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Autore: Doppiakappa    23/05/2022    0 recensioni
Roy Steinberg, sedicenne figlio dello scienziato più influente del 2085, si ritrova vittima di un particolare incidente che lo porta al contatto con una misteriosa sostanza extraterrestre. A sua insaputa, si ritroverà coinvolto in una serie di eventi che lo porteranno a dover salvare il mondo da un'enorme minaccia.
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Queen City, poco distante da Texas Street, ore 17.46.
 
Axel stava preparando il proprio armamento, montando i due fucili che avrebbe usato durante il raid alle presunte basi dell’Ægis. Di fronte a sé, nel vano posteriore del veicolo militare che lo stava scortando a destinazione, una parete carica di esplosivi, coltelli e pistole lo lasciava indeciso; prese e ripose diversi equipaggiamenti, più volte, cercando di decidere quale fosse il più adatto.
Dietro di lui, Diego rimaneva sdraiato all’interno di una capsula collegata a un macchinario, col torso nudo e i diversi moduli nella sua spina dorsale collegati a quella macchina.

- Sei pronto, Diego? – chiese il generale, voltandosi verso il ragazzo.

- Non ancora, sto tostapane ci sta mettendo una vita a controllarmi i parametri… - si lamentò lui, impossibilitato di fare un qualsiasi movimento all’interno di quella strettissima capsula.

- Cosa vuoi usare come equipaggiamento? Te lo preparo io. – si offrì Axel, lasciando al ragazzo dai capelli blu la possibilità di guardare l’arsenale.

- Che gentile! Grazie, mamma! – scherzò lui, vedendo l’uomo fare una smorfia. – Preparami un HK D-600, con caricatore aumentato, stabilizzatore di fuoco e mirino di precisione. Ah, e rimuovici il calcio, per piacere. Poi ho nella mia cassa personale il mio MC-116-ZT82, per piacere prendilo ed equipaggialo con il mirino tattico a tripla modalità di visione e con il silenziatore, grazie. – Axel assemblò il primo fucile come richiesto, dirigendosi poi verso la cassa di Diego.

- Codice? – chiese, preparandosi a digitare la cifra sul display.

- Zero. Nove. Zero. Cinque.

Axel riconobbe il numero. Nove maggio, era proprio quella la data in cui lo aveva salvato dal ghetto di Berlino. Tuttavia, il soldato rimase in silenzio, eseguendo la richiesta dell’amico e preparando anche la seconda arma. Nel frattempo, Diego aveva terminato il controllo del sistema Hurricane, il modulo nanotecnologico che lo teneva in vita, e subito aveva raggiunto il generale.
- Grazie. – disse, chiudendosi la tuta da combattimento e prendendo le armi ora montate.

- Cos’altro vuoi usare? – chiese curioso Axel, guardando il ragazzo dai capelli blu osservare indeciso la parete.

- Penso prenderò l’arco tattico con le frecce esplosive, un paio di panetti di C4 e un coltello a lama corta per lo scontro ravvicinato. – rispose l’altro, analizzando i vari coltelli appesi nell’arsenale.

- Sempre il solito esagerato…

- Tre armi sono meglio di due, e poi io mi muovo più velocemente, quindi diciamo che non mi intralciano in alcun modo… - il sorriso del ragazzo riportò Axel a quando lo aveva salvato. Quello stesso sorriso, sincero, radioso nonostante tutto il dolore, nonostante l’aberrante operazione, lo aveva marchiato nel profondo.

Il veicolo si arrestò.

- Comandante, siamo arrivati. – la voce del soldato Klopp riportò Axel in sé.

- Perfetto. A tutte le unità: terminate di equipaggiarvi e poi prendete posto nei vostri rispettivi hotspots. – ordinò il generale tramite il suo auricolare.

- Allora io raggiungo Cold e Freeman, buona fortuna, Axel.

- Non fare pazzie, mi raccomando. Agisci in modo professionale.

