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Autore: RLandH    13/04/2022    1 recensioni
[Spoiler! uno, ma bello grosso, su TOA, qualcosa su MC&TGoA| Crossover con Magnus Chase| What If]
Mi sentivo di essere pronta a fare un tributo a Jason Grace.
“Lo giuro sullo Stige” aveva dichiarato, certo di aver commesso un errore.
La ragazza aveva sorriso per la prima volta, “Ascoltami bene, adesso, non dire la verità. Fingiti un mortale, uno di quelli ciechi, proprio ciechi e di che non ricordi niente. Questo dovrebbe esserti famigliare” lo aveva preso in giro lei.
Sì, decisamente risvegliarsi in lungo sconosciuti con la memoria a brandelli e feroci ragazze che lo trattavano come se fossero conoscenti da una vita era una sensazione che conosceva piuttosto bene.
Solo che non era opera di Hera, ma Kymopoleia.
“Adesso?” aveva chiesto Jason, la ragazza aveva allentato la pressione della lama sul suo collo, permettendo a Jason di respirare bene, aveva provato a puntellarsi sui gomiti, per tirare su appena il busto.
Quella non aveva smesso di sorridere.
“Adesso” aveva esordito la sconosciuta, “Io non sono mai stata qui e tu asseconderai quello che dico” aveva dichiarato, “E permettimi di scusarmi in anticipo, ma farà male” aveva terminato.
Genere: Avventura, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cimopolea, Jason Grace, Magnus Chase, Nico di Angelo, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Percy Jackson in The Multiverse'
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EHILA’ sono tornata.
Chiedo scusa per l’assenza prolungata, ma ho la giustificazione della vita: Ho avuto il covid. Mi ha messo davvero, davvero K.O. e ci ho messo dodici mila anni a scrivere questo capitolo. Poi dopo che è passato il covid (di cui porto ancora addosso i segni, con la tosse più spaventosa del mondo) mi è ripiombato addosso tutto quello che avevo da fare – tra cui infiniti progetti (che devo realizzare e non ho idea di come fare).
E niente, quindi, ho scritto questo capitolo ed è uscito fuori straordinariamente lungo, con qualche evento importante e …
TW: Una cosa di cui non ho mai parlato, i discorsi tra Fred e Astrid potrebbero risultare a volte offensivi, vi posso assicurare che i due personaggi si vogliono molto bene, ma sono figli del loro tempo (nonostante sono ormai in giro da quasi un millennio, per arrotondare): Astrid è vissuta nell’epoca in cui il cristianesimo cominciava ad infiltrarsi nel mondo norreno (e la cosa non era sempre visto positivamente), mentre Fred è un monaco-crociato (anzi morto durante la quarta crociata – che è molto particolare) cresciuto a pane ed odio verso i non-cristiani (anzi i non cattolici, ricordiamo sempre come è finita la quarta crociata). Comunque, ripeto, i due personaggi si vogliono molto bene.
Oltre questo, vorrei ringraziare Farkas per il sostegno e le recensioni.
Buona Lettura!
RLandH

Vi regalo la profezia: https://www.deviantart.com/rlandh/art/The-Prophecy-912853174 (avevo voglia di sperimentare con la prospettiva)

 

 

Attenzione Spoiler! Anche se effettivamente questo potrebbe essere l’ultimo …

 

“Dove è la mia giacca?” aveva chiesto la ragazza con una punta di veleno, “Intendo quella bellissima, cucita con l’oro dei capelli di mia nonna e della Signora della Magia che ti ho prestato” aveva specificato.
“Un lupo di vento la ha rovinata, la ho lasciata da Blitzen” aveva risposto Jason, pregno di vergogna, Astrid si era ammorbidita un po’. “Sono contenta che tu non sia morto, Jason” aveva aggiunto lei, un po’ più dolce.
Jason era stato sul punto di fare una battuta, abbastanza scontata sulla sua partecipazione all’holmagang, quando aveva osservato come era vestita la ragazza. “Stai … indossando una corona di fiori?” aveva domandato, notando la ghirlanda sulla sommità corvina della testa della ragazza, “Me ne ero dimenticata. Comunque, sì, la signora di Alfheim quando è nervosa si diverte a fare queste cose” aveva detto colma di imbarazzo, aveva mosso le mani, come a voler togliere la ghirlanda dalla testa, ma poi aveva lasciato perdere.
“Ti sta bene” aveva commentato Jason, non era una menzogna. Con i capelli sciolti, lunghi e neri, dritti sul viso tondo caramello, la ghirlanda con petali gonfi di rosa e pervinca, creavano un’ottima crasi. Astrid lo aveva guardato insicura, “Grazie?” aveva provato Astrid, con le gote leggermente arrossate; “Immagino non si sposi bene con il kyrtill[1] di lana” aveva detto lei, pizzicando la sua maglietta. “No, funziona bene” aveva considerato Jason, “Tu funzioni bene” aveva specificato.
Astrid aveva ridacchiato, con nervosismo e le gote rosse, “Oh, Jason certo di non essere figlio di un dio della poesia, eh?” aveva rimediato lei.
“Solo fratello” aveva declinato Jason, “Ma fa degli Haiku pessimi, quindi …”

“Come è andata con Lei, con Gerd?” aveva chiesto Jason, cambiando argomento, “Nulla di che, ha parlato per lo più con Fred. Devo dire che è isterica e stressata, come l’aveva descritta il figlio. La divina Gerd non ha idea di chi possa essere stato. Io però ho guardato il cancello del cortile del cinghiale e il sigillo magico – sì, Frey ne aveva fatto uno – non è stato rotto” aveva raccontato la ragazza, “Vuol dire che chiunque sia stato: o è un maestro nel seid così esperto da ingannare il Signore del Alf Seid in persona o era contemplato nel vincolo” aveva sottolineato Astrid.
Jason aveva annuito, un brutto presentimento lo aveva colto, “Inoltre, be, tutti e tre i servitori di Gerd e Frey quel giorno non erano presenti. Tranne Stellan che si occupa del Giardino, che è nella parte frontale della casa, rispetto il cortile del cinghiale” aveva buttato fuori la giovane, “Abbastanza strano anche questo” aveva sottolineato lei.
Jason aveva annuito, concordando; “Sì, nel sogno, la donna, Bayla o Beyla, non ricordo, era ritornata. Uno era con Frey a caccia e l’altro era ancora assente[2]” aveva considerato, ricordandosi quel dettaglio.
Troppo coincidenziale. Si chiese se H avesse organizzato per bene le cose, per assicurarsi che non ci fosse nessuno in casa, se non un piccolo Elfo – forse per questo Jarnsaxa aveva avuto il compito di invitare fuori la sua amica proprio in quell’occasione.
Se era stato preparato da tempo, allora, forse Jason ed il suo arrivo non significavano nulla, erano solo una coincidenza.
Anche se non esistevano, secondo lui. “Ho sognato Kráka, tra le rune c’era quella di Fehu … forse era in relazione a questo?” aveva proposto.
La nipote di Sif aveva annuito, con gli occhi chiari rivolti verso di lui, “Hai avuto un altro sogno? Pare proprio che il wyrd ti abbia scelto Jason – che mi piaccia o meno” aveva commentato Astrid, spenta. Non doveva gradire troppo la distrazione rispetto la sfida.


