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Autore: deborahdonato4    15/03/2022    1 recensioni
Leo Valdez, deluso dal suo primo amore Calypso, è tornato al Campo Mezzosangue con suo figlio James. Decide di dedicarsi completamente alla crescita del figlio.
Will Solace, rientrato al Campo dopo un anno passato a lavorare in un ospedale umano, ha una sola missione: confessare il suo amore verso Nico di Angelo. Mal'amore ha promesso per lui, e per Nico, un destino diverso.
Due ragazzi che diventano prima amici, poi qualcosa di più.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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«Tu... hai fatto... cosa?!»

L'urlo di Hazel, subito seguito dalla spazzola, fece sussultare Will. Si alzò dal divano, sentendo la spazzola sbattere contro la sua spalla e cercò di nascondersi, senza risultati. La figlia di Plutone gli si avvicinò brandendo il cucchiaio di legno. Will strabuzzò gli occhi alla sua vista e provò a saltare sul divano per scappare, ma ormai l'amica lo aveva afferrato per la maglietta. Lo colpì sul fianco, e Will si lasciò scappare un grido.

«Ma sei pazza?!»

«Io?!»

Hazel continuò a colpirlo e Will si limitò a proteggersi la testa, sebbene i colpi della ragazza rimanessero tutti sul fianco o sullo stomaco. Quando capì le sue intenzioni, ebbe giusto il tempo di spostarsi di lato.

«Dove volevi colpirmi?» gracchiò Will, portandosi una mano sul basso ventre.

«Proprio lì!» esclamò Hazel. Dire che fosse infuriata era ben poco: si sentiva molto arrabbiata, furiosa, disgustata e delusa dal suo migliore amico. «Sei... orribile, Will Solace.»

Will si accasciò sul divano, provando un senso di vergogna a quelle parole. Si portò una mano tra i capelli, nervoso. Sei orribile. Hazel era sempre stata dalla sua parte, e ora...

«Il tradimento è la cosa più orribile di questo mondo!» continuò Hazel, menando fendenti all'aria con il suo cucchiaio di legno. «Hai tradito Connor, e Calipso...»

«Ehi, io non ho tradito Calipso.» sbuffò Will e lo sguardo assassino dell'amica non lo frenò. «Colpiscimi pure quanto ti pare, ma io non ho tradito Calipso. Né tanto meno la sua fiducia nei miei confronti. Non è la mia donna, non è nessuno per me.»

«Però hai tradito Connor.»

«Questo è vero.» ammise Will. «E mi sento abbastanza in colpa per averlo fatto.»

Hazel lo studiò attentamente. «Ti senti in colpa?» ripeté. «Vuol dire che ti rendi conto di quello che hai fatto?»

«Sì, me ne rendo conto... e probabilmente lo farei di nuovo.» aggiunse il figlio di Apollo, pensando a Leo.

Hazel digrignò i denti e lo colpì di nuovo con il cucchiaio, questa volta sul braccio, con forza. Will si portò in modo automatico la mano sul punto dolorante. Il giorno dopo avrebbe avuto un sacco di lividi, a causa della sua amica.

«Lo faresti di nuovo?» ripeté Hazel, scaldandosi. Will vide un rubino scivolare giù dalla manica della ragazza, ma decise di non farglielo notare. «Tradiresti di nuovo il tuo ragazzo?»

«Non ho tradito Connor con uno qualunque, Haz. L'ho tradito con Leo Valdez. E sì, lo farei di nuovo, anche se immagino che non possa esserci niente tra noi.»

Hazel strinse con più forza il cucchiaio. «Spiegati.» disse a denti stretti. «O ti colpirò in testa.»

Will annuì, pensando che fosse la cosa giusta da fare. «Ho litigato con Leo, dopo... be', dopo tutto.»

«Hai litigato con Leo. Per cosa?»

«Lui dice che penso solo al mio lavoro, che è più importante di chi mi circonda.»

Hazel lo fissò. «E poi?»

«E niente, solo questo.»

«Mh. Be', ha ragione, no?»

Will sbatté le palpebre, sorpreso. «Cosa?»

La figlia di Plutone si sedette sul divano, scalciando il rubino sotto il tavolino. Lo guardò per un attimo, quasi distrattamente, poi tornò a guardare l'amico.

«Leo ha ragione, ma non voglio che lo prendi come un insulto. Ami il tuo lavoro, pensi sempre a quello, e quando sei con qualcuno, non ti fai problemi ad andartene per lavorare.»

