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Autore: Abby_da_Edoras    07/03/2022    7 recensioni
Questa storia è il sequel di My winter storm e riscrive in modo del tutto mio personale le vicende della parte conclusiva della sesta stagione di Vikings. Il legame tra Ivar e Aethelred si sta consolidando, ma i due dovranno affrontare ancora molti ostacoli a causa dei quali rischieranno di perdersi... tutto però finirà bene! Intanto a Kattegat anche Bjorn rischia la sua corona, per i tradimenti e gli intrighi di vecchi rivali e amici non del tutto leali. Entrano in scena nuovi personaggi (uno inventato da me) e ci sarà una nuova coppia molto... passionale e particolare (e non dico altro!).
Grazie a chi mi segue e continuerà a seguire le mie follie! XD
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, produttori e autori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Ivar, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 14: Where is your halo now?

 

Your hopes are the hopes of the foolish
Your dreams are the dreams of the past
The history teaches you nothing
And that you have, it won't last

Where is your halo
Where is your dignity
Tell me how low can you go
No one can scrape off the rust from your crown
Where is your halo now?

(“Halo” – The Dark Element)

 

Ivar trovò Aethelred nella tenda che condividevano, ma il giovane non si voltò nemmeno a guardarlo, sembrava veramente deluso e addolorato e questa volta il Vichingo capì di averla combinata davvero grossa! In quel momento, davanti al suo compagno che evidentemente soffriva molto per quella situazione, Ivar sentì che non c’era paragone tra le due cose e che stare con Aethelred era molto più importante che diventare famoso come Ragnar Lothbrok… chissà, però, se esisteva un modo per ottenere entrambe le cose?

Si sedette accanto a Aethelred, avvicinandosi a lui il più possibile, e iniziò a parlargli.

“Ci risiamo, eh? Quando le cose non ti vanno bene tu prendi e te ne vai invece di chiedere spiegazioni.”

Il Sassone si voltò e lo fissò duramente.

“Che spiegazioni dovrei chiederti?” fece, brusco. “Sei stato già fin troppo chiaro. Quello che ti interessa veramente è diventare il Vichingo più famoso al mondo, il terrore dei cristiani, e cosa importa se per ottenerlo ci saranno delle persone innocenti che moriranno? Sono donne e bambini che non ti hanno fatto niente, certo, ma sono cristiani e quindi sono sacrificabili, non è così? Che stupido sono, credevo davvero che tu fossi cambiato…”

Ivar trasecolò alle parole severe del compagno.

“Ma che dici? Sei tu che sei cambiato, Aethelred!” esclamò. “Da quando siamo in Wessex non sei più lo stesso, ti preoccupi soltanto dei Sassoni, di tuo fratello, come se avessi dimenticato quanto sei stato male qui e quanto, invece, sei stato accolto con affetto dai Vichinghi e da tutta Kattegat! Io non so più nemmeno se t’importa qualcosa di me o se, invece, preferiresti tornare a vivere a corte…”

“Ah, adesso sarebbe colpa mia, quindi?” s’inalbero Aethelred. “Sei tu quello che vuole massacrare persone innocenti e inermi per diventare famoso! Non mi avevi detto che non avevi più ambizioni, che non ti interessava diventare Re, che era stata Freydis a condizionarti? Adesso invece vuoi distruggere il Regno di mio fratello e…”

Lo sguardo di Ivar si era fatto malinconico e fu questo, più di ogni altra cosa, a disarmare la rabbia di Aethelred.