Jason aveva dovuto confermare la cosa, dopo un momento di silenzio la skraeling aveva domandato: “Con Jarnsaxa, voi? In generale con Jotunheim … sono stupita di vedervi tutti interi”; con gli occhi verdi aveva raggiunto anche gli altri, “Sarà meglio raccontarlo tutti insieme” aveva considerato, “Comunque, posso assicurarti che dei Lupi di vento hanno provato a prendersi qualche pezzo” aveva terminato Jason.
Non lontano Stellan stava raccontano con orgoglio qualcosa, mentre Mel continuava a fare piroette per far vedere a Fred e Madina i suoi nuovissimi pantaloni. “Certo che ci avete messo tempo, voi” aveva ghignato il monaco cristiano, con un sorriso sarcastico, interrompendo la narrazione dell’elfo. Anche lui indossava una coroncina di fiori, sembravano gigli.
Inspiegabilmente sembrava un Bacco Rinascimentale.

“Sì, abbiamo cenato con i giganti” aveva raccontato Madina piena di soddisfazione, “La bontà di cuore di Jason ha pagato – visto che il suo bel Lupo ci ha garantito l’ingresso” aveva raccontato Madina, “Abbiamo partecipato ad una gara ed ho vinto una coccarda” aveva aggiunto orgogliosa, mostrando anche l’oggetto in questione.
Astrid sembrava particolarmente colpita, “Sì, a quanto pare era l’altro Váli” aveva dichiarato Jason, raccontando poi brevemente le dinamiche con il lupo. Aveva visto sul viso della Skraeling dipingersi un sorriso consolatorio – qualcosa sembrava filare dritto.


“La nostra avventura è stata fantastica” aveva esordito Mel, “La prova che in questo posto ci si può ancora divertire” aveva aggiunto pienamente soddisfatto. “Sì!” aveva confermato Stellan con gli occhi luccicanti come astri, “Per metà del tempo io ho pianto e strillato” aveva raccontato con meno divertimento l’elfo.
“Ai piani dei Re parleranno di noi per molti secoli” aveva scherzato il guerriero ceruscio, ignorando apertamente il commento dell’altro, prima di alzare una mano per darsi il cinque con l’elfo, che aveva ceduto incerto. “Ovviamente io ho rischiato di morire-morire ed è stato fottutamente spaventoso” aveva spiegato Stellan, ma era stato ignorato apertamente.
“Bene, noi abbiamo sprecato il nostro tempo, come avevo detto mia madre è semplicemente isterica, voi?” aveva asserito Fred, nel parlare il suo tono era stato particolarmente roccioso ed aveva lanciato uno sguardo ad Astrid, che lo aveva guardato in maniera tesa.  C’era qualcosa di volutamente taciuto in quello scambio.

“Abbiamo scoperto diverse cose” aveva aggiunto invece Jason, prima di chiedere della profezia e se la veggente fosse riuscita ad interpretarla.
“Come lo sai?” aveva chiesto Mel, stupido, sotto lo sguardo piuttosto confuso di tutti gli altri, “Ovviamente, l’avrà sognato” si era inserito Fred nella questione, con più vigore, “Metà delle cose che non sappiamo le scopriamo così” aveva ricordato, “Inoltre, il nostro buon amico ha già avuto sogni” aveva stabilito.
Jason aveva annuito confermando le parole di Fred, “Incredibile, Jason, gli dèi stanno investendo un sacco in te” aveva considerato Mel come aveva fatto Astrid prima di lui; “Comunque, crede di aver risolto qualcosa, ma non è del tutto certa” aveva stabilito il germano, parlando della veggente. “Allora, forse le nostre informazioni possono aiutarla meglio” aveva considerato Madina, soppesando, “Quando vi deciderete a dirle. Credo, sicuramente, che anche le nostre” si era intromessa Astrid.
Fred aveva spalancato gli occhi scuri, “Sì, tra un te, una ghirlanda e le urla isteriche di tua madre, io ho scoperto qualcosa” aveva sottolineato il lascito di Sif.
“Congratulazioni Nancy Drew” aveva risposto Fred facendo la linguaccia alla sua amica, ma la sua espressione non era mutata di un centimetro.
Jason non aveva idea di come Fred un’einherjar che viveva come ascetico da due secoli, conoscesse Nancy Drew.

Si erano così decisi a raggiungere il piano delle valchirie, “Comunque, quando Magnus Chase è venuto a dirci del messaggio di Utgard-Loki mi sono spaventato da morire, volevo andare con loro, ma Bragi mi ha fatto rimanere qui” aveva detto, punto sul vivo Mel.
La sua fidanzata gli aveva tirato un delicato buffetto sulla collottola, “Oh, amore mio, io ti appaio come una damigella in pericolo? O Jason? Nessuno di noi due sta bene con una gonna, comunque” aveva chiesto divertita Madina, prima di sporgersi per dargli un bacio sulla guancia. Mel era alto, con spalle impostate, ma Madina al suo fianco lo ridimensionava, essendo altrettanto lunga e fiera.
“Quindi hai conosciuto Utgard-Loki? Complimenti è come se avessi perso la tua verginità mitologica” aveva dichiarato Fred, con una punta di cattiveria. “Stai alludendo a qualcosa di specifico, Fred?” aveva risposto ferace Astrid.
La prima istintiva risposta del monaco era stato farsi il segno della croce, ma prima che potesse dar fiato alla bocca, Madina aveva ripreso il controllo della situazione, parlando lei: “Abbiamo fatto anche una sauna con Jarnsaxa, Grid e Logi!”
“Nuda in una stanza con tre giganti, Madina tu corteggi con vigore la morte” le aveva dato manforte Astrid, dandole una genuina pacca sulla spalla. “Non eravamo proprio nudi” aveva sentito il bisogno di intercedere Jason, occhieggiando Mel. Il suo amico aveva boccheggiato qualcosa verso di lui, sembrava sul genere: non-sono-geloso. Si era chinato sulla sua fidanzata ed aveva stampato un bacio sulla sua tempia, “Avrei voluto decisamente essere lì, dopo questa” aveva considerato.
 “Oh, giusto come ho fatto a dimenticarlo: abbiamo incontrato un gruppo di Dísir!” aveva raccontato Madina, come se fosse una cosa divertente.
“Magari erano sicure che avresti tirato le cuoia” aveva scherzato Fred, Madina aveva sollevato le spalle, “Sai, Fred, sono proprio contenta che tu abbia smesso di fare l’eremita, ma i tuoi commenti non mi erano mancati per nulla” aveva replicato la figlia di Ullr.
Fred aveva allungato una mano e le aveva scompigliato i capelli, “Io invece stavo benissimo senza di te, senza nessuno di voi – incluso anche chi non conoscevo” aveva sottolineato, mentendo.

 

I corridoi dell’hotel erano stati abbastanza vuoti, segno che gran parte degli einherjar fossero impegnati nel combattere ad Idavoll.
Fred aveva fatto un breve resoconto della loro avventura ad Alfheim, che aveva previsto, molte tazze di tè corretto, corone di fiori e piagnistei da parte di Gerd – e qualcosa che non volevano dire, visto gli scambi continui di sguardi con Astrid.
Mel aveva raccontato concitato e pieno di brio invece il putiferio che aveva creato nei piani dei Re per sfilare i pantaloni di Richard I, con interventi di Stellan; in realtà Jason si era perso nel discorso diverse volte.
Stellan così cotto dall’eccitazione era inciampato nelle parole molteplici volte, Mel, invece, come sempre, si era concesso infinite digressioni su tutti i personaggi coinvolti. “Sì, tesoro, mi sono persa” aveva dichiarato Madina, piena di confusione, “Dopo aver perso all’Holmagang” si era intromesso Stellan, con più sicurezza, “Ovviamente è stata una vittoria impropria” si era difeso Mel; “Richard III ci ha detto che il primo aveva un debole per il forte-sesso?” aveva raccontato tutto pieno di imbarazzo l’elfo.
“Il nostro Stellan lo ha sedotto!” aveva terminato trionfale per lui Mel. L’elfo era diventato del colore delle more, “Lo ho solo convinto di una mia disponibilità e che fossi molto francese[3]” si era difeso.
Fred lo aveva bruciato con lo sguardo e lo aveva offeso in francese. Jason lo aveva sempre trovata una lingua molto delicata ed elegante, almeno quando sentiva Frank e Piper usarla, di rimando Fred sapeva renderla spietata.
“Comunque, quando si è sfilato le braghe, Stellan è fuggito con loro e quando Re Richard ha provato ad inseguirlo io lo ho decapitato” aveva terminato Mel, “Ora, dovrò guardarmi da lui per il resto dell’eternità” aveva aggiunto con una punta di divertimento.
“Sì, ma il vostro viaggio?” aveva chiesto Astrid, rivolgendosi a Jason e la figlia di Ullr, “Siete tornati da Jotunheim!” aveva dichiarato, “E Madina ha anche una coccarda!” aveva aggiunto con ironia Fred.
Madina aveva fatto un sunto molto veloce di tutta l’avventura, limitando moltissimo la capacità di spaccare il cielo di Jason, non che l’essere screditato lo avesse rattristato, doveva ancora cercare di capire come elaborare un discorso con Mel a proposito della sua romanità.

