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Autore: Ari Youngstairs    28/04/2022    4 recensioni
Malec | Divergent!AU
“Eppure, io ero convinto di non avere nulla di speciale.
Schietto, timido, voglio bene ai miei fratelli e ho poca voglia di stare in mezzo alla gente: un normalissimo Candido. Beh, forse non proprio normale, dato che ho fin troppi scheletri nel mio armadio.
La città in cui vivo è divisa in cinque Fazioni, ma non le amo particolarmente: ci limitano, e nel mio caso sono la cosa più scomoda che possa capitarti.
Però se tengo la bocca chiusa non potrà accadermi nulla di male. Giusto?”

Alexander Gideon Lightwood si sbaglia: la sua semplice vita viene completamente stravolta dopo il Test Attitudinale, rendendola quasi come un vero e proprio thriller.
Aggiungete dell'azione, intrighi, cospirazioni e qualche battito cardiaco di troppo.
Che ne verrebbe fuori?
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Note: Come vi avevo promesso, ecco qui il nuovo capitolo! Incredibile che sia stata puntuale, vero?
Che dire, tornare ad aggiornare dopo così tanto tempo mi riempie di emozione.
Potreste notare qualche piccola differenza nello stile rispetto ai capitoli precedenti, proprio perché è passato tanto tempo: spero non mi troviate peggiorata! T.T
Sono stata felicissima di leggere le vostre recensioni e i vostri messaggi quando ho annunciato che avrei continuato la storia, grazie di cuore <3
Detto questo vi lascio al nuovo capitolo, sperando che vi piaccia e che vorrete lasciarmi un vostro parere: per me ogni recensione è un vero tesoro.
Come annunciai moooolto tempo fa, la storia è sempre più nel vivo e i capitoli sempre più lunghi; non preoccupatevi, il capitolo 22 è quasi finito e non passeranno anni prima del prossimo aggiornamento.
Inoltre, in questi giorni ho dato una bella revisionata a tutti gli altri capitoli, correggendo qualche piccolo errore qua e là.
Vi mando un grande bacio e buona lettura.
Ari Youngstairs



• Capitolo Ventuno •


«Baciare Magnus è come rompersi, come andare in frantumi dopo esser caduti dal cielo.
È una sensazione così dirompente e impetuosa da lasciarmi svuotato, svuotato di qualsiasi cosa che non siano le sue labbra fameliche e le sue mani che scorrono esperte e curiose sul mio corpo, come a volerne imparare la forma.
«Vieni qui.» Con un gesto fluido mi arpiona i fianchi e mi porta su di sé, facendomi sedere sul suo bacino: così lo supero in altezza di un paio di centimetri, riuscendo a distinguere nitidamente ogni singolo dettaglio del suo volto: posso persino contare ogni singola screziatura di verde nei suoi occhi color oro. 
Gli getto le braccia intorno al collo e lo sento mugolare piano contro la mia bocca, prima di perdere l'equilibrio e cadere all'indietro sul materasso.
Mi reggo sui gomiti per non pesargli, piantandoli ai lati della sua testa. Il mondo vortica attorno a me e Magnus è il mio unico appiglio alla realtà, che mi permette di non girare con esso.
Sento le sue dita percorrermi la spina dorsale, tastandone ogni singola sporgenza. Ad ogni tocco mi sento attraversare da fuoco vivo che scioglie tutte le mie difese e inibizioni, affilando ogni mio senso: i colori sembrano più brillanti, l'aria più calda, le nostre bocche sempre più umide ogni volta che si schiudono l'una sull'altra.
Porta le sue mani a coppa attorno al mio viso, spingendomi ancora di più contro di lui con le sue dita rese ruvide dagli allenamenti. Vedo fuochi d'artificio esplodere dietro le palpebre, scintille dorate che esplodono e vorticano senza sosta.
Questo, questo è ciò che forse cercavo da tutta la vita senza nemmeno saperlo. È di questo che ho bisogno. È questo che voglio.
Interrompo il bacio e raddrizzo la schiena, soffermandomi a guardarlo: i suoi occhi brillano come oro al sole, i capelli neri scompigliatissimi in contrasto con il bianco delle coperte, i vestiti un po' sgualciti da quando tra noi i baci e le carezze hanno sostituito le parole. Distende le labbra in un sorriso e il mio cuore si blocca per un istante che sembra durare secoli.
Stando disteso, la maglietta non gli copre un lembo di pelle vicino al bordo dei pantaloni, mettendo in mostra il suo fisico ben allenato. Con le dita gli sfioro delicatamente il solco degli addominali lasciato scoperto, rimanendone quasi ipnotizzato: le nostre carnagioni così diverse creano un piacevole contrasto tra il bianco perlaceo e l’ambrato. Con le dita scendo fino a sfiorargli la cerniera dei pantaloni.
