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Autore: Ashla    08/04/2022    3 recensioni
[STORIA INTERATTIVA – iscrizioni aperte fino al 5 marzo 2022]
Nell’ undicesimo secolo, Gwenog, una donna, giocava a quello che poi sarebbe divenuto Quidditch e Gertie Keddle, una sua amica, per prima documentava la nascita di quello sport.
Tantissime altre donne erano entrate nella storia grazie al Quidditch e lei, Ashlyn Rymer, non poteva giocarci perché quello stupido di Simon Lafontaine si era convinto che le ragazze non potessero farlo.
Era una follia.
Le squadre di giocatrici professioniste di Quidditch esistevano fuori dalle mura di Hogwarts ma non avrebbero ottenuto chissà quali campionesse se, durante il periodo scolastico, quasi nessuna ragazza poteva giocarci.
Non era vero che le femmine non potevano giocare in una squadra mista perché erano deboli e lei lo voleva dimostrare.
Avrebbe creato la propria squadra.
Avrebbe dato a Simon Lafontaine una lezione.
Glielo aveva promesso, non aveva intenzione di tirarsi indietro.
Genere: Generale, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Reclutamento

 
 
Margaret Rose Jones camminava veloce per i corridoi di Hogwarts decisa a raggiungere la sala comune di Grifondoro il prima possibile in modo da poter poi andare a pranzare.
Erano passati tre giorni da quando Ashlyn le aveva raccontato della sua idea di una squadra solo femminile e quella mattina aveva ricevuto da Isabelle l’annuncio da appendere nella torre di Grifondoro per attirare potenziali compagne di squadra.
Margaret non aveva esitato e finite le lezioni si era avviata spedita verso la sua meta che, in quel momento, era a soli pochi passi da lei.
«Parola d’ordine?»
«Audentes».
La Signora Grassa la fece passare e Margaret entrò con un piccolo sorriso sulle labbra.
Come immaginava la sala era quasi vuota ma la persona che faceva al caso suo era lì, seduta ad una scrivania.
«Tamara ciao! Devo attaccare questo in bacheca, è super importante».
Tamara McKinnon, che stava aiutando una ragazzina del terzo anno, alzò lo sguardo confusa.
«Ciao Margaret, che cos’è?»
Margaret, senza farsi grossi problemi, srotolò la pergamena facendole vedere il contenuto: era fondamentale che Tamara, in quanto Caposcuola per Grifondoro, approvasse l’affissione del documento sulla bacheca o la pubblicità di Isabelle sarebbe durata ben poco.
Con lieve apprensione Margaret guardò gli occhi verdi-marroni di Tamara scorrere più volte la pergamena prima di posarsi nuovamente su di lei che sorrise.
«Allora? Posso? È una faccenda importantissima!»
«Perché è così importante?»
Margaret la guardò con aria seria e cominciò a raccontarle la vicenda determinata più che mai a convincere la maggiore.
Alla fine del racconto, Tamara si alzò cominciando a camminare avanti ed indietro sotto lo sguardo di Margaret e della bambina del terzo anno che, ancora seduta sulla sedia, aveva sentito tutto.
Per qualche minuto nessuno parlò e Margaret cominciò a spazientirsi, posò la pergamena sul tavolo e incrociò le braccia al petto guardando l’alta.
«Allora? È un’occasione unica!»
«Cosa è un’occasione unica? Oh! Bello! Che abbiamo qui?»
Manuel Foster, con il suo solito sorriso raggiante, spuntò all’improvviso da dietro Margaret, che sussultò appena, e si mise a guardare interessato la pergamena.
«Forte!»
Margaret annuì alle parole del ragazzo grata di aver qualcuno che l’appoggiasse e che poteva aiutarla a convincere Tamara.
«Esatto. È un’occasione unica: Ashlyn farà una squadra tutta femminile e Simon una tutta maschile e poi ci scontreremo! Non ti sembra fortissimo?»
«Non sembra una cosa fortissima, lo è! Dai Tammy! So che stai facendo la tua solita lista dei pro e dei contro ma fermati e ascolta Margaret!»
Tamara si fermò e dopo qualche secondo di silenzio annuì facendo esultare Margaret che, d’istinto, batté il cinque con Manuel.
«Grande! Vedrai che vinceremo! Faremo a pezzi i ragazzi!»
La Caposcuola ridacchiò e le fece cenno di andare ad appenderlo alla bacheca.
«Vai, Margaret, che aspetti?»
La ragazza sorrise trionfante e andò ad attaccare la pergamena, seguita da Manuel, facendo attenzione che si leggesse bene.
«Grandioso! Lo sapevo che ce l’avrei fatta! E ora…pranzo arrivo!»
Margaret sorrise e si sciolse la coda, mettendo via il nastrino rosso, per poi rifarla usando il suo nastrino giallo.
«Vengo anch’io! Tammy, vieni?»
Alla domanda di Manuel, Tamara scosse il capo dicendo che avrebbe finito di aiutare la cucciola con il suo saggio prima di andare a mangiare e così Manuel si rivolse a Margaret.
«Niente Tammy! Vuol dire che mi spiegherai questa storia dei nastrini per capelli! E…»
Manuel si avvicinò leggermente a lei abbassando il tono di voce per non farsi sentire da Tamara, ritornata china sul saggio.
«Mi aiuteresti a fare uno scherzo?»
Manuel si ritrasse, le fece l’occhiolino e Margaret ridacchiò annuendo mentre il suo cervello già partiva alla ricerca di qualcosa da fare.
I due, sorridenti, si avviarono fianco a fianco verso la Sala Grande mentre Onyx Blaze Fontaine rientrava.
 
