Il sole raro
Kaz ha scoperto - nel
modo peggiore - che pensare a Inej è qualcosa che toglie concentrazione a
tutto il resto ma è un passatempo che ogni tanto si è concesso, da quando è
partita.
Lo diverte pensare che
sia diventato quasi un nuovo gioco d’azzardo che ha inventato solo per sé
stesso. Si esercita a mantenere il controllo mentre l’immaginazione diventa il
più piacevole fra i disturbi nelle sue giornate.
Pensare non può farlo
soffocare.
Ha capito che ogni cosa
può diventare un aneddoto da raccontare a Inej. Un investimento che non porta i
profitti previsti, il via vai interminabile di alcuni giorni dentro e fuori dal
suo ufficio, persino il dolore alla gamba che a volte non dà tregua facendogli
desiderare di non avercele affatto, due gambe.
Immagina le sue reazioni,
le parole che direbbe, gli ammonimenti.
Per tutti i Santi, Kaz.
È accaduto quando è
arrivata una lettera che anticipava il suo ritorno, che quel gioco ha smesso di
essere tale e ogni fantasia è diventata invece fonte di nervosismo.
È cresciuta l'impazienza
di ritrovarla nello stesso punto da cui l’ha salutata e guardata partire e così
anche l'agitazione. Eppure è riuscito a domare ogni emozione, ha mostrato solo
calma e un apparente distacco da quella pagina e da quelle parole.
Se ne rende bene conto
qualche settimana dopo, quando è pronto per uscire per andare ad accoglierla,
di quanto quel gioco sia stato inutile. Ha già un piede sulla soglia dei Club
dei Corvi, pronto a uscire, quando avverte quella sensazione di soffocamento
dietro l'angolo.
È stato stupido pensare
di tenere tutto quel dolore a bada. Un gioco è solo un vizio, non è la cura.
Non con Inej chissà dove.
È uno strazio pensare di
prenderle di nuovo la mano - come l'ultima volta.
Ma è tormento anche
pensare di non farlo.
Non c’era niente di male
a immaginare di sfiorarle la treccia, si è detto, e poi avvolgerla intorno alla
sua mano.
Niente di male, si è
ripetuto, nel pensare di trovarsi vicino a lei mentre si lascia andare a una
risata liberatoria, sentire il suo respiro che sposta l'aria vicino a loro.
Respirarlo, quel sorriso.
Niente di male, finché
Inej era lontana e lontana è rimasta anche la paura di sentirsi contaminato
dalle ombre del suo passato.
Si ritira invece nella
sua mansarda, mentre ancora immagina e adesso vorrebbe solo smettere.
Smetti, Kaz,
smetti.
Eppure continua. Inej è
un vizio che non sa fermare.
La vede scendere dalla
barca e abbracciare gli altri. Spostare gli occhi da un volto all'altro e
cercarlo. Da un momento all'altro non sarà più in mezzo a quel piccolo comitato
di accoglienza. Ha sorriso a tutti, ha stretto Jesper, Wylan – tutti lì, per
lei - e ora è sparita. Dalla nave, dal molo, dalle strade.
Riesce a vederla mentre
capisce che, se a Ketterdam lei appartiene solo ai tetti, ai vicoli nascosti
che ancora ricorda e a sé stessa, lui appartiene ancora alle sue paure.
La vede venire a
cercarlo, nonostante tutto. A chiedergli perché non si è fatto trovare al
porto, cercherà di comprenderlo dietro un rimprovero.
Sente le mani - nude -
già sudate quando passa il palmo sulla giacca per controllare di essere in
ordine.
Senza corazze, Kaz.
Eppure, pensa, uno come
lui dovrebbe saperlo che esercitare la fantasia non sarebbe servito a
niente.
Immaginare parole da dire
a Inej è inutile.
Lui sa far scorrere fiumi
di parole per minacciare, spaventare, impartire ordini. Niente che possa
servire con Inej.
Tutte le parole che
vorrebbe dirle, mentre lava via il sudore dalle sue mani, mentre percepisce il suo
Spettro alle sue spalle, sul davanzale - come fosse ieri, come sempre -
e vede l'ombra di lei allungarsi accanto alla sua sul muro della mansarda,
restano impigliate da qualche parte fra lo stomaco e la gola, incapaci di
venire fuori.
Non sono passati mesi,
non è cambiato niente. È ancora rotto, non è riuscito a mettere insieme i
pezzi. Ha bisogno di lei, per farlo.
Kaz si asciuga, solleva
un braccio in segno di saluto, ancora di spalle alla finestra. Lo fa anche
Inej. L'ombra della sua mano si posa su quella di Kaz.
C’è di nuovo quel sole
raro.
Mi sei mancata.
«Sei tornata».
***
Ciao!
Non
so bene cosa ci faccio qui. Ho letto da poco la duologia
di SoC e questi personaggi hanno saputo farsi amare.
È
la prima volta che in una fic inserisco l’avvertimento
OOC perché non sono affatto sicura di riuscire a inquadrare bene Kaz, scrivendo.
Alla fine de “Il Regno Corrotto”, lui ha fatto molto per superare le sue paure per
Inej ma, dopo una sua prolungata assenza, nella mia testolina Kaz si sente a
disagio ad aspettarla al molo insieme a tutti al suo primo ipotetico ritorno a
Ketterdam.
Questa
fic nasce principalmente grazie a una fan art nella
quale le circostanze ritratte sono diverse, ma l’ombra della mano di Kaz e quella
di Inej si toccano. Quel dettaglio mi è rimasto in testa, ed eccomi qui.
Un
abbraccio a chiunque sia arrivato a fine lettura!
gabry