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Autore: hermy09    25/05/2022    0 recensioni
"Dovrei iniziare a chiamarti principe Jason" .
"No...".
"Sapevo non ti sarebbe piaciuto, ecco è ufficialmente il soprannome giusto" .
"Non ha alcun senso" .
"Si invece. La storia di base abbiamo detto che c'è. L'aspetto stereotipato anche. In più sei sempre tutto composto e diplomatico, anche se è tutta scena... Non guardarmi così!" .
"Ogni volta che parlo con te mi ricordo perché non lo facevo mai".
"E hai pure salvato dai guai una persona che non sopportavi, due volte! Me! Se non ti rende un cavaliere..." .
"Limitati a principe per favore".
Dopo essersi lasciato con Rachel, un improvviso avvicinamento al suo vicino di casa Jason Grace farà scoprire a Percy che ci sono molte cose su se stesso che in realtà non sa. E ovviamente, trattandosi di Percy gli porterà anche molti guai.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Jason/Percy, Percy Jackson, Rachel Elizabeth Dare, Reyna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Jason..."

"Mmh"

"Jason...Jason!".

Quando Percy lo colpì col cuscino, Jason finalmente aprì gli occhi.

Guardò seccato Percy per essere stato svegliato. "Era necessario?".

Percy lo fissò colpevole. "Buon compleanno!".
Jason si mise seduto e si strofinò gli occhi.

"Grazie...".

Percy vide che Jason dopo essersi stiracchiato ebbe un sussulto. Si strofinò il ginocchio.
"Che hai?" chiese.
"Non lo so, ieri ho urtato una sedia, ma non pensavo che potesse ancora far male".
"Sono i segni dell'invecchiamento" disse Percy.
Jason scosse la testa.
"Certo".

"Allora? Cos'hai in programma per il tuo primo giorno da diciasettenne?".

Jason scavalcò Percy per scendere dal letto.

"Fare una doccia, mettermi la divisa e andare a lavoro".

Quella di Percy non era una vera domanda, Percy sapeva cosa avrebbe fatto Jason il giorno del suo compleanno. Tutto lo staff lo sapeva, eccetto per Jason.

Era da una settimana che Reyna lo istruiva sul da farsi per la sorpresa. Non la si poteva chiamare festa a sorpresa, perché conoscevano troppo bene Jason per rovinargli il compleanno con qualcosa di grande come una vera e propria festa, quindi avevano evitato. Però a tutti piaceva mangiare la torta no?

Percy sperò che andasse tutto bene. A partire da quel week-end avrebbe diviso la giornata di lavoro in piscina con un altro bagnino assunto da poco, e quel giorno era sabato. Quando il suo turno stava per finire, mandò un messaggio a Jason per dirgli di raggiungerlo con una scusa. Era meglio stesse lontano dalla cucina, dove si stavano preparando per quella sera. Quando il festeggiato arrivò, Percy stava aprendo la cabina per andare a cambiarsi, prima che potesse togliere le chiavi dalla toppa era arrivato Magnus con uno dei gemelli Kane, il maschietto.

"Puoi prenderci il gonfiabile?".

Percy odiava quando usavano i gonfiabili, ma sarebbe stato un problema dell'altro bagnino, quindi li accontentò.

"Jason" Percy lo chiamò da dentro la cabina. "Puoi aiutarmi? É messo troppo in alto".

Jason entrò per aiutarlo.

"Quindi ammetti che sono più alto di te" disse Jason con un sorrisetto mentre allungava le braccia verso l'alto e si metteva in punta di piedi verso lo scaffale.

"Appena visibile" disse Percy.

"Beh, io direi notevolmente visibile" disse Jason, che dopo aver preso il gonfiabile si voltò verso di lui guardandolo negli occhi a testa alta. Per un attimo Percy percepì quei due centimetri di differenza che c'erano tra loro come triplicati, era forse cresciuto in una notte? L'espressione altezzosa restava la stessa però.

Percy stava pensando a come rispondere e non si accorse della porta che si chiudeva, fino quando sentirono un tonfo e poi lo scatto della serratura. Entrambi si voltarono e da dietro la porta sentirono risatine di bambini. Jason si girò di nuovo verso di lui. "Hai lasciato la chiave nella toppa vero?".

Percy non era intimorito, si sentiva minacciato forse... ma non intimorito. Però deglutì lo stesso e guardò altrove.

Jason cercò di aprire la porta come se potessero essersi sbagliati, ma quella ovviamente restò chiusa.

