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Autore: Ashla    11/03/2022    4 recensioni
[STORIA INTERATTIVA – iscrizioni aperte fino al 5 marzo 2022]
Nell’ undicesimo secolo, Gwenog, una donna, giocava a quello che poi sarebbe divenuto Quidditch e Gertie Keddle, una sua amica, per prima documentava la nascita di quello sport.
Tantissime altre donne erano entrate nella storia grazie al Quidditch e lei, Ashlyn Rymer, non poteva giocarci perché quello stupido di Simon Lafontaine si era convinto che le ragazze non potessero farlo.
Era una follia.
Le squadre di giocatrici professioniste di Quidditch esistevano fuori dalle mura di Hogwarts ma non avrebbero ottenuto chissà quali campionesse se, durante il periodo scolastico, quasi nessuna ragazza poteva giocarci.
Non era vero che le femmine non potevano giocare in una squadra mista perché erano deboli e lei lo voleva dimostrare.
Avrebbe creato la propria squadra.
Avrebbe dato a Simon Lafontaine una lezione.
Glielo aveva promesso, non aveva intenzione di tirarsi indietro.
Genere: Generale, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Quotidianità

 
 
Il giorno dopo
 
Il dormitorio femminile di Serpeverde del settimo anno era ormai quasi vuoto, solo una ragazza era al suo interno e stava seduta composta davanti ad un tavolino da toiletta mentre tutte le altre erano uscite già da tempo ma lei, Charlotte Elizabeth Katherine Spencer, doveva essere impeccabile e così, come al solito, era rimasta l’ultima all’interno
Charlotte, con le sue dita lunghe e sottili, intrecciava con maestria i suoi capelli biondi come il grano in una treccia laterale mentre, con i suoi occhi azzurri ghiaccio, fissava infastidita il suo riflesso sullo specchio che le mostrava il volto a forma di diamante ricoperto, sulle guance e sul naso, da numerose lentiggini.
Una volta finito di acconciarsi i capelli, prese la bacchetta e con un gesto veloce e un sussurro fece sparire dal viso quelle piccole macchioline che tanto detestava, poi annuì fiera del suo operato e si alzò in piedi controllando ancora una volta che la propria uniforme fosse in perfetto ordine, prima di appuntarci su due spille: quella che mostrava la sua posizione di caposcuola della casa di Serpeverde e quella della Società per i Diritti delle Donne che lei stessa, durante il suo terzo anno, aveva fondato riscuotendo molta popolarità tra le giovani streghe.
Appellò la borsa con i libri scolastici e, a passo leggero, uscì dalla stanza con un lieve sorriso sul volto; quel giorno molto probabilmente sarebbero arrivate due importanti lettere e lei non vedeva l’ora di averle sotto mano.
Suo padre Winston, con cui stava collaborando per scegliere il suo futuro marito, doveva rispondere ad un paio di sue proposte a riguardo e lei era sicura che ne avrebbe accettata almeno una, se non tutte, per poi dirle che tra i ragazzi da lei elencati, con tanto di accurata motivazione sul perché erano da considerarsi come ottimi partiti, poteva scegliere quello che più le aggradava.
Allo stesso tempo attendeva con ugual interesse, se non forse maggiore, la lettera dell’amica francese Adèle Dubois e non solo per sentire notizie dal continente, nell’ultimo periodo non era poi così belle, ma per i nuovi ed entusiasmanti progressi della Società gemella alla sua portata avanti dall’altra.
Attraversò la sala comune quasi vuota, fermandosi solo per redarguire due piccioncini del sesto anno, ed uscì sorridendo divertita per la loro reazione: evidentemente la coppietta non l’aveva sentita arrivare, niente di nuovo per lei, e al sentirsi richiamare aveva fatto un salto all’indietro per lo spavento e aveva cominciato a scusarsi continuando fino a quando Charlotte non era uscita dalla stanza.
La ragazza si stava dirigendo alla Sala Grande quando una ragazzina dei primi anni di Tassorosso le corse incontro fermandosi a pochi passi da lei.
«Signorina Spencer, ho una notizia per lei».
Charlotte annuì, riconoscendo la piccola come una delle sue informatrici private mediante le quali veniva a conoscenza della maggior parte delle cose che avvenivano nella scuola, e la invitò a parlare ascoltandola poi in silenzio e con estrema attenzione.
«Anche Amy di Corvonero ha sentito qualcosa del genere».
«Perfetto, grazie…Lucy. Puoi andare».
A quelle parole, la ragazzina annuì e schizzò via, raggiungendo la compagna di Corvonero che l’aspettava poco più avanti.
«Interessante…merita un approfondimento».
Sussurrò Charlotte una volta rimasta sola prima di tornare ad incamminarsi con passo, se possibile ancora più deciso, verso la Sala Grande.
Quello che le aveva detto la sua piccola informatrice, riguardo una qualche squadra di Quidditch completamente femminile, non poteva non stuzzicare lei che era a capo della Società per i Diritti delle Donne e così era più che intenzionata a saperne ancora su quella faccenda.
Arrivata nei pressi della Sala Grande i suoi occhi cominciarono ad ispezionare i corridoi, pieni di studenti, in lungo ed in largo alla ricerca di due persone che non tardò a trovare.
Vi ci si avvicinò e subito Isabelle Lafontaine, tossicchiando per l’imbarazzo, fece sparire in tasca il biscotto mezzo smangiucchiato che aveva in mano.
«Lafontaine quante volte ti dobbiamo dire che non si mangia in corridoio? Sei per caso diventata sorda?»
Domandò alla Tassorosso guardandola dall’alto di quei pochi centimetri che, con il suo metro e sessantacinque, la facevano incombere sul metro e sessanta e poco più dell’altra.
Isabelle annuì mentre le sue guance diventavano paonazze per l’imbarazzo ma Charlotte non vi badò e si girò a guardare Ashlyn Rymer nascondendo il disappunto per dover alzare appena lo sguardo per fissarla negli occhi: come osava una persona più piccola di lei essere più alta?
«E così, Rymer, vuoi fondare una squadra di Quidditch completamente femminile».
Si godette la sorpresa che esplose sui volti delle due amiche al sentire quella frase e alzò una mano per azzittire la Corvonero che stava per parlare.
«Parteciperò anch’io. E prendete queste…»
Charlotte estrasse dalla borsa due delle spille della sua società e le diede loro.
«Di solito non le do così facilmente ma questa volta ve le siete guadagnate».
Detto ciò, Charlotte si allontanò incurante della confusione delle due ragazze che si lasciò alle spalle avviandosi soddisfatta verso la Sala Grande: aveva nuove notizie da dare ad Adèle.
 
