativa, sembrava un bambino. John Watson fu il primo a parlare.

“Salve?” esclamò, il suo tono era bizzarro, neutrale e riluttante insieme “Possiamo aiutarla?”

L’uomo seduto di fronte a loro sorrise e appoggiò le mani sopra le cosce. Era la persona più strana che Sherlock avesse mai visto.

“Certo che potete, grazie.” rispose Eleven "E che Dio salvi la regina!" aggiunse con tono pimpante. John guardò Sherlock con aria confusa, ma il detective fissava il nuovo arrivato con sguardo scrutatore. 

“Ho un caso” continuò Eleven, amichevolmente "Mi hanno detto che voi siete i migliori, quando se ne ha uno.”

“Chi è lei?” gli chiese Sherlock, assottigliando gli occhi.

“Sono il Dottore” gli rispose tranquillamente Eleven.

“IL Dottore?” ripeté John, sempre più perplesso "Anche io sono UN dottore, lei in cosa si è specializzato?” 

“Beh, io…"

“Qual è la capitale delle Isole Tonga?” lo interruppe Sherlock di punto in bianco, John lo guardò sbalordito.

“Nukuʻalofa” gli rispose subito Eleven, con ovvietà “Ci sono stato.”

“Prima declinazione di greco.” insistette Sherlock.

“Moderno o antico?”

“La radice cubica di 4096?”

“16” rispose Eleven, rapidamente “Come gli anni di Cleopatra quando salì al trono.”

“Okay. Cosa sta succedendo qui?” intervenne John, spiazzato come al solito.

“Non ne aveva sedici, ne diciannove” precisò Sherlock, rivolgendosi sempre all'Undicesimo Dottore.

Eleven gli sorrise “Sei bravo, non è vero?”

“Parecchio. Ma non riesco ancora a capire come mai è comparsa una cabina della polizia anni cinquanta proprio di fronte a casa mia” confessò Sherlock, senza staccargli gli occhi di dosso.

Eleven alzò le sopracciglia “Cosa ti fa credere che lo sappia io?”

Sherlock congiunse le dita con aria compiaciuta e si sitemò nella poltrona. John lo guardò con le sopracciglia inarcate, Eleven invece continuò a sorridere. “Elementare, Dottore.”

“Oi! Non dire elementare a me, Sherlock Holmes!” replicò Eleven, puntandogli il dito contro.

“Qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo, per favore?” sbottò John, alzandosi in piedi. Sherlock guardò il suo amico.

“Costui pretende di essere un alieno uscito da una scatola magica che ha perso i suoi amici e che vuole il nostro aiuto per ritrovarli. Noioso, non mi interessa, un altro” esclamò Sherlock tutto d’un fiato.

“Cosa?” esclamò Eleven, incredulo e offeso.

“Cosa?” esclamò anche John, incredulo e supefatto.

“Non sono interessato agli alieni. Chiama il prossimo, John.” insistette Sherlock, voltandosi dall'altra parte. John, che era semplicemente stravolto, decise di lasciare perdere e non indagare oltre.

“D’accordo, ehm, prego, da questa parte.” disse al Dottore, accompagnandolo alla porta. Eleven non si ribellò, ma all’ultimo momento si voltò di scatto e giocò la sua ultima carta.

“Un'ultima cosa: Moriarty ti manda i suoi saluti” lo provocò sull’uscio.

Sherlock si voltò di scatto ed Eleven sorrise soddisfatto. Ce l’aveva fatta, era riuscito finalmente ad attirare l’attenzione di…

“Chi diavolo è Moriarty?” gli chiese invece Sherlock, basito. Il Dottore fece una smorfia imbarazzata. Ops.

“Ehm... Spoiler?” esclamò, forzando un sorriso.

 




Nella TARDIS




 

Eleven e Sherlock si guardavano male, come due bambini pronti a colpirsi con una pistola giocattolo.

Il Dottore doveva ammetterlo, non aveva mai conosciuto un essere umano così brillante e svelto di mente come Sherlock. E di umani ne aveva conosciuti parecchi, Einstein per dire era più estroverso.

Solo che erano partiti col piede sbagliato. Insomma, lui noioso? Lui? Ma come osava quel detective col deerstalker, anzi, col fez?

Il suddetto detective era voltato dall’altra parte, si trovava in una vera e propria macchina del tempo eppure non sembrava molto emozionato, né aveva dato segno di sorpresa quando era entrato. Non aveva detto la famosa, frase “è più grande all’interno”, no, Sherlock aveva semplicemente detto “Ovvio”.

Eleven gli girò intorno un paio di volte, si schiarì la voce e poi gli si sedette vicino. Dopotutto se si era recato da lui, c’era un motivo, che non c’entrava certo con i suoi amici dispersi.

