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Autore: DrkRaven    21/04/2022    7 recensioni
Possibile che le sorti dei tornei liceali siano decise da uno stupido gioco che gli alzatori fanno in gran segreto i primi giorni dell'anno? Possibile che nessuno di loro abbia il coraggio di interrompere una stupida catena? Sì, a quanto pare è possibile. | ⚠ BOY X BOY ⚠ | Parole: 4.568 + 4.779 |
✶ Nessuna Ship è stata maltrattata durante la scrittura di questa storia. ✶ Si tratta solo di un gioco =^.^= ✶
⚠Questa storia è frutto della mia fantasia⚠
⚠Qualunque riferimento a trama, personaggi o eventi narrati in altre fan fiction di altri autori è assolutamente e del tutto casuale, ma vi prego di segnalarmelo se doveste riscontrare tale similitudine⚠
⚠E' assolutamente vietato copiare e riprodurre quanto riportato in questa storia⚠
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koushi Sugawara, Kozune Kenma, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Oikawa apre la porta di casa stringendosi addosso il maglione oversize bianco e peloso.

- Tobio-chan! Quanto tempo. –

- Oikawa-san… Buon anno. - Kageyama si fissa la punta delle scarpe, mentre ballonzola sul gradino davanti all’ingresso della villetta del senpai, spostando il peso da un piede all’altro.

- Che c’è, ti scappa la pipì? – domanda sfilandosi gli occhiali.

- Oh… - aggiunge poi, l’illuminazione sul suo volto – non mi dire che quest’anno tocca a te! – scoppia in una fragorosa e sguaiata risata.

- Entra, dai. - continua asciugandosi le lacrime agli angoli degli occhi – Saliamo in camera mia. –

Tobio toglie scarpe e giubbotto, e lo segue su per le scale.

- Non credevo che rispettassero ancora questa stupida tradizione. – cinguetta Oikawa lasciandosi cadere a gambe incrociate sul suo letto.

Picchiettando con la mano, fa segno a Kageyama di sedersi accanto a lui.

Il kohai si siede rigido all’estremo opposto del letto, con il volto scuro e tirato di chi deve partecipare ad un funerale, molto probabilmente il suo.

- Dai, fammi vedere la cartolina. – Tōru allunga la mano verso Tobio, che gli porge una cartolina rosa un po’ spiegazzata visto che è rimasta nella tasca della sua felpa sino a quel momento.

Scorre velocemente le scritte e scoppia di nuovo in una sonora risata.

- Quindi è stato Kogane ad iniziarti? – continua dopo un po’, la risata più contenuta ma ancora incredibilmente fastidiosa alle orecchie di Tobio, che non ha ancora spiaccicato parola da quando lo ha salutato all’ingresso.

- Beh, Tobio-chan, sono contento che tu sia venuto da me, ciò mi lusinga davvero molto! –

- Quindi tu lo sapevi? – ringhia Tobio.

- Certo! Sono anni che questa catena gira, non so perché nessuno abbia ancora avuto il coraggio di bloccare questa sciocca superstizione. – sospira alzando gli occhi al cielo.

- E se sei qui – aggiunge dopo un attimo – vuol dire che nemmeno tu vuoi rischiare di interromperla. Dico bene, Tobio-chan? – conclude ammiccante, avvicinandosi sul letto e sollevando il mento di Kageyama con l’indice per portare i loro nasi a pochi centimetri di distanza.

- Ovvio. – risponde secco Tobio, scostando il viso con un gesto brusco – Non voglio che la Karasuno perda al torneo primaverile per colpa mia. -

- Bravo! Vorrà dire che il tuo senpai dovrà insegnarti ancora qualcosa. Tutto sommato, meglio questo tipo di “servizio” che non quello in salto. –

Ormai paonazzo in volto, Kageyama estrae dalla felpa una scatola rossa di Pocky al cioccolato fondente, e la posa sul letto tra loro due.

Le lunghe dita di Tōru si posano delicate sulla scatola, la aprono ed estraggono un bastoncino.