***
 
Nathan Hawtorn era quasi schizzato via appena il professor Ruf, dieci minuti prima, aveva annunciato la fine della lezione: Storia della Magia era una materia che proprio non riusciva a sopportare…anche peggio di Trasfigurazione.
In quel momento, però, la frenesia causata dal desiderio di uscire da quell’aula era passata e il Serpeverde si stava dirigendo a passo tranquillo verso la Sala Grande, scrutando la strada con gli occhi neri, mentre pensava tra sé e sé al buon muffin con i mirtilli che avrebbe mangiato come dolce.
All’improvviso da dietro un arazzo spuntarono due ragazze e lui rimase appena sorpreso annotandosi mentalmente di andare a vedere cosa ci fosse dietro: corridoio o stanza segreta? Di sicuro sarebbe stato interessante scoprirlo e magari avrebbe potuto usare quel posto come rifugio dopo uno dei suoi disastri, per non farsi beccare.
Cominciò a scendere una rampa di scale e subito individuò in fondo ad essa due Corvonero che parlavano sottovoce. Non avrebbe prestato loro molta attenzione se quelli non avessero cominciato a discutere tra di loro dopo averlo visto arrivare, cosa che invece era successa e che Nathan non aveva potuto non notare.
Incuriosito, Nathan accelerò appena il passo e arrivò a pochi scalini dai due nel giro di qualche secondo cogliendo l’ultima frase del ragazzo dai capelli mori.
«Muoviti Simon, può esserti utile».
«In cosa posso io, uno studente del sesto anno, essere utile a voi del settimo?»
Domandò il Serpeverde riuscendo finalmente ad identificare i ragazzi come Lucas Warren e Simon Lafontaine.
Simon gli fece un piccolo sorriso salutandolo e per un secondo nessuno parlò poi Lucas buffò e gli rifilò una gomitata sul fianco facendo venir a Nathan voglia di farsi una risata.
«Beh, tuo padre allena una squadra di Quidditch under 21, vero?»
Nathan annuì tranquillo incuriosito da quella domanda iniziale così inaspettata.
«Allora sarai bravo a giocare».
«Abbastanza, sì…ma non sono nella squadra di Serpeverde».
Lucas annuì.
«Lo sappiamo ed è per questo che Simon qui ha bisogno di te».
Nathan lanciò un’occhiata confusa al Corvonero dai capelli biondi che subito si affrettò a spiegarsi.
«Sto creando una squadra completamente maschile per una sfida contro una solo di femminile. Visto che tuo padre allena potresti chiedergli dei consigli per gli allenamenti e tu che sei bravo potresti unirti a noi in squadra».
Il Serpeverde rimase in silenzio per qualche istante pensando alla proposta del maggiore; doveva ammettere che era interessato ma non capiva il motivo di una tale iniziativa e la cosa lo incuriosiva.
«Capisco, ma perché questa sfida?»
«Perc…»
«Lunga storia, te la spieghiamo quando saremo tutti…allora ci stai?»
Lucas interruppe Simon per poi guardare Nathan in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare: Nathan annuì assumendo un’aria seria.
«Ci sto, sono un cacciatore».
Il Serpeverde, pronto per partecipare a quella strana sfida che tanto lo incuriosiva, tese la mano a Simon e lui gliela strinse con un sorriso.
«Benvenuto in squadra allora».
 