“Lo vedi che sei cambiato?” disse in tono amaro. “Sei diverso dal giorno in cui siamo arrivati in Wessex. A Kattegat eri tu quello che mi difendeva sempre, che cercava il buono in me, invece ora mi accusi di qualcosa che non ho mai detto. Io non voglio distruggere il Regno di Alfred e tanto meno voglio diventare Re del Wessex o dei Norreni o di qualsiasi altra cosa! Io ho elaborato un piano per combattere contro l’esercito dei Sassoni perché tuo fratello, o la Regina per quanto ne so, mi vuole morto e vuole anche eliminare tutti i Vichinghi che si sono stabiliti nelle colonie, a meno che non si convertano al Cristianesimo. È per questo che voglio, che devo fermarli! Se poi, grazie alle mie imprese, diventerò anche famoso e temuto com’era mio padre, tanto meglio… ma non è quello il mio scopo ultimo. Pensavo che tu potessi capirlo, ma sembra che non parliamo più neanche la stessa lingua, ormai…”

Aethelred chinò il capo, rendendosi conto che, in un certo senso, Ivar aveva ragione. Lui aveva fatto di tutto per staccarsi dai ricordi di un Paese che non lo aveva mai amato o fatto sentire importante e, da quando era giunto a Kattegat, aveva iniziato a sentirsi davvero a casa, anche nei primi tempi, quando doveva tenere testa a tutte le follie di Hvitserk… Perché adesso si comportava così? Perché si era sentito tradito quando Ivar aveva voluto tornare a combattere in Wessex? Certo, Aethelred non poteva sopportare di veder massacrare donne e bambini indifesi, ma la stessa cosa l’avevano fatta i soldati Sassoni nei villaggi dei Norreni, su ordine di Alfred o forse di Elsewith. Ivar voleva proteggere la sua gente, poteva forse dargli torto?

Allungò un braccio e gli prese una mano.

“Ivar, mi dispiace, io non voglio che tu ti senta così con me” disse, a bassa voce. “Ho sempre cercato di capirti, di andare oltre le apparenze, oltre quello che gli altri pensavano di te, e vorrei farlo ancora, ma qui… è vero, qui mi sento troppo coinvolto perché questo, nonostante tutto, è il mio popolo e io non posso dimenticarlo. Non voglio che persone innocenti vengano uccise, ma non voglio nemmeno che i Sassoni facciano del male a te o che distruggano i villaggi dei Norreni. Quando sono partito per Kattegat la situazione era perfetta, Sassoni e Vichinghi vivevano fianco a fianco, si rispettavano e si aiutavano e accettavano credenze e tradizioni diverse. Era stato proprio Alfred a creare questo miracolo e adesso non capisco… non capisco perché non possa essere più così!”

Ivar aveva già dimenticato la discussione di pochi istanti prima e, intenerito, strinse Aethelred tra le braccia.

“Non lo so. Potrei dare la colpa a Harald, dire che è stato lui a spezzare l’equilibrio con le sue razzie… ma, evidentemente, le cose non andavano più bene già da tempo, perché la reazione dei Sassoni è stata eccessiva e non ha punito Harald e i suoi, bensì contadini che non facevano male a nessuno” replicò. “Nemmeno io voglio massacrare donne e bambini, ovviamente i nostri guerrieri si concentreranno sui soldati e, magari, le persone inermi riusciranno a mettersi al riparo… ma non tornerò indietro, non rinuncerò al mio piano di attacco. I Sassoni devono pagare per quello che hanno fatto ai villaggi dei Vichinghi e chissà… magari sarò proprio io a riportare quell’equilibrio e quella pace che tu avevi ammirato. Sarebbe la prima volta per me, portare la pace invece del caos, ma sarebbe una novità interessante, non ti pare?”

Aethelred si sforzò di sorridere, stringendosi al compagno.

“Io però… io non so se riuscirò a combattere contro i Sassoni” mormorò.

“E io non te lo chiederò, Aethelred” promise Ivar.

Un bacio lungo e disperato unì i due giovani, un abbraccio che cercava di riscaldarli, di riunirli ancora una volta in una situazione che voleva vederli su opposti fronti. L’amore avrebbe dovuto essere più forte di tutto il resto, l’amore avrebbe dovuto sciogliere le rivalità e le guerre come il sole con la neve, ma… come sarebbe andata a finire stavolta?

