Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Ghostclimber    15/03/2022    2 recensioni
Gokudera ha passato due mesi in Italia nel vano tentativo di dimenticare il Decimo.
Ora è di ritorno, e dovrà decidere se continuare a fingere o guardare in faccia la realtà.
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Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Well the night is coming down,
drowning us in blue,
and it all points towards the things we
know we shouldn't do.







“Tsuna?” chiamò dolcemente Gokudera, sfiorando il gomito del suo ragazzo con la punta delle dita. Avrebbe azzardato di più, Tsuna sembrava uno che aveva chiaramente bisogno di un abbraccio, ma erano appena sbarcati a Mafia Land e non potevano permettersi effusioni pubbliche.

“Eh? Ah? Cosa?” rispose Tsuna, voltandosi di scatto.

“Sei nervoso... cos'hai? È il tuo Iper Intuito?” chiese Gokudera, allarmato.

“Ah, io.. no, no, tranquillo, è che...” Tsuna si avvicinò a Gokudera, che dovette farsi violenza per non baciarlo sulle labbra, e proseguì: “Ma tu ci credi davvero che Reborn ci ha lasciati andare in vacanza? Voglio dire... Reborn.” Gokudera sogghignò.

“Non...” Gokudera si discostò da Tsuna, vedendo che un facchino dell'hotel si stava avvicinando, e proseguì in tono più deferente: “Non preoccupatevi, Decimo, con me siete al sicuro. Terrò un occhio aperto per qualsiasi cosa.”

 

“Ancora non capisco perché, con tutte le persone, hai voluto portarci me.” disse Lambo.

Reborn non alzò gli occhi dalla valigia che stava svuotando e rispose: “Perché era l'unica soluzione che mi offrisse una scusa.”

“Puoi non parlare per enigmi, grazie?” ribatté Lambo, “Forse non sei stato ancora informato, ma non sei la Sibilla Cumana.”

“Tu sei qui per un corso di formazione con Colonnello. Sei l'unico che ancora non ci sia passato. E io sono qui a farti da baby sitter.” Lambo trattenne le rimostranze sul fatto di non aver bisogno di una baby sitter e chiese: “Se trattengo il respiro fino a morire sono esonerato?”

“No.” rispose Reborn, poi si tolse la giacca, la appese al servo muto di fianco al comodino e si gettò sul letto, le mani dietro la testa. Si calò il fedora sulla faccia e proseguì: “Ti conviene farti un sonnellino. Cominciamo domani alle sei.”

Lambo aprì la bocca per ribattere, ma Reborn stava già russando. Sarebbe stato un inferno.

 

“Aspetta, ti metto la crema sulla schiena.” disse Tsuna. Gokudera si guardò in giro, sospettoso, e Tsuna insistette: “Dai, ok che è contatto fisico, ma è anche buonsenso. Cosa mi porto a fare il mio braccio destro in vacanza se poi non gli metto la crema sulla schiena e lui passa la vacanza a farsi un trapianto di pelle in infermeria?” Gokudera arrossì visibilmente sotto allo strato di crema solare che si era spalmato in viso e si voltò.

Tsuna represse una risatina: Gokudera era ancora più bianco del solito, glassato da capo a piedi di crema solare a protezione ottanta. Ma, d'altronde, il suo parziale albinismo lo rendeva sensibilissimo ai raggi solari, anche sotto all'ombrellone.

Gli spalmò la crema sulla schiena, ripensando alla notte appena trascorsa: la delusione di scoprire che Reborn aveva prenotato una camera doppia ma non matrimoniale era stata presto rimpiazzata dalla gioia di scoprire che c'era nientemeno che una vasca da bagno con idromassaggio.

“Dimmi qualcosa di triste da pensare.” disse.

“Mh, non saprei, la fame nel mondo?” rispose Gokudera.

“Ci sta. Grazie.”

“Perché?”

“Mi sono messo a pensare alla nostra serata nella vasca da bagno.” Gokudera si irrigidì sotto al suo tocco, poi cominciò a ripetere ossessivamente: “Graffette. Post-it. Penne a sfera. Graffette...”

“Ti senti bene?”

“Pensare ad articoli di cancelleria mi aiuta a farmi passare le erezioni. Dio, odio le penne a sfera, dopo un po' l'inchiostro esce male e lascia i grumi.”

“Si spatasciano sul foglio, hai ragione.” concordò Tsuna, poi disse: “Fatto. C'è più crema addosso a te che marmellata sulle fette biscottate di Lambo.”

