EHILA’
sono tornata.
Chiedo scusa per l’assenza prolungata, ma ho la
giustificazione della vita: Ho
avuto il covid. Mi ha messo davvero, davvero K.O. e ci ho
messo dodici mila
anni a scrivere questo capitolo. Poi dopo che è passato il
covid (di cui porto
ancora addosso i segni, con la tosse più spaventosa del
mondo) mi è ripiombato
addosso tutto quello che avevo da fare – tra cui infiniti
progetti (che devo
realizzare e non ho idea di come fare).
E niente, quindi, ho scritto questo capitolo ed è uscito
fuori straordinariamente
lungo, con qualche evento importante e …
TW: Una cosa
di cui non ho mai parlato, i discorsi tra Fred e Astrid potrebbero
risultare a volte offensivi, vi posso assicurare che i due personaggi
si
vogliono molto bene, ma sono figli del loro tempo (nonostante sono
ormai in
giro da quasi un millennio, per arrotondare): Astrid è
vissuta nell’epoca in
cui il cristianesimo cominciava ad infiltrarsi nel mondo norreno (e la
cosa non
era sempre visto positivamente), mentre Fred è un
monaco-crociato (anzi morto
durante la quarta crociata – che è molto
particolare) cresciuto a pane ed odio
verso i non-cristiani (anzi i non cattolici, ricordiamo sempre come
è finita la
quarta crociata). Comunque, ripeto, i due personaggi si vogliono molto
bene.
Oltre questo, vorrei ringraziare Farkas per il
sostegno e le recensioni.
Buona Lettura!
RLandH
Vi
regalo la profezia: https://www.deviantart.com/rlandh/art/The-Prophecy-912853174
(avevo voglia di sperimentare con la prospettiva)
Attenzione
Spoiler! Anche se
effettivamente questo
potrebbe essere l’ultimo …
“Dove
è la
mia giacca?” aveva chiesto la ragazza con una punta di
veleno, “Intendo quella
bellissima, cucita con l’oro dei capelli di mia nonna e della
Signora della
Magia che ti ho prestato” aveva specificato.
“Un lupo di vento la ha rovinata, la ho lasciata da
Blitzen” aveva risposto
Jason, pregno di vergogna, Astrid si era ammorbidita un po’.
“Sono contenta che
tu non sia morto, Jason” aveva aggiunto lei, un po’
più dolce.
Jason era stato sul punto di fare una battuta, abbastanza scontata
sulla sua
partecipazione all’holmagang, quando aveva osservato come era
vestita la
ragazza. “Stai … indossando una corona di
fiori?” aveva domandato, notando la
ghirlanda sulla sommità corvina della testa della ragazza,
“Me ne ero dimenticata.
Comunque, sì, la signora di Alfheim quando è
nervosa si diverte a fare queste
cose” aveva detto colma di imbarazzo, aveva mosso le mani,
come a voler
togliere la ghirlanda dalla testa, ma poi aveva lasciato perdere.
“Ti sta bene” aveva commentato Jason, non era una
menzogna. Con i capelli
sciolti, lunghi e neri, dritti sul viso tondo caramello, la ghirlanda
con
petali gonfi di rosa e pervinca, creavano un’ottima crasi.
Astrid lo aveva
guardato insicura, “Grazie?”
aveva provato Astrid, con le gote
leggermente arrossate; “Immagino non si sposi bene con il kyrtill[1]
di lana” aveva detto lei, pizzicando la sua maglietta.
“No, funziona bene”
aveva considerato Jason, “Tu funzioni bene” aveva
specificato.
Astrid aveva ridacchiato, con nervosismo e le gote rosse,
“Oh, Jason certo di
non essere figlio di un dio della poesia, eh?” aveva
rimediato lei.
“Solo fratello” aveva declinato Jason,
“Ma fa degli Haiku pessimi, quindi …”
“Come
è
andata con Lei, con Gerd?” aveva chiesto Jason, cambiando
argomento, “Nulla di
che, ha parlato per lo più con Fred. Devo dire che
è isterica e stressata, come
l’aveva descritta il figlio. La divina Gerd non ha idea di
chi possa essere
stato. Io però ho guardato il cancello del cortile del
cinghiale e il sigillo
magico – sì, Frey ne aveva fatto uno –
non è stato rotto” aveva raccontato la
ragazza, “Vuol dire che chiunque sia stato: o è un
maestro nel seid così
esperto da ingannare il Signore del Alf Seid in persona
o era
contemplato nel vincolo” aveva sottolineato Astrid.
Jason aveva annuito, un brutto presentimento lo aveva colto,
“Inoltre, be, tutti
e tre i servitori di Gerd e Frey quel giorno non erano presenti. Tranne
Stellan
che si occupa del Giardino, che è nella parte frontale della
casa, rispetto il
cortile del cinghiale” aveva buttato fuori la giovane,
“Abbastanza strano
anche questo” aveva sottolineato lei.
Jason aveva annuito, concordando; “Sì, nel sogno,
la donna, Bayla o Beyla,
non ricordo, era ritornata. Uno era con Frey a caccia e
l’altro era ancora
assente[2]”
aveva
considerato, ricordandosi quel dettaglio.
Troppo coincidenziale. Si chiese se H avesse organizzato per bene le
cose, per
assicurarsi che non ci fosse nessuno in casa, se non un piccolo Elfo
– forse
per questo Jarnsaxa aveva avuto il compito di invitare fuori la sua
amica
proprio in quell’occasione.
Se era stato preparato da tempo, allora, forse Jason ed il suo arrivo
non
significavano nulla, erano solo una coincidenza.
Anche se non esistevano, secondo lui. “Ho
sognato Kráka, tra le rune
c’era quella di Fehu … forse era in relazione a
questo?” aveva proposto.
La nipote di Sif aveva annuito, con gli occhi chiari rivolti verso di
lui, “Hai
avuto un altro sogno? Pare proprio che il wyrd ti
abbia scelto Jason –
che mi piaccia o meno” aveva commentato Astrid, spenta. Non
doveva gradire
troppo la distrazione rispetto la sfida.
Jason aveva dovuto confermare la cosa, dopo un momento di silenzio la
skraeling
aveva domandato: “Con Jarnsaxa, voi? In generale con
Jotunheim … sono stupita
di vedervi tutti interi”; con gli occhi verdi aveva raggiunto
anche gli altri,
“Sarà meglio raccontarlo tutti insieme”
aveva considerato, “Comunque, posso
assicurarti che dei Lupi di vento hanno provato a prendersi qualche
pezzo”
aveva terminato Jason.
Non lontano Stellan stava raccontano con orgoglio qualcosa, mentre Mel
continuava a fare piroette per far vedere a Fred e Madina i suoi
nuovissimi
pantaloni. “Certo che ci avete messo tempo, voi”
aveva ghignato il monaco
cristiano, con un sorriso sarcastico, interrompendo la narrazione
dell’elfo.
Anche lui indossava una coroncina di fiori, sembravano gigli.
Inspiegabilmente sembrava un Bacco Rinascimentale.
“Sì,
abbiamo
cenato con i giganti” aveva raccontato Madina piena di
soddisfazione, “La bontà
di cuore di Jason ha pagato – visto che il suo bel Lupo ci ha
garantito
l’ingresso” aveva raccontato Madina,
“Abbiamo partecipato ad una gara ed ho
vinto una coccarda” aveva aggiunto orgogliosa, mostrando
anche l’oggetto in
questione.
Astrid sembrava particolarmente colpita, “Sì, a
quanto pare era l’altro Váli”
aveva dichiarato Jason, raccontando poi brevemente le dinamiche con il
lupo.
Aveva visto sul viso della Skraeling dipingersi un sorriso consolatorio
–
qualcosa sembrava filare dritto.
“La nostra avventura è stata fantastica”
aveva esordito Mel, “La prova che in
questo posto ci si può ancora divertire” aveva
aggiunto pienamente soddisfatto.