- Ecco, Tobio-chan, prima lezione: mai tenere la scatola in tasca. Sono tutti sciolti! –

Oikawa passa il bastoncino nell’altra mano impugnandolo dal lato del biscotto, quindi avvicina il viso a quello del suo kohai e si infila lentamente l’indice in bocca. Succhia piano il cioccolato arricciando le labbra, poi con uno schiocco umido estrae il dito e tira fuori la lingua per leccare apertamente il cioccolato anche dal dito medio.

Gli occhi di Tōru non hanno lasciato quelli di Tobio nemmeno per un istante, e giurerebbe di aver visto quel mare sollevarsi in tempesta e frangersi contro le scogliere della sua sanità mentale.

Tobio deglutisce e finalmente distoglie lo sguardo, per portarlo alle sue mani strette a pugno sulle cosce.

- Toglimi una curiosità, Tobio-chan. Con Koganegawa hai vinto o hai perso? – chiede con voce roca, dopo aver verificato di aver leccato via tutto il cioccolato dalle sue belle dita affusolate.

- Pari. – risponde Tobio dopo un attimo, senza alzare lo sguardo.

- Non esiste pari. O hai vinto o hai perso. –

- Non lo so, ok?  - sbotta Kageyama dopo un attimo di silenzio – Ero confuso… –

- Vuoi dirmi che era la tua prima volta in assoluto? – domanda Oikawa stupito, senza quella patina di strafottenza che caratterizza sempre le sue frasi.

- Sì. – ammette Tobio paonazzo.

- Ok, ma ti sei staccato tu o si è staccato lui? –

- Insieme, te l’ho detto. Kogane mi ha detto che valeva come pari, e che quindi se ci scontriamo al torneo, l’esito è ancora aperto. –

- Kogane è più stupido di Hinata! Non credere a quello che dice. È un primino, a questo gioco è un novellino come te. –

Tobio non risponde, l’imbarazzo per come sono andate le cose con Kanji Koganegawa non fa altro che aumentare l’ansia per quello che sta per fare con Oikawa.

Avevano entrambi gli occhi chiusi e, quando del bastoncino non è rimasto più nulla, si sono ritrovati entrambi con le punte del naso schiacciate tra loro, il mento all’insù, a premere forte le labbra contro a quelle dell’avversario.

- Va bene, dai, togliamoci il pensiero…. – ridacchia Oikawa - Guarda, ti lascio anche la parte col cioccolato, poi non dire che il tuo senpai non ti pensa! - conclude infilando il bastoncino tra i denti e sporgendosi sul letto verso Tobio.

Come se dovesse prendere una medicina, Tobio inspira profondamente, e si volta alzando il mento per affrontare il suo plotone di esecuzione.

Addenta la punta del bastoncino, ancora incerto su quale sia la strategia migliore, se fare morsi piccoli o grossi, ma col timore che a poco gli servirà in ogni caso.

Il Pocky si riduce lentamente, ma Tobio è più distratto dal cioccolato degli occhi del suo senpai che da quello sul biscotto. Una luce pericolosa brilla in quelle iridi contornate da lunghe ciglia scure, e Kageyama sente le gambe farsi sempre più molli via via che la distanza si riduce. Il cuore accelera ulteriormente la sua corsa quando si accorge che Tōru sta inclinando la testa da un lato e sposta lo sguardo verso la sua bocca, gli ultimi millimetri di cioccolato a dividerli.

Ma Kageyama ha davvero a cuore le sorti della squadra, e per quanto la sua razionalità gli dica che quel gioco tra alzatori è una stupida superstizione, preferisce non correre rischi, ed è disposto a immolare la sua virtù per l’onore della Karasuno.

Le labbra di Tōru lo catturano come se fossero esse stesse di cioccolato, dolci e appiccicose, morbide e invitanti. Quando il peso del suo senpai lo spinge con la schiena sul letto, Tobio chiude gli occhi, sperando che il suo sacrificio sarà ricordato negli annali.