«Aspetta.» Magnus mi afferra per il polso e si mette seduto, rompendo in un istante la bolla di passione in cui ci eravamo rinchiusi. «Non fare cose che non vuoi davvero fare.»
Strabuzzo gli occhi ed all'improvviso la mia mente torna fredda, il mondo riprende di nuovo a girare normalmente. È come ricevere una secchiata d’acqua gelida in faccia.
«Ma io voglio…» Ribatto, ma la voce mi muore in gola.
«No, non vuoi. Tu vuoi smettere di pensare a tua madre.» Mi dice, ma nella sua voce non ci sono né rabbia né irritazione.
Vorrei dirgli che non è vero, che desidero davvero andare oltre con lui qui e ora, ma non è così. 
Tutto ciò che voglio è svuotare la testa, trovare un appiglio a cui reggermi per non farmi travolgere dalle emozioni. 
Fino ad ora la mia famiglia è sempre stata il pilastro portante della mia vita, ma adesso tutto sembra crollare come un castello di carte.
«Mi ha mentito.» Soffio. «Ha mentito a me, a Izzy, a Jace e a Max. Lo ha fatto per anni.»
«Lo so.» Appoggia la sua fronte sulla mia, le sue braccia mi avvolgono. «Mi dispiace, Alec.» 
«Come faccio a dirlo a Izzy?» Gli chiedo, scrutando la sua espressione per trovare anche la più magra delle rassicurazioni. «Le si spezzerà il cuore a scoprire una cosa del genere. Forse nemmeno mi crederà. Nostra madre, una scienziata Erudita che lavorava per il governo insieme a nostro padre? Se non fosse per quei documenti non ci crederei nemmeno io.» 
Restiamo in silenzio qualche istante, ognuno immerso nel caos dei propri pensieri. Nessuno dei due sembra intenzionato a spostarsi da questa posizione, lui con le braccia attorno alla mia schiena ed io seduto sul suo bacino a circondargli i fianchi con le cosce. 
Arrossisco al pensare a quello che stavamo facendo solo due minuti fa, ma sentire Magnus così vicino mi dona uno strano senso di pace.
Non ho perso tutto. Forse c'è qualcosa di buono in tutta questa faccenda, ed è qui di fronte a me. Non posso, non voglio perderlo.
«Devo chiederti due cose.» Affermo, cercando di non lasciarmi soffocare dal groppo che mi si sta formando in gola.
Lui riporta tutta la sua attenzione su di me. «Dimmi.»
«Per prima cosa...mi aiuteresti a spiegare tutta questa storia a Izzy, Jace e Clary?»
«Se è questo che vuoi sì, ti darò una mano.» Risponde, inclinando un poco la testa. Reprimo l'istinto di baciarlo di nuovo. «E la seconda cosa?»
Sono ancora in tempo per inventare una bugia e retrocedere sui miei passi. Forse è troppo presto, forse Magnus rifiuterà spezzandomi il cuore per una seconda volta. 
Ma ormai è tardi per tornare indietro. Prendo un profondo respiro e, chiudendo gli occhi come a temerne le conseguenze, mi butto.
«Io e te...siamo qualcosa



§



~ Isabelle ~


Guardare tutte queste persone riunirsi felici mi fa sorridere senza volerlo. Mi piace il rumore causato dalle chiacchiere di chi non si vede da giorni ma continua comunque ad amarsi da lontano.
Jace ha insistito molto per presentare Clary a alla mamma, ottenendo ovviamente un successone: a quale madre non piacerebbe una ragazza come lei? Così minuta e naturalmente graziosa, semplice e senza tanti grilli per la testa. Più o meno il mio esatto opposto.
Lancio uno sguardo verso Alec, intento a parlare con nostro fratello. Probabilmente Max lo starà bombardando di domande, lui ha sempre adorato gli Intrepidi, un po' come tutti i bambini in fondo: chi non amerebbe un gruppo di persone spericolate in nero che saltano dai treni e sorvegliano le mura della città? 
Alec lo ascolta sorridente, felice di rivederlo. Ma nel suo sorriso c'è anche qualcos'altro, qualcosa che non penso di aver mai visto in lui prima d'ora. È sempre stato un ragazzo serissimo, più maturo del normale, soprattutto da quando papà è stato cacciato e lui ha sentito su di sé il dovere di prendersi cura della nostra famiglia.
