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Autore: deborahdonato4    06/05/2022    1 recensioni
Leo Valdez, deluso dal suo primo amore Calypso, è tornato al Campo Mezzosangue con suo figlio James. Decide di dedicarsi completamente alla crescita del figlio.
Will Solace, rientrato al Campo dopo un anno passato a lavorare in un ospedale umano, ha una sola missione: confessare il suo amore verso Nico di Angelo. Mal'amore ha promesso per lui, e per Nico, un destino diverso.
Due ragazzi che diventano prima amici, poi qualcosa di più.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Will Solace
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dopo il rientro frettoloso in cabina, Will fece una doccia veloce e si sedette sulla sua poltrona preferita del soggiorno, ignorando i pezzetti di imbottitura che uscivano dalle cuciture. Doveva decidersi a buttarla, ma ne era troppo affezionato. Quella poltrona era stata dei suoi fratelli maggiori, Lee Fletcher e Michael Yew, ex capocabina, entrambi morti. Quando Will si era ritrovato al loro posto, si era sempre aspettato di morire giovane, ma non era successo.

Will prese l'ultimo libro uscito mesi prima di Shadowhunters e lo aprì. Non aveva mai trovato il tempo per leggerlo, ma quel giorno ce l'avrebbe fatta. Finalmente poteva concludere una delle sue saghe preferite, poteva...

Will sollevò la testa appena sentì il grido provenire fuori dalla finestra. Chiuse il libro di scatto e si ritrovò in piedi, inclinando appena la testa. Con il suo udito, più fine rispetto a quello di altri semidei, forse per poter apprezzare a pieno la musica, capì subito che si trattava di una voce maschile, che aveva appena urlato il nome della sua migliore amica.

«Ma che diamine..?» borbottò, posando il libro sulla poltrona. Si affrettò ad uscire fuori dalla cabina, ignorando i fratelli che lo guardavano incuriositi, chiedendosi chi mai potesse chiamare la sua Hazel in quel modo.

«HAZEL LEVESQUE!»

Will sussultò mentre sentiva di nuovo quell'urlo e si appoggiò alla ringhiera della sua cabina. Rimase immobile, quasi senza respirare, nello scoprire a chi apparteneva quella voce. Una figura alta, malconcia, che lasciava impronte rosse ad ogni passo malfermo, camminava tra le cabine, avvicinandosi alla sua. Si trascinava dietro una borsa, e legata alla vita portava una spada.

«Per gli Inferi!» esclamò Nate, affiancando il fratello e fissando l'uomo che li superò senza dargli nemmeno un'occhiata. Si stava dirigendo alla 13, alla cabina di Hazel. «È Zhang!»

Will strabuzzò gli occhi e osservò meglio lo sconosciuto quando lo vide di fronte. In effetti, sotto gli strati di sangue e i lunghi capelli neri che gli nascondevano metà del volto destro, Will riconobbe i lineamenti orientali del figlio di Marte. Non lo vedeva da più di dieci anni, ormai, da quando aveva lasciato il Campo Mezzosangue con Hazel. Poche settimane prima di andarsene dalla vita della compagna.

Era cambiato molto, per questo non lo aveva riconosciuto subito. Era diventato più alto, più muscoloso, più terrificante...

Will lo seguì con lo sguardo, non più sorpreso, ma attento. Individuò diverse ferite alle braccia e al fianco destro, alcune sulla porzione del volto visibile e... Il figlio di Apollo strinse le mani sulla ringhiera d'oro della sua cabina per evitare di correre dal romano. Da quel che aveva visto, dell'orecchio sinistro non c'era rimasto più molto, solo un brandello di sangue, come se qualcuno lo avesse azzannato più volte sulla testa.

«HAZEL LEVESQUE, VIENI QUI!»

«Nate, avverti i nostri fratelli di riposo.» mormorò Will, affrettandosi a superare il fratello. «E di' a quelli di turno di tenersi pronti. Avremo un bel po' da fare, oggi.»

 

 

Leo spalancò la porta della cabina 13 prima che Hazel riuscisse a reagire. La mano libera prese fuoco non appena uscì sulla veranda e i suoi occhi scuri si mossero veloci sulla scena di fronte a loro. Individuò diversi semidei, tutti curiosi e spaventati al tempo stesso, tutti che fissavano la stessa figura che, dopo un altro paio di passi, si fermò ad una ventina di metri dalla cabina di Ade.