La situazione a Kattegat, intanto, sembrava altrettanto complicata. Orlyg aveva raccontato tutto a Nissa, la serva di Ingrid sua amica, e insieme avevano deciso che non avrebbero mai fatto del male alla Regina ma, al contrario, sarebbe stato Erik a morire.

“Tu non dovrai fare niente” disse Nissa all’uomo, “non sarà difficile uccidere Erik. Quel ragazzino, Tiago, esce dalla dimora regale ogni mattina e Erik resta da solo nella sua stanza. Spesso ordina a qualche serva di andare da lui e la costringe a fare sesso, ne abusa e la picchia se si rifiuta. Domattina sarò io ad andare da lui e fingerò di volerci andare a letto e poi… poi gli taglierò la gola con un pugnale! La nostra Regina Ingrid non dovrà più preoccuparsi di lui.”

“E la Regina Ingrid mi ricompenserà per aver rivelato i piani di Erik?” domandò Orlyg. “Lui mi aveva promesso un pezzo di terra, la possibilità di costruirmi una casa tutta mia…”

Nissa scoppiò a ridere.

“Erik non ha il potere di promettere un bel niente, la terra non è sua e non può darla a nessuno!” ribatté. “Però, visto che ti sei mostrato leale alla Regina, sarà lei stessa a ricompensarti.”

In realtà Nissa non poteva assicurare alcuna ricompensa a Orlyg, visto che, comunque, a Kattegat era Bjorn a regnare e di certo non avrebbe premiato chi avesse ucciso un suo caro amico e consigliere… ma non era il caso di dirlo in quel momento!

E così la mattina successiva le cose andarono proprio come aveva detto Nissa: Tiago lasciò Erik da solo nella sua stanza per andare ancora una volta in cerca dell’oggetto maledetto da distruggere per restituirgli la vista. Quello che Nissa non sapeva, però, era che il giovane spagnolo era già a buon punto nella sua ricerca e che, anzi, nonostante la stanchezza e i malesseri causatigli da Ingrid era quasi riuscito a localizzare quel manufatto stregato. Quel giorno non ebbe bisogno di recarsi nuovamente nella piana della battaglia contro i Rus’ perché riuscì a visualizzare ciò che cercava subito dopo essere uscito dalla dimora regale… e si diede mentalmente dello sciocco per non averci pensato subito. Ingrid aveva collocato l’oggetto stregato proprio sotto il suo letto, nascosto tra coperte e pellicce, dalla parte in cui aveva dormito Erik e il sortilegio nefasto aveva agito su di lui durante la notte, accecandolo.

Sollevato, Tiago rientrò prima del previsto. Voleva raccontare subito a Erik quello che aveva scoperto e dirgli che molto presto si sarebbe impadronito del manufatto. Chissà, forse quella sera stessa avrebbe potuto restituirgli la vista! Certo doveva attendere che Ingrid lasciasse la sua stanza, ma poteva approfittare dell’ora di pranzo o di cena, quando spesso la Regina si recava in Sala Grande per mangiare con Bjorn e Gunnhild. Non sarebbe stato difficile come temeva e si sentiva finalmente leggero, liberato dal peso e dalla tensione che lo avevano tormentato per tanti giorni. Continuava ad avere mal di testa, nausea, debolezza… ma anche quei malesseri erano alleviati grazie all’entusiasmo di aver finalmente trovato quello che aveva cercato disperatamente. L’incubo stava per finire, Erik avrebbe visto di nuovo!