“Divinità Romane?” aveva chiesto subito Mel, essendosi concentrato su quella parte del discorso, per l’appunto.
 Jason aveva sentito i brividi lungo la sua schiena, così come aveva osservato il respiro di Astrid farsi stretto. “Oh, sì, una delle figlie di Aegir voleva uccidere Magnus, solo che ci ha trascinato per sbaglio nel territorio di una figlia di Nettuno” aveva risposto senza particolare preoccupazione. “Ah, le divinità marine bisticciano sempre” aveva considerato Mel.
Prima che l’argomento potesse essere ripreso, però avevano raggiunto il caotico piano delle valchirie.
Quando le porte dell’ascensore si erano aperte con un sonoro din, Kráka era già lì. Indossava ancora l’abito di reti e masticava con furore un porro crudo, “Penso che sia inevitabile” aveva considerato esecra, guardandoli.
“Ci sei riuscita?” aveva chiesto speranzoso Mel, “Forse” aveva concesso la vǫlva, “Abbiamo delle informazioni per te, forse possono aiutarti” aveva commentato Jason.
“Informazioni che in realtà tu avresti dovuto dare a noi” aveva sottolineato Astrid. Kráka l’aveva guardata con una punta di fastidio, “Be, skraeling, il wyrd è impazzito, scusa per lo spoiler, a proposito è l’ultimo che riceverai per un bel po’” l’aveva rimproverata.

Si erano diretti nelle stanze di Kráka, lì c’erano altre due valchirie, una delle due era Lagherta, ma quando avevano visto loro sei entrare si erano volatilizzate in un attimo. La donna bruna non aveva però risparmiato uno sguardo eloquente verso la veggente. “Uhm … ditemi, vediamo se c’è un senso più chiaro” aveva commentato Kráka, con un sorriso nervoso, quasi chiudendo in faccia la porta a Lagherta.
La donna li aveva fatti accomodare attorno al tavolo tondo, dove ancora erano sistemate le rune, circondati da foglietti di ogni genere, riempiti da fitte scritture. La veggente aveva fatto cadere tutti gli appunti per terra, dando poi loro la parola.
Jason aveva cominciato: “Allora, dietro tutta questa storia c’è qualcuno che si fa chiamare H, è una Lei, Odino la teme ed onestamente anche Jarnsaxa, ha chiesto a quest’ultima di distrarre Gerd mentre un suo minions andava a rapire il cinghiale …” i suoi amici stavano ascoltando attentamente, “Minions?” lo aveva interrotto Kráka. “Si, i piccoli omini gia…servitori?” aveva provato Jason, incerto, Kráka aveva annuito, “Ecco, sì, un suo servitore, che Jarnsaxa ha detto essere un einherjar ma più morbido” aveva considerato, per quanto fosse vacua quella descrizione.
“Io credo intendesse un caduto di Folkvang” aveva ripreso Madina, Jason ricordava lo avesse detto anche a Jarnsaxa, poi si era voltata verso di lui, “Folkvang è l’altro valhalla, possiamo chiamarlo così? Dove finiscono i coraggiosi, metà qui, metà lì” aveva spiegato didascalica la figlia di Ullr.
Bene, se Jason aveva tenuto bene il conto, i norreni avevano quattro regni della morte.
“Perché un einherjar dovrebbe fare questo?” aveva domandato Astrid, stanca, “Io punto su un figlio di Loki” aveva detto Fred, guadagnando una gomitata sul fianco da Mel.
“No, ma questo ha senso” aveva esclamato Kráka, portandoli alle rune, “Ah, giusto anche questa. La mancanza che volevi” aveva detto Jason, infilando una mano nella tasca dei pantaloni ma trovandoci solo Giunone – la moneta lo aveva seguito, ma la tessera era rimasta nella pelliccia di Astrid – “Come non detto. La runa era Halgaz, la grandine, ma anche la rottura o la H” aveva dichiarato Jason.
“Stai imparando” aveva considerato Kraka,
Jason aveva sorriso allietato dal complimento, “Meno di una decina d’anni e passerai per un norreno perfetto” aveva aggiunto.
“Alto e biondo lo è già” aveva commentato a mezza-bocca Fred.
Kráka aveva rivolto lo sguardo a loro, invitandoli a sistemarsi attorno al tavolo ovale del suo soggiorno, su cui dal giorno prima le rune continuavano a vegetare. Erano sei.
Astrid aveva palesato quel dato ad alta-voce, “Oh, sì, credo sia indicativo, sei come sei siamo noi” aveva considerato.
“Sant’Agostino diceva che sei era il numero perfetto” aveva valutato Fred, “Ma non era il numero del diavolo?” aveva chiesto Madina, guardandolo interessata.
“Ecco, perché non mi piacciono i cristiani, tutto con loro è il controsenso di tutto” aveva commentato Astrid a mezza voce, “Quello è tre volte sei” aveva specificato Fred, ignorando apertamente la sua amica skraelinger.
“Questa è Berkenna, la creazione” aveva detto Jason, indicando la runa con il simbolo che somigliava ad una B dalle pance acuminate.
“Anche sì, ma non in questo caso” aveva considerato Kráka con voce sicura, “A meno che tu non consideri le donne solo come fattrici” aveva precisato.
Guardandolo dritta, nei suoi occhi magnetici.
“No?” aveva risposto Jason, sembrava una risposta semplice, ma la donna rendeva le cose difficili con quegli occhi, “No?” lo aveva provocato lei, “No. Decisamente no!” era stato più specifico Jason. Kráka aveva sorriso con una punta di cattiveria.
“Bene sì, questa è Berkenna, la creazione ma non in questo caso, qui è la Signora. Però andiamo con ordine!” aveva richiamato l’attenzione sulla tavola la valchiria.

“La prima Runa da leggere è Dagaz, in questo caso: completamento” aveva esordito quella, indicando una delle tessere, Jason l’aveva osservata, sembrava un segno dell’infinito, solo molto squadrato, quasi come una farfallina stilizzata, “Poi abbiamo Ewhaz, sono indecisa lo ammetto tra il significato di movimento o collaborazione. Direi movimento” il dito si era mosso verso un’altra tessera, somigliava ad una M – Jason sapeva non fosse Mannaz, il corrispettivo della M – Jason la ricordava sulla pettorina di Madina, durante il biathlon.  Kráka aveva guardato Astrid, aspettandosi che lei dicesse qualcosa, ma quella aveva alzato le mani in un segno di resa.
Berkenna, il potere e la signora” aveva detto la veggente poi, indicando la runa famigliare a Jason e direzionandosi ancora, quella volta aveva indicato un segno difficile da identificare con una lettera, erano due stampelle parallele, però sfalsate, congiunte all’estremità superiori da una stecca obliqua, “Ur: la forza primitiva – qualcosa di bestiale e selvaggio” aveva fatto una pausa.
“Il cinghiale” aveva valutato Mel, dando fiato ai pensieri di tutti.
Kráka aveva annuito, poi aveva concentrato le ultime attenzioni: “Qui viene la belva, metaforica. Questa runa è Algiz” – la tessera che aveva indicato somigliava ad un tridente – “la Protezione” aveva spiegato. Jason la ricordava come la runa che aveva evocato Bee prima che Jason invocasse i fulmini di neve. “Ed infine abbiamo Fehu. Potrebbe riferirsi all’abbondanza e la ricchezza, ma, ora, credo di no” aveva spiegato paziente Kráka.