«HAZEL!» gridò la figura e Leo quasi prese del tutto fuoco nell'incrociare gli occhi a mandorla – l'occhio a mandorla, perché il destro nascosto dai capelli era chiuso e violaceo – di Frank Zhang. «HAZEL!»

La figlia di Plutone fece capolino alle spalle di Leo, che allungò il braccio per evitarle di proseguire, di vedere il suo ex ragazzo. Frank era pieno di sangue – Leo notò parecchie ferite, oltre i vestiti intrisi di sangue – e l'orecchio sinistro sembrava un burger masticato nella bocca del figlio. Due tagli ai lati della gola continuavano a sanguinare, come le ferite sulla gamba, e Leo notò la scia di impronte rosse che il figlio di Marte si era lasciato alle spalle. Indossava una tuta verde militare, ma così rovinata e intrisa di sangue che era diventata marrone.

«Hazel.»

Ora che l'aveva di fronte, il figlio di Marte aveva smesso di urlare. I suoi occhi ignorarono completamente Leo e sembrarono addolcirsi quando Hazel ricambiò il suo sguardo.

«Frank, stai indietro.» disse Leo, spegnendo la mano. Il vecchio amico ne aveva già passate tante, e forse una bruciatura non era il modo migliore per accoglierlo al Campo Mezzosangue. Fissò torvo il romano. «Non ti avvicinare ad Hazel.»

Frank rimase immobile a guardare la figlia di Plutone, che sembrava aver perso l'uso delle parole. Leo la sentiva rilasciare dei piccoli squittii sorpresi, come se le avessero calpestato la coda. Il figlio di Efesto inspirò profondamente, notando di essere l'unico adulto responsabile e pensante.

«Sei sparito per anni.» continuò Leo, agitando la mano in direzione del vecchio amico, e provò a calmarsi quando vide le scintille scappare via dalle sue dita. «Non puoi tornare qui e urlare il nome di Hazel come se... come se te ne fossi appena andato! Suvvia, un po' di contegno, Zhang!»

Frank lo ignorò, l'occhio fisso su Hazel. Leo la sentiva balbettare vicino a lui, e immaginò che gli stesse dando ragione. O che provasse a farlo star zitto.

«Figli di Apollo!» chiamò Leo, notando le numerose teste bionde che spuntavano dalla cabina 7. «E figli di Ares! Portatelo via!»

Nessuno si mosse, a parte Frank. La sua mano destra – Leo notò il grosso taglio sul palmo, che riprese a sanguinare proprio in quel momento, probabilmente per il movimento improvviso – si infilò nella tasca della tuta e ne estrasse qualcosa. Poi, mentre Leo sbarrava gli occhi per la sorpresa, il figlio di Marte si mise in ginocchio, quasi rischiando di cadere di faccia sui gradini.

«Hazel Levesque.» proruppe la voce profonda dell'uomo. «Vuoi sposarmi?»

Hazel sussultò a quelle parole e i piccoli balbettii che aveva provato ad emettere negli ultimi secondi si intensificarono. Leo tenne gli occhi fissi sull'anello, guardando lo scintillio del sole sulla pietra. Dal colore doveva essere un ametista. L'anello era incantevole, di fine argento, stupendo, ma l'atmosfera romantica perse il suo fascino quando si tinse di rosso.

«I-Io...»

Il balbettio di Hazel stava diventando più comprensibile e Leo si voltò a guardarla. Si trattenne dallo sgridarla solo perché vide il suo colorito pallido, e la moltitudine di emozioni diverse che le attraversarono il viso: sorpresa, paura, tristezza, gioia, spavento, rabbia, amore.

Ed era tutta una questione di amore, dopotutto.

«Hazel, non rispondere!»

La voce di Will superò i mormorii e le risatine dei semidei, e Leo spostò lo sguardo su di lui. Doveva immaginarsi che tra quelle decine di teste bionde della cabina di Apollo, una fosse la sua. Lo vide avvicinarsi a Frank, ancora in posizione con un ginocchio piantato nel suolo, scansando la pozza di sangue che lentamente si allargava sotto di lui. Aggrottò la fronte quando lo vide prendere la scatolina con l'anello di ametista dalle mani di Frank, e per un folle secondo pensò che Will avesse deciso di accettare al posto di Hazel.

