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Autore: sallythecountess    21/05/2022    2 recensioni
Alice è una ragazza creativa e stravagante di vent'anni. Sogna di diventare una mangaka e si sta costruendo la sua vita e carriera in Giappone, quando il matrimonio di suo fratello la costringe a tornare a casa, nella piccola città scozzese in cui è nata. Tornare a casa le fa paura, perchè significa affrontare le aspettative deluse della sua famiglia, il fantasma della morte di sua madre, la solitudine e anche Lor, il ragazzo che si è lasciata indietro per cui però non ha mai smesso di provare sentimenti.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La ragazza di Tokyo'
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Capitolo
 “E’ questo, vero?” le aveva scritto Lor, mentre lei stava rotolandosi nelle coperte pensando a lui, e questo l’aveva fatta tremare come una foglia, perché non si sa come quel matto era riuscito a trovare i suoi fumetti online. Una fitta la trafisse, e il panico cominciò a serpeggiare nel suo corpo, perché aveva una paura tremenda di deluderlo, di essere giudicata da una persona a cui voleva bene. Mostrarle il suo lavoro, quei disegni e quelle storie a cui lavorava con tanto amore, era un po’ come mostrarsi totalmente per quello che era davanti a lui, senza nessun tipo di protezione, e questo la spaventava, ma elettrizzava allo stesso tempo. Rimase per qualche secondo in silenzio, fino a quando Lor non le mandò un estratto della storia dicendo “mi fa già ridere!” e lei sospirò.
“Sii gentile e non giudicare, almeno fino al quinto capitolo…” gli scrisse e lui sorrise soltanto, esultando insieme a suo fratello.
“Sei veramente un genio, allora! Come diavolo fai ad essere mio fratello?” commentò allegro. Matt voleva fargli tante domande, aveva sempre voluto farle. Malgrado fossero l’uno la famiglia dell’altro, infatti, Lor lo aveva sempre considerato una specie di estraneo e non avevano mai parlato più di tanto. C’era molta differenza d’età tra loro, e soprattutto erano cresciuti con famiglie diverse e questo li aveva sempre tenuti lontani.
 Matt era sempre stato con le varie tate e George, perché i signori Dubois avevano troppo da fare per occuparsi di lui e volevano che si togliesse dai piedi come faceva suo fratello, che non era mai a casa già in primissima adolescenza. Matias, però, era troppo timido per fare amicizia, e sperava di passare sempre inosservato attraverso il mondo, e questo lo spingeva a voler sempre stare a casa con Georgie, anche lui abbandonato a mille tate dopo il brutale divorzio dei genitori. Aveva sempre sentito un vuoto, un vero e proprio buco nella sua anima, perché nessuno gli parlava mai di quei genitori, e i suoi nonni avevano sempre risposto in modo molto vago alle sue domande. Aveva sofferto moltissimo in adolescenza, per quella mancanza, e aveva sempre desiderato trovare del tempo con Lor, che invece lo ignorava, perché Matias adesso assomigliava davvero troppo a qualcuno che gli spezzava il cuore rivedere
 Lor, infatti, nella sfortuna di perdere i genitori, era stato fortunato, perché aveva dieci anni quando era morta sua madre, e undici quando era andato via suo padre. Il prezzo di avere dei ricordi di loro due, però, era molto alto. Era stato un dolore atroce perderli, e li sognava ancora molto spesso, soprattutto sua madre.
 Ricordava la sua voce quando cantava felice in macchina, ma anche quando gli sussurrava le canzoni per dormire, le sue mille coccole, i suoi abbracci e le storie che inventava per farlo addormentare quando proprio non riusciva. Il suo sorriso, le sue bellissime e lunghissime onde bionde come l’oro, e quegli occhi verdi, che rivedeva ogni volta che si avvicinava a uno specchio. Sabine era stata una madre dolcissima, e Lor la ricordava con un affetto straziante. Una delle cose che gli dava più serenità, però, era il ricordo di un’altissima e bellissima donna bionda in cucina di domenica mattina a preparare la pasta. Lei non era una cuoca professionista, ma solo una mamma tenera, che voleva che il suo Laurent mangiasse solo cibo sano, così ci metteva tantissimo impegno per preparare ogni cosa, e lui aveva passato moltissimo tempo in cucina con lei. Giocando, imparando e assaggiando i suoi piatti. Quello era stato il motivo per cui un giovanissimo Dubois di appena dodici anni aveva fatto una lunga ricerca e si era ritrovato una mattina in cucina, per preparare uno di quei piatti che faceva con lei. Piangendo poi a dirotto perchè aveva il sapore di qualcosa che pensava perso per sempre. E così cominciò a rifarli tutti, uno per uno, cercando di rovistare nella memoria e documentandosi il più possibile. Era nata così la sua passione, da un momento di tristezza. Lor adolescente odiava profondamente la scuola, lo faceva soffrire moltissimo, e aveva l’autostima a pezzi, perché era dislessico, parlava poco la lingua e non capiva mai nulla. Si sentiva incredibilmente stupido, e odiava studiare. Cucinare, invece, gli era sembrato semplice, ma anche gratificante, perché era un modo per ricordare quei momenti con lei. E da lì era partito un lungo processo di costruzione del suo ego, che in seguito si era forse sviluppato un po’ troppo.
Il ricordo di Sabine era fortissimo dentro di lui, custodito gelosamente in una parte della sua anima che Lor non avrebbe mai aperto a nessuno. Una parte in cui, però, c’era anche un’altra persona che aveva influito fortemente nella sua crescita umana.