***
 
Lyan Morrison, al veder Nathan entrare nella Sala Grande per pranzo, lo salutò sorridente con un cenno di mano e lui ricambiò prima di andarsi a sedere tra i Serpeverde lasciando però la ragazza confusa: l’altro sembrava uno che aveva ricevuto un’inaspettata sorpresa.
«Tutto bene Lyan?»
La giovane spostò l’attenzione su Isabelle Lafontaine che, seduta di fronte a lei al tavolo di Tassorosso, aveva smesso di mangiare la sua torta alle mele e noci per osservarla.
«Ma certo, è solo arrivato Nathan e mi stavo chiedendo che avesse combinato per essere così felice».
Isabelle si girò per lanciare un’occhiata al ragazzo e poi ritornò a guardare l’amica con cui condivideva il dormitorio.
«Non mi sembra felice. È felice?»
Lyan sorrise appena annuendo: Nathan era suo fratello adottivo, il figlio della compagna di suo padre, e anche se non sorrideva tanto poteva benissimo vedere dalla sua espressione che qualcosa lo aveva reso molto felice.
«Se lo dici tu ti credo! Dopo studiamo insieme per Pozioni?»
«Sì, certo, ma prima posso chiederti a che cosa stai lavorando? È tre giorni che disegni».
Isabelle annuì e cominciò a parlare ma quasi subito l’attenzione di Lyan si spostò verso qualcuno che si avvicinava a loro con fare tranquillo.
Daniel Henderson, sicuramente di ritorno da un turno in Infermeria, si fermò accanto ad Isabelle e tossicchiò per annunciare la sua presenza.
«Ciao, scusate il disturbo è che in fondo al tavolo c’è la cioccolata con i lamponi e visto che Lyan ieri mi ha salvato dal passare tutta la pausa pranzo in Infermeria…»
Daniel sorrise e mise sul tavolo davanti a Lyan una ciotola con un po' di cioccolata con i lamponi.
Lyan si sentì arrossire per il gesto dolce e cercò di ignorare Isabelle che sorrideva come una matta.
«Grazie, Daniel».
«Figurati, so che ti piace».
«Resti con noi, Daniel? Se devi ancora mangiare ti conviene sederti al più presto».
Lyan si trattenne dal sospirare e lanciò un’occhiata ad Isabelle che sorrise con aria innocente come se non stesse cercando di farle da Cupido, di nuovo…e anche invano…
E poi Daniel, suo compagno di aiuto in Infermeria, era solo un grande amico.
«Io…non vorrei disturbare. Stavate parlando».
Lyan gli sorrise leggermente e scosse la testa.
«Nessun problema».
«Esatto, non è niente di segreto o estremamente femminile».
Solo dopo le rassicurazioni di Lyan e Isabelle, Daniel si sedette servendosi mentre Lyan si dedicava al dolce appena portatole ignorando lo sguardo dell’amica.
«Allora Isa? Che stavi dicendo prima?»
Domandò pochi istanti dopo Lyan, cercando di distrarre la coetanea, e Isabelle annuì sorridendo: missione compiuta.
«Oh, sì…dicevo che ho ideato i cartelloni per pubblicizzare la squadra femminile proposta da Ashlyn e sta mattina, grazie a Dylan, ne ho messo uno nella nostra sala comune».
«Che squadra femminile, Isa?»
«Squadra femminile? Di cosa? Che stavate dicendo?»
Le due ragazze lanciarono un’occhiata a Daniel che ridacchiò imbarazzato e Lyan capì che si era di nuovo perso in chissà quali pensieri.
«Ashlyn vuole fondare una squadra femminile di Quidditch per poi sfidare quella solo maschile del mio fratellone».
«Che idea strana…perché?»
Domandò Daniel e Lyan gli lesse in faccia tutta la sua curiosità che, anche se lei nascondeva, era la stessa che aveva lei.
«Per fargli capire che anche le ragazze possono giocare».
Lyan annuì alla risposta di Isabelle portandosi alle labbra un po' di cioccolata: le sembrava giusto, anche le ragazze sapevano cavarsela bene quanto i maschi…o forse meglio.
Magari poteva…
«Ma quindi…serve anche una squadra maschile?»
Isabelle annuì alla domanda di Daniel e tra i tre calò il silenzio.
Lyan doveva ammettere che l’idea sembrava interessante: oltre ad essere una buona occasione per giocare, poteva anche dimostrare che pure le ragazze potevano giocare a Quidditch.
«Quindi…se una persona volesse entrare in squadra…come si entra?»
 
