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Autore: Milkyna    04/05/2022    0 recensioni
Questa storia fa parte dell'AU Deathverse.
Un anno dopo l'incoronazione di Twilight come sovrana di Equestria, Cadance ha un brutto incidente in volo e muore, lasciando tutti smarriti e disperati. Al funerale partecipa la rivale di lunga data di Rainbow Dash, Lightning Dust, la quale reca con sé segreti inconfessabili di una famiglia disastrata e che sembrano includere anche la compianta principessa dell'Impero di Cristallo. Come reagiranno i familiari di Cadance? E come cambierà la loro vita dopo aver scoperto il segreto di Lightning Dust?
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Rainbow Dash, Shining Armor, Sorpresa, Twilight Sparkle
Note: Kidfic, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Rarity resistette ancora un paio di mesi, poi cedette.

Non poteva più continuare a stare con Applejack, ad ingannarla come se la sua amicizia decennale non fosse mai valsa nulla per lei.

Era completamente inutile affidarsi al Veleno Eterno, Applejack non l’avrebbe mai amata per davvero, ed alla minima dimenticanza avrebbe rischiato di farsi terra bruciata attorno, proprio come Pinkie.

Così, a metà di ottobre, decise di parlarle a viso aperto, di lasciarla, anche se l’effetto della pozione sarebbe svanito solo due settimane più tardi.

Era disperata, ma determinata: avrebbe chiuso la Carousel Boutique e si sarebbe trasferita a Rockville, vicino a Pinkie, l’amica che più sentiva vicina per peccati e scelte di vita.

Aspettò che Applejack rientrasse dal suo solito giro di vendite al mercato di Ponyville, con le luci spente, e lei china tristemente sopra uno sgabello, a cucire un morbido scialle per la vecchia Granny Smith. Il suo regalo d’addio.

“Ciao tesoro, sono a casa!” le disse la giumenta di terra, appendendo il suo cappello all’appendi cappotti situato all’ingresso.

Aj era allegra, fischiettava, e rimase sorpresa nel vedere la sarta rannicchiata cupamente sopra uno sgabello a cucire.

“Che succede? Stai male?”

“Applejack… C’è una cosa che ti devo dire…”

La compagna andò a prendere una sedia in cucina e si sedette di fianco a lei.

“Ti ascolto.”

Rarity boccheggiò; anche se aveva ben chiare le parole che avrebbe detto, l’inizio era tremendamente complicato.

Stava per distruggere qualcosa di abusivo, che non sarebbe mai dovuto essere, che partiva da una sua fantasia degenere.

Ciononostante, avrebbe devastato anche la genuina amicizia che aveva provato per lei nel corso degli anni…

“Genuina? Se fosse stata veramente amica tua non l’avresti ingannata in quel modo…” le sussurrò una vocina malevola nella mente.

Fu quel senso di colpa a farla scattare:

“… Mi sono innamorata di un mio cliente.”

Una bugia, o meglio, una mezza verità.

In quei mesi di lontananza si era resa conto di pensare parecchio a Pinkie; non sapeva se per senso di comunione, rimorso o un sentimento più profondo.

Gli occhi smeraldini di Applejack si allargarono, facendo stringere il cuore di Rarity per reazione.

“Lo conosco?”

L’unicorno scosse la testa.

Non era vero, ma in fin dei conti aveva importanza, in quel castello di carte che si era creata da sola, dal nulla?

Applejack era ammutolita, ferita, disorientata.

A Rarity faceva male vederla così, anche se dentro di lei stava maturando una consapevolezza nuova, come un raggio di luce che pian piano si fa strada tra le acque annerite dalla notte: non era più innamorata di Applejack: dopo lo shock del mancato matrimonio di Pinkie il suo amore per la giumenta bionda le era parso fioco, opaco, senza contenuto.

“Possiamo darci del tempo per ripensarci e-”

“No, Applejack, credimi, è meglio così.”

Se ne andò quella sera stessa, dopo aver mestamente raccolto le sue cose, ad una ad una, un’ora dopo l’altra. Non volò una mosca per tutta la fattoria, mentre fuori infuriava il vento autunnale.