“Sì!” aveva confermato Stellan con gli
occhi luccicanti come astri, “Per metà
del tempo io ho pianto e strillato” aveva raccontato con meno
divertimento
l’elfo.
“Ai piani dei Re parleranno di noi per molti
secoli” aveva scherzato il
guerriero ceruscio, ignorando apertamente il commento
dell’altro, prima di
alzare una mano per darsi il cinque con l’elfo, che aveva
ceduto incerto. “Ovviamente
io ho rischiato di morire-morire ed è stato fottutamente
spaventoso” aveva
spiegato Stellan, ma era stato ignorato apertamente.
“Bene, noi abbiamo sprecato il nostro tempo, come avevo detto
mia madre è
semplicemente isterica, voi?” aveva asserito Fred, nel
parlare il suo tono era
stato particolarmente roccioso ed aveva lanciato uno sguardo ad Astrid,
che lo
aveva guardato in maniera tesa. C’era
qualcosa di volutamente taciuto in quello scambio.
“Abbiamo
scoperto diverse cose” aveva aggiunto invece Jason, prima di
chiedere della
profezia e se la veggente fosse riuscita ad interpretarla.
“Come lo sai?” aveva chiesto Mel, stupido, sotto lo
sguardo piuttosto confuso
di tutti gli altri, “Ovviamente, l’avrà
sognato” si era inserito Fred nella
questione, con più vigore, “Metà delle
cose che non sappiamo le scopriamo così”
aveva ricordato, “Inoltre, il nostro buon amico ha
già avuto sogni” aveva
stabilito.
Jason aveva annuito confermando le parole di Fred,
“Incredibile, Jason, gli dèi
stanno investendo un sacco in te” aveva considerato Mel come
aveva fatto Astrid
prima di lui; “Comunque, crede di aver risolto qualcosa, ma
non è del tutto
certa” aveva stabilito il germano, parlando della veggente.
“Allora, forse le
nostre informazioni possono aiutarla meglio” aveva
considerato Madina,
soppesando, “Quando vi deciderete a dirle. Credo,
sicuramente, che anche le
nostre” si era intromessa Astrid.
Fred aveva spalancato gli occhi scuri, “Sì, tra un
te, una ghirlanda e le urla
isteriche di tua madre, io ho scoperto qualcosa” aveva
sottolineato il lascito
di Sif.
“Congratulazioni Nancy Drew”
aveva risposto Fred facendo la linguaccia
alla sua amica, ma la sua espressione non era mutata di un centimetro.
Jason non aveva idea di come Fred un’einherjar che viveva
come ascetico da due
secoli, conoscesse Nancy Drew.
Si erano
così decisi a raggiungere il piano delle valchirie,
“Comunque, quando Magnus
Chase è venuto a dirci del messaggio di Utgard-Loki mi sono
spaventato da
morire, volevo andare con loro, ma Bragi mi ha fatto rimanere
qui” aveva detto,
punto sul vivo Mel.
La sua fidanzata gli aveva tirato un delicato buffetto sulla
collottola, “Oh,
amore mio, io ti appaio come una damigella in pericolo? O Jason?
Nessuno di noi
due sta bene con una gonna, comunque” aveva chiesto divertita
Madina, prima di
sporgersi per dargli un bacio sulla guancia. Mel era alto, con spalle
impostate, ma Madina al suo fianco lo ridimensionava, essendo
altrettanto lunga
e fiera.
“Quindi hai conosciuto Utgard-Loki? Complimenti è
come se avessi perso la tua
verginità mitologica” aveva dichiarato Fred, con
una punta di cattiveria. “Stai
alludendo a qualcosa di specifico, Fred?” aveva risposto
ferace Astrid.
La prima istintiva risposta del monaco era stato farsi il segno della
croce, ma
prima che potesse dar fiato alla bocca, Madina aveva ripreso il
controllo della
situazione, parlando lei: “Abbiamo fatto anche una sauna con
Jarnsaxa, Grid e
Logi!”
“Nuda in una stanza con tre giganti, Madina tu corteggi con
vigore la morte” le
aveva dato manforte Astrid, dandole una genuina pacca sulla spalla.
“Non
eravamo proprio nudi” aveva sentito il bisogno di intercedere
Jason,
occhieggiando Mel. Il suo amico aveva boccheggiato qualcosa verso di
lui,
sembrava sul genere: non-sono-geloso. Si era
chinato sulla sua fidanzata
ed aveva stampato un bacio sulla sua tempia, “Avrei voluto
decisamente essere
lì, dopo questa” aveva considerato.
“Oh,
giusto come ho fatto a dimenticarlo:
abbiamo incontrato un gruppo di Dísir!” aveva
raccontato Madina, come se fosse
una cosa divertente.
“Magari erano sicure che avresti tirato le cuoia”
aveva scherzato Fred, Madina
aveva sollevato le spalle, “Sai, Fred, sono proprio contenta
che tu abbia
smesso di fare l’eremita, ma i tuoi commenti non mi erano
mancati per nulla” aveva
replicato la figlia di Ullr.
Fred aveva allungato una mano e le aveva scompigliato i capelli,
“Io invece
stavo benissimo senza di te, senza nessuno di voi – incluso
anche chi non
conoscevo” aveva sottolineato, mentendo.
I corridoi
dell’hotel erano stati abbastanza vuoti, segno che gran parte
degli einherjar fossero
impegnati nel combattere ad Idavoll.
Fred aveva fatto un breve resoconto della loro avventura ad Alfheim,
che aveva
previsto, molte tazze di tè corretto, corone di fiori e
piagnistei da parte di
Gerd – e qualcosa che non volevano dire,
visto gli scambi continui di sguardi
con Astrid.
Mel aveva raccontato concitato e pieno di brio invece il putiferio che
aveva
creato nei piani dei Re per sfilare i pantaloni di Richard I, con
interventi di
Stellan; in realtà Jason si era perso nel discorso diverse
volte.
Stellan così cotto dall’eccitazione era inciampato
nelle parole molteplici
volte, Mel, invece, come sempre, si era concesso infinite digressioni
su tutti
i personaggi coinvolti. “Sì, tesoro, mi sono
persa” aveva dichiarato Madina,
piena di confusione, “Dopo aver perso
all’Holmagang” si era intromesso Stellan,
con più sicurezza, “Ovviamente è stata
una vittoria impropria” si era difeso
Mel; “Richard III ci ha detto che il primo aveva un debole
per il forte-sesso?”
aveva raccontato tutto pieno di imbarazzo l’elfo.
“Il nostro Stellan lo ha sedotto!” aveva terminato
trionfale per lui Mel.
L’elfo era diventato del colore delle more, “Lo ho
solo convinto di una mia
disponibilità e che fossi molto francese[3]”
si era
difeso.
Fred lo aveva bruciato con lo sguardo e lo aveva offeso in francese.
Jason lo
aveva sempre trovata una lingua molto delicata ed elegante, almeno
quando
sentiva Frank e Piper usarla, di rimando Fred sapeva renderla spietata.
“Comunque, quando si è sfilato le braghe, Stellan
è fuggito con loro e quando
Re Richard ha provato ad inseguirlo io lo ho decapitato”
aveva terminato Mel,
“Ora, dovrò guardarmi da lui per il resto
dell’eternità” aveva aggiunto con una
punta di divertimento.
“Sì, ma il vostro viaggio?” aveva
chiesto Astrid, rivolgendosi a Jason e la
figlia di Ullr, “Siete tornati da Jotunheim!” aveva
dichiarato, “E Madina ha
anche una coccarda!” aveva aggiunto con ironia Fred.
Madina aveva fatto un sunto molto veloce di tutta
l’avventura, limitando
moltissimo la capacità di spaccare il cielo di Jason, non
che l’essere
screditato lo avesse rattristato, doveva ancora cercare di capire come
elaborare un discorso con Mel a proposito della sua romanità.
“Divinità
Romane?” aveva chiesto subito Mel, essendosi concentrato su
quella parte del
discorso, per l’appunto.