***
 
Margaret Rose Jones, uscita dalla Sala Grande, si affrettò a sciogliersi la coda lasciando liberi i lunghi capelli castani chiari che le ricaddero fino a metà schiena mentre metteva nella tasca della divisa il nastrino giallo con cui li aveva tenuti legati.
Subito il suo sguardo azzurro individuò Ashlyn ed Isabelle e la ragazza, sorridendo, fece qualche passo verso le amiche fermandosi poi di scatto e sgranando gli occhi alla vista della giovane che era con loro: perché Charlotte Spencer era con loro?
Non fece tempo a chiederselo che la Serpeverde se ne andò, lasciando le due amiche a fissare il vuoto con aria confusa, e così Margaret si affrettò a raggiungerle con una piccola corsetta.
«Lyn? Isa? Tutto bene?»
Domandò, una volta raggiuntele, sistemandosi la frangetta e Isabelle, battendo le palpebre, si voltò verso di lei annuendo poco sicura.
«Credo…credo di sì, Maggie. Ci ha dato queste».
La Tassorosso le mostrò una spilla e Margaret annuì sorridendo.
«Forte! Anch’io sono nella società! Lo dicevo che dovevate entrarci!»
Come a provare le sue parole, Margaret frugò con la mano sinistra nella borsa e tirò fuori una spilla identica.
«Ecco, vedi? Dai che te la metto».
Poi successe, Ashlyn scoppiò a ridere, attirando l’attenzione delle due, e le abbracciò.
«E una! E una!»
Sul viso ovale di Margaret comparve un’espressione confusa e Isabelle sospirò.
«Ashlyn vuole fondare una squadra di Quidditch solo femminile…Lucas e mio fratello Simon non l’hanno presa in squadra e così ha sfidato mio fratello per…uh, far vedere che anche noi possiamo giocare a Quidditch».
Le spiegò prima di lanciarle un’occhiata che sembrava implorarla a far ragionare la Corvonero che, dopo averle mollate, saltellava felice incurante degli sguardi confusi dei presenti nel corridoio.
Margaret si prese un minuto per comprendere fino in fondo le parole di Isabelle e poi, probabilmente deludendola, sorrise entusiasta.
«Una squadra di Quidditch femminile!? Ma è fantastico, Lyn! Perché non mi hai avvisata subito? Ovviamente mi unisco anch’io! La faremo vedere a Simon!»
Ashlyn le prese le mani facendole fare un girotondo improvvisato mentre Isabelle sospirava borbottando qualcosa che Margaret, troppo presa, non riuscì a capire bene e che riguardava Simon.
«Lyn, contami nella squadra! Se vuoi farò pubblicità alla tua idea nella Torre di Grifondoro».
«Ma è fantastico Maggie! Ti racconterò tutto mentre andiamo a pozioni, non voglio essere in ritardo, forza! Su! Ciao Isa!»
Margaret, ridacchiando felice, si lasciò trascinare verso i sotterranei da un’entusiasta Ashlyn che le spiegò tutto quello che il giorno prima, mentre aiutava i suoi fratelli minori William ed Eleanor a studiare, si era persa.
L’idea era fantastica e la giovane Grifondoro non vedeva l’ora di cominciare: se c’era una cosa che le dava fastidio era quando la gente pensava di essere superiore, che fosse nel Quidditch o in altro, e quindi non poteva non partecipare alla sfida per dimostrare che non era così.
Arrivate in classe si misero al loro posto continuando a parlottare tra di loro mentre aspettavano il professore e i compagni le raggiungevano.
Fu solo quando l’aula fu riempita delle voci degli studenti che Ashlyn cambiò discorso guardandosi intorno.
«Sai, non posso non notare come ogni anno a pozioni Corvonero e Grifondoro finiscano insieme…non che mi lamenti, eh, solo che vorrei fare a gara con qualche Serpeverde come Chica o Nathan».
Margaret annuì ridacchiando e tirò fuori il kit con gli ingredienti per le pozioni mentre si prendeva qualche secondo per rispondere all’amica.
«Penso che sia questione di sopravvivenza. Dopotutto è con Corvonero e Grifondoro che l’aula di pozioni rischia di saltare in aria, unendoci c’è il rischio una volta su due e non due su due».
Ashlyn scoppiò a ridere annuendo e poco dopo il professore entrò in aula dando inizio alla lezione.
Margaret sorrise: era pronta per una nuova avventura.
 