«È svenuto.» spiegò Will, fissando per un attimo l'anello prima di farlo sparire nella tasca dei suoi pantaloncini. «Per questo non ti conviene rispondere, cara.»

Leo sospirò e prese Hazel per mano mentre questa sembrava tornare alla realtà.

«È svenuto?» ripeté Hazel, fissando Frank.

«Non è morto?» domandò Leo, ignorando l'occhiataccia di Will e il pugno sulla spalla di Hazel. Si trattenne a stento di accompagnare le sue parole da un gesto con la mano in direzione dell'enorme chiazza di sangue che si stava allargando sotto il romano.

«No, è svenuto. Penso si sia trascinato qui solo per... be'...» Will guardò Hazel con mezzo sorriso, poi si concentrò sul figlio di Marte. Gli portò le dita sotto il mento e annuì. «Confermo di nuovo: è svenuto. Fratelli, ho bisogno di una mano, qui!»

Will afferrò Frank sotto le ascelle mentre un paio dei suoi fratelli lo prendevano per i piedi. Tre figli di Ares corsero ad aiutarli e tutti insieme, trasportarono il romano in infermeria, accompagnati da altri figli del dio della guerra che allontanavano tutti i curiosi. La borsa di Frank era rimasta di fronte alla cabina di Ade, ma Grant si affrettò a prenderla e corse dietro ai fratelli.

«Per gli Dei!» squittì Hazel e Leo si voltò a guardarla spaventato. «Leo! Oddei!»

Leo fu sul punto di posarle una mano sulla spalla per tranquillizzarla, ma la figlia di Plutone provò a scappare alla sua presa.

«Devo andare da lui!» gli disse, cercando di liberarsi dalla sua mano. Sembrava impazzita.

«Haz, no!» Leo scosse la testa. «Hai visto in che stato si trova. Non puoi andare di là e... e assistere. E poi, non puoi distrarre Will!»

«Non sono io che distraggo Will!» sbuffò Hazel, infastidita. «Devo andare, devo vedere come sta, devo...»

«No!»

«È TORNATO PER ME!» urlò Hazel, e dal terreno ai suoi piedi cominciarono a spuntare delle grosse pietre viola. «LUI È TORNATO PER ME!»

«È messo malissimo!» urlò Leo a sua volta, cercando di essere ragionevole. «Non puoi andare...»

«Non hai mai assistito Will quando era messo peggio, vero?!»

Leo sobbalzò a quelle parole e alla voce carica di rabbia della figlia di Plutone. Pensò a Will, al modo in cui era stato ferito in passato dai figli di Ares, e anche solo il mese prima, per vendicarlo. La lasciò andare e per un attimo i due si fissarono negli occhi.

«Vengo con te.» si limitò a dire il figlio di Efesto e Hazel annuì. Questo poteva accettarlo.

 

 

«Per le mutande di Ade!» esclamò Helen, fissando Frank Zhang che veniva caricato su uno dei lettini dell'infermeria. «Cos'è successo qui?!»

«Non lo so, ma presumo un bel po' di cose.» borbottò Will, prima di voltarsi verso i figli di Ares. «Grazie per l'aiuto.» aggiunse. «Per favore, tenete fuori tutti i ficcanaso da qui. A parte...»

«Lo sappiamo, doc.» annuì uno dei figli di Ares, e Will riconobbe Ellie, la figlia di Ares che era stata colpita alle spalle da uno dei suoi fratelli durante la notte. Proprio quella notte in cui Leo si era ferito la mano in infermeria. «Non faremo entrare nessun altro.»

Will le sorrise, grato, e la guardò uscire. Lei e i fratelli presero le salviette che Helen offriva loro per ripulirsi dal sangue e Will decise di non chiedersi quanto ne avesse lui addosso.

Abbassò lo sguardo e si concentrò suo suo nuovo paziente. Nate aveva appena finito di tagliare via la maglietta del romano, e la gettò nel cestino lì vicino. Will si chiese tra sé da dove iniziare. C'erano così tanti tagli, così tanto sangue, e così tante domande...