Spingendo i suoi trolley grazie alla magia, Rarity salutò il Giardino Dolci Mele, dove per poco era stata felice. Con le lacrime che già iniziavano a scendere, gli mandò un bacio e se ne andò.

Si trasferì a Rockville, in una modesta casupola poco distante dalla fattoria dei Pie, e fece in modo di decorarla a suo gusto.

Comprò delle belle vernici, in tutte le sfumature dal bianco al viola, si procurò della lavanda per profumare gli ambienti e distribuì in giro dei volantini per sponsorizzare il suo nuovo laboratorio di sartoria. Sperava di avere una buona clientela anche lì, essendo Rockville un posto piuttosto ostile, bruciato dal sole d’estate e tremendamente freddo d’inverno. Rarity avrebbe avuto una vasta scelta di capi da cucire, dai maglioni ai graziosi costumini da bagno.

Con il passare delle settimane, Rarity si ambientò, ed ebbe anche modo di incontrare Pinkie.

Si stupì parecchio, nel trovarla con una pancia di quasi sette mesi:

“Lui lo sa?” non aveva potuto esimersi dal chiederle.

Pinkie aveva scosso la testa tristemente.

“Non hai intenzione di informarlo?”

La pony ricciuta si accarezzò il ventre.

“No… A cosa servirebbe? Mia figlia crescerebbe in una famiglia falsa, con un padre scontento e una madre piena di sensi di colpa.”

“Sai già che è una femmina?”

Pinkie sorrise.

“Me lo sento.”

“Però, Pinkie… Io credo che tu faccia male a non avvisare Shining… Sarà arrabbiato con te ma non credo rifiuterebbe sua figlia… Flurry sarebbe contenta di avere una sorellina!”

Gli occhi della pasticcera si riempirono di lacrime.

“Ti prego… Dillo almeno a Twilight…”

La ragazza si pulì gli occhi.

“No, Rare… E’ troppo tardi…”

Rarity non seppe cos’altro dire, ma da quel giorno si fece in quattro per Pinkie: la aiutava nelle faccende domestiche, cucinava anche per i suoi genitori e le sue sorelle, le faceva compagnia, parlava con la pancia. Sentiva dentro di sé un calore nuovo, che non aveva mai provato neppure con Applejack, ma non osava dire niente all’amica. Non voleva rovinare la loro bella amicizia, e in quel momento la priorità spettava alla nuova vita.

Giunse il mese di aprile dell’anno 2025, e con esso, la data del parto di Pinkie.

Rarity era lì, accanto a lei, mentre la pony rosa sudava e spingeva, coadiuvata dal dottor Lumpy, il medico che aveva sempre seguito la famiglia Pie.

La madre di Pinkie aveva sempre partorito in casa, ed anche la figlia aveva preso quella strada.

Rarity le stringeva lo zoccolo e sudava anche lei, percependo la sofferenza e la tristezza della sua amata, colei a cui aveva donato tutto il proprio affetto platonico, ed era stata una sensazione purissima, scevra di ogni malizia.

Avrebbe dovuto esserci Shining Armor al suo posto… Ma lui era lontano, forse rabbioso, forse indifferente. Di sicuro ignaro.

“Il battito si fa debole.”

“Huh? Il battito di Pinkie? O del piccolo?” chiese Rarity.

Il dottor Lumpy non ebbe modo di risponderle, perché in quel momento, venne alla luce la figlia di Pinkie.

Aveva avuto ragione, era una puledrina. Era un unicorno bianco come il padre, con gli occhioni color del cielo e qualche ciuffo riccio sulla testina. I capelli viravano dal fucsia di Pinkie alle due tonalità di blu di Shining Armor.

Quando il dottore l’ebbe pulita, Rarity la prese in braccio e si mise a piangere.

“Pinkie… E’ bellissima. Sei stata bravissima.”

La pony rosa se l’avvicinò al cuore, dandole piccoli baci sulla fronte.

“E’ perfetta, ed è così che la chiamerò: Parfait.”

Pinkie ansimava, aveva il fiato orrendamente corto, ed il dottore era ancora agitato. Rarity nel mentre aveva ripreso la piccola e la stava facendo conoscere ai nonni e alle zie.

Dopo qualche minuto, Parfait venne posta nella culla, e a Pinkie fu chiesto di riposare. Il parto era stato complicato, aveva perso molto sangue.