Jason aveva sentito
i brividi lungo la
sua schiena, così come aveva osservato il respiro di Astrid
farsi stretto. “Oh,
sì, una delle figlie di Aegir voleva uccidere Magnus, solo
che ci ha trascinato
per sbaglio nel territorio di una figlia di Nettuno” aveva
risposto senza
particolare preoccupazione. “Ah, le divinità
marine bisticciano sempre” aveva
considerato Mel.
Prima che l’argomento potesse essere ripreso, però
avevano raggiunto il caotico
piano delle valchirie.
Quando le porte dell’ascensore si erano aperte con un sonoro din,
Kráka era
già lì. Indossava ancora l’abito di
reti e
masticava con furore un porro crudo, “Penso che sia
inevitabile” aveva
considerato esecra, guardandoli.
“Ci sei riuscita?” aveva chiesto speranzoso Mel,
“Forse” aveva concesso la vǫlva,
“Abbiamo delle informazioni per te, forse possono
aiutarti” aveva commentato
Jason.
“Informazioni che in realtà tu avresti dovuto dare
a noi” aveva sottolineato
Astrid. Kráka l’aveva guardata con una punta di
fastidio, “Be, skraeling, il
wyrd è impazzito, scusa per lo spoiler, a proposito
è l’ultimo che riceverai per
un bel po’” l’aveva rimproverata.
Si erano
diretti nelle stanze di Kráka, lì
c’erano altre due valchirie, una delle due
era Lagherta, ma quando avevano visto loro sei entrare si erano
volatilizzate
in un attimo. La donna bruna non aveva però risparmiato uno
sguardo eloquente verso
la veggente. “Uhm … ditemi, vediamo se
c’è un senso più chiaro”
aveva
commentato Kráka, con un sorriso nervoso, quasi chiudendo in
faccia la porta a
Lagherta.
La donna li aveva fatti accomodare attorno al tavolo tondo, dove ancora
erano
sistemate le rune, circondati da foglietti di ogni genere, riempiti da
fitte
scritture. La veggente aveva fatto cadere tutti gli appunti per terra,
dando
poi loro la parola.
Jason aveva cominciato: “Allora, dietro tutta questa storia
c’è qualcuno che si
fa chiamare H, è una Lei, Odino la teme ed onestamente anche
Jarnsaxa, ha
chiesto a quest’ultima di distrarre Gerd mentre un suo minions
andava a
rapire il cinghiale …” i suoi amici stavano
ascoltando attentamente, “Minions?”
lo aveva interrotto Kráka. “Si, i piccoli
omini gia…servitori?” aveva
provato Jason, incerto, Kráka aveva annuito,
“Ecco, sì, un suo servitore, che
Jarnsaxa ha detto essere un einherjar ma più
morbido” aveva considerato, per
quanto fosse vacua quella descrizione.
“Io credo intendesse un caduto di Folkvang” aveva
ripreso Madina, Jason
ricordava lo avesse detto anche a Jarnsaxa, poi si era voltata verso di
lui,
“Folkvang è l’altro valhalla, possiamo
chiamarlo così? Dove finiscono i
coraggiosi, metà qui, metà
lì” aveva spiegato didascalica la figlia di Ullr.
Bene, se Jason aveva tenuto bene il conto, i norreni avevano quattro
regni
della morte.
“Perché un einherjar dovrebbe fare
questo?” aveva domandato Astrid, stanca, “Io
punto su un figlio di Loki” aveva detto Fred, guadagnando una
gomitata sul
fianco da Mel.
“No, ma questo ha senso” aveva esclamato
Kráka, portandoli alle rune, “Ah,
giusto anche questa. La mancanza che volevi” aveva detto
Jason, infilando una
mano nella tasca dei pantaloni ma trovandoci solo Giunone –
la moneta lo aveva
seguito, ma la tessera era rimasta nella pelliccia di Astrid
– “Come non detto.
La runa era Halgaz, la grandine, ma anche la rottura o la H”
aveva dichiarato
Jason.
“Stai imparando” aveva considerato Kraka,
Jason aveva sorriso allietato dal complimento, “Meno di una
decina d’anni e
passerai per un norreno perfetto” aveva aggiunto.
“Alto e biondo lo è già”
aveva commentato a mezza-bocca Fred.
Kráka aveva rivolto lo sguardo a loro, invitandoli a
sistemarsi attorno al
tavolo ovale del suo soggiorno, su cui dal giorno prima le rune
continuavano a
vegetare. Erano sei.
Astrid aveva palesato quel dato ad alta-voce, “Oh,
sì, credo sia indicativo,
sei come sei siamo noi” aveva considerato.
“Sant’Agostino diceva che sei era il numero
perfetto” aveva valutato Fred, “Ma
non era il numero del diavolo?” aveva chiesto Madina,
guardandolo interessata.
“Ecco, perché non mi piacciono i cristiani, tutto
con loro è il controsenso di
tutto” aveva commentato Astrid a mezza voce,
“Quello è tre volte sei” aveva
specificato Fred, ignorando apertamente la sua amica skraelinger.
“Questa è Berkenna, la
creazione” aveva detto Jason, indicando la runa
con il simbolo che somigliava ad una B dalle pance
acuminate.
“Anche sì, ma non in questo caso” aveva
considerato Kráka con voce sicura, “A
meno che tu non consideri le donne solo come fattrici” aveva
precisato.
Guardandolo dritta, nei suoi occhi magnetici.
“No?” aveva risposto Jason, sembrava una risposta
semplice, ma la donna rendeva
le cose difficili con quegli occhi, “No?” lo aveva
provocato lei, “No.
Decisamente no!” era stato più specifico Jason.
Kráka aveva sorriso con una
punta di cattiveria.
“Bene sì, questa è Berkenna, la
creazione ma non in questo caso, qui è la
Signora. Però andiamo con ordine!” aveva
richiamato l’attenzione sulla tavola
la valchiria.
“La
prima
Runa da leggere è Dagaz, in questo caso:
completamento” aveva esordito
quella, indicando una delle tessere, Jason l’aveva osservata,
sembrava un segno
dell’infinito, solo molto squadrato, quasi come una
farfallina stilizzata, “Poi
abbiamo Ewhaz, sono indecisa lo ammetto tra il
significato di movimento
o collaborazione. Direi movimento” il dito si era mosso verso
un’altra tessera,
somigliava ad una M – Jason sapeva non fosse Mannaz, il
corrispettivo della M –
Jason la ricordava sulla pettorina di Madina, durante il biathlon. Kráka aveva
guardato Astrid, aspettandosi che
lei dicesse qualcosa, ma quella aveva alzato le mani in un segno di
resa.
“Berkenna, il potere e la
signora” aveva detto la veggente poi,
indicando la runa famigliare a Jason e direzionandosi ancora, quella
volta
aveva indicato un segno difficile da identificare con una lettera,
erano due
stampelle parallele, però sfalsate, congiunte
all’estremità superiori da una
stecca obliqua, “Ur: la forza primitiva
– qualcosa di bestiale e
selvaggio” aveva fatto una pausa.
“Il cinghiale” aveva valutato Mel, dando fiato ai
pensieri di tutti.
Kráka aveva annuito, poi aveva concentrato le ultime
attenzioni: “Qui viene la
belva, metaforica. Questa runa è Algiz”
– la tessera che aveva indicato
somigliava ad un tridente – “la
Protezione” aveva spiegato. Jason la ricordava
come la runa che aveva evocato Bee prima che Jason invocasse i fulmini
di neve.
“Ed infine abbiamo Fehu. Potrebbe riferirsi
all’abbondanza e la ricchezza, ma,
ora, credo di no” aveva spiegato paziente Kráka.
“Grazie
per
il breve corso di lettura futhpark, dovresti
proporlo a Bragi, vuole
creare una classe di letteratura” aveva commentato acido
Fred, Jason lo aveva
guardato di sottecchi aspettandosi il solo rimprovero di Astrid
abbattersi sul
figlio di Gerd, ma la ragazza fissava con sguardo vacuo le rune.