“Grazie per il breve corso di lettura futhpark, dovresti proporlo a Bragi, vuole creare una classe di letteratura” aveva commentato acido Fred, Jason lo aveva guardato di sottecchi aspettandosi il solo rimprovero di Astrid abbattersi sul figlio di Gerd, ma la ragazza fissava con sguardo vacuo le rune.
Kráka lo aveva guardato con estremo fastidio, “Figlio di un gigante, vero? Le buone maniere mi sembrano quelle!” aveva domandato con una voce leggermente infastidita, “La Signora è una regina di portamento ed eleganza” era intervenuto feroce Stellan.


 “Comunque” aveva ripreso la ragazza, “L’interpretazione che ritengo più corretta di questa profezia sia: Per completare il vostro incarico, dovrete andare, probabilmente collaborando, nel regno della Potente signora e lì troverete la possente bestia, ma dovrete proteggervi dal figlio di Frey” aveva spiegato Kráka, “Senza interruzioni: mi sembra auspicabile immaginare che Folkvang sia il Regno della Potente Signora e che il figlio di Frey sia l’einherjar” aveva spiegato con un tono calmo.
Jason vedeva proprio nella sua voce un reverenziale timore nel doversi confrontare contro un futuro relativamente incerto, lei che aveva sempre posseduto la chiara vista – un po’ come era capitato agli oracoli in precedenza. “Ed Halgaz?” aveva chiesto Jason.
“Non fa parte di questa serie, non fa parte di questo. Non sto dicendo che non sia connesso. Lo hai detto tu stesso Halgaz è la rottura ed H è l’artefice di questa storia. Ma la profezia parla del verro d’oro di Freyr. Se vuoi qualcosa di più esteso, dovremo provarci di nuovo!” aveva considerato Kráka. “Facciamo una cosa alla volta, meglio!” aveva dichiarato Fred, ma la sua voce era stata soffocata da quella di Mel.
“Fantastico, grazie Kráka” aveva detto il germano, con gentilezza ed un sorriso allegro ad illuminare il suo viso. La volva sembrava essersi sciolta per un secondo davanti a quella gentilezza, “Vorrei essere stato più d’aiuto in realtà. Un figlio di Frey a Folkvang è come una goccia nel mare” aveva detto con un tono piuttosto interrotto. “Sì, Magnus è vagamente l’unica eccezione[4], di solito le loro anime finiscono di là” aveva spiegato Madina con calma, a voce bassa, a Jason. “Oh, ma dai. La solita fortuna, vero?” aveva domandato con gentilezza Kráka, con un sorriso storto sulle labbra.
“Be, sì. Ovviamente se è stato un einherjar figlio di Frey, immagino avesse le capacità di rompere il sigillo ed il permesso per entrare ad Alfheim” aveva considerato Jason, guardando prima Astrid, con il suo racconto, poi Madina, rimembrando quanto dedotto con i racconti di Bee e Jarnsaxa.
“Non so, miei giovani caduti. Io non posso aiutarvi più di così; ovviamente, sento il bisogno di ricordarvi che Folkvang, anche se è locato su Vanheim, è come il Valhalla, tecnicamente, è inaccessibile” aveva raccomandato Kráka, “In ogni modo se voleste andare, comunque, salutatemi il mio Ivarr[5] vive lì. Buona Fortuna, signori miei!” aveva cinguettato, accompagnando la cosa lanciando loro un bacio. Poi erano stati gentilmente cacciati dalla stanza, lasciando ad Astrid appena il tempo di recuperare le sue rune.
Aveva ancora quello sguardo vacuo e confuso.

“Non siamo neanche riusciti a chiedere chi sia H secondo lei!” aveva commentato Madina, con una leggera frustrazione nella voce. “Credo che non abbia modo di leggerlo, amore” aveva detto Mel, avvolgendo con un braccio le spalle della fidanzata, “Poteva darci una sua teoria” aveva comunque proposto Stellan, assecondando Madina. “Sciocchi barbari! Mi pare palese!” aveva dichiarato Fred, attirando l’attenzione su di loro, lo avevano guardato tutti, tranne lui che aveva tenuto lo sguardo su Astrid e la sua improvvisa lividita.
“Hel ovviamente. Una H. Donna, che fa paura a Odino. Hel! Come ho detto in precedenza; prole di Loki” aveva dichiarato con assoluta sicurezza.
Mel aveva sbuffato, “Non so, non sono convinto, Hel è machiavellica, infida anche, ingannatrice, malevola” aveva cominciato ad elencare il guerriero cheruscio, “Io non parlerei così di una dea” aveva commentato Stellan, timoroso, “…Ma è anche schietta. Hell non si nasconde dietro altri” aveva sottolineato Mel.
“Stai bene?” aveva chiesto Jason, guardando Astrid invece.
Lei lo aveva osservato con attenzione, “Sono leggermente preoccupata, Jason. Dobbiamo trovare il cinghiale, dobbiamo andare a Folkvang, abbiamo un nemico pericoloso, un altro di cui diffidare. Dobbiamo affrontare Váli, non abbiamo ancora raccolto i quattro legni per il campo” aveva dichiarato Astrid, con voce incerta, quasi spaventata, sollevando una mano.
Jason lo percepiva, che nella sua voce, nel suo pathos e nella sua stanchezza c’era qualcosa di storto e ne ebbe la conferma dallo sguardo che Fred le aveva lanciato.
“Un problema alla volta Astrid” aveva dichiarato Mel, gentile, sciogliendo la presa dalla sua ragazza, per mettere ambedue le mani sulle spalle dell’amica, “Andrà tutto bene” aveva dichiarato, “Sì, sì, mio madre ha detto che ti regalerà un’arma se le riportiamo il cinghiale” aveva asserito Fred attirando l’attenzione.
“Bene; qualcuno, per caso, conosce la lavatrice per andare a Folkvagen?” aveva chiesto Jason.
“Sì, sono otturate. Per Folkvagen ci sono solo due vie: l’Ascensore che si aprirà al Ragnarok per permettere alle sue armate di riunirsi e l’Yggdrasill” aveva raccontato Mel, didascalico, recuperando la sua solita certezza.
“E se non si ha il benestare di Freya non si può entrare, tecnicamente. Nel senso, è come un paradiso, ci sono solo situazioni eccezionali” aveva bofonchiato Stellan. “Come questa?” aveva chiesto retorico Jason, ammiccando non solo al contesto in cui erano finiti, ma anche alla presenza stessa dell’elfo ancora vivente lì. “Diciamo che fra la Signora di Alfheim e la Regina di Folkvang non scorre esattamente buon sangue” aveva spiegato Stellan con un tono incerto.
“Non sono stupita[6]!” aveva commentato Astrid seccata.
Erano cognate, giusto?
 “Non importa, prima faremo le cose per bene. Chiederemo a Bragi il permesso. Come abbiamo fatto con Alfheim” aveva chiarito Mel, con un certo nervosismo. Astrid aveva perso quell’espressione un po’ vacua che l’aveva dominata fino a quel momento, per scoccare uno sguardo sinistro a Mel.