“Se mi ustiono anche così sono da far studiare.” Tsuna ghignò, poi si sdraiò sul telo da mare e lasciò andare un sospiro di sollievo. Per quanto incredibile sembrasse, erano davvero in vacanza, e anche se avrebbero dovuto fare attenzione a non scoprirsi era meraviglioso passare del tempo da soli, senza avere intorno tutto il caos Vongola di casa Sawada. E Xanxus aveva persino promesso di non telefonare. “Che pace...” disse Tsuna.

 

“Posso morire adesso?!” chiese Lambo, aggrappandosi all'ultimo moschettone per aiutarsi a rimontare sul pianoro che sormontava la falesia appena scalata.

Due mani grandi e callose lo presero per la maglietta e lo sollevarono, lanciandolo sull'erba come se niente fosse: “Negativo, kora!” Lambo si rotolò sulla schiena e alzò i pugni, preso alla sprovvista. Reborn gli aveva detto che Colonnello sarebbe stato in ritardo e che avrebbero cominciato senza di lui, non si aspettava certo di trovarlo in cima alla falesia.

E invece eccolo lì, e... diamine, se era bello.

Quell'apparizione divina gli porse una bottiglietta d'acqua e un asciugamano: “Ti concedo cinque minuti di riposo, kora.”

“Ah, io... grazie.” rispose Lambo, biascicando un po'.

“L'hai tirato su tu?” chiese Reborn, apparendo da dietro le spalle di Colonnello. Lambo si sbrodolò con l'acqua: “E tu da dove sbuchi? Eri di sotto!”

“C'è il sentiero.” rispose Reborn.

“No, è riuscito a rimontare da solo. Devo dire che le premesse non sono malaccio, kora.”

“Se lo dici tu.” Lambo assistette allo scambio di battute tra Reborn e Colonnello senza parlare: non aveva più fiato dopo ventinove metri di scalata.

“Il prossimo passo?”

“Un po' di riscaldamento, kora.”

“Riscaldamento? Ma se sto già sudando l'anima!”

“Perché non sei allenato, kora! Avanti, a terra, flessioni!”

 

Nel pomeriggio, le nuvole coprirono il sole per un po', e Gokudera si convinse a uscire da sotto l'ombrellone. Dietro insistenza di Tsuna, giocarono a palla nell'acqua bassa; un gruppo di bambini si unì a loro, e fu molto divertente. I genitori, intimoriti, avevano tentato di impedire ai loro figli di disturbare Vongola Decimo, ma Tsuna si era mostrato adorabile come sempre e aveva allegramente detto loro che non era un disturbo, che si stavano divertendo.

Gokudera, le labbra incurvate da un lieve sorriso, si chiese se Tsuna si rendesse conto di quanto fosse bello, lì a sorridere e giocare, coperto da goccioline d'acqua salata. Il sorriso sincero che aveva rivolto ai genitori dei bambini l'aveva probabilmente fatto eleggere seduta stante Miglior Boss Mafioso di Sempre, e Tsuna nemmeno lo sapeva.

Ed era questo il bello di lui, questa sua genuinità, il suo animo buono e gentile.

Gokudera si ritirò nuovamente sotto l'ombrellone quando le nuvole si dissiparono un po', lo sguardo fisso su Tsuna che continuava a giocare. Tsuna ci mise una manciata di secondi a notare che Gokudera non era più con lui: lo cercò con lo sguardo, e quando lo trovò alzò una mano in un vibrante cenno di saluto a cui Gokudera rispose sollevando una mano.

Dio, quanto lo amava.

 

“Lo porto io.” Lambo sentì dire a Reborn, riprendendo conoscenza per un attimo. Tuttavia, non mosse un muscolo: non perché ardesse dalla voglia di farsi portare in braccio, cioè anche, ma soprattutto perché l'allenamento di Colonnello era stato così intenso da fargli stirare muscoli che nemmeno sapeva di avere.

“Fagli fare un bagno caldo, kora. Avrà i muscoli accartocciati.”

“Questo perché il suo massimo di allenamento è il sollevamento della forchetta.”

“E allora lo vedi che sei un coglione, kora? Dovevi dirmelo!” Lambo gemette. Sentirsi difendere da quella divina entità che era Colonnello era un sogno.

“E lui è un pappamolle.”

“Sì, e di chi è la colpa, kora? Se nessuno si è degnato di allenarlo fino ad oggi, non è colpa sua.”