- Sì, mamma…

- Buona fortuna. – concluse, ignorando la frecciatina, imbracciando poi il proprio fucile d’assalto e raggiungendo i soldati Rees e Fray.
 
Tutte e quattro le squadre erano in posizione, pronte a infiltrarsi nei quattro edifici sospetti. La tensione fra i soldati era elevata, Axel si sentiva come alla sua prima missione: eccitato. L’edificio era enorme, pieno di vetrate larghissime e scure, in cima a esso spiccavano una serie di antenne dalle forme e dimensioni più varie e bizzarre. Attorno a loro, una folla di civili era stata allontanata dagli altri agenti dell’Asset, per evitare coinvolgimenti in quell’operazione.
Axel guardò negli occhi i due compagni, per poi ordinare loro di entrare.

- Bene, squadra uno in ingresso, buona fortuna soldati! – disse, entrando nell’edificio con il fucile in mano.

La squadra uno percorse rapidamente le scale principali, raggiungendo il tredicesimo piano. Lì, Axel si accostò alla porta, rimuovendo l’assicura al fucile. Con la mano fece un gesto ai due soldati e questi si disposero l’uno accanto all’altro. A un secondo comando del generale Klein, i due sfondarono la porta con un calcio coordinato, permettendogli di entrare e mettere in sicurezza la zona.
Contemporaneamente, gli altri tre team avevano agito nello stesso identico modo, coordinati alla perfezione. Quello che però i soldati si trovarono di fronte fu per loro una sorpresa, sorpresa mista a preoccupazione e confusione.

- Signore…

- Comandante Klein….

- Axel… - la voce dei tre soldati si sovrappose unisona. – Qua ci sono dei civili… - con lo stesso tono confuso e in attesa di risposte.

- Dei civili… cosa cazzo ci fanno dei civili in questi edifici? – disse guardando l’enorme folla di persone.

La situazione era cambiata improvvisamente, lasciando Axel in un attimo di stallo. Non aveva idea del perchénon fossero stati evacuati gli edifici, tantomeno non capiva come potesse esserci così tanta gente in un edificio adibito probabilmente ad ufficio per una grande società privata. Quelle persone erano troppe, anche perché erano presenti anche bambini e anziani fra loro.

- Comandante che facciamo?

- Dobbiamo assolutamente evacuarli, bisogna cambiare la priorità! – ordinò notando però che nessuno dei presenti aveva ancora fatto caso a loro, nonostante avessero appena sfondato rumorosamente la porta.

- Soldati, stand-by. – disse, lasciando le squadre nel silenzio radio.

- Signore, i civili sembrano non essersi accorti della nostra presenza… - disse il soldato Collins.

- Lo stesso qua. – confermò Klopp.

- Stessa situazione da noi. – concluse Diego.

- Si stanno muovendo come robot… che cazzo succede? – chiese confuso Sahed.

- Non lo so, ma non è normale. Provo a creare un contatto con loro. – rispose, avvicinandosi cautamente a un civile. – Ehi! Sono un agente di polizia, cosa ci fate in questo edificio? Avevamo dato l’ordine di evacuazione. – il comandante venne ignorato. – Ehi! Sto parlando con te! – alzò lui la voce, nel tentativo di richiamare il civile. Invano. – EHI! – al terzo tentativo, qualcosa fece cambiare l’atmosfera. Axel provò un brivido lungo la schiena.

- Qui Uppercut, i topi sono in trappola… - disse Rees a bassa voce, disattivando l’auricolare dell’asset.

- Ottimo lavoro Uppercut, lascia il resto a noi… - rispose una voce maschile da un altro auricolare.

- Agli ordini, buon lavoro, Signor Gunnarson! – concluse la donna, sorridendo.

Improvvisamente, in tutti e quattro gli edifici, tutti i civili si bloccarono, voltandosi verso i soldati.

- Ma che cazzo?! – esclamò Axel, voltandosi verso i suoi compagni, rimanendo però spiazzato dall’assenza del sodato Rees. – Rees, dove sei?! – chiamò nel panico, portando la sua schiena a quella del soldato Fray.