***
 
Dylan Maximoff, finita la sua porzione di budino al cioccolato, si alzò guardandosi intorno: la Sala Grande era ormai quasi vuota, solo pochi studenti erano ancora presenti e, senza badare alle regole, stavano seduti mischiati tra di loro.
Poco più in là nel tavolo di Tassorosso, Alin Magne Stoica stava ridendo insieme al suo gruppetto di amici- composto da un suo compagno di casa, un Grifondoro e un Corvonero- mentre finiva di mangiare.
L’attenzione di Dylan si spostò subito al tavolo di Serpeverde e sorrise: a quanto pareva c’era una sorta di riunione della famiglia Maximoff in corso perché la maggior parte dei suoi fratelli minori era lì con Evan, il suo gemello, e tutti parlavano tra di loro.
Il Caposcuola si avvicinò loro ma, prima che potesse avvicinarsi abbastanza da sentire i loro discorsi, Beatrice alzò lo sguardo e vedendolo lo chiamò a gran voce sorridendogli e gli corse incontro.
Dylan salutò con un grande sorriso la più piccola dei Maximoff presenti a scuola e, quando rivolse l’attenzione al resto dei suoi fratelli, la conversazione si era ormai spenta e tutti lo guardavano con aria fin troppo angelica: stavano tramando qualcosa, ne era sicuro.
E a contribuire a questa sua sicurezza era che da lì a pochi giorni, il 31 ottobre, ci sarebbe stato il suo compleanno.
Quindi non aveva nulla di cui preoccuparsi o, almeno, quasi.
«Tutto bene qui?»
Domandò lui e Clara, intenta a creare chissà cosa, annuì imitata da Benjamin.
«Bene, sono felice. Guardate che però vi conviene andare a lezione, non vorrete fare tardi, vero? Benjamin ricordati che hai Storia della Magia. Beatrice hai bisogno che ti accompagni a Pozioni?»
Dylan sorrise fiero nel vedere la Grifondoro del primo anno scuotere la testa in segno di diniego.
Almeno lei non si sarebbe persa.
«Non ti preoccupare e…»
«Vai a lezione tu, Caposcuola».
Ridacchiarono Oliver e Mikol, l’altra coppia di gemelli, e Dylan trattenne un sospiro: quella loro mania di completarsi le frasi a vicenda era un bel po’ inquietante…almeno lui e Evan non l’avevano mai fatto.
Assicuratosi che tutti fossero pronti per le rispettive lezioni, Dylan abbandonò la Sala Grande e andò nell’aula di Trasfigurazione per la seguente lezione.
Una volta arrivato fu accolto dal vociare dei suoi compagni, molti dei quali si erano già seduti, e lui si guardò intorno cercando un posto libero.
La sedia accanto a Simon Lafontaine, intento a scribacchiare qualcosa su una pergamena, era vuota.
Dylan sorrise soddisfatto e, cercando di non inciampare nei suoi stessi piedi, si avviò raggiungendolo proprio mentre il ragazzo sbottava sottovoce.
«Ho un cacciatore, perfetto…mancano altri cinque giocatori».
«Hai un cacciatore? Per la tua squadra solo maschile?»
Simon sobbalzò, rovesciando la boccetta d’inchiostro, e i suoi occhi azzurri incrociarono quelli marroni di Dylan che ridacchiò tirando fuori la bacchetta di frassino.
«Scusa, Simon, non dovevo comparire così all’improvviso. Aspetta che conosco l’incantesimo giusto per sistemare questo disastro».
«Ciao, Dylan. Me lo aspettavo, dopotutto sei abituato a fare disastri del genere, no?»
Simon gli sorrise divertito e Dylan, sentendosi arrossire leggermente, borbottò in fretta l’incantesimo sistemando il pasticcio che aveva contribuito a creare.
«Posso sedermi qui?»
Simon annuì e spostò la borsa dalla sedia liberandola e subito Dylan vi ci sedette tirando poi fuori il materiale.
«Allora…cos’è questa storia di una squadra solo maschile? È per il Quidditch?»
Per un secondo Dylan vide Simon esitare poi il ragazzo annuì e, sporgendosi verso di lui così tanto che Dylan poteva sentirgli nettamente il profumo del dopobarba, cominciò a parlargli sottovoce.
Dylan, ascoltando la storia, sgranò gli occhi stupefatto dalla strana sfida fatta da Ashlyn ma, allo stesso tempo, incuriosito.
Quando Simon finì di parlare Dylan stava morendo dalla voglia di saperne di più ma, proprio mentre apriva bocca per chiedere altre informazioni, il professor Silente entrò in aula dando il via alla lezione.
Nessuno dei due parlò più, entrambi concentrati sulla spiegazione.
Fu solo a metà dell’ora che un foglietto spiegazzato con una fitta calligrafia disordinata entrò nella visuale di Dylan, a pochi centimetri dai suoi appunti.
Il Caposcuola di Tassorosso lanciò un’occhiata a Simon ma il ragazzo scosse appena la testa continuando a seguire la lezione.
Dylan, confuso, abbassò lo sguardo e lesse il contenuto: “stavo pensando…so che nella tua famiglia molti giocano a Quidditch e che anche tu giochi con loro ogni tanto (me l’ha detto Evan una volta) quindi perché non giochi con noi? Con i tuoi fratelli fai il battitore, giusto? (me l’ha detto Evan anche questo) Fai una crocetta sul sì o sul no ;)”
Dylan sorrise mordendosi il labbro inferiore per non scoppiare a ridere e fece un segno sulla pergamena con la piuma.
Sarebbe stata proprio una bella sfida.
 