Li riapre però dopo un istante, sgranati e stupiti, quando sente la lingua di Tōru spingere tra le sue labbra; con Kogane sono andati avanti minuti, labbra contro labbra, e la lingua è sempre stata al suo posto. Ma per amore della Karasuno si adegua all’ennesima provocazione del senpai. Schiude le labbra e accoglie quella lingua invadente.

È però sinceramente sorpreso dalla delicatezza di quel bacio; si aspettava stoccate e affondi, un vero e proprio combattimento. Invece Tōru lo bacia con premura, misura il ritmo e la pressione della sua lingua, mentre infila le mani tra i suoi capelli corvini e asseconda il bacio con lievi movimenti del viso.

Tobio è sempre più sconvolto dalla situazione, dalla inaspettata dolcezza di Oikawa nei suoi confronti, e dalla ancora più inaspettata reazione del suo stesso corpo, che si sta lentamente infiammando. Un inspiegabile principio di erezione spinge nei suoi pantaloni. Turbato come non mai, confuso all’inverosimile, si ritrova ad allacciare le braccia al collo di Oikawa, dimenticandosi del ruolo di vittima sacrificale e godendosi quel bacio condotto ad arte da chi davvero è più bravo e più esperto di lui.

Ha il fiato corto, Kageyama, quando le loro labbra si staccano, e resta ancora disteso sul letto ad occhi chiusi per un istante, prima di aprirli sul bellissimo volto del suo senpai che lo guarda, anche lui arrossato e turbato.

- …pari? – domanda dopo un istante rimettendosi seduto.

- Pari. – conferma Oikawa scendendo dal letto e dandogli le spalle per riporre con cura la scatola e la cartolina rosa in un cassetto della scrivania.


♥˜°•°˜♥


- Ciao Tōru. Buon anno. Carino questo posto. -

Sugawara appoggia il piumino alla spalliera della sedia, e posa il suo bicchiere mentre si accomoda al tavolo di fronte a Oikawa.

- Ciao Suga, buon anno anche a te! Grazie di essere venuto. –

- Non mi aspettavo il tuo invito. – confessa subito Suga, sorseggiando imbarazzato il suo drink.

Tōru prende tempo facendo ruotare il ghiaccio nel bicchiere, ma dopo un istante decide di mettere le carte in tavola. Con una strategia che gli risulta decisamente congeniale, si gioca subito briscola e carico posando la scatola rossa e la cartolina al centro del tavolo.

Alza lo sguardo sul viso di Suga in cerca di una reazione che non tarda ad arrivare.

Gli occhi brillanti e le guance arrossate, Kōshi prende un altro lungo sorso del suo drink, consapevole in quell’istante che non sarà l’unico della serata.

- Grazie, Tōru, sono lusingato, ma io non sono l’alzatore titolare, lo sai. –

- Sì, lo so. Diciamo che mi sento buono e voglio dare alla Karasuno il doppio delle possibilità. – spiega Tōru ora più rilassato, ma ben lungi dall’essere credibile nella sua affermazione.

Suga alza un sopracciglio, e lo fissa in silenzio.

La bellezza di Oikawa è davvero magnetica, ammaliante; riesce a catturare gli sguardi di uomini e donne, indistintamente. Con un sorriso può chiedere la luna. Con una carezza può portarti il paradiso.

- Ok. Va bene!  - sbotta Tōru, forse intimidito da quegli occhi nocciola che lo fissano impertinenti – Erano due anni che mi arrivava quella stupida cartolina con il tuo nome già scritto sopra. Non potevo lasciarmi sfuggire quest’ultima occasione… - conclude poi disegnando con la punta del’indice, dei piccoli cerchietti sulla condensa del bicchiere.

Suga sorseggia il suo cocktail mentre riflette sulla migliore risposta da dare ad una affermazione così emblematica.

- Sono ancora più lusingato, ma davvero non posso. – risponde infine, ma con un filino meno di sicurezza rispetto a prima. È una piccola incrinatura nella sua determinazione, quasi impercettibile, ma non sfugge a Oikawa che decide seduta stante di continuare a battere proprio lì, su quella piccola crepa, finché non avrà frantumato del tutto le sue difese.