- Axel! Che cazzo succede?! – chiese preoccupato Diego.

- Non lo so! I civili sono impazziti e Rees è scomparsa.

- Ma io sono qua, comandante Klein. – la voce della donna richiamò l’attenzione dell’uomo. – È stato divertente recitare la parte del soldato, ma ora i giochi sono finiti. – disse, estraendo una granata.

- Rees che cazzo stai facendo?! – Axel era in preda al panico e alla confusione.

- Sto eseguendo gli ordini del Signor Schwarz, è stato fin troppo facile tendervi la trappola hahahaha. – rise lei, facendo per andarsene.

- Rees, non ti muovere o faccio fuoco!

- Fa pure, Klein, ho un paio di volontari per farmi da scudo. – disse strafottente, indicando i civili. – Questo è un regalino da parte dell’Ægis, buona fortuna! – concluse, innescando la granata e lanciandola verso i soldati.

Lo scoppio fu assordante, l’intera vetrata del palazzo andò in frantumi e una nube scura si levò dall’edificio. Axel aveva fatto in tempo a prendere Fray e lanciarsi giù dalle scale, evitando così l’esplosione.

- Axel! Axel! Cos’è successo?! – gridò Hurricane nel tentativo di contattare il comandante.

Axel si riprese, barcollando e senza perdere tempo rispose al compagno. – Rees ci ha tradito, i civili sono tutti uomini dell’Ægis. Fate fuoco senza esitare! – ordinò mettendo mano al fucile. – Fray, stai bene?! – chiese poi al soldato accanto a lui.

- Sissignore… non si preoccupi. – lo rassicurò lui, imbracciando il fucile e posizionandosi di fianco a lui. – Come agiamo adesso? – chiese, mirando verso la porta del piano superiore.

- Dobbiamo evacuare, seguimi! – ordinò, iniziando a scendere le scale.
 
Diego, Cold e Freeman iniziarono ad aprire il fuoco su quegli strani civili, come ordinato dal loro comandante, tuttavia, questi iniziarono a correre verso di loro, con fare animalesco, riuscendo anche ad arrampicarsi sulle pareti e sul soffitto.

- Ma che cazzo sono?! Scimmie?! – gridò Cold, incredulo.

- Facciamoli fuori, cazzo! – ordinò il ragazzo dai capelli blu, sparando una raffica verso gli assalitori.

Questi però sembravano immuni ai proiettili, continuando ad avanzare senza subire alcun danno apparente.

- Oh, merda… Axel! Questi non sono uomini comuni! Hanno tutti il B.M.M.D.! – gridò all’auricolare. – Ragazzi, dobbiamo andarcene subito da qua! – disse poi ai compagni, vedendoli annuire e coprendo così la loro fuga.

Cinque uomini dell’Ægis raggiunsero Diego, iniziando a sferrare una serie di calci e pugni mirati.

- Sono addestrati?! Merda! – esclamò il ragazzo, gettandosi nella mischia. Gli occhi gli si illuminarono di rosso, mentre il corpo iniziò a fremergli. – Modalità assalto, innesco. – disse, attivando il comando vocale della sua tuta, che gli chiuse un elmo sul viso e gli potenziò le capacità fisiche.

Con una rapidità disumana arrivò di fronte a uno degli assalitori, girandogli la testa e piantandogli nel collo un proiettile con la sua pistola. Con una serie di mosse contrastò i colpi di altri due uomini, tranciando loro la giugulare e gettandosi poi su un bambino e una donna, terminandoli con un colpo in testa preciso. Di fronte a lui però, un’orda di civili lo stava caricando animalesca e inarrestabile.

- Fanculo! Cold, Freeman, siete fuori? – chiese ai compagni.

- Affermativo! – risposero i due.

- Appena mi vedete uscire dall’edificio aprite il fuoco senza pietà! Sterminateli!

- Roger!