Spesso io e Jace ci siamo preoccupati per lui, pensando che stesse accumulando troppi pesi sulle spalle. Ma quando ieri sera mi ha rivelato di essere gay, con il viso terrorizzato e quasi colpevole, ho capito che non stava caricando pesi solo sulle sue spalle, ma anche sul proprio cuore.
Adesso invece sembra un po' più spensierato, un po' più felice e un po' più adolescente. 
Non mi è difficile intuirne il perché: stamattina, mentre difendeva Magnus dalle accuse di Jace, i suoi occhi azzurri che gli ho sempre invidiato sembravano bruciare d'ardore. La sua parte tranquilla e riflessiva pareva esser sparita del tutto, lasciando spazio ad un Alec incredibilmente più audace e sicuro.
«Iz, a che pensi?» Jace mi riscuote dai miei pensieri, lo sguardo un po' ansioso. «Clary ci sta portando da sua madre e mi presenterà, Cristo, ho bisogno di supporto emotivo da parte di mia sorella ma tu stai con la testa altrove.» 
«Scusa.» Gli dico, affrettando il passo dietro Clary, intenta a prendere a spallate chiunque si contrapponga fra lei e sua madre. C'è troppa confusione perché senta ciò che io e Jace ci stiamo dicendo. «Pensavo ad Alec.»
«Ah.» Ribatte. «Scioccante eh?» 
«Non è scioccante che sia gay, è scioccante che ce lo abbia tenuto nascosto per tutto questo tempo.» Comincio a giocare nervosamente con i capelli stretti nella coda. Clary, davanti a noi, si ferma per scusarsi con un uomo Abnegante a cui è andata accidentalmente addosso nella foga.
«Credo che fosse spaventato, lo hai visto questa mattina quando me lo ha detto. Sembrava avesse ucciso qualcuno.»
«E di Magnus? Di Magnus che mi dici?» Gli chiedo. «Pensi che tra loro due sia una cosa seria?»
Lo vedo perdersi nei suoi pensieri per un istante, poi scuote le spalle senza convinzione.
«Non ne ho idea, ma conosco abbastanza bene Alec da poter dire che non è tipo da storie occasionali. Non mi sorprenderebbe se gli chiedesse di mettersi insieme a lui.» 
«E se Magnus gli dicesse di no?» Domando, sentendo un moto di paura crescere al pensiero di mio fratello con il cuore spezzato. Non riuscirei a sopportarlo, Alec merita tutto tranne che qualcuno che lo ferisca.
Jace, prima di rispondere, arriccia un angolo della bocca in un ghigno. «In quel caso gli sfonderò il culo. A calci.»
Finalmente arriviamo dalla madre di Clary, una donna Pacifica dall'aspetto molto giovane. Non appena la vede Clary si catapulta fra le sue braccia e la stringe forte, lasciandosi cullare per un po'.
La loro somiglianza è impossibile da non notare, considerando che hanno entrambe gli stessi occhi verde smeraldo, riccioli rossi per chioma e il viso spruzzato di lentiggini. Ha un aspetto molto più dolce rispetto a nostra madre, ma forse è solo per via della diversa fazione. I Pacifici sono sempre dolci.
«Come sta andando l'Iniziazione?» Le chiede, e Clary sorride un po' incerta. 
«Va benissimo mamma.» Risponde lei, poi si scosta e fa segno a me e a Jace di avvicinarci. Non ho mai visto Jace così teso, quasi avesse paura di essere colpito da un fulmine all'improvviso. Alec è fuori di testa per Magnus, Jace è fuori di testa per Clary e l'unica normale rimasta sono io.
«Lei è Isabelle.» Mi presenta Clary, ed io accenno un sorriso impacciato. «E lui è suo fratello Jace...ed è il mio ragazzo.» 
Pronuncia quelle parole arrossendo da capo a piedi, mentre sua madre squadra Jace dall'alto in basso. Lui prende forza, gonfia il petto e raddrizza le spalle come un vero soldato. 
«Io sono Jace Lightwood.» Pronuncia, la voce ferma e sicura. «So che sembro il tipo di ragazzo che viene a casa tua e le dà fuoco, ma non lo sono. Sua figlia è la ragazza più fantastica che abbia mai conosciuto, è piccola ma forte, è intelligente e allegra, anche se a volte ha proprio un caratterac-» Gli tiro una gomitata fra le costole e lui geme di dolore. «Intendevo dire, che Clary è una ragazza veramente tosta, l'unica che sia mai riuscita a tenermi testa anche se la supero di almeno mezzo metro. Perciò vorrei mi permettesse di essere il suo fidanzato.»
Okay, cavoli. Jace ci sa fare con le parole quando vuole. Lo guardo nello shock più totale.
Clary lo osserva con gli occhi spalancati e brillanti, potrei sentire il suo cuore battere da qui.