«Non sono un fioraio, Haz. Sono un medico! Se scappo per lavorare, è perché qualcuno ha bisogno di me!»

«Lo so, lo capisco, ma non puoi non ammettere che molli sempre chiunque sia con te per correre al lavoro. Ci sono altri tuoi fratelli in infermeria, potresti lasciare che ci pensino loro e cambiare qualche turno, ogni tanto.»

Will la fissò incredulo, senza parole.

«Ricordi l'altra volta?» continuò Hazel. «Siamo andati in infermeria sebbene dovessimo passare la giornata sul divano a guardare Grey's Anatomy.»

«Dovevo dimettere Raul.» le ricordò Will. «E poi è arrivato un paziente grave.»

«E ti sei dimenticato di me, che ti stavo aspettando.»

«Non mi sono dimenticato...»

Hazel alzò la mano con il cucchiaio e Will si zittì. «Ti sei dimenticato di me, almeno mentre lavoravi. Perché non essendo il tuo turno, potevi semplicemente far chiamare uno dei tuoi fratelli e lasciare che ci pensassero loro. Invece ti sei fermato.»

«E ho fatto male? Insomma, guarire le persone...»

«Non hai fatto male! Dico solo che pensi spesso al tuo lavoro, e non a chi ti circonda. Quindi Leo non ha tutti i torti.»

Will si mise a braccia conserte, borbottando. Hazel balzò in piedi e corse in cucina, affrettandosi a servire il tè ormai bollente. Portò il vassoio con molta calma sul tavolino e prese di nuovo posto sul divano, osservando il suo migliore amico.

«Sei un bravissimo dottore, Will.» mormorò Hazel. «Ti piace occuparti dei tuoi pazienti, ti piace lavorare, e lo apprezzo. Ma se ti ricordassi di essere con qualcuno, e che non c'è solo il lavoro...»

«Per molto tempo, c'è stato solo il lavoro.» le ricordò Will.

«Ora no. Ora hai Bryan, Connor, me.»

Will annuì, ripensando al fratello minore. Negli ultimi due giorni – non riusciva a credere di aver aspettato così tanto per parlare con Hazel – aveva passato il tempo con Bryan, cercando in tutti i modi di evitare Connor e l'infermeria. Vedere il suo ragazzo gli faceva pensare alla notte di fuoco con Leo, e lo stesso valeva per l'infermeria. Si era fatto perdonare da Bryan portandolo in città, facendo un po' di shopping e portandolo alla sala bowling. Bryan si era divertito un mondo, ed era questa la cosa più importante.

Per fortuna, Connor non se l'era presa troppo per questa assenza. Capiva il suo bisogno di dover stare con il fratello, ne aveva tanti anche lui. Will, però, capì che Connor ne era un po' offeso e non sapeva cosa fare per rimediare.

Will si voltò a guardare l'amica. Era andato da lei a parlarle con la speranza di riuscire a districare un po' i pensieri confusi nella sua testa, e invece si era ritrovato pieno di lividi, con i pensieri più confusi di prima.

«Comunque dovevamo parlare di... be', di quello, non del mio problema con il lavoro.» borbottò Will, e Hazel gli scoccò un'occhiataccia.

«Non l'ho dimenticato. Solo che preferisco parlare del tuo stakanovismo piuttosto che di quello che è successo.»

Will sospirò. «D'ora in poi, cercherò di rispettare i miei turni e di prendere qualche giorno di pausa in più da passare con te, Bryan e...» Si interruppe, imbarazzato.

«Ecco.» Hazel lo osservò con attenzione. «Leo e Connor. Allora. Cosa vuoi fare, adesso?»

«Ecco...»

«Se fosse per me, io lascerei Connor.» continuò Hazel, prendendo la sua tazza di té e soffiandoci sopra. «Lascerei Connor senza scendere troppo nei dettagli, gli direi soltanto che non ho dimenticato il mio vecchio amore, e che non sono pronto per una relazione.»

Will la guardò meravigliato. «Sul serio? Non dovrei scendere nei dettagli?»

«Sì che dovresti scendere nei dettagli!» ruggì la figlia di Plutone, facendo trasalire l'altro. «Io scherzavo! Vedi? Scegli sempre la soluzione più semplice. Hai sbagliato, hai fatto una cosa atroce, una cosa imperdonabile, e speri di cavartela con il tuo attuale compagno per dirgli che pensi ancora a quello prima!»