«Nate, controlliamo gli organi interni.» disse Will, tendendo la mano destra al fratello. Posò la sinistra sul pettorale di Frank, sopra dei segni neri, che forse era un tatuaggio oppure del sangue raggrumato sull'ennesimo ferita. «Helen, porta tutto quello che abbiamo a disposizione, bende, disinfettante, altri cestini. Hailey, dimetti tutti i nostri pazienti che non hanno bisogno di stare qui.»

Nate afferrò la mano di Will mentre Grant entrava in infermeria, lasciando il borsone di Frank vicino ad uno dei letti occupati. Tirò le tende attorno a Will e gli posò una mano sulla spalla. Will chiuse gli occhi e cominciò l'incantesimo assieme ai due fratelli.

 

«Possono passare.» disse Ellie ai fratelli, liberando il passaggio occupato dalle lance quando Hazel e Leo si avvicinarono. «Non disturbate i dottori.»

Leo annuì ed Hazel entrò per prima, girando subito la testa a destra, dove riconobbe la voce di Will occupata con un incantesimo di guarigione. Non era sola, e ne fu felice. Will si riduceva sempre fino alla stanchezza quando faceva quel genere di cose da solo.

«Senza disturbare.» ripeté Leo a bassa voce, prendendo Hazel per mano. Lei annuì e si diressero verso le voci dei figli di Apollo. Leo scostò appena la tenda e strinse con più forza la mano di Hazel.

Ora che Frank era steso sul lettino, con il viso libero dai capelli, le ferite sul volto erano più visibili. L'occhio gonfio e nero, i tagli sulle guance, quelli sul collo, l'orecchio sinistro maciullato. Hazel si portò una mano alla bocca per evitare un singhiozzo e Leo, non riuscendo a sopportare la vista del vecchio amico, spostò lo sguardo su Will. Lui e i due fratelli erano circondati da una debole luce gialla, come se la loro pelle stesse rilasciando luce. Si mordicchiò il labbro guardando il suo figlio di Apollo e spostò di nuovo lo sguardo su Frank. Le ferite sul petto e l'addome erano brutte quanto quelle sul viso.

Chiuse gli occhi, cercando di tradurre le parole di Will. Aveva studiato greco a scuola, senza molto successo, ma l'aveva ripreso lì al Campo Mezzosangue. Tutti conoscevano quella lingua, sembravano tutti pronti ad insultarti in greco alla prima occasione, soprattutto i piccoli figli di Ares.

L'incantesimo di Will era di guarigione, ma era rivolto alla guarigione degli organi interni, non alle ferite esterne. Dal pallore di Nate, quello a lui più vicino, immaginò che il figlio di Marte ne avesse abbastanza anche di quelle. Leo si domandò cosa potesse essergli successo: uno scontro con un gruppo di mostri mentre si avvicinava al Campo Mezzosangue? Una guerra dell'ultimo minuto? Forse doveva controllare, doveva...

Il sospiro di Hazel gli fece aprire gli occhi. Guardò Will, Nate e Grant. Quest'ultimo stringeva così forte la spalla di Will da avere le nocche bianche della mano. Nate si muoveva appena, come se stesse per svenire. E Will... era fermo, solido come una roccia, con la pelle più chiara rispetto al solito ma senza cenni di cedimento. Sembrava infastidito, e un secondo dopo Leo capì il perché: Will lasciò la mano di Nate quasi con rabbia, e Nate voltò la testa di scattò, afferrando il cestino e vomitandoci dentro.

Leo storse il naso. Nate non aveva un bell'aspetto. Gli posò una mano sulla spalla e lo aiutò, cercando di non rigettare il tè di poco prima. Aiutò Nate ad alzarsi e ad allontanarsi da Frank, accompagnandolo su un lettino vuoto. Nate si stese, tenendo la mano sporca di sangue sul viso, rabbrividendo, e Leo si voltò verso Will. Forse doveva avvicinarsi a lui e a Grant, pronto ad aiutarli in caso di mancamento...

Ma nessuno dei due sembrava sul punto di lasciarsi andare. Grant tremava, in piedi dietro Will, e Leo si trattenne dallo spingerlo su una delle sedie. Doveva aver pensato che non era necessario sedersi, che avrebbero fatto tutto in un lampo.

