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Autore: Urdi    06/09/2009    2 recensioni
Presumibilmente una raccolta, ma in realtà è una fic unica. Potete leggere ogni capitolo singolarmente, oppure tutti insieme a seconda anche dei personaggi che preferite (se la leggete tutta potrebbe sembrarvi un po' una telenovela in effetti, ma concedetemelo). Anyway la storia si basa principalmente sulle relazioni tra gli "adulti" (ma anche gli adolescenti non mancheranno!) di Naruto in un ipotetico Giappone moderno.
11^flash: KakashiYamato - E dai...
“Tenzo…” mormorò Kakashi tra un bacio e una carezza, cercando di mettersi seduto, ma l’altro gli premette una mano sul petto scoperto, tirando via con l’altra, di malo modo, un pezzo di camicia.
“Che c’è?”
“Dovremmo andar… - un attimo di pausa non appena avvertì la cintura sfilarsi dai passanti dei jeans - … Niente, chissenefrega!”

10^flash: KakaIta, ItaIno, KakaIno - Mercy Overdose [ Prima classificata al Kakashi and numbers contest indetto da Bravesoul]
9^flash: YamaAnko - Asistolia
8^flash: OroAnko - Vuoto e sangue (in polvere)
7^flash: KakaRin - Accetti o ignori? [Prima classificata al "Chat contest" indetto da Iaia]
6^flash: YamatoTayuya - Noia, io la tua ex la strozzerei
5^flash: ZetsuAnko – Fame rossa d’abbandono [Prima classificata allo ZetsuConest di NekoRika e Happyaku]
4^flash: KakaYama – Ricordi amari di liquori
3^flash: OroAnko – Spire [Seconda classificata e premio Miglior attinenza al tema al contest “Orochimaru’s Pairing” di Compagniescu]
2^flash: AsuKure - KakaKure - YamaAnko – KakaYama– Strage di San Valentino [Terza classificata e Premio Originalità alla 5^edizione del contest “2weeks” di Kurenai88]
1^flash: Yamato-Tayuya – Di noia, cotte ed altre sostanze [Prima classificata alla 4^ edizione del contest “2weeks” di Kurenai88]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Altri, Anko Mitarashi, Kakashi Hatake, Kurenai Yuhi | Coppie: Tenzo/Yamato
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Di noia, cotte e altre sostanze'
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Bip. Un battito. Bip. Un battito. Bip. Un battito.
La vita in quel momento era solo una linea verde, che scendeva e saliva, scendeva e saliva, scendeva e saliva.
Anko dormiva di un sonno profondo, anestetico per il dolore che provava dentro.
Bip. Un battito. Poi una pausa più lunga di prima. Bip. Un battito.  Un ragazzo sedeva accanto al letto d’ospedale e le teneva la mano pallida, chiedendosi cosa stesse sognando.




Bip.