"Chiamiamo aiuto, qualcuno dovrà pur sentire" non appena Percy diede voce a quell'idea, sentirono la musica partire a tutto volume. Il bagnino di quel turno aveva azionato l'impianto stereo della piscina.

"La spegnerà prima o poi no?" chiese Jason.

Percy sospirò. "Che giorno è oggi?"

"Il mio compleanno".

"Intendevo della settimana".

"Ah, Giovedì".

Percy prese un gonfiabile e lo sistemò per terra.

"Giovedì fanno acqua-gym e balli di gruppo. Ci conviene metterci comodi".

Dopo aver chiamato aiuto per un po' si rassegnarono.

"Il mio walkie talkie, proprio oggi, non funziona".

Ovvio che non funzionava, togliere le batterie al walkie talkie di Jason faceva parte del piano, in modo che potesse restare tutto il giorno nello stesso posto senza essere chiamato altrove.
Percy si sposto sul gonfiabile, producendo un terribile rumore per via della plastica.
"Sai. Potresti prenderla diversamente, hai l'opportunità di riposare".
Jason non disse nulla. Si girò verso di lui inespressivo.
Dopo un po' rispose. "Ci sarebbero posti molto più comodi qui al resort dove riposare".
Effettivamente quello stanzino era troppo piccolo. Pur mettendo la schiena contro il muro, dovevano comunque tenere le ginocchia piegate
"Magari se...".
Tentarono di sistemarsi meglio, rischiando di scivolare col sedere sul pavimento umidiccio.
Sospirarono esasperati.
"Ho un'idea".
"Oh, che novità".
Percy si mise all'estremo del materassino.
"Poggia la testa" disse picchiettando con la mano sulle sue cosce.

Jason lo guardò perplesso. "Perché mai dovrei...".

"Dai almeno così potrai stendere le gambe, ti fa ancora male il ginocchio non é vero?".

"Sì, ma..."

"Grace, preferisci soffrire? Il tuo ego è davvero così importante?".

"Va bene, non parlare più per favore".

Jason poggiò la testa sulle gambe di Percy e distese le gambe.

"Come hai sbattuto?". Chiese Percy guardando il muro di fronte a se.

"Nulla di che, ero distratto".

"Deve essere stato un colpo forte se ti fa ancora male" osservò Percy.

"Il ginocchio mi fa male spesso, credo che io gli abbia solo dato il colpo di grazia".

Percy abbassò lo sguardo su Jason. "Perché spesso?".

"Non lo so, capita quando sto molto tempo in piedi".

"Eh certo, lavori sempre".

"Devo lavorare".

"Non devi, sei il figlio del capo".

Jason e Percy si guardarono, Percy inclinando la testa verso il basso, Jason alzando il mento per tenere la testa dritta.

"Beh mi sentirei in colpa se lavorassi meno degli altri. Verrei pagato per nulla mentre gli altri sfacchinano per molto meno".

"Sei così corretto da essere irritante, o forse sei semplicemente buono".

Percy chiuse la mano a pugno e scompigliò i capelli di Jason.

Jason si dimenò un po'. Poi ebbe una realizzazione.

"Non hai il cellulare con te?".

"No", disse Percy. "Non lo porto mai con me in piscina, ho sempre paura possa finire in acqua. Tu?".

Jason sospirò "No".

"Ma è il tuo compleanno, non dovresti ricevere messaggi e telefonate d'auguri?".

"Già, stavo evitando proprio questo".

"Sempre per tuo padre?".

"No. Sfuggo da sua moglie oggi".
Percy pensò a quando aveva fatto arrabbiare la signora Grace "Non ti biasimo sinceramente". Poi gli venne una curiosità. "Lei che ne pensa rispetto a ciò che ci siamo detti ieri?".

"Che può pensarne, lei è la guardia di mio padre. Potrei sfuggire ai suoi piani dato che lui non c'è mai, ma ci pensa lei a controllare che faccia ciò che devo fare".

"E quali sono questi piani?".

"Beh come ha avuto modo di ricordarmi mio padre l'altro giorno, ovviamente devo lavorare con lui in futuro. Quindi, ovviamente, devo andare al college e laurearmi in economia e business..."

"Aspetta" Percy tolse le dita dai capelli di Jason (che fino ad all'ora erano rimaste lì distrattamente, quando se ne rese conto si chiese come fosse possibile che Jason lo avesse lasciato fare).

"Intendi che secondo il piano dei tuoi, devi diventare come quei tizi ossessionati dalle cripto-valute?".

"Sai penso che mio padre abbia investito un po' di tempo fa anche in quelle".