“Rarity… Vieni qui…”

La sarta non riusciva a staccarsi dalla piccola, era come se fosse figlia sua.

“Rarity… Grazie per essermi stata vicina… Io… Avrei voluto…”

Una fitta al basso ventre la costrinse a prendere fiato.

“L’emorragia… E’ stata grave… Più grave del previsto…”

Le sue parole erano sussurri disperati, sentori di morte, e Rarity vide la sua amata in una bara, sepolta sotto metri di terra.

Il pensiero le era intollerabile e dovette lottare per non cedere al panico.

“Pinkie, non dire così! Devi vivere! Parfait ha bisogno di te!”

Ora, negli occhi della ragazza rosa, oltre alla paura, c’era anche la speranza.

“Parfait avrà la mamma migliore del mondo. Promettimi che ti occuperai di lei, Rari, promettimelo. Io non posso più darti il mio amore, ma posso…”

Si assopì dolcemente, ed il sonno scivolò in un decesso senza pietà.

Pinkamena Diane Pie, quantomeno, era sorridente.

All’inizio di maggio, Twilight Sparkle salì a bordo del dirigibile “Parasprite” per inaugurarlo; al seguito, la sua famiglia e due amiche: Applejack e Starlight.

La cowgirl, svaniti i fumi della pozione, si era sentita sospesa, come dopo essere caduta da una bolla di sapone scoppiata all’improvviso. Aveva iniziato a capire che qualcosa non andava quando tutti le facevano domande su come si sentisse, o commenti sulla fuga improvvisa di Rarity. Non aveva mai provato sentimenti romantici per la sarta, perché tutti le trattavano come se fossero quasi sposate?

La risposta le era giunta un giorno da Starlight, dopo il termine delle consuete lezioni alla Scuola dell’Amicizia.

La preside della Scuola conosceva i sintomi di Aj, aveva vissuto in prima persona quella situazione con Pinkie Pie, perciò provò a teorizzare quello che sospettava, ossia un avvelenamento da Veleno Eterno.

“Quindi, Pinkie e Rarity erano in combutta?” le aveva chiesto Applejack.

“Temo di sì.”  le aveva risposto Starlight.

Neanche a farlo apposta, poco dopo la pony arancione aveva trovato nella sua borsa un barattolino di brillantini dimenticato dalla sarta, e con rabbia l’aveva scagliato contro il muro. Questo si era aperto e i glitter avevano ammantato il pavimento di bagliori argentei.

“Wow, Aj… Piano con la rabbia…”

La giumenta si era lasciata cadere per terra, sgonfiata, svuotata.

Starlight le aveva accarezzato la schiena con fare sollecito.

“Come ho potuto farmi ingannare così…”

“Ci siamo cascati tutti, Twilight compresa. Mai avremmo immaginato un comportamento simile.”

“Adesso lei dov’è?”

“Nessuno lo sa.”

“Beh, poco importa. Spero di non incontrarla più.”

Starlight non poteva biasimare la sua amica, d’altronde Rarity si era comportata in maniera imperdonabile, anche se le spiaceva, in fondo anche lei non era stata proprio una santa in passato, eppure aveva avuto una seconda opportunità.

Sperò quindi che col passare del tempo le cose potessero migliorare.

Per risollevarla un po’, dunque, la preside aveva invitato Applejack all’inaugurazione del dirigibile, e quella festa aerea stava sortendo i risultati sperati.

La giornata, quindi, trascorse tranquilla, con Twilight ancora ignara della sorte di Pinkie e della nascita di sua nipote.

Twilight Velvet e Night Light non parlavano di ciò che era accaduto a loro figlio, addolorati e costernati per l’inganno che avevano subito, e si sforzavano di sorridere come al loro solito.

Ad un certo punto del pomeriggio, Applejack uscì fuori dalla cabina principale del dirigibile per andare a comprare qualche gelato.

Quando la sua coda bionda sparì dalla visuale, Lightning Dust dette di gomito a Starlight.

“Dì la verità: Applejack ti piace.”

L’unicorno rosa la guardò senza capire, così la pegaso alzò gli occhi al cielo.