- Perché? –

- Te l’ho detto, non sono io l’alzatore titolare quest’anno. –

Oikawa si lascia sfuggire un sorrisino, una luce malefica si accende nei suoi occhi scuri. Aveva pianificato una serata divertente con Sugawara, e quella reticenza non fa altro che invogliarlo di più a piegarla, rendendogli la sfida ancora più stimolante.

- Hai mai sentito parlare del “Comitato Disciplinare del Setter Pocky Game”? - 

- No... – risponde Suga perplesso.

- Ecco, appunto, nemmeno io! –

Uno sguardo di fuoco si pianta negli occhi nocciola dell’ex-alzatore titolare della Karasuno.

Suga scoppia a ridere, e finisce con un sorso il suo drink; quindi, ferma la cameriera che sta passando accanto al loro tavolo.

- Un altro Tequila Sunrise, per favore. –

- Per me un Blue Temptation. Grazie. – si accoda Tōru, facendo allargare ancora di più il sorriso sulle labbra di Suga.

- Guarda che sto cominciando a farmi strane idee, Tōru. – lo provoca Suga davanti ai loro drink appena serviti.

- L’ho sempre detto che sei un ragazzo sveglio. – risponde Tōru, sollevando il suo drink e aspettando che anche Kōshi alzi il suo cocktail dai colori aranciati, per far tintinnare i bicchieri.

Lo sguardo insolente con cui percorre il suo viso è più eloquente di mille frasi, e costringe l’oggetto delle sue attenzioni ad abbassare lo sguardo.

- Non posso. Davvero. – ribatte ancora Suga, un’espressione ora seria sul suo volto.

- Ma l’anno scorso l’hai fatto! Lo abbiamo fatto tutti. Lo facciamo sempre tutti, perché quest’anno ti tiri indietro? – piagnucola Oikawa sbattendo le lunghe ciglia.

Suga non risponde, e Oikawa continua con un cipiglio ferito sul suo bellissimo volto.

- Il tuo rifiuto mi offende molto, Kōshi. Se non sbaglio, lo scorso anno eri in lista tra Miya e Komaki, e l’anno prima tra Suwa e Semi. Non so se hai vinto o hai perso, ma comunque non ti sei fatto problemi. –

Suga alza lo sguardo sul viso di Oikawa, davvero stupito che l’alzatore della Seijoh ricordi perfettamente i suoi partner di quello stupido gioco nei due anni precedenti.

Il sorriso con cui viene ricambiato è genuino, ammaliante, un sorriso tentatore che sembra non nascondere alcuna insidia, e si sente costretto a fornire una spiegazione che risulti ancora più convincente.

- Sono innamorato, Tōru. –

- Bravo. Anch’io! Ma questo non c’entra niente col gioco. – ribatte Tōru.

A Suga quel ragionamento comincia a sembrare quasi logico. Forse per colpa dell’alcool che sta ingurgitando, fa davvero fatica a restare aggrappato al suo rifiuto.
La logica di Oikawa smonta tutte le sue obiezioni, ma soprattutto i suoi occhi caldi e ammalianti incrinano le sue convinzioni.

- Sono davvero innamorato. – ribatte ancora, forse più a sé stesso che al suo interlocutore.

- Ottimo. Allora pensa agli occhioni tristi di Daichi quando la Karasuno perderà per colpa tua. Già Kageyama è stato pessimo, se tu ti tiri indietro sono assolutamente certo che uscirete alla prima partita. –

La mimica tragicomica di Tōru è irresistibile agli occhi di Suga. Non gli è sfuggito l’incredibile intuito dell’alzatore della Seijoh, ma in fondo l’ha sempre saputo che Tōru è un grande osservatore, e un ancor più grande manipolatore.

Non sa davvero più cosa rispondere quando un ragazzo si ferma accanto al loro tavolo.

Si voltano entrambi, fissando colui che si è intromesso nel loro discorso. Alto, capelli corvini mossi e spettinati sopra un paio di occhi azzurri e una chiostra di denti candidi, fissa alternativamente i due con un sorriso spavaldo.