"Oppure avere la mentalità di chi fa quei video pseudo motivazionali su come guadagnare?".

"Quali video?". Chiese Jason.

"Hanno sempre una persona che si alza alle 5 del mattino, e invece di chiamare questa abitudine masochismo dicono che sia un mindset".

"Non so se ne sarei capace, troppo cringe".

"Ti ci vedi a fare un podcast?".

"Non credo di essere abbastanza sessista. E comunque grazie, mi hai mostrato scenari peggiori di star chiuso in ufficio".

Percy rise.

"Probabilmente staresti bene in giacca e cravatta".
Percy pensò a quando quella mattina lo aveva guardato indossare la divisa e aveva pensato a quanto gli stesse bene.
Tutto ciò che Jason indossava sembrava essergli stato cucito addosso. Avevano la stessa età, eppure a Percy sembrava che Jason si stesse sviluppando in maniera diversa da lui.
Percy si guardava allo specchio e pensava sempre delle cose che sua madre gli ripeteva non fossero vere. Aveva le braccia troppo lunghe rispetto al corpo, lo facevano sembrare goffo. Da un paio di mesi un occhio sembra essere diventato più grande rispetto all'altro. Non c'era qualcosa che trovasse particolarmente brutto. Solo che gli sembra tutto così strano. Non riusciva a cogliere un insieme armonioso nel suo aspetto. Aveva preso un sacco di centimetri in altezza nel giro di manco un anno. Era come se avessero sostituito il suo corpo con un'altro. Jason camminava come se avesse ogni singola fibra del corpo al posto giusto.

Ritornato alla realtà si accorse che Jason non gli aveva risposto. Lo guardò inclinando la testa, come se gli facesse una domanda implicita.
"Non so, può darsi" borbottò Jason.

A Percy venne in mente un'altra domanda.

"Se non fosse per tuo padre, cosa studieresti?".

Jason ci pensò. "Non ho mai pensato potessi avere altre opzioni".

"Qualcosa che ti piaccia davvero".

"Mmh, credo che studierei letteratura, o storia, magari farei il professore...okay ora perché mi guardi così però".

"Scusa" Percy si mise una mano sulla bocca. "È solo che è una cosa così da te, il professor Grace".

"Sai, potrei fare un sacco di battute sul fatto che il professor Stockfiss stia con tua madre, e ti stenderei, ma sono un signore... Aiha".

Percy lo pizzicò in mezzo alle sopracciglia.

"Meritato" disse Jason strofinandosi quel punto con le dita.

"Non voglio nemmeno pensare a lui".

"Gelosetto". Commentò Jason.

"Beh si, per quanto mi sforzi di ignorare la sua esistenza sparendo quando so che passerà da casa, vederlo ogni giorno a scuola mi costringe ad accettare la situazione".

"È grazie a lui che vai bene a storia?".

"No, il raccomandato resti sempre tu".

Jason sbruffò.

"Diciamo che mia madre mi ha costretto ad andar bene perché si rifiutava di" Vedere Paul costretto a rimandarti".

"Tu come lo chiami? Professor Stockfiss o Paul?".

"Non lo chiamo. Cerco di non riconoscere la sua esistenza più che posso".

"È una fase" Jason chiuse gli occhi.
"Ci sono passato anche io da piccolo con Era. Un giorno senza rendertene conto ti accorgerai che ormai gli rivolgi la parola spontaneamente".

Percy avrebbe chiesto quanto piccolo fosse stato Jason quando suo padre si era risposato, se non si fosse aperta la porta.

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"Dov'è?".
"È lì".
"Lì dove? Non lo vedo!".

Percy fece voltare Gwen prendendole il viso con la mano. Jason era dall'altro lato della sala, bloccato da Dakota che gli parlava animosamente.

"Okay, quando il secondo sarà stato servito, lo prendi da parte con una scusa, e nel mentre la torta arriverà".

"E che scusa posso usare?".

"Boh, potresti chiedergli un consiglio su Dakota..."

"Dakota? Cosa c'entra Dakota?".

"Ah ah non provarci, sappi che e palese. Aspettiamo tutti solo che uno di voi due si decida a fare un passo".

"Io non devo... pensa per te!".

Percy le avrebbe chiesto cosa c'entrasse ma arrivò Reyna.

"Abbiamo un problema".

"Problema? Che problema?".

"Il dolce non è ancora pronto. Inoltre dobbiamo decorare la tavola. Dovremmo rimandare a dopo aver sparecchiato, ma serve un diversivo per tenere lontano Jason".

"Quindi...?".

"Quindi lo porti fuori e lo distrai".