***
 
Dylan Maximoff, un ragazzo dai mossi capelli biondo scuro camminava tranquillo per i corridoi pieni di voci mentre, con gli occhi castani, si guardava intorno controllando, come i suoi doveri da Caposcuola gli imponevano, che tutto fosse in ordine.
Girato l’angolo che lo portava in una zona più tranquilla del castello, non ci mise molto a notare due Corvonero del primo anno che stavano fermi davanti ad un’aula, mentre parlottavano sottovoce tra di loro, lanciando di tanto in tanto degli sguardi confusi e sconsolati al corridoio quasi deserto.
Sorrise e, con tono gentile, li salutò avvicinandosi loro che subito sembrarono prendere coraggio sentendosi presi in considerazione.
«Dovevamo andare a Trasfigurazione ma…»
«Vi siete persi».
Ridacchiò Dylan annuendo comprensivo: dopotutto perdersi in quella scuola, soprattutto durante i primi mesi, non era poi così strano.
Il ragazzo, lanciata un’occhiata all’orologio, sorrise offrendosi di accompagnarli e così si ritrovò a camminare in direzione opposta a quella in cui doveva andare, tallonato da due undicenni, mentre rassicurava i due dispersi che era assolutamente normale sbagliare aula all’inizio e che presto si sarebbero abituati.
«Ma guarda chi c’è, mamma chioccia ha trovato due nuovi pulcini».
Mentre Dylan si trovava a metà strada per la classe di Trsfigurazione, una coppia di Corvonero, composta da niente meno che Simon Lafontaine e Lucas Warren, era spuntata in senso opposto da dietro un angolo e, mentre il secondo, e suo collega Caposcuola, ridacchiava per la sua stessa battura, il capitano di Quidditch della squadra blu-bronzo lo fissava con un leggero sorriso di convenienza.
Dylan, appena a disagio, si sistemò la cravatta di Tassorosso e poi, subito dopo, la fascia nera che gli bloccava i capelli lontani dalla fronte mentre salutava i nuovi arrivati.
«Che volete farci, sappiamo tutti come sono i primi tempi ad Hogwarts».
Disse il Tassorosso sorridendo e rimase colpito quando Simon, annuendo, ricambiò rivolgendosi poi ai ragazzini.
«Già…non vi preoccupate, capita a tutti di perdersi».
«Parli per esperienza?»
Lo stuzzicò Dylan sorridendo come se nulla fosse.
«Ovviamente anche i migliori si perdono».
Dylan si trattenne dal sospirare quando Lucas, passando una mano tra i capelli castani per tirarseli indietro, rispose al posto di Simon.
«Ora andiamo, Simon. Dylan, ti conviene sbrigarti a portarli a destinazione o farai tardi a lezione».
I due Corvonero superarono il trio e si allontanarono parlando tra di loro.
«Quindi, Simon, come pensi di fare per la tua squadra solo maschile?»
Dylan, a quelle parole, aggrottò la fronte e si girò a guardarli ma i due erano già lontani e Lucas aveva ragione: non aveva tanto tempo a disposizione prima dell’inizio delle lezioni e, se non si muovevano, avrebbe dovuto correre per tutta la scuola nella speranza di arrivare puntuale.
Sorrise gentile ai due del primo anno.
«Allora, piccoli corvetti, andiamo che siamo quasi arrivati».
 