Di noia, cotte ed altre sostanze

Di Urdi

9. Asistolia


“No scusa, ma questo ti sembra un cavallo?” un urlo isterico, seguito da alcune risate, si levò nel salotto. L’espressione di Anko grazie al trucco sembrava ancora più truce del solito. Non era una che avesse bisogno di particolari interventi per sembrare più bella o più donna, però quella sera aveva fatto uno strappo al suo solito modo di essere.
Gai ingoiò a vuoto, prima di rispondere:
“E a te questo sembra un tostapane?!” chiese alzando un foglietto su cui doveva essere disegnato l’improbabile elettrodomestico.
Da come si fissavano, i due sembravano volersi saltare alla gola.
Tenzo si preparò mentalmente al dover prendere di peso la propria compagna per trascinarla via, mentre Kakashi cercava nell’armadietto dell’altro sakè da scaldare.
Quella sera avevano cenato a casa Hatake e poi avevano iniziato a giocare a Pictonary. Le squadre, formate casualmente, erano così suddivise: Tenzo, Kakashi, Kurenai, Genma la prima e Hayate, Anko, Gai ed Asuma la seconda.
“Che c’entra?! Non sarà bellissimo, ma Asuma ha indovinato.” Il nominato, si spostò dal divano alla poltrona e si accese una sigaretta.
“Ha indovinato per puro caso! Avendo intuito che serviva a qualcosa in casa ha detto tutto quello che gli è venuto in mente. – poi Gai si voltò verso il compagno di squadra – Senza offesa eh.”
L’altro alzò la mano con un sorriso tirato.
“Figurati.”
“Senti, io al massimo qui ci vedo una mucca… o un coccodrillo…” continuò Anko, osservando il foglietto con le sopracciglia aggrottate.
Kurenai alzò lo sguardo al cielo.
Tenzo si versò da bere.
Genma sprofondò nel divano. 
Hayate tossì. 
Kakashi mise su un po’ di musica jazz.
Asuma espirò fumo.
“E voi…? Dai… vi pare un cavallo questo?” chiese aiuto la mora, mostrando agli amici il disegno.
Kurenai allora si sporse oltre lo schienale del divano e lo scrutò con attenzione, imitata da Tenzo e Genma, gli unici interessati a quella disputa.
“Mah…” fu il commento della prima.
“Sembra un po’ malato, qualsiasi cosa sia.” Il responso di Tenzo.
“Io avrei detto leone.”fece Genma serissimo.
Gai si indignò.
“Ma! E’ un disegno esplicativo. Certo, è fatto di fretta, ma si capisce benissimo che quello è un cavallo! Andiamo… Hayate, almeno tu!” Il ragazzo cagionevole tossì di nuovo e scosse la testa.
“No, Gai.” 

E la tiritera sul cavallo di Gai continuò fino a sfumarsi in altre battute dai multipli sensi.
La serata trascorse così, tra una cazzata e l’altra, leggera, mentre ridevano dei disegni orribili di ognuno di loro e mentre le ragazze combattevano con il desiderio dei maschi di accendere l’xbox per fare un torneo a quell’ultimo picchiaduro.

All’ennesimo sbadiglio di Anko, Tenzo decise di portarla a casa, convinto che se avesse aspettato ancora un minuto si sarebbe addormentata sul pavimento 
“Andiamo.” Le disse, aiutandola ad alzarsi.
“Nooo sto così comoda!” protestò quella.
Tenzo alzò lo sguardo al soffitto e poi tornò a fissarla.
“Tesoro, sono le cinque e mezza.”
“Che amore! Mi ha chiamata tesoro!” si illuminò la mora, saltandogli al collo e strusciando la guancia contro quella dell’altro.
I presenti li guardarono in imbarazzo.
“An, stai dando spettacolo, lo sai?” le fece notare Tenzo, impassibile, ma forse non più come una volta.
“Oh, sì… facciamo vedere loro un bellissimo spettacolo…” sussurrò suadente la ragazza staccandosi solo per potersi levare la maglietta.
Tenzo sgranò gli occhi, tirandole giù l’indumento.
“Devo legarti?!” 
“Oh sì! Adoro quando lo fai!”
Tenzo allora la prese di peso, cercando di ignorare gli sguardi incuriositi dei suoi amici. 
“Complimenti Ten, so cosa regalarti a Natale…” buttò lì Genma.
E mentre gli altri li prendevano in giro, con Anko che scalciava, Tenzo uscì dalla porta, accompagnato da Kakashi. 
“Lasciami andare! Posso camminare! Maledetti uomini… pensate di essere i più forti, vero!?” 
Il moro non calcolò quelle esclamazioni e si voltò a salutare il padrone di casa.
“Hai bisogno di una mano?” chiese Kakashi, vedendo che la ragazza cercava in tutti i modi di sfuggire al proprio compagno.
Tenzo sorrise.
“No, ci sono abituato.”



