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Autore: My Pride    29/04/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Something I can't tell you yet Titolo: Something I can't tell you yet
Autore: My Pride
Fandom: Batman Beyond
Tipologia: One-shot [ 1737
 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Damian Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent
Rating: Giallo
Genere: Generale, Malinconico
Avvertimenti: What if?, Hurt/Comfort, Slash
Drops Challenge: Gli occhi, non il sorriso. La felicità si vede lì

 


BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Non era la prima volta che Damian si feriva in quel modo, e non era nemmeno la prima volta che Jon si trovava ad occuparsi di lui.
    Non avrebbe dovuto essere lì, lo sapeva, ma nessuno sarebbe stato in grado di fermarlo anche se avesse provato a farlo. Da quando Damian aveva abbandonato Gotham e si era unito a suo nonno per seguire la sua causa, nessuno era più riuscito a tenersi in contatto con lui. Nessuno tranne Jon.
    Damian era sempre stato bravo ad uscire dai radar e a non farsi trovare. Chiunque lo sapeva, e riuscire a localizzare la vera posizione di Ra's Al Ghul - soprattutto da quando gran parte delle sue basi segrete erano state prese d'assalto da Batman - sarebbe stata un'impresa titanica se Jon non avesse conosciuto a memoria il battito del cuore di Damian. Gli era bastato chiudere gli occhi e sintonizzarsi su di esso prima di volare da Metropolis al Tibet in meno di cinque minuti, lasciandosi un boom sonico alle spalle.
    La prima volta che aveva sorvolato quei cieli era stato incauto e aveva rischiato che la Testa del Demone ordinasse ai suoi uomini di ucciderlo; era stato fortunato se Damian, trovandosi nell'enorme arena su cui Jon era stato fatto atterrare con delle frecce di kryptonite, fosse intervenuto e avesse richiesto clemenza per il suo earis. Jon non aveva capito subito il significato di quella parola, almeno finché non era stato portato nelle stanze di Damian e Damian stesso gli aveva rivelato di aver praticamente detto a suo nonno che erano sposati. Jon era arrossito dalla testa ai piedi, ma aveva compreso il motivo per cui Ra's lo aveva guardato con entrambe le sopracciglia sollevate e con l'aria di chi era pronto a metterlo alla prova. Persino Talia aveva insistito sul fargli dimostrare il suo valore, e lui aveva dovuto abituarsi all'idea che la famiglia Al Ghul mettesse davvero l'onore davanti ad ogni cosa.
    Aveva superato le prove, certo. Ra's e Talia non avevano smesso di fissarlo con la stessa intensità con cui si guardava una preda, ma almeno nessuno aveva tentato di ucciderlo le volte successive in cui era volato fin laggiù per andare a trovare Damian. La sola condizione? Tacere. Tacere con tutti, soprattutto con la famiglia, di essere riuscito a trovare Damian. Jon aveva combattuto una battaglia interiore non indifferente, poiché da un lato avrebbe voluto tranquillizzare Bruce ma, dall'altro, aveva paura che parlare avrebbe significato tradire la fiducia di Damian e condannarlo ad una vita letteralmente in fuga con suo nonno. Così, dopo aver chiesto un giorno per rifletterci - il suo cervello operava a velocità inumane, per lui sarebbe stato come un mese -, aveva infine dato ascolto al proprio cuore e promesso col proprio sangue che avrebbe taciuto. E lo aveva fatto fino a quel momento, anche se, nel vedere le ferite di Damian, si chiedeva se avesse davvero fatto la cosa giusta.