 

 

 

“Ragazzi, temo di no” aveva dichiarato Bragi, con voce spenta.
Li aveva accolti in una stanza diversa rispetto quella della loro riunione la prima volta. Era una piccola stanza ricavata da una biblioteca.
Jason sospettava fosse la sua camera nel Valhalla. Appoggiata ad una parete c’era una grossa arpa d’oro massiccio, con fili sottili scintillati. Sopra svettava la foto sorridente di una bella donna.
“Io non sono mio padre” aveva detto il dio, passandosi le dita sulla lunga barba stretta in una perfetta treccia ordinata – l’aveva decorata anche con degli anelli di ferro lucido – “Non posso obbligare Freya ad accettarvi, posso chiederlo, ma non posso convincerla senza tradire il segreto di Gerd. Freya ama molto suo fratello, ma disprezza molto sua cognata” aveva spiegato il dio, “E Folkvagen è il suo regno, è suo diritto scegliere chi accettare o meno” aveva considerato.
Loro erano rimasti in silenzio, “Ci manderà una squadra di valchirie alle calcagna se proviamo ad andare senza permesso?” aveva chiesto Fred con un po’ di coraggio.
“Dei! No!” aveva risposto subito Bragi, “Al momento, mio padre si è dovuto assentare, non sono stato formalmente nominato vicario, ma mi considero tale, in qualità di unico dio presente. Per me avete il permesso di andare ovunque, nessuna valchiria è venuta a disturbarvi quando avete raggiunto il Jotunheim, ma non posso promettervi che Freya vi farà entrare o vi permetterà di restare, come anche Hell. A dispetto di tante cose, ragazzi miei, i mondi non sono recinti, ma gli aldilà, quelli sono un’altra cosa” aveva detto con un tono calmo e pieno d’amarezza.
“Ma se spiegassimo a Freya che le tavole del destino si sono spezzate?” aveva provato Madina, “Freya è la più valente maga dei nove regni, si sarà già resa conto che qualcosa non va” aveva dichiarato.
“Questo è indubbio, ma spesso l’egocentricità di noi dei, è il nostro peggior nemico” aveva considerato Bragi.
Jason aveva sollevato un sopracciglio, colpito da tanta spontanea autocritica.

“La smettiamo?” aveva chiesto Astrid, cogliendoli tutti di sorpresa, “Noi abbiamo un invito” aveva stabilito con voce dura come un sasso, attirando la loro attenzione.
“Davvero?” aveva chiesto Fred, genuinamente perplesso.
“Noi abbiamo un invito?” aveva chiesto Jason, “Non noi, noi come piano venti. Mel ha un invito con un più uno molto variabile” aveva risposto Astrid, non aveva voltato lo sguardo verso l’interrogato, differentemente da Jason, che invece lo aveva fatto, il suo amico era dritto come una spada e legnoso. “Ah?” aveva chiesto Madina, voltandosi verso il suo fidanzato. Sul viso della ragazza era dipinta un’espressione di puro caos.
“Aspetta!” aveva esclamato Fred, “Questa è la prima volta che vedo in quattrocento anni, il nostro buon Thumelicus mentire alla sua dolce metà” aveva dichiarato con sfacciato divertimento.
“Non ho mentito” aveva risposto netto Mel, quasi offeso.
“Mia madre dice che omettere è come mentire” aveva risposto Stellan, l’elfo si era guadagnato uno sguardo piuttosto colmo di confusione da tutti loro – Bragi incluso.
“Tua madre è una donna molto saggia” aveva risposto il dio della poesia con assoluta calma. “Possiamo tornare al mio fidanzato che ha detto qualcosa ad Astrid e non a me?” aveva chiesto Madina, per la prima volta Jason non vedeva sul suo bel viso quell’espressione allegra e rilassata.
“Non lo ho detto ad Astrid!” aveva replicato Mel, voltandosi verso la nipote di Sif.
La ragazza aveva ancora l’espressione dura sul viso, quasi seccata, “Sì, me lo disse … ehm … come si chiamava: Clodoveus? Clodovicus? Son secoli che si è dissolto! L’abitante della stanza due prima di Fred!” aveva spiegato, ammiccando al ragazzo in questione.
“Oh, wow. Io sono ottocento anni che sto nella mia stanza!” aveva considerato quello.
Qualcuno davvero, davvero, vecchio.
“Quel Longobardo traditore! Come tutta la sua risma!” aveva replicato Mel, pieno di furore, per il tradimento portato verso di lui.
“Oh, Mel che esprime odio verso qualcuno di diverso da Romani!” aveva considerato Fred.
“Certo che sono indignato verso i Longobardi, quell’infami traditori si sono uniti ai Marcomanni[7]!” aveva dichiarato indignato Mel.
“Hanno ripudiato Odino e i nostri dei[8]” aveva considerato Astrid, Fred aveva sollevato un sopracciglio, “Erano nemici del Sommo Imperatore[9]” aveva valutato.
“Erano in guerra con l’Esarcato[10]” aveva osservato Jason a mezza-bocca, prima di realizzare ciò che aveva detto, si era voltato verso gli altri, ma erano ancora tutti macerati dall’odio per una popolazione piuttosto vecchia, per badare a lui, anche Madina non lo stava guardando, ancora confusa dall’omissione del fidanzato.
“Io credo di non avere nulla contro di loro, ma, ecco, è bello che abbiate qualcosa in comune, anche se è odiare arbitrariamente un popolo!” aveva commentato Stellan, colmo di imbarazzo.
Dopo quel suo messaggio c’era stato un lunghissimo momento di silenzio, che aveva scatenato poi una risata breve, ma in qualche modo liberatoria.

Mel si era voltato verso la sua fidanzata, un paio di ciuffi biondi, scivolati alla treccia erano finiti sul viso bello, “Ecco” aveva cominciato a dire, “Tecnicamente mio cugino, non so come abbia fatto, è un fottuto ammagliatore degno della stirpe di Utgard-Loki, ha convinto Freya a farmi andare in visita lì. Quando avrei voluto, con chi mi aggradava” aveva raccontato cotto di imbarazzo, Jason vedeva vero e proprio disagio su quel viso.
Ricordava distrattamente che Mel avesse detto a Jason di aver avuto problemi con suo cugino.
Certo, era interessante che il germano avesse un padre nel Valhalla ed un cugino a Folkvang.
“Ma praticamente la tua famiglia sforna solo prodi guerrieri! Un padre ed un cugino einherjar” aveva esclamato Stellan, attirando l’attenzione di tutti, e dando voce ai pensieri di Jason.
Mel si era voltato verso di lui, aveva visto negli occhi scuri una luce diversa, strana, quasi splendida. Poi il cerusco aveva sorriso stanco, “Sì, la nostra stirpe è degna dei déi. Anche mio nonno e mio zio erano guerrieri, però non sono qui …” aveva raccontato Mel, con fatica, ma anche ammirazione.
Stellan aveva annuito. Forse erano morti vecchi, dopo una lunga vita, aveva pensato Jason.
“Perfetto; quindi, rispondi a tuo cugino con duemila anni di ritardo per dirgli che vai a prenderti un tè?” aveva chiesto Astrid, quasi impaziente.
Mel si era fatto rigido, come una spada, “È complicato” aveva dichiarato, “Non ho un buon rapporto con mio cugino!” aveva reso chiaro.
“Okay, non importa, Mel. Siamo stati ad Alfheim, no? Abbiamo dimenticato di dirti che il sole era alle tre del pomeriggio? Alfheim ha sempre il sole zenitale. Complimenti avevi ragione. Entro tre giorni saranno al tramonto” aveva dichiarato Astrid.
Mel era sbiancato, anche Jason. Anche Bragi pareva turbato.
Madina aveva trattenuto un singulto. “Sai Astrid, sei passata da: tutto questo è esagerato, devo pensare alla mia sfida a … Priorità massima trovare il cinghialotto” aveva considerato Fred, “Questo era prima che andassero in tragedia le tavole dell’universo” aveva esclamato lei, sulla difensiva.
“Okay, ragazzi, devo interrompere questo discorso, immagino che abbiate tanto di cui discutere. Fatemi sapere se devo organizzare un trasporto per Folkvang!” aveva dichiarato Bragi attirando la loro attenzione, prima di cacciarli dal suo salottino.