Diego iniziò a correre verso l’orda di nemici, uccidendone qualcuno rapidamente con l’uso del suo coltello balistico. Con una rincorsa, sfondò il vetro del diciassettesimo piano, aprendo la tuta alare e volando verso la strada. Nel mentre, i soldati Cold e Freeman avevano aperto il fuoco, nel tentativo di eliminare lo sciame di uomini dell’Ægis che stava traboccando dalle finestre dell’edificio. 
 
- Sembrano degli zombie, cazzo! Facciamoli fuori! – gridò Diego, estraendo il suo fucile di precisione e puntando verso l’orda. Esplose un colpo dopo l’altro, colpendo perfettamente la testa di quei mostri dell’Ægis, Cold e Freeman lo seguivano, scaricando i caricatori verso i nemici in modo sistematico, facendone fuori il più possibile.

- Colpirli alla testa è l’unico modo per ucciderli! – fece noto Diego attraverso l’auricolare, gli altri soldati annuirono.
 
Axel e Fray nel frattempo, si erano riuniti con il team quattro, creando una mischia caotica. I cinque soldati combattevano in cerchio, con pistole e coltelli, eliminando a uno a uno gli assalitori, che come uno sciame di insetti si stava gettando disperatamente su di loro.

- Signore, sono addestrati sti bastardi! – esclamò Collins.

- Voi siete addestrati meglio! Andiamo, uomini, dobbiamo aprire un varco!

- Sissignore! – risposero all’unisono, continuando a combattere.

Axel corse verso due nemici, una donna e un uomo, con un’acrobazia saltò al collo dell’uomo, perforandolo con la lama e usando il corpo come scudo verso il pugno della donna, una fucilata che fracassò la cassa toracica di quel cadavere ora martoriato.
 
- Vediamo di giocare un po’, Asset… - disse Niklas sorridendo, azionando un comando sul suo terminale.

Improvvisamente, il corpo dell’uomo ormai morto e altri cadaveri si illuminarono di bianco, producendo un fischio assordante.

- A terra! – gridò Axel ai suoi uomini, gettandosi sull’asfalto freddo di quello che ora era un campo di battaglia.

L’esplosione fu mastodontica, un cratere fumante era comparso una volta diradata la nube nera che aveva invaso totalmente la zona. Axel e i suoi uomini erano a terra, coperti di lividi e storditi dal boato. Le orecchie fischiavano, la vista era annebbiata e le articolazione dolevano anche solo al minimo movimento.
L’orda di pedine dell’Ægis invece pareva non aver accusato minimamente l’esplosione e dopo un breve stallo, ricominciò la frenetica carica verso i soldati feriti.

- Merda… - Axel non riusciva a muoversi, vedeva i nemici avvicinarsi sempre di più. – Mi dispiace… - disse rassegnato, guardando la morte avvicinarsi.
 
Una meteora cadde dal cielo, spazzando via gli uomini dell’Ægis. Di fronte ai soldati era comparso un ragazzo biondo, che senza alcun timore stava affrontando tutti quei mostri.

- Steinberg?! – gridò incredulo Axel.

Il ragazzo generò un’onda cinetica devastante, respingendo le prime file dell’orda. Con un salto rapidissimo si portò al centro dei nemici, tirando un pugno sul terreno, frantumando così la terra sotto i loro piedi. Senza perdere tempo, si gettò contro di loro, colpendoli con pugni e calci potenziati dal Void.

- Steinberg, devi colpire la testa! – disse il comandante, riuscendo a rialzarsi e impugnando il fucile.

- Hanno il B.M.M.D., com’è possibile?!

- Non lo so, ragazzo, ma non è il tempo di cercare risposte adesso! Uomini, riuscite ad alzarvi? – si voltò verso i soldati.

- Non si preoccupi, ci siamo… - rispose Gray.

- Steinberg, dividili in due gruppi! – ordinò Klein al biondo.

- Va bene! – rispose, generando due onde cinetiche che gettarono i nemici ai lati della strada. I soldati, nel frattempo, aprirono il fuoco eliminandone un gran numero. Roy si voltò, notando una seconda orda di uomini dell’Ægis caricarli da dietro, tagliando loro le vie di fuga. – Merda! Axel, dietro di noi! – avvisò il comandante, preparandosi al combattimento.
 
