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Autore: Musical    12/03/2022    0 recensioni
[Vile Bodies]
[Vile Bodies][Vile Bodies]
Le mille vicissitudini di Father & Mother, meglio conosciuti rispettivamente come Edward "Ginger" Littlejohn e Miles "Malpractice" Maitland, a cominciare dal loro primo incontro, durante il party svolto all'interno di un dirigibile.
[Miles/Ginger]
~
ATTENZIONE: escluso il primo capitolo, ambientato due anni dopo le vicende raccontate, gli altri saranno scritti a seconda dell'ispirazione e verranno ordinati cronologicamente una volta inseriti
Genere: Sentimentale, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Miles iniziò a fissarlo, la luce della candela metteva in ombra il suo viso, un vero peccato a detta di Ginger. Allungò una mano per accarezzargli la guancia, sfregando il pollice contro lo zigomo dell’altro uomo.

Miles, con le labbra dischiuse, non riusciva a distogliere lo sguardo, rapito dall’intensità con cui Ginger lo stava guardando. Il cuore era come impazzito, le mani cominciavano a prudere, desiderose com’erano di toccare, afferrare, stringere.

Inconsapevolmente, Miles si leccò le labbra, avvicinandosi un po’ di più.

Allo stesso modo, anche Ginger si chinò verso Miles, così da poter respirare il profumo dell’altro uomo. Avvertiva un malessere all’altezza del petto, come se un ferro rovente gli stesse trapassando le carni, spezzandogli il fiato.

Miles tentava in tutti i modi di trattenersi, ma le mani cominciarono a vagare lungo la vita e la schiena di Ginger, volendo sempre più, fameliche e vogliose di assaggiare quella carne senza la presenza dei vestiti.

“Ma-magari… Dovremo — ”

Ginger cominciò a parlare, ma Miles non lo lasciò terminare ché chiuse quei labili centimetri di distanza tra le loro labbra, una seconda volta, dopo mesi che non faceva altro che pensarci. Per quel che poteva, strinse Ginger a sé, stuzzicando e mordendo quelle labbra per avere finalmente accesso in quella bocca.

Ginger, d’altra parte, portò una mano dietro al collo di Miles, per non farlo allontanare, e l’altra tra quegli indomabili riccioli, stringendoli un po’. Non aveva idea di quello che stava facendo, sapeva solo che non voleva smettere per nessun motivo al mondo.

Miles s’allontanò un secondo, riaprendo lentamente gli occhi per vedere la reazione di Ginger. Lo stava fissando ancora con la stessa intensità, implorando qualcosa che riusciva a comprendere, una paura intrinseca che non si poteva spiegare a parole, ma che altre persone come loro avevano già provato. Miles strinse forte Ginger, che aveva cominciato a tremare.

“È… Questo è un bacio che si danno gli amici. Vero?”

Il tremolio della voce di Ginger gli fece sciogliere il cuore, mentre sentiva i capelli essere tirati dalle sue mani. Miles alzò una mano per accarezzare delicatamente la guancia di Ginger con le nocche.
Sapeva che quello era un momento delicato, non per lui, che aveva saputo da sempre di essere diverso dagli altri. Il momento in cui ci si rendeva conto d’essere attratti verso qualcuno che non rientrava nella normalità.
In passato, Miles non aveva avuto problemi a soddisfare la propria libido con gli altri suoi amanti, incurante dei loro demoni. Con Ginger, invece, un uomo che faceva sempre vedere d’essere diligente, dritto, attento alle norme, fece caso a quel velo di paura, che lo faceva assomigliare ad un bambino.

Sorrise intenerito, avvicinandosi leggermente, sfiorando le labbra di Ginger con le proprie.

“Gli amici fanno più di questo”, sussurrò, chiudendo gli occhi per baciarlo ancora una volta.