La donna si avvicina di un passo, facendo battere gli stivali rossi sul duro pavimento di pietra e cemento. Nonostante sia molto più bassa di lui, Jace la guarda leggermente intimorito.
«Anche se ti dicessi di no non staresti lontano da mia figlia, suppongo.» Constata lei, scannerizzandolo da dietro le palpebre socchiuse.
«Temo di no.» La sua risposta è schietta e sincera. Dopotutto, lui ottiene sempre quello che vuole.
«Beh, Jace Lightwood, io sono Jocelyn Fairchild e non ti perderò d'occhio facilmente.» 
Clary tira un sospiro di sollievo, mentre Jace azzarda un sorriso sbilenco.
Mi sento un po' un'intrusa qui, tra mio fratello e quelle che saranno forse le sue rispettive moglie e suocera. 
Eppure non posso fare a meno di esser contenta di vedere Jace finalmente con la testa attaccata sul collo e non alla consueta ricerca di pericoli e svago. 
«Assomigli un sacco a tua madre, Isabelle.» Stavolta Jocelyn si rivolge a me, con la sua solita aria pacata.
«Come fa a conoscere mia madre?» Chiedo, un po' sorpresa. Che abbiano la stessa età?
«Frequentavamo il corso di scienze insieme a scuola, ormai più di vent'anni fà. Per caso è qui?» 
«Sì, le ho detto di aspettare un attimo me e Jace, sta...» Mi volto verso l'entrata, dove fino a poco fa mia madre, Max e Alec stavano parlando. Di loro però non pare esserci traccia, neppure se li cerco fra la moltitudine di persone. Il chiacchierio sembra essersi intensificato, così come i visitatori. 
«Jace, dove stanno mamma e Max?» Gli chiedo, sotto gli occhi un po' perplessi di Clary e Jocelyn.
«Non so, avevano detto che ci avrebbero aspettati. Pure Alec è sparito.» Nota, facendo guizzare lo sguardo da una parte all'altra dell'atrio.
«Perché ho come l'impressione che centri Magnus?» Credevo di averlo pensato silenziosamente fra me e me, invece l'ho detto ad alta voce.
«Magnus Bane?» Negli occhi di Jocelyn passa un'ombra. 
«È il nostro allenatore.» Specifica Clary con un'alzata di spalle. «Alto, capelli sparati, occhi da gatto. Non puoi non notarlo.»
La donna sembra inorridire, come se le avessero ammazzato qualcuno davanti agli occhi. 
La vedo passarsi velocemente le mani sui vestiti dai colori caldi, aprire la piccola borsa che porta a tracolla ed estrarne un foglietto stropicciato. Lo posa tra le mani di Clary e le dà un bacio veloce. 
«So che tuo fratello non verrà.» Le dice. Le lacrime fanno sembrare i suoi occhi smeraldi incastonati nel viso etereo. «Ma dagli questo quando lo vedi.»
Senza nemmeno accennare un saluto si avvia verso l'uscita, scomparendo fra le sagome degli altri visitatori. La seguiamo con lo sguardo finché non perdiamo di vista la sua folta chioma rossa,.
«Che cazzo è successo?» Chiede Clary. La sua voce è atona, il suo sguardo perso nella folla. 
Jace si avvicina piano a lei ed io lo imito, sbigottita da ciò che è appena accaduto. Jocelyn è apparsa come un raggio di sole, per poi andarsene simile ad uno spettro. 
Clary passa le dita sul foglietto della madre, in modo che l'immagine su di esso sia ben visibile alla luce che filtra dal soffitto: è una foto leggermente scolorita, rovinata dal tempo e dai bordi consumati. Ritrae quella che sembra una famiglia felice, quattro persone che sorridono dietro ad una torta di compleanno. 
Poi però, guardandola meglio, mi rendo conto di chi siano quelle persone: Jocelyn mentre tiene in braccio una bimba con le treccioline rosse, un altro bambino che spegne le candeline sulla torta ed un uomo robusto dai lineamenti affilati. 
«Me la ricordo questa foto.» Sussurra Clary, accarezzando distrattamente il foglio con il pollice. «Era il compleanno di Jonathan...e noi eravamo ancora una famiglia.» 
«Che cosa è successo poi?» Chiede Jace, osservandola come se fosse un cristallo pronto ad andare in frantumi.
«Mio padre era un…violento. Mia madre chiese il divorzio, perché lui era un uomo subdolo e senza scrupoli. Così mio padre, non so in che modo, è riuscito a trasferirsi dai Candidi. Jonathan andò con lui di sua spontanea volontà.» 