In silenzio, Hazel si sedette al posto di Nate. I suoi occhi passarono in rassegna le ferite di Frank, poi si soffermò sulla mano di Will. Leo capì le sue intenzioni e la bloccò con un'occhiata: era meglio non infastidire un incantesimo di guarigione con i poteri di Plutone. Hazel sembrò capire e lo fulminò con lo sguardo, poi sorrise, un piccolo sorriso, una piccola vittoria. Leo ricambiò il sorriso, pensando che fosse un notevole passo avanti. Poco prima gli aveva urlato addosso, e ora gli sorrideva. Meglio così.

Leo tenne gli occhi puntati su Will, indeciso se arrivargli alle spalle e sostenerlo, come Grant. Forse doveva farlo, e infischiarsene delle occhiate che gli altri figli di Apollo gli avrebbero lanciato. Non erano loro l'attrazione principale in quel momento, ma Frank Zhang, partito in missione per conto di suo padre dieci anni prima, improvvisamente comparso al Campo Mezzosangue.

Leo si domandò di nuovo cosa fosse successo al figlio di Marte. Tutte quelle ferite... e tutti quei muscoli... doveva aver passato gli ultimi dieci anni in guerra, visto il suo stato. Ma quella zazzera corvina sulla sua testa lo faceva riflettere. I capelli lunghi per i soldati erano un intralcio. Però...

Le voci di Will e Grant si spensero e Leo sbatté le palpebre, guardando il suo ragazzo biondo. Era pallido, ma non quanto il fratello, che gli lasciò la spalla e camminò con passo incerto fino ad uno dei lettini.

«L'emorragia interna si è fermata.» mormorò Will, aprendo gli occhi e guardando il suo paziente. «Ora dobbiamo solo occuparci di...»

Si interruppe, sollevando lo sguardo su Hazel e Leo, che lo guardarono imbarazzati.

«Voi che ci fate qui?» borbottò Will, perplesso, poi scrollò le spalle. «Non c'è bisogno che rispondiate. Hailey, hai fatto uscire tutti i pazienti?»

«Sì!» La figlia di Apollo si avvicinò quasi correndo, fermandosi a pochi passi da Will e passandogli una bottiglietta di nettare. Poi si affrettò in direzione di Grant, aiutandolo a stendersi.

Will bevve un sorso di nettare, attese una manciata di secondi che facesse effetto e si alzò, posando la bottiglietta sul comodino.

«Ragazzi, mi serve che mi lasciate spazio.» disse Will, e Hazel scattò in piedi nel sentire quel tono così autoritario. «Potete rimanere vicino, ma indietreggiate ancora di qualche passo.»

Hazel e Leo obbedirono e rimasero in disparte mentre altri due fratelli di Will si avvicinavano al lettino. Leo continuò a fissare Will, sentendolo parlare di emorragie e infezioni, bloccate dall'incantesimo di guarigione di Apollo. Sembrava stremato, ma con la forza necessaria per continuare il suo lavoro. Lo guardò dare ordini, infilarsi i guanti e cominciare a tastare le numerose ferite di Frank sul viso, mentre i fratelli si occupavano delle ferite al petto. Helen si avvicinò a Frank e, senza tanti complimenti, gli sfilò la cintura. Assieme a Grant, che nel frattempo si era avvicinato, gli tolsero i pantaloni, scoprendo altre ferite e una porzione di pelle mancante sul polpaccio sinistro.

Hazel voltò la testa verso Leo, che la circondò con un braccio e la baciò sulla fronte.

«Vuoi uscire?» le chiese Leo, piano, mentre Hazel diceva: «Prendiamo una boccata d'aria?»

Si sorrisero, un sorriso appena accennato, e in silenzio, gettando un'ultima occhiata ai cinque figli di Apollo impegnati con Frank, uscirono dall'infermeria. Leo tenne d'occhio Will, ma il ragazzo non si voltò a guardarlo.

 

Will impiegò qualche minuto a rendersi conto che Hazel e Leo fossero usciti dall'infermeria. Quando si girò verso la porta, era ormai tardi per salutarli. Si voltò di nuovo verso Frank, cercando di scacciare la voglia di urlare e di svenire. Aveva dato fondo a tutta la sua magia guaritrice per salvare Frank, o almeno i suoi organi interni. A causa di tutte quelle ferite, un'infezione si era fatta largo nel figlio di Marte, e aveva impiegato più tempo e forza del previsto per eliminarla. Per fortuna Grant e Nate lo avevano aiutato, altrimenti...