Kráka lo aveva guardato con estremo fastidio,
“Figlio di un gigante, vero? Le
buone maniere mi sembrano quelle!” aveva domandato con una
voce leggermente
infastidita, “La Signora è una regina di
portamento ed eleganza” era
intervenuto feroce Stellan.
“Comunque”
aveva ripreso la ragazza,
“L’interpretazione che ritengo più
corretta di questa profezia sia: Per
completare il vostro incarico, dovrete andare, probabilmente
collaborando, nel
regno della Potente signora e lì troverete la possente
bestia, ma dovrete proteggervi
dal figlio di Frey” aveva spiegato
Kráka, “Senza interruzioni: mi sembra
auspicabile immaginare che Folkvang sia il Regno della Potente Signora
e che il
figlio di Frey sia l’einherjar” aveva spiegato con
un tono calmo.
Jason vedeva proprio nella sua voce un reverenziale timore nel doversi
confrontare contro un futuro relativamente incerto, lei che aveva
sempre
posseduto la chiara vista – un po’ come era
capitato agli oracoli in
precedenza. “Ed Halgaz?” aveva chiesto Jason.
“Non fa parte di questa serie, non fa parte di questo. Non
sto dicendo che non
sia connesso. Lo hai detto tu stesso Halgaz è la rottura ed
H è l’artefice di
questa storia. Ma la profezia parla del verro d’oro di Freyr.
Se vuoi qualcosa
di più esteso, dovremo provarci di nuovo!” aveva
considerato Kráka. “Facciamo
una cosa alla volta, meglio!” aveva dichiarato Fred, ma la
sua voce era stata
soffocata da quella di Mel.
“Fantastico, grazie Kráka” aveva detto
il germano, con gentilezza ed un sorriso
allegro ad illuminare il suo viso. La volva sembrava essersi sciolta
per un
secondo davanti a quella gentilezza, “Vorrei essere stato
più d’aiuto in
realtà. Un figlio di Frey a Folkvang è come una
goccia nel mare” aveva detto
con un tono piuttosto interrotto. “Sì, Magnus
è vagamente l’unica eccezione[4],
di
solito le loro anime finiscono di là” aveva
spiegato Madina con calma, a voce
bassa, a Jason. “Oh, ma dai. La solita fortuna,
vero?” aveva domandato con
gentilezza Kráka, con un sorriso storto sulle labbra.
“Be, sì. Ovviamente se è stato un
einherjar figlio di Frey, immagino avesse le
capacità di rompere il sigillo ed il permesso per entrare ad
Alfheim” aveva
considerato Jason, guardando prima Astrid, con il suo racconto, poi
Madina,
rimembrando quanto dedotto con i racconti di Bee e Jarnsaxa.
“Non so, miei giovani caduti. Io non posso aiutarvi
più di così; ovviamente,
sento il bisogno di ricordarvi che Folkvang, anche se è
locato su Vanheim, è
come il Valhalla, tecnicamente, è inaccessibile”
aveva raccomandato Kráka, “In
ogni modo se voleste andare, comunque, salutatemi il mio Ivarr[5]
vive lì.
Buona Fortuna, signori miei!” aveva cinguettato,
accompagnando la cosa
lanciando loro un bacio. Poi erano stati gentilmente cacciati dalla
stanza,
lasciando ad Astrid appena il tempo di recuperare le sue rune.
Aveva ancora quello sguardo vacuo e confuso.
“Non
siamo
neanche riusciti a chiedere chi sia H secondo lei!” aveva
commentato Madina,
con una leggera frustrazione nella voce. “Credo che non abbia
modo di leggerlo,
amore” aveva detto Mel, avvolgendo con un braccio le spalle
della fidanzata,
“Poteva darci una sua teoria” aveva comunque
proposto Stellan, assecondando
Madina. “Sciocchi barbari! Mi pare palese!” aveva
dichiarato Fred, attirando
l’attenzione su di loro, lo avevano guardato tutti, tranne
lui che aveva tenuto
lo sguardo su Astrid e la sua improvvisa lividita.
“Hel ovviamente. Una H. Donna, che fa paura a Odino. Hel!
Come ho detto in
precedenza; prole di Loki” aveva dichiarato con assoluta
sicurezza.
Mel aveva sbuffato, “Non so, non sono convinto, Hel
è machiavellica, infida
anche, ingannatrice, malevola” aveva cominciato ad elencare
il guerriero
cheruscio, “Io non parlerei così di una
dea” aveva commentato Stellan,
timoroso, “…Ma è anche schietta. Hell
non si nasconde dietro altri” aveva
sottolineato Mel.
“Stai bene?” aveva chiesto Jason, guardando Astrid
invece.
Lei lo aveva osservato con attenzione, “Sono leggermente
preoccupata, Jason.
Dobbiamo trovare il cinghiale, dobbiamo andare a Folkvang, abbiamo un
nemico
pericoloso, un altro di cui diffidare. Dobbiamo affrontare
Váli, non abbiamo
ancora raccolto i quattro legni per il campo” aveva
dichiarato Astrid, con voce
incerta, quasi spaventata, sollevando una mano.
Jason lo percepiva, che nella sua voce, nel suo pathos e nella sua
stanchezza
c’era qualcosa di storto e ne ebbe la conferma dallo sguardo
che Fred le aveva
lanciato.
“Un problema alla volta Astrid” aveva dichiarato
Mel, gentile, sciogliendo la
presa dalla sua ragazza, per mettere ambedue le mani sulle spalle
dell’amica,
“Andrà tutto bene” aveva dichiarato,
“Sì, sì, mio madre ha detto che ti
regalerà un’arma se le riportiamo il
cinghiale” aveva asserito Fred attirando
l’attenzione.
“Bene; qualcuno, per caso, conosce la lavatrice per andare a
Folkvagen?” aveva
chiesto Jason.
“Sì, sono otturate. Per Folkvagen ci sono solo due
vie: l’Ascensore che si
aprirà al Ragnarok per permettere alle sue armate di
riunirsi e l’Yggdrasill”
aveva raccontato Mel, didascalico, recuperando la sua solita certezza.
“E se non si ha il benestare di Freya non si può
entrare, tecnicamente. Nel
senso, è come un paradiso, ci sono solo situazioni
eccezionali” aveva
bofonchiato Stellan. “Come questa?” aveva chiesto
retorico Jason, ammiccando
non solo al contesto in cui erano finiti, ma anche alla presenza stessa
dell’elfo
ancora vivente lì. “Diciamo che fra la Signora di
Alfheim e la Regina di
Folkvang non scorre esattamente buon sangue” aveva spiegato
Stellan con un tono
incerto.
“Non sono stupita[6]!”
aveva commentato Astrid seccata.
Erano cognate, giusto?
“Non
importa, prima faremo le cose per
bene. Chiederemo a Bragi il permesso. Come abbiamo fatto con
Alfheim” aveva
chiarito Mel, con un certo nervosismo. Astrid aveva perso
quell’espressione un
po’ vacua che l’aveva dominata fino a quel momento,
per scoccare uno sguardo
sinistro a Mel.
“Ragazzi,
temo di no” aveva dichiarato Bragi, con voce spenta.
Li aveva accolti in una stanza diversa rispetto quella della loro
riunione la
prima volta. Era una piccola stanza ricavata da una biblioteca.
Jason sospettava fosse la sua camera nel Valhalla. Appoggiata ad una
parete
c’era una grossa arpa d’oro massiccio, con fili
sottili scintillati. Sopra
svettava la foto sorridente di una bella donna.
“Io non sono mio padre” aveva detto il dio,
passandosi le dita sulla lunga
barba stretta in una perfetta treccia ordinata –
l’aveva decorata anche con
degli anelli di ferro lucido – “Non posso obbligare
Freya ad accettarvi, posso
chiederlo, ma non posso convincerla senza tradire il segreto di Gerd.