***
 
Eleanor Moore uscì di soppiatto dalla sezione della biblioteca dedicata ai classici babbani e, una volta appurato che nessuno l’avesse vista, si rilassò andando poi a sedersi ad uno dei tavoli ancora liberi per studiare almeno un po'.
Tirò fuori dalla borsa l’agenda su cui si segnava i compiti e sospirò: non ce l’avrebbe fatta, mancava poco meno di un’ora alla cena e lei ancora non aveva fatto niente di ciò che le era stato assegnato quel giorno.
Scosse la testa rimproverandosi silenziosamente per essersi fatta distrarre per così tanto tempo e, guardata la mole di cose da fare, scelse di cominciare da quella che trovava più semplice e con cui di certo non avrebbe rischiato di distrarsi: Aritmanzia.
Era sicuramente la scelta migliore per lei che così, almeno, sarebbe andata a cenare con i compiti di una materia già finiti e, nel frattempo, si sarebbe divertita un po'.
Eleanor cominciò a cercare il libro e un rotolo di pergamena pulito nella borsa ma le sue mani trovarono altro e un brivido la percorse mentre, quasi spinta da una forza invisibile, tirava fuori il diario dalla copertina argentata che sempre si portava con sé senza mai aver il coraggio di leggerlo fino in fondo.
Sospirò rigirandoselo tra le mani.
Quando quel pomeriggio era andata in biblioteca, il suo piano originario era proprio quello di leggere qualche pagina del diario ma, alla fine, era stata distratta più e più volte e così l’aveva ignorato fino a quel momento.
Eleanor lo aprì osservandone le pagine immacolate.
«Forse dovrei...»
«Forse dovresti uscire con me? Concordo».
La ragazza sobbalzò e chiuse di scatto il diario per poi alzare lo sguardo: Lucas Warren la fissava e, senza farsi problemi o chiedere il permesso, si sedette di fronte a lei osservandola con un sorrisetto.
«Stavi proprio per dire questo, vero? Hai perfettamente ragione, è la scelta migliore che potessi prendere».
Eleanor si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo e cercando di non farsi notare nascose il diario in borsa.
«La scelta migliore? E perché di grazia?»
Domandò, lievemente ironica, sorridendo con aria innocente.
«Beh, perché sono bello, intelligente, affascinante, simpatico…»
«Modesto?»
«Anche. Quindi…simpatico, modesto, con una famiglia perfetta…come la tua del resto. Due perfette famiglie Purosangue di condizione desiderabile all’interno della politica del nostro paese».
Eleanor sospirò scuotendo appena il capo: se solo Lucas lo avesse saputo…
Anzi, a ripensarci era meglio così.
«Grazie, Lucas, ma se hai bisogno di convincerti delle tue qualità vai a dirle ad uno specchio, dicono che sia un buon esercizio per migliorare l’autostima anche se…»
«Eleanor carissima! Ti sto solo mostrando che buon partito sarei per te! Aggiungici pure che sono Caposcuola e Capitano della squadra di Quidditch di Corvonero e…»
«Quello è Lafontaine».
Lo interruppe tranquilla Eleanor aprendo il libro di Aritmanzia.
«Lafontaine, per una sciocca sfida con la Rymer, ha un’altra squadra a cui pensare e così il nuovo capitano sono io».
Eleanor alzò un sopracciglio lanciandogli una veloce occhiata scettica: dubitava fortemente che una cosa del genere, ovvero cambiare il capitano senza un motivo di salute, fosse legale ma, dopotutto, stava parlando con Lucas Warren.
«Ovviamente il Preside e il vostro Capo casa lo sanno, vero?»
Lucas fece spallucce ed Eleanor capì d’averci preso: nessuna delle due autorità lo sapeva e lui aveva agito di testa sua.
«Bene, ora scusami Lucas ma avrei da fare».
«E cosa? Scrivere un diario?»
Eleanor sentì improvvisamente freddo e si morse l’interno guancia cercando di rimanere calma.
«No, Aritmanzia. Quindi puoi anche andare, grazie della compagnia».
Eleanor si chinò sui compiti ignorando lo sguardo dell’altro fino a quando, probabilmente una decina di minuti dopo, il ragazzo si arrese e si alzò.
«Ci penserai almeno? Il primo fine settimana…tu ed io ad Hogsmeade?»
No.
«Ci penserò».
Tanto non sarebbe andata.
Non avrebbe frequentato uno come Lucas neanche fosse l’unico uomo rimasto sulla terra.
Per quanto, da Serpeverde, capiva la sua ambizione non approvava i mezzi che usava.
Lucas se ne andò e Eleanor tornò a studiare trovando però difficoltoso concentrarsi nonostante la materia preferita.
Lucas aveva parlato di una sfida tra Simon Lafontaine e Ashlyn Rymer, chissà che cosa intendeva.
 