***
 
Onyx Blaze Fontaine, per tutti Blaze, camminava a passo spedito tenendosi un fazzoletto sotto la narice sinistra, proprio dove aveva un neo, per fermare il sangue dal naso.
Le lezioni mattutine erano andate piuttosto bene, dopotutto Cura delle Creature Magiche e Difesa contro le Arti Oscure erano due delle sue materie preferite, ed era anche riuscito a far guadagnare qualche punto a Grifondoro per una sua risposta corretta durante la prima.
Poi, però, aveva pensato bene di far a gara a chi arrivava per primo in Sala Grande e, nella corsa, era scivolato finendo a terra e facendosi sanguinare malamente il naso.
Arrivato davanti alle porte dell’Infermeria, non perse tempo e, con l’unica mano libera, aprì un battente entrando poi dentro senza esitare.
Rischiò di scontrarsi contro una ragazza, dai tratti orientali e i capelli castani rossicci, che veniva in senso contrario.
«Oh, scusa…Blaze? Che ti hai fatto?»
Appena imbarazzato, sotto lo sguardo scuro Lyan Morrison, Blaze si passò una mano tra i corti capelli biondo scuri e ridacchiò.
«Tuffo sul pavimento mentre correvo verso la Sala Grande, niente di che».
Disse con voce nasale mentre sorrideva, con il sorriso che gli arrivava fino agli occhi color miele, guardando la ragazza più bassa di lui di quasi una decina di centimetri.
Le labbra a forma di cuore di Lyan si incurvarono in un lieve, dolce, sorriso.
«Dovresti stare più attento, vieni vedo se posso fare qualcosa…»
Blaze sorrise e la seguì nella stanza fino ad un letto; e tende di quello di fronte erano tirate e poteva sentire qualcuno sussurrare.
«Daniel e il professor Wright sono lì».
Il Grifondoro annuì al sussurro della Tassorosso e si sedette sul materasso cominciando a tamburellare con le dita della mano libera sulla sua coscia: Lyan era molto timida e lui ci aveva messo del tempo a instaurare un qualche tipo di dialogo con lei…fortunatamente il tempo non mancava visto che la giovane Tassorosso del sesto anno era spesso ad aiutare in Infermeria e lui, in cinque anni di scuola, ci finiva quasi una volta al giorno per la sua sbadataggine.
«Ci sei sta sera al club?»
Domandò Blaze per rompere il silenzio che si era venuto a creare mentre Lyan, a pochi centimetri da lui, gli guardava il naso e pensava ad un qualche incantesimo per sistemarglielo.
Come una ragazza tranquilla e calma come lei potesse essere nel club dei duellanti, il giovane Grifondoro proprio non lo sapeva ma doveva ammettere che se la cavava piuttosto bene.
Lyan annuì e borbottò un incantesimo per poi sorridere leggermente.
«Potrebbe pizzicare».
Senza dargli tempo di rispondere, la ragazza, puntatagli la bacchetta sul volto, ripeté ad alta voce la formula e poco dopo il naso cominciò a pizzicargli fin all’invero simile per poi, nel giro di qualche istante, attenuarsi appena.
Qualcuno rise e una tenda venne tirata; Lyan si allontanò da lui con un piccolo sorriso sul volto e gli fece un cenno di saluto con la mano.
«Ti lascio nelle mani del professore e di Daniel, devo andare a mangiare con una mia amica».
Blaze annuì, finalmente senza un fazzoletto ficcato su per la narice, e lei se ne andò.
Quello che il Grifondoro non poteva sapere era che Lyan, smossa dalla curiosità, voleva chiedere alla compagna di dormitorio Isabelle per quale squadra di Quidditch dovesse fare il poster.
 
***
 
«Vete a tomar por culo, Lucas!»*
Esclamò una ragazza dalla carnagione olivastra e i capelli scuri dopo aver ascoltato, seduta al tavolo di Serpeverde, le parole di Ashlyn.
Chica Elisabete Consuelo, rimasta con un’espressione di disgusto sul volto fino alla fine del racconto della Corvonero, finalmente si sfogava insultando l’altro utilizzando la sua lingua madre, senza curarsi degli sguardi confusi e sbigottiti che riceveva da chi le stava intorno.
«Que te folle un pez!»*
Sbottò alzandosi per poi cominciare a camminare avanti ed indietro, con gli occhi castani scuri che lanciavano faville, rivelando una particolarità del suo abbigliamento: non indossava la solita divisa femminile, ma un paio di pantaloni con le bretelle.
Lentamente si calmò ma continuò a camminare cercando di capire come fare a risolvere la questione mentre le labbra sottili esprimevano tutto il disgusto che stava provando in quell’istante.
«Devi fare qualcosa, ho in mente un paio di idee».
Annunciò poi sedendosi di nuovo sulla panca, guardando seria l’amica.
Per anni aveva aiutato suo padre a coltivare la terra, un lavoro faticoso e prevalentemente maschile, a Castelobruxo aveva giocato a Quidditch spalla a spalla con ragazzi ben più alti, cosa facile visto che non era neanche un metro e sessanta, e massicci di lei, proprio per questo non poteva accettare un tale pensiero.
«Tranquilla Chica, ho già un’idea e ho bisogno di te come battitrice».
Chica guardò stranita l’amica e le fece cenno di continuare a parlare ascoltandola poi con interesse e, via via che l’altra andava avanti, sempre più entusiasmo: una squadra di Quidditch femminile era proprio quello che ci voleva per mettere con la testa sulle spalle quei maschilisti convinti che loro non potessero giocare solo perché ragazze.
«Assolutamente, conta su di me. Vedrai che gli faremo cambiare idea».
«A chi farete cambiare idea?»
Domandò una voce maschile e Chica alzò lo sguardo incrociando gli occhi nero pece del nuovo arrivato che le fissava dall’alto.
Nathan Hawtorn, coetaneo delle due ragazze e compagno di Casa di Chica, le salutò con un cenno di capo e si sedette di fronte a Chica.
«Niente che possa interessarti Nate».
Sbottò Chica e l’altro alzò le spalle larghe tirando fuori i libri per studiare mentre, con una mano, si scompigliava ancora di più i capelli castano chiari.
«Come vuoi, allora studiamo. E Ashlyn…questo è il tavolo delle Serpi, hai forse cambiato casa?»
Chica sbuffò, infastidita dal fatto di dover interrompere il discorso con Ashlyn, ma l’altra annuendo si alzò in piedi raccogliendo le sue cose.
«Allora ci vediamo, tranquilla Chica parliamo domani prima di lezione».
Chica annuì e la salutò prima di rivolgersi a Nathan che, nel frattempo, aveva tirato fuori il libro di Erbologia e lo stava sfogliando tranquillamente.
I due, pur essendo dello stesso anno, si conoscevano solo dal quarto avendo entrambi frequentato una scuola diversa i primi anni e, forse per questo o per la passione in comune per Erbologia, avevano subito stretto amicizia finendo spesso per studiare insieme.
Passarono in silenzio quasi un’ora, parlando solo per brevi commenti sull’argomento che stavano studiando, e solo quando conclusero la prima materia si concedettero una breve pausa.
«Proprio sicura di non volervi mettere al corrente della situazione? Potrei aiutarvi».
Chica annuì mettendo via il libro.
«Sicura, puoi chiedermelo quanto vuoi ma non te lo dirò».
Nathan sbuffò.
«Non sei divertente…ho visto colombi migliori di te…»**
L’onnipresente smorfia di disgusto sul volto di Chica si accentuò.
«E io biancospini più simpatici e ora zitto se vuoi che io ti aiuti in Babbanologia, estupido».**
Sbottò Chica guardandolo male e i due ripresero finalmente a studiare e, mentre Nathan bombardava Chica di domande sull’uso di svariati oggetti babbani, la ragazza riuscì a distrarsi dall’idea di Ashlyn.
 