Freya ama
molto suo fratello, ma disprezza molto sua cognata” aveva
spiegato il dio, “E
Folkvagen è il suo regno, è suo diritto scegliere
chi accettare o meno” aveva
considerato.
Loro erano rimasti in silenzio, “Ci manderà una
squadra di valchirie alle calcagna
se proviamo ad andare senza permesso?” aveva chiesto Fred con
un po’ di
coraggio.
“Dei! No!” aveva risposto subito Bragi,
“Al momento, mio padre si è dovuto
assentare, non sono stato formalmente nominato vicario, ma mi considero
tale,
in qualità di unico dio presente. Per me avete il permesso
di andare ovunque, nessuna
valchiria è venuta a disturbarvi quando avete raggiunto il
Jotunheim, ma non
posso promettervi che Freya vi farà entrare o vi
permetterà di restare, come
anche Hell. A dispetto di tante cose, ragazzi miei, i mondi non sono
recinti,
ma gli aldilà, quelli sono un’altra
cosa” aveva detto con un tono calmo e pieno
d’amarezza.
“Ma se spiegassimo a Freya che le tavole del destino si sono
spezzate?” aveva
provato Madina, “Freya è la più valente
maga dei nove regni, si sarà già resa
conto che qualcosa non va” aveva dichiarato.
“Questo è indubbio, ma spesso
l’egocentricità di noi dei, è il nostro
peggior
nemico” aveva considerato Bragi.
Jason aveva sollevato un sopracciglio, colpito da tanta spontanea
autocritica.
“La
smettiamo?” aveva chiesto Astrid, cogliendoli tutti di
sorpresa, “Noi
abbiamo un invito” aveva stabilito con voce dura
come un sasso, attirando
la loro attenzione.
“Davvero?” aveva chiesto Fred, genuinamente
perplesso.
“Noi abbiamo un invito?” aveva chiesto Jason,
“Non noi, noi come piano venti.
Mel ha un invito con un più uno molto
variabile” aveva risposto Astrid,
non aveva voltato lo sguardo verso l’interrogato,
differentemente da Jason, che
invece lo aveva fatto, il suo amico era dritto come una spada e
legnoso. “Ah?”
aveva chiesto Madina, voltandosi verso il suo fidanzato. Sul viso della
ragazza
era dipinta un’espressione di puro caos.
“Aspetta!” aveva esclamato Fred, “Questa
è la prima volta che vedo in
quattrocento anni, il nostro buon Thumelicus mentire alla sua dolce
metà” aveva
dichiarato con sfacciato divertimento.
“Non ho mentito” aveva risposto netto Mel, quasi
offeso.
“Mia madre dice che omettere è come
mentire” aveva risposto Stellan, l’elfo si
era guadagnato uno sguardo piuttosto colmo di confusione da tutti loro
– Bragi
incluso.
“Tua madre è una donna molto saggia”
aveva risposto il dio della poesia con
assoluta calma. “Possiamo tornare al mio fidanzato che ha
detto qualcosa ad
Astrid e non a me?” aveva chiesto Madina, per la prima volta
Jason non vedeva
sul suo bel viso quell’espressione allegra e rilassata.
“Non lo ho detto ad Astrid!” aveva replicato Mel,
voltandosi verso la nipote di
Sif.
La ragazza aveva ancora l’espressione dura sul viso, quasi
seccata, “Sì, me lo
disse … ehm … come si chiamava: Clodoveus?
Clodovicus? Son secoli che si è
dissolto! L’abitante della stanza due prima di
Fred!” aveva spiegato,
ammiccando al ragazzo in questione.
“Oh, wow. Io sono ottocento anni che sto nella mia
stanza!” aveva considerato
quello.
Qualcuno davvero, davvero, vecchio.
“Quel Longobardo traditore! Come tutta la sua
risma!” aveva replicato Mel,
pieno di furore, per il tradimento portato verso di lui.
“Oh, Mel che esprime odio verso qualcuno di diverso da
Romani!” aveva
considerato Fred.
“Certo che sono indignato verso i Longobardi,
quell’infami traditori si sono
uniti ai Marcomanni[7]!”
aveva dichiarato indignato Mel.
“Hanno ripudiato Odino e i nostri dei[8]”
aveva
considerato Astrid, Fred aveva sollevato un sopracciglio,
“Erano nemici del
Sommo Imperatore[9]”
aveva valutato.
“Erano in guerra con l’Esarcato[10]”
aveva osservato
Jason a mezza-bocca, prima di realizzare ciò che aveva
detto, si era voltato
verso gli altri, ma erano ancora tutti macerati dall’odio per
una popolazione
piuttosto vecchia, per badare a lui, anche Madina non lo stava
guardando,
ancora confusa dall’omissione del fidanzato.
“Io credo di non avere nulla contro di loro, ma, ecco,
è bello che abbiate
qualcosa in comune, anche se è odiare arbitrariamente un
popolo!” aveva
commentato Stellan, colmo di imbarazzo.
Dopo quel suo messaggio c’era stato un lunghissimo momento di
silenzio, che
aveva scatenato poi una risata breve, ma in qualche modo liberatoria.
Mel si era
voltato verso la sua fidanzata, un paio di ciuffi biondi, scivolati
alla
treccia erano finiti sul viso bello, “Ecco” aveva
cominciato a dire, “Tecnicamente
mio cugino, non so come abbia fatto, è un fottuto
ammagliatore degno della
stirpe di Utgard-Loki, ha convinto Freya a farmi andare in visita
lì. Quando
avrei voluto, con chi mi aggradava” aveva raccontato cotto di
imbarazzo, Jason
vedeva vero e proprio disagio su quel viso.
Ricordava distrattamente che Mel avesse detto a Jason di aver avuto
problemi
con suo cugino.
Certo, era interessante che il germano avesse un padre nel Valhalla ed
un
cugino a Folkvang.
“Ma praticamente la tua famiglia sforna solo prodi guerrieri!
Un padre ed un
cugino einherjar” aveva esclamato Stellan, attirando
l’attenzione di tutti, e
dando voce ai pensieri di Jason.
Mel si era voltato verso di lui, aveva visto negli occhi scuri una luce
diversa, strana, quasi splendida. Poi il cerusco aveva sorriso stanco,
“Sì, la
nostra stirpe è degna dei déi. Anche mio nonno e
mio zio erano guerrieri, però
non sono qui …” aveva raccontato Mel, con fatica,
ma anche ammirazione.
Stellan aveva annuito. Forse erano morti vecchi, dopo una lunga vita,
aveva
pensato Jason.
“Perfetto; quindi, rispondi a tuo cugino con duemila anni di
ritardo per dirgli
che vai a prenderti un tè?” aveva chiesto Astrid,
quasi impaziente.
Mel si era fatto rigido, come una spada, “È
complicato” aveva dichiarato, “Non
ho un buon rapporto con mio cugino!” aveva reso chiaro.
“Okay, non importa, Mel. Siamo stati ad Alfheim, no? Abbiamo
dimenticato di
dirti che il sole era alle tre del pomeriggio? Alfheim ha sempre il
sole
zenitale. Complimenti avevi ragione. Entro tre giorni saranno al
tramonto”
aveva dichiarato Astrid.
Mel era sbiancato, anche Jason. Anche Bragi pareva turbato.
Madina aveva trattenuto un singulto. “Sai Astrid, sei passata
da: tutto questo
è esagerato, devo pensare alla mia sfida a …
Priorità massima trovare il
cinghialotto” aveva considerato Fred, “Questo era
prima che andassero in
tragedia le tavole dell’universo” aveva esclamato
lei, sulla difensiva.
“Okay, ragazzi, devo interrompere questo discorso, immagino
che abbiate tanto
di cui discutere. Fatemi sapere se devo organizzare un trasporto per
Folkvang!”
aveva dichiarato Bragi attirando la loro attenzione, prima di cacciarli
dal suo
salottino.
