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Autore: My Pride    25/04/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Butler, mentor, father... Alfred Titolo: Butler, mentor, father... Alfred
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: One-shot [ 1331 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: 
Damian Wayne, Bruce Wayne, Alfred Pennyworth, Jonathan Samuel Kent, Bat-family members
Rating: Giallo
Genere: Generale, Malinconico
Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort, Slash
Don't tag me challenge: "Qualsiasi cosa... ma non questo" DamiJon
Drops Challenge: Dopo la nebbia, a una a una si svelano le stelle
Blossom By Blossom: "And darling, darling, stand by me"

 


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Con le mani premute contro il viso e la schiena curva, Damian se ne stava seduto in silenzio su una sedia di plastica del corridoio di quel maledetto ospedale, il respiro affannato e il cuore che batteva così forte nel petto che gli sembrava di sentirlo in gola.
    Non era giusto. Non era assolutamente giusto. Di tutte le cose che sarebbero potute succedere, di tutti i posti in cui sarebbe potuto essere, Pennyworth non si meritava di essere ricoverato in un cazzo di ospedale solo perché un bastardo gli aveva sparato per rapinarlo in pieno giorno.
    La notizia aveva lasciato tutti loro sotto shock. Lui era appena tornato da scuola quando suo padre si era precipitato fuori e gli aveva detto di mollare lo zaino per seguirlo, e Damian, sbattendo le palpebre, aveva faticato non poco a capire le parole dell’uomo mentre salivano in auto e mettevano in moto; quando, tra un respiro spezzato e l’altro, suo padre gli aveva spiegato che Pennyworth era stato ricoverato d’urgenza per una ferita d’arma da fuoco al torace, Damian si era sentito come inghiottito da una voragine che lo aveva trascinato giù senza sosta fin quando non avevano raggiunto l’ospedale. Avevano chiamato tutti, li avevano avvertiti e ogni singolo membro della famiglia si era già messo in viaggio per raggiungerli ma, mentre suo padre era rimasto al fianco del buon vecchio maggiordomo, lui aveva sentito la necessità di uscire e prendere aria, crollando su se stesso.
    Avrebbero dovuto essere lì con lui, avrebbero dovuto salvarlo, avrebbero dovuto…  Damian strinse forte le palpebre e sentì le lacrime ruzzolare sulla stoffa dei suoi pantaloni, affondando le unghie nei palmi delle mani. Erano dei vigilanti, salvavano la vita di perfetti sconosciuti ogni notte per permettere loro di vivere la loro vita, di non essere vittima di quel mostro che era Gotham e di poter tornare alle loro case… ma non erano stati in grado di esserci per Alfred. Il loro Alfred. E vedere anche suo padre cadere, perdere la sua solita aria austera e lasciar spazio al dolore di un uomo che stava vegliando sull’unica figura genitoriale che aveva avuto dall’età di otto anni, era stato doppiamente destabilizzante.
    I medici non erano stati molto ottimisti riguardo le condizioni di Pennyworth. La pallottola aveva perforato un polmone con conseguente collasso parziale e avevano dovuto intubarlo per aiutarlo a respirare e a drenare l’aria, ma temevano lo sviluppo fu liquido nei polmoni; essendo anziano, non avevano escluso nemmeno delle possibilità di infezione, ed era stato destabilizzante ascoltare ogni singola parola come se in realtà stesse osservando i dottori da lontano, con gli occhi di qualcun altro. Era rimasto al fianco di suo padre per farsi forza a vicenda, sorreggendosi l’un l’altro mentre il loro cervello assimilava quelle parole e si rendeva davvero conto di quanto era successo, ed era stato proprio suo padre a chiedere di poter restare un po’ con Alfred. Solo un po’, aveva detto, con le grosse spalle rigide e cadenti.
    Damian ingoiò un singulto, passandosi furiosamente la manica della giacca sugli occhi nel tentativo di asciugarli. Aveva torturato a tal punto un lembo della sua uniforme scolastica da stropicciarla, ma non gli importava. E forse non gli importava nemmeno che lo vedessero lì seduto a piangere, dannazione. Voleva solo che Pennyworth aprisse gli occhi, che tutta quella storia fosse uno scherzo e che si trovassero invece alla villa; voleva che il buon maggiordomo lo guardasse e lo rimproverasse per la giacca stropicciata, e lui avrebbe sbuffato e finto fastidio, salvo poi rassettare tutto da solo; e poi gli avrebbe chiesto di fargli di nuovo il nodo alla cravatta, proprio come lo aveva accuratamente fatto quel mattino prima che…