"Ma mi scoprirà subito, che dovrei dirgli?".

"Si te stesso, dovrebbe darci abbastanza tempo. Quando è tutto pronto ti chiamiamo".

Finita la cena Jason avrebbe sicuramente aiutato a sparecchiare, ma non doveva assolutamente avvicinarsi alla cucina.

"Puoi farcela". Gli disse Gwen mentre Percy si preparava ad entrare in azione.

"Ma che gli dico? Siamo stati tutto il giorno insieme, cosa dovrei avere di così urgente da dirgli proprio adesso?".

"Percy, è il suo compleanno, fagli un bel discorso sull'amicizia e cose così".

Percy non era convinto

"Si avvicina, vai!" Gwen gli diede una piccola spinta.

Percy non aveva un piano. Andò d'istinto.

"Vieni. Devo parlarti".

"Percy ma..." Jason stava protestando, ma Percy lo aveva preso per il polso e se lo stava portando via.

Lo portò fuori dal locale usando un'uscita di emergenze, e si accorse subito che erano soli.

"Devo lavorare".

"Tranquillo ho già chiesto il permesso tramite Reyna".

"Reyna si è scomodata a chiedere il permesso alla caposala?".

"Era importante!" si giustificò Percy.

Jason lo guardò perplesso. "Beh siamo quì. Dimmi tutto".

Percy doveva pensare. Velocemente. E soprattutto capire cosa dire. Velocemente. Ma doveva anche avere senso. Cosa difficile con l'Adhd. Inoltre con tuto quel silenzio il rumore della fontana davanti a loro lo infastidiva.

"Oggi è il tuo compleanno!"

"Ho notato". Jason aspettava.

Percy sentiva che gli stava per venire l'ansia. Perchè era così ansioso?

"Certo. Volevo dirti che sono molto felice di essere qui. Non 'qui' come 'qui fuori'. Qui al residence per festeggiare".

"Avevo capito, hai detto festeggiare?".

Cavolo no, perchè aveva detto festeggiare? Ora doveva distrarlo anche da quello.

"Nel senso, che abbiamo passato la giornata insieme! Passare il compleanno delle persone a cui teniamo con loro è bello".

"Siamo rimasti chiudi dentro un armadio...".

"Cabina. E comunque non ha importanza, ormai siamo vicini".

Jason era visibilmente confuso.

"Cioè, ultimamente andiamo d'accordo..."

Jason aggrottò le sopracciglia come a dire "Ah si?".

"Beh è normale discutere se no non saremmo noi due. Intendo che ci conosciamo meglio, quando stiamo insieme non è mai noioso, qualunque sia la situazione".

"Okay ma non capisco, cosa c'entra con il mio compleanno?". Disse Jason molto confuso.

"Ecco... è che per dirtelo ho aspettato il tuo compleanno!"

Eh? Non aveva senso perché avrebbe dovuto aspettare il suo compleanno? Ad ogni parola che gli usciva fuori ingarbugliava sempre più il filo del discorso.

"Ho... aspettato il tuo compleanno... perchè in realtà aspettavo il momento giusto per dirti quanto la mia opinione su di te sia cambiata".

"Cambiata come?".

"Beh ho sempre pensato tu fossi uno spaccone snob che se la tirasse..."
Jason alzò le sopracciglia.

Okay, scelta di parole errata.
"...Ma ora so che non è così! In realtà sei...sei". Percy non riusciva a credere di doverlo fare. Fece un respiro profondo per cercare di sembrare calmo.

"Sei una persona molto..."

Sentirono un tonfo provenire da dentro. Jason si sporse con la testa per guardare verso la porta finestra.

"Tu!" Percy prede Jason per le mani e lo spostò davanti a se in modo che guardasse lui e non cosa stava accadendo in sala pranzo.

"Tu sei un ragazzo responsabile, buono, premuroso. Non sei neanche così tanto sicuro di te come fai credere...".

A Jason non piacque quell'ultima frase. Che casino.

"No no. Intendo che non vedo perché dovresti essere insicuro, dato che in realtà tutti ti ammirano. E anche io penso tu non abbia motivo di esserlo. Anzi, forse a volte faresti meglio a pensare di più a te stesso. Mi i nervi che io ti abbia conosciuto davvero solo adesso. Perché avvicinandomi a te ho capito che sei fan...".

"Percy." Jason fermò quel suo nonsense. Guardava le proprie mani, che Percy stava ancora stringendo nervosamente.

"Stai per caso... cercando di dichiararti?". Jason alzò lo sguardo in cerca di una conferma.