L’interruzione
di Bragi aveva fatto dimenticare completamente il dibattito tra Fred e
Astrid,
ma non quello che riguardava Mel.
“Quindi?” aveva chiesto Astrid con calma,
“Accetterai l’invito con tuo cugino?”
aveva chiesto a bruciapelo, osservando attentamente.
Mel si era morso un labbro, nervoso, “Va bene!”
aveva concesso alla fine, quasi
con fatica, come se le parole bruciassero sulle labbra.
“Risponderò alla missiva vecchia di duemila anni,
sempre se mio cugino nel
mentre non si è dissolto!” aveva aggiunto Mel, nel
dirlo aveva sciolto la mano
da quello della sua fidanzata, “Non ci credi neanche
tu!” aveva considerato
Fred, ad alta-voce.
“Be, io, ecco, devo andare a recuperare l’invito,
è una vecchia pergamena,
chissà dove l’avrò messa”
aveva detto evasivo al massimo Mel, prima di balzare in
avanti e vaporizzarsi alla velocità della luce … letteralmente.
Per
risparmiare tempo, si era colpito con la spada che teneva legata alla
cintola,
in un movimento fluido e leggiadro, nel pieno petto. Era morto
velocemente e
con un lamento a malapena.
“Vedo
che durante
il mio confino, lui non ha perso la sua vena melodrammatica”
aveva considerato
Fred, con un tono piuttosto asciutto. “Almeno questa volta
non ci ha inondato!”
aveva considerato Astrid. Jason aveva ancora lo sguardo ai residui di
polvere
d’oro in cui era scomparso il suo amico, sul tapetto del
corridoio, assieme ad
una macchia di sangue. “Si … si è app
… che … è …
successo?” aveva chiesto
sbigottito Stellan, indicando il punto vuoto dove un tempo era Mel,
legittimamente sconvolto.
“Tranquillo, sta bene, si è riformato nella sua
stanza, penso abbia ritenuto
più conveniente che prendere
l’ascensore” aveva commentato Madina, con un
sorriso tirato, cercando di tranquillizzare Stellan, posando anche una
mano
sulla sua spalla. Le sue spalle però erano rigide,
così come i suoi occhi scuri
erano pregni di preoccupazione ed il sorriso che aveva sulle labbra era
di
vetro, diverso da quello caloroso che aveva sempre.
“Voleva una visione da defunto” aveva dichiarato
con leggero sdegno Astrid,
Jason si era voltato verso di lei, “Penso tu ti sia accorto
che quando siamo
morti siamo più sensibili alle visioni, al linguaggio
dell’universo …” aveva
spiegato la nipote di Sif.
Jason aveva annuito, doveva dichiararsi abbastanza ignorante da quel
punto di
vista, era sempre stato sensibile ai sogni, da
vivo, da morto
nell’elisio, nel Valhalla, addormentato e quanto transitava
da una morte alla
vita. Astrid aveva crucciato le sopracciglia scure, probabilmente non
del tutto
convinta dell’espressione che doveva aver sfoggiato Jason,
“Sono sempre stato
tormentato dai sogni. Più o meno da quando avevo due
anni” le aveva spiegato
lui, con un tono di voce basso, ricordando che Astrid conosceva il suo
segreto
– almeno a metà.
Aveva parlato con un’intonazione placida, timoroso di essere
udito da Fred e
Stellan, ma i due stavano parlando con Madina.
Astrid aveva inclinato il capo, con genuina curiosità,
“Non importa” aveva
stabilito poi, secca, “Madina, recupera il tuo fidanzato,
qualsiasi cosa stia
cercando di tergiversare. Non credo riusciremo a partire prima della
cena, tra
poco suoneranno le campane di fine battaglia ad Idavoll”
aveva considerato la
nipote di Sif, prima di prendere il polso di Jason, “Noi
andiamo ad ucciderci,
quindi. Per ingannare il tempo!” aveva considerato.
Lui, stranamente, non era trasalito a quel commento, aspettandoselo.
“Con quella ghirlanda sul capo, sei ancora più
inquietante!” le aveva risposto
Fred, “Io non ti dico cosa sembri tu!” le aveva
risposto venefica la skraeling,
ammiccando alla medesima corona di fiori sfoggiata dal
monaco-guerriero. Madina
aveva voltato lo sguardo verso di loro, gli occhi scuri ancora pieni di
preoccupazione, “Ah. Giusto, allenatevi!” aveva
detto, riprendendo nella voce,
il suo solito calore, “E a Jason serve un’arma
adeguata. Ricordate cosa ha
detto Kráka, è il figlio di un dio straniero
… ed ho visto la sua potenza!”
aveva commentato lei, omettendo di proposito le informazioni.
“Tra di noi, l’unico a possedere un’arma
magica è il cristiano al tuo fianco”
aveva considerato Astrid. “Me la sono guadagnata!”
aveva risposto senza
nascondere l’acidità Fred.
“Tranquilli!” si era intromesso Jason, infilando
una mano in tasca, sentendo Giunone
bruciante nella mano, “Troveremo una soluzione” nel
dirlo aveva guardato
Madina, pagliuzze negli occhi, in pagliuzze negli occhi,
perché lei capisse.
Lui ed
Astrid si erano staccati perciò dal gruppo ed avevano
raggiunto la sala per il
Duello Mortale. L’avevano momentaneamente trovata occupata da
due energumeni,
vestiti di pelle-di-orso, indemoniati, che tiravano fendenti a destra e
manca.
Jason non aveva mai visto un duello più caotico di quello.
Perfino nelle
strategie di solo attacco di Lytersis figlio di Mida aveva percepito
più
logica. “Chi è H per te?” aveva chiesto
alla fine Jason ad Astrid. La ragazza
aveva inclinato il capo come se la domanda l’avesse colta di
sprovvista,
soprappensiero, “Non so? Hyrrokkin[11]?
Hel? Fred
potrebbe avere ragione. Oppure, una principessa con H come iniziale
furibonda
con Odino. I nomi con la H vanno per la maggiore. Per non parlare dei
soprannomi!” aveva valutato Astrid. Il suo tono era stato
distante ed incerto,
i suoi occhi erano rivolti al duello, dopo quel commento non aveva
detto altro,
inerente alla faccenda; di tanto in tanto parlava, gridando
all’uno o l’altro
di metterci più grinta. Jason era certo che presto
l’avrebbe trascinato a
combattere in corridoio, ma non avrebbe scucito altro delle sue teorie.
C’era qualcosa di strano in Astrid, c’era da prima
della profezia, ma
era solo peggiorata dopo.
“Senti,
Astrid, c’è un bagno, qui?”
aveva chiesto poi, con un po’ di imbarazzo, “Segui
il corridoio a destra,
prendi la terza porta, poi il quarto ingresso da sinistra. Non
sbagliare, non
ti piacerebbe ciò che c’è nel terzo
ingresso a sinistra o nel quarto a destra”
aveva replicato lei, prima di maledire in una ambigua lingua uno dei
due che
aveva affettato solamente un braccio dell’altro.
Jason aveva annuito defilandosi in fretta e furia.
Aveva trovato il bagno, che componeva di una pavimentazione di lucide
mattonelle nere, sul pavimento, e rosa raso sulle quattro pareti, su
cui erano
intarsiati anche dei fiori. Per il resto era un gabinetto piuttosto
standard,
Jason si era immaginato lo spogliatoio di una palestra, ma era
più l’angolo
casa di una casetta carina.
Jason aveva aperto l’acqua del lavello, facendola scorrere,
si era tolto gli
occhiali ed aveva raccolto l’acqua mettendo le mani a coppa
sotto il getto,
prima di lanciarla contro la sua faccia, per rinfrescarsi.
Non credeva di aver
bisogno di acqua,
dopo il bagno non previsto nell’oceano, ma li aveva fatto
inaspettatamente
bene, davvero, aveva sentito la stanchezza premere sulle palpebre,
mentre
aspettava che la
stanza fosse libera per
il duello. Onestamente non sapeva perché Astrid non si fosse
messa a combattere
anche in mezzo al corridoio – le sembrava proprio il tipo.