- Niklas, concentra le forze sul ragazzino. Dobbiamo raccogliere la maggior quantità di dati possibile. – Schwarz comparve alle spalle del professore, osservando con un sorriso il monitor.

- Certamente, Schwarz, lascia fare a me. – rispose il professore, digitando una serie di comandi nel suo terminale.

- Uppercut, tieni impegnati gli altri soldati, non voglio interferenze. – ordinò poi all’infiltrata.

- Sissignore. – rispose lei, caricando il fucile e lanciandosi verso il gruppo di Axel.
 
La donna venne però fermata da un proiettile che le esplose accanto, gettandola a terra.

- Non così in fretta, stronza traditrice. – disse Klopp, puntandole contro l’arma.

- Pensi davvero di riuscire a fermarmi da solo, Klopp? Patetico. – lo provocò lei, disarmandolo e gettandogli il fucile lontano dalla sua portata. – Avanti allora, fatti sotto. – lo caricò, iniziando a colpirlo con dei calci sul fianco. Klopp cadde a terra, fissandola impaurito.

- Perché ci hai traditi? – chiese, indietreggiando.

- Huh? Hahaha non sono mai stata dalla vostra parte, il mio ruolo è sempre stato quello di fare i doppio gioco con voi.

- E si vede che non sei mai stata una di noi… il comandante ti aveva detto di uccidere subito il tuo bersaglio, e noi ascoltiamo sempre il nostro comandante… - disse il soldato a terra, cambiando improvvisamente tono ed espressione, facendosi comparire un sorriso stampato in volto.

- Eh…?! – non fece in tempo a pensare che un proiettile le perforò il cranio, facendola rovinare al suolo, priva di vita.

- Ottimo lavoro, Klopp… - disse Hurricane, ricaricando il fucile di precisione.

- Non posso crederci che ci abbia tradito, tutto ok Klopp? - disse incredulo Cold, vedendo il compagno annuire.

- Si sono giocati bene le carte che avevano, ci hanno fottuto alla grande. – esclamò Freeman.

- Dobbiamo tornare immediatamente dal generale… – disse Klopp, rialzandosi da terra e prendendo un grande respiro. – Hurricane, riesci a vedere i civili impazziti? – chiese poi al ragazzo.

- Negativo, è come se fossero spariti. – rispose, osservando in lontananza tramite il mirino del suo fucile. – A ore 4 dalla nostra posizione, vedo del fumo. Axel è sicuramente lì. – disse poi, indicando ai soldati la direzione.

- Bene, precedici sul posto allora. – ordinò Klopp, che come stabilito dal generale Klein nel piano, era diventato il secondo in comando in caso della morte di Rees.

- Sissignore. – annuì, dispiegando la tuta alare e saltando dal palazzo sul quale si era appostato.


 
Queen City, Texas Street, qualche minuto prima.
 
- Cos’è stato?! – esclamò Ethel, stringendosi a Roy.

- Non lo so, ma ho un pessimo presentimento…

- In che senso, Roy?

- Il radar che mi ha dato mio padre mi indica la posizione di Axel e dei suoi uomini, per poter rimanere in costante contatto con loro. E…

- E cosa?! – chiese preoccupata.

- E Axel si trova proprio nella direzione dell’esplosione… - rispose, guardando la ragazza negli occhi.

- Vuoi andare lì, vero? – lo interrogò lei, con il volto pallido. – Ti prego non farlo, Roy…

- Ethel, se l’Ægis li ha attaccati significa che vogliono sbarazzarsi della mia scorta, vogliono farci uscire allo scoperto.

- E tu vuoi andare dritto nelle fauci del lupo?!

- Non se lo aspettano, e poi il Void è qualcosa che non possono ancora fermare.