Will scacciò dalla mente ogni pensiero. Non poteva permettersi di distrarsi. Non poteva distogliere la propria attenzione da Frank Zhang, il figlio di Marte, l'ex ragazzo della sua migliore amica, il romano che le aveva rubato il cuore e che non l'aveva più lasciata libera nell'ultimo decennio. Avrebbe fatto tutto il possibile per salvarlo. Avrebbe impiegato ogni energia, ogni cellula del suo corpo per evitare che Frank Zhang morisse. Non tanto per il soldato, ma per Hazel.

Se fosse successo qualcosa a Frank per colpa sua, come avrebbe potuto guardare la figlia di Plutone negli occhi? La ragazza non l'avrebbe mai perdonato. E Will non se la sarebbe presa, perché se lo meritava. Che genere di medico era, se non riusciva nemmeno a salvare il proprio paziente?

 

 

Fuori dall'infermeria, Hazel inspirò profondamente e Leo la prese per mano. L'avrebbe riportata alla cabina 13 e sarebbe rimasto con lei fino a sera, o fino al giorno seguente, se necessario. Avrebbe aspettato che Will, o qualcun altro, gli dicesse che Frank stava bene, che si era svegliato, che non c'era più rischio che morisse.

Dopotutto, i figli di Apollo erano eccezionali, soprattutto il suo Will Solace. Avrebbero guarito Frank. Il romano avrebbe avuto solamente delle brutte cicatrici in ricordo di quanto capitato.

Senza una parola, Leo accompagnò Hazel in cabina, notando distrattamente che sul terreno non c'erano più tracce di sangue. I figli di Ares continuavano a pattugliare la strada, fermando tutti coloro che provavano a fare più di due passi in direzione dell'infermeria. Leo incrociò lo sguardo di Clarisse Le Rue, che sollevò le sopracciglia, come a volergli chiedere come stesse Frank. Leo si strinse nelle spalle per il primo secondo, poi mimò con le labbra il nome di Will. Clarisse annuì, con un sorrisetto, e Leo si domandò se avesse capito. Perché lui, al suo posto, non avrebbe capito nulla.

«Vuoi un tè?» domandò Leo, non appena furono entrati nella cabina 13.

Hazel scosse la testa. «No.» mormorò, sedendosi sul divano. Leo le sedette affianco, notando il modo frenetico in cui muoveva le mani, desiderando poter fare qualcosa per tranquillizzarla.

«Leo, si risveglierà?» domandò Hazel, tenendo lo sguardo basso.

«Non sono un medico.» disse Leo. «Però... sì, si risveglierà.»

«Ne sei così certo?»

«Va bene che è messo male, che ha tagli e ferite ovunque, ma... i figli di Apollo, Will... sanno cosa devono fare.»

Hazel si strinse nelle spalle.

«Non hai fiducia nelle loro capacità guaritrici?» chiese Leo, confuso.

«Ho fiducia in loro.» annuì la figlia di Plutone, guardandolo. «Li conosco tutti, i figli di Apollo. Sono brave persone e sono brave in quello che fanno. Ma il problema non sono loro. Frank... è così messo male. E se... se dovesse succedergli qualcosa...»

Leo le prese la mano. «Ci penserà Will.» le disse, chiedendosi se quel sentimento che gli riempiva il cuore fosse amore o l'estrema fiducia che provava nei confronti del dottore. «Will è bravo, è esperto, sa usare alla perfezione le sue arti guaritrici, senza contare che è anche un ottimo dottore per gli umani. Sistemerà Frank in un batter d'occhio. Tu... io rimarrò con te, finché mi vorrai.»

Hazel gli appoggiò la guancia sulla spalla. «So che Will è bravo.» sussurrò, e Leo abbassò lo sguardo su di lei. «Ma se non dovesse farcela, se non dovesse riuscire a guarirlo... Non sono sicura che si riprenderà.»

Leo la strinse con un braccio, senza sapere cosa ribattere. Era vero, Will si sarebbe preso tutta la colpa per quanto successo. Niente e nessuno avrebbe potuto tirarlo su dal baratro che l'avrebbe afferrato se Frank...

Leo chiuse gli occhi e, per la prima volta dopo tanto tempo, si ritrovò a pregare gli dei.

Fate in modo che Will salvi Frank, si ritrovò a pensare. Per favore, fate in modo che Frank si salvi.

   
 
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