«E ora...tuo padre dov'è?» Le poso una mano sulla spalla, cercando di infonderle affetto e sicurezza. So benissimo cosa si prova a crescere senza un genitore, ma almeno io avevo Alec e Jace, da sempre porti sicuri in cui approdare. Lei, invece, ha perso padre e fratello in un colpo solo.
«In galera.» Sputa. «Per omicidio, se non sbaglio. Da quel giorno credo che Jonathan abbia avuto i Servizi Sociali in casa, sapete, quella roba che fanno gli Abneganti per aiutare i minori con i problemi. Mia madre è stata depressa per un paio d'anni, dopo tutti quegli avvenimenti. È stato uno schifo.»  
Jace fa un altro passo verso di lei, annullando la distanza che li separa. Con le dita le accarezza i capelli, fino ad arrivare alla nuca ed attirarla a sé in un bacio dolce, pieno di reciproco amore, rispetto e promesse. Distolgo lo sguardo, riportandolo dove prima si trovava mia madre. Vederli baciarsi è un po' come mettersi ad origliare un discorso intimo e privato, fatto di parole che nessuno a parte loro due riesce a capire. Clary è così piccola che Jace riesce ad avvolgerla completamente con le braccia muscolose, a momenti sollevandola da terra.
«Perché se n'è andata quando abbiamo nominato Magnus?» Chiedo, non appena il loro bacio si conclude. 
«Questo non lo so.» Clary è pensierosa, come se una nube scura di preoccupazioni le si fosse annidiata in testa, ma dopo che Jace l'ha baciata sembra che i suoi muscoli si siano un po' rilassati. «Ma c'è qualcosa che non mi convince. Che cavolo di legame può avere mia madre con Magnus, che è solo pochi anni più grande di noi?» 
«L'unica è andare a chiederlo a lui stesso.» Propone Jace, guardandosi intorno. «Ci conviene ritrovare Maryse e Max. Tu Iz vai a cercare Alec.»
Annuisco, spedita verso i piani superiori della Torre, riservati agli Intrepidi che lavorano qui tutto l'anno: qualcosa mi dice che se troverò Magnus troverò anche mio fratello, insieme a tutte le risposte che cerchiamo. 



§



La prima cosa che vedo, una volta riaperti gli occhi, è l'espressione sbigottita di Magnus.
«Se siamo...qualcosa?» Ripete, come a valutare il peso di quelle parole. «Perché una simile richiesta?»
Mando giù a fatica il groppo che mi si è formato un gola.
«Così.» Rispondo, mettendoci tutto il menefreghismo e l'indifferenza possibili. «Quando sto con te sto bene, perciò ho pensato che anche tu magari stessi bene con me e...» 
Le sopracciglia di Magnus schizzano in alto, non so se per la sorpresa o se per la mia patetica “dichiarazione”. 
«E?» Mi incita. Non so se sia un'allucinazione o soltanto uno strano effetto della vista, ma gli occhi di Magnus sembrano essere tornati a brillare. Ormai più a fondo di così non posso andare, no?
«E mi piaci, per questo te l'ho chiesto. Vorrei...fare sul serio, con te. E vorrei che anche tu lo facessi con me.»
Il modo in cui mi sta guardando è così stupito che mi chiedo se mi siano spuntate delle antenne in testa: che abbia detto qualcosa di terribilmente stupido? 
Magnus si sporge un po' con il viso, facendo sfiorare i nostri nasi. Dalla leggera curva della sua bocca sembra divertito.
«Alexander, mi stai chiedendo di fidanzarci?» Chiede, delineando con l'indice la forma della mia mascella. Trattengo a stento un brivido.
Io e Magnus, una coppia qualsiasi? Mi sembra quasi impossibile, ma forse ne vale il rischio. 
«Ecco…forse. Se vuoi. Voglio sapere di potermi davvero fidare di te, che siamo una squadra.» 
Quando le sue labbra si posano sulle mie, ogni singolo muscolo del mio corpo si tende fino a far male, per poi sciogliersi completamente sotto il tocco delle sue mani. 
Con un colpo di bacino ribalta le posizioni, ed io sento tutto il peso del suo corpo premermi contro il materasso. Rimango con le gambe ancorate ai suoi fianchi, le mani intente a scompigliargli i capelli. 
Rimaniamo in silenzio qualche istante, mentre trattengo il fiato per quelle che sembrano ore. C'è qualcosa di terribile e meraviglioso in questa attesa, forse per la paura, forse per il respiro caldo e irregolare di Magnus che s'infrange sul mio viso. 
«Sì.» Soffia. «Mi piacerebbe essere il tuo ragazzo. Ma ad una condizione.» 
Deglutisco quando lo vedo sorridere malizioso, preoccupato ed emozionato allo stesso tempo.