Una volta per strada, quasi arrivato al parcheggio, Tenzo lasciò andare Anko.
“Oh, era l’ora!” sbottò lei, mettendo le mani sui fianchi.
Lui non la degnò di uno sguardo, sorpassandola per raggiungere la macchina.
“Ehi!”
“Se puoi camminare, sbrigati o ti lascio qui.”
“Cos… che stronzo che sei!”
Ecco, perché cavolo i litigi stupidi finivano sempre per diventare seri? Possibile che ogni volta trovassero il modo per insultarsi? 
Tenzo era famoso per avere una pazienza stoica, ma con Anko era sempre messo a dura prova. Se prima la lasciava vincere su tutto, adesso non ci riusciva più. Non capiva come potesse essere così infantile.
“An, non sono io lo stronzo. – proferì aprendo la portiera, mentre lei si avvicinava indignata – Solo che potresti caldamente evitare di comportarti sempre in questo modo, non hai più sedici anni.”
“Che cosa? Proprio perché sono adulta, mio caro, posso benissimo decidere della mia vita! Mi stai facendo la paternale? Ricominciamo con il fatto che tu sei l’uomo integro della situazione?”
Tenzo si passò una mano sul viso, sospirando stanco.
“Senti, non ho voglia di litigare, ti chiedo semplicemente di evitare di arrivare a questi punti.”
“Ma non è successo nulla…quali punti?”
“Stasera no, ma sono un po’ di volte che usciamo e ti devo portare a casa ridotta ad uno stato pietoso. Vorrei capire perché lo fai, se è un modo per attirare l’attenzione o solo la mancanza di autocontrollo.”
Anko aggrottò le sopracciglia furiosa.
“Cosa cerchi di insinuare?”
“Ah, non attaccare così. Sei dalla parte del torto in questo momento…e lo sai.”
La donna si voltò dalla parte opposta incrociando le braccia. 
“Vogliamo andare a casa oppure hai ancora voglia di stare qui a recriminare su cose che non hanno senso?”
Il moro si voltò a guardare la sua ragazza.
“An, sai bene a cosa mi riferisco, possibile che tu debba negare anche l’evidenza? Ti ho già recuperata una volta per i capelli, non voglio che accada di nuovo.”
“Razza di stronzo, nessuno te lo aveva chiesto e nessuno aveva bisogno della tua pietà.” Sputò acida, tornando a guardarlo. 
Lui sospirò un’ennesima volta accendendo la macchina.
“Ci tengo a te, razza di stupida!”
“Certo, più o meno come si tiene ad un cane…”
Tenzo strinse il volante fino a sbiancarsi le nocche, mentre faceva manovra, ma non rispose. 
Anko sentiva le lacrime pizzicare agli angoli degli occhi, ma con uno sforzo riuscì a trattenerle. Non avrebbe pianto, soprattutto davanti a quel bastardo!
“Sai, Tenzo, c’è una cosa che mi sfugge: perché stai con me?”
“Oddio, ricominci con questa storia?”
“Sì, sì che ricomincio dannazione! Non fai che criticarmi, riprendermi come se fossi una bambina deficiente, il ché può anche essere in parte vero, ma… non dici mai di amarmi, non parli di sentimenti.”
“Non c’è bisogno di dirle certe cose…” si difese il moro, piccato.
“Ma diamine, sì che c’è bisogno di dirlo. Eccome! Io ne ho bisogno.”
“Mi sembra di averti dimostrato più volte che tengo a te. Avrei spaccato il naso di Genma e sarei rimasto con te, quando vi ho trovato a letto insieme l’estate scorsa?!”
Anko alzò lo sguardo al cielo.
“Ecco, tu dici sempre ‘ci tengo a te’, ma è solo questo? E poi se sei voluto rimanere con me, non sarà semplicemente perché volevi far vedere di essere superiore? Per orgoglio? Non mi hai insultata. Non mi hai neppure chiesto il perché. Non te ne fregava niente… e poteva essere Genma come chiunque altro che non ti sarebbe importato lo stesso. L’unica cosa che conta è sapere che sono lì…e basta, scontata come l’aria che respiri.”
Tenzo accostò con la macchina vicino a casa della ragazza e sospirò di nuovo, ma non fece in tempo a rispondere che Anko lo precedette:
“E poi mi vieni a fare le prediche, perché hai questa specie di istinto paterno. E a me viene la nausea.”
“Ti viene la nausea perché sei perennemente ubriaca.”
“Giusto, certo.”
“An, se qualcosa non ti va puoi dirlo senza dover ricorrere al bere.”
“Perfetto, sì. Hai ragione. E te lo sto dicendo ora cosa non va, mi hai ascoltato o parlo con i finestrini di questa cazzo di macchina?”