E invece l’incubo se lo trovò davanti, il povero Tiago, proprio mentre apriva la porta della stanza di Erik. Si fermò sulla soglia, incredulo di fronte alla scena che gli si presentava davanti agli occhi: l’uomo era disteso sul letto, nudo, e una delle serve di Ingrid, una donna dai riccioli rossi, stava sopra di lui in un atteggiamento che lasciava ben poco all’immaginazione! Il ragazzo entrò nella stanza, completamente ignorato dai due, e si strofinò gli occhi per essere sicuro che fosse tutto vero, che non si trattasse di un’allucinazione magari mandata da Ingrid, legata al suo maleficio… No, non poteva illudersi, Erik era davvero a letto con quella serva e sembrava spassarsela parecchio, rideva, cercava di afferrare la donna e di attirarla verso di sé.

“Dai, vieni giù” le diceva, ma lei continuava a ritrarsi, si muoveva sopra di lui ma evidentemente non aveva nessuna voglia di ulteriori interazioni. Così Erik le afferrò i capelli e la strattonò verso di sé, continuando a ridere, come se fosse tutto uno scherzo per lui. Quando Nissa si scostò ancora una volta, Erik la colpì in faccia con uno schiaffo e a quel punto la donna interruppe il rapporto, seccata, e si staccò da lui.

Tiago continuava a fissare la scena come se fosse ipnotizzato, sentendosi prigioniero di un incubo terribile dal quale non riusciva ad uscire. Un macigno di dolore gli premeva nel petto, contro il cuore, e non capiva se soffrisse di più nel vedere che Erik si comportava nel modo brutale e aggressivo di cui parlava sempre Ingrid o se invece fosse proprio vederlo con un’altra donna a farlo stare male. Era dunque quello il vero Erik? Un uomo che nascondeva dietro una facciata di lealtà e coraggio un carattere violento e prepotente? E per quale motivo lui, Tiago, doveva essere deluso o, peggio, sentirsi straziare perché quell’uomo faceva i suoi comodi anche con altre serve, oltre a divertirsi con lui? Non era forse un servitore tale e quale a loro? Senza sapere neanche lui il perché, sentì le lacrime pungergli dolorosamente gli occhi… ma poi avvenne qualcosa che lo spinse a ignorare il suo dolore, a inghiottire le lacrime non versate e ad agire: Nissa si era staccata da Erik dopo che lui l’aveva schiaffeggiata, ma non aveva lasciato la stanza, anzi si era diretta verso un cassettone dov’era appoggiato un pugnale e adesso si stava avvicinando nuovamente all’uomo brandendo l’arma. Erik, ovviamente, non poteva vederla e continuava a ridere e a chiamarla.

“Andiamo, schiava, non te la sarai mica presa? Stavo solo scherzando” diceva Erik, ignaro della minaccia e piuttosto divertito. “Vieni qui, svelta!”

“Eccomi, sto arrivando” rispose con un sogghigno Nissa, pronta a tagliargli la gola.

Fu a quel punto che Tiago intervenne. Nissa non l’aveva visto, non sapeva che lui fosse lì e restò interdetta quando si sentì afferrare il polso con una mano e allacciare un braccio alla vita. Allibita, non ebbe neanche il tempo di pensare a una reazione e lasciò cadere il coltello. Subito Tiago liberò la donna, afferrò il pugnale e lo puntò verso di lei.

“Non voglio farti del male, ma lo farò se mi costringi” disse il ragazzo, con voce calma e per questo tanto più minacciosa. “Perché volevi uccidere Erik? Chi ti manda? La Regina Ingrid ti ha ordinato di farlo?”

Nissa era ancora più sorpresa ora che aveva visto che era stato proprio Tiago a fermarla. Tiago, quel ragazzino che stava sempre appresso a Erik, che si occupava di lui, che lo accontentava in tutto… ma come? Sarebbe dovuto essere lui il primo a odiarlo e a desiderarne la morte!

“Nessuno mi ha ordinato niente. Quest’uomo fa così tutti i giorni quando non ci sei, chiama le serve della dimora regale fingendo di aver bisogno di aiuto e poi abusa di loro” rispose la donna, brusca. “Ha fatto così anche con me, mi ha picchiata, vedi come mi sanguina il labbro? Volevo solo difendermi…”

Intanto Erik, che ovviamente non vedeva cosa stava accadendo ma sentiva tutto, era molto agitato.

