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Autore: ClarWarrior    29/03/2022    2 recensioni
Alcuni anni dopo la morte di Lily e James, la madrina di Harry Potter lascia il paese per tentare disperatamente di rifarsi una vita, ma si ritrova a tornare quando Remus Lupin, suo fratello maggiore, le scrive per informarla che Lord Voldemort è risorto. A Grimmauld Place, Mina si ritrova davanti al suo primo amore e a tutti i problemi che ciò comporta.
Dalla prologo:
Lui esitò e si guardò intorno. - Si tratta di Sirius. - Disse, sussurrando. 
In quel preciso momento Mina ebbe l'impressione che il pub fosse crollato nel silenzio più profondo e assordante. Guardò Remus con un'espressione di rimprovero e sbuffò. - Lo sai che non devi pronunciare il suo nome davanti a me. - Lo riprese duramente, tirando via la mano da sotto quella di lui. - È stato lui ad aver aiutato Tu Sai Chi? Vuoi dirmi questo? È fuggito da Azkaban per questo? -
Remus si affrettò a scuotere la testa. - Mina, lui è innocente. -
Capitolo 6:
Mina si passò una mano sugli occhi, asciugandoli, poi lo guardò. - Ti amo. - Disse. 
Il viso di lui fu colto dalla sorpresa, [...] - Cosa? - [...]
- Ti amo, ma non mi piaci più. -
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Che fatica scrivere del dolore, so che questa è solo una stupida fanfiction e anche piuttosto mediocre, solo che boh... questo capitolo è stato particolarmente difficile da scrivere per motivi personali, ma in qualche modo è stato anche terapeutico, quindi mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. 
Buona lettura! 
 

La vecchia casa della famiglia Black era più tetra e cupa che mai, oppressa dal silenzio e dall'oscurità della notte più buia e lunga di sempre. In mezzo al corridoio, Remus guardò sua sorella, impassibile, silenziosa, gli occhi verdi e spalancati sembravano ciechi, l'espressione era vacua e terribile. Si era spenta come una candela consumata. La prese per mano e lei non protestò, salì le scale, un passo dopo l'altro come se non fosse del tutto presente a se stessa e, una volta in camera sua, Mina si lasciò spogliare senza alcuna vergogna, per poi farsi mettere il pigiama come un padre avrebbe fatto con la figlia. Remus la fece sdraiare sul letto e poi le rimboccò le coperte ben strette intorno al corpo, come piaceva a lei; rimase lì, immobile, a guardarla fissare il soffitto senza dire niente, come una bambola di porcellana. 

Non aveva avuto il tempo e la possibilità di piangere il suo migliore amico, doveva proteggere sua sorella dalla disperazione, ma adesso Remus sentiva una voglia fortissima di rompere tutto, urlare, tirare pugni e farsi del male. Prese un respiro profondo e si calmò, poi si sedette sul letto e si tolse le scarpe, sdraiandosi accanto a lei, rivolto nella sua direzione. Mina non si mosse di un centimetro.

Il suo viso era diverso, sembrava invecchiata di cent'anni, ma allo stesso tempo pareva di nuovo la bambina spaventata che, dopo l'attacco di Grayback, non aveva parlato per più di un anno. Remus le spostò una ciocca di capelli biondi dalla faccia, cercando disperatamente una sua reazione, ma di nuovo lei rimase ferma, con gli occhi fissi sul soffitto. Si chiese cosa le passasse per la testa, cosa stesse pensando chiusa in quella bolla di dolore, se lì dentro si sentiva al sicuro o se stava solo rivivendo la morte di Sirius nella sua mente, come un terribile circolo. 

- Mina. - La chiamò sussurrando. - Ti prego, dimmi qualcosa, o almeno guardami. - 

Nessuna reazione. Solo silenzio, un silenzio tagliente e affilato come una grossa e fredda lama pronta a trapassarti. Dagli occhi dell'uomo uscì una sola lacrima, singhiozzò stringendo la sua inerme sorella tra le sue braccia, il dolore così familiare della perdita che lo stava prendendo, facendo di lui ciò che voleva, come un burattino nelle mani di un terribile mostro. Si sentiva attanagliato, perso, immobile davanti al dolore più cupo.

Mina, invece, aveva come l’impressione di aver pianto per tutta la vita, di non essere mai stata felice, come se un dolore cronico l’avesse accompagnata da sempre. - Rem… - La voce di lei era bassa e secca, ma sul suo volto, girato verso di lui, si era acceso qualcosa di indecifrabile. - Sono incinta. - 

Remus scattò a sedere, guardandola con gli occhi sgranati e la bocca aperta. - Cosa… Mina, sei sicura? - Le chiese, e sul viso apparve un lampo di gioia. 

Lei annuì. - Sì, ho fatto il test poche ore fa. - Spiegò. 

Remus, senza parole, sentì quasi l’impulso di sorridere, ma poi impallidì e subito la sua espressione mutò. - Sirius lo sapeva? - Domandò, cauto. 

