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Autore: 6t2r    07/05/2022    1 recensioni
Ogni capitolo è autoconclusivo. Ho fatto un gioco, le regole accompagnano il primo capitolo, potete leggere solo quello che vi interessa, potete leggerne due o nessuno, in ordine o a caso. C'è un po' di tutto ed è assolutamente casuale. Fatelo anche voi, vorrei leggere i risultati!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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DEATH

 
Orma erano sette anni che Hermione continuava a far visita a Teddy Lupin. Era cresciuto così tanto che Andromeda non riusciva più a stargli dietro, mentre lei non vedeva l’ora di scoprire che gioco si sarebbe inventato quella volta.
Lei partecipava sempre con entusiasmo e lo aiutava in ogni progetto gli venisse in mente, come quella volta che lo aveva aiutato con la magia a costruire un vascello dei pirati grande come un divano e lo aveva fatto attraversare il laghetto vicino casa. O quella volta che lo aveva fatto lievitare per tre ore, mentre lui provava a  vedere se in assenza di gravità riusciva a vivere normalmente. Lo guardava provare a volare sulla scopa e lo aiutava a disinfettare le sbucciature che si faceva cadendo. Lei era sempre lì, a guardarlo crescere.
Eppure non poteva evitare, a volte, di bloccarsi a metà di un gioco spericolato o di fermarsi ad osservalo mentre dormiva profondamente dopo una giornata passata insieme. In quei momenti non poteva fare a meno di pensare a suo padre, non poteva fare a meno di pensare a Remus.
Non lo aveva mai detto a nessuno.
Il professore l’aveva affascinata al suo terzo anno, quando le aveva detto di essere la strega più brillante della sua età. Era molto giovane al tempo, eppure questa piccola cotta era cresciuta con lei. A quindici anni tentava sempre di scambiarci qualche parola a Grimmauld Place, lui era sempre gentile, ma la vedeva come una sua studentessa, come l’amica di Harry e Ron. Nient’altro. Poi alla Tana, appena avevano portato via Harry da Privet Drive, distrutti dalla perdita di Malocchio e terrorizzati per il futuro, qualcosa era scattato in lei, la consapevolezza paralizzante che in quella guerra avrebbero potuto morire, allora aveva provato a parlarci, ma erano tutti troppo esausti e la luna piena era vicina, era sparito in un attimo, prima che lei facesse in tempo.
Fu solo al matrimonio di Fleur e Bill, poco prima che il suo mondo si sconvolgesse del tutto. Gli si era avvicinata quasi di soppiatto, trovandolo stranamente solo a bere un bicchierino di firewisky.
-Remus, ti disturbo?-
Lui parve riscuotersi da chissà quali pensieri e la guardò sorridendo.
-Certo che no Hermione! Sei incantevole stasera!-
Lei era arrossita e gli si era messa accanto, sorseggiando il suo succo di zucca.
-Questa serata è un azzardo, eh?- chiese lei.
-Oh non saprei…- rispose Lupin, pensieroso. -Credo che si debba sempre trovare la felicità, anche nei momenti di disperazione.-
-Forse… Ma è pericoloso per tutti, insomma potrebbero attaccarci e..-
-Oh Hermione. Il tuo cervello non riposa mai, vero?-
Hermione si guardò le scarpe, in imbarazzo.
-Sai sei molto cresciuta rispetto alla prima volta che ti ho vista. Sei ancora la strega più brillante della tua età, ma credo che, se mi permetti di darti un consiglio, tu abbia bisogno di lasciarti andare.-
Hermione alzò lo sguardo, indecisa se fosse un invito o un commento offensivo.
-Non fraintendermi! Senza di te quei due sarebbero persi!- ammiccò, indicando Ron ed Harry.
-Ma non vorrei che tu arrivassi alla mia età rimpiangendo di non esserti divertita abbastanza o di non aver mai fatto qualcosa di un po’ folle solo per il gusto di infrangere le regole.- Hermone storse il naso, ma alla fine lasciò andare un sospiro.
-Credo di averne infrante più del necessario di regole. Credo che le persone che mi guardano vedano una strega che pensa solo a studiare e che ha sempre la mano alzata per dare la risposta giusta, rigida nel seguire le regole. Ma la verità è che ero sempre con quei due quando facevano qualcosa di stupido e di pericoloso. Il che mi rende un po’ meno rigida di quanto appaia, immagino.-
Lupin sembrò pensarci intensamente, ragionando su quel discorso.
-Sai hai proprio ragione. Dopotutto sei una Grifondoro!- Lei sorrise, si guardarono negli occhi. Hermione aprì bocca, pronta a confessare i suoi sentimenti, quando arrivò Ninfadora.
-Remus! Ti va se balliamo? Hermione ti dispiace se te lo rubo?- Chiese ridendo Tonks.
Hermione rimase interdetta, ma non fece in tempo a rispondere perché la donna la prese per una spalla e si avvicinò con aria cospiratoria
-Ah e avrei bisogno di un consiglio, io e Remus abbiamo una notizia da dare ma abbiamo paura di rubare la scena ai magnifici sposi se lo facciamo oggi…-
Ad Hermione si seccò la bocca, ma attese in silenzio di sentire la notizia.
-Sono incinta!-
Vide a rallentatore il sorriso di Tonks allargarsi e illuminarle il viso, poi baciò Remus teneramente e si guardarono con un amore tenero e limpido. Hermione disse qualcosa che sperava suonasse come delle sincere congratulazioni, poi se ne andò. Quando i mangiamorte arrivarono a rovinare la festa tutto si fece più veloce, più frenetico.
Nei lunghi mesi di ricerche passati con Harry e Ron tornare sull’immagine del sorriso di Tonks e dello sguardo innamorato di Remus le faceva venire la nausea. L’aveva perso. Anzi no, perché non era mai stato suo. Credeva di non poter stare peggio di così, aveva anche iniziato a superarla ad un certo punto. Poi la battaglia ad Hogwarts l’aveva fatta precipitare di nuovo nell’oblio. Vedere Remus tra i corpi della sala grande, ancora mano per la mano a Tonks, l’aveva distrutta. L’aveva perso di nuovo.
Il periodo che seguì è torbido, annegato nelle lacrime e in un dolore sordo che macchiava i volti di tutti per le morti di quella battaglia.
Poi aveva visto Teddy. Erano passati un paio d’anni, ma lo sguardo di suo figlio aveva lo stesso ardore del padre. Teddy era vivo, era solare e vivace. Aveva cominciato a fargli visita per curiosità, poi si era affezionata così tanto a lui che non poteva stargli lontano per più di qualche giorno.
 