    Damian gli aveva spiegato a grandi linee cos'era successo, e ciò non aveva di certo dissipato la preoccupazione di Jon. Seduti sull'enorme materasso della camera da letto, con la moltitudine di cuscini colorati e coperte che creavano una sorta di alcova intorno a loro, Damian gli aveva detto che era andato con suo nonno in un villaggio vicino governato da un uomo che privava il proprio popolo del cibo che spettava loro, così Ra's, conscio che quel villaggio sarebbe potuto servire ai suoi scopi e che sarebbe stato più utile come sostegno che come terra bruciata, aveva ingaggiato un furioso combattimento con quell'uomo; il resto dell'esercito aveva ovviamente reagito, e si erano ritrovati a lottare per porre fine al conflitto. Non era durata molto, ma era comunque stata abbastanza per procurare loro delle ferite nonostante il bearsi delle grida di giubilo del popolo.
    Jon sospirò e scosse la testa, imbevendo la pezza nella bacinella d'acqua calda e disinfettante che aveva abbandonato sul letto prima di strizzarla e passarla sulle ferite di Damian, che sibilò appena. Ra's aveva insistito per far sì che si immergesse nelle acque di Lazzaro e curasse in quel modo le sue ferite, ma Damian era stato irremovibile e aveva affermato che, a meno che non fosse stato in fin di vita, non avrebbe utilizzato la pozza per tagli che sarebbero guariti in un paio di settimane. Jon stesso aveva concordato, rassicurando l'uomo che avrebbe pensato lui stesso a quelle ferite - soprattutto perché Damian, in un sussurro, gli aveva detto di non voler essere toccato da nessun altro - nonostante i medici di Talia fossero stati più che pronti ad occuparsene. In privato, quando Jon gli aveva chiesto per quale motivo avesse preferito che ci pensasse lui, Damian gli aveva spiegato che aveva avuto brutti trascorsi con i medici di sua madre e che preferiva non ritrovarsi strani aggeggi sotto pelle una volta ricucito; così, sedendosi sul letto, si era privato della sua tunica verde e oro e, facendola scivolare lungo le spalle, si era fatto aiutare per l'armatura sottostante, lasciando poi che Jon si occupasse delle sue ferite.
    Tamponando quella pelle, Jon si concentrò sul battito del cuore di Damian e sui rumori circostanti, dal respiro appesantito di Goliath che sonnecchiava fuori al mormorio distante di ogni singolo abitante di quel palazzo sotterraneo, indugiando sul clangore delle spade nella piazza d'addestramento agli ordini impartiti da Talia nella sala del consiglio; di tanto in tanto si sentiva lo scalpiccio di qualcuno che correva fra gli enormi corridoi e il costante gocciolare dell'acqua dalle stalattiti di una caverna profonda, oltre al suono della neve che lui sentiva distintamente sciogliersi. Era tutto così strano da apparire surreale, e a volte Jon si chiedeva se Damian avesse davvero passato i primi dieci anni della sua vita in quel modo o se le cose fossero in parte cambiate.
    Fu il nuovo sibilo di Damian a distoglierlo dai suoi pensieri e Jon si scusò subito per avergli fatto male, allontanando quel pezzo di stoffa dal grosso taglio che aveva. Era profondo, ma non abbastanza da recidere nervi importanti o muscoli, quindi Jon chinò il capo verso di lui e soffiò delicatamente sulla ferita, sentendo Damian irrigidire le spalle prima che drizzasse la schiena.
    «Stai cercando di congelarmi?» domandò con un sopracciglio inarcato, e solo a quel punto Jon si rese conto che quel modo di fare poteva far pensare che stesse per usare il suo soffio congelante.
    Jon scosse la testa, poggiando la fronte contro la sua scapola, proprio poco al di sopra della ferita. «Cercavo di confortarti un po'», ammise in un sussurro, baciando la pelle di Damian sotto il suo sguardo stanco.
    «È un po'... strano», si ritrovò ad ammettere quest'ultimo, ma non lo scacciò. Si beò invece di quel tipo di contatto, sentendo qualcosa, una sensazione a cui non riusciva a dare un nome, stringergli il cuore in una morsa. Avere Jon al suo fianco gli lasciava assaporare un pizzico della normalità che si era lasciato alle spalle, il calore di un abbraccio di qualcuno che lo apprezzava e lo amava per ciò che era e non per l'essere l'unico erede di una Lega millenaria, ma a dividerli del tutto c'era sempre quella decisione che aveva preso e che aveva voluto affrontare da solo per--
    «Quando pensi di tornare a casa con me?»