“Che sta succedendo? Tiago? Cosa ci fai qui?” domandava, ma nessuno badava a lui.

“Non sei in una bella posizione” ribatté Tiago rivolto alla donna, ancora calmissimo. “Re Bjorn è molto affezionato a Erik e temo che non condannerebbe le abitudini sessuali del suo amico. Invece condannerebbe te per averlo ucciso, sei una serva come me, la tua parola non conterebbe niente contro quella di Erik.”

“E allora cosa dovrei fare? Lasciare che questo verme schifoso continui a fare i suoi comodi con noi serve? Ma tu da che parte stai?”

“Cerco di stare dalla parte di tutti” rispose semplicemente il ragazzo. “Tu e le altre serve non avete nessun motivo per obbedire ad Erik se vi chiama qui nella sua stanza, non ci venite e basta, oppure mandate un servitore. In questo modo non vi farà più del male, visto che non può girare liberamente per il palazzo. Io ti lascio andare, non voglio denunciarti al Re, ma lo farò se penserò che sei ancora un pericolo per lui. Possiamo fare un accordo? Tu lasci in pace Erik e io lascerò in pace te.”

“Erik voleva uccidere la mia Regina!” rivelò Nissa. “Ha mandato un servo per eliminarla, per fortuna quel servo è un mio amico e mi ha detto tutto, ma io non posso permettere che la Regina Ingrid subisca ancora delle minacce.”

Tiago avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo, esasperato. Era mai possibile? Ancora una volta era stato Erik a commettere una sciocchezza e adesso lui doveva risolvere tutto! La cosa iniziava a diventare faticosa…

“Nell’accordo è compresa anche questa promessa: Erik non tenterà più di fare del male alla Regina Ingrid, te lo posso assicurare, parlerò con Re Bjorn e gli chiederò una speciale protezione per lei” giurò Tiago. “Ma neanche Erik deve correre più alcun rischio, sei disposta a promettermelo?”

Nissa era sempre più sorpresa, ma a quel punto cosa poteva fare? Nonostante tutto aveva fiducia in Tiago e non voleva rischiare. Si strinse nelle spalle e fece un sorrisetto.

“Va bene, te lo prometto, abbiamo un accordo” concluse. “Ma, seriamente, Tiago, vuoi davvero continuare a servire in ogni modo quest’uomo? Non merita niente da te, per lui tu non sei niente, mentre vai in giro per cercare nuovi rimedi per guarire la sua cecità lui si porta a letto delle serve… e per lui tu sei come loro. È davvero questo che vuoi? Essere la sua sgualdrina?”

Tiago restò impassibile, anche se il cuore gli si trafisse come se Nissa lo avesse colpito con quel pugnale.

“Io sono fedele e leale a Erik, non importa se lui non mi considera” replicò. “So di essere solo un servo, perché mai dovrei pensare di valere più di te o di chiunque altra?”

Nissa era sgomenta, tuttavia quella era la vita di Tiago, facesse pure quello che voleva.

“Va bene, se è questo che vuoi” disse. “Allora tra noi siamo a posto così.”

“Siamo a posto così” ribadì il ragazzo.

Nissa uscì dalla stanza senza che Tiago le restituisse il pugnale e lei non si azzardò a chiederlo.

Il confronto più difficile, però, arrivava adesso.

“Tiago, io… ecco, non so cosa tu abbia visto, ma non puoi credere a quello che dice quella schiava, le schiave sono tutte bugiarde” disse in fretta Erik, senza accorgersi che, in quel modo, peggiorava ulteriormente la sua già precaria posizione. “Quella è venuta da me fingendo di voler fare sesso e invece voleva uccidermi, l’hai sentita, no?”

