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Autore: deborahdonato4    20/04/2022    1 recensioni
Leo Valdez, deluso dal suo primo amore Calypso, è tornato al Campo Mezzosangue con suo figlio James. Decide di dedicarsi completamente alla crescita del figlio.
Will Solace, rientrato al Campo dopo un anno passato a lavorare in un ospedale umano, ha una sola missione: confessare il suo amore verso Nico di Angelo. Mal'amore ha promesso per lui, e per Nico, un destino diverso.
Due ragazzi che diventano prima amici, poi qualcosa di più.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Una settimana.

Will si concesse una settimana di tempo prima di decidersi a parlare della sua relazione segreta con la sua migliore amica. Avrebbe voluto parlarne prima con il suo attuale ragazzo, ma quando Connor era rientrato, tre giorni dopo, era esausto, e lo aveva trascinato a letto, senza dargli la possibilità di dire la sua. Connor era così stanco che si era limitato ad abbracciarlo, risparmiando a Will la fatica di inventarsi una scusa.

Ma scappare alle sue grinfie nei giorni seguenti fu più difficile. Will però aveva intenzione di lasciarlo a bocca asciutta fino a quando non avrebbe parlato con Hazel. Sapeva già cosa l'amica gli avrebbe detto – «Lascia subito Connor!» – ma una parte di lui non voleva farlo.

Era difficile da spiegare, persino a sé stesso. Will passava ore a rigirarsi nel letto, riflettendo su quanto stesse accadendo nella sua vita, dando così fastidio a Bryan nel letto affianco, che il fratellino ormai aveva rinunciato a dormire con lui, preferendo il pavimento della camera delle sorelle.

I suoi pensieri erano tutti focalizzati su Leo, colui con il quale aveva una relazione segreta ormai da una settimana. Si incontravano di nascosto nel Bunker 9, una o due volte al giorno, a volte solo per vedersi, altre solo per spogliarsi. I suoi fratelli non sospettavano nulla, e Will fu grato di aver sempre avuto la passione per il jogging: nessuno lo squadrava male se, nel bel mezzo del suo turno in infermeria, diceva che andava a fare una corsetta per scaricare la tensione.

Si divertiva con Leo, ed era felice che l'altro lo amasse come un tempo. Ma non parlavano mai del loro futuro insieme, o del matrimonio di Leo. Per Will era un argomento tabù, o almeno aspettava che fosse Leo ad iniziare il discorso, dicendogli che aveva lasciato Calipso e chiedendogli di vivere insieme.

Will sapeva che avrebbe dovuto aspettare, forse mesi e non solo settimane. Leo doveva fare le cose con calma, senza agitare la ninfa, senza darle motivo di sospettare della loro relazione, senza ferire James: Will non aveva idea di come il figlio di Efesto avrebbe fatto tutto questo, e decise di non chiedere. Quando Leo fosse stato pronto, avrebbe parlato, cambiando le loro vite per sempre.

Ma i suoi pensieri non erano solo fissi su Leo. Will pensava a Connor, alla sua gioiosità, alla sua passione, alle sue risate. Gli piaceva stare con Connor Stoll, lo faceva sentire amato nonostante ormai non facesse più nulla per meritarsi quel tipo di attenzioni. Connor lo adorava come se fosse un dio, e Will notò che non gli dispiaceva molto quel comportamento. Poteva tenergli la mano in pubblico, o baciarlo in mensa per distrarlo e rubargli un pezzo di dolce. Poteva passeggiare con lui sulla sabbia, programmando un'uscita per il weekend, senza doversi nascondere.

Con disappunto, Will si era reso conto di aver passato troppo tempo della sua vita a nascondersi. Ormai aveva quasi ventisei anni, era fiero di essere un semidio, gay, dottore al Campo Mezzosangue. Agli inizi della sua vita, si era vergognato di essere un semidio, il cuore lacerato ogni volta che sua madre lo insultava per essere “il bastardo che non sapeva suonare” del dio della musica. Quando aveva lasciato la sua casa e aveva iniziato a vivere al Campo Mezzosangue, non aveva impiegato molto ad accorgersi che i suoi sentimenti non erano simili a quelli degli altri semidei. Si era nascosto un'altra volta, ferendosi ogni giorno di più, finché la presenza di Nico Di Angelo al Campo non lo aveva stabilizzato. Aveva fatto coming out con la speranza che il figlio di Ade facesse lo stesso – per Will era sempre stato palese! – ma non era successo, almeno non subito.

