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Autore: Teo5Astor    09/03/2022    7 recensioni
Quanto può essere labile il confine che separa sogno e realtà, sanità mentale e pazzia, amore e odio?
Quanto può far male il non riuscire a trovare il proprio posto nel mondo? Quanto può renderci fragili e allo stesso tempo forti il rincorrere un amore che sembra impossibile?
E quanto può essere forte il bisogno di evadere? La necessità di sentirsi davvero liberi, per una volta? Di fregarsene di tutto?
Quante domande ci poniamo? Quanti dubbi ci bloccano?
Lazuli Eighteen cercherà le sue risposte, ritrovandosi catapultata in un mondo incantato dove ogni cosa sembra essere possibile e dove tutto appare assurdo e allo stesso tempo perfetto.
Un viaggio nel Paese delle Meraviglie, in mezzo a personaggi straordinari, ma, soprattutto, un viaggio dentro sé stessa.
Alla ricerca di sé stessa.
Un viaggio nell'amore e nell'amicizia, nelle gioie e nei dolori che la vita ci mette davanti.
Una sfida ai sentimenti e alle paure.
Con un ragazzo un po' matto con un cappello calcato sulla testa pronto ad aiutarla, a indicarle la via e a regalarle quel sorriso di cui tutti, in fondo, avremmo bisogno nei momenti difficili.
Benvenuti a "Lazuli in Wonderland", rivisitazione libera di "Alice in Wonderland"
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Bulma, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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25 - La Regina di Cuori
 
 
"Oh, che bella sorpresa! Finalmente sei arrivata, ti stavamo aspettando!"
Una voce anziana, calma e gentile, richiamò all'improvviso l'attenzione di Lazuli, che si voltò di scatto, ancora intenta a fissare stranita il vecchio intento a guardare la televisione e fare ginnastica.
Dal mare stava infatti emergendo una grossa tartaruga marrone, che avanzava sulla sabbia sorridendo dolcemente. Aveva le palpebre leggermente abbassate e l'aria molto vissuta. Esprimeva una grande bontà e un'enorme saggezza.
Lazuli sorrise a sua volta, rassicurata dalla presenza di quell'animale parlante che le dava molte più garanzie del vecchio pervertito di cui continuava a sentire gli strepiti eccitati grazie alle ragazze che stava divorando con gli occhi alla TV.
Entrambi avevano un'aria familiare, e Lazuli si rese presto conto del perché: il vecchio maniaco altri non era che Muten, il proprietario del Wonderland, il locale dove lavorava Radish, nonché primo maestro di arti marziali di Goku quando era ancora un bambino. Si era sempre chiesta come un rachitico essere del genere avesse potuto ricoprire un simile ruolo fino a una ventina di anni prima. Il rettile che continuava ad avanzare verso di lei, invece, altri non era che Umigame, la tartarughina d'acqua che viveva in una vaschetta accanto alla cassa del Wonderland. Solo che era diventata enorme, e in più parlava.
"Sei... sei tu, Umigame? Ma, come..." farfugliò Lazuli, allungando una mano verso di lui.
Gli accarezzò la testa rugosa e bagnata delicatamente. Era una cosa che le piaceva fare quando andava a trovare Radish e si soffermava su quella piccola tartaruga.
Umigame la lasciò fare, sembrava felice.
"Certo, chi dovrei essere?" le rispose. "Tu, piuttosto, hai capito chi sei?"
Lazuli rimase in silenzio per un istante, osservando il mare cristallino. Era un paesaggio meraviglioso.
Da sempre avrebbe desiderato essere come il mare. Quel mare così forte, in grado di fregarsene di tutto e di tutti. Di essere solo sfiorato dalla pioggia o baciato dal sole, immutabile. Un mare capace di inghiottire chi non sapeva restare a galla e cullare chi si meritava la sua presenza. Forse lei era troppo sensibile, anche se non lo dimostrava. Anche se nessuno lo sapeva. O quasi, nessuno.
"Io... credo di sì. Penso di aver capito chi sono" accennò un sorriso Lazuli, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "O meglio, cosa sono: sono matta".
"Certo che lo sei, altrimenti non saresti qui" le spiegò Umigame. "Hai anche capito quello che vuoi diventare?"
Lazuli non dovette riflettere molto, aveva capito sul serio quello che voleva dalla vita: mettersi insieme a Radish e cambiare lavoro. Provare a correre il rischio di essere felice, insomma. Però lì era diverso, in quel mondo aveva un compito, una missione. E doveva portarla a termine, se voleva raggiungere la felicità a cui mirava.
"Io voglio diventare la Regina di Cuori e sconfiggere Cell una volta per tutte".
"Molto bene" applaudì la tartaruga con le sue robuste zampe pinnate. "Come vanno le cose nel Wonderland?"
"Non molto bene, direi. Ho bisogno di te per diventare più forte. Mi hanno detto di cercare la Finta Tartaruga" rispose Lazuli.
"È per questo che ti stavamo aspettando. Siamo entrambi troppo vecchi per illuderci che senza di te ce la faranno a riportare la pace. Ne abbiamo visti tanti di nemici, ma nessuno come Cell" spiegò la tartaruga, indicando col capo Muten, che stava ridendo beatamente con aria sognante mentre sfogliava una rivista di cui Lazuli poteva ben immaginare il contenuto. "È lui che può aiutarti, non io. Andiamo dalla Finta Tartaruga".
 
"Ma ciao Lazuli! Ti stavo aspettando!" esclamò Muten, abbassandosi gli occhiali da sole per poter osservare meglio la ragazza e gettando sulla sdraio la rivista che stava sfogliando. "Mi spieghi come fai ad essere ogni volta più bella?!"
"E tu mi spieghi come fai ad essere ogni volta più pervertito?!" sbuffò lei, gelida, buttando un occhio sul giornaletto decisamente osé che giaceva sulla sdraio e alla televisione ancora sintonizzata su quello strano programma di ginnastica.
"Ah, sei sempre simpatica, vedo, oltre che incantevole!" rise Muten, avvicinandosi languido. "Non lo daresti un bacetto a un povero vecchietto? Un'ultima gioia dopo una vita di fatiche e sofferenze?"
"Scordatelo!" ringhiò lei, dandogli un pugno in mezzo alla testa che lo fece ribaltare all'indietro sul guscio che portava sulla schiena. "Se è uno scherzo, sappi che non ho tempo da perdere! Radish mi ha detto che la Finta Tartaruga mi avrebbe resa in grado di sconfiggere Cell! Sei tu o no?!"
"Certo! Certo che sono io la Finta Tartaruga" ridacchiò Muten, disteso sulla sabbia, sistemandosi gli occhiali da sole sul naso. "E Radish è proprio un caro ragazzo, molto saggio! E, soprattutto, decisamente fortunato" aggiunse con aria sognante.
Lazuli si rese conto che le stava sbirciando sotto la gonna e si sentì ribollire il sangue nelle vene.
"Ti ho già detto che non ho tempo da perdere con un vecchio maniaco come te!" sbraitò, paonazza, prima di calciare un cumulo di sabbia così forte da ricoprire la testa di Muten, che cominciò a tossire e ad annaspare.
"Oh, no, maestro!" accorse la tartaruga, aiutandolo a rialzarsi e a scrollarsi di dosso la sabbia dagli occhi, dal naso e dalla bocca.
Il vecchio, si rialzò, sorridendo beato e continuando a tossire. Un rivolo di sangue gli penzolava ancora dal naso.
"Fai proprio schifo. Sei disgustoso" osservò schifata Lazuli, incrociando le braccia sotto il seno. "Non ti vergogni?!"
"Eh, eh! Non posso farci niente, cara Lazuli!" ridacchiò il vecchio, grattandosi la nuca pelata. "Però devo dire che mi sembri diversa! Sei molto più forte e sicura di te, brava! Ti affido il mio Rad, ormai è come se fossi suo nonno ah, ah, ah! Avete la mia benedizione, ragazzi!"
"Io... grazie..." farfugliò Lazuli, imbarazzata, arrossendo leggermente e distogliendo lo sguardo. "Però... però ciò non toglie che la situazione è grave e io non ho tempo! Come puoi essere un maestro?! Maestro di cosa? Di perversioni?!"
"Sei diventata anche più simpatica, Lazuli! Si vede che passi tanto tempo con Radish!" rise Muten, asciugandosi le lacrime. "Adoro l'umorismo di quel ragazzo! Allora, siete andati a letto insieme?"
"Ti ho detto di piantarla!" sbottò lei, paonazza e furibonda.
Si sentiva al limite. Se avesse continuato così, avrebbe fatto fuori lui, altro che Cell.
"Ma è davvero un maestro!" intervenne Umigame, pacata, cercando di riportare la calma. "Adesso basta, Muten, cerca di essere serio. E raccontale perché sei un maestro" aggiunse, guardando il vecchio.
Muten si schiarì la voce e si sedette su uno scoglio con fare solenne, rivolto verso il mare. Raccolse dalla sabbia un bastone nodoso e lo strinse in una mano. Forse voleva darsi un'aria più saggia, ma, secondo Lazuli, sembrava ancora più stupido.
Si chiuse in un silenzio lungo diversi secondi. Un silenzio che non fece altro che irritarla ancora di più.
"Allora, prima di tutto dimmi se sei davvero tu la Finta Tartaruga!" sibilò, impaziente.
"Certo che lo sono, te l'ho già detto! Però vedi, dolcezza, io, prima di tutto, una volta insomma, ero una vera tartaruga" rispose mestamente Muten, scoppiando poi in lacrime.
Lazuli non capiva se fosse serio o se la stesse prendendo in giro. Ritenne più probabile la seconda opzione, e lei odiava essere presa in giro.
"Ok, me ne vado" sbuffò, voltandosi.
"No, no, aspetta la fine della storia!" la richiamò Muten, e lei si voltò alzando gli occhi al cielo e poi squadrando con aria severa anche Umigame.
La sua ira funesta non avrebbe risparmiato nemmeno il simpatico rettile se l'avrebbero presa in giro di nuovo, e lui parve capirlo benissimo.
"Muten viene chiamato Finta Tartaruga perché porta sulla schiena quel guscio e perché vive con me, che sono la Vera Tartaruga" spiegò, cercando nuovamente di riportare la calma su quella piccola ma improvvisamente rovente spiaggia. "Però è un vero maestro lui! Dai, spiegaglielo!" aggiunse, esortando il vecchio compagno.
"Ebbene sì, tanti anni fa, io insegnavo in mare" riprese Muten. "Ero un giovane Tartarugone, ma i miei allievi mi chiamavano Testuggine".
"Perché ti chiamavano Testuggine allora?" domandò Lazuli, alzando gli occhi al cielo. "Avrei già la risposta, ma non la dico perché sono una signora...".
"Te l'ho detto che più passa il tempo e più diventi simpatica, oltre che bella, Lazuli cara!" rise la Finta Tartaruga. "Sei sicura di non volermi far vedere le mutandine? Solo una sbirciatina, eh!"
"Adesso giuro che ti sbatto in mare e che ti tengo la testa sott'acqua fino a farti affogare!" ringhiò la ragazza, spazientita, avanzando a passo di carica.
Umigame si frappose tra lei e il vecchio, sollevandosi in qualche modo sulle pinne posteriori e spalancando quelle anteriori, sbarrandole la strada.
"Devi avere pazienza Lazuli, purtroppo è un po' matto anche il maestro! Altrimenti non sarebbe qui!" provò a spiegare con gentilezza.
"Tu invece sei matto?!" sibilò Lazuli, fissando la Vera Tartaruga dritta nei suoi piccoli occhi.
"Questa domanda dovresti porla a te stessa, amica mia. Sei tu che stai discutendo con una gigantesca tartaruga parlante e la reputi una cosa normale" sorrise Umigame.
Lazuli abbassò la testa e respirò profondamente, cercando di calmarsi.
"Avanti, concludi la tua stupida storia" sbottò, rivolta a Muten.
Pensò che forse quella era una prova che doveva superare. Una sorta di ennesimo limite a cui poteva dimostrarsi in grado di saper portare la propria pazienza. Una resistenza mentale che l'avrebbe resa abbastanza forte da eliminare Cell.
"Dunque..." si schiarì la voce Muten. "Ci tenevo a dirti che quando ti arrabbi diventi ancora più carina, lo sai?" aggiunse, guadagnandosi l'ennesima occhiataccia spiritata da parte di Lazuli. "E poi... mi chiamano Testuggine perché davo i testi da studiare. Testuggine, testi... ovvio, no?"
"In effetti è ovvio" annuì Umigame.
Lazuli si limitò a squadrare prima uno e poi l'altro, e si sforzò di contare fino a dieci, prima di esplodere. Anzi, contò fino a cinquanta, ma questo non bastò a evitare che scendesse il gelo in quella spiaggia in realtà incandescente.
"E-Ecco... come ti dicevo, andavamo a scuola nel mare e..." riprese Muten, intimorito dalla crudeltà dello sguardo del demone dalla faccia angelica che non smetteva di fissarlo con fare intimidatorio.
"E cosa insegnavi a quei poveretti dei tuoi alunni?!" lo interruppe Lazuli.
Iniziava ad avere fretta.
"A Reggere e Vivere, naturalmente, per cominciare" rispose il vecchio.
"Leggere e Scrivere, vorrai dire..." sbuffò lei.
"In mare le cose sono un po' diverse..." provò a intromettersi timidamente Umigame.
"Ben detto! E insegnavo anche le operazioni della matematica: Ambizione, Soppressione, Mostrificazione e Derisione" continuò Muten, fiero di sé.
"Io al massimo conosco l'Addizione, la Sottrazione, la Moltiplicazione e la Divisione" sibilò Lazuli, prima di accennare un sorriso diabolico. "Però ammetto che sarei tentata di imparare questa fantomatica Soppressione e sperimentarla su una Finta Tartaruga".
"Ah, ah, ah! Mi fai morire, Lazuli!" rise Muten, grattandosi la nuca.
"È letteralmente quello a cui ambisco, se non la pianti" rispose lei lapidaria. "E poi che roba sarebbe la Mostrificazione?!"
"Beh, è normale che tu non la conosca. Sicuramente tu sei esperta in Bellficazione, in effetti" ribatté Muten, pensieroso.
Lazuli osservò Umigame, come se si aspettasse da lui un motivo valido per non andare dal vecchio, prendergli il bastone dalle mani e spaccarglielo in testa.
"La Bellificazione... significa... rendere... qualcosa più bella" spiegò la tartaruga, visibilmente intimorita, deglutendo il nulla.
"Tu saresti diventata sicuramente la professoressa più ambita in Bellificazione se fossi vissuta in mare, dolce Lazuli!" esclamò Muten. "È evidente, bella come sei!"
Lazuli si schiaffò una mano sulla fronte e guardò di nuovo verso il cielo, esasperata.
"Non mi interessa cosa sarei diventata, mi importa solo che concludi questo cumulo di sciocchezze" sibilò. "Insegnavi altre materie assurde, presumo...".
"Sì, c'era la Scoria" annuì il vecchio, cominciando a contare le materie sulle punte delle sue dita sottili e rugose. "La Scoria antica e quella moderna, poi c'era Acquografia e Disdegno".
"Le persone normali studiano Storia, Geografia e Disegno, comunque..." incrociò le braccia sotto il seno Lazuli.
"Ma in questo mondo non ci sono persone normali, e nemmeno tu lo sei, altrimenti non saresti qui, dolcezza" sorrise Muten. "A un certo punto, poi, mi avevano affiancato un vecchio Anguillone esperto in Disdegno. Lui insegnava anche a fare Sguizzi e poi la Frittura ad olio".
Un Anguillone?! Schizzi e pittura ad olio, in un mondo dotato di senso.
Lazuli non sapeva se avrebbe dovuto sentirsi divertita da tutte quelle parole storpiate. Forse un giorno lo sarebbe stata. Forse quando avrebbe portato a termine la sua missione.
"Digli anche di quando è arrivato quel vecchio Granchio!" esclamò Umigame.
"Ah sì, quello era un sapientone, esperto di materie classiche! Insegnava Casino ed Eco!" spiegò Muten.
"Latino e Greco, magari..." sollevò appena un sopracciglio Lazuli. "E quante ore al giorno facevate studiare queste robe a quei poveretti dei vostri alunni?!"
"Dieci ore il primo giorno, nove il secondo, e così via" rispose la Finta Tartaruga, come fosse un'ovvietà.
"Ma che programma scolastico è?!" chiese lei.
"Non è un programma Scolastico, è un programma Scalastico! Mi sembra ovvio!" allargò le braccia il vecchio.
"Scalastico perché si scalano le ore" spiegò con un filo di voce Umigame, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Lazuli.
"Sono irritata e spazientita, non stupida. L'avevo capito" sillabò, prima di tornare a guardare Muten. "Adesso basta parlare di scuola, o di qualunque cosa tu abbia parlato fino adesso".
"In effetti la storia era finita" convenne la tartaruga.
"Allora ho superato la prova?! Posso andare?! Che strada devo prendere?!" esclamò lei, guardandosi attorno. Non vedeva porte e passaggi.
"Dipende tutto da dove vuoi andare" rispose Muten.
"Voglio andare al Cell Game e sconfiggere quel mostro una volta per tutte!" annunciò lei, senza esitare. "Sono diventata abbastanza forte?!"
Il vecchio si fece serio. Umigame anche.
"Ti sembra di essere diventata la Regina di Cuori?" gli chiese Muten.
"No... e non capisco come potrei diventarlo" sbuffò Lazuli.
"Allora devi fidarti di una Finta Tartaruga come me" stabilì il vecchio, saltando giù dallo scoglio.
"Non hai superato nessuna prova. Anche perché non era una prova, era solo una storia per conoscerci meglio" spiegò Umigame.
"E, adesso che ti ho conosciuta sul serio, posso dirti che sei la persona giusta per salvare questo mondo" disse Muten, solenne. "Sei pronta a seguire i miei allenamenti senza fiatare e lamentarti?!"
"Sì!" rispose Lazuli, con tono quasi militaresco.
"Sei pronta a tirare fuori tutto il tuo potenziale latente?!"
"Sì!"
"Sei pronta a farmi dare un'occhiata alle tue mutand-...".
"No! Razza di schifoso!" lo interruppe Lazuli, paonazza.
"Maestro, contegno per favore, almeno adesso!" lo richiamò all'ordine Umigame, mentre la Finta Tartaruga si asciugava il naso che colava di nuovo sangue.
"Giusto, giusto! Mi sembra giusto!" si ricompose.
Si sfilò gli occhiali da sole e fissò lo sguardo glaciale di Lazuli, serio come non mai.
"Sei pronta a seguirmi e a diventare la Regina di Cuori che salverà tutti noi?"
"Sì. Sono pronta".
 
 
 
 
 
 
 
Note: eccoci qui, al termine di un capitolo sostanzialmente di passaggio dedicato al disagio che spero vi abbia fatto sorridere un po' in questi tempi cupi! Lo so che il titolo era volutamente fuorviante, però c'è stato di mezzo Carnevale e ho voluto farvi uno scherzetto... niente Lazuli Regina stavolta, vedremo se la prossima sarà la volta buona!
In compenso ho voluto fare tante, ma davvero tante, citazioni dal libro di Carroll, perché questo è uno dei capitoli meno famosi della sua opera. Spero abbiate apprezzato anche questo! Umigame (il nome giapponese di Tartaruga) qui ricopre un po' il ruolo del Grifone, cioè colui che conduce Alice al cospetto della Finta Tartaruga, che non poteva essere altri che Muten come tutti voi avevate immaginato!
 
Un grazie speciale va come sempre a chi mi sostiene e mi supporta, a chi legge e a chi mi lascia le sue considerazioni, sempre fondamentali per me! Grazie poi a Sweetlove che mi ha fatto un paio di splendidi disegni in occasione del mio compleanno, oggi pubblico una meravigliosa Lazuli immersa nella natura.
 
Bene, tra due settimane vedremo in cosa consisterà l'allenamento speciale di Muten e se Lazuli sarà in grado di diventare la Regina di Cuori che tutti stanno aspettando.
Ce la farà in tempo per l'inizio del Cell Game? Muten regalerà altro disagio?
Il titolo del prossimo capitolo ricalca quello del cap. 10 di Alice in Wonderland: "La Quadriglia delle Aragoste".
Grazie ancora, ci vediamo tra due mercoledì.
 
Teo

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