Dovevano andare nell’altro paradiso, per recuperare il
cinghiale, doveva
affrontare Váli e non doveva dimenticare di contattare Kym.
Come doveva fare? Poteva fare una chiamata tramite
arcobaleno alla
Signora delle Tempeste?
Poteva chiedere un incontro con una dea in quella maniera.
Non era irrispettoso?
Inoltre, così Iris avrebbe saputo fosse vivo, per un secondo
aveva anche
pensato di pregare suo fratello Apollo.
Era così egoista pensare quanta pace aveva sentito
nei campi elisi?
Jason Grace
era morto poco più tardi quel pomeriggio, non era stato per
mano di Astrid, che
era rimasta invece uccisa da un affondo in pieno petto –
quasi accidentale – da
parte sua. Per Jason era stato quasi angosciante,
quell’azione. Anche se non
aveva ucciso per davvero la sua compagna, era stato così
estraniante, quasi
disgustoso, vedere la lama di Giunone affondare nel suo petto.
Jason non uccideva mezzosangue.
Astrid era scomparsa velocemente, era riuscito appena, ad intravedere,
sulle
labbra della sua compagna un piccolo sorriso soddisfatto – di
chi probabilmente
non vedeva più così tragicamente lo scontro con
un dio.
Jason era morto poco dopo, mentre abbandonava la Sala dei Duelli
Mortali. Era
stato colpito alla gola da un nunchaku volante lanciato dai due
duellanti
posteriori.
Su una cosa, Madina aveva avuto ragione, alla morte era possibile
abituarsi.
Anche Astrid, comunque, non aveva torto, la morte li rendeva sensibili.
Jason non
aveva idea di dove fosse, ma non erano
i suoi amici che stava guardando. Davanti a lui, in fila come lapidi
stavano alti
pilastri di legno chiaro, tavole, su cui rune incandescenti brillavano.
Su, una, si apriva uno squarcio, come se il legno fosse stato
scheggiato. La
prima scheggiatura era sottile, appena, come se qualcuno avesse urtato
il legname,
all’angolo, senza influenzare le rune, senza influenzare
nulla. Ma da lì, come
una ragnatela schegge di legno si aprivano come punte irte di un
istrice. Jason
ebbe l’impressione che una delle tavole stesse per piegarsi
su sé stessa,
quella dove una lunga scheggiatura, attraversava un’intera
riga di rune.
“Ho vissuto per millenni e proprio non riesco a
comprendere” aveva ringhiato
una voce. Una donna era comparsa nel campo visivo di Jason, lui aveva
sollevato
lo sguardo, per osservarla.
Era elegante, adulta, con un’espressione severa ed una
matassa di capelli rossi,
come quelli di Mallory del Piano Diciannove. “Cosa
è successo?” aveva domandato
la donna, allungando una mano verso la più scheggiata delle
tavole.
“Mia signora Frigga” si era introdotta una voce
famigliare, Jason si era
voltato, riconoscendo Samirah la Valchiria, con l’hijab verde
con fiori rosa ed
un impermeabile verde bottiglia, sopra un paio di leggings. Il viso
aveva
un’espressione profondamente mortificata. “Oh,
Samirah ben arrivata … hai avuto
difficoltà a trovare questo posto?” aveva chiesto
la regina degli dèi – o
almeno così aveva compreso Jason dalla lettura
dell’Edda. “No, mia signora”
aveva confermato la valchiria, “Ma non ho trovato
Mimir” aveva rivelato la
ragazza.
Un’espressione indicibile si era palesata sul viso della dea,
prima di
recuperare calma. “Certo … Non hai trovato Mimir
… non è che possa andarsene in
giro, non ha le gambe” aveva detto, cercando di mantenersi
con un’espressione
serafica.
Mimir … Mimir … Jason l’aveva sentito
parlare mentre era nel fiume cosmico, lo
ricordava come il dio-boa-peloso.
Samirah si era morsa un labbro, comprendendo lo stato d’animo
della dea.
“Samirah so che mio marito, in passato, ti ha chiesto molto
…” aveva ripreso la
dea, “Investigherò” l’aveva
anticipata la valchiria, “Non mi scomoderò nel
chiederti di non dirlo ai tuoi amici … sarebbe
controproducente” aveva
confidato Frigga. Aveva un sorriso dolce, materno, non somigliava a
Giunone.
Non sapeva perché, quella realizzazione dava a Jason le
vertigini, fino a che
non aveva realizzato la portata delle sue parole …
Mimir era scomparso.
Il cinghiale.
Le tavole del destino.
Samirah si era congedata, mentre Frigga era rimasta immobile davanti le
tavole,
con sguardo pieno d’apprensione sul volto antico, aveva
allungato una mano
verso una di esse e in quell’occasione l’aveva
sfiorata. “Perché non riesco
a leggerti?” aveva chiesto a mezza-bocca la Regina
degli Asi.
Jason aveva spalancato gli occhi ed una realizzazione lo aveva colto:
non
esisteva più il futuro.
Il mondo norreno era già determinato, dalla mano del Wyrd,
il cui passato e
futuro si influenzavano … qualcosa si era definitivamente
spezzato.
Anche Mimir lo aveva detto! Tempi sconosciuti,
aveva detto. Così come Kráka
aveva dichiarato che non ci sarebbero state altre profezie!
Mimir era scomparso, ma dopo la prima scheggiatura … che era
avvenuta dopo il
cinghiale.
Gullinbursti andava ritrovato! Aveva esclamato con
sicurezza.
Un’altra
figura si era avvicinata alla
dea Frigga. Jason aveva distinto il profilo di un giovane uomo, per un
secondo
aveva pensato fosse suo fratello Apollo – nei suoi fasti,
lontano dall’incerta
incarnazione di mortale, come lo aveva veduto l’ultima volta
– ma aveva
qualcosa di meno scanzonato, più sacrale. Era giovane, con
il viso ambrato, i
capelli vividi come l’argento lucente, bello, ma non
accecante. “Nonna!” aveva
salutato Frigga, con un inchino rispettoso, “Mi hai forse
chiamato?” aveva
chiesto quello, gentile.
“Sì, mio caro nipote” aveva dichiarato
Frigga con un tono materno, allungando
un braccio ed avvolgendolo attorno alle spalle del ragazzino,
“Tuo nonno
padre-tutto ha bisogno di te, ora, Forseti[12]”
aveva
dichiarato.
Il giovane dio aveva annuito, prima di posare gli occhi, due biglie
d’argento,
verso le tavole scheggiate. “Davvero, dunque, il futuro
è … scomparso?” aveva
chiesto, con un timore nello sguardo.
“Temo” aveva ammesso Frigga colma di dolore,
“Nonna, forse, oggi, parlo
scioccamente e con il cuore pesante di chi sente ogni giorno il
fardello
dell’essere orfano … ma … Nonno da
anni, secoli, tenta di evitare il ragnarok,
sarebbe così terribile se esso non arrivasse mai?”
aveva chiesto con timore
Forseti.
“Bambino mio, la veggente mi disse che avrei pianto solo due
volte, una alla
morte di tuo padre ed una a quella di tuo nonno. Vorrei mai, mai
più, provare
un dolore così intenso come quello che provai alla morte di
Balder …” aveva
commentato lei con una voce calma, piena di rimorsi.
“… sarebbe meraviglioso non dover vedere tutta
quella morte e distruzione,
Forseti, ma tu più di tutto che sei signore della Giustizia,
dovresti sapere
che il nostro egoismo non è giusto. Il mondo è un
otre che si riempie d’acqua,
una volta che è piena fino all’orlo, ogni altra
goccia sarà sprecata e l’acqua
che ristagna diventa marcia, solo il cambiamento, il rinnovo, Forseti,
porta
alla vita. Spero che la fine avvenga più lontano che mai, ma
spero sempre
avvenga” aveva commentato Frigga.