Hellen Mac Neil, infatti, era una donna stranissima, ma con un cuore fin troppo grande. Aveva avuto pietà di quel ragazzino da subito, e aveva in ogni modo favorito il suo rapporto con Dug, malgrado Neil avesse molto da ridire. Hellen lo aveva preso a cuore, e aveva persino accettato di tenerlo in custodia quando i Dubois volevano sradicarlo dal suo ambiente di nuovo, dopo solo 11 mesi dal suo arrivo, per poi riportarlo in Scozia un anno dopo.
Hellen si era occupata di lui. Parlava pochissimo francese, e lo aveva preso molto in giro, ma negli anni era diventata un suo punto di riferimento. Lo rimproverava se faceva troppo lo stronzo con le ragazze, e lo fissava con enormi occhi preoccupati quando sapeva che Lor era finito in una rissa, ma provava sempre ad aiutarlo, ed era così orgogliosa di vederlo cucinare!
Proprio come era successo per Alice e i suoi disegni, infatti, Lor non aveva trovato l’appoggio di nessuno quando aveva iniziato a pensare alla cucina come lavoro. Tutti avevano dato per scontato che lui scegliesse di studiare economia, per prendere l’azienda di famiglia, ma a Lor faceva ribrezzo l’idea. Aveva litigato tantissimo con i nonni, e come sempre era finito a casa Mac Neil, a distrarsi con gli amici. Anche Neil Mac Neil gli aveva dato contro per quella scelta sconsiderata. Sarebbe stato incredibilmente stupido per un giovane ereditiere fare qualcosa che non fosse legato all’impresa di famiglia, e glielo disse senza mezzi termini.
“Qualcosa di faticoso e degradante, poi!” concluse accigliato, con il suo solito tono di chi sa sempre ciò che è meglio per tutti, ma Hellen scoppiò in una fragorosa risata e ruggì “Degradante? Addirittura? Quanto si vede che sei nato ricco e snob! Il lavoro non è mai degradante, se lo fai con etica, rispetto per tutti, responsabilità e correttezza. Trovo sia molto più degradante fare qualcosa che ci disgusta, uccidere la scintilla che abbiamo dentro solo per soldi o per compiacere qualcuno, senza mai trovare la felicità!” concluse caustica, lasciando Neil come sempre a scuotere la testa per il suo idealismo.
 “Sarà bravissimo…” concluse, facendogli un occhiolino e facendolo sorridere, e Lor si era sempre sentito sicuro di quella scelta perché sapeva che le due donne che si erano davvero occupate di lui, che gli avevano voluto bene sul serio, l’avrebbero approvata.
“…Onestamente me lo sono chiesto anche io come facciamo ad essere fratelli. E più di una volta. Insomma: guardaci! Sono piuttosto convinto di essere stato adottato, non ti assomiglio in nulla praticamente!” commentò Matias, interrompendo il flusso di riflessioni di Lor che scosse solo la testa.
“Andiamo! Sembri una specie di attore di quei film sui vampiri Lo! Sei altissimo, sempre super elegante e sai sempre cosa fare e dire. Nel novanta per cento delle volte in cui io devo dire qualcosa, invece, mi si annoda sempre in gola e sembro sempre un idiota. Per non menzionare il fatto che io al massimo posso sembrare lo sceneggiatore nerd di quei film, e neanche credo.”
Lor sorrise e rispose serio “sai cosa diceva di te la mamma?” facendolo tremare.
 “Oh Maurice, è letteralmente identico a te. Non avrà mai problemi a trovare una donna, con quegli occhi sognanti e il sorriso dolcissimo!”
Matias lo guardò confuso e Lor fissandolo rispose “è una delle ultime cose che ricordo di averle sentito dire. Avevamo finito da poco di mangiare e mentre io e lui toglievamo la tavola, lei era sdraiata con te sul divano e ti accarezzava fissandoti come se fossi la cosa più bella del mondo…”
Matias rimase per un attimo senza parole, e Lor pensò di averlo ferito in qualche modo, perché aveva assunto un’espressione incredibilmente addolorata.
“E poi credo che a Parigi ci sia da qualche parte il video di quando sei nato, che dimostrerebbe che al massimo sono stato adottato io…” aggiunse, dicendo una cosa che fece letteralmente tremare il povero Matias, con gli occhi pieni di lacrime in quel momento.
“…ma assomiglio troppo a lei per essere stato adottato. Esattamente come tu sei identico a lui…” concluse serio e Matt gli disse solo “potrei vedere quel video un giorno?” con un tono sconvolto che confuse Lor.
“Certo, ti piacerà, anche se dico una cosa del tipo ‘dovrete continuare ad amarmi adesso’ e sembro un ragazzino stronzo, ma è un bel ricordo. Te lo farò avere…”
Fu in quel momento che Lor per la prima volta lo capì: erano cresciuti nella stessa casa, ma lontanissimi, e se gli aveste chiesto chi fossero le persone più importanti nella sua vita, probabilmente non lo avrebbe inserito nell’elenco. Non per cattiveria, però. Semplicemente lo avrebbe dimenticato. Eppure Matias aveva il suo stesso sangue, e una ferita simile e forse addirittura più grande della sua, e quel sorriso malinconico che aveva assunto ne era la prova.  
“Ne ho altri, se vuoi. Papà era fissato con i video, e ce ne sono tantissimi di noi da piccoli!” aggiunse con un mezzo sorriso e Matias rispose emozionato “Sarebbe bellissimo sentire la loro voce e vederli, almeno per una volta…” facendo sorridere suo fratello, che gli mise solo una mano sulla spalla.

Nota:
Ciao a tutti! Allora io non so cosa ne pensate di questo capitolo, vi dico solo che non era preventivato. Non esiste nella storia originale, e non ho idea di dove sia venuto fuori, ma spero vi sia piaciuto. Adesso che conoscete un po' meglio sia Lor che Matias, che ne pensate? Fatevi sentire, vi aspetto!
   
 
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