 

 

L’interruzione di Bragi aveva fatto dimenticare completamente il dibattito tra Fred e Astrid, ma non quello che riguardava Mel.
“Quindi?” aveva chiesto Astrid con calma, “Accetterai l’invito con tuo cugino?” aveva chiesto a bruciapelo, osservando attentamente.
Mel si era morso un labbro, nervoso, “Va bene!” aveva concesso alla fine, quasi con fatica, come se le parole bruciassero sulle labbra.
“Risponderò alla missiva vecchia di duemila anni, sempre se mio cugino nel mentre non si è dissolto!” aveva aggiunto Mel, nel dirlo aveva sciolto la mano da quello della sua fidanzata, “Non ci credi neanche tu!” aveva considerato Fred, ad alta-voce.
“Be, io, ecco, devo andare a recuperare l’invito, è una vecchia pergamena, chissà dove l’avrò messa” aveva detto evasivo al massimo Mel, prima di balzare in avanti e vaporizzarsi alla velocità della luce … letteralmente. Per risparmiare tempo, si era colpito con la spada che teneva legata alla cintola, in un movimento fluido e leggiadro, nel pieno petto. Era morto velocemente e con un lamento a malapena.

“Vedo che durante il mio confino, lui non ha perso la sua vena melodrammatica” aveva considerato Fred, con un tono piuttosto asciutto. “Almeno questa volta non ci ha inondato!” aveva considerato Astrid. Jason aveva ancora lo sguardo ai residui di polvere d’oro in cui era scomparso il suo amico, sul tapetto del corridoio, assieme ad una macchia di sangue. “Si … si è app … che … è … successo?” aveva chiesto sbigottito Stellan, indicando il punto vuoto dove un tempo era Mel, legittimamente sconvolto.
“Tranquillo, sta bene, si è riformato nella sua stanza, penso abbia ritenuto più conveniente che prendere l’ascensore” aveva commentato Madina, con un sorriso tirato, cercando di tranquillizzare Stellan, posando anche una mano sulla sua spalla. Le sue spalle però erano rigide, così come i suoi occhi scuri erano pregni di preoccupazione ed il sorriso che aveva sulle labbra era di vetro, diverso da quello caloroso che aveva sempre.
“Voleva una visione da defunto” aveva dichiarato con leggero sdegno Astrid, Jason si era voltato verso di lei, “Penso tu ti sia accorto che quando siamo morti siamo più sensibili alle visioni, al linguaggio dell’universo …” aveva spiegato la nipote di Sif.
Jason aveva annuito, doveva dichiararsi abbastanza ignorante da quel punto di vista, era sempre stato sensibile ai sogni, da vivo, da morto nell’elisio, nel Valhalla, addormentato e quanto transitava da una morte alla vita. Astrid aveva crucciato le sopracciglia scure, probabilmente non del tutto convinta dell’espressione che doveva aver sfoggiato Jason, “Sono sempre stato tormentato dai sogni. Più o meno da quando avevo due anni” le aveva spiegato lui, con un tono di voce basso, ricordando che Astrid conosceva il suo segreto – almeno a metà.
Aveva parlato con un’intonazione placida, timoroso di essere udito da Fred e Stellan, ma i due stavano parlando con Madina.
Astrid aveva inclinato il capo, con genuina curiosità, “Non importa” aveva stabilito poi, secca, “Madina, recupera il tuo fidanzato, qualsiasi cosa stia cercando di tergiversare. Non credo riusciremo a partire prima della cena, tra poco suoneranno le campane di fine battaglia ad Idavoll” aveva considerato la nipote di Sif, prima di prendere il polso di Jason, “Noi andiamo ad ucciderci, quindi. Per ingannare il tempo!” aveva considerato.
Lui, stranamente, non era trasalito a quel commento, aspettandoselo.
“Con quella ghirlanda sul capo, sei ancora più inquietante!” le aveva risposto Fred, “Io non ti dico cosa sembri tu!” le aveva risposto venefica la skraeling, ammiccando alla medesima corona di fiori sfoggiata dal monaco-guerriero. Madina aveva voltato lo sguardo verso di loro, gli occhi scuri ancora pieni di preoccupazione, “Ah. Giusto, allenatevi!” aveva detto, riprendendo nella voce, il suo solito calore, “E a Jason serve un’arma adeguata. Ricordate cosa ha detto Kráka, è il figlio di un dio straniero … ed ho visto la sua potenza!” aveva commentato lei, omettendo di proposito le informazioni.
“Tra di noi, l’unico a possedere un’arma magica è il cristiano al tuo fianco” aveva considerato Astrid. “Me la sono guadagnata!” aveva risposto senza nascondere l’acidità Fred.
“Tranquilli!” si era intromesso Jason, infilando una mano in tasca, sentendo Giunone bruciante nella mano, “Troveremo una soluzione” nel dirlo aveva guardato Madina, pagliuzze negli occhi, in pagliuzze negli occhi, perché lei capisse.

 

 

Lui ed Astrid si erano staccati perciò dal gruppo ed avevano raggiunto la sala per il Duello Mortale. L’avevano momentaneamente trovata occupata da due energumeni, vestiti di pelle-di-orso, indemoniati, che tiravano fendenti a destra e manca. Jason non aveva mai visto un duello più caotico di quello. Perfino nelle strategie di solo attacco di Lytersis figlio di Mida aveva percepito più logica. “Chi è H per te?” aveva chiesto alla fine Jason ad Astrid. La ragazza aveva inclinato il capo come se la domanda l’avesse colta di sprovvista, soprappensiero, “Non so? Hyrrokkin[11]? Hel? Fred potrebbe avere ragione. Oppure, una principessa con H come iniziale furibonda con Odino. I nomi con la H vanno per la maggiore. Per non parlare dei soprannomi!” aveva valutato Astrid. Il suo tono era stato distante ed incerto, i suoi occhi erano rivolti al duello, dopo quel commento non aveva detto altro, inerente alla faccenda; di tanto in tanto parlava, gridando all’uno o l’altro di metterci più grinta. Jason era certo che presto l’avrebbe trascinato a combattere in corridoio, ma non avrebbe scucito altro delle sue teorie.
C’era qualcosa di strano in Astrid, c’era da prima della profezia, ma era solo peggiorata dopo.
 “Senti, Astrid, c’è un bagno, qui?” aveva chiesto poi, con un po’ di imbarazzo, “Segui il corridoio a destra, prendi la terza porta, poi il quarto ingresso da sinistra. Non sbagliare, non ti piacerebbe ciò che c’è nel terzo ingresso a sinistra o nel quarto a destra” aveva replicato lei, prima di maledire in una ambigua lingua uno dei due che aveva affettato solamente un braccio dell’altro.
Jason aveva annuito defilandosi in fretta e furia.
Aveva trovato il bagno, che componeva di una pavimentazione di lucide mattonelle nere, sul pavimento, e rosa raso sulle quattro pareti, su cui erano intarsiati anche dei fiori. Per il resto era un gabinetto piuttosto standard, Jason si era immaginato lo spogliatoio di una palestra, ma era più l’angolo casa di una casetta carina.
Jason aveva aperto l’acqua del lavello, facendola scorrere, si era tolto gli occhiali ed aveva raccolto l’acqua mettendo le mani a coppa sotto il getto, prima di lanciarla contro la sua faccia, per rinfrescarsi.
 Non credeva di aver bisogno di acqua, dopo il bagno non previsto nell’oceano, ma li aveva fatto inaspettatamente bene, davvero, aveva sentito la stanchezza premere sulle palpebre, mentre aspettava  che la stanza fosse libera per il duello. Onestamente non sapeva perché Astrid non si fosse messa a combattere anche in mezzo al corridoio – le sembrava proprio il tipo.
Dovevano andare nell’altro paradiso, per recuperare il cinghiale, doveva affrontare Váli e non doveva dimenticare di contattare Kym.
Come doveva fare? Poteva fare una chiamata tramite arcobaleno alla Signora delle Tempeste?
Poteva chiedere un incontro con una dea in quella maniera.
Non era irrispettoso?
Inoltre, così Iris avrebbe saputo fosse vivo, per un secondo aveva anche pensato di pregare suo fratello Apollo.
Era così egoista pensare quanta pace aveva sentito nei campi elisi?