Quella sera avevano giocato ai pirati e adesso Teddy dormiva russando piano nel suo letto soffice. Hermione chiuse il libro che gli stava leggendo e si avviò verso il salotto, pronta a salutare Andromeda e tornarsene a casa. La trovò mentre faceva la calza usando la bacchetta.
-Allora io me ne vado a casa- disse sbadigliando.
-Siediti qui un secondo cara.- Hermione obbedì, guardando la donna dal sorriso tenero, ormai ci aveva fatto l’abitudine e la sua vaga somiglianza con Bellatrix non le faceva più perdere il fiato.
-Io e te non parliamo da un po’, come va la vita?-
-Tutto bene direi, io e Ron abbiamo ricominciato ad uscire, potrebbe essere la volta buona!- Andromeda ridacchiò
-E’ un bravo ragazzo, ma è troppo ottuso per te!-
Hermione fece spallucce, non era la prima volta che le diceva una cosa del genere.
-Sai lo pensavo anche di Remus.- Ad Hermione si bloccò il respiro, impigliato in un nodo alla gola che non era mai veramente andato via.
-All’inizio Ninfadora ne soffriva molto, credo che lui volesse proteggerla dalla sua natura… Ma lei non si è mai arresa. Credo che anche Teddy sia testardo come lei.-
Hermione annuì, incapace di dire qualsiasi consa. Andromeda non parlava mai della figlia, non con lei almeno. Aveva sentito per caso qualche discorso tra lei e Teddy, ma lui non aveva ricordi dei genitori, viveva in un mix di entrambi senza nemmeno rendersene conto. La testardaggine di Tonks, ma anche il suo talento nella metamorfosi, la sua fantasia e la sregolatezza. Di Remus aveva lo sguardo intelligente, alcune gestualità addirittura, anche se non poteva saperlo. Teddy aveva una profondità ammirevole già a quell’età e sapeva sempre cosa dire, come se fosse nato già consapevole del mondo che lo circondava, senza che qualcuno avesse dovuto insegnarglielo.
-Hermione?- Lei si riscosse e si accorse che Andromeda le aveva fatto una domanda -Come?-
-Ti dicevo che anche per te deve essere stato uno shock perderli. Così come partecipare a quell’orribile battaglia e tutto quello che hai dovuto fare prima…-
-Sì certo… Ma ormai è finita, dobbiamo imparare a guardare avanti.-
Andromeda sorrise appena.
-Sai non devi fingere con me.-
-Chiedo scusa?- Hermione si mosse, a disagio.
-Riconosco lo sguardo di chi ha perso qualcuno che amava.-
Hermione prese a tormentarsi le mani, terrorizzata che Andromeda le leggesse in faccia anche il resto.
-Non voglio costringerti a parlarne, ma vorrei dirti questo: vedo come guardi Teddy. Lo vedo e lo capisco perché lo guardo allo stesso modo, solo che cerchiamo persone diverse in lui, non è vero?-
Hermione si sentì gelare, guardava ovunque tranne che nella direzione dell’altra donna.
-Non importa a chi assomigli, Teddy è unico ed è speciale, non perché somiglia a qualcuno ma perché è un bambino meraviglioso e intelligente.- Rispose Hermione, guardando finalmente Andromeda.
-Oh lo so questo- sorrise lei -ma credo sia più forte di noi cercare loro due nei suoi modi e nei suoi tratti, anche se non somiglia veramente a nessuno, è unico certo, ed è meraviglioso così com’è-
-Credi che a loro vada bene? Che io venga qui…insomma che io stia con Teddy…-
Andromeda le prese la mano, mettendo da parte il lavoro a maglia.
-Credo che, se potesse, lui ti ringrazierebbe per tutto quello che stai facendo per Teddy. E credo che, a prescindere da chi abbiamo perso noi e dai motivi che ti spingono a venire qui, Teddy sia davvero fortunato a trovare qualcuna come te, che ha amato suo padre e che ama lui.-
 
Hermione ringraziò Andromeda e uscì di casa, diretta al suo appartamento a Londra. Pensò a quello che le aveva detto la donna e le lacrime presero a rigarle il volto. Non succedeva da un po’, ma si accorse che ne aveva davvero bisogno. Si sorprese a sorridere e pensò a quel tentativo impacciato che aveva fatto di confessare i suoi sentimenti a Lupin a quel matrimonio. Si fermò in mezzo al marciapiede deserto e guardò verso la casa dove dormiva Teddy. Si rese conto che il giorno in cui il suo cuore si era spezzato aveva portato a farle conoscere quel bambino meraviglioso. Si accorse che a rimettere insieme i pezzi e a farla tornare in sé, anche se in modo inconsapevole, era stato proprio il figlio dell’uomo che amava. Il suo sorriso si allargò e ricominciò a camminare, grata che, nonostante la morte e la tristezza, avesse di novo voglia di vivere e di essere felice. 
  
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