Vengo scosso da un brivido nel momento in cui con l'indice definisce il contorno delle mie labbra, per poi passare al mento e alla gola, dove si sofferma particolarmente sul pomo d'Adamo. 
«Guai a te se osi nascondere uno dei miei succhiotti un'altra volta.» Mi intima, ma con la voce divertita. 
«Perdonami Magnus, sono complice dell'occultamento.» Commenta una voce femminile dall'uscio, facendoci sobbalzare entrambi. Mia sorella non ha mai avuto un aspetto più dispettoso e soddisfatto, mentre se ne sta appoggiata con nonchalance sullo stipite della porta.
Non avevamo chiuso a chiave, e sicuramente è entrata mentre eravamo troppo distratti per notarla. Me la pagherai Isabelle Sophia Lightwood.
«Io...» Magnus si tira su e scende dal letto, spostando nervosamente lo sguardo da me e mia sorella. Lei, però, alza il palmo della mano e lo sventola come un ventaglio.
«Non preoccuparti, so già tutto.» Un sorrisetto soddisfatto le balena sulle labbra.
«Glielo hai detto?» Mi chiede Magnus, ed io arrossisco un po'.
«Non proprio...lei e Jace mi hanno beccato con il tuo succhiotto in bella vista sul collo.»
«Ci ho messo un sacco a coprirglielo con il fondotinta!» Si lamenta, poi però torna seria. «Mi dispiace avere interrotto la...sessione di baci, ma avevo bisogno di voi.»
Preso da un lieve moto di preoccupazione mi metto a sedere, ma quando lo faccio il mio campo visivo si riempie di punti scuri. Baciare Magnus così a lungo deve avermi fatto completamente defluire il sangue dal cervello. 
«Devo sapere dov'è la mamma.» Annuncia, poi sposta lo sguardo su Magnus mentre il mio cuore perde un battito. «E devo sapere se hai mai avuto rapporti di alcun tipo con Jocelyn Fairchild.»  
Lui apre la bocca per risponderle, ma io lo anticipo raccogliendo il fascicolo abbandonato sul pavimento. Soltanto due metri mi separano da mia sorella, ma temo che attraversata quella brevissima distanza tutto il suo mondo possa andare a pezzi. Il mio ormai è crollato già da un po'. 
«Mi dispiace Iz.» Le dico, dandole i documenti. «Ma temo che nostra madre ci abbia mentito per tutta la vita.» 



§



«Pensavo fosse nostro padre la merda in famiglia.» Sputa Iz, gettando il fascicolo a terra. Jace cerca di calmarla, ma lei se ne rimane in piedi e immobile, il volto come ghiaccio.
Non appena Isabelle ha visto il fascicolo, le ho chiesto di andare a chiamare Clary e Jace affinché Magnus potesse spiegare loro la storia del Circolo. Mentre la raccontava, nei suoi occhi imperversavano ombre scure simili a spettri. La sua voce era completamente atona, ma osservandolo sono riuscito a capire che era tutto fuorché tranquillo o indifferente: quando è preoccupato o nervoso tende a mordersi l'interno della guancia a sangue, gesto che ha compiuto innumerevoli volte nel corso degli ultimi venti minuti.
Dopotutto, non siamo altro che i figli di coloro che gli hanno rovinato la vita. 
«Mia madre ha davvero fatto queste cose?» Chiede Clary, a nessuno in particolare. «Mio padre Valentine era un pazzo, ma lei è sempre stata così...buona.» 
«Come hanno fatto a cambiare fazione dopo i sedici anni? La legge non lo permette.» Nota Jace, parlando per la prima volta da quando è arrivato.
«Facevano parte del governo, perciò non credo abbiano riscontrato molti problemi nell'aggirare la legge.» Magnus ha palesemente la testa altrove, persa nei propri ricordi. Mi chiedo quanto terribile possa essere trovarsi in una simile situazione: per noi è scioccante, ma non oso immaginare quanto per lui sia doloroso.
«Stai bene?» Spero di non far trapelare qualche emozione di troppo, mentre glielo chiedo. 
«È passato un sacco di tempo. Ma tutto mi aspettavo tranne che ritrovarmi i pupilli dei miei aguzzini come allievi.» Ammette con amarezza.
Nella stanza sembra essere calato il gelo. Nessuno sa effettivamente cosa dire, se sentirsi dispiaciuto, arrabbiato o preso in giro dal brutto scherzo che ci ha giocato il destino.
«Ma se tu sapevi chi fossero quegli Eruditi...come hai fatto a non capire che siamo figli loro?» Iz avvolge i suoi lunghi capelli attorno alle dita, tirandoli un po' per scaricare la tensione. È ferita ed infuriata, mi basta guardarla. Lo siamo tutti.