- Hei, splendori! Avete voglia di farmi compagnia in pista? – domanda, con l’atteggiamento arrogante di chi non è abituato a ricevere un rifiuto.

- Sparisci! – rispondono all’unisono i due alzatori, per poi scoppiare in una fragorosa risata, mentre il moro si allontana con la coda tra le gambe.

- Comunque, non possiamo mica farlo qui… - Suga riporta la conversazione all’argomento principale della serata, chiedendosi in cuor suo il perché. Avrebbe potuto approfittare dell’interruzione per cambiare discorso, o andare a ballare con quel pezzo di manzo. E invece…

Un sorriso trionfale illumina il viso di Oikawa, e Suga capisce che non ha più scampo, e che forse non voleva nemmeno averlo. Dopotutto, lo fa per il bene della squadra.

Senza dargli il tempo di obiettare ulteriormente, Oikawa si alza, prende Suga per il polso e lo trascina fino in bagno. Dà una veloce occhiata per sincerarsi che non ci sia nessuno, quindi lo sospinge in uno dei cubicoli, chiudendo la porta alle sue spalle con un colpo d’anca. Ci si poggia contro e circonda i fianchi di Suga attirandolo finalmente a sé.

Si fissano negli occhi per un lungo istante, i loro visi vicinissimi, il loro fiato che si mescola.

Tōru cattura una ciocca di quella chioma argentata, la fa scivolare lentamente tra le dita mentre osserva ammirato la bellissima preda che ha così faticosamente conquistato. Lo sguardo ormai smarrito in quegli occhi nocciola, quasi non sbatte nemmeno le palpebre, per non perdersi nemmeno un istante di quella soave visione.

Suga si rispecchia negli occhi caldi di Oikawa, umidi e luminosi, la pupilla così larga da mangiare quasi del tutto l’iride; osserva il suo stesso volto arrossato, la bocca socchiusa e si vede davvero attraente, desiderabile. Comprende il perché dell’insistenza di Oikawa e si arrende definitivamente a quella piccola follia che lo stupido gioco tra alzatori lo autorizza a compiere.

Tōru avvicina piano le labbra alle sue, le sfiora lentamente, le assapora senza fretta mentre Suga gli circonda il collo con le braccia e aderisce completamente al suo corpo. Indugiano ancora in quello sfioramento, fatto di piccoli baci soffici, appena accennati, a prolungare il più possibile l’attesa che spesso è decisamente più eccitante del compimento stesso.

- …e il Pocky…? – ansima Suga sulle labbra di Tōru, un istante prima che la lingua calda del moro invada la sua bocca con movenze languide.

- Lo… dirai… al Comitato? – geme la sua risposta Oikawa prima di tappargli definitivamente la bocca.


♥˜°•°˜♥


- Sugawara-san, buon anno! Che bello vederti a Tokyo! -

- Keiji-chan, buon anno anche a te. Grazie per avere accettato di incontrarmi con così poco preavviso. –

- Figurati, mi fa piacere. Una passeggiata nel parco è l’ideale per sgranchirmi le gambe dopo le mangiate degli ultimi giorni. –

Camminano tranquilli nei meravigliosi viali alberati del parco Yoyogi a Shibuya, godendosi il tepore del sole di quel pomeriggio d’inverno.

- Bokuto-san mi ha detto di salutarti, era dispiaciuto di non poterti incontrare ma era occupato, lui e Kuroo-san stanno facendo un allenamento intensivo in vista del torneo primaverile. –

- Figurati. Non c’è problema. In realtà sono venuto a visitare il famoso Santuario Meiji, spero che la mia visita abbia valore anche se con due giorni di ritardo rispetto allo Shōgatsu*. –

- Sono sicuro di sì, Sugawara-san. – Akaashi annuisce, ancora un po’ in soggezione come spesso gli capita con i senpai del terzo anno.

- Chiamami solo Suga, per favore. – sorride imbarazzato, mentre armeggia con la borsa che porta appesa alla spalla.