“Ho visto abbastanza, sì” fu la laconica risposta di Tiago. “È vero che hai mandato un servitore per uccidere la Regina Ingrid?”

Erik era confuso dalla freddezza del ragazzo, allungava il braccio sperando di trovarlo e di poterlo attirare a sé nel letto e intanto spiegava la sua versione dei fatti.

“Sì, è vero” ammise. “Lo so, è stata un’imprudenza, non mi sarei dovuto fidare di quello schiavo… ma io l’ho fatto per te, Tiago! Non capisci? Tu sei stato male, in questi giorni, ed è stata sicuramente Ingrid con qualche suo sortilegio, come ha fatto a me. Ho pensato che, se fosse morta, anche i suoi incantesimi sarebbero svaniti: io avrei riavuto la vista e tu saresti stato bene. L’ho fatto solo per questo, Tiago, te lo giuro!”

Questo, Tiago poteva anche concederglielo.

“È vero, se Ingrid morisse i suoi incantesimi svanirebbero con lei, ma io non voglio che muoia, io non voglio fare del male a nessuno. Sarò io a ridarti la vista, anzi, ero venuto a dirti che ho finalmente localizzato l’oggetto maledetto e ora mi basterà distruggerlo per farti vedere di nuovo. Ma tu non dovrai mai più tentare di fare del male a Ingrid, è chiaro? Lei è comunque la Regina dei Norreni ed è sotto la protezione di Re Bjorn, tu non devi tentare niente contro di lei. Mai più.”

Erik poteva solo cedere e, in fondo, non gli dispiaceva. Se Tiago aveva trovato quell’oggetto avrebbe spezzato comunque l’incantesimo e tutto sarebbe finito come aveva pianificato lui.

“Va bene, ti giuro che non proverò mai più a fare del male a Ingrid. Anzi, questa volta ho davvero capito la lezione e non mi avvicinerò neanche più a lei, quando potrò evitarlo. Va bene così? Ora puoi venire qui vicino a me?” tentò di nuovo l’uomo.

Tiago, però, non si avvicinò. Uscì dalla stanza per parlare brevemente a qualcuno e poi rientrò, sempre con lo stesso fare distaccato.

“Ho chiamato dei servitori perché ti portino una tinozza di acqua calda e dei teli, così potrai lavarti” disse. “Io andrò a parlare con Re Bjorn della protezione per Ingrid. E gli dirò anche di non farti più avvicinare le serve della dimora regale… perché è vero quello che mi ha detto Nissa, no? Tu le fai venire qui e abusi di loro?”

“Io… ma non significano niente per me… è soltanto che sono qui, da solo, e mi sento inutile e impotente mentre tu rischi per me e allora…”

“Non mi interessa il motivo, non deve più accadere” lo interruppe Tiago. “Questa è una cosa che facevi da ragazzo come trafficante di schiavi e non può avvenire nella dimora di Re Bjorn.”

“Ma non è la stessa cosa, Tiago, è solo che tu mi manchi e mi preoccupo per te e…”

Questa volta, però, il giovane spagnolo non si lasciò incantare dalle parole di Erik e, mentre i servitori entravano nella stanza con una tinozza di acqua calda e dei teli puliti, uscì per andare a parlare con Bjorn della situazione. Sapeva che il Re avrebbe risolto tutto, ma non era affatto tranquillo come mostrava di essere. Si sentiva addolorato, mortificato, usato e tradito. Era deluso dal comportamento di Erik e ripensava alle parole di Nissa: lui era solo la sua sgualdrina? Per Erik era tuttora uno schiavo da usare per il piacere e per tutto il resto e da sostituire in sua assenza?

Tiago non voleva piangere ma, anche se il suo viso non rivelava niente, la sua anima e il suo cuore gemevano di dolore.

Fine capitolo quattordicesimo

 

 

 

 

   
 
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