Ginger, da prima passivo, cominciò piano piano a ricambiare il bacio, prendendo poi sempre più confidenza. Sentì una paura che gli risaliva dalle viscere, come un mare oscuro che voleva trascinarlo a fondo ed affogarlo. S’aggrappò a Miles come se fosse un’ancora; più avvertiva quella paura, più stringeva Miles e più s’appropriava di quelle labbra, pronto a divorarle, strappargliele se necessario. Strinse quei ricci con forza, sentendo i denti che andavano a sbattere contro quelli di Miles. Mai aveva provato una simile sensazione, era come trovarsi sull’orlo di un precipizio e decidere di cadere, incurante di tutto quello che lo circondava. Era come andare in guerra armato di un fucile, con dentro un solo proiettile, e sentire l’adrenalina mista alla paura scorrere nelle vene.

Miles si fece trascinare da quella frenesia, non riuscì a trattenere un gemito di piacere quando Ginger gli strinse i capelli. Giocò un po’ con la lingua di Ginger, stuzzicandola e mordicchiandola, succhiandola, accennando un sorriso quando Ginger (forse inconsapevolmente) mugugnò soddisfatto contro la sua bocca.

Le ginocchia, per la posizione in cui si trovava, cominciavano a dolergli, ma Miles non ci fece caso, troppo concentrato nell’assaggiare quella bocca che sapeva di tabacco e vino. Due sostanze inebrianti che ben descrivevano il suo Capitano.

Ginger sentì il bisogno di stendersi sul materasso, portando Miles con sé; non riuscì a controllare il tremore che gli percorse la schiena quando sfregò la sua erezione contro quella di Miles. La realizzazione d’aver compiuto un simile gesto, però, lo fece fermare immediatamente e allontanare Miles.

I due uomini si guardarono, ansimanti, chi pronto per tuffarsi nuovamente in quel vortice di emozioni, e chi non era certo di star facendo la cosa giusta.

Ginger aveva iniziato ad accarezzare il petto e i fianchi di Miles, trovando piacevole e rilassante la sensazione della stoffa sotto le proprie dita, avvertendo leggermente il calore che quel corpo emanava. Non era molto credente, ma l’educazione che aveva ricevuto gli fece chiedere a Dio di perdonarlo. Stava peccando, stava peccando contro Dio, la sua anima sarebbe stata dannata per l’eternità. Il pensiero gli fece inarcare la schiena, alla disperata ricerca di un po’ di conforto.

Miles si lasciò accarezzare, rapito da quello sguardo. Fece il possibile per trattenersi e non scendere verso quelle labbra che lo chiamavano a gran voce. Non era molto credente, ma ciò che aveva sotto di sé gli fece ringraziare Dio. Non poteva muovere le mani, altrimenti avrebbe rischiato di cadere su Ginger, ma se avesse potuto, avrebbe tolto qualche ciuffo che copriva il volto del suo Capitano. Tuttavia, ciò non significava che non poteva muovere il bacino, trovando un po’ di sollievo in quel movimento.

Entrambi continuarono con quel movimento per alcuni minuti in religioso silenzio, guardandosi negli occhi, senza mai distrarsi. Miles scese ancora una volta su Ginger per impadronirsi di quelle labbra, appoggiandosi completamente sul suo petto per non avere un solo centimetro lontano da lui.

Ginger lo abbracciò e, con un colpo di fianchi, invertì le posizioni, trovandosi sopra. Quando sentì le mani di Miles che cominciarono a vagare sul suo corpo, scendendo sempre più giù fino a saggiare la consistenza dei suoi glutei, Ginger pose fine al bacio, ponendo una particolare e sconosciuta attenzione nello stringere tra le proprie labbra la lingua dell’altro e lasciarla andare lentamente.

“Miles… Io… Noi dovrem— ”

“Non vuoi continuare?”

Gli occhi lucidi di Miles non lasciarono alcuno scampo a Ginger, il quale sospirò affranto, voltando la testa alla sua sinistra… Come spiegare a parole quello che voleva, quello di cui aveva paura, senza risultare un benemerito omuncolo senza spina dorsale?

Miles allungò una mano per sfiorare nuovamente la guancia di Ginger, per poterlo vedere, scrutare nei suoi occhi quello che il suo Capitano celava. Notando, però, che Ginger non voleva collaborare, Miles pensò bene di chiamarlo, la voce gli uscì con un flebile sussurro.