“Domanda. Conosci uno scrittore, un certo Sir. Arthur Conan Doyle?” gli domandò con nonchalance e Sherlock scosse subito la testa.

“Mai sentito nominare. E se non l'ho mai sentito nominare, è molto probabile che non esista.”

“In effetti vive in un altro universo” ammise Eleven, senza potersi più trattenere “Ti piacerebbe conoscerlo?”

“Non ne vedo il motivo” rispose Sherlock, con il fez rosso in testa.

“Io sì” esclamò il Dottore con entusiasmo, saltando in piedi e iniziando a trafficare sui motori della TARDIS "Perdonatemi, ma vedo tanti, troppi motivi per cui voi due dobbiate conoscerlo."

Sherlock aggrottò le sopracciglia, perplesso. John fece un bel respiro quando la TARDIS inziò a illuminarsi

“Moriremo” esclamò quest'ultimo, rassegnato “Ora ne sono certo.”

“Tenetevi forte, Holmes e Watson!” li esortò Eleven, esaltato, mentre tirava giù le ultime due leve. “Arthur, stiamo per arrivare!”

John gridò.



 

 

Nella Londra Vittoriana




 

“Stiamo per incontrare Sir. Arthur Conan Doyle, Sherlock. Faresti davvero bene a toglierti il fez” gli consigliò vivamente Eleven.

“Perché dovrei?” ribatté il detective “Sono stato trasportato a fine ottocento in una Londra di un altro universo da un alieno millenario, ho tutto il diritto di indossare un fez.”

“Non ha tutti i torti” gli rispose John, ancora scosso. Eleven affrettò il passo, se i suoi calcoli erano esatti -ed erano sempre esatti- la carrozza del famoso scrittore avrebbe svoltato l’angolo proprio… ora! 

E infatti, una carrozza signorile trainata da quattro cavalli si fermò proprio di fronte a un palazzo.

Un uomo distinto, con due folti baffi, aprì a portiera e scese dagli scalini.

“Eccolo!” esclamò Eleven, correndogli incontro “Signor Doyle! Signor Doyle, non indovinerete mai chi vi ho appena portato!”

Lo scrittore, sentendosi chiamare, si fermò e guardò subito Eleven con aria stupita. “Dottore, siete proprio voi?” 

“Io in persona” rispose subito Eleven "E loro sono due miei cari amici. Vi ricordano per caso qualcuno?”

Doyle guardò prima Sherlock con il fez rosso in testa e poi John, con un maglione infeltrito e un paio di ciabatte nei piedi.

“Li avete forse prelevati da un manicomio?” gli sussurrò a bassa voce.

“No, da un obitorio” gli rispose candidamente Sherlock, dimostrando di averlo sentito.

Doyle lo fissò, stupito.

“Dunque lei è uno scrittore?” gli chiese John, imbarazzato “Che genere scrive di solito?”

“Spazio tra molti generi" gli rispose Doyle, riluttante "Ma a mio malgrado continuo a essere conosciuto solo per un certo tipo di letteratura… Poliziesca.”

Sherlock alzò gli occhi al cielo, John annuì.

“Oh, bello. Interessante.” esclamò quest’ultimo, Eleven intanto sorrideva di nascosto.

“No, non è interessante, John” lo corresse subito Sherlock “Il modo migliore per recitare una parte è quella di viverla, teorizzare a vuoto è inutile.”

Doyle lo fissò, di nuovo “Perdonatemi, ma ci siamo già consociuti, per caso?”

Sherlock ricambiò il suo sguardo “No, perché?”

"Ha qualcosa che mi è molto famigliare."

"Che cosa?" gli chiese Sherlock, assottigliando lo sguardo.

Lo scrittore esitò prima di rispondere, al che Eleven si intromise per evitare spiacevoli paradossi ultra temporali.

“Chi ha voglia di partecipare a una bella cena con delitto nel 2022?” domandò, appoggiando le braccia sopra le spalle di entrambi. 

Ovviamente, la risposta che ottenne da tutti e due fu no.




 



Note
Ho iniziato per la prima volta Doctor Who da poco e scrivere un cross-over con Sherlock è stato quasi inevitabile. Anche perché ho trovato tante somiglianze tra lui e Eleven! Tanti richiami. Sono due personaggi splendidi e francamente non so chi amare di più.
Ultima cosa: ho preferito pubblicare qui la storia perché ho reputato "l'argomento Sherlock" prevalente, Eleven qui è quasi un ospite (e che ospite!).
Niente, spero di avervi strappato un sorriso.
A presto,
Ecate


 

   
 
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