Magnus scuote leggermente la testa, ed inspira come se fosse rimasto a lungo in apnea. Quando le risponde, però, il suo sguardo non è rivolto a lei: è puntato verso di me, così intenso da farmi arretrare di un passo.
«In realtà l'ho capito, Izzy. L'ho capito poco tempo dopo il vostro arrivo qui, e in quel momento ho realizzato che farvi fuori sarebbe stato facile come sbarazzarsi degli insetti: avrei potuto farvi fallire l'Iniziazione, spararvi, gettarvi giù dallo Strapiombo...avrei avuto la mia vendetta contro quelli del Circolo. Nessuno avrebbe sospettato di me.» Continua a guardarmi, le labbra schiuse in un sorriso che mi fa tremare le ginocchia. «Ma mi sono innamorato di tuo fratello, perciò temo che il mio desiderio di vendetta si sia assopito.»
Clary in fondo alla stanza spalanca la bocca, seguita a ruota dai miei fratelli, ma io a malapena li noto. 
Tutto sembra perdere consistenza, i mobili, le pareti e i miei amici ridotti a chiazze indistinte di colori. Magnus rimane stagliato al centro del mio campo visivo come una sagoma nitida e luminosa, una stella lontana sullo sfondo del cielo. Ho un groppo in gola tale da non riuscire nemmeno a respirare, figurarsi pensare o dire qualcosa che possa anche solo lontanamente spiegare come mi sento.
Prima che possa aprir bocca una sirena acuta riecheggia fra i corridoi, lunga e acuta come l'ululato di un lupo. Il mio contatto visivo con Magnus si spezza e già ne sento la disperata mancanza.
«Siamo in ritardo.» Annuncia quest'ultimo, aprendo la porta e facendoci cenno di seguirlo. Ma in ritardo per cosa? Fino ad ora non avevano mai dato un simile allarme, che riesce in un istante a terrorizzarmi. Un altro attacco degli Eruditi?
Siamo tutti un po' scossi, Jace in particolare ha un'espressione nervosa e turbata. Mi lancia uno sguardo pieno d'urgenza, un segnale chiaro: deve parlarmi, e subito.
«Perchè tutta questa urgenza?» Gli Intrepidi si riversano come un fiume scuro nei corridoi,  parlando ad alta voce fra loro. Sembrano diretti tutti verso il piano più basso, dove fino a poco fa si svolgevano le visite.
«Perchè?» Magnus sembra quasi cinguettare dal divertimento. «Ma come, non siete curiosi di sapere se avete superato la prima parte dell'Iniziazione?»



§



«Quindi, fammi capire...i tuoi genitori erano nel Circolo?» Dirlo ad alta voce mi fa sentire come se dei nuvoloni si stessero affollando sopra la mia testa, pronti a scagliarvi tuoni e fulmini. Se c'è una cosa di cui Jace ha sempre evitato di parlare, quella erano i suoi genitori: forse gli faceva troppo male parlarne, anche se non voleva farlo a vedere.
«Sì. Nel fascicolo di Magnus c'erano anche loro: Stephen Herondale e Céline Montclaire. Ora capisco come facevano a conoscere i tuoi.» Serra i pugni con così tanta forza da far sbiancare le nocche. «Forse avrei preferito non ricordarmeli.»
«Jace...» Questo è uno di quei momenti in cui vorrei sapere cosa dire. Pensavo di aver avuto a che fare con ogni singola sfaccettatura della sua personalità, e che quando ce ne sarebbe stato il bisogno non avrei avuto problemi a capire la cosa giusta da fare. 
Ma forse le persone hanno troppe sfumature per essere capite appieno.
La Torre è gremita di Intrepidi che chiacchierano e si sporgono dalle balaustre, spintonandosi e sporgendosi, simili a spettatori in attesa.
Woolsey, Tessa e Magnus hanno collocato un grande schermo nero al centro dell'atrio, dove gli Iniziati hanno l'aspetto di chi sta per essere giustiziato pubblicamente. 
«Come Capo-Fazione, sarò io a dare l'annuncio ufficiale.» Tutte le voci si spengono al cospetto di quella di Woolsey, ferma e profonda. «In questo istante termina la prima fase dell'Iniziazione. Nonostante tutti vi siate impegnati al massimo, alcuni di voi oggi termineranno questo percorso.»
Improvvisamente mi manca l'aria. Cerco lo sguardo di Jace, ma è assorto nei suoi pensieri. Clary e Iz sono qualche fila più avanti, mia sorella si volta verso di me e piega le labbra in un sorriso teso. 