 

Jason Grace era morto poco più tardi quel pomeriggio, non era stato per mano di Astrid, che era rimasta invece uccisa da un affondo in pieno petto – quasi accidentale – da parte sua. Per Jason era stato quasi angosciante, quell’azione. Anche se non aveva ucciso per davvero la sua compagna, era stato così estraniante, quasi disgustoso, vedere la lama di Giunone affondare nel suo petto.
Jason non uccideva mezzosangue.
Astrid era scomparsa velocemente, era riuscito appena, ad intravedere, sulle labbra della sua compagna un piccolo sorriso soddisfatto – di chi probabilmente non vedeva più così tragicamente lo scontro con un dio.
Jason era morto poco dopo, mentre abbandonava la Sala dei Duelli Mortali. Era stato colpito alla gola da un nunchaku volante lanciato dai due duellanti posteriori.
Su una cosa, Madina aveva avuto ragione, alla morte era possibile abituarsi.
Anche Astrid, comunque, non aveva torto, la morte li rendeva sensibili.

 

Jason non aveva idea di dove fosse, ma non erano i suoi amici che stava guardando. Davanti a lui, in fila come lapidi stavano alti pilastri di legno chiaro, tavole, su cui rune incandescenti brillavano.
Su, una, si apriva uno squarcio, come se il legno fosse stato scheggiato. La prima scheggiatura era sottile, appena, come se qualcuno avesse urtato il legname, all’angolo, senza influenzare le rune, senza influenzare nulla. Ma da lì, come una ragnatela schegge di legno si aprivano come punte irte di un istrice. Jason ebbe l’impressione che una delle tavole stesse per piegarsi su sé stessa, quella dove una lunga scheggiatura, attraversava un’intera riga di rune.
“Ho vissuto per millenni e proprio non riesco a comprendere” aveva ringhiato una voce. Una donna era comparsa nel campo visivo di Jason, lui aveva sollevato lo sguardo, per osservarla.
Era elegante, adulta, con un’espressione severa ed una matassa di capelli rossi, come quelli di Mallory del Piano Diciannove. “Cosa è successo?” aveva domandato la donna, allungando una mano verso la più scheggiata delle tavole.
“Mia signora Frigga” si era introdotta una voce famigliare, Jason si era voltato, riconoscendo Samirah la Valchiria, con l’hijab verde con fiori rosa ed un impermeabile verde bottiglia, sopra un paio di leggings. Il viso aveva un’espressione profondamente mortificata. “Oh, Samirah ben arrivata … hai avuto difficoltà a trovare questo posto?” aveva chiesto la regina degli dèi – o almeno così aveva compreso Jason dalla lettura dell’Edda. “No, mia signora” aveva confermato la valchiria, “Ma non ho trovato Mimir” aveva rivelato la ragazza.
Un’espressione indicibile si era palesata sul viso della dea, prima di recuperare calma. “Certo … Non hai trovato Mimir … non è che possa andarsene in giro, non ha le gambe” aveva detto, cercando di mantenersi con un’espressione serafica.
Mimir … Mimir … Jason l’aveva sentito parlare mentre era nel fiume cosmico, lo ricordava come il dio-boa-peloso.
Samirah si era morsa un labbro, comprendendo lo stato d’animo della dea. “Samirah so che mio marito, in passato, ti ha chiesto molto …” aveva ripreso la dea, “Investigherò” l’aveva anticipata la valchiria, “Non mi scomoderò nel chiederti di non dirlo ai tuoi amici … sarebbe controproducente” aveva confidato Frigga. Aveva un sorriso dolce, materno, non somigliava a Giunone. Non sapeva perché, quella realizzazione dava a Jason le vertigini, fino a che non aveva realizzato la portata delle sue parole …
Mimir era scomparso.
Il cinghiale.
Le tavole del destino.
Samirah si era congedata, mentre Frigga era rimasta immobile davanti le tavole, con sguardo pieno d’apprensione sul volto antico, aveva allungato una mano verso una di esse e in quell’occasione l’aveva sfiorata. “Perché non riesco a leggerti?” aveva chiesto a mezza-bocca la Regina degli Asi.
Jason aveva spalancato gli occhi ed una realizzazione lo aveva colto: non esisteva più il futuro.
Il mondo norreno era già determinato, dalla mano del Wyrd, il cui passato e futuro si influenzavano … qualcosa si era definitivamente spezzato.
Anche Mimir lo aveva detto! Tempi sconosciuti, aveva detto. Così come Kráka aveva dichiarato che non ci sarebbero state altre profezie!


Mimir era scomparso, ma dopo la prima scheggiatura … che era avvenuta dopo il cinghiale.
Gullinbursti andava ritrovato! Aveva esclamato con sicurezza.
 Un’altra figura si era avvicinata alla dea Frigga. Jason aveva distinto il profilo di un giovane uomo, per un secondo aveva pensato fosse suo fratello Apollo – nei suoi fasti, lontano dall’incerta incarnazione di mortale, come lo aveva veduto l’ultima volta – ma aveva qualcosa di meno scanzonato, più sacrale. Era giovane, con il viso ambrato, i capelli vividi come l’argento lucente, bello, ma non accecante. “Nonna!” aveva salutato Frigga, con un inchino rispettoso, “Mi hai forse chiamato?” aveva chiesto quello, gentile.
“Sì, mio caro nipote” aveva dichiarato Frigga con un tono materno, allungando un braccio ed avvolgendolo attorno alle spalle del ragazzino, “Tuo nonno padre-tutto ha bisogno di te, ora, Forseti[12]” aveva dichiarato.
Il giovane dio aveva annuito, prima di posare gli occhi, due biglie d’argento, verso le tavole scheggiate. “Davvero, dunque, il futuro è … scomparso?” aveva chiesto, con un timore nello sguardo.
“Temo” aveva ammesso Frigga colma di dolore, “Nonna, forse, oggi, parlo scioccamente e con il cuore pesante di chi sente ogni giorno il fardello dell’essere orfano … ma … Nonno da anni, secoli, tenta di evitare il ragnarok, sarebbe così terribile se esso non arrivasse mai?” aveva chiesto con timore Forseti.
“Bambino mio, la veggente mi disse che avrei pianto solo due volte, una alla morte di tuo padre ed una a quella di tuo nonno. Vorrei mai, mai più, provare un dolore così intenso come quello che provai alla morte di Balder …” aveva commentato lei con una voce calma, piena di rimorsi.
“… sarebbe meraviglioso non dover vedere tutta quella morte e distruzione, Forseti, ma tu più di tutto che sei signore della Giustizia, dovresti sapere che il nostro egoismo non è giusto. Il mondo è un otre che si riempie d’acqua, una volta che è piena fino all’orlo, ogni altra goccia sarà sprecata e l’acqua che ristagna diventa marcia, solo il cambiamento, il rinnovo, Forseti, porta alla vita. Spero che la fine avvenga più lontano che mai, ma spero sempre avvenga” aveva commentato Frigga.
“Solo la morte da valore alla vita” aveva considerato Forseti, pieno di vergogna.
Frigga aveva sorriso con fatica.