“Eddy?”

Ginger, sentendo quel nomignolo, decise di voltarsi, e il fiato gli si bloccò nel vedere quello sguardo colmo di trepidazione ed aspettativa. Sentì le forze venirgli meno, le braccia cominciarono a tremare, tanto che fu costretto a stendersi completamente su Miles, nascondendo il volto nell’incavo del collo.

Miles, colto stranamente alla sprovvista, cominciò ad accarezzare la schiena di Ginger, in un futile tentativo di far passare quel momento. Si sentiva spaesato, desiderava con tutta la sua anima andare avanti, eppure aveva la sensazione che questo fosse più importante. Chiuse gli occhi, cominciò a prendere respiri profondi, mentre continuava ad accarezzare la schiena di Ginger, nella gola gli riverberavano note di canzoni che ormai sembravano appartenere ad un’epoca lontana. Sentiva Ginger tremare contro di sé, il suo respiro solleticargli il collo. Gli erano capitati uomini inizialmente restii a giacere con lui, ma una volta assicurato che il segreto sarebbe rimasto celato, tornavano ad essere gli amanti sfrenati che a Miles piacevano tanto, da giovane.

Decise di fare la cosa che pensava fosse la più giusta da fare. Aprì gli occhi e si schiarì la voce con un colpo di tosse. “Non devi preoccuparti, la Mamma è qui! Può aspettare fin quando non sarai pronto.”
A tutti gli uomini, con cui era giaciuto, piaceva quando usava quell’epiteto, magari per non sentirsi sbagliati.

Tuttavia, sentendo quelle parole, Ginger s’irrigidì e s’allontanò quel poco per guardare Miles negli occhi.

“Cosa intendi?”

Quella fu la prima volta che Miles fece fatica a trovare le parole: gli scappò un sorrisetto innocente, mentre cercava con lo sguardo una valida spiegazione.

“Beh, ecco… Cercavo di-di metterti a tuo agio”, gli uscì una risata forzata, fu poi il suo turno a distogliere lo sguardo da Ginger. “So che non è facile per…” fece un vago gesto con la mano, scoppiando a ridere per la situazione.

Ginger aggrucciò gli occhi e serrò le labbra; la frase di Miles era chiara, anche per uno come lui che non amava parlare per sotterfugi.

“Miles!”

Miles tornò a guardarlo immediatamente, gli occhi lucidi tremavano sotto lo sguardo grave di Ginger. Aveva una gran voglia di pensare ad altro, di fare altro, piuttosto che dire quello che provava.

“Sei un bruto”, sussurrò, non pienamente consapevole del motivo per cui l’aveva detto.

“Se è una donna che voglio, non starei qui. Cioè, ho avuto altre occasioni di poter giacere con donne bellissime, con Nina pure, ma non adesso. Quello che intendo è che non voglio pensare di giacere con una donna. Se è te che voglio, con te voglio giacere, lo sai.”

La risata che sfuggì a Miles fu più sincera, a tratti liberatoria, mentre l’uomo alzava una mano per giocare con la cravatta di Ginger, passandosela tra le dita, sfiorando il naso di Ginger con la punta della cravatta.

“Vediamo cosa si può fare…” s’avvicinò al volto di Ginger con un sorriso complice. “La Mamma potrebbe essere molto impegnata.”

“Speriamo che allora trovi un momento libero per Papà.”

Ginger, troppo preso a ridere della propria battuta, non si rese conto dello sguardo colpito di Miles, non accorgendosi che con una sola frase aveva realizzato un sogno che Miles covava da tanto tempo. Tra la Bright Young People, era lui che sapeva dare i migliori consigli, che sapeva consolare, che riusciva a far vedere il lato bello della vita. Nella sua mente, considerava tutto il loro gruppo come una famiglia, in cui lui faceva la madre, Adam, Archie e Nina i figli, Simon il lontano zio, e Agatha la zia spassosa. In quella famiglia, Miles aveva sempre sentito la mancanza di un altro elemento, che ricoprisse il ruolo paterno, un qualcuno che potesse aiutarlo a guidare il gruppo, a tenerlo unito. Aveva sperato che quel ruolo fosse di Tiger. Mai avrebbe immaginato che una persona come Ginger potesse essere perfetto per il ruolo di padre della Bright Young People. Miles strinse tra le dita la cravatta e la tirò, guidando Ginger verso le proprie labbra. Un mugolio di soddisfazione gli uscì dalle labbra avvertendo l’ardore con cui il suo Capitano lo stava ricambiando.