 
***
 
Tamara McKinnon, seduta su una delle poltrone della sala comune di Grifondoro, aspettava in silenzio che Manuel Foster la raggiungesse per poi andare con lui alla riunione mensile dei Prefetti e dei Capiscuola: erano già passati più di dieci minuti dall’orario dell’appuntamento e lui ancora non si vedeva.
Non che si aspettasse qualcosa di diverso dal ritardatario per eccellenza e, proprio per quello, aveva stabilito l’orario d’incontro a trenta minuti prima dall’inizio effettivo della riunione in modo da poter evitare grossi ritardi.
La ragazza dalla carnagione olivastra sospirò, alzandosi in piedi, e lanciò un’occhiata, con i grandi occhi verde-marroni, verso la scala che portava ai dormitori maschili mentre silenziosamente valutava se fosse il caso di andare a chiamarlo.
Pro: una volta chiamato sarebbero potuti andare.
Contro: rischiava di trovarlo intento a correre nudo per la stanza nel tentativo di trovare i vestiti e lei proprio non ci teneva.
Pro…
Una voce femminile la chiamò e lei si girò smuovendo i lunghi capelli castani nel farlo per poi sorridere amichevole ad una piccola Gridondoro che le si era avvicinata torcendosi le mani.
«Mi sono dimenticata il libro di pozioni in Sala Grande, posso andare a prenderlo?»
Tamara scosse la testa in segno di diniego ma non smise di sorridere.
«C’è il coprifuoco ora, però posso chiedere ad un elfo domestico di portartelo. Va bene, cucciola?»
La ragazzina annuì e Tamara le chiese il nome in modo da farle recapitare il libro prima di salutarla raccomandandole di andare presto a letto.
Una volta fatto, guardò l’ora e sbuffò notando come Manuel non si fosse ancora fatto vedere: doveva decisamente andarlo a prendere o sarebbe riuscito a farla tardare e lei, da seconda Caposcuola, non poteva permetterselo.
Si avviò.
Doveva riconoscere che era stata piuttosto sorpresa quando, quell’estate, aveva visto la spilla e la lista di Prefetti e Capiscuola perché questi ultimi erano passati da due a quattro, uno per Casa, a fronte di quella che veniva definita come una maggior ricerca di sicurezza e supporto in un periodo così critico per entrambi i mondi, magico e non.
Raggiunto il dormitorio maschile del settimo anno bussò urlando forte il nome del ragazzo.
Un tonfo, un’imprecazione e dei passi veloci risuonarono ovattati da dentro la stanza e, poco dopo, un ragazzo a petto nudo aprì la porta fissandola con gli occhi scuri sgranati.
«Sono in ritardo? Mi sono addormentato! Scusa, scusa, scusa!»
Tamara sospirò massaggiandosi la fronte.
«Parla di meno e muoviti di più, vestiti se non vuoi andare alla riunione così!»
«Perché? Non sono meraviglioso?»
Domandò Manuel sorridendo furbo mentre si passava una mano tra i riccioli castani scuri.
«Manuel!»
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa e rientrò veloce in stanza tornando fuori, poco dopo, intento ad abbottonarsi la camicia mentre teneva il maglioncino in testa come se fosse un velo.
La Caposcuola sospirò: come Manuel Foster potesse essere diventato Prefetto, Tamara proprio non lo sapeva né lo voleva scoprire.
 