- Roy, stiamo assieme da appena tre minuti e già mi stai facendo impazzire… E se ti succede qualcosa?! – la ragazza lo prese per la felpa, tirandolo a sé e fissandolo con uno sguardo carico d’ansia.

- Ethel, non mi succederà nulla. Te lo prometto. Ma devo proprio aiutarli… senza di loro… anche tu saresti in pericolo… - disse il biondo, posandole le mani sulle guance.

- Non fare follie, ti prego…

- Non ne farò, promesso. Tu però devi allontanarti da qua. Prendi la macchina e vai a casa mia, chiamerò mio padre e gli dico che stai venendo, spiegagli cosa sta succedendo. – disse il ragazzo, facendo per andarsene.

- Va bene… ehi! – lo richiamò lei, baciandolo all’improvviso quando egli si girò. – Buona fortuna. – Roy annuì sorridendo, per poi correre verso la nube di fumo in lontananza.


 
Queen City, luogo della battaglia, ore 18.09.
 
Roy era circondato dalle pedine dell’Ægis, che senza sosta lo stavano assalendo, ignorando completamente i soldati dietro di loro. Il biondo combatteva senza fermarsi, aiutandosi con le onde cinetiche per respingere l’assalto di quelle bestie. Nel frattempo, i soldati cercavano di eliminare i nemici più distanti dal ragazzo, per non coinvolgerlo nel fuoco incrociato.

- Steinberg, non riusciamo a sparare nella tua direzione, cerca di aprici un varco! – gridò Axel al ragazzo dalle iridi smeraldine.

- V-Va bene… c-ci provo… - rispose a fatica, impegnato a mantenere gli assalitori a distanza.

Caricando un’onda cinetica, Roy mosse la mano come per spostare l’aria di fronte a lui, scaraventando di conseguenza tutti gli uomini di fronte a lui verso un lato, permettendo così ai soldati di far fuoco.

- Certo che quando ci hanno detto che dovevamo difendere un ragazzo speciale… non pensavo fosse così speciale, cazzo! – esclamò Collins, guardando stupito la potenza di Roy.

- Poche chiacchiere, facciamo piovere su questi figli di troia! – ordinò Axel, aprendo il fuoco sugli avversari bloccati dal biondo.

Il numero di nemici tuttavia sembrava non diminuire, nonostante i soldati ne avessero eliminati più di un centinaio.

- Ma quanti cazzo sono?! – esclamò Gray, esplodendo una raffica verso l’ennesimo uomo che cercava di riavvicinarsi a Roy.

- Steinberg, dietro di te! – esclamò Sahed, avvisando il ragazzo.

Roy si trovò due bambini alle spalle, che tentarono di staccargli la testa con un colpo. Spaventato cadde a terra, sentendo un’improvvisa fitta al cuore. Avrebbe dovuto colpire dei bambini, probabilmente dell’età di suo fratello. Fu proprio questo a farlo esitare.

- Steinberg, levati da lì! – gridò Axel, vedendo il ragazzo nel panico.

I due bambini caddero a terra prima di riuscire a toccare il biondo, entrambi neutralizzati da un colpo esattamente al centro del cranio.

- Axel, gli altri stanno arrivando da est! – disse Diego dall’altoparlante, il generale annuì.

 I due cadaveri si accasciarono accanto a lui, gettandogli addosso un terrore doloroso, che iniziò a lacerargli l’animo.

- Erano… solo dei bambini… - delle lacrime iniziarono a scendergli dalle guance, cercando di sfogare la tensione e la paura che lo avevano pervaso e bloccato lì, a terra, su quel freddo asfalto ora coperto di sangue.

Axel si avvicinò al biondo, cercando di riportarlo alla realtà. – Steinberg, queste persone non sono più umane. È come se fossero già morte. Sono diventate delle armi. Se non li facciamo fuori, loro fanno fuori noi. Li stiamo aiutando, Steinberg. Non meritavano questo, ma l’Ægis ormai li ha già uccisi… non possiamo più farci nulla. – disse, posando una mano sulla spalla del ragazzo.