***
 
Onyx Blaze Fontaine scese di corsa dal dormitorio maschile di Grifondoro, schivò a malapena Manuel Foster che vi andava e corse a controllare la bacheca dove, secondo il suo compagno di stanza Leonard, c’era un nuovo ed interessantissimo annuncio che sicuramente avrebbe attirato la sua attenzione.
Subito i suoi occhi color miele si posarono su una grande pergamena con un disegno e delle frasi scritte in un’elegante grafia femminile.
«Una squadra femminile di Quidditch?»
Sussurrò quasi incredulo prima di concentrarsi su un foglio, decisamente più piccolo e più spartano, che c’era accanto a quello strano annuncio per le ragazze.
«E una solo maschile…interessante!»
Onyx non aveva ben capito il motivo di quelle due nuove squadre ma ne era intrigato e voleva assolutamente scoprire cosa stava succedendo.
Non si sarebbe tirato indietro, il fine settimana successivo ci sarebbero stati i provini per la squadra di Quidditch maschile e lui ci sarebbe andato per capire, anzi…ci sarebbe andato per capire ed entrarci!
Il capitano di Grifondoro lo riteneva troppo impulsivo per giocare ma lui voleva assolutamente farlo e visto che gli veniva data un’opportunità straordinaria non poteva non prenderla.
Doveva assolutamente dirlo alla sorella.
Onyx Blaze sorrise e si fiondò fuori dalla sala comune, scese le scale di corsa rischiando di travolgere un paio di studenti del primo anno (oltre che di cadere un paio di volte) e cominciò a correre per i corridoi diretto verso la Sala Grande.
All’improvviso, quando ormai la meta era vicina, scivolò e tese le mani in avanti per proteggersi mentre il pavimento gli si avvicinava pericolosamente, o meglio lui vi cadeva.
Sbuffò all’impatto.
«Stai bene, Blaze?»
Il ragazzo alzò lo sguardo per incrociare lo sguardo preoccupato di Alin e quello appena divertito di Gabriel Ross.
Il Grifondoro si tirò in piedi e annuì.
«Certo, tranquilli, scusate ora ma devo andare! Squadra maschile di Quidditch, arrivo!»
Senza dare il tempo di ribattere ai due coetanei, Blaze corse via raggiungendo qualche istante dopo la sua meta: si fermò sull’uscio e si guardò intorno alla ricerca della sorella.
Non fu difficile trovare visto che l’ora in cui la maggior parte degli studenti cenava era passata da un pezzo e nella Sala Grande vi erano solo poche persone.
Sigrid Ivy Fontaine mangiava tranquilla nell’angolo più vicino all’ingresso del tavolo di Corvonero; Blaze la chiamò e lei si girò a guardarlo facendogli un piccolo sorriso.
«Ehy, nana! Indovina?»
Domandò ridacchiando il Grifondoro sedendosi di fronte alla sorella che sbuffò per quel soprannome: i due pur essendo gemelli avevano quasi venti centimetri di differenza e Blaze adorava prenderla in giro per quello.
«Cosa? In Infermeria si sono stufati di te e ti hanno contingentato l’accesso?»
«Che? Lyan non lo farebbe mai».
«Peccato, fratellino, che non sia lei il capo lì dentro…»
Il ragazzo fece spallucce.
«Tornando alle cose serie! Simon Lafontaine vuole creare una squadra di Quidditch solo maschile e io ci entrerò».
Ivy lo guardò e lui annuì quasi a rimarcare le sue parole.
«Lo immaginavo. Un sacco di gente vuole entrarci...che sciocchezza questa sfida».
«Sfida?»
Ivy annuì.
«A quanto pare Simon e Ashlyn si sfidano perché il primo crede che le ragazze non possano giocare…almeno questo è quello che si dice nella nostra sala comune».
Blaze rimase in silenzio per un attimo, assimilando le informazioni appena ricevute dalla sorella che, nel frattempo, finì di mangiare.
«Beh…è giusto, no? Voi ragazze siete meno forti di noi».
A quelle parole Ivy lo guardò male.
«Meno forti? Ma se quando gioco con voi a Quidditch faticate a fare punto?»
«Ma questo è perché ti abbiamo allenata noi. Le altre sono meno forti, no?»
Ivy scattò in piedi guardandolo arrabbiata e Blaze accennò un sorriso sperando di calmarla: proprio non riusciva a capire che avesse detto di male.
«No. Sai che ti dico? Entra nella squadra maschile…io entrerò in quella femminile».
Detto questo Ivy prese le sue cose e se ne andò lasciandolo solo al tavolo.
Blaze la guardò allontanarsi: certe volte sua sorella non la capiva proprio.
 