“Per Papà,” disse in un momento in cui s’era staccato per riprendere fiato, “posso fare un’eccezione.”

Si stava per avvicinare nuovamente a Ginger, quando venne fermato da una mano che si frappose tra le due bocche.

“Qualcosa non va?”

Quello fu il momento per Ginger di tornare a pensare ai propri dubbi, dimenticati momentaneamente per rassicurare Miles. Se era vero che, ormai non aveva più senso nasconderlo, desiderava giacere con lui, era altrettanto vero che l’idea lo terrorizzava come nient’altro aveva fatto. Non riuscì a rispondere, si morse le labbra perché era inaccettabile non avere una risposta. Cosa doveva fare? Cosa? Cosa? COSA?!

Miles si mise a sedere, prendendo di forza Ginger per stringerlo a sé, cogliendolo di sorpresa (la cosa gli fece anche piacere).

“Ricordi quando siamo venuti a vivere qui, Eddy?” sapeva che Ginger poco sopportava il suo vero nome, ma in quel momento sembrava assumere una tonalità più calda, intima. “È passato un po’ di tempo, no? Vedi, mi è mancata Londra, l’ho sempre rimpianta, le sue feste, i suoi giornali, Mr. Chatterbox, anche gli angeli di Mrs. Ape… Oddio, ricordo ancora quant’era stata noiosa quell’evangelista, una ciarlatana, come disse Lady Circumference… Qui a Parigi non ci saranno feste simili, non più, anche perchè con la guerra finita, beh…” Miles iniziò a guardare fuori dalla finestra, mentre con una mano aveva iniziato ad accarezzare i capelli di Ginger. “Ma ho scoperto che non m’importa. Sembra strano dirlo, ma è come essere finalmente libero!”

Ginger si scostò appena dall’abbraccio per guardare Miles. “Una cosa giusta, il tuo amico, l’ha fatta.”

Miles si mise a ridere, togliendosi qualche riccio che gli copriva gli occhi, guardò Ginger con aria civettuola, ammiccando un paio di volte. “È gelosia quella che sento, mio caro?”

L’espressione contrariata di Ginger fu un bellissimo premio. “Io non… Miles, guarda, non ho mai detto di essere geloso —”

“Vero, ma l’hai appena fatto capire!”

“Solo per quella frase?”

“Non solo… Ma stai tranquillo,” Miles s’avvicinò all’orecchio per sussurrare, “non diremo a nessuno che sei geloso di Tiger.” Lasciò un leggero bacio vicino al lobo. “Sarà il nostro piccolo segreto.” Un altro bacio sulla giugulare.

Ginger inclinò la testa per dargli lo spazio necessario. “Miles…”

“Anche se sono stato Mr. Chatterbox, so mantenere i segreti.” le sue labbra di posarono sul pomo d’Adamo.

Ginger ingoiò rumorosamente e, dimenticandosi dei propri dubbi, afferrò quel volto d’angelo e prese a divorarlo di baci. Lo spinse sul materasso senza lasciare mai andare quel viso, Dio! L’avrebbe voluto rodere, consumare, distruggere, solo con la bocca! Al diavolo tutto!

Miles iniziò ad accarezzare e stringere il corpo di Ginger, le mani superarono la barriera dei vestiti per toccare quella pelle, le gambe lasciarono lo spazio necessario per permettere a Ginger d’adagiarsi completamente su Miles. Un tale piacere, così divino! Ed era solo l’inizio!