Mina scosse la testa e singhiozzò. - Volevo scrivergli, ma poi ho pensato che sarebbe stato meglio dirglielo dal vivo, volevo godermi la sua espressione… e adesso lui è morto, Rem. Sirius è morto e mio figlio non potrà avere un padre. - 

Rimasero in quel letto per un tempo che non riuscirono a calcolare, finché Grimmauld Place non si riempì di nuovo di gente, le loro voci arrivavano dal piano di sotto infastidendo Mina, che però si sforzò di alzarsi per ricongiungersi di nuovo con i membri dell'Ordine della Fenice. C'erano tutti: i signori Weasley, Molly la abbracciò strettissima, con gli occhi azzurri gonfi di lacrime; Tonks, i capelli grigi e crespi e il viso sconvolto dal dolore; Kingsley, che le mise una mano sulla spalla senza dire niente; Moody, che la salutò dall'altra parte della stanza con un cenno; e Silente, che dall'alto del suo naso adunco le sorrise dolcemente. Nessuno si sedette al posto di Sirius e Mina guardò quella sedia vuota, senza dire una parola per tutto il tempo. 

Quasi all'alba, mentre lei aveva deciso di lasciare la cucina per trovare un po' di pace nel salotto vuoto, seduta su uno dei divani, Piton arrivò al numero dodici, portando con sé una provetta da pozionista piena di un liquido blu. - Prendila, Lupin, ti farà stare meglio per un po'. - Le disse, lasciandola di stucco porgendole la provetta. - Condoglianze per Black. -  

Mina la prese, le mani tremanti e gli occhi in quelli neri e vuoti di Piton. - Cos'è? - Chiese.

- Una semplice pozione calmante. Ti darà un po' di pace per qualche ora. - Rispose il professore. 

- Tu l'hai presa quando è morta Lily? È per questo che l'hai preparata per me, perché mi capisci? -

L'espressione solitamente indecifrabile di Piton vacillò. - Non so di cosa tu stia parlando. - Disse, tornando in sé nel giro di un secondo o forse meno.  

Lei annuì. - Grazie, Severus. - 

Le guance di Piton si accesero di un tenue rossore. Non disse niente, si voltò e uscì dal salotto per raggiungere la cucina. 

 

Seduta sulla riva del Lago Nero, Mina guardava Sirius Black che usciva dall'acqua, i capelli bagnati buttati all'indietro e un sorriso ampio sul suo viso giovane e bellissimo. Il cielo sopra Hogwarts era limpido, nemmeno una nuvola faceva compagnia al sole, che batteva forte seccando i prati una volta verdi e rendendo incandescenti le mura del castello. Quella spiaggia era sempre stato il loro posto preferito, ci andavano da sempre, all'inizio per rilassarsi e poi per fare l'amore senza essere disturbati. Sirius si sedette al suo fianco, scrollandosi come un cane appena uscito dall'acqua e bagnandola tutta. - Ma la smetterai di fare l'idiota? - Chiese Mina ridendo e buttandosi su di lui.

- Mai. - Rispose Sirius, bloccandola.

La ragazza lo accarezzò piano, cercando di incidere quel volto nella sua memoria per sempre. Era così bello, sembrava al meglio dei suoi anni e totalmente inconsapevole di tutto quello che gli sarebbe successo. Ma non era lo stesso per lei; lei sapeva. - Sirius, tu sei morto. - Sussurrò, mentre gli occhi le diventavano umidi. - Mi manchi. -

- Lo so, anche tu manchi a me. - Rispose lui, sdraiandosi al suo fianco e prendendola tra le braccia.

- Voglio venire con te. Portami con te! - Esclamò lei, in tono di supplica.

Sirius scosse la testa. - Un giorno accadrà, ma è un giorno molto lontano. - Disse.

- Ma almeno stai bene? - Chiese Mina, voltandosi per guardalo negli occhi, dove le parve di vedere il grigio dell'iride muoversi in una strana danza di colori.

Lui parve pensarci su, lo sguardo nel suo. - Non lo so, Mina. Qui è tutto strano… sono tutti strani, hanno perso se stessi in questo posto. - Rispose. - Non voglio perdere me stesso. -

Mina sussultò. - Che vuol dire? - Domandò scuotendolo, mentre il volto di lui sembrava perdere vita man mano che i secondi scorrevano. - Sirius? Guardami, ti prego… non mi lasciare… -

Dal Lago Nero si alzò un'onda altissima, Mina la vide diventare alta quanto il castello, per poi riversarsi su di loro con estrama violenza…

 

La donna si svegliò urlando e in preda al panico, un dolore lancinante le bruciava nel petto, che si alzava e abbassava velocemente. Si trovava a Grimmauld Place, nella stanza che aveva diviso con Sirius, gli stendardi di Grifondoro e i poster babbani erano illuminati dalla luce del sole, che sembrava spuntato da diverse ore. A terra, in un angolo, erano stati ammucchiati i suoi vestiti, sul comodino di destra, il più vicino a lei, c'era una tazza e una povetta vuota, sul comodino di sinistra c'era una lampada e la bacchetta appartenuta a Sirius Black. Probabilmente l'aveva lasciata cadere mentre moriva e qualcuno l'aveva recuperata. Mina si allungò per afferrarla: circa tredici pollici, legno di truciolo, piuma di fenice; non era la stessa lui che aveva usato durante la scuola. 