Però non aveva mai dovuto nascondere il fatto di essere un dottore. Almeno qualcosa della sua vita lo aveva fatto sin da subito alla luce del sole.

Ora c'era Leo, che vedeva di nascosto, quando non voleva altro che una relazione simile a quella con Connor. Passeggiare mano nella mano con Leo Valdez, in pieno giorno, sotto gli sguardi di tutti i semidei... era questo il suo desiderio più profondo.

Con un sospiro Will scacciò quei pensieri dalla testa. Sapeva a cosa andava incontro, quando aveva accettato quella relazione. Finché Leo non si fosse sentito pronto, quando il figlio di Efesto non avesse trovato il momento giusto per lasciare la futura moglie, non avrebbe mosso un dito. Non avrebbe affrettato la sua scelta. Il semplice fatto che Leo si trovasse al Bunker 9 quando Will vi si recava, senza che i due si fossero consultati prima, era sufficiente.

Un giorno, però, avrebbe pensato a tutto quello che Leo potesse dargli, e sorrise. Avrebbe preso tutto quello che il figlio di Efesto gli avrebbe offerto, e anche molto di più. Non voleva altri nella sua vita: forse, il matrimonio di Calipso e Leo poteva diventare il loro...

Sorridendo come un ebete, Will decise di non andare in infermeria. Aveva bisogno di un giorno per sé stesso, senza pensare a niente che non fosse lui. Dopo tutto quel tempo trascorso in infermeria, se lo meritava. Pensò a dove potesse andare, e il suo primo pensiero si soffermò sul Bunker 9: poteva mettere un po' d'ordine e rigirarsi in quel letto meraviglioso, in attesa che Leo lo raggiungesse.

Will scacciò il pensiero. Non andava bene. Voleva stare da solo, sì, ma non chiuso in un bunker senza luce del sole. Voleva dare libero sfogo ai suoi pensieri, divertirsi, magari stare in compagnia di qualcuno dei suoi fratelli. E l'unico posto possibile...

Will ridacchiò, andando a mettersi il costume da bagno e prendendo la sua tavola da surf nel capanno della cabina. Si domandò perché avesse impiegato così tanto tempo per capire che la spiaggia fosse il posto di cui aveva bisogno.

 

 

Leo era appena uscito dalla cabina 9 quando vide Will in costume da bagno, con la tavola da surf sotto braccio. Portava gli auricolari e giocherellava con il cellulare, forse per mettere una canzone. Leo sentì le gambe tremare alla sua vista e si sforzò di distogliere lo sguardo, prima che Nina, che ancora sbraitava per il loro breve incontro, riuscisse a vederlo.

Era ormai da una settimana che si vedeva di nascosto con Will, ed era stata la settimana più bella della sua vita. Non solo perché aveva riavuto il figlio di Apollo, ma perché non aveva bisogno di mentire a Calipso. Usciva sempre quando la ragazza era al lavoro, e rientrava sempre prima di lei. Aveva tutto il tempo per prepararle la cena, e ascoltarla parlare di lavoro. Lei non sospettava niente, e Leo non le dava niente per farla sospettare.

Ora che anche James era impegnato con i corsi del Campo, Leo era più tranquillo. Non doveva preoccuparsi del figlio, perché il bambino aveva altri mille pensieri per la testa. E gli andava bene così.

Leo sollevò di nuovo lo sguardo, scoprendo che Will si era allontanato in direzione della spiaggia. Doveva aver trovato una canzone che gli piaceva, visto il passo spedito. Con una stretta allo stomaco, Leo si accorse di tutti gli sguardi che seguivano il figlio di Apollo. Impiegò qualche minuto a rendersi conto che quella stretta fosse gelosia e sospirò. Non poteva ingelosirsi, non quando lo aveva per sé.

«Non va bene.» mormorò tra sé Leo, scuotendo appena la testa. Si affrettò a scendere le scale, pensando che non fosse un bene essere geloso di Will. Il biondino era suo, ma non ancora, visto che stava con Connor. Non capiva perché i due stessero insieme, perché Will non si fosse deciso a lasciarlo dopo una settimana. Forse aspettava che lui lasciasse Calipso? Gli aveva detto di non essere pronto, che aveva bisogno di un po' di tempo per farlo. Will intendeva rimanere con Connor fino ad allora?