“Oh, andiamo, si vede benissimo che ci tieni molto a lei. Anch’io ci sono passata con Twilight, ed è stato difficile ammettere di essere innamorata, ma non me ne sono mai pentita!” le disse, facendole l’occhiolino alla fine della frase.

Starlight si sedette e si dondolò sulla sedia.

“Lei mi piace da quando mi ha fatto fare un tour della sua fattoria, ed anche la sua famiglia è deliziosa. Non le ho mai detto niente perché non mi sentivo… degna di lei.”

Lightning Dust l’osservò con empatia: capiva perfettamente il suo stato d’animo.

“Nemmeno io mi sentivo all’altezza di Twilight, ma una cosa è certa: i nostri errori li abbiamo affrontati, li abbiamo pagati. Rarity invece che ha fatto? E’ scappata, senza il coraggio di affrontare la relazione malata che lei stessa aveva creato. Elemento della Generosità dei miei zoccoli!”

Starlight si sentì un poco rincuorata, e sorrise timidamente.

“Secondo te sono una buona amica per lei?”

“Beh, è grazie a te se si sta riprendendo dall’abbandono. Continua così!”

“Grazie…”

Il discorso venne interrotto dall’arrivo di Thunderquake, la quale teneva tra gli zoccoli la piccola Dusk Glow.

“Mamma… Dusky soffre il mal d’aria…” disse, mentre la puledrina di due anni si lamentava.

“Ora andiamo un po’ in camera, così la faccio sdraiare. Ci vediamo più tardi, Starlight.”

Dopo aver preso in braccio la piccola ed aver parlato con la moglie, Lightning Dust si diresse nella sua cabina, lasciando Starlight ed Applejack sole a gustarsi il gelato.

Rarity era sempre più lontana.

Alla fine del mese, dopo aver radunato gli amici nel suo cottage, Fluttershy dette loro una lieta novella: aspettava un puledrino, che sarebbe nato alla fine di gennaio 2026.

Lei e Thunderlane erano al settimo cielo, e si stavano godendo quella piccola festicciola con le creature a loro più care.

Era buffo vedere Rumble conversare con Zephyr Breeze, soprattutto perché quest’ultimo cercava di impressionare il pony più giovane.

I due futuri genitori ridacchiarono, quando d’improvviso si spalancò la porta di casa, rivelando la figura, ormai piuttosto alta, di Spike; era accompagnato da Sweetie Belle.

“Siamo in ritardo?” aveva domandato il drago, prima di allungare il regalo a Fluttershy.

“C’è qualcosa che non va?” chiese loro la pegaso dai capelli rosa, notando l’espressione tesa di Sweetie Belle e la faccia buia di Spike.

“Abbiamo visto Rarity.”

Si levò un ‘oh’ generale di sorpresa.

“Dov’era?” domandò Starlight, vedendo l’espressione di Applejack farsi glaciale.

“Era vicina alla sua ex boutique. A quanto pare oggi doveva incontrare il nuovo acquirente.” borbottò Spike, prima di sedersi.

Silenzio, nessuno osava fiatare. Tutti sapevano cosa aveva combinato assieme a Pinkie.

“Il solo pensiero di essere stato innamorato di una come lei, di aver desiderato di passarci la vita insieme… Ach…”

Si passò la zampa tra i solchi della cresta, rabbioso e addolorato.

“Non esagerare, Spike! Considera che Sweetie Belle è sua sorella!” gli consigliò Rainbow Dash, mentre il piccolo Hurricane le passava una ciotola di patatine.

“Bella sorella! E’ andata via senza neppure passare a salutare me e i nostri genitori! E’ una vigliacca!”

A quel punto, l’unicorno dai riccioli pastello si mise a piangere, subito confortata da Spike. Ormai erano una coppia, e il drago non avvertiva alcun rimpianto per Rarity, al contrario… Giunti a quel punto, la sarta gli procurava disgusto, e forse anche pena.

Comunque, dopo aver consolato Sweetie ed aver rasserenato Spike, la festicciola proseguì senza ulteriori intoppi.

Rarity stava veramente diventando un fantasma del passato, e lei non aveva detto nulla riguardo alla morte di Pinkie, né alla nascita di Parfait.

Gli Elementi dell’Armonia si erano ufficialmente divisi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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