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Autore: Ashla    22/02/2022    1 recensioni
[STORIA INTERATTIVA – iscrizioni aperte fino al 5 marzo 2022]
Nell’ undicesimo secolo, Gwenog, una donna, giocava a quello che poi sarebbe divenuto Quidditch e Gertie Keddle, una sua amica, per prima documentava la nascita di quello sport.
Tantissime altre donne erano entrate nella storia grazie al Quidditch e lei, Ashlyn Rymer, non poteva giocarci perché quello stupido di Simon Lafontaine si era convinto che le ragazze non potessero farlo.
Era una follia.
Le squadre di giocatrici professioniste di Quidditch esistevano fuori dalle mura di Hogwarts ma non avrebbero ottenuto chissà quali campionesse se, durante il periodo scolastico, quasi nessuna ragazza poteva giocarci.
Non era vero che le femmine non potevano giocare in una squadra mista perché erano deboli e lei lo voleva dimostrare.
Avrebbe creato la propria squadra.
Avrebbe dato a Simon Lafontaine una lezione.
Glielo aveva promesso, non aveva intenzione di tirarsi indietro.
Genere: Generale, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Piani di reclutamento

 

«Allora! Diamo inizio alla prima riunione della squadra interamente femminile di Quidditch!»
«Ma, Lyn, siamo solo noi due…»
Fece, quasi timidamente, notare Isabelle arricciandosi, leggermente nervosa, una ciocca dei capelli biondi intorno al dito.
Le due amiche, dopo la promessa di Ashlyn a Simon, erano tornate in biblioteca su insistenza della Tassorosso, che doveva recuperare i libri, e lì si erano fermate per stabilire il da farsi.
Ashlyn, in piedi dalla parte opposta del tavolo, batté le mani sulla superficie lignea del tavolo guardandola decisa.
«E allora? Dobbiamo pensare al reclutamento delle altre giocatrici!»
Isabelle sospirò e si affrettò a prendere un rotolo di pergamena e una penna d’oca.
«Va bene, siediti e buttiamo giù qualche idea».
Ashlyn si affrettò a fare quanto dettole dall’amica e tamburellò con le dita sul tavolo cercando di pensare a qualcosa.
«Dobbiamo farlo sapere a più persone possibili! Magari possiamo attaccare dei volantini per la scuola, sicuramente in ogni sala comune e poi anche nella Sala Grande e nelle aule».
Isabelle si mordicchiò pensosa il pollice della mano destra: l’idea era abbastanza fattibile.
«Come pensi di poter mettere i volantini da Grifondoro e Serpeverde? Non possiamo entrare e non è che puoi dare un foglio da appendere alla prima persona che capita e sperare che lo appenda».
«Semplice. Per Grifondoro lo darò a tua sorella Margot e sono sicura che lo farà. Per Serpeverde intanto lo lasciamo fuori dalla porta e quando troveremo qualcuna di quella casa lo metterà lei dentro».
Isabelle ci pensò un attimo e poi annuì: la sua sorellina stravedeva per Ashlyn e sicuramente avrebbe accettato e per Serpeverde avrebbero dovuto aspettare un attimo ma potevano farcela anche a coinvolgere le ragazze di quella casa.
«Potrei chiedere alle ragazze del Coro delle Rane di fare un po' di passaparola e mi occuperò anche del disegno per i volantini».
Alle parole dell’amica, Ashlyn annuì sorridendo.
«Sei la migliore! Farai un lavoro stupendo!»
Isabelle arrossì appena e abbassò lo sguardo appuntandosi un paio di idee mentre Ashlyn rifletteva.
«Comunque dobbiamo chiedere il permesso ai professori per appendere i fogli nelle classi, non credo che saranno felici se non lo facciamo».
Isabelle mugugnò in segno d’assenso felice che Ashlyn, nonostante tutto, avesse ancora un minimo di buon senso.
«Lo farò io, tu farai un po’ propaganda tra le ragazze, sei molto più brava tu di me in questo».
Le due, ormai avviate, discussero riguardo alle varie pubblicità per la squadra di Quidditch, sul dove ritrovarsi per la prima riunione ufficiale della squadra e, visto che erano così perse dall’argomento, pure sui primi provini in caso di troppe ragazze, anche se su questo Isabelle non ne era molto convinta.
«È tutto pronto Isa, mancano solo i volantini!»
«Dammi due giorni e ti disegno qualcosa. Ah…e non pensare che io giochi, faccio schifo e lo sai benissimo. Ti aiuterò in tutti i modi possibili ma non chiedermi di salire su una scopa».
Ashlyn le sorride dolce sistemandole una ciocca di capelli sfuggita alla semicoda bionda.
«Tranquilla, a mente fredda ho capito che era una sciocchezza quella. Ti preferisco a terra, almeno non rischi di romperti l’osso del collo».
Isabelle ridacchiò e, insieme all’amica, mise via le sue cose per poi avviarsi verso la Sala Grande per cenare.
«Comunque rimango dell’idea che questa storia sia una pazzia».
«Cara, cara Isabelle…molta pazzia è divino buon senso!»*
Disse Ashlyn, in tono solenne, alzando un dito come una professoressa che spiega un concetto elementare ad uno studente confuso.
Isabelle ridacchiò: sicuramente quella frase proveniva da qualche poesia.
Arrivarono alla soglia della Sala Grande e si fermarono lanciandosi un’aria complice.
«Vedrai Ashlyn, i volantini saranno bellissimi».
«Non ne dubito. Ti prometto Isabelle che presto, molto presto, la nostra squadra prenderà vita».
 