Fu proprio quest’ultimo pensiero a portare Miles a mettere le mani sul petto di Ginger ed allontanarlo (che sensazione meravigliosa poter toccare quei pettorali!), approfittando per riprendere fiato. Era da tantissimo tempo che non veniva baciato con tanto fervore!

“Cosa?” chiese Ginger con tono preoccupato, non riuscendo a tenere a bada l’istinto di sfregarsi contro Miles.

Miles rise istericamente, cosa aveva fatto per meritare un Paradiso come quello? Diede un bacio a schiocco a Ginger e si liberò da quella morsa gaia, con il motivo d’andare a prendere qualcosa che sarebbe servito per la loro tripudiante attività, spiegò con un occhiolino e una risata maliziosa.

Quel che Miles non aveva considerato, però, era che Ginger lo seguisse in camera, nonostante la gamba che gli dava capricci, troppo impaziente per aspettare il ritorno di Miles. Infatti, quando Miles si voltò con una piccola contenitore d’unguento, trovò Ginger dietro di lui, il quale lo prese e lo guidò fino al muro, prendendolo a baciare.

“Gin… La gamba…”

“Non importa…”

Ginger prese a slacciare la camicia di Miles, mentre non smetteva di torturare con denti e baci un punto sull’incavo del collo. Miles non resistette e con la mano libera iniziò a graffiare la schiena di Ginger, facendo nascere nell’altro uomo un ruggito a tratti animalesco. Appena Miles sentì quelle mani stringere con forza la sua pelle, pensò di morire.

Entrambi s’aiutarono per togliersi la parte superiore degli indumenti, ammirandosi per pochi istanti, prima che tornassero all’attacco. Miles prese la situazione in mano: dopo aver posato la bottiglietta sul comò, invertì le posizioni, facendo appoggiare Ginger al muro. Con maestria, liberò il suo Capitano dagli ultimi indumenti, sorridendo dopo aver dato una veloce occhiata lì sotto.

“Allora, il piccolo Johnny non è davvero così piccolo!”

“Come prego?”

Miles si mise a ridere, ricordando il loro primissimo incontro su quel dirigibile. Pose poi un dito sulle labbra di Ginger, un sorriso che non lasciava scampo a ripensamenti gli illuminò il volto.

“Adesso, Ginger caro, rilassati. Lascia che la Mamma si prenda cura di te.”

Depose diversi baci sul petto, mentre s’inginocchiava di fronte a Ginger. Era passato del tempo dall’ultima volta che l’aveva fatto, ma Miles era convinto che sarebbe stato come andare in bicicletta, una volta imparato era impossibile scordarsi.

Ginger aveva portato una mano a stringere lo stipite della porta e l’altra a tapparsi la bocca, temendo di svegliare qualcuno (per quanto i francesi fossero appena più tolleranti degli inglesi, era sempre meglio non rischiare). Chiuse gli occhi ed allargò appena le gambe, non aveva il coraggio di guardare Miles, in ginocchio davanti a lui, con quegli occhi che l’avrebbero fissato, con quelle mani esperte che erano state in grado di abbassargli i pantaloni in pochi istanti, con quella bocca pronta a fare cose che Dio solo sapeva quanto erano oscene. Sentì afferrarsi da una mano ferma e delicata, mentre le labbra cominciarono a baciargli la sommità, provocandogli un inconvenevole scatto, ma i baci continuarono per tutta quella porzione di pelle, diventando sempre più duraturi, sempre più riprovevoli. Fu quando quelle labbra tornarono al punto di partenza che Ginger ebbe la curiosità di sbirciare, vedendole aprirsi per accoglierlo al loro interno. La sensazione fu talmente ammaliante che Ginger fu costretto a soffocare un verso che non aveva mai lanciato in vita sua, chiudendo nuovamente gli occhi. La lingua di Miles cominciò a muoversi intorno a lui con movimenti precisi, come se sapesse quali erano i punti più sensibili che dovevano essere toccati. Istintivamente, cominciò a muoversi, assecondando il ritmo che Miles stava dando. Non riusciva a respirare a dovere, il fiato era come affannato, tutto il corpo prese a tremare, in particolar modo le gambe che potevano cedere da un momento all’altro. La mano che prima era poggiata sullo stipite andò ad afferrare la testa di Miles, mentre Ginger si curvò contro la parete, non voleva essere lasciato solo.

