Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: My Pride    04/05/2022    1 recensioni
~ Raccolta di flash fiction/one-shot incentrate sui membri della Bat-family ♥
» 200. Cospiracy ~ Bernard x Tim
Non è la prima volta che Bernard passa un mucchio di tempo al computer, ma non gli è mai capitato di starsene quasi mezza giornata alla ricerca di chissà cosa tra forum che parlano di supereroi, siti dedicati e informazioni che dovrebbero teoricamente arrivare dal cosiddetto “dark web”.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Bruce Wayne, Damian Wayne, Jason Todd, Jonathan Samuel Kent, Richard Grayson
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Don't you cry no more Titolo: Don't you cry no more
Autore: My Pride
Fandom: Batman
Tipologia: One-shot [ 859 parole [info]fiumidiparole ]
Personaggi: Jason Peter Todd, Bruce Wayne

Rating: Giallo
Genere: Angst, Malinconico, Introspettivo

Avvertimenti: Missing Moment, Hurt/Comfort
Under my umbrella: "Lo so, me lo hai già detto tante volte"
Don't tag me challenge: Un luogo da chiamare casa - batfamily (Immagine di una tazza e di un libro sul comodino)
Drops challenge: Io e te, vicini ma distanti, che basta un passo per distruggerci e un altro per amarci
Blossom by Blossom: "Piangere non ti rende meno uomo"



BATMAN © 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.