 

Si era svegliato con la voce lontana di Forseti nelle orecchie. Era steso nel suo letto, comodo, nella stanza del Valhalla.
Aveva sentito lontano un vociare fuori dalla porta, abbastanza sicuro che fuori stesse capitando qualcosa che doveva avere come protagonista Mel ed il suo imminente viaggio a Folkvang. Probabilmente anche Astrid doveva essersi riformata e lui aveva da raccontare la visione che aveva appena avuto. Non aggiungeva niente a ciò che avevano scoperto, ma rendeva tutto tragicamente più perentorio – oh certo, era scomparso Mimir, di cui Jason aveva percepito la presenza.
La cosa doveva avere un senso, erano gli ultimi disperati tentativi del wyrd di aggiustare le cose?
Si era alzato dal letto, facendo scivolare lo sguardo sulle due Edda al suo fianco.
Avevano senso in quel momento? Si chiese.
Allungò una mano e raccolse l’Edda Poetica, sfogliando le pagine veloci fino al capitolo di Váli, anzi dei due Váli, prima l’uno e poi l’altro.

E Váli poterono legare
con ceppi di battaglia.
Molto vennero stretti
i lacci di budello.

 

Jason dovette dichiararsi piuttosto confuso[13].

 

Un tocco sulla porta lo aveva distratto, “Avanti!” aveva detto, senza particolare gioia, aspettandosi di vedere far capolinea Astrid, oppure una furiosa Thrud; invece era Mel, bianco in viso, seguito da uno Stellan piuttosto interessato.
“Ehi amico!” aveva detto Mel, con un tono allegro, che non raggiungeva i suoi occhi. “Ehi!” aveva risposto Jason, chiudendo il libro. “Ti disturbo?” aveva chiesto Mel, circostanziale.
“Ne approfittavo per istruirmi, anche se ho un brutto presentimento… Comunque, siamo pronti a partire?” aveva chiesto Jason, tirandosi su, si era seduto di nuovo sul letto senza accorgersene. “No”, aveva risposto imbarazzato Mel, “Ho perso l’invito, o meglio non lo ho perso-perso, penso di sapere chi … dove possa essere, però, ecco, mi serve una mano per recuperarlo” aveva ammesso colmo di imbarazzo Mel, prima di indicare Stellan.
“Squadra che vince non si cambia!” aveva scherzato Stellan, alzando una mano, con discreto nervosismo.
Jason aveva annuito, “Non dobbiamo tornare a Jotunhaim?” aveva chiesto retorico, “No, no. Solo fino al piano quattrocentodieci![14]” aveva risposto Mel, con ancora un po’ di imbarazzo ad adornare le guance rosse. Non era certo del perché, ma il pittoresco numero di quel piano dava una sensazione piuttosto sinistra. “Certo amico!” aveva detto comunque Jason, se quell’invito era necessario per ritrovare la bestia e rimettere a posto l’ordine cosmico dell’universo norreno, non c’era nulla che si potesse fare.
Aveva infilato comunque una mano nella tasca dei pantaloni di jeans per sentirsi rassicurato dalla presenza di Giunone. “Non mi chiedi perché lo sto chiedendo proprio a te?” aveva domandato comunque il guerriero germanico, Jason aveva sorriso: “Pensi che Madina sia arrabbiata con te, cosa assolutamente non vera, e quello che devi fare ti imbarazza, temi che Astrid ti giudicherebbe, probabile, e Fred ti prenderebbe in giro, sicuramente. Io sono abbastanza nuovo perché il mio parere non ti influenzi, lo stesso per Stellan” aveva dichiarato Jason, “Credo” aveva aggiunto incerto.
“Penso anche che tu sia un gran figo e molto bravo, sei qui, invece che nel nulla cosmico” aveva dichiarato Mel, con un sorriso, leggermente più sincero. Jason era arrossito a quel complimento assolutamente spontaneo. Stellan aveva tossicchiato, “Io sono qui perché serve il terzo membro. Numero magico” aveva considerato, “No, no, avevi ragione prima: squadra che vince non si cambia!” lo aveva rassicurato Mel.
L’elfo non era stato molto convinto.
“Comunque tranquilli: avremo finito prima che suoni il corno della cena!” aveva aggiunto Mel, recuperando il suo buon umore.
Jason non ne era stato molto convinto.
“Io spero sia prima che tramonti il sole nel mio mondo” aveva miagolato Stellan



[1] La sopratunica vichinga.

[2] Jason fa riferimento a Beyla, la serva che rientra a casa durante il sogno, Skinir (il famosissimo, la cosa più simile al dio dei messaggi) che è con Frey a caccia, e Byggivir che aveva il giorno libero. I tre sono i servi mitologici di Frey, mentre Stellan è una simpatica aggiunta.

[3] Questo è un riferimento a Riccardo I e Filippo Augusto la cui relazione è ancora oggi oggetto di dibattito [è trattata vagamente nell’opera teatrale di  James Goldman (The Lion Winter – belle ambedue le trasposizioni cinematografiche) che ruota però sulle figure di Henry II e Eleanor], comunque i simpatici artisti medievali ci hanno messo il loro https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/90/Richard_Lionheart_and_Philip_Augustus.jpg.

[4] Forse è fin troppo ardita come affermazione, ma ricordo che Freya diceva che i suoi nipoti finissero sempre da quelle parti.

[5] Ivarr The Boneless, figlio Maggiore di Ragnar ed Aslung (Sì, la serie Tv Vikings ne fa il minore per motivi randomici. Non fidatevi di Vikings)

[6] Prima che i Vani si unissero agli Aesir, i primi praticavano l’incesto (non diverso da Zeus ed Hera, se ci si pensa), quindi si … ehm … Freya e Frey erano un po’ i fratelli incestelli

[7] I Longobardi sono in giro da prima del 600 d.C., erano un popolo della Scandinavia (credo Svezia) anche se vengono definiti “Germani”. Hanno combattuto al fianco di Arminio a Teutoburgo, ma poi si sono alleati con Marobuodo dei Marcomanni, nemico giurato di Arminio (Re dei Cherusci), che era filo-romano.

[8] I Longobardi sono stati una dei primi popoli “scandinavi” a convertirsi dal paganesimo norreno al cristianesimo (ariano, come poi avrebbero fatto goti e compagnia bella ma non i carolingi).

[9] Carlo Magno. Fred è chiaramente molto posteriore al buon Carlo Imperatore, ma ne tiene comunque un’alta considerazione.

[10] L’Esarcato di Ravenna era un baluardo dell’Impero (Romano) Bizantino in suolo italico in epoca Longobarda.
A dispetto di queste note gratuite, io amo i Longobardi.

[11] Una Jotun forzuta che cavalca un lupo ed usa una vipera come briglia. Insomma, una figona. In alcune versioni, è considerata una donna-troll invece che una Jotun (Il che è vagamente interessante perché le donne-troll dovrebbero essere figlie di Loki …)

[12] Dio della mitologia norrena, figlio di Balder e Nanna.

[13] Traduzione del verso 35 della Voluspa, trascritto ne il sito Bifrost: https://bifrost.it/GERMANI/Fonti/Eddapoetica-1.Voluspa.html#34
Che consiglio sempre, perché è puntuale e ben referenziato.

[14] Non è una nota: 100 punti se indovinate cosa c’è in questo piano :^

   
 
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