Si guardarono in silenzio, l’espressione grave sul viso. Da quanto era che non andavano d’accordo? Da quanto era che non si capivano? Da quanto era che non facevano l’amore?
La donna si sciolse i capelli raccolti e li pettinò con le dita.
“Anko… - Tenzo non sapeva esattamente cosa voleva dire, ma si sentiva in dovere di aggiungere qualcosa - …tu non sei felice.” E non era una domanda.
Lei vacillò a quella frase e ricacciò – di nuovo – la voglia di piangere.
“No. Non lo sono.” Confermò, voltandosi a cercare lo sguardo dell’altro.
E Tenzo a quella risposta si sentì davvero un verme.
“Sono uscita con Genma quel periodo, perché tu non c’eri mai, troppo preso dalle tue cose…” continuò.
“Un momento, mi hai fatto letteralmente impazzire con le tue scenate assurde, ho…ho dovuto distaccarmi, rischiavo di uscire di testa.”
Lei si voltò di nuovo dalla parte opposta.
“Certo, ora è colpa mia.”
Tenzo sgranò gli occhi e rise sarcastico.
“Certo che è colpa tua. Chi di noi due s’è fatto trovare a letto con un’altra persona?”
“Solo perché non ti sei fatto beccare, non significa che tu non abbia fatto lo stesso.”
Il moro, quando la sua ragazza faceva di quei ragionamenti, non sapeva che pesci prendere. E quelle stesse discussioni sembravano i discorsi di un paio di ragazzini. Aveva a che fare ogni giorno con storie assurde, ci mancava viverle anche nel privato!
“Ti rendi conto di quello che dici? E’ proprio questo tuo modo di pensare che mi ha oppresso. Sei troppo gelosa e non perdi occasione per dimostrare che non hai fiducia in me.”
“Non ho fiducia perché tu non mi dai certezze.”
“Vuoi parlare con frasi fatte adesso?” 
Si fissarono per un secondo e Anko tirò fuori dalla borsa una sigaretta.
“Pensala un po’ come cazzo ti pare, io salgo.”
Un altro lungo sospiro, accompagnò l’apertura della portiera.
“E dai An, non vorrai andare via così…”
“Certo, non mi piace stare qui a giocare a chi tira fuori il motivo più valido per incolpare l’altro di questa relazione che fa acqua da tutte le parti.”
“Neanche a me, ma troviamo un compromesso, scusa.”
“Non c’è Tenzo. Non c’è nessun compromesso tra di noi. E lo sai molto meglio di me.” 
Cos’altro aggiungere per concludere?
Anko stava lì, in piedi fuori dalla macchina, appoggiata con le braccia al finestrino e lo guardava senza luce negli occhi. E lui avrebbe voluto stringerla e dirle che non c’era bisogno di quella discussione, bastava che tutto tornasse come prima. Che era bello infilarsi a letto e scivolare insieme nel sonno, senza aver bisogno d’altro.
Il moro scese dall’auto.
“Che fai?”
“Anko, non voglio lasciare le cose così.” Ma non voleva neppure continuare con quella storia. Avevano finito per essere due persone che non si conoscevano e che si facevano male a vicenda. Ogni occasione era buona per discutere e rinfacciarsi l’un l’altro colpe.
La donna accese la sigaretta ed espirò fumo. Si guardavano senza parlare, la macchina a dividerli, come il muro che avevano costruito in quegli anni.
“Finiamo sempre con questa frase. Stiamo arrancando Ten, per cui se non vuoi più stare con me voglio che lo dici.”
E come faceva?
Come diavolo faceva a dirlo? 
Aveva bisogno di Anko, forse non la amava, non dimostrava il suo affetto, non era presente, ma aveva bisogno di lei. Aveva bisogno di trovarla al proprio fianco, di stringerla forte e persino di sgridarla, forse perché davvero così poteva sentirsi meglio, poteva sentirsi superiore. Lo appagava questo? Ma che persona orribile era diventato?
“Voglio provarci un’altra volta. Voglio che tu mi dia una possibilità.” “Perché?”
“Perché ho bisogno di te.” E lo disse con un tono che sciolse letteralmente Anko. Certo, non era un “ti amo”, ma era profondo e sincero come una dichiarazione in perfetto stile. E poi lui era bello. Non c’era nulla da fare, lo avrebbe volentieri picchiato a sangue, ma era fottutamente bello. 
La donna alzò un sopracciglio e lanciò la sigaretta a terra sbuffando fumo. Lo vide avvicinarsi e il suo cuore perse un battito. Gliela stava dando vinta a quel… quel… le mancarono le parole, quando venne travolta in un bacio profondo. 
Tenzo sentì il sapore della nicotina, ma non gli importò, lo ingoiò assieme alla rabbia. Anko era ancora tra le sue braccia e questa era la cosa che gli importava di più. Provava per lei un sentimento che non riusciva bene a definire, un affetto leggermente ossessivo, possessivo, di certo non sano come sarebbe stato l’amore.