“Miles…” sussurrò tra le dita, mentre un peso all’altezza del petto e del basso ventre cominciava a schiacciarlo; la risposta di Miles vibrò tutt’intorno a lui, e la sensazione fu inaspettata che Ginger decise di battere la nuca contro il muro nel disperato tentativo di controllarsi, mentre strinse tra le dita quei riccioli neri.

Miles decise di liberarlo, non senza aver leggermente soffiato sulla punta bagnata. Alzò lo sguardo e notò l’effetto che aveva avuto su Ginger. Non se ne dispiacque, anzi, Miles era piuttosto soddisfatto del risultato, ma sapeva che poteva fare molto di più.

“Vogliamo continuare?” domandò, passandosi la lingua sulle labbra con fare peccaminoso.

Ginger era intento a riprendere fiato. Se non fosse stato per le mani di Miles che lo sorreggevano e tenevano fermo, sarebbe scivolato lungo la parete. Strinse ancora i capelli di Miles, trovando in quel contatto un’ancora a cui aggrapparsi per non andare alla deriva.

“Lo devo prendere per un sì?” si mordicchiò il labbro inferiore, mentre lo guardava come un predatore osservava la propria preda.

Ginger scosse piano la testa, desiderava continuare, ma quello che aveva appena ricevuto era troppo.

“Ginger, ti prego. Parlami.”

L’uomo prese ad accarezzare i riccioli di Miles, fece dei profondi respiri, aprì la bocca, ma non seppe articolare nessuna parola, dalle labbra uscivano solo respiri tremolanti.

Fu allora che Miles decise di rimettersi in piedi, con calma, tenendo sempre Ginger tra le mani. Non immaginava che un uomo come il suo Capitano potesse essere così sensibile a certe attività. Se, anni prima, Miles avesse avuto un amante del genere, si sarebbe annoiato, ma in quel momento trovava la situazione tenera e anche un po' divertente, difatti non riusciva a trattenere un sorriso che gli increspava le labbra. Ginger non gli aveva ancora lasciato andare i capelli.

“Stai bene?”

Anni fa, avrebbe sbeffeggiato i novelli. Si sorprese per quant’era cambiato in quel lasso di tempo.

Ginger scosse la testa, cominciando a massaggiare il cuoio capelluto di Miles.

“Troppo…”

Miles gli appoggiò una mano sulla spalla, accarezzando la pelle calda di Ginger. “Preferisci il letto?”

Ginger annuì, prima di cercare nuovamente sostegno in Miles: adagiò la fronte sull’incavo del collo e l’abbracciò, tremando dalla vergogna. Tutto quello che desiderava in quel momento era trovare un terreno comune dove potesse sentirsi a suo agio. Si lasciò guidare verso il letto, si lasciò stendere, provò l’istinto di coprirsi… Perché con Nina non era mai successa una cosa del genere?! Perché improvvisamente si sentiva in quel modo, nonostante pochi istanti prima avesse baciato e spogliato Miles?! Avrebbe voluto fare le stesse cose che faceva con Nina, ma qualcosa lo stava bloccando, ed era alquanto frustrante.

Miles si tolse gli ultimi indumenti con estrema calma, aveva notato l’imbarazzo di Ginger dato che, dal momento in cui s’era steso sul letto, non aveva osato togliersi il braccio dagli occhi e s’era leggermente voltato, dandogli le spalle. L’uomo abbassò lo sguardo, afflitto, cercando di dare una qualsiasi spiegazione allo strano comportamento di Ginger, trovandone plausibile solo una, forse la più crudele.

“Ti manca Nina?”

Per la prima volta, Ginger ebbe il coraggio di voltarsi e guardare Miles. “Cosa?”

Miles alzò le mani in segno di resa, non aveva alcun desiderio di discutere, voleva solo capire.

“Capirò se risponderai di sì”, si diede da solo del bugiardo.