- E comunque, sono venuto anche per questo. – conclude mostrandogli la cartolina rosa insieme al pacchetto di Pocky.

Akaashi si ferma, improvvisamente pallido in volto.

- Immagino tu avessi partecipato anche lo scorso anno. – Suga cerca di riscuoterlo da quella paralisi – Ma se così non fosse… -

- Sì, certo, ho partecipato. So di cosa si tratta. –

Akaashi riprende a camminare lentamente e comincia a giocherellare nervoso con le dita, finché non trova il coraggio di pronunciare l’obiezione che gli è sorta subito in mente non appena ha visto la cartolina.

- Suga-san, scusa se mi permetto, ma io pensavo che il titolare della Karasuno quest’anno fosse Kageyama. -

Con un sorriso divertito sulle labbra, Suga gli porge il foglietto rosa, che Akaashi osserva per un istante prima di sorridere a sua volta.

- Ah. Oikawa. Capisco… -

- Come potrai immaginare, non mi sono potuto tirare indietro. – confessa Suga con una punta di imbarazzo.

Akaashi non è sicuro di aver compreso bene il significato di quella frase. Quando c’è di mezzo Oikawa, sa per certo che le normali logiche vengono sovvertite in favore dei suoi stessi interessi. Non è sicuro di che cosa ci sia esattamente tra Sugawara e il capitano della Seijoh, ma ha capito chiaramente che è meglio non fare domande.

- Suga-san, toglimi una curiosità, ma tu ci credi veramente? –

- Perché me lo stai chiedendo? – è consapevole che rispondere alla domanda con un’altra domanda sia poco corretto verso il kohai, ma non vuole addentrarsi troppo su quel terreno insidioso in cui si sente già impantanato da quando ha ricevuto la chiamata di Oikawa.

- Perché la trovo una cosa ridicola. – risponde Keiji con sincerità - Ma poi penso che se interrompessi la catena e perdessimo al torneo, non riuscirei a non sentirmi responsabile. –

Suga sorride a quel ragionamento, che appartiene un po’ anche a lui e agli altri alzatori con cui ha avuto modo di confrontarsi negli anni.

- Diciamo che se partecipare al Setter Pocky Game ti infonde sicurezza, può solo aiutarti a giocare meglio in campo. Viceversa, se ti senti in colpa per aver interrotto la catena, questo può portarti a giocare male. E quindi sì, diciamo che in questo senso ci credo veramente. –

- Grazie Suga-san. Anche io penso che sia meglio non correre rischi. –

- L’importante, comunque, è l’intenzione con cui ti approcci al gioco. – conclude Suga.

- Un po’ come venire al santuario due giorni dopo? – chiede Keiji dopo un attimo di riflessione.

- Diciamo di sì! – Suga ride divertito, ha sempre ammirato l’acume di Akaashi e la sua brillante intelligenza.

- Ok, va bene. Portiamo avanti questa tradizione. – annuncia Akaashi con ritrovato coraggio.

Con un cenno d’intesa, i due ragazzi si inoltrano per un sentierino laterale, che devia dalla passeggiata principale e si addentra nel bosco.

Il sole invernale sta ormai tramontando e in mezzo agli alberi si fa sempre più buio. Raggiungono un’area dove la presenza di alcune macchie di cespugli sempreverdi garantisce la privacy che stavano cercando, e si siedono su un masso al riparo da sguardi indiscreti.

Senza indugiare troppo, Akaashi prende un Pocky, lo infila tra i denti e si volta verso il senpai con il volto teso, ma una forte determinazione che brilla nei suoi occhi di quell’incredibile azzurro intenso.

Suga si sporge, e comincia a rosicchiare lentamente lo stick, ma non ha fatto i conti con l’impeccabile strategia del palleggiatore della Fukurōdani che, poco prima che il Pocky sia terminato, allunga una mano dietro la sua nuca e lo attira a sé appoggiando delicatamente la bocca sulla sua. Non pago, dopo un istante Keiji ammorbidisce il contatto delle sue labbra, le schiude lentamente mentre attira Suga contro di sé e approfondisce il bacio insinuandosi timidamente con la lingua nella sua bocca.

