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Autore: Lizzyyy02    24/04/2022    0 recensioni
È questo che la vecchia Lucy è sempre stata abituata a fare: fuggire, di fronte al dolore, di fronte alla paura. Ma non questa Lucy. Lei ha già affrontato il dolore, e la paura la conosce come una vecchia amica. Ma quando per la prima volta incontra i suoi occhi, capisce che da lì non riuscirebbe a scappare nemmeno se volesse.
Natsu rappresenta ciò che a questo mondo c'è di più sbagliato: membro di una famosa gang criminale, assassino senza scrupoli e dal passato oscuro. Eppure i loro destini sembrano essere incrociati già da tempo, anche se Lucy ancora non lo sa, e lo scoprirà a sue spese...
"...ciò che però la tenne inchiodata al muro con una fitta alla pancia furono i suoi occhi...a primo impatto potevano apparire neri, come la più profonda oscurità di quel dannato vicolo, un pozzo buio in cui precipitare senza mai toccare il fondo..."
"«Io…ti ho sempre vista, per dieci anni, nei miei ricordi…».
Lucy spalancò di nuovo gli occhi.
«Cosa vuol dire?»"
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray/Juvia, Lucy Heartphilia, Natsu, Natsu/Lucy
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Il ticchettio dei tacchi scuri sull’asfalto si ripeteva in modo quasi irritante nella testa di Lucy. Eppure, era proprio lei a produrre quel rumore.
In questo momento avrebbe dovuto già trovarsi al calduccio a casa, comodamente seduta sulla sua sedia girevole con una tazza di tè verde fumante a fianco, mentre lei, ben poggiata con i gomiti sulla scrivania, si perdeva con la sua mente in luoghi lontani e meravigliosi, alla ricerca delle giuste parole per esprimersi e pronta a riportare il tutto su carta, dandosi dei piccoli colpetti sul labbro inferiore con la sua fidata penna in un gesto automatico, producendo un ticchettio ritmato…come, appunto, quello delle sue scarpe sull’asfalto in questo momento…ma non avrebbero potuto essere più diversi.
 
Circa tre ore fa era dovuta uscire di casa trafelata perché il suo capo l’aveva chiamata d’urgenza a lavoro, non ritenendo importante specificare di cosa si trattasse; ma nonostante fosse il suo giorno libero, e fossero le 8 di sera, si era fiondata lì.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa: adorava il suo lavoro ed era così grata di aver avuto quell’opportunità.
Era sempre stato il suo sogno lavorare per una casa editrice e, dopo la laurea in letteratura e giornalismo, aveva fatto un colloquio alla famosa Crime Sorciere, dove l’avevano presa per un periodo di prova. Lucy aveva poi avuto modo di dimostrare quanto valesse, e, sei mesi dopo, l’avevano assunta in definitiva. Lucy era esplosa di gioia alla notizia.
Ma raggiungere quell’obiettivo non era stato facile.
Anzi.
Durante il suo percorso Lucy aveva avuto modo di sperimentare quanto le persone potessero essere profondamente e assolutamente crudeli…
 
Durante il periodo dell’università aveva sempre cercato di evitare party o festini in camera perché per lei laurearsi con il massimo dei voti era sempre venuto prima di qualsiasi altra cosa. All’inizio era tutto relativamente tranquillo: non aveva stretto particolari legami, ma gli esami andavano bene e le sue giornate si susseguivano senza intoppi, meravigliosamente abitudinarie.
 
Poi…era iniziato l’inferno.
 
Il solo ripensare a quei momenti le serrava la gola e le colpiva lo stomaco come un pugno ben assestato.
 
Lucy era bella. Lei stessa lo sapeva bene, ma mai le era veramente importato, men che meno intendeva vantarsene…eppure per un periodo si era ritrovata a doverlo necessariamente sfruttare: suo padre stava affrontando un brutto momento con l’azienda e aveva difficoltà a pagare la sua retta universitaria, nonostante le agevolazioni dovute alla borsa di studio.
 
Era riuscita a trovarsi un misero lavoro part-time come cameriera in un anonimo bar del quartiere, ma era difficile per lei conciliarlo con gli studi, e la paga era minima. Così aveva fatto qualcosa che aveva segnato l’inizio della fine: aveva accettato di farsi fotografare per una rivista.
Lucy riceveva proposte del genere da quando aveva 14 anni, ed il suo corpo aveva iniziato a svilupparsi. Non che ci fosse nulla di male, molte ragazze erano fiere di posare, o lo avevano reso una professione, ma lei non avrebbe mai potuto concepirlo. Nemmeno per un secondo aveva contemplato l’idea di iniziare una carriera da modella: semplicemente non voleva, semplicemente ciò che più bramava era scrivere, perché era l’unica cosa che la riempisse davvero di emozioni, che la facesse sentire viva.
“È solo per questa volta” si ripeteva “solamente per pagare la retta finché papà non si ristabilirà economicamente”.
 