    «Qualsiasi cosa, ma non questo… se davvero esisti, non lasciarlo morire…» sussurrò al vuoto nel sussultare tra un singhiozzo e l’altro, cercando inutilmente di ricomporsi; il labbro inferiore gli tremava e il suo viso era una smorfia di dolore, stringeva le palpebre mentre le lacrime scivolavano senza sosta e tirava su col naso, sentendo le narici completamente bagnate. Aveva sicuramente un aspetto terribile, ma cosa importava? A chi importava che in quel momento stesse piangendo come un bambino? Pennyworth rischiava di morire solo perché quel giorno era andato a comprare gli ingredienti per preparargli dello stramaladetto babaganoush. Era tutta colpa sua.
    «D?»
    La voce di Jon suonava lontana, Damian per un momento temette persino di essersela immaginata; sollevò lo sguardo per essere certo che la figura sfocata che stava osservando attraverso l'orlo delle ciglia - talmente bagnate di lacrime da rendergli difficile anche solo tenere gli occhi aperti - fosse davvero Jon, vedendolo fare qualche passo verso di lui.
    «Sono venuto non appena ho saputo, come st—»
    Damian non gli fece nemmeno terminare la frase, si alzò di scatto dalla sedia su cui era accomodato e, più veloce persino per i sensi kryptoniani di Jon, lo abbracciò stretto e affondò il viso nel suo petto, lasciandolo stordito per quel gesto così improvviso. Ma poteva biasimarlo? No di certo. Alfred era sempre stato una figura costante nella vita della famiglia dei pipistrelli, era stato uno dei primi, oltre a Dick, a dare a Damian la possibilità di diventare migliore e di scegliere la propria strada, standogli accanto senza trattarlo come l'arma che sua madre gli aveva sempre fatto credere di dover essere. Alfred Pennyworth, per tutti loro, era sempre stato ben più di un semplice maggiordomo.
    Jon ricambiò quell'abbraccio e strinse a sé il corpo del suo migliore amico, dosando la propria forza per non rischiare di rompergli involontariamente le ossa. Sentiva ogni singolo muscolo di Damian in tensione, il modo in cui aveva irrigidito le spalle e il flusso del sangue che gli scorreva nelle vene, il cuore che pompava freneticamente nel petto e il tremore che cercava di nascondere mentre aumentava la stretta; le dita avevano artigliato la stoffa della sua camicia scolastica e l'avevano tenuta così stretta che Jon era riuscito a sentire le unghie di Damian conficcarsi nella sua carne, abbattendo l'intangibilità del suo corpo d'acciaio.
    C'era voluto un po' per incitare Damian a sedersi almeno accanto al distributore, date le gambe tremanti che faticavano a tenerlo in piedi, e Jon non aveva smesso per un istante di carezzargli la schiena per calmare i suoi singhiozzi, canticchiando una bassa canzone che suo padre cantava per lui quando, da bambino, aveva gli incubi; l'amico aveva tirato su col naso, ma non lo aveva interrotto né tantomeno gli aveva detto qualcosa, rilassandosi poco a poco fra le sue braccia mentre gli mormorava di restare con lui, di non andarsene e non lasciarlo solo.
    Damian non aveva allentato la presa nemmeno quando erano arrivati i suoi fratelli, sebbene Jon avesse provato a lasciar loro un po' di privacy per stringersi nel loro dolore; persino Jason aveva avvolto un braccio intorno alle spalle di Damian ed era rimast in silenzio, e tutti loro, nessuno escluso, erano stati grati a Jon per la sua presenza nonostante lui si fosse sentito di troppo tra loro. E, quando si erano diretti verso la camera del maggiordomo, era stato Tim a voltarsi verso di lui e a sorridergli, sussurrandogli un grazie che solo lui aveva sentito.  
    Ore dopo, quando fu Dick stesso ad andare a chiamarli trafelato perché Alfred aveva aperto gli occhi, la paura era defluita dai loro corpi, sciogliendo i loro muscoli come gelatina; erano corsi in camera, avevano sorriso, avevano pianto e aveva visto suo padre baciare il dorso della mano di Alfred... e Damian, strofinandosi furente gli occhi, non ci aveva pensato due volte a gettarsi verso di lui e ad abbracciare il buon vecchio maggiordomo.
    Dopo la nebbia che avevano attraversato, temendo di perdere un amico, un mentore, un padre... quella stessa nebbia si era finalmente diradata e mostrato loro le stelle. E aver avuto anche Jon al suo fianco era stata la panacea di cui Damian aveva avuto bisogno.





_Note inconcludenti dell'autrice
Stavolta la storia partecipa a diverse challenge, ovvero alla #donttagmechallenge e alla #dropschallenge indette sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia. Inoltre partecipa anche alla #blossombyblossom indetta dal gruppo Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom  
Quando ho scritto questa storia ero emotivamente instabile quindi ho toppato completamente la traccia ma sì, ecco, volevo lui e solo lui, quindi mi sono concentrata sul dolore che avrebbe portato la morte di Alfred Pennyworth, seppur senza farlo morire. A fare queste porcate ci pensa solo la DC. Qui da me, anche se la gente soffre a causa di tutte le challenge a cui partecipo, raramente muore!
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti

A presto! ♥



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