Senza pensarci, senza averci riflettuto, senza averlo premeditato, Leo si ritrovò di fronte alla cabina 13. Fissò per un po' la porta, pensando ai suoi amici. Jason, Annabeth e Piper erano tornati al Campo Giove un paio di giorni prima, dopo una piccola festa sulla spiaggia. Leo aveva chiacchierato per un po' con Annabeth, notando quanto fosse luminosa, cercando di non chiederle nulla su lei e Percy. Annabeth gli aveva parlato del suo lavoro come architetto, degli edifici che stava progettando per New York e della sua casa al Campo Giove. Gli aveva anche detto che stava frequentando uno del Campo, e Leo si limitò a sorridere e ad annuire, senza fare altre domande. Se la figlia di Atena non si sentiva a suo agio a parlarne, Leo avrebbe rispettato i suoi spazi.

Inoltre, Leo immaginò che Annabeth sapesse che lui sapeva, visto che si era unito a Jason e a Piper nel toglierle di mano tutti i drink alcolici che gli altri semidei le passavano, vedendola con il bicchiere vuoto in mano. Jason era stato il primo a crollare ubriaco al quarto drink, mentre lui e Piper erano riusciti a resistere un po' di più, ritrovandosi poi a cantare stonati una canzone del Campo Mezzosangue di fronte a due imbarazzate Calipso e Annabeth.

Leo sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Aveva visto anche Hazel a quella festa di addio sulla spiaggia, sempre in compagnia di Will che sembrava farle da guardia del corpo. Li aveva visti ridere e chiacchierare, ma Leo fu certo che Will non avesse detto nulla alla figlia di Plutone. Conoscendola, non l'avrebbe presa così bene.

Bussò alla porta della cabina 13, sperando che la ragazza non ci fosse, che fosse impegnata con il suo lavoro nella cabina di Ecate. Aveva bussato prima di rendersene conto, prima di aver capito cosa volesse da Hazel. Confessarle il suo tradimento? Chiederle se potesse essere perdonato? Scoprire cosa Will le avesse raccontato? O se stesse facendo la cosa giusta?

Non aveva desiderato Will come amante e Calipso come moglie? Era sulla buona strada per avere entrambi. Hazel forse poteva illuminargli la strada...

La porta si spalancò prima che Leo avesse deciso il da farsi. Incrociò subito lo sguardo dorato dell'amica, sorpresa durante uno dei suoi momenti di pace in casa: aveva i capelli in disordine, legati malamente con una matita; indossava una delle grandi felpe azzurre di Will sopra i pantaloni di una tuta grigi che avevano visto giorni migliori. Per completare il tutto, aveva delle briciole agli angoli della bocca.

«Oh no.» disse Hazel, fissandolo.

«Ciao anche a te.» ribatté Leo, abbozzando un sorriso. «È un brutto momento?»

«Dipende da cosa vuoi.»

Leo aggrottò la fronte. «Wow, come siamo simpatiche. Ti sei alzata con il piede sbagliato?»

«Può darsi.» annuì lei, infastidita, fissandolo. Leo si chiese se Will le avesse già parlato, perché quello sguardo che gli scoccava la ragazza, gli faceva pensare di sì.

«Mh, allora forse è meglio se vado...»

«Entra.»

Il grugnito di Hazel fece sorridere il figlio di Efesto, che eseguì l'ordine prima che potesse ricevere la porta in faccia. Si soffermò a guardare la cabina di Ade: non vi entrava spesso, ma non era cambiata da come l'aveva arredata anni prima Nico Di Angelo. Be', tralasciando i cuscini con i fiori e i vestiti colorati sul pavimento.

«Hai avuto qualche incontro piccante?» domandò Leo, osservando i vestiti.

Hazel sbuffò. «No, ho deciso di prendermi un giorno di vacanza.»

«Un giorno di vacanza?» ripeté Leo. «Da cosa?»

«Da me.» La figlia di Plutone si diresse in cucina, prendendo il pentolino per preparare il tè. «Sono stanca di dover riordinare tutti i giorni, quindi ho deciso che oggi è il mio giorno di riposo.»