Dopo un primo istante di stupore, Suga risponde al bacio, la comprensione che lentamente cala su di lui. Ma dopo pochi attimi si stacca, lasciando chiaramente al moro la vittoria.

- Grazie Suga-san. – dice soltanto Keiji, il volto lievemente arrossato.

- Figurati. - risponde Kōshi regalandogli uno dei suoi incredibili sorrisi luminosi.

Deve ammettere con sé stesso che il numero cinque della Fukurōdani gli ha fatto una grande tenerezza col suo ragionamento di poco prima, ha rivisto in lui un po’ di quell’entusiasmo ancora dorato della gioventù che Suga sente ormai di aver perso.
È assolutamente consapevole che la sua partecipazione al gioco sia abusiva, e perdipiù scorretta visto come sono andate le cose con Oikawa. Ma confida che, similmente alla sua visita al tempio con due giorni di ritardo, anche le sue intenzioni verso Akaashi valgano qualcosa, quantomeno in termini di rassicurazione emotiva.

Suga si alza, recupera la sua borsa e si allontana con un cenno della mano.

- Bene, Keiji-chan. Salutami Bokuto, Kuroo e Kenma. Ora devo scappare, non voglio perdere lo Shinkansen. -


♥˜°•°˜♥


Rannicchiato sulla enorme poltrona da gamer, le ginocchia sotto il mento, Kenma schiaccia rapido i tasti del controller, lo sguardo ipnotizzato dal maxi schermo davanti a lui.

Non si accorge dell’intrusione in camera sua finché Akaashi non si schiarisce sonoramente la voce.

- Oh. Akaashi. –

- Ciao Ken. Tua mamma mi ha fatto salire. –

- Dammi un minuto, ammazzo ancora un paio di zombi e sono da te. –

Akaashi si siede sul letto di Ken e appoggia in bella vista la cartolina e la scatola di Pocky.

Finalmente Kenma sfila le cuffie, si alza dalla sedia e si stiracchia con un movimento aggraziato e flessuoso. E poi si pietrifica, quando nota gli oggetti in mezzo al letto.

- Ancora questa merdosa catena? – sbotta.

Akaashi ridacchia, come sempre divertito dalla reazione di Kenma a tutto ciò che trova irrazionale e fastidioso.

- Ma possibile che anche quest’anno ti presenti da me con ‘sta roba? Lo sai che io non lo porto avanti il gioco. – commenta ancora, mentre si butta sdraiato sul letto dietro alla schiena di Keiji.

- Lo so, Ken. Ma tanto come puoi vedere la cartolina è già praticamente piena, non credo manchi davvero più nessuno. –

Kenma prende il foglietto rosa e, tenendolo sopra la sua testa, scorre i nomi scritti nelle diverse grafie dai vari palleggiatori giapponesi.

- Però! Ci sono state combinazioni interessanti, quest’anno… - commenta dopo un attimo.

- Ti confesso una cosa - prosegue con aria da cospiratore – lo scorso anno ho fatto una statistica degli abbinamenti della cartolina. Solo tre squadre si sono davvero poi incontrate in campo. Certo, sarebbe stato interessante sapere chi aveva vinto al Pocky Game e vedere se il risultato della partita fosse coerente… -

- Kenma, non credo che gli alzatori scelgano davvero a chi passare il gioco, in base alla probabilità di incontrarli in campo. –

- Ah no? E quindi vanno a caso? –

Non riesce davvero a trattenersi Akaashi, e scoppia a ridere davanti all’espressione sinceramente stupita di quel tenero e ingenuo micetto.

- Che c’è? – domanda offeso, lasciando ricadere la cartolina accanto alla scatola e intrecciando le mani dietro la testa.

- Niente, Ken. - cerca di calmare l’eccesso di risa e prosegue mentre si asciuga le lacrime – Te lo spiego quando sei più grande! –

Akaashi prende un Pocky e si rivolge di nuovo all’amico sdraiato sul letto.