Percy si sarebbe aspettato qualunque cosa, ma non era pronto a quello.

"Perchè pensi io mi stia...?".

"Non lo so. Perché farfugli, ti sudano le mani e mi stai tenendo qua fuori da 10 minuti?".

"Beh... ecco". Percy sperò in qualcosa, una chiamata di Reyna principalmente, ma poteva accontentarsi. Un segno divino, un colpo di vento, un fulmine.

"Sì" rise nervosamente "Mi hai scoperto".

Jason restò a bocca aperta per un secondo. "Aspetta. Fai sul serio? Non stai scherzando?".

"Ecco... è complicato".

"Aspetta". Jason gli puntò un dito contro. "É per questo che mi hai baciato?".

ALLORA JASON SE LO RICORDAVA. E per la prima volta lo aveva menzionato.

"Sei stato tu a baciarmi!".

"Non ti sei spostato però".

"Sei stato comunque tu".

"No, avevo bevuto ma non così tanto". Si difese Jason.

"Ti dico che sei stato tu! Non lo ricordi ma...".

"PERCY". La voce di Reyna lo richiamò.

"Che ci fate qua fuori? Ci serve una mano!".

Jason si voltò verso Percy. "Avevi chiesto eh?".

Percy fece spallucce.

"Entriamo. Ne parliamo dopo".

"Jason aspetta non così in fretta"

Percy cercò di stare al suo passo lungo il corridoio. Ovviamente Reyna non c'era. Gli afferrò il braccio con la mano in modo da farlo rallentare. Aveva paura che gli altri non avessero il tempo di nascondersi.

Una volta entrati Jason si chiese giustamente "Perché è tutto al buio?".

"Forse gli serviva aiuto per questo" disse Percy.
"Coraggio, muoviti".
"È buio". Disse Jason.
"Non così buio, forza".
Percy dovette quasi trascinare Jason. Quel giorno era ancor meno collaborativo del solito.
"Okay, mettiti... qui". disse Percy facendolo fermare.
"Ho perso il conto di quante volte mi hai sballottolato in giro oggi".
"Siediti e basta".
"Sedermi?".
C'era una sedia esattamente dove avevano concordato di metterla con Gwen, sopra una x. Il nastro argentato era ben visibile nella penombra.
Fortunatamente la sala era piena di finestre facendo entrare la luce dei neon fuori.
Percy girò intorno alla sedia e mise le mani sulle spalle di Jason. Fece pressione per farlo sedere.
"Ecco, siamo pronti!".

Subito dopo Reyna e Dakota entrarono in sala, con un vassoio tra le mani. Sul dolce che portavano risplendeva una candelina.

Si accesero le luci, e il resto dello staff sbucò fuori dai sotto i tavoli. Tutti cominciarono a cantare 'tanti auguri'.

Percy scosse un po' Jason che probabilmente era rimasto sconvolto troppe volte nel giro di così poco tempo.
Jason si girò e guardò in alto verso Percy.

"Te l'ho fatta eh?" Percy gli diede un colpetto dietro al collo "Buon compleanno!".

Si aspettava uno sguardo assassino, ma Jason era troppo occupato a guardarsi attorno. Avevano appeso dei festoni e gonfiato un mucchio di palloncini.

"Okay Jace. Se per favore vieni più avanti, qualcuno non ha posizionato bene il tavolo della torta" disse Reyna guardando male Dakota.
"Oh mamma, sposto il tavolo e basta" disse Clovis, e spinse il tavolo verso Jason. Sistemarono la torta davanti a Jason e tutto lo staff lo circondarono.
Reyna che era seduta a destra di Jason si fece passare un accendino e riaccese la candelina che si era spenta.
"Esprimi un desiderio. E tu" si rivolse a Percy che era seduto alla sinistra di Jason "Non spegnere le candeline al posto suo".
Percy alzò le mani come se davanti avesse un poliziotto.
"Cerca di farmi anche un bel sorriso". Disse Gwen con il telefono in mano evidentemente pronta a fare foto e video.
Quando fu pronto Jason soffiò.
Dopo che gli amici ebbero finito di cantare di nuovo parlò.
"Ragazzi vi ringrazio tantissimo, ma veramente non dovevate...".
Percy gli fece interrompere il suo discorso, perché prese della panna dalla torta con il dito e sporcò il naso di Jason.
Quello ci rimase di stucco ma Percy non lascio che replicasse.
"Se sento dirti qualcosa che non sia grazie mille ragazzi, sapete che amo i brownies, ti ci faccio tuffare tutta la faccia".
Jason si levo via la panