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Autore: Strige_LiW    12/03/2022    3 recensioni
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Cerco coinquilini.
Il Manor presenta un ampio numero di camere il che implica la necessità di più Elfi Domestici, se questo è un problema l'annuncio non fa' per voi.
I candidati saranno sottoposti ad un intervista.
Il colloquio è aperto a quasi chiunque. Meglio ancora se ti reputi o se ti è stato fatto notare che non sei un tipo di persona facilmente desiderabile, quindi reietti e senzatetto sono ben accetti e oltremodo incoraggiati.
No ai francesi.
Meglio se non si conosce il francese e se invece lo parli è essenziale che non venga praticato in mia presenza.
Non è possibile Materiallizzarsi o Smaterializzarsi all'interno dei territori della villa ma solo nelle aree circostanti. Una fermata del Nottetempo non è lontana.
Gli animali vanno bene se addomesticati.
Non è richiesto alcun tipo di pagamento.
Se interessati mandate un gufo.
🦉
[Questa vuole essere una storia "leggera" ma anche riflessiva, che parli di legami, amicizie e del sentirsi inadeguati. Di come si possa maturare se si ci trova nel giusto ambiente e con le giuste persone]
Genere: Angst, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitoli  2
Azzurro




 

Come ogni qualunque giorno nel Wiltshire, la luce grigia del sole che penetrava attraverso le grandi vetrate illuminava a malapena la detestabile carta da parati del salotto principale.
Col passare del tempo, Darren aveva iniziato a sviluppare una vera e propria avversione nei confronti dell'azzurro. Per quanto una persona sana di mente potesse mai odiare un colore.
Nel suo caso, sorprendentemente tanto.
Lo stesso colore della libertà.
Il cielo, il mare, persino alcuni uccelli e molti pesci. Tutte le cose che danno l'idea di infinito, vasto, indipendente sono di un brillante colore azzurro. Ma qui, su questo maniero in cima a una collina tutto attorno a lui è intriso in un'uggiosa sfumatura di grigio, l'unica traccia di quel colore sono le claustrofobiche pareti della sua stessa gabbia.
Con un sospiro affranto affondò ancor più nella poltrona.

Inutile dire che ad occuparsi delle scelte di arredo era stata sua madre.
Prima dell'ultimo periodo a lui non era mai importato molto, se non nulla, di che aspetto avesse il Manor. E perché mai avrebbe dovuto? Per i sette anni più importanti della sua vita Hogwarts è stata quella che aveva sempre considerato casa. Abbandonare la scuola anche solo per le vacanze di Natale era una gran scocciatura per lui e quando finalmente giungeva l'estate e con suo fratello potevano divertirsi come dei qualunque adolescenti lontano dagli occhi attenti dei loro genitori, bastavano un paio di settimane al massimo prima che iniziasse ad attendere con ansia i primi giorni di settembre.

E no, questa nostalgia non era causata dalla tipica passione per la conoscenza dei Corvonero ne tantomeno dalla gioia scaturita all'idea di potersi ricongiungere ai suoi quasi inesistenti amici - perché si, a differenza di Ambrose, nonostante i due condividessero gli  stessi soldi e lo stesso cognome Darren era sempre stato considerato uno sfigato. No, tutto questo era dovuto al fatto che quando tra lui e i suoi genitori c'erano svariati chilometri di distanza e spesse mura di pietra a tenerli separati, sentiva finalmente il cappio che gli adornava il collo allentarsi e l'aria fluire più facilmente nei polmoni e gonfiargli il petto con vita nuova.
Insomma, ai suoi occhi Hogwarts era sempre stupenda, non importa quale  sfumatura avesse il celo mentre sfiorava la cima della torre di astronomia.

Al Manor invece...

Darren scattò in piedi, cercando un modo diverso di piangersi addosso e a grandi falcate attraversò la stanza fino a giungere al gran grammofano. Iniziò a cercare tra i vinili che aveva spostato da camera suo in salotto fino a quado non trovò quello che desiderava.
La musica in questa stanza aveva sempre un suono migliore.
Le note di Ca Plane Pour Moi riempirono il salotto e  senza perdere colpi prese la bottiglia di Whisky più costosa dal suo ripiano  - quella che suo padre tirava fuori per offrirla agli ospiti che desiderava impressionare-  e incominciò a mandare giù grandi sorsi.