***
 
Simon, seduto al tavolo di Corvonero con Lucas, stava finendo di mangiare il suo dolce mentre, in silenzio, pensava a come fare a radunare e ad allenare una squadra completamente nuova.
Poco prima Ashlyn, andandosi a sedere con le sue compagne di stanza, gli aveva lanciato un’occhiata di sfida e lui aveva ridacchiato nel vedere una tale decisione.
In quel momento, con la Sala Grande ormai quasi vuota, rimpiangeva di aver accettato la sfida della ragazza.
Non perché pensasse di non farcela ma, semplicemente, perché aveva un Torneo da vincere e l’idea di dover occuparsi anche di un’altra squadra, perdendo così tempo per la propria, non gli andava molto a genio.
Aveva già un paio di possibili candidati ma poi avrebbe dovuto pubblicizzare la creazione di quella squadra e organizzare gli allenamenti tenendo conto anche di quelli per Corvonero.
Sbuffò finendo il budino: non avrebbe più accettato le sfide di Ashlyn.
«È una testona, ecco cos’è…»
Scosse la testa quando Lucas lo guardò con fare interrogativo e si alzò salutandolo prima di uscire con la scusa di prendersi una boccata d’aria.
Il corridoio era deserto e, perciò, sentì subito che qualcuno lo stava seguendo.
Aumentò il passo, voltò l’angolo e si fermò di scatto girandosi.
Un secondo dopo, Isabelle gli andò a sbattere contro e, solo per i riflessi rapidi di Simon, non cadde.
Si sorrisero.
«L’ho fatta arrabbiare?»
Isabelle si sistemò la divisa e fece spallucce mentre il fratello si girava e cominciava ad avviarsi lentamente verso la sala comune di Tassorosso per accompagnarla.
«Abbastanza. Complimenti sei il solo che la fa infervorare così tanto».
Simon rise e accennò ad un piccolo inchino.
«Mi dispiace che se la sia presa così sul personale. È un dato di fatto che con troppe ragazze in squadra non possiamo sperare di vincere contro certe squadre composte da praticamente soli uomini. Lei è brava, davvero, ma non è il caso».
Isabelle alzò gli occhi al cielo.
«Sei un Corvonero, dovresti essere intelligente…»
«Lo sono. È logica questa».
La Tassorosso scosse la testa sembrando delusa.
«Logica? Tua o di Lucas?»
«Ha importanza? È comunque un dato di fatto».
«Se non te lo avesse detto Lucas, Ashlyn sarebbe in squadra».
Simon fece per ribattere ma si bloccò, incapace di trovare qualcosa con cui controbattere.
Isabelle sospirò e il maggiore ne approfittò per cambiare argomento, permettendo ai due di conversare tranquillamente fino ai sotterranei dove si salutarono.
Simon era ormai sulle scale quando si sentì chiamare, si girò.
«Preparati perché Ashlyn ti sconfiggerà, fratellone! E io tiferò per lei!»
Isabelle, ridendo, sparì dalla sua vista e lui alzò gli occhi al cielo divertito: non poteva contare più neanche sulla sua famiglia.
 
***
 
Ashlyn, finito di cenare, si affrettò a correre nel proprio dormitorio, ancora vuoto, e si gettò supina sul letto guardando il soffitto del baldacchino ripensando all’assurdità della situazione.
Nell’ undicesimo secolo, Gwenog, una donna, giocava a quello che poi sarebbe divenuto Quidditch e Gertie Keddle, una sua amica, per prima documentava la nascita di quello sport.
Tantissime altre donne erano entrate nella storia grazie al Quidditch e lei, Ashlyn Rymer, non poteva giocarci perché quello stupido di Simon Lafontaine pensava che le ragazze non potessero farlo.
Era una follia.
Le squadre di giocatrici professioniste di Quidditch esistevano fuori dalle mura di Hogwarts ma di certo non avrebbero ottenuto chissà quali campionesse se, durante il periodo scolastico, quasi nessuna ragazza poteva giocarci.
Non era vero che le femmine non potevano giocare perché erano deboli e lei lo voleva dimostrare.
Avrebbe creato la propria squadra. Avrebbe dato a Simon Lafontaine una lezione.
Glielo aveva promesso, non aveva intenzione di tirarsi indietro.
Sorrise soddisfatta annuendo: la sua idea stava prendendo forma e, ben presto, avrebbe avuto nuove compagne e amiche con cui condividere quella passione e ne, era sicura, con loro avrebbe battuto qualunque squadra creata da Simon.
Non importava quanti ragazzoni l’altro avesse in squadra, se lei fosse riuscita a trovare delle buone giocatrici, agili e scattanti, avrebbero vinto loro perché il Quidditch non era solo forza ma anche strategia e velocità.
Aveva già in mente un paio di cose da dire per convincere le ragazze ad unirsi a lei e, anche se non lo aveva detto a Isabelle, qualche idea per il primo allenamento insieme.
Non vedeva l’ora di iniziare!
 
 
 
*Citazione dall’omonima poesia di Emily Dickinson
 
 

Angolo autrice
 
Ciao!
Torno con un brevissimo capitolo in attesa della scadenza delle iscrizioni e degli OC!
Attualmente, se tutto va bene e gli altri arrivano tutti, mancano all’appello solo 4 OC per formare le squadre! Mi sento molto positiva a riguardo!
Ora scappo che ho lezione ma spero che il capitolo, seppur corto, vi sia piaciuto almeno un po’.
Ora vado!
A presto spero!
Aiko
   
 
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