La ripose di nuovo sul comodino e poi si alzò dal letto e uscì dalla stanza. Nel corridoio faceva freddo, nonostante fosse giugno inoltrato, e le tende erano state tirate tutte, dando all'ambiente un'aria spettrale e tetra. Al primo piano c'era silenzio, ma di sotto Mina poteva sentire delle voci provenire dalla cucina. Erano passata una settimana e, mentre scendeva le scale, Mina si domandò come aveva fatto a sopravvivere a un dolore così atroce e acuto, che adesso stava quasi diventando cronico, come una malattia. Osservò le teste degli elfi domestici attaccate alla parete e i quadri, che se ne stavano zitti e addormentati per la maggior parte. Non riusciva a sopportare quella quiete, quel silenzio, e nemmeno lo scorrere della vita fuori dal numero dodici. Se la casa avesse rispecchiato il suo stato d'animo, i ritratti avrebbero urlato di dolore e di rabbia, Grimmauld Place avrebbe preso fuoco e poi si sarebbe spenta diventando un cumulo di macerie e cenere. Era così che si sentiva, in pezzi, rotta, senza più una forma. 

Una volta sulla soglia della cucina, vide le facce di diversi membri dell'Ordine. Remus e Tonks erano seduti ai due lati opposti del tavolo, Malocchio era al centro, accanto a Arthur Weasley e a Kingsley, Molly era la più vicina alla porta e quando la vide la invitò ad entrare, posandole una mano sulla schiena e guidandola verso una sedia vuota. - Hai fame, cara? Ho fatto uno sformato, ma se vuoi c'è anche della torta e dei biscotti. - Molly le parlò con enorme dolcezza.

- No, grazie. - Disse, asciutta, sedendosi. Sentì gli sguardi di tutti su di lei, pesanti e pieni di pietà.

- Prairie, sono giorni che non mangi niente. - Sospirò Remus, chiamandola come quando erano bambini, la voce che trasudava preoccupazione. - Sei incinta e… - 

- Lo so che sono incinta, Rem; grazie tante. - Lo interruppe lei. - Ma ho lo stomaco chiuso. - 

Era stato in qualche modo anche rassicurante scoprire che era vero, che era incinta, che Sirius le aveva lasciato qualcosa, un segno della sua presenza su quella terra, eppure le aveva fatto male. Non aveva mai sentito il desiderio di diventare una madre, era sempre stato il sogno di Sirius, avere una famiglia, ma adesso lui non c’era più.  

- Tesoro, lo so. - Disse Tonks, che intanto si era seduta al suo fianco. Aveva un aspetto orrendo, sembrava che anche lei non toccasse cibo da giorni, aveva le occhiaie, i capelli grigio topo, crespi e legati in una coda. - Devi pensare al bambino, Sirius non vorrebbe che tu… - 

- Non sappiamo cosa vorrebbe Sirius, dato che è morto. - Ribatté Mina, senza permettere a Tonks di finire di parlare. Poi prese un respiro profondo, cercando di calmare tutta la sua rabbia. Alzò lo sguardo verso Malocchio. - Harry può passare l'estate qui con me, Alastor? - Domandò. 

L'auror scosse la testa. - La casa dei suoi zii è più sicura per lui, soprattutto adesso. - Rispose.

- Ma sono sicuro che gli farebbe molto piacere se tu lo andassi a trovare. - Aggiunse Remus. 

Molly, che aveva appena fatto del tea, ne versò un po' in una tazza e gliela mise davanti, insieme a un piatto pieno di biscotti al cioccolato. Mina ne prese uno tra le dita e lo guardò, prima di portarselo alla bocca. Masticò lentamente, assaporando il sapore della pasta frolla e delle gocce di cioccolato e, quando terminò, per un secondo, si sentì un po' meglio. - Non avremo mai indietro da quel velo il corpo di Sirius. - Disse, improvvisamente lucida, la voce dritta e ferma. - Ma vorrei comunque fare qualcosa per lui. Un funerale, o qualcosa del genere. E dobbiamo riabilitare il suo nome; la sua vita è stata un inferno, ma voglio che tutti se lo ricordino per chi era realmente. - 

- Conosco un bravo giornalista della Gazzetta del Profeta, ci penserà lui. - Rispose Arthur Weasley. 

- E possiamo organizzare qualcosa in suo onore quando vuoi, potrebbe essere un modo per andare avanti. - Commentò Molly, mettendole una mano sulla spalla, la voce speranzosa.  

Mina rise, un suono freddo e privo di qualsiasi allegria. Si voltò lentamente verso la signora Weasley scuotendo la testa, con gli occhi lucidi e il viso pieno di dolore. - Io non andrò mai avanti, Molly. Non voglio farlo. - Disse, a denti stretti, il tono assurdamente gioviale.  

La temperatura nella stanza parve crollare bruscamente. 

   
 
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