"Allez hop! T'occupe, t'inquiète, touche pas ma planète
It's not today que le ciel me tombera sur la tête
Et que l'alcool me manquera
(Hou-hou-oou-oou!)
Ça plane pour moi" *

Con la bottiglia in una mano e la bacchetta nell'altra prese a saltare frenetico per la stanza a ritmo di musica. Ogni parola che pronunciava era perfettamente accentata e a tempo, a dispetto del corpo che anche volendo metterci impegno non sarebbe mai andato a ritmo con la musica. A ogni salto veniva rovesciato un po' di whisky e dopo un qualunque ampio e energico gesto delle braccia, dalla bacchetta partivano scintille incontrollate che si infrangevano contro ogni pezzo antico di mobilio, rovinando stoffe, distruggendo quadri e bruciando quell'orribile carta de parati.

Fantastico.




 

Il senso di gratificazione durò tutto sommato molto poco.
Non ricordava di aver chiuso gli occhi, figuriamoci di essersi addormentato. Ma adesso che a fatica sollevava le palpebre poteva notare che la stanza aveva dei toni molto più caldi, dati dalle candele che venivano accese quando calava il sole.
Sera quindi, pensò.

"La cena è in tavola Signore."

Impreparato a sentirsi rivolgere la parola sobbalzò,  e nella fretta di mettersi a sedere, sbattè il capo contro il tavolino basso del tè.

"Cazzo che male, porco Merlino...ssssh."

"La cena è in tavola Signore" la voce bassa è untuosa insistè ancora e se la prima volta era parsa infastidita ora in aggiunta aveva un malcelato tono divertito.

Col capo che girava ci mise un po' a mettere a fuoco la figura del suo elfo domestico, che curvo su se stesso lo guardava arcigno dalla soglia della porta.

"Si, si un attimo vecchia ciabatta. Ti ho sentito."

Anche se impegnato ad alzarsi senza inciampare nei suoi stessi piedi non mancò di notare il cipiglio di Crabby incupirsi ancor più.
Mentre si trascinava verso la porta non corse il rischio di dover evitare nessuna sedia a pezzi o calpestare vetri infranti. Non doveva domandarsi di chi fosse il merito. La stanza era come nuova, le uniche cose a testimonianza che le ultime ore non erano state solo che un vivido sogno erano la bottiglia ormai del tutto vuota e il suo mal di testa lancinante.
I due si guardarono per un po' con aria di sfida fino a quando con un gesto veloce della mano l'elfo non fece comparire una piccola ampolla di tonico.

"Grazie" boffacchiò Darren.

Crabby non rispose, aspettando a palmo aperto  che il mago ne tragurgitasse il contenuto e gli restituisse la boccetta. 

"Okay..."

"La cena è.."

"Si, si lo so. Risparmia il fiato."

I due scesero le scale in silenzio e si diressero fino alla sala da pranzo. Aveva provato a spiegare agl'elfi rimasti che era inutile imbandire una tavola solo per lui e che poteva benissimo mangiare nelle cucine, ma le sue parole erano state più che ignorate.
Una tavola così grande sembrava vuota anche quando erano tutti e quattro a sedervici attorno, figuriamoci adesso.
Tra l'argenteria e l'eccessiva quantità di pietanze poste sulla tovaglia fu' qualcos'altro a catturare la sua attenzione.

"E questo cos'è?"

Chiese mentre un altro elfo gli scostava la sedia per aiutarlo ad accomodarsi.

"La cena."

Okay.
Okay, aveva capito, Crabby era infastidito e lo stava palesemente prendendo per il culo ma Darren si rifiutava di dargli corda.
Trattenne l'impulso di stringersi il ponte del naso e con rassegnazione si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

"Dai, lo sai che intendo." sbuffò allungandosi sul tavolo per afferrare un grosso plico di lettere legate tra loro.

"I gufi portano lettere per il Signorino. Tutto il giorno solo lettere."

Il tono di Grabby aveva ancora una nota acida, ma non potè fare a meno di notare che l'epiteto con la quale era appena stato appellato era passato dal precedente "Signore" a qualcosa di molto più familiare. Bene, l'elfo stava già iniziando a perdonarlo di aver provato a distruggere uno dei salotti.

Riportò la sua attenzione al mucchio di corrispondenza che teneva tra le mani.
Magari la giornata poteva ancora migliorare, ma in caso ci fosse rischio del contrario, avrebbe aspettato dopo il dessert per leggerle. Non voleva correre il rischio di rovinarsi il dolce.
 







 






 


ANGOLINO AUTORE
Ciao ragazzi!
Come va?Spero che questo capitolo possa interessarvi più del precfedente! Mi farebbe molto piacere ricevere delle recensioni se non delle iscrizioni.
In questo capitolo vediamo un po' più nello specifico sia Darren che le circostanze che lo circondano! Non vedo l'ora di entrare nel vivo della storia!!
NOTE:

* questo è il link della canzone che Darren ascolta mentre distrugge il salotto:https://www.youtube.com/watch?v=lHE503VVqIE
** Il maniero che viene usato per il McKay Manor è ilWaddesdon Manor nel Buckinghamshire
  
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