“Ti perdono…- sospirò lei, quando si staccarono e lui le sorrise. – Ma la prossima volta… Preparati a fuggire.”




###





La linea dell’elettrocardiogramma si appiattì di colpo. 
Anko, nel letto dell’ospedale mosse appena le palpebre, in quel sonno che adesso diveniva eterno. 
Qualcuno la chiamava ancora, lontano lontano.

Una seconda volta? Non c’era stata, non lo aveva raggiunto e non gliela aveva fatta pagare.

Che peccato, pensò la giovane, avvertendo del trambusto accanto a lei e una sensazione di calore farsi strada nel suo cuore. 

Non siamo stati felici insieme, ma nella prossima vita, voglio darti più fiducia…


Owari…?

[6 settembre 2009]


Ebbene, aggiorno con velocità, poiché queste shot escono davvero velocissime dal mio computer. Non so, sono ispirata. Cosa dire? Nulla, volevo che si capisse un pochino come mai Tenzo ed Anko non riescono ad andare d’accordo. Non vorrei vi sembrassero due personaggi strani e spero si sia capito cosa volevo farvi arrivare

L’asistolia – facendola molto breve – è una condizione che determina l’arresto cardiaco. In questo caso ovviamente è riferita non solo all’elettrocardiogramma (quello strumento che praticamente misura l’attività elettrica del cuore) piatto, ma anche il sentimento che lega i due protagonisti: ovvero il nulla. 
Che desolazione.
Ok, la smetto, cercherò di essere più allegra.


Risposte ai commenti:
Sky: carissima, bentornata. Chi può dirlo se Oro è vivo? Uhm… non lo specificherò, così come in Dinasty o Beautiful potrò ritirarlo fuori quando mi serve. Così come non dirò se Anko vive o muore… o chi è con lei… forse. Insomma, sono contenta del tuo commento positivo, grazie mille!J
Slice: Tesoro, se non ci fossi tu…! Che cosa dire? Sei un piccolo tesoro e a parte questo, grazie davvero della recensione, mi è piaciuto il paragone con le canzoni… direi che ci siamo. Povera Anko, mi fa un po’ pena… °_° io spero sinceramente che la tua storia possa essere più rosea della sua, diamine. Poi lei era dedita all’acol e alla droga fin da adolescente, quindi… ù_ù davvero ti ringraio, mi rincuori sempre con quello che mi scrivi. ^^



Cosa volete come prossima flash? Ma a qualcuno piace questa fanfic o torno a darmi all’ippica? Fatemi sapere per favore, ci tengo!J Urdi

  
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