    La domanda improvvisa di Jon tranciò di netto il filo logico dei suoi pensieri e Damian, fremendo sotto al suo tocco, si voltò dopo un attimo di incertezza per guardarlo oltre la spalla destra. Avrebbe voluto dargli la risposta che aspettava, fargli sapere che aveva fatto dei passi avanti nella sua missione e che presto si sarebbero potuti lasciare tutto alle spalle... ma non lo fece. Invece sospirò, tornando a guardare avanti per stringere a pugno una mano sulle cosce e fissare uno dei cuscini come se lo trovasse stranamente interessante. Era cresciuto in un ambiente simile, avrebbe dovuto essere abituato a tutto ciò che lo circondava... eppure a volte era soffocante e adesso si sentiva come se avesse morso uno dei cuscini e avesse cominciato a mangiarne le piume.
    «Non posso farlo», disse infine, e tra loro piombò il silenzio per quelli che parvero attimi interminabili. A romperlo c'erano solo i loro respiri, e Jon aveva anche cominciato a sentire il ritmo più rapido del cuore di Damian, come se non fosse riuscito a controllarlo come faceva di solito. «Non posso ancora tornare».
    «E non vuoi nemmeno dirmi perché». Jon terminò la frase per Damian prima ancora che lui potesse farlo, e sentì il suo cuore perdere un battito prima che annuisse. Non lo disse, ma tutto, nella postura di Damian e nel modo in cui aveva irrigidito le spalle, faceva capire che sembrava dispiaciuto. Per cosa, però, Jon ancora non lo sapeva.
    «Jon, io...»
    «Lo sai che mi fido, vero?»
    «Sì», affermò Damian, senza esitare a rispondere. Se Jon non si fosse fidato, non avrebbe rischiato di volare fino in Tibet quando gli era possibile, rischiando la fiducia di un'intera Lega solo per inseguire quello che, agli occhi di tutti, era ormai diventato un criminale.
    «Bene. Perché ti conosco da troppo tempo per credere alla stronzata che sei voluto tornare da tuo nonno perché appoggi la sua causa», spiegò Jon, ignorando il fatto che dalle sue labbra fosse uscita un'imprecazione e che Damian, sentendolo, avesse allargato un po' le palpebre. «Qualunque cosa tu stia pensando di voler fare... non ti volterò mai le spalle, D. Sappi solo questo».
    Damian tacque per un lungo momento, come se il suo cervello stesse immagazzinando le parole che erano appena state pronunciate. C'era tanto da dire, tante cose che non avrebbe voluto nascondergli e di cui avrebbe voluto metterlo al corrente, ma... sapeva che, se lo avesse fatto, avrebbe potuto metterlo in pericolo. Per quanto Jon fosse invulnerabile per la maggior parte del tempo, poteva comunque essere ferito. Non si sarebbe mai perdonato se fosse successo. Così sospirò internamente, sollevando maggiormente il mento per fissarlo dritto in viso.
    «Grazie, Jonathan», sussurrò nel regalargli un sorriso ma, nel soffermarsi su quelle grandi iridi verdi che lo fissavano, a Jon si strinse il cuore. Poiché era dagli occhi, e non dal sorriso, che si poteva vedere la felicità di qualcuno. E Damian stava sacrificando la propria felicità per qualcosa di più grande di se stesso.





_Note inconcludenti dell'autrice
Ed eccoci qua, questa storia è stata scritta per la #dropschallenge indetta sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia.  
Ambientato in qualche punto imprecisato di Batman Beyond, quando Damian, dopo aver indossato la nuova tuta, lascia Gotham per tornare con Ra's. Una cosetta accennata qui è nata in una discussione fatta sul gruppo, ovvero il soffiare sulle ferite.
La storia si può considerare un prequel di tutte le altre in cui Damian è la Testa del Demone, perché qui si comincia a delineare il modo in cui lui se n'è andato e soprattutto perché nessuno, a parte Jon, ha capito che fine ha fatto e soprattutto perché ha fatto ciò che ha fatto senza parlarne con qualcuno
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti

A presto! ♥



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