- Allora, Ken, ti va di farlo per me? –

- Ok, ok, ma tanto lo sai che poi in campo non cambia niente. – risponde Kenma rimettendosi a sedere accanto a Keiji - Se lo sapesse Kuroo che mi presto a queste superstizioni… -

- Lo sai che non glielo devi dire! Ci hanno fatto giurare sul Kami Fukurokuju** di non parlarne mai con nessuno che non sia un alzatore! –

- Tranquillo, lo so. – alza gli occhi al cielo

Akaashi infila il Pocky tra i denti e si avvicina a Kenma.

- ‘kashi. Ti avviso. Niente lingua! –

- Dai Ken, ti prego! – ribatte il moro togliendo lo stick dalla bocca – Oikawa dice che con la lingua ha più valore. –

Kenma lo trafigge con uno sguardo che gelido è dir poco.

- Non se ne parla. O così o niente. –

- Ok va bene. - si rassegna Keiji.

Kenma comincia ad addentare il suo lato del bastoncino, rosicchiandolo lentamente, mentre Akaashi dal suo lato fa lo stesso. Mordicchiano piano, lo sguardo abbassato con un lieve imbarazzo, finchè le loro labbra si incontrano. Con un sonoro schiocco, Kenma si stacca dalle labbra dell’amico e continua a masticare.

- Grazie Ken. – sussurra il moro.

- Sì, ok. Mi stupisco sempre di quanto tu sia superstizioso, Keiji. Questa cosa cozza incredibilmente con la tua intelligenza. –

Non fa tempo a rispondere, Akaashi, che la porta della stanza si spalanca, e centocinquanta chili di carne, ormoni e sudore si riversano dentro e si buttano sul letto seppellendo i due ragazzi.

Akaashi fa giusto in tempo a infilare velocemente la cartolina sotto al materasso, prima di essere abbrancato da due enormi bicipiti che lo trascinano sdraiato sul minuscolo letto di Kenma.

- Cosa stavate facendo voi due? – domanda Kuroo mentre stritola il suo ragazzo tra le braccia e gli riempie la faccia di baci – Sai di cioccolato… -

Akaashi recupera a fatica la scatola di Pocky da sotto le chiappe di Bokuto, e la porge ai nuovi arrivati.

- Volete? Mi sa che li avete rotti, però… -

Bokuto lascia andare il suo alzatore e si fionda subito sui bastoncini al cioccolato, che ingurgita velocemente due a due.

- Hei, bro, lasciane uno anche a me! – interviene Kuroo strappandogli la scatola dalle mani.

Prende un bastoncino, e poi si illumina.

- Vieni micetto, facciamo un gioco. Tu mordi di là… -

Uno sguardo divertito passa tra Akaashi e Kenma, rapido e impalpabile, veloce come un battito di ciglia.

Poi Ken asseconda il suo ragazzo e si mette a mordicchiare il bastoncino: bastano due bocconi di Kuroo per raggiungere le labbra di Kenma ed infilare subito la sua lingua nella bocca del suo micetto.

- Eddai! Siete imbarazzanti… - esordisce Bokuto in direzione dei due gattini, poi si volta – Akaaaashiiii ti va un biscottino? – e prende uno degli ultimi Pocky rimasti per emulare il suo bro.

Se entrasse la mamma di Kenma, si troverebbe davanti una scena a dir poco imbarazzante, vedendo i quattro ragazzi a limonare spudoratamente spalla a spalla sul letto del figlio.

Dopo un lungo bacio umido, Ken si separa a malincuore dalle labbra del suo ragazzo per prendere fiato.

- Così è molto meglio… - sussurra Kenma ad occhi chiusi.

- Meglio di cosa? – domanda Kuroo curioso.

- Niente. Niente. Mi sono capito io… -


♥˜°•°˜♥


* il periodo di Capodanno, che va dal 1 al 3 gennaio.

** Fukurokuju - dio della saggezza, della felicità, della lunga vita e della buona sorte. È una delle Sette Divinità della Fortuna (fonte Wikipedia).


♥˜°•°˜♥


   
 
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