«Nulla di personale, ovvio.» Continua Woolsey, passandosi una mano fra i capelli chiari. «Ma le regole sono le regole. Io e il vostro allenatore abbiamo discusso molto su chi resterà e su chi invece si unirà agli Esclusi. Quando questo schermo alle nostre spalle si accenderà, compariranno i nomi di quelli che hanno superato la prima fase. Coloro che non vedranno il loro nome, saranno scortati fuori.»
Voglio morire. Voglio che mi crolli il tetto in testa. Cosa farò se il mio nome non compare su quel maledetto schermo? Ogni mio singolo sforzo, ogni mio singolo risultato ottenuto fino ad ora andrebbe in fumo insieme a tutta la mia vita.
Chiudo istintivamente gli occhi, la tensione comincia a darmi la nausea. Non può finire adesso.
Passano solo pochi secondi, ma sembrano millenni. Un chiasso assordante causato dalle grida e dagli applausi degli Intrepidi mi costringe ad aprire gli occhi.
Quasi cado a terra quando Jace si aggrappa al mio collo e mi scuote per le spalle senza la minima delicatezza.
«Alec devi guardare quel fottuto schermo!» Mi urla nell'orecchio, più esaltato che mai.
Faccio come mi ha detto, e quasi mi sento cedere le gambe dalla gioia: di sessantatre persone che siamo, che eravamo, sullo schermo compaiono soltanto quaranta nomi, disposti in una classifica sulla cui vetta spicca il nome di Jace, seguito da Jonathan. 
Scorro velocemente l'elenco dei nomi: Jace Lightwood, Jonathan Morgenstern, Avril De Ville, David Collins...scorrendo trovo il nome di Izzy, che si è piazzata tredicesima. Sapere che sia lei che Jace sono passati mi tranquillizza, almeno un po'.
Poi finalmente lo vedo, simile a un miraggio in lontananza: Alec Lightwood, eccolo lì il mio nome, che si staglia luminoso sullo schermo nero. Sono passato. Sono passato!
«Cazzo!» Urlo, troppo felice per darmi una regolata, unendomi al coro degli altri Intrepidi. Sono così euforico che nemmeno mi accorgo di come io e Jace ci stiamo letteralmente stritolando saltellando sul posto, mentre ci diamo delle pacche sulla schiena così forti che già sento formarsi i lividi. 
Izzy e Clary ci raggiungono subito, urlando con un tono leggermente più alto del normalmente consentito. Probabilmente tutti sono troppo impegnati ad esultare per sentirle.
«Sono passata anch'io!» Urla la rossa additando lo schermo. «Ventiduesima!» 
Jace sembra emettere scintille. «Stasera c'è una festa più grande di quella a cui siamo andati l'ultima volta, ci andiamo e ci prendiamo una sbronza tale da ubriacarci pure l'anima!»
«No!» Mi affretto a dire, ricordando il finale osceno dell'ultima festa. Anche se, dopotutto, mi ero guadagnato una dormita in camera di Magnus. «Io non mi sbronzo.»
«Va bene, allora Alec ci farà da mamma chioccia.» Izzy mi abbraccia e mi schiocca un bacio sulla guancia. «Comunque, che stanno facendo quei tipi?»
Degli Intrepidi stanno scortando alcuni Iniziati fuori dalla Torre, mentre questi si dimenano e provano invano ad opporre resistenza. Gli uomini però sono troppo robusti e troppo ben allenati per farsi abbattere da dei semplici Iniziati: una di loro smette di ribellarsi e comincia a piangere mentre gli altri si lasciano portare fuori, dove nessuno potrà vederli perdere tutto. Per coloro che non hanno superato questa parte, inizia una vita di fame e miseria come Esclusi.
«Deve essere orribile.» Commenta Clary, distogliendo lo sguardo da quella scena crudele. «Ma noi ce l'abbiamo fatta, no?» 
Annuiamo con la gioia un po' smorzata: siamo soltanto a metà strada: ciò significa che dovremo fare altri test, sottoporci ad altri allenamenti, superare altri ostacoli.
Significa anche però che potrò ancora lottare per la mia vita, stare ancora con i miei fratelli, con Clary, con…Magnus. Lo cerco con lo sguardo tra la folla e lo trovo a congratularsi con un gruppetto di altri Iniziati come noi. 
«Allora, si va a fasteggiare?» Domanda Iz euforica.
Proprio in quel momento Magnus alza lo sguardo verso di me: le sue labbra si distendono in un sorriso splendido, per poi mimarmi un “congratulazioni”. 
«Sì.» Rispondo, con un mezzo sorriso e il cuore su di giri. «Si va a festeggiare.»
   
 
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