- Perché tutto deve diventare una cazzo di arma… perché… Prima Clint, ora queste persone… tutto questo a causa mia… perché… PERCHÉ?! – gridò il biondo, generando uno spostamento d’aria tutt’attorno a lui.
L’iride sinistra si era illuminata di un arancione incandescente, così come le linee nere sul suo corpo.

Gli uomini dell’Ægis si erano concentrati tutti davanti ai soldati, rinforzati dai gruppi provenienti dagli altri due edifici, riuniti in un’unica ed enorme orda.

- Comandante… abbiamo un problema… esclamò Freeman.

- Già… sono fottutamente troppi… - confermò Hurricane, stringendo i denti e atterrando accanto ai compagni.

- Mettetevi al riparo. – ordinò Roy con tono carico di odio, alzandosi improvvisamente da terra e facendo voltare tutti i soldati verso di lui.

- Cosa vuoi fare, Steinberg?! – chiese terrorizzato Axel.

- Mi sbarazzerò di loro e porrò fine a questa cazzo di follia. – disse il biondo, senza distogliere lo sguardo dall’orda.

- Steinberg, sono troppi! Non fare cazzate, nemmeno noi siamo in grado di respingerli! – cercò di farlo ragionare il generale.

- Roy, giusto? – chiese Diego, avvicinandosi. – Noi siamo qua anche per proteggere te, non possiamo lasciare che tu corra un rischio così grande. – Roy lo guardò negli occhi.

- Signor Klein, la prego di lasciarmi andare. Sono conscio di quello che sono in grado di fare. – disse il biondo, con un tono cupo e serio.

- Steinberg… - Axel si limitò a guardare il ragazzo negli occhi.

- Mettetevi al riparo. – ordinò di nuovo il biondo.

- Al riparo. – disse Klein ai suoi uomini.

- Ma Axel… - cercò di ribadire Hurricane.

- Ora! – intimò il comandante, allontanandosi assieme alla sua squadra.
 
Roy si piegò sulle ginocchia, come per caricare uno scatto. Con un balzo disumano si portò sopra l’orda di nemici, caricando con l’intero corpo un’onda cinetica. Sfogando tutto l’odio che aveva in corpo, il ragazzo piombò in picchiata verso i nemici. L’impatto fu apocalittico, tutti gli uomini dell’Ægos vennero spazzati via e ridotti a brandelli dalla tremenda forza del ragazzo. Non uno di loro riuscì a salvarsi da quella devastante meteora.
Una volta diradata la polvere generata dall’impatto, i soldati poterono rivedere la figura del ragazzo, che silenziosa e immobile giaceva in mezzo al cratere. Axel e i suoi uomini erano increduli e terrorizzati allo stesso tempo. Il generale si avvicinò al ragazzo, potendo così guardargli il volto: stava piangendo.

- Schwarz… ha appena demolito metà della nostra legione, in un solo fottutissimo colpo… - esclamò il Professor Gunnarson, ridendo mentre sbatteva il pugno destro sulla sua postazione all’interno del laboratorio del quartier generale.

- Sei riuscito a ricavare i dati da quel meraviglioso colpo? – chiese Simon, ammaliato dall’assurda visione, senza la minima preoccupazione in volto.

- Affermativo. Il programma ha elaborato una scheda precisa all’ottantasette percento, sono in grado di ricostruire i processi neurochimici dietro alla produzione di tale potere, quindi… considera iniziata la fase finale del nostro progetto.

- Bene allora, diamo inizio alle danze! Legion era solo il primo passo verso il nostro grandioso futuro, Infecta sarà lo strumento definitivo che ci condurrà alla vittoria. Ottimo lavoro, Niklas. Tienimi aggiornato. – disse Simon trionfante, uscendo dal laboratorio e tornando nel suo ufficio. “Non mi resta altro che portare Aiden da me e finalmente potrò iniziare la mia conquista.” pensò poi, facendo comparire un sorriso sul suo volto, guardando soddisfatto il suo riflesso nello specchio dell’ascensore.
   
 
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