***
 
«Squadra maschile di Quidditch, arrivo!»
Adam Gabriel Ross guardò confuso Blaze Fontaine che, con quell’urlo, si allontanava diretto alla Sala Grande.
Alin al suo fianco ridacchiò.
«Non si può dire che non sia un vulcano, come al solito del resto. Va beh, ci conviene muoverci o saremo in ritardo per il club».
Adam annuì e, insieme al coetaneo di Tassorosso, si diresse verso l’aula in cui il professor Silente avrebbe tenuto una lezione speciale del club di Trasfigurazione riguardo agli Animagus ed entrambi i ragazzi ne erano particolarmente interessati visto che sembrava che ci fosse anche la possibilità di intraprendere il percorso per diventare Animagus sotto la guida del mago più anziano.
Di certo Adam, che da buon Corvonero amava scoprire cose che non conosceva, non vedeva l’ora di scoprire meglio quel particolare ambito della Trasfigurazione anche se non sapeva ancora se avrebbe poi provato a candidarsi per diventare un Animagus.
Si stava giusto chiedendo se Alin avesse intenzione di farlo quando questo, qualche minuto dopo, parlò.
«Secondo te che cosa intendeva Blaze?»
Adam non si aspettava di certo quella domanda e così rimase in silenzio fino alla cima delle scale che stavano salendo, prendendosi così un po' di tempo per riflettere.
«Può essere che sia per la squadra maschile di Quidditch di Lafontaine, quella aperta a tutti coloro che non giocano a Quidditch nelle squadre ufficiali».
Adam sentì su di sé i grandi e penetrati occhi azzurri del coetaneo e gli lanciò un’occhiata vedendo quanto l’altro fosse confuso.
«Non lo sai? Non avete l’avviso nella vostra sala comune?»
Alin scosse la testa.
«Non lo so. Oggi non sono ancora tornato in sala comune. Finite le lezioni sono andato a studiare e poi mi sono esercitato con il violino nello studio del professor Silente. Di quale avviso stai parlando? Perché una tale squadra?»
Adam prese un respiro profondo prima di cominciare a spiegargli tutto quello che sapeva di quella squadra e del motivo della sua nascita.
In quanto Corvonero, il ragazzo aveva avuto modo di vedere gli sguardi di sfida che Ashlyn e Simon si lanciavano ogni volta che si vedevano nella sala comune e di cogliere voci a riguardo di tali occhiate, benché non sapesse tutto era più o meno riuscito a capire che cosa stava succedendo tra i due.
«Che storia…»
Adam annuì al commento di Alin e, per un po', nessuno dei due parlò mentre si avvicinavano sempre più all’aula di Trasfigurazione.
«Comunque penso che, se è quello il motivo, è abbastanza sciocco. Le ragazze potrebbero essere anche più brave di noi a giocare».
l Corvonero si trovò a dare ragione al Tassorosso: molte donne in quel momento stavano dando prova del loro valore anche in situazioni ben più difficili e pericolose di una partita di Quidditch.
«Vedila così: almeno c’è una possibilità in più di giocare».
Disse Adam accennando ad un piccolo sorriso fermandosi sulla soglia dell’aula che era la loro destinazione.
Alin rimase in silenzio, pensoso, per qualche istante poi annuì.
«Sì, quasi quasi provo ad andare ai provini. Sarebbe una buona occasione per provare una cosa nuova e fare un po' di sport».
Adam sorrise annuendo: anche lui era tentato ma prima voleva assolutamente pensarci bene e stillare una bella lista dei pro e dei contro.
«Allora, chi lo sa, magari saremo compagni di squadra un giorno».
 
***
 
«Ti ringrazio, Chica».
Chica Elisabete Consuelo annuì prendendo dalle mani di Ashlyn la pergamena che avrebbe dovuto attaccare nella sala comune di Serpeverde per promuovere i provini della squadra femminile di Quidditch.
«Figurati, Ash. Se hai bisogno sai dove trovarmi. Ora vado».
La giovane Serpeverde, salutata l’amica, si allontanò nel corridoio a passo sicuro affrettandosi a raggiungere il proprio dormitorio.
Chica, che aveva giocato a Quidditch a Castelobruxo e che conosceva le proprie abilità, si sentiva già parte della squadra e non vedeva l’ora di iniziare tanto che, quando le era possibile, prendeva a prestito una delle scope della scuola per esercitarsi un po' nel volo.
La ragazza lanciò un’occhiata alla pergamena, era impaziente all’idea di appenderla nella bacheca; con quel gesto avrebbe dato finalmente inizio ad un reclutamento nella sua casa che, sperava, sarebbe stato proficuo alla squadra.
Ma per appenderla avrebbe dovuto…
La smorfia di disgusto quasi sempre presente sulle sue labbra si acuì.
Per mettere al suo posto la pergamena avrebbe dovuto chiedere il permesso alla Caposcuola ovvero a Charlotte-tante cose-Spencer e lei ne avrebbe fatto volentieri a meno ma per nulla al mondo si sarebbe tirata indietro: quella pergamena avrebbe trovato il suo posto in bacheca, a qualunque costo.
Arrivata in sala comune, Chica si guardò intorno: Charlotte Elizabeth Katherine Spencer stava seduta con eleganza su una delle poltrone di pelle presenti nella stanza e stava ascoltando due ragazzine annuendo di tanto in tanto.
Chica le si avvicinò sicura raggiungendola proprio mentre liquidava le piccole con un cenno di mano.
Tossicchiò e subito gli occhi azzurri come il ghiaccio della maggiore si incrociarono con i suoi marroni scuri.
«Chica cara, che posso fare per te?»
Charlotte le sorrise con uno dei suoi soliti sorrisi falsi e Chica agitò la pergamena.
«Dovrei appenderla, è importante».
«Non si possono appendere avvisi che non siano approvati da un’autorità».
«Infatti…sono venuta da te per questo».
Chica si trattenne dallo sbuffare quando Charlotte sorrise compiaciuta tirandosi indietro la treccia perfettamente ordinata.
«E che cosa sarebbe esattamente?»
«Per una squadra di Quidditch solo femm…»
«La squadra della Rymer? Dovevi dirmelo prima cara. Hai il mio permesso, anzi…dammi, faccio io».
Senza permetterle di reagire, Charlotte le prese la pergamena di mano e, con un veloce gesto di bacchetta, la fece sfrecciare fino alla bacheca e la appese attirando l’attenzione di tutti.
«Giusto…sia mai che perdi cinque minuti sotto i riflettori…»
Sbottò Chica guardandola male ma l’altra sorrise compiaciuta e si diresse verso la bacheca dove si era già radunata una piccola folla ad ammirare la pergamena.
Chica scosse la testa, cercando di ignorare la voglia di affibbiarle qualche epiteto poco carino, e la imitò andandoci anche lei.
Doveva ammettere che Isabelle si era decisamente impegnata per quel disegno in cui una ragazza, con una divisa da Quidditch nera con dei ricami dei colori delle quattro case, afferrava un Boccino.
Chica si guardò intorno: mentre i ragazzi se ne stavano andando, molte ragazze o parlottavano tra di loro indicando l’avviso o, come Eleanor Moore, lo fissavano rapite.
La Serpeverde si lasciò scappare un sorriso soddisfatto: la squadra avrebbe ben presto preso il volo.
 
 

Vuoi giocare a Quidditch ma non ti accettano perché sei una ragazza?
Vieni alla nuova squadra femminile di Quidditch!
Sfideremo i ragazzi mostrando il nostro valore.
Ti aspetto per i provini al Campo d’allenamento questo sabato alle ore 5:00 p.m.
Non mancare,
Ashlyn Rymmer
 
 
 
Cercasi ragazzi che vogliano unirsi ad una nuova squadra di Quidditch esclusivamente maschile.
Requisiti: non giocare in nessun’altra squadra di Quidditch.
Provini: questo sabato, Campo principale, ore 5:00 p.m
Non mancare,
Simon Lafontaine
 
 

Angolo autrice:
 
Eccomi! Scusate il ritardo ma come ho già detto ste settimane sono state uno schifo (e le prossime saranno anche peggio visto tutto il tempo perso in queste).
Scusate anche se vi ho fatto venir l’ansia con l’avviso.
Penso che non possiate capire quanto mi sto pentendo di aver scelto questo modo di narrare i fatti. Ero in fase di sperimentazione quando l’ho scelto (mannaggia a Sei di Corvi) e non ho pensato alle conseguenze ma più vado avanti più è snervante xD
Senza contare Isabelle e Lucas, per seguire bene tutti dovrei fare 16 pov per ogni capitolo e non è assolutamente fattibile…anche a togliere pure i pov di Ashlyn e Simon la situazione non cambia tantissimo e non è che posso escluderli per sempre dalla narrazione (già prima o poi almeno un pov devo darlo ad Isa e Lucas perché qualcosina dovranno fare anche loro).
Va beh, ho cominciato così e finirò così…al limite se vi va bene farò dei pov più corti per farceli stare tutti o li alternerò a seconda degli eventi nel capitolo e quindi quelli che non avranno il loro “momento pov” in un capitolo lo avranno in quello dopo.
Farò i pov (ma si possono poi chiamare pov? Mica sono in prima persona…va beh, tanto ci capiamo) multipli!
No, Aiko, no…sono le 23 di sera, non sparar cavolate e vai a dormire vai…
Il giorno dopo…RIECCOMI!
Tralasciando lo sclero delle 23…spero che il capitolo vi sia piaciuto! Nel prossimo darò ovviamente spazio a quegli OC che magari si sono visti di meno o che non hanno avuto il loro momento.
Ora vado!
Alla prossima con…rullo di tamburi…i provini!
Ciao,
Aiko
   
 
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