***

 
Daniel Henderson, un ragazzo del quinto anno dai capelli biondi e i lineamenti ancora da bambino, si lasciò cadere sul letto stremato con gli occhi chiusi: le lezioni della giornata erano andate bene ma aveva passato gran parte della pausa pranzo ad aiutare il professor Wright in Infermeria e solo grazie a Lyan, che aveva aggiustato il naso a Onyx Blaze di Grifondoro, non aveva saltato il pasto e poi, prima di cena, aveva aiutato la sua capo casa, la professoressa Robinson, a controllare le Mandragole per una lezione del giorno.
Era stata una bella giornata ma, allo stesso tempo, molto stancante e, in quel momento, era felice che tutti i suoi compagni di stanza non ci fossero perché significava un attimo di pausa per lui.
Il giorno dopo voleva assolutamente andare a fare una passeggiata per il parco di Hogwarts, magari fino alla piccola riserva naturale dove erano tenute le creature magiche, e poi avrebbe cercato qualcuno con cui fare una bella partita a scacchi, se era fortunato qualcuno del club del gioco da tavolo avrebbe accettato di giocare con lui.
Aveva così tante cose da fare…
Improvvisamente un lieve scricchiolio lo fece sobbalzare e scattò a sedere guardandosi intorno con i grandi occhi blu: doveva essersi addormentato perché l’unica candela accesa nella stanza era la sua e dai letti accanto proveniva un leggero russare.
Improvvisamente un ragazzo dai folti capelli biondo grano, lunghi fino alla fine del collo, raccolti in un codino comparve, con un gran sorriso sul volto, nel suo campo visivo e lo salutò con un sussurrò.
«Ciao, ancora sveglio?»
Daniel annuì alla domanda di Alin Magne Stoica che si sciolse il codino prima di togliersi la tunica e deporla con attenzione sullo schienale di una sedia.
«Andata bene la riunione?»
Alin, con le lentiggini sulle guance e il naso, lo guardò con i propri occhi azzurri e annuì sorridente.
«Sì, poi ho fatto anche un giro di guardia nei corridoi con un altro Prefetto di Corvonero. Non mi aspettavo che ci fosse qualcuno sveglio così tardi».
«Stavo dormendo ma mi ha svegliato lo scricchiolio».
Disse tranquillo Daniel mentre si appuntava mentalmente di andare a cercare un incantesimo per evitare quel problema: dopotutto un qualcosa del genere ci doveva pur essere, no?
Alin si sbottonò, con le dita lunghe ed affusolate, il primo bottone della camicia e Daniel allontanò lo sguardo, concentrandolo sulla candela: erano compagni di stanza da quattro anni, quello era il quinto, eppure nell’ultimo periodo lo faceva spesso.
«Giornata faticosa?»
Daniel annuì alla domanda e cominciò a raccontargli tutto quello che aveva fatto mentre l’altro, cambiandosi, lo ascoltava in silenzio.
«Bella piena, insomma…ciao, Freyr».
Daniel si voltò, trovando l’altro intento a coccolare il suo gatto, e sorridere prima di decidere che era arrivato anche per lui il momento di mettersi il pigiama.
«Comunque alla riunione c’era un’aria strana tra i più grandi».
Daniel, finendo di mettersi la maglietta, si girò verso Alin, seduto a terra, con aria confusa e lo raggiunse con poche falcate.
«In che senso?»
Il compagno Prefetto si alzò per sedersi sul letto, con il gatto sulle gambe, e gli fece cenno di accomodarsi accanto a lui, non che cambiasse poi molto visto che Daniel era comunque un metro e settanta circa e Alin solo uno e sessanta.
«Il Caposcuola Lucas di Corvonero ha chiesto un parere sui turni di guardia e Ashlyn, sempre della casa di Lucas, gli ha chiesto se aveva ancora intenzione di far fare da sentinelle anche alle ragazze visto che, a quanto pare, sono troppo deboli. Allora la Caposcuola Charlotte, di Serpeverde, si è indignata con Lucas e quindi Dylan…bah…ho come l’impressione che ci sia qualcosa che noi non sappiamo».
Per un po' i due rimasero in silenzio e Daniel si mordicchiò il labbro inferiore.
«Forse c’è una storia d’amore tra Ashlyn e Lucas ma qualcosa è andato storto per colpa di lui e Charlotte, che li adorava, non può non essere arrabbiata con lui».
Disse dopo un po' Daniel e sorrise fiero quando anche Alin annuì, senza notare come l’altro fosse scettico.
«In ogni caso è proprio ora di andare a letto».
Alle parole del Prefetto, l’altro annuì e si alzò andando a dormire dopo avergli dato la buonanotte.
Quello che entrambi non sapevano era che, veramente, c’era qualcosa sotto a quella stramba storia e che, molto presto, anche loro ne sarebbero stati coinvolti.
 