“Solo la morte da valore alla vita” aveva
considerato Forseti, pieno di
vergogna.
Frigga aveva sorriso con fatica.
Si era
svegliato con la voce lontana di Forseti nelle orecchie. Era steso nel
suo
letto, comodo, nella stanza del Valhalla.
Aveva sentito lontano un vociare fuori dalla porta, abbastanza sicuro
che fuori
stesse capitando qualcosa che doveva avere come protagonista Mel ed il
suo
imminente viaggio a Folkvang. Probabilmente anche Astrid doveva essersi
riformata e lui aveva da raccontare la visione che aveva appena avuto.
Non aggiungeva
niente a ciò che avevano scoperto, ma rendeva tutto
tragicamente più perentorio
– oh certo, era scomparso Mimir, di cui Jason aveva percepito
la presenza.
La cosa doveva avere un senso, erano gli ultimi disperati tentativi del
wyrd di
aggiustare le cose?
Si era alzato dal letto, facendo scivolare lo sguardo sulle due Edda al
suo
fianco.
Avevano senso in quel momento? Si chiese.
Allungò una mano e raccolse l’Edda Poetica,
sfogliando le pagine veloci fino al
capitolo di Váli, anzi dei due Váli, prima
l’uno e poi l’altro.
E
Váli poterono legare
con ceppi di battaglia.
Molto vennero stretti
i lacci di budello.
Jason
dovette dichiararsi piuttosto confuso[13].
Un tocco
sulla porta lo aveva distratto, “Avanti!” aveva
detto, senza particolare gioia,
aspettandosi di vedere far capolinea Astrid, oppure una furiosa Thrud;
invece
era Mel, bianco in viso, seguito da uno Stellan piuttosto interessato.
“Ehi amico!” aveva detto Mel, con un tono allegro,
che non raggiungeva i suoi
occhi. “Ehi!” aveva risposto Jason, chiudendo il
libro. “Ti disturbo?” aveva
chiesto Mel, circostanziale.
“Ne approfittavo per istruirmi, anche se ho un brutto
presentimento… Comunque,
siamo pronti a partire?” aveva chiesto Jason, tirandosi su,
si era seduto di
nuovo sul letto senza accorgersene. “No”, aveva
risposto imbarazzato Mel, “Ho
perso l’invito, o meglio non lo ho perso-perso,
penso di sapere chi …
dove possa essere, però, ecco, mi serve una mano
per recuperarlo” aveva
ammesso colmo di imbarazzo Mel, prima di indicare Stellan.
“Squadra che vince non si cambia!” aveva scherzato
Stellan, alzando una mano,
con discreto nervosismo.
Jason aveva annuito, “Non dobbiamo tornare a
Jotunhaim?” aveva chiesto
retorico, “No, no. Solo fino al piano quattrocentodieci![14]”
aveva
risposto Mel, con ancora un po’ di imbarazzo ad adornare le
guance rosse. Non
era certo del perché, ma il pittoresco numero di quel piano
dava una sensazione
piuttosto sinistra. “Certo
amico!” aveva detto comunque Jason, se
quell’invito era necessario per ritrovare la bestia e
rimettere a posto
l’ordine cosmico dell’universo norreno, non
c’era nulla che si potesse fare.
Aveva infilato comunque una mano nella tasca dei pantaloni di jeans per
sentirsi rassicurato dalla presenza di Giunone. “Non mi
chiedi perché lo sto
chiedendo proprio a te?” aveva domandato comunque il
guerriero germanico, Jason
aveva sorriso: “Pensi che Madina sia arrabbiata con te, cosa
assolutamente non
vera, e quello che devi fare ti imbarazza, temi che Astrid ti
giudicherebbe,
probabile, e Fred ti prenderebbe in giro, sicuramente. Io sono
abbastanza nuovo
perché il mio parere non ti influenzi, lo stesso per
Stellan” aveva dichiarato
Jason, “Credo” aveva aggiunto incerto.
“Penso anche che tu sia un gran figo e molto bravo, sei qui,
invece che nel
nulla cosmico” aveva dichiarato Mel, con un sorriso,
leggermente più sincero.
Jason era arrossito a quel complimento assolutamente spontaneo. Stellan
aveva tossicchiato,
“Io sono qui perché serve il terzo membro. Numero
magico” aveva considerato, “No,
no, avevi ragione prima: squadra che vince non si cambia!” lo
aveva rassicurato
Mel.
L’elfo non era stato molto convinto.
“Comunque tranquilli: avremo finito prima che suoni il corno
della cena!” aveva
aggiunto Mel, recuperando il suo buon umore.
Jason non ne era stato molto convinto.
“Io spero sia prima che tramonti il sole nel mio
mondo” aveva miagolato Stellan
[1]
La
sopratunica vichinga.
[2]
Jason fa
riferimento a Beyla, la serva che rientra a casa durante il sogno,
Skinir (il
famosissimo, la cosa più simile al dio dei messaggi) che
è con Frey a caccia, e
Byggivir che aveva il giorno libero. I tre sono i servi mitologici di
Frey,
mentre Stellan è una simpatica aggiunta.
[3]
Questo è
un riferimento a Riccardo I e Filippo Augusto la cui relazione
è ancora oggi
oggetto di dibattito [è trattata vagamente
nell’opera teatrale di James
Goldman (The Lion Winter – belle
ambedue le trasposizioni cinematografiche) che ruota però
sulle figure di Henry
II e Eleanor], comunque i simpatici artisti medievali ci hanno messo il
loro
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/90/Richard_Lionheart_and_Philip_Augustus.jpg.
[4]
Forse è
fin troppo ardita come affermazione, ma ricordo che Freya diceva che i
suoi
nipoti finissero sempre da quelle parti.
[5]
Ivarr
The Boneless, figlio Maggiore di Ragnar ed Aslung (Sì, la
serie Tv Vikings ne fa
il minore per motivi randomici. Non fidatevi di Vikings)
[6]
Prima
che i Vani si unissero agli Aesir, i primi praticavano
l’incesto (non diverso
da Zeus ed Hera, se ci si pensa), quindi si … ehm
… Freya e Frey erano un po’ i
fratelli incestelli
[7]
I Longobardi
sono in giro da prima del 600 d.C., erano un popolo della Scandinavia
(credo Svezia) anche se vengono definiti
“Germani”. Hanno combattuto al
fianco di Arminio a Teutoburgo, ma poi si sono alleati con Marobuodo
dei
Marcomanni, nemico giurato di Arminio (Re dei Cherusci), che era
filo-romano.
[8]
I Longobardi
sono stati una dei primi popoli “scandinavi” a
convertirsi dal paganesimo
norreno al cristianesimo (ariano, come poi avrebbero fatto goti e
compagnia
bella ma non i carolingi).
[9]
Carlo
Magno. Fred è chiaramente molto posteriore al buon Carlo
Imperatore, ma ne
tiene comunque un’alta considerazione.
[10]
L’Esarcato
di Ravenna era un baluardo dell’Impero (Romano) Bizantino in
suolo italico in
epoca Longobarda.
A dispetto di queste note gratuite, io amo i Longobardi.
[11]
Una Jotun
forzuta che cavalca un lupo ed usa una vipera come briglia. Insomma,
una
figona. In alcune versioni, è considerata una donna-troll
invece che una Jotun (Il
che è vagamente interessante perché le
donne-troll dovrebbero essere figlie di
Loki …)
[12]
Dio
della mitologia norrena, figlio di Balder e Nanna.
[13]
Traduzione del verso 35 della Voluspa, trascritto ne il sito Bifrost: https://bifrost.it/GERMANI/Fonti/Eddapoetica-1.Voluspa.html#34
Che consiglio sempre, perché è puntuale e ben
referenziato.
[14]
Non è
una nota: 100 punti se indovinate cosa c’è in
questo piano :^