“S-dici sul serio?” Ginger s’appoggiò su un gomito, voltandosi completamente verso Miles.

“Miles, guardami.” Attese finché non ebbe la completa attenzione di Miles. “Credi davvero che sarei qui? Insomma, hai avuto una dimostrazione… Cioè, credo che sia piuttosto facile da capire, no?”

“Allora perché stai offendendo il buon gusto coprendoti da me? È un oltraggio!”

Ginger rimase senza parole per qualche istante, troppo impegnato ad elaborare ed accettare il complimento appena ricevuto. Voleva chinare la testa per nascondere il leggero rossore che sentiva sulle guance, ma si trattenne.

“Ho indovinato, quindi.”

“Io…!” Ginger scattò, pronto a reagire, tuttavia non ebbe il coraggio di continuare la frase. Sospirò, scostando lo sguardo. “Non è così.”

“Ginger, capirò se mi dici che ti manca. È normale sentire la mancanza di una cara persona che abbiamo amato per tanto tempo.”

“Non è questo!”

Il lampo che illuminò gli occhi di Ginger ebbe l’effetto di far ricredere Miles… Che si stesse davvero sbagliando?
Con molta cautela, provò ad appoggiare una mano sul pugno che Ginger aveva stretto, si sentì come se dovesse prestare molta attenzione a come si sarebbe comportato.

“Allora qual è il problema?” gli chiese paziente, anche se non poté impedire ai suoi occhi di riempirsi di lacrime.

Ginger si morse il labbro ed abbassò gli occhi, incapace di sostenere quello sguardo, ma cominciò ad accarezzare il dorso della mano che Miles gli aveva offerto, cercando di abituarsi al gesto e alla sensazione d’avere nuovamente un’altra pelle, calda e viva, da toccare.

“Ginger, sapessi quanto desidero poter tornare a quei giorni spensierati per dire, almeno una volta, ad Agatha quanto l’ho amata. Ti prego, non fare il mio stesso errore. So quello che —”

La sua frase venne interrotta perché si ritrovò con la schiena appoggiata al materasso e Ginger, sopra di lui, era tornato a guardarlo con quel lampo negli occhi.

“Tu. Non hai idea di quello che sto pensando. Non è Nina. Non sai quello che vorrei fare in questo momento…” sfiorò una mano sul petto di Miles, ammirando rapito come s’alzava e s’abbassava a seconda delle zone che toccava. “Di quello che ti farei...” sussurrò, puntando gli occhi su quel leggero rigonfiamento nascosto dalla biancheria di Miles. Puntò gli occhi da un’altra parte, avvertendo ancora una volta quella sensazione che, era certo, l’avrebbe affogato; strinse occhi, denti e mani per provare a rimanere a galla.

“Ma… N-non, io… È troppo…”

“Cosa intendi per ‘troppo’?”

Ginger si scostò qualche ciuffo, sospirando rumorosamente dal naso. “Vorrei… Ma non… Insomma, è tutto troppo per adesso, maledizione.” Si coprì gli occhi con le mani, cominciando a maledirsi per la sua irrequietezza.

Miles rimase in silenzio ad osservarlo, poi sorrise e gli prese una mano per portarla sul petto, lì dove il cuore gli batteva per l’emozione.

“Vorrà dire che aspetteremo.”

“Miles, non voglio —”

“Sarà più divertente ed emozionante quando accadrà. Non l’ho mai provato, ma bisogna sempre provare le cose nuove nella vita, no?”

Ginger gli rivolse uno sguardo carico d’apprensione e paura, come se non fosse sicuro di quelle parole.

“Potrebbe accadere che non arrivi mai… O che sono ancora… Insomma, non interessato a questo genere d’attività con un uomo, guarda —”

I suoi dubbi vennero interrotti da una risata liberatoria di Miles, e Ginger avvertì le guance infiammarsi e la bocca farsi secca, gli lanciò anche un’occhiata di rimprovero, ma ebbe come unico effetto quello d’intensificare le risate dell’altro. Con la coda dell’occhio, vide Miles avvicinarsi e scoccargli un bacio sulla guancia, che lui accolse imbarazzato e grato.