***
 
Sigrid Ivy Fontaine, Prefetto del quinto anno Corvonero e gemella di Onyx Blaze, raggiunse l’ingresso della propria sala comune trattenendo uno sbadiglio: la riunione era andata bene ma era stata lunga e poi aveva dovuto girare per un’ora, controllando che nessuno studente fosse in giro, come stabilito.
La statua dell’aquila, che presidiava l’entrata alla Torre, le fece un indovinello e la ragazza, per nulla imparentata con i Lafontaine, ci pensò su per qualche secondo prima di dare la risposta ed entrare nel varco così aperto.
Sorrise quando, dopo aver controllato la sala con i propri grandi occhi verdi la trovò silenziosa e quasi vuota: solo un ragazzo dalla pelle diafana e i capelli neri stava su un divano e, troppo occupato a leggere il libro del quinto anno di Antiche Rune, non l’aveva sentita arrivare.
Ivy non tardò ad andarsi a sedere su una poltrona vicino al fuoco ed estrasse dalla borsa a tracolla un libro con numerose opere di Shakespeare: prima di andare a letto doveva assolutamente finire Re Lear.
«Cosa ti ha chiesto?»
La ragazza, quasi quindici minuti dopo, sobbalzò alla voce dell’altro essendo ormai immersa nella sua lettura.
Alzò lo sguardo, infastidita, e incontrò quello di Adam Gabriel Ross; due occhi azzurri cerchiati di grigio e con qualche pagliuzza dorata la fissavano intensamente con una punta di furbizia in essi.
«L’unica cosa che più si allunga più si accorcia».
La fronte spaziosa di Adam si crucciò appena mentre lui pensava borbottando tra sé e sé per qualche secondo.
«Ci sono! La vita!»
Sigrid Ivy annuì alla risposta di un sorridente Adam e poi tornò a leggere.
«Guarda che hai del colore tra i capelli».
«Grazie, dopo lo tolgo».
Disse la ragazza, accennando ad un timido sorriso, mentre si passava una mano tra i capelli biondi che portava lunghi fino alle spalle.
Sigrid aveva disegnato fino a poco prima della riunione quindi non era sorpresa dal fatto di essere sporca: alla fine era solo normale amministrazione per lei.
Passarono in silenzio qualche minuto poi Adam si alzò e l’altra se ne accorse solo per l’ombra che gettò su di lei, per qualche istante, mentre lo faceva.
«Io vado, ciao Ivy».
«Ciao Adam».
Ivy alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere Adam, con i suoi capelli corvini raccolti in un codino, sparire su per le scale con quel suo passo così silenzioso che lo contraddistingueva.
Ritornò a leggere fino ad immergersi completamente nelle vicende del Re e delle sue figlie.
«Ah!»
Adam ricomparve nella sala facendola sussultare quando si sentì osservata.
«Scusa, comunque ti ho aggiustato la tavolozza delle tempere, è dove l’avevi lasciata. Buonanotte».
Il ragazzo se ne andò nuovamente e Sigrid Ivy alzatasi andò al tavolo dove aveva messo l’oggetto, rotto, prima di andarsene alla riunione.
La sua tavolozza era di nuovo intera; Ivy sorrise prendendola in mano per poi, recuperato il libro, avviarsi verso il proprio dormitorio.
La giornata si era conclusa bene, anzi più che bene visto l’oggetto recuperato, e l’unica cosa che le creava qualche pensiero era quello strano scontro, durante la riunione, tra Lucas ed Ashlyn ma lì doveva esserci qualcosa sotto che proprio non sapeva e, se avesse dovuto tirare ad indovinare, avrebbe detto qualcosa sul Quidditch e i provini appena fatti visto che Ashlyn aveva provato ma non era entrata a far parte della squadra dove c’era anche Lucas.
In ogni caso non le interessava poi tanto…forse.
 
***
 
Era quasi mezzanotte quando Eleanor Moore tornò nella sala comune, completamente deserta, di Serpeverde dopo aver fatto il suo giro di ronda in qualità di Prefetto femminile.
La ragazza liberò i capelli dalla coda alta che si era fatta in fretta quella mattina e scosse piano la testa smuovendo le larghe onde rosse in modo che le ricadessero, il più naturalmente possibile, fino a metà schiena.
Una volta fatto ciò, Eleanor si lasciò sfuggire uno sbadiglio e si stiracchiò prima di avviarsi verso il dormitorio femminile del settimo anno.
Entrò piano, in punta di piedi, e il suo occhi marroni chiari si guardarono intorno per assicurarsi che tutte le compagne dormissero, sospirò sollevata: nessuna era ancora sveglia.
Piano si diresse al suo letto, si sedette sul materasso e, con un veloce gesto di bacchetta, tirò le tende e si isolò dal resto della stanza in modo che le altre non fossero svegliate dalla luce o da altri rumori.
Si sporse poi verso la borsa a tracolla, abbandonata ai piedi del letto, e ne estrasse un diario dalla copertina argentata: lo aprì con un incantesimo e rimase a fissare le pagine bianche incerta sul da farsi.
Non seppe neanche quanto rimase ferma a fissare la carta bianca, forse cinque minuti, forse un’ora ma, alla fine, chiuse il piccolo quaderno e lo gettò all’interno della borsa scuotendo la testa in segno di diniego: non poteva farlo, non ci riusciva.
Sotto stress, senza rendersene conto, si portò il pollice alle labbra torturando poi una pellicina vicino all’unghia.
«Che gesto poco da signorina purosangue…»
Eleanor sobbalzò e puntò la bacchetta verso la voce.
Gli occhi azzurro ghiaccio di Charlotte Spencer la fissavano intensamente, guardandola con aria di sufficienza, da un piccolo spazio aperto della tenda.
«Giusto, dovrei prendere spunto da te, no?»
«Sarebbe gradito…che ci fai sveglia a quest’ora? Ti devo ricordare che essere Prefetto non ti autorizza a fare quello che vuoi?»
Eleanor si morse la guancia per evitare di risponderle per le rime: solo perché lei era Caposcuola non significava che doveva comportarsi come una tiranna, eppure…
«Ho finito il turno di guardia, mi sto cambiando».
Charlotte la scrutò da cima a fondo e lei dovette resistere all’impulso di chiudere la tracolla.
«Bene…muoviti ad andare a letto che mi disturbi».
Charlotte mollò la tenda che si richiuse lasciando sola Eleanor.
«Certo, sia mai che il tuo sonno di bellezza sia disturbato…»
Sbottò Eleanor, sicura che l’altra non la potesse sentire, prima di sbuffare iniziando a cambiarsi per andare a dormire: dopotutto era veramente tardi e doveva dormire se voleva essere in forma la mattina dopo.
Cambiatasi si mise sotto le coperte, spense la luce e sciolse l’incantesimo.
Doveva venir a capo di quella faccenda ma, fino ad allora, avrebbe controllato che Charlotte non infastidisse altre persone come, per esempio, Ashlyn Rymer visto che aveva visto la Serpe abbordarla accanto alla Sala Grande proprio quella mattina.
Tuffarsi in un problema per dimenticarsi un, grande, grosso, problema…poteva funzionare, no?
 