“Lambo. Sei vivo?” chiese Reborn. La punta del suo piede lo scosse, e Lambo emise un suono non compromettente: non era certo di sapere la risposta.

“Andiamo, kora.” disse Colonnello, e la sua voce era molto più vicina di quanto fosse un attimo prima, “Io lo porto giù, tu vai avanti e gli prepari la vasca da bagno, kora.”

“Ho detto che lo porto io.” ribatté Reborn. Colonnello lo ignorò: Lambo si sentì sollevare da braccia muscolose e si ritrovò a cavalluccio sulla schiena dell'uomo più sexy mai esistito.

“Riesci a tenerti aggrappato alle mie spalle, kora?” chiese Colonnello. Lambo annuì e gli circondò le spalle con le braccia. Fu ricompensato da un “bravo ragazzo” che gli riecheggiò nei lombi.

“Tu sei gentile con me. Lui no.” biascicò Lambo mentre si faceva portare giù dalla collina su cui si erano allenati tutto il giorno.

“Reborn è un po' testa di cazzo alle volte, kora. Ma fidati di me, ora che ho testato il tuo livello posso calibrare meglio l'allenamento.” Lambo si appisolò, o forse perse conoscenza.

 

Tsuna entrò nella stanza subito dopo Gokudera, che aveva voluto entrare per primo per controllare che non ci fossero intrusi. Tsuna non aveva obiettato per il semplice fatto che i pantaloncini da spiaggia di Gokudera gli facevano il culo più bello del mondo.

Troppo preso a rimirargli le chiappe, fu colto alla sprovvista quando, non appena la porta si fu richiusa alle sue spalle, Gokudera lo prese per il viso e lo baciò.

Sapeva di sabbia e di crema solare, ma Tsuna non si lamentò: passare la giornata così vicino a Gokudera, che se ne stava seminudo sulla sdraio di fianco a lui era sembrato quasi un gioco erotico. Tsuna rispose al bacio con entusiasmo e abbassò i calzoncini di Gokudera, poi si staccò per dirgli: “Vedevo la forma del tuo cazzo sotto la stoffa e morivo dalla voglia di succhiartelo.” Gokudera sussultò e arrossì. Era raro che Tsuna si lasciasse andare a frasi del genere, e ogni volta era una meraviglia. Gemette al tocco della sua mano sul pene e si lasciò spingere nella stanza da bagno.

Si lavarono a vicenda, e quando Tsuna spinse Gokudera a sedersi su uno sgabellino per concedergli di mettergli il balsamo più comodamente, Gokudera si ritrovò a sorridere come un idiota, al tempo stesso eccitato e intenerito dal tocco delle dita di Tsuna tra i capelli.

Poi, Tsuna spinse in avanti il bacino e Gokudera avvertì la sua erezione contro la pelle. Non attese, non domandò un permesso: si girò sullo sgabello, chinò il capo e lo prese in bocca.

“Ah, Hayato kun...” gemette Tsuna, tenendolo stretto a sé.

Pochi minuti dopo, mentre si lasciava spingere a gattoni con il petto contro lo sgabello, Gokudera pensò che forse la vita poteva davvero essere bella.

Sì, confermò a se stesso quando Tsuna entrò in lui, anche senza il forse.

 

Lambo rimase nella vasca da bagno fin quando l'acqua non diventò troppo fredda per i suoi gusti.

Privato dalla forza negli arti, strisciò fuori in qualche modo e strattonò l'accappatoio per farlo cadere dallo sgabello su cui era posato.

Si puntellò alla parete per mettersi in piedi e aprì la porta.

Per poco non decise di richiuderla, poi si fece coraggio e si lanciò con passi tremanti verso il proprio letto. Sull'altro erano seduti Reborn e Colonnello, belli rilassati con un bicchiere di birra in mano. O forse era un'allucinazione erotica, Lambo aveva meditato di farsi una sega ma gli facevano troppo male le braccia. Si lasciò cadere di faccia sul letto, e stava già per crollare addormentato quando l'accappatoio gli venne strappato di dosso. Sobbalzò con immenso dolore.

“Oi! Che diamine...?”

“Sta' giù, ragazzo, kora. Ti faccio un massaggio.” disse Colonnello, poi lo spinse a sdraiarsi di nuovo. Mentre le sue mani spalmavano olio per massaggi sui suoi muscoli stanchi, Lambo udì Reborn commentare: “Lo stai coccolando troppo.”

“E tu non lo stai coccolando abbastanza, kora.” Dio, che uomo meraviglioso...

 

Di fronte al dolce, Tsuna propose: “Ti va se dopo andiamo a fare una passeggiata in spiaggia?”

“Non credi... non credete che sia un po' troppo romantico, Decimo?” chiese Gokudera. In pubblico cercava di trattarlo con l'usuale deferenza, ma dopo averlo avuto dentro di sé non era per niente facile. Un angolo delirante del suo cervello, incoraggiato anche dall'ottimo vino, gli chiedeva perché diamine dovesse dargli del voi quando avevano fatto sesso sei volte nelle ultime ventiquattro ore. Per fortuna, un altro angolo delirante del cervello tendeva a restituirgli un'altra versione della parola “VOI”: urlata da Superbi Squalo, previsione realistica di come sarebbero andate le cose se in effetti fosse trapelata la notizia che il Decimo Boss dei Vongola stava col suo braccio destro.

“Il tuo Boss ti ha detto che vuole passeggiare sulla spiaggia. Che fai, gli dici di no?”

“Naturalmente, ogni vostro desiderio è un ordine, Decimo.” Tsuna si sporse verso di lui e Gokudera porse l'orecchio, temendo che Tsuna fosse un po' ubriaco e stesse per baciarlo di fronte a tutti. Ma dirgli qualche parola era proprio ciò che Tsuna aveva in mente: “Adesso che mi chiami per nome, quando mi chiami Decimo mi sembra un gioco di ruolo. Mi fa eccitare un sacco.”

“Tsu... De... Decimo...”

“Finisci il tuo dolce, Gokudera kun, facciamo quella passeggiata.”

 

“Ti devi lamentare ancora?” chiese Reborn. Stavano passeggiando sul lungomare e Lambo stava mangiando un cono gelato più grande di lui, ma ciò non gli impediva di lagnarsi.

“Mi scricchiolano le ossa ogni volta che alzo il braccio per leccare il gelato.”

“Senti, ti ho portato fuori, ti ho comprato il gelato, che altro vuoi?”

“Se fossi un po' meno rotto dappertutto, sarebbe bellissimo, cioè apprezzo che stai cercando di far capire a Colonnello che non è vero che non mi coccoli abbastanza.”

“Beh, la prossima volta gli darò ragione e basta. Piccolo ingrato...” Lambo rispose qualcosa su del gelato squagliato da poter bere con la cannuccia, ma Reborn non lo ascoltò: stava cercando di impedire alla propria mente di notare la somiglianza tra Lambo che passava la lingua tra due gusti di gelato e Lambo che passava la lingua tra due palle di tipo ben diverso.

Non andava bene.

Non andava bene proprio per niente.

Poi, Lambo gli tirò una gomitata: “Oi, Reborn!”

“Che c'è adesso?” ribatté sgarbatamente.

“Quelli non sono Tsuna nii e Gokudera? Ma... è il caso? No, vero?”

“No, certo che no, cazzo. Io li faccio fuori.”

 

Tsuna era l'uomo più felice del mondo.

Piacevolmente brillo ma non ubriaco, i pantaloni arrotolati fin quasi al ginocchio, una mano che teneva le scarpe e l'altra con le dita intrecciate a quelle di Gokudera, le onde lievi del mare a lambirgli le caviglie e solo la luce della luna e delle stelle a illuminarli.

Il silenzio era interrotto solo dal tenue sciacquio del mare e da lontane voci di chiacchiere sommesse. La sabbia bagnata che scivolava sotto i loro piedi nudi era gradevolmente fresca dopo tutto il sole preso quel giorno, e la mano di Gokudera era fresca e solida nella sua.

Mai prima di allora Tsuna si era sentito di appartenere così tanto, né a un luogo né a una persona, ma in quel momento e in quel posto finalmente si sentiva a casa.

E la cosa migliore era che non credeva che la spiaggia di Mafia Land avesse molto a che fare con la sua sensazione: era Gokudera Hayato, la sua presenza, il suo amore così forte da essere quasi percepibile a livello fisico.

D'impulso, chiese: “Hayato, mi vuoi sposare?” Gokudera si immobilizzò.

“Co... davvero?”

“Sì, davvero. Non ho ancora un anello, ma... mi vuoi sposare?”

“Oh, Tsuna, sì! Sì che ti voglio sposare!”

“Quando?”

“Fosse per me, anche subito, ma non...”

“Ehilà! Chi si vede!” chiamò una voce. Immediatamente, Gokudera sottrasse la mano da quella di Tsuna. Non appena la persona fu abbastanza vicina da essere riconoscibile, chiese: “E tu che cazzo ci fai qui, Lambo?!”

“E a voi, che cazzo vi dice il cervello? Mano nella mano, davvero?”

“Dai, non c'è nessuno in giro!” protestò Tsuna.

“Non c'è nessuno adesso, perché Colonnello sta distraendo tutti. Ma prima abbiamo visto un paio di persone abbastanza vicine da vedervi.”

“Non mi hai ancora detto che cazzo ci fai qui!” ringhiò Gokudera.

“Allenamento con Colonnello.” rispose Lambo “C'è anche Reborn, probabilmente ha approfittato per tenervi sott'occhio.”

“Si fiderà mai di me?” si lamentò Tsuna.

“No, se appena si gira dall'altra parte tu fai l'esatto contrario di quel che ti ha detto. E dai, Tsuna nii!” Tsuna si afflosciò e ammise: “Hai ragione... miseria, e adesso?”

“Ti aggiorno dopo. Ha detto che faceva qualche telefonata, credo stia cercando di salvare il salvabile.” Gokudera annuì, e mentre Lambo si allontanava disse a Tsuna: “Mi dispiace. Non ci ho minimamente pensato, avrei dovuto...”

“Hayato, eravamo in due a tenerci per mano. Non fartene una colpa.” Gokudera ci pensò su un po', poi annuì. Il cuore di Tsuna si riempì di orgoglio: il vecchio Gokudera si sarebbe fatto carico della responsabilità totale dell'accaduto, ma ora era cresciuto, era guarito abbastanza da poter ammettere che entrambi erano stati sciocchi.

“Facciamo così, torniamo in stanza e facciamo un bel bagno caldo.” proseguì Tsuna. Moriva dalla voglia di prendere il viso di Gokudera tra le mani e depositare un bacio sulle sue labbra: “Aspettiamo di sapere cosa farà Reborn, godiamoci la vita prima che ci trasformi in due scolapasta e valutiamo le opzioni per quella cosa che abbiamo appena deciso di fare.”

“Ogni vostro desiderio è un ordine, Decimo.”

“Adesso lo stai facendo apposta.” Gokudera esitò, poi ammise: “Sì, un po' sì.” Tsuna rise di cuore.

 

Lambo entrò nella stanza che divideva con Reborn mentre il killer lanciava il cellulare sul letto e sospirava. Chiese: “Novità?”

“Ho dovuto riscuotere tutti i favori che avevo da riscuotere, ma la notizia non trapelerà. Le persone che l'hanno visto sono state pagate profumatamente per credere che sia stato un equivoco.”

“Bene, suppongo.”

“Tutto considerato, sì.” concordò Reborn, poi si slacciò i gemelli dai polsini della camicia e cominciò a sbottonarla.

“E loro?”

“Gli ho fatto notare che non era il caso. Ahodera ha fatto un po' il cazzone come al solito, ma si sono resi conto. Niente urla, non abbiamo attirato l'attenzione.”

“Bene.” Mentre Lambo si liberava con fatica della maglietta, Reborn si voltò a guardarlo.

Era cresciuto, si disse. Non era una considerazione di carattere sessuale, ma mentale. Se non ci fosse stato lui, Reborn non avrebbe saputo reagire con freddezza: avrebbe semplicemente risposto con uno scatto di rabbia, che era giustificato in quanto il suo studente gli aveva disobbedito a rischio di provocare un grosso problema, ma che avrebbe solo peggiorato la situazione.

“Senti... Lambo...”

“Mh?”

“Complimenti. Hai gestito molto bene la faccenda. Hai agito in maniera fredda e calcolata. È una capacità eccellente, nel nostro mondo.” Lambo si voltò; era rosso in viso.

“Oh, io... grazie.” Reborn gli rivolse un piccolo sorriso, poi disse: “Avanti, adesso ti concedo di farti una dormita. Domani la sveglia è alle sette, perché Colonnello è troppo buono.”

“Ti avverto che potrei entrare in coma per una settimana.” ribatté Lambo. Reborn si voltò per sfuggire alla sensazione di sorridergli apertamente.

“Ti avverto che se lo fai ti sveglio a calci nel culo. Buonanotte.”

“Mai una gioia con te, eh? 'Notte, Reborn.”

   
 
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