Lo shooting era andato esattamente come se lo aspettava: disagio, imbarazzo e sorrisi di circostanza talmente finti, tirati e innaturali che il fotografo, dopo numerosi consigli ed esortazioni a rilassarsi, si era arreso dicendole di lasciar perdere.
“Come se chi guardasse questa rivista notasse se la ragazza in questione sorride o no” aveva pensato Lucy acida, con amarezza e vergogna di sé stessa.
Perché si, aveva accettato di farsi fotografare…ma in bikini.
Inoltre, quel magazine non godeva esattamente di buona reputazione.
 
“Per pagare la retta, per finire gli studi, per realizzare il mio sogno” si ripeteva la ragazza nella testa come un mantra, mentre seguiva le direttive del fotografo con apatia.
Una volta nel camerino si era cambiata più in fretta possibile, quasi come se quel costume la stesse ustionando, strofinandosi poi con forza la faccia con dello struccante, pregando che quella quantità abnorme di trucco venisse via e che le lacrime che premevano per uscire tornassero indietro.
 
A passo veloce si era presentata davanti al “direttore” di quella rivista: un omaccione sovrappeso di mezz’età - erano chiazze di sugo quelle sulla sua canottiera? - stravaccato su una vecchia poltrona di pelle girevole, il quale l’aveva squadrata dall’alto in basso con quei suoi occhi piccoli, incavati e cerchiati dalle peggiori occhiaie che avesse mai visto. Appena l’aveva vista si era aperto in un sorriso, se così poteva chiamarsi, a dir poco orripilante.
«Sei quella nuova?» Le aveva chiesto, con voce cavernosa e gracchiata, probabilmente dovuta al fumo, così lentamente che pareva parlasse a rallentatore.
«No», Rispose Lucy di getto «o meglio, si, di oggi, ma non ritornerò mai più» Affermò sicura, calcando bene le ultime due parole, quasi come se quel monito lo stesse rivolgendo anche a stessa.
Lui fece uno sbuffo di risata, che parve più un sussulto o una specie di convulsione, come a dire “lo dici tu questo”, per poi leccarsi la punta del grosso e rugoso pollice, ed iniziare a contare i soldi da un generoso mazzetto.
Quando ne ebbe prelevati circa la metà, si interruppe, allungandoli poi a Lucy. Come si aspettava tutto avvenne in nero: non una fattura o altri documenti a certificare l’accaduto…beh, meglio così.
 
«Comunque», richiamò la sua attenzione l’omaccione, continuando a rivolgerle quella smorfia squallida e inquietante «hai fatto un buon lavoro, piccola, se mai volessi tornare ancora, sarai la benvenuta».
Lucy istintivamente assottigliò gli occhi a quella frase, e le sue dita sottili si contrassero in un pugno con uno spasmo, stritolando i soldi.
«Grazie» Disse, scandendo bene ogni lettera, guardandolo fisso in quegli occhiacci saccenti e malevoli, con un tono che tutto esprimeva tranne che gratitudine «ma non accadrà».
Girò sui tacchi e in un attimo uscì da quell’ufficio e poi da quello studio fotografico infernale, sospirando per poi riprendere una grande boccata d’aria, riempiendosi i polmoni, come se per tutto il tempo fosse rimasta in apnea, decisa a dimenticare tutto e andare avanti con la sua vita.
 
Nessuno sapeva ciò che aveva fatto o minimamente lo sospettava; suo padre era convinto che lei avesse continuato con il lavoro part-time (non facendo troppo caso al periodo di tempo più che breve in cui Lucy aveva guadagnato quella considerevole somma).
In un primo momento, per la sua mente provata e agitata, scorrevano ogni giorno gli scenari più disparati, uno peggiore dell’altro, in cui tutta quella storia sarebbe uscita allo scoperto, e ne era davvero terrorizzata; poi però si tranquillizzava dicendosi che quella rivista era pressoché sconosciuta e molto “vecchio stile”, persino per i suoi compagni di università più pervertiti che acquistavano di tutto.
 
Le settimane però procedevano benone: Lucy adorava le lezioni sempre di più, e aveva persino stretto un bel legame con una sua compagna, Juvia, ragazza estremamente eccentrica e un po’ sopra le righe, tutto il suo contrario insomma, conosciuta casualmente a Storia dell’Arte, l’unico corso che frequentavano insieme, e peraltro, unico che nessuna delle due avrebbe voluto seguire, ma che entrambe dovevano per obbligo dalla facoltà (Lucy per integrare anche l’arte agli studi della letteratura, e Juvia per conseguire dei crediti in più).
Proprio questa coincidenza aveva fatto sì che iniziassero a parlare, e ad avvicinarsi sempre di più.
 
Insomma, andava tutto così bene che piano piano Lucy smise di pensarci, dimenticandosi di tutta la faccenda.
 
Fino a sei mesi dopo.
   
 
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