    Bruce strizzò ancora una volta la pezza bagnata prima di poggiarla sul volto di Jason, col cuore stretto in una pressa mentre lo guardava respirare a fatica.
    Il solo pensiero che avrebbe potuto perderlo per la seconda volta lo faceva star male, e guardarlo lì, inerte su quel letto col petto che si alzava e si abbassava a ritmi irregolari, era così straziante da far venire le vertigini e fargli desiderare una vendetta così cieca da rivoltargli lo stomaco.
    Quando lo aveva incontrato la prima volta, Jason era solo un ragazzino scapestrato che aveva provato a rubare le ruote della batmobile e lo aveva poi colpito alla gamba con un cric, filandosela per non farsi acchiappare. Bruce lo ricordava come se fossero passati pochi giorni, non interi anni. Poi c'era stato il salvataggio, il suo periodo come Robin, la fuga in Etiopia e... e la sua morte per mano del Joker. Bruce aveva passato ogni giorno a pensare all'esplosione che glielo aveva strappato dalle mani e si era concentrato così tanto sulla propria missione fino a ridursi ad un ammasso di carne e sangue mosso solo dal senso di colpa, in un masochistico periodo in cui aveva solo e unicamente pensato a punirsi per quanto era accaduto a Jason.
    La sua rinascita, la pazzia del pozzo, il periodo in cui Jason aveva cercato di uccidere Dick e fare di Tim il proprio Robin erano solo un lontano ricordo, attimi che non avevano avuto minimamente importanza dal momento in cui aveva riavuto suo figlio con sé. Quello stesso figlio che il maledetto Joker aveva provato a strappargli di nuovo.
Alfred, il buon vecchio Alfred, aveva fatto notare che, come aveva suggerito Harper, Jason sarebbe dovuto essere ricoverato in ospedale ma lui, in un egoistico istante di terrore, aveva insistito che lui sarebbe stato la miglior possibilità di sopravvivenza per Jason; Alfred aveva ribattuto che gli dava troppo credito, eppure Bruce, con il pensiero che Jason avesse rischiato che la sua faccia fosse completamente bruciata dall'acido del Joker dipinto all'interno della sua maschera, non aveva voluto che il figlio lasciasse quella stanza, quella villa e soprattutto lui.
    C'era stato un periodo in cui Bruce aveva pensato che avrebbe smesso di preoccuparsi per Jason, che fosse diventato abbastanza forte per cavarsela da solo e che avrebbe potuto seguire la sua strada senza nessuna delle sue intromissioni... ma si sbagliava. Vederlo lì gli aveva ricordato quanto in realtà il ragazzo avesse bisogno di loro, di un posto in cui tornare per non pensare che non ci fosse alcun luogo per lui da chiamare casa. Seppur avesse fatto parte della Batman Incorporated, Jason aveva sempre creduto di non essere stato un buon soldato, di aver fallito di nuovo e che sarebbe stato meglio se fosse sparito dalla vita di tutti, ma Bruce quel giorno gli aveva detto che, seppur ci sarebbero sempre state cose tra loro di cui si sarebbero pentiti, lui non avrebbe mai rimpianto l'avergli dato un'altra occasione; e Jason a quel punto aveva pianto, lacrime silenziose che erano scivolate lungo le sue guance mentre abbassava il capo, e Bruce gli si era avvicinato per poggiargli una mano su una spalla.
    «Va bene piangere», aveva sussurrato quando Jason aveva provato a distogliere lo sguardo. «Piangere non ti rende meno uomo».
    «Lo so... me lo hai già detto tante volte...» aveva ribattuto Jason, ma era stato a quel punto che si era lasciato andare ad un pianto liberatorio, il pianto di chi aveva sofferto molto e non era stato più in grado di tenere dentro di sé quel dolore, e Bruce lo aveva stretto e rassicurato ancora e ancora, sussurrando che avrebbe sempre avuto al suo fianco persone che avrebbe potuto chiamare famiglia.
    Mordendosi il labbro inferiore, Bruce scacciò quei pensieri dalla sua testa e si sedette sul bordo del materasso, afferrando una delle mani inerti di Jason per stringerla fra le sue. Alfred gli aveva portato un the ore addietro, insieme al libro preferito di Jason - Orgoglio e Pregiudizio, Damian all'inizio lo aveva preso in giro ma poi si era innamorato della storia -, ma Bruce lo aveva completamente dimenticato sul comodino per occuparsi solo e unicamente del figlio. Erano sempre stati l'uno l'opposto dell'altro, vicini ma distanti, era sempre bastato loro un attimo per distruggersi con parole terribili o per sentirsi nuovamente ad un passo dall'amarsi come padre e figlio, e quel che era successo a Jason quel giorno era stato il collante di cui avevano avuto bisogno.
    Bruce strinse maggiormente quella mano, e fu a quel punto che gli occhi di Jason si aprirono poco a poco; si specchiarono l'uno nelle iridi dell'altro e per un lungo istante nessuno dei due aprì bocca, finché il volto di Jason non si contrasse al di sotto della pezza che aveva.
    «Mi... mi dispia...» provò a farfugliare con le lacrime agli occhi, ma Bruce gli sussurrò uno Shh prima di abbracciarlo, stringendolo a sé per nascondere ad entrambi le lacrime di frustrazione e gioia che avevano inondato il suo volto.
    Suo figlio era vivo. Ed era questo ciò che contava.






_Note inconcludenti dell'autrice
Anche questa storia è stata scritta per la challenge #undermyumbrella, sempre nata sul gruppo facebook Hurt/comfort Italia.
Ambientata durante un avvenimento canonico successo nel fumetto Red Hood & The Outlaws #18 (2011). Jason viene ustionato dall'acido del Joker dipinto nella sua maschera, e alla fine Bruce decide di curarlo a casa solo perché si fida che lo faccia Alfred (e pensa che quella sia una cosa di famiglia e non ha intenzione di lasciare Jason alle cure di qualcun altro quando il Joker lo ha di nuovo preso di mira)
Gira e rigira, comunque, a me piace un sacco buttare tutti i traumi e le mezze morti che hanno a che fare con Jason. Povero caro, prima o poi me lo ritrovo sotto casa per tutto quello che gli faccio passare
Commenti e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥



Messaggio No Profit
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di scrittori.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: My Pride