“Non tenere il broncio con me, vecchia canaglia.” un altro bacio sulla tempia.

“Guarda, che sei tu quello che sta ridendo di me.”

“Lo so”, gli uscì una piccola risata, mentre con una mano guidò Ginger più vicino a lui per tempestarlo d’innocui ed innocenti baci. “Ma sei stato tu il primo a scherzare.”

“Che intendi dire?”

Ginger si voltò, trovando il viso di Miles a pochi centimetri di distanza che lo osservava con un sorriso amorevole; istintivamente, puntò gli occhi verso quelle labbra arrossate e tremendamente invitanti. Si inumidì le proprie, trovandole piuttosto secche.

Miles prese un po’ di tempo, accarezzandogli i capelli, mentre faceva vagare gli occhi per tutto il viso e il corpo di Ginger. “Vieni qui, e te lo mostro.”

Ginger non si fece ripetere la frase una seconda volta: s’appropriò della bocca di Miles, trovandola pronta ad accoglierlo. Con prepotenza, lo fece adagiare ancora una volta contro il materasso, cominciando ad accarezzare quel corpo, fino a giungere alla gamba, che prese per guidarla. Miles recepì il messaggio ed avvolse la gamba intorno alla vita di Ginger, ma non riuscì a trattenere un sorriso in quel bacio.

“Cosa c’è?”

“Niente,” rispose, portando una mano davanti alla bocca nel mero tentativo di contenersi, “è solo che avevo in mente un’altra dimostrazione, ma direi che questa è meglio, senza dubbio, decisamente più diretta.”

Quando vide l’espressione pietrificata e scandalizzata di Ginger riprese a ridere, gli avvolse le braccia intorno al collo, ascoltando con immenso piacere tutti quei ‘vai al diavolo’ che Ginger gli stava sussurrando all’orecchio.

“La cosa ti ha fatto piacere, immagino, no?” gli chiese retorico Ginger, dopo un po’ che s’era ripreso dall’imbarazzo.

“Non sai quanto! E, devo dirti assolutamente la verità, Ginger caro. Era proprio quello che volevo dimostrarti!” gli sussurrò con fare cospiratorio Miles.

“E tu non sai quello che penso adesso, cioè… Di cos’ho in mente di farti, adesso.”

Un piccolo colpo di bacino fu l’unico indizio che Miles ebbe, al quale rispose stringendo ancora di più le gambe intorno alla vita di Ginger.

“Credo d’avere un’idea. Piuttosto vaga, però. Avrebbe il piacere di spiegarmela meglio, mio bellissimo ed imbarazzatissimo Capitano?” si morse le labbra.

“Puoi, insomma… Aspettare?”

Ginger lo guardò implorante negli occhi, e Miles non riuscì a non concedergli quel tempo che Ginger necessitava. Non l’avrebbe mai capito. Ma non fece alcun commento. Semplicemente sorrise ed annuì, prima di fargli un cenno con la testa per indicargli le coperte.

“Dormiresti con me, però, questa notte?”

Ginger vide lo sguardo supplicante di Miles, quello al quale Ginger non sapeva resistere, non riusciva a negargli niente, così sorrise ed afferrò le coperte per coprire entrambi. Fondamentalmente, neanche lui voleva andare via.

I due uomini si fissarono intensamente, desiderosi entrambi di comunicare molto più di quello che erano soliti dire. In un tacito accordo, entrambi si rilassarono. Ginger s’adagiò su Miles, poggiando una mano sul petto e una sul fianco, chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla Colonia che Miles usava. Miles abbracciò Ginger, chiuse gli occhi e si concentrò sul respiro di Ginger che gli solleticava il collo.

“Posso baciarti sulla tempia, Capitano?”

“Ti è concesso, Soldato.”

Ginger sentì la risata di Miles e le sue labbra posarsi sulla tempia; il tocco gli fece nascere un calore che lo portò a ricambiare il bacio, sull’incavo del collo.

   
 
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