 
 
 
*entrambi un fan***o in spagolo (almeno così dice il sito ilovespagna.com –siti molto affidabili mi dicono), ora ho usato lo spagnolo perché è la lingua ufficiale ma Chica può aver parlato benissimo in una specifica lingua parlata in Colombia (e sono tante).
**La “battuta” sui colombi ha senso solo in italiano e fa schifo, fin troppo, ma ok. Quella sul biancospino invece ha senso in inglese (biancospino=hawthorn mentre Nathan di cognome fa Hawtorn)
 
 
 
Angolo dell’autrice:
 
Ciao!
Finalmente sono arrivata!
Volevo assolutamente finire il capitolo entro il weekend e penso di esserci riuscita più che bene!
Ho provato a dare lo stesso spazio a tutti gli OC, spero di esserci riuscita e, se no, non vi preoccupate: rimedierò con i prossimi capitoli!
Che dite? Vi piace? Ho reso bene i vostri OC (anche i tuoi brutta disgraziata che non recensirà mai qui perché troppo pigra per farsi un account)?
Tranqui, non sono impazzita! C’è una mia amica che legge sempre da EFP e che mi ha inviato un paio di OC ma non ha un account…per ora (prima o poi la convincerò).
Ritornando a noi!
Spero che il capitolo vi piaccia e, anche se è presto, se pensate che un vostro OC possa andare d’accordo con un altro con cui non ha ancora interagito fatemelo sapere (magari anche nei prossimi due/tre capitoli così potete giudicare meglio).
Ora vi lascio agli OC!
Aiko
 
 
Ps: per comodità non ho messo i club e l’orientamento sessuale ma solo perché avrei fatto un poema, proprio per questo ditemi se volete che faccia un capitolo a parte, con le varie foto e informazioni, per evitare di dovervi far perdere tempo a scendere fino a qui.
PPs: per necessità di trama anche Lucas Warren sarà presente, con tanto di prestavolto, ma lo utilizzerò solo quando necessario.
 
 
SQUADRA FEMMINILE
 
 
 
Sigrid Ivy Fontaine
Purosangue, V anno, Corvonero
Prefetto femminile
Portiere
 
 
 
Chica Elisabete Consuelo
Nata Babbana, VI anno, Serpeverde
Battitrice
 
 
 
Margaret Rose Jones
Purosangue, VI anno, Grifondoro
Battitrice
 
 
 
Eleanor Moore
Purosangue, VII anno, Serpeverde
Prefetto femminile
Cacciatrice
 
 
 
Lyan Morrison
Purosangue, VI anno, Tassorosso
Cacciatrice
 
 
 
Tamara McKinnon
Mezzosangue, VII anno, Grifondoro
Caposcuola
Cercatrice
 
 
 
SQUADRA MASCHILE
 
 
 
Dylan Maximoff
Purosangue, VII anno, Tassorosso
Caposcuola
Battitore
 
 
 
Daniel Henderson
Nato Babbano, V anno, Tassorosso
Battitore
 
 
 
Nathan Hawtorn
Mezzosangue, VI anno, Serpeverde
Cacciatore
 
 

Onyx Blaze Fontaine
Purosangue, V anno, Grifondoro
Cacciatore
 
 
 
Adam Gabriel Ross
Mezzosangue, V anno, Corvonero
Cacciatore
 
 
 
Alin Magne Stoica
Nato Babbano, V anno, Tassorosso
Prefetto
Cerrcatore
 
 
 
SUPPORTO ALLE SQUADRE
 
 
 
Charlotte Elizabeth Katherine Spencer
Purosangue, VII anno, Serpeverde
Caposcuola
 
 
 
Manuel Foster
Nato Babbano, VII anno, Grifondoro
Prefetto
 
 
 
Lucas Warren
Purosangue, VII anno, Corvonero
Caposcuola
   
 
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