«Ma questo vuol dire che domani dovrai lavorare il doppio.» le fece notare Leo, notando la pila di piatti nel lavandino.

«Non importa, ci penserò domani.»

«Questi sono tutti tuoi?» chiese Leo, entrando in cucina, indicando il lavandino.

Hazel guardò i piatti, scuotendo la testa. «Ho invitato Piper e Jason qui a cena negli ultimi giorni, e quando sono andati via... be', dovevo lavorare e ho trascurato alcune cose.»

Leo si mordicchiò il labbro, lanciando un'occhiata alla ragazza, che gli dava le spalle. Doveva essere dura, per lei, trovarsi sempre da sola, senza suo fratello, senza i suoi amici, senza un compagno. E dover rifare tutti i giorni sempre le stesse cose... doveva essere stressante.

«Li lavo.» si offrì Leo, tirandosi su le maniche.

Hazel gli scoccò un'occhiata. «E perché?»

«Perché voglio farlo. E poi, mi stai preparando il tè. Devo pure ingannare il tempo.»

Hazel annuì, lasciandolo fare. Leo cominciò a lavare i piatti, pensando che fosse rilassante stare lì, e ripetere lo stesso movimento più e più volte. Non disse una parola, aspettando che fosse Hazel a dire qualcosa, ma la figlia di Plutone teneva gli occhi puntati sul pentolino, come se senza il suo sguardo, l'acqua non si sarebbe scaldata.

Leo aveva già svuotato metà del lavandino quando sospirò. «Non mi chiedi perché sono qui?» disse, lanciando una rapida occhiata alla ragazza.

Hazel prese le due tazze e le bustine del tè. «Mh, non mi va.» borbottò.

«Perché no?»

«Perché ho il sospetto di sapere, ma voglio rimanere nella mia ignoranza ancora per un po'.»

«Haz, sei meravigliosa.»

«Non lisciarmi con i tuoi complimenti.»

Leo ridacchiò, finendo di lavare i piatti mentre Hazel sistemava le tazze con il tè bollente su un vassoio. Prese dei biscotti fatti in casa da una scatola e portò il tutto sul tavolino davanti al divano. Leo si asciugò le mani scaldando la pelle, seguendola fino al divano.

«Li hai fatti tu?» domandò Leo, guardando i biscotti.

«No, li ha fatti Raul.»

«Raul?» ripeté Leo, curioso. «Raul chi?»

«Raul Aviles, figlio di Ecate.»

«Aviles? Come Reyna..?»

«All'incirca, è un nome molto diffuso.»

Leo annuì, doveva immaginarselo. Prese un biscotto, trovandolo delizioso e guardò l'amica. «Come mai ti ha preparato i biscotti? Ti vedi con lui?»

Hazel scosse la testa. «Li ha preparati per tutti, non ci esco insieme.»

«Per tutti i figli di Ecate?»

«Sì.»

«Tu non sei figlia di Ecate.»

«Sono contenta che tu lo sappia.» Hazel si lasciò scappare un sorriso. «E so cosa stai per dire. Te li ha dati anche se non sei figlia di Ecate, gli piaci! Ma siamo amici, praticamente colleghi, ed è stato un gesto molto carino da parte sua. Sono buonissimi.»

Leo annuì, divertito.

«E ci sono già uscita insieme.» continuò Hazel, prendendo un biscotto. «Ma non fa per me.»

«Wow.» Leo strabuzzò gli occhi. «Sei uscita con un uomo? E non ne sapevo niente?!»

«Sono uscita con Raul, e non è un'uscita da ricordare.» Hazel bevve un sorso di tè, poi si corresse: «Sì, in realtà ho passato proprio una bella serata, ma non si ripeterà. Non sono ancora pronta per una relazione.»

«Non sei ancora pronta per una relazione?» ripeté Leo. «E cosa stai aspettando? Cioè, sì, so cosa stai aspettando, ma...» Leo si interruppe, mordendosi la lingua.

«Avanti, dillo.» sbuffò Hazel, infastidita. «Non ti curare dei miei sentimenti.»

«Non tornerà.» disse Leo, piano, guardandola. «Lo sai, vero?»

La mano di Hazel tremò appena mentre si portava di nuovo la tazza alle labbra. «Non importa.» disse lei. «Non mi importa più. Io... non so come spiegarti, ma...» Hazel si portò la mano al petto. «È come se avessi eretto un muro attorno al cuore, in quest'ultimo decennio. Non c'è nulla che io possa fare per buttarlo giù.»

«Qualcosa di sicuro ci sarà.» mormorò piano Leo, posandole una mano sul braccio.

«Piper dice che esistono delle pozioni che mi potrebbero far dimenticare di lui, ma... non mi sento ancora pronta per prenderle. Forse, un giorno, tra un anno o due, lo farò, ma per il momento...»

«Hazel, sappi che se hai bisogno di un amico, io ci sarò per te, sempre.» le disse. «Se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, ti aiuterò io. Se vuoi parlarne, se hai bisogno di urlare, se hai bisogno di fare un giretto in cielo, ci sono io.»

«Leo, ti ricordi che ho praticamente vomitato per tutta l'Argo II, vero?» disse Hazel, sorridendo. «Non puoi propormi un giro su Festus.»

«Me lo ricordo.» annuì Leo, sorridendo a sua volta. «Ma se voleremo su Festus, non c'è il rischio che gli vomiti addosso. Si dovranno preoccupare solo quelli di giù.»

Hazel rise. «Che schifo.»

Leo ridacchiò a sua volta, sorseggiando il suo tè. Era bello sentire Hazel ridere e si domandò perché non uscisse spesso con lei. Certo, c'erano stati dei momenti un po' imbarazzanti sull'Argo II, e forse il fatto che Will passasse un sacco di tempo con lei l'aveva un po' frenato dal frequentarla. Sperò che ora, ora che tra lui e Will le cose andavano di nuovo bene, potesse tornare il rapporto con Hazel di una volta.

«Allora.» disse la figlia di Plutone, stringendo la tazza tra le mani. «Come mai sei venuto qui da me? Devi confessarmi qualcosa? Ti piace essere punito?»

«Non mi piace essere punito.» disse in fretta Leo. «E se stai per farmi delle proposte strane...»

«Leo!»

Il figlio di Efesto scoppiò a ridere. «Scusami, è stato più forte di me, me l'hai praticamente servita su un piatto d'argento!»

Hazel scosse la testa, portandosi una mano alla fronte. «Se hai intenzione di fare altre tristi battute, sei pregato di andartene...»

«No, no, non ne farò più.»

«Lo prometti?»

«Mh, quasi.»

Hazel roteò gli occhi al soffitto e sospirò, pensando che forse era l'unica cosa che poteva accettare da Leo Valdez. Una quasi promessa sul non fare più battute.

«Haz, Will ti ha raccontato qualcosa..?» domandò Leo, sperando che il biondino avesse fatto tutto il lavoro sporco al suo posto.

Hazel inarcò un sopracciglio. «Will mi ha raccontato qualcosa.» annuì lei. «Ma vorrei sentirlo anche dalla tua bocca.»

Leo sospirò. Doveva immaginarselo. Si passò una mano tra i capelli, riflettendo. Partire dal bacio nel tunnel degli orrori o parlargli di tutto quanto?

«Be'...» cominciò Leo, imbarazzato. «Immagino tu sappia tutto. Pensi che stiamo facendo la cosa giusta?»

«Come?»

«Sì, insomma, questa relazione. Secondo te riusciremo a nasconderla a lungo? So che...»

Hazel gli posò una mano sul viso, per bloccarlo. «Cosa stai dicendo?» gli disse. «Quale relazione? Cosa state facendo?!»

Leo la guardò negli occhi, e si sentì impallidire. Hazel non sapeva niente? Will non le aveva detto nulla riguardo quella settimana colma di amore e passione?

«W-Will n-non ti ha...?» balbettò il figlio di Efesto.

«Will non mi ha detto niente.» ringhiò Hazel. «Avanti, parla, dimmi tutto, Valdez. Poi andrò ad uccidere Solace.»

 

 

Will stava facendo surf quando gli scappò un terzo starnuto. Si toccò il naso, perplesso. Non aveva alcun sintomo influenzale, non aveva allergie... ma da quando era arrivato in spiaggia, non faceva altro che starnutire. Forse qualcuno stava parlando male di lui? Mh, improbabile, chi mai poteva avercela con lui?

Con un sospiro, Will prese l'ultima onda della mattinata e si lasciò guidare verso la spiaggia. Non gli andava più di surfare, soprattutto se c'era il rischio di prendersi un malanno. Lasciò la tavola da surf accanto a sé, e si sedette nella sabbia, sollevando lo sguardo sul cielo. Il sole cocente sembrava accarezzarlo, come un padre doveva fare con i figli. Will si chiese distrattamente se avrebbe mai avuto la possibilità di incontrare il proprio padre divino, scambiarci due chiacchiere, sentirsi dare un paio di consigli. Ma era improbabile. Apollo aveva fin troppi figli per passare del tempo con ognuno di loro.

Si stese nella sabbia, chiudendo gli occhi, lasciando che il sole lo asciugasse. Non sentiva niente, a parte il rumore delle onde e le risate dei bambini poco distanti. Era una bella giornata di sole, tranquilla, quasi impossibile da rovinare. Avrebbe passato quel giorno da solo, senza preoccuparsi di Connor, di Leo, dei suoi fratelli, dell'infermeria. Ogni tanto serviva staccare un po', almeno per la propria salute mentale.

Ma sebbene non volesse presentarsi di persona dai suoi problemi, si ritrovò ben presto a sognarli. Connor e Leo erano così diversi tra loro, ma occupavano una parte consistente nel suo cuore. Se Leo avesse deciso di lasciarlo e di tornare da Calipso con la coda tra le gambe, avrebbe avuto comunque Connor al suo fianco. Ma non avrebbe esitato a lasciarlo, se Leo avesse scelto lui. Poteva considerarlo amore? No, forse era più bisogno che amore...

Will aprì gli occhi, fissando il cielo davanti a sé. La testa gli rimbombava di pensieri, il cuore traboccava di amore e desiderio. Voleva solo amare, essere amato, e uscire a testa alta per la strada. Non chiedeva molto.

Con un altro sospiro, Will si alzò e raccolse le sue cose. Non aveva più voglia di stare lì, all'aperto. Poteva rimanere un po' da solo anche nella sua cabina, nella sua camera, ascoltando la musica. Forse avrebbe trovato una canzone, qualcosa che avrebbe descritto appieno i suoi sentimenti.

 

 

Hazel si massaggiò le tempie e tenne gli occhi fissi sul tappeto ai suoi piedi. Leo guardò il tè ormai freddo nella sua tazza, e scaldò appena le dita per poterlo finire. Avrebbe voluto averne di più, o avere qualcosa per proteggersi dalla sfuriata di Hazel. La ragazza aveva smesso di parlare ormai da parecchi minuti, prima o poi sarebbe esplosa.

Perché Will non le aveva detto niente? Aspettava forse il momento giusto? O per il biondino, la loro relazione non era degna di essere raccontata alla sua migliore amica?

«Okay.» disse Hazel, così all'improvviso che Leo sobbalzò. «Okay.»

«Okay?» ripeté Leo, confuso.

«Okay.»

Leo si passò una mano tra i capelli, sempre più confuso. Si domandò se non avesse portato Hazel ad un esaurimento nervoso. Non lo avrebbe sorpreso, una cosa del genere. Hazel sembrava piuttosto instabile in quel momento.

«Okay.» Hazel inspirò profondamente. «Voi due siete dei grandissimi bastardi.»

Leo si portò una mano al petto. «Come, scusa?» disse, pensando di aver sentito male.

«Siete dei bastardi.» ripeté Hazel, scoccandogli un'occhiataccia. «Vuoi forse dire il contrario?»

«Oh, no, no, ma...»

«Avete distrutto la fiducia dei vostri partner.» continuò la figlia di Plutone. «Una volta può capitare, presi dalla passione. Ve lo posso perdonare. Ma... state continuando una relazione clandestina da una settimana. Non ci sono più scusanti. Will sta facendo soffrire un ragazzo dolce, che gli interessa davvero. Tu stai distruggendo ogni possibilità di perdono da parte di Calipso, colei che un giorno, mi pare di capire, diventerà tua moglie.»

Leo aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse, non sapendo bene cosa dire.

«So che è quello il tuo obiettivo.» sbuffò la ragazza. «Vuoi sposarti con Calipso, nonostante le belle parole che dici a Will.»

«Non voglio...»

«Sì invece! Will ti sbava dietro, Will prenderà per oro tutto ciò che dirai. Quindi se oggi gli dici che lascerai Calipso, prima o poi, lui ti crederà. Ma non è tua intenzione lasciarla, dico bene?»

«Haz, la voglio lasciare. Ma non ora, quando sarà il momento.»

«E quando sarà il momento, Leo Valdez? Se non è ora, che la stai tradendo con il tuo ex, quando sarà? Dopo il matrimonio? Tra cinque anni?»

«Senti Haz, io...»

«Se non volevi che ti parlassi così, perché me lo hai raccontato?» sbottò Hazel, alzandosi in piedi. Cominciò a raccogliere i vestiti sparsi per la stanza. «Venite da me, mi raccontate i vostri problemi, e a me va benissimo, non ho altro di meglio da fare, ma dovete darmi l'opportunità di sfogarmi, altrimenti è tutto inutile. Se volete qualcuno che vi ascolta senza giudicare, parlatene con un prete!»

«Credo che ci giudicherebbero anche loro.» mormorò Leo. «Condannandoci negli Inferi.»

Hazel gli scoccò un'occhiataccia e Leo si alzò in piedi, decidendo di portare via le tazze del tè. Riordinare sembrava un bel modo per evitare di essere linciato, e non ci teneva molto a tornare a casa con un occhio nero. Spiegare a Calipso il motivo per cui fosse stato colpito, non avrebbe fatto altro che suscitare un altro pugno.

Leo portò le tazze nel lavandino e le lavò, lanciando un'occhiata all'amica che continuava a fare avanti e indietro per il soggiorno. Raccolse tutti i vestiti e li portò in bagno, poi tornò con l'aspirapolvere. Lo appoggiò al divano e Leo si affrettò a raggiungerla.

«Leo, tu cosa vuoi?» domandò Hazel, guardando l'amico negli occhi. Poi si corresse. «Chi vuoi?»

Leo ricambiò il suo sguardo, pensando alla conversazione con Will. «Voglio Will.» disse, piano. «Ma... anche Calipso.»

«Devi fare una scelta.»

«Lo so.»

«Non puoi averli entrambi.»

«So anche questo.»

«Sono contenta che ti sia rimasto un po' di cervello in quella zucca.»

Leo lanciò un'occhiata ad Hazel.

«Per favore, Valdez. Non far soffrire Will.» mormorò la figlia di Plutone. «Non so se sarà capace di alzarsi un'altra volta.»

Leo pensò a Will, il figlio di Apollo, il dottore che curava chiunque con un sorriso. Pensò ai suoi baci, alla sua espressione quando avevano litigato in infermeria, o quando gli aveva parlando nel Bunker 9. Era vero, forse Will non avrebbe retto un'altra rottura tra loro, ma aveva accettato la relazione, aveva accettato di aspettare che Leo si sentisse pronto per lasciare Calipso. Will aveva accettato tutto facilmente...

«Will ti ama per davvero.» disse Hazel, guardandolo.

«Anch'io lo amo per davvero.» disse Leo, di scatto. «Pensi che il mio amore per lui sia inferiore al suo?»

«Non dico questo, ma...»

Hazel si interruppe e spostò lo sguardo verso la finestra. Anche Leo alzò lo sguardo, confuso. Aveva sentito un rumore, o una voce, provenire da fuori.

«L'hai sentito anche tu?» domandò Hazel, alzandosi in piedi.

«Forse qualcuno ha fatto uno scherzo ai figli di Ares...» disse Leo, ma si zittì subito. Voleva sentire, voleva...

«HAZEL LEVESQUE!»

I due sussultarono e si guardarono.

«Hai fatto qualcosa?» domandò Leo, fissando l'amica.

«Nulla!» ribatté lei.

«E allora chi..?»

«HAZEL LEVESQUE! VIENI QUI!»

Il cuore di Hazel ebbe un sobbalzo mentre Leo impallidiva.

«Questa voce...» mormorò la ragazza, impallidendo a sua volta. «Questa voce...»

Leo la guardò.

Quella voce era familiare.

Fin troppo familiare, nonostante non la sentisse da anni.

   
 
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