«Lo hai detto tu! Io credevo mi stessi suggerendo!»

Hazel sibilò. «Stavo dicendo soltanto quello volevi sentirti dire, William. Ma in casi come questi, dovresti cercare di capire che tipo di uomo sei. L'infedele che ammette le sue colpe o l'infedele che non capisce cosa ha fatto di sbagliato.»

Will guardò il tè bollente che lo aspettava, riflettendo. «So di dover prendermi la colpa di quanto accaduto, ma... non so proprio cosa fare, Hazel. Leo mi ha fatto capire che nonostante quanto accaduto, non lascerà Calipso. Quindi... cosa dovrei fare, io?»

«Prima di tutto, chiedere scusa a Connor.» disse Hazel. «È un bravo ragazzo, forse ti capirà. Non ti perdonerà, ne sono certa, ma essendo uomo e innamorato, capirà cosa ti è successo.»

«Mh...»

«Seconda cosa, dovresti parlare con Leo. Da vestito, intendo.»

Will aggrottò la fronte. «Dovrei parlare con Leo?»

«Will, tu e Leo avete... fatto sesso due notti fa.» mormorò Hazel. «Ed eravate entrambi consenzienti. Senza contare che lui ti ha baciato durante la giostra. È evidente che proviate ancora qualcosa per l'altro, quindi penso che la cosa migliore da fare sia affrontarvi, parlarvi, chiarirvi. Se è stata solo una cosa di una notte... be', brucerete negli Inferi per questo, ma è una cosa che si può facilmente dimenticare. Ma se è una cosa che potrete continuare, perché ferirvi? Senza parlare con Connor e Calipso, non farete altro che ferire loro due, e ferire anche voi stessi.»

Il figlio di Apollo si passò una mano tra i capelli, più confuso di quando era entrato in quella cabina. L'amica aveva ragione: lui e Leo dovevano vedersi e parlare. Se Leo era disposto a dargli una seconda chance, e a lasciare la promessa sposa, allora poteva anche pensare ad una loro possibile relazione. Ma se Leo si fosse pentito di quanto avessero fatto, allora si sarebbero detti addio. Ne avrebbe parlato con Connor, sperando che il figlio di Ermes non desse di matto.

«Che casino.» sospirò Will, prendendo il suo tè. «È tutto un dannato casino.»

«Tutta colpa del tuo pene.» disse Hazel. «Sono contenta di non averne uno che crea casini.»

Will sorrise. «Colpa del mio?»

«Sì, esatto. Il tuo ha iniziato tutto.»

«Be', tecnicamente Leo si è ferito la mano ed è venuto da me...»

«Però tu... be', il tradimento è stata opera tua.»

Will la guardò divertito. «Intendi dire che, essendo il mio pene, ed essendo io colui che ha penetrato, sono il traditore? Leo è soltanto la vittima del mio pene?»

«Basta dire pene.» sospirò Hazel, arrossendo. «E sì, l'idea è quella. E no, non mi interessava sapere come funzionassero le cose tra voi.»

Il figlio di Apollo alzò gli occhi al cielo. «Devo parlare con Leo.»

«Devi assolutamente.» Hazel bevve un sorso di tè, guardando l'amico. «Mi volete come chaperon? Così almeno non vi strapperete i vestiti di dosso.»

«Non credo serva.»

Hazel sospirò. «Le ultime parole famose.» borbottò, e Will sogghignò.

 

 

Leo finì di raccontare quello che era successo due notti prima e si zittì, sentendosi arrossire. Forse aveva parlato, forse aveva sbagliato persona con la quale confidarsi.

Ma con chi poteva parlare?

Will lo ignorava ormai da due giorni. Be', in verità non l'aveva più visto, dopo quella loro piccola litigata in infermeria. Non l'aveva visto in infermeria, né in mensa, né tanto meno in spiaggia quando vi era passato con Calipso per fare una passeggiata e parlare del viaggio di nozze.

Travis era fuori discussioni, visto quanto era successo. Di certo non si sarebbe schierato dalla sua parte, scoprendo che suo fratello era stato cornificato. Non voleva litigare con Travis, ma sapeva che, un giorno, avrebbe dovuto parlargliene. Era il suo confidente, il suo migliore amico ormai da anni. Non poteva tacergli una cosa del genere. Ma forse era meglio aspettare che Will ne parlasse con Connor, prima, in modo da non farlo troppo arrabbiare.

Nina era troppo arrabbiata con Butch per potergli dedicare attenzioni. Dopo quel piccolo episodio dell'infermeria, Butch non aveva finito di prenderla in giro per i suoi problemi di intestino, il che li aveva portati a litigare. In più, la storia del Cesareo li aveva ulteriormente divisi. Era ingiusto appesantirla di nuovi problemi.

Gli altri suoi fratelli erano troppo impegnati con la fucina per tormentarli, tralasciando il fatto che non aveva un rapporto saldo con nessuno di loro.

E Hazel... erano amici, ma era certo che la figlia di Plutone con la quale aveva viaggiato aveva il suo bel da fare con Will. E sarebbe stato alquanto imbarazzante se entrambi le avessero confidato lo stesso segreto. Riusciva ad immaginare Will, steso sul divano, che discuteva con Hazel di quanto capitato, e lui che aspettava pazientemente che il biondino finisse per parlare con la sua amica.

Non gli era rimasto nessun altro, al Campo, con cui parlare, a parte un ragazzo biondo con gli occhiali, che non vedeva da tanto tempo. Si erano incontrati in spiaggia, si erano seduti nella sabbia e Leo aveva cominciato a parlare dei suoi problemi, senza pensare.

«Mh...» disse Jason Grace, non sapendo bene cosa dire. «Non sono un esperto di consigli, per questo c'è la mia ragazza.»

«Una figlia di Afrodite è l'ultima persona con la quale voglio parlare ora.» ammise Leo, pensando a Piper. «E poi, lei dov'è?»

«Lei e Annabeth sono andate in città per fare un po' di shopping. Domani torniamo al Campo Giove.»

«Oh.» Leo giocherellò con il cacciavite che gli era scivolato in mano mentre parlava. «Non volete stare qui?»

Jason si strinse nelle spalle. «Mi piace il Campo Mezzosangue, ma non lo sento come casa mia. Il Campo Giove, invece, è la mia casa, ci sono cresciuto. E qualcosa mi dice che ci morirò anche.» aggiunse, sorridendo.

Leo gli fissò per un attimo la cicatrice sul labbro inferiore. «Capisco. Be', spero che tornerete a farmi visita.»

Jason annuì, poi aggiunse: «Pensavo di tornare per il tuo matrimonio, ma... ora non sono più sicuro che si celebrerà.»

Leo lasciò cadere il cacciavite nella sabbia. «E perché no?»

Il figlio di Giove guardò l'altro, trattenendo una smorfia. «Perché sei andato a letto con il dottore. Questo potrebbe rovinare il matrimonio, sai?»

«Lo so, lo so, ma... Sono due giorni che Will non mi parla. Immagino che per lui, quello che è accaduto tra noi non è niente di che. Era una cosa che doveva capitare, ma che ora è finita lì.»

«Forse.» annuì piano Jason. «Oppure, semplicemente dovete vedervi e parlare, capire cosa c'è ancora tra voi. Se ti sposerai con Calipso, non credo che Will si farà più vedere.»

Leo annuì. «Ho questa sensazione anch'io.»

Jason guardò il suo vecchio migliore amico, pensando a quanto fosse cambiato e fosse rimasto uguale al tempo stesso.

«Ami Calipso?» gli chiese, dopo qualche minuto di silenzio.

«Sì, la amo.» disse Leo.

«E ami anche Will?»

«Credo di sì.» rispose il figlio di Efesto, dopo un attimo di esitazione. «La nostra storia si è conclusa per via del suo comportamento, non perché eravamo arrivati al termine. Lui si è sempre comportato bene con me e con James, mi faceva stare bene e adoravo il suo modo di fare con mio figlio.»

«E Calipso?»

«Anche con lei la relazione è finita male, l'ho lasciata e sono scappato. Ma in questi ultimi anni, sono tornato con lei perché mi sono reso conto di amarla ancora. Ed è così, la amo. Solo che... amo pure Will.»

Jason si portò una mano tra i capelli, pensieroso. «Parla con Will. È l'unico consiglio che ti posso dare, oltre a... be', cercare di capire chi ami di più dei due. Se continui così, non farai altro che ferire entrambi, e ti ritroverai solo, per moltissimo tempo.»

Leo gli lanciò un'occhiata. «Sai che sono immortale, vero?»

«Lo so, per questo dico che sarai solo per moltissimo tempo.»

Il figlio di Efesto sospirò, coricandosi nella sabbia. Guardò il cielo, i pensieri che correvano frenetici nella sua testa. Alla fine, con qualsiasi persona avrebbe parlato, il consiglio finale sarebbe stato quello: parlare con Will. Capire le sue intenzione. Le loro intenzioni.

Leo si portò le mani sul volto. «Si possono volere due persone al tempo stesso?»

Jason abbozzò un sorriso e si coricò al fianco dell'amico. «Sì, ma devi vedere se vale lo stesso per queste due persone.»

Leo sospirò. Se solo Will e Calipso fossero stati diversi, non avrebbe esitato a proporgli una cosa a tre. Will poteva fare da amante per entrambi, e al tempo stesso avrebbe avuto un posto in prima fila nella sua famiglia.

«Devo dirti una cosa, ma non dire a nessuno che te l'ho detto.» mormorò Jason.

Leo allargò le dita delle mani e scrutò l'amico. «Sei innamorato di me?» gli chiese. «Perché ne sono lusingato, davvero, ma in questo momento ho altri pensieri, amico.»

«Stai zitto, Valdez.» sbuffò Jason, ridacchiando. «Non sono innamorato di te.»

Leo si portò la mano al petto. «Lo sapevo, ma sentirlo... fa proprio male.» scherzò.

«Smettila di fare l'idiota!»

Il figlio di Efesto rise, sentendosi più leggero, almeno per qualche minuto. Non faceva altro che pensare ai due grandi amori della sua vita, che aveva quasi dimenticato cosa significasse scherzare e divertirsi. Voleva che Jason rimanesse al suo fianco per un po', per riprendere il loro rapporto di una volta.

«...è incinta.»

Leo strabuzzò gli occhi e si voltò verso Jason. La sua espressione seria lo fece trasalire.

«Congratulazioni!» esclamò Leo, sorridendogli. «Togliti quell'espressione dalla faccia, avere un figlio non è un peso, tutt'altro. Ho adorato James dal primo minuto in cui è nato, sebbene strillasse e fosse sporco di...»

«Leo.» Jason si mise seduto e lo guardò arcigno. «Cos'hai capito, esattamente?»

«Piper è incinta.» disse Leo, aggrottando la fronte. «Quindi ti faccio le mie congratulazioni.»

«Piper non è incinta!» sospirò Jason, portandosi la mano alla fronte.

«Ah, ma tu hai detto...»

«Ho detto che Annabeth è incinta. Non sono neanche due nomi simili...»

«Annabeth è incinta?!» ripeté Leo, alzando il tono di voce. «Annabeth..?»

«Sì!» Jason si affrettò a tappargli la bocca, prima che Leo potesse urlarlo ai quattro venti. Si lanciò un'occhiata attorno, ma per fortuna non c'era quasi nessuno in spiaggia. Le uniche eccezioni erano loro due, e un gruppetto di figli di Ecate che si divertiva a creare mulinelli di sabbia.

«Anbeth inta.» mugugnò Leo sulla bocca dell'amico, che si affrettò a togliere la mano. «Annabeth è incinta!» ripeté Leo, pensando all'amica bionda. «Non si vede affatto!»

«Sono solo tre mesi.» disse Jason, pronto a saltare addosso a Leo se questi avesse ripreso ad urlare.

«Ed è tuo?»

Jason fece scattare la mano in direzione della guancia di Leo, che scattò all'indietro, ricadendo sulla sabbia.

«No.» rispose il figlio di Giove a denti stretti. «Non è mio. Sono solo suo amico, per questo lo so. E perché me l'ha detto Piper venti volte, in circa due minuti. Proprio come hai fatto tu, in effetti. Però noi eravamo a casa nostra.»

L'occhiata che Jason gli lanciò, fece imbarazzare Leo, che si limitò a scrollare le spalle.

«Quando scopri che una tua cara amica è in dolce attesa, non puoi che reagire in questo modo.» disse Leo, passandosi una mano tra i capelli e togliendo via un po' di sabbia. «Comunque, se non sei tu... chi è il padre?»

Jason non rispose, improvvisamente interessato ai lacci delle sue scarpe.

«È Piper, per caso?» chiese Leo, giusto per distrarlo.

«Come fa Piper ad essere il padre del figlio di Annabeth?» domandò Jason, scocciato.

«Non lo so, l'ho chiesto per distrarti.»

«Non so se te lo dirò.»

«Ora che mi hai detto di Annabeth, mi aspetto almeno che tu mi confessi chi sia il padre! È qualcuno che conosco?»

«Mh, direi di sì.»

«Un romano?»

«All'incirca.»

Leo aggrottò la fronte. «È umano?»

«No.»

«Ha i baffi? Gli occhiali da sole? I capelli rossi?»

Jason lo guardò. Con gli occhiali sembrava un professore, alle prese con uno studente particolarmente fastidioso. «Non stiamo giocando a Indovina chi

«Per un attimo mi è sembrato di sì, amico. Allora, vuoi dirmelo? Perché posso continuare così per ore, se non per giorni interi...»

«È Percy.»

«...o anche notti intere, e...» Leo si interruppe, guardando il figlio di Giove, improvvisamente ammutolito. Annabeth era incinta di Percy?

«Ma... Percy Jackson?» disse Leo, perplesso.

«No, Percy Johnson.»

«Oh.» Leo sospirò. «Per un attimo ho creduto che... Aspetta. Chi è Percy Johnson?»

Jason lo fissò, poi scoppiò a ridere. Leo si sentì offeso, ma si limitò a sorridere.

«Okay, okay, mi hai preso in giro, ahah, che ridere.» disse Leo. «Quindi Percy è il padre del bambino di Annabeth.»

«Già.»

«Come è successo?»

«Be', quando un uomo e una donna si vogliono molto bene...»

«Grace, non intendo in quel modo. Percy è sposato con Nico.»

Jason tornò ad interessarsi ai lacci delle sue scarpe.

«Jas, Percy è sposato con Nico.» ripeté Leo, fissandolo. «Giusto?»

Il biondo si sfilò le scarpe, immergendo i piedi nella sabbia. «Sbagliato.» disse il figlio di Giove. «Percy e Nico stavano organizzando il matrimonio, ma non si sono sposati.»

Leo lo fissò. «Si sono lasciati tre anni fa?»

«Sì.»

«E... e perché nessuno me l'ha detto?!»

Jason si strinse nelle spalle. «Sei sempre qui al Campo Mezzosangue, non ti interessi mai di noi.»

«Mi interessa di voi.»

«Si vede, infatti. Non sapevi che Percy e Nico stessero insieme, né che si sono lasciati. E non sapevi di me e Piper.»

«Voi mi avete allontanato perché avevo un bambino, perché dovevo crescerlo! Mi avete abbandonato, non vi è più importato di me!»

«A me è sempre importato di te!» gridò Jason, fissandolo torvo. «Ho sempre voluto tornare ad essere tuo amico proprio come una volta. Ma ogni volta che provavo a venire da te, dovevi occuparti di James. E non sono offeso per questo tuo comportamento, lo capisco, lo accetto, ma sei tu ad averci tagliato fuori, non il contrario. Piper ha sempre desiderato venire da te, ma tu non ci hai mai invitato, non sapevamo nemmeno dove abitassi!»

Leo lo guardò torvo. «Bastava chiedermelo, e ve lo avrei detto. Mi sarebbe piaciuto avere una mano. Non c'era nessuno ad aiutarmi.»

«Hai allontanato tutti, Leo, e poi hai dato la colpa a noi.»

Leo scosse la testa, un po' a disagio, un po' arrabbiato per le parole dell'amico. Non era vero, non li aveva allontanati. Loro non si erano più fatti vedere. Gli avevano scritto dei messaggi, è vero, ma non gli avevano mai proposto una mano. Non avevano mai fatto nulla per fargli capire che volessero stare lì con lui, con loro, con James. Erano spariti tutti quando aveva avuto bisogno di loro. Ne aveva sempre sofferto.

«Credo che io e le ragazze torneremo al Campo Giove questa sera.» disse Jason, alzandosi in piedi, togliendosi la sabbia dai vestiti. Prese le scarpe per i lacci e guardò il figlio di Efesto. «Parla con Will. Cerca di capire quello che vuoi.»

Leo annuì. Lo guardò dargli le spalle, senza avere la forza di fermarlo. Vederlo allontanarsi era un fallimento, l'ennesimo della sua vita. Eccolo, di nuovo, che si sentiva sprofondare in una voragine, una voragine che gli faceva male al cuore.

«Jason...» mormorò Leo, alzandosi in piedi. Il figlio di Giove si voltò a guardarlo. «Ti va una birra?»

Jason lo sondò con lo sguardo, poi annuì. Leo si rilassò. Forse, poteva smettere di vedere le persone scivolare via dalle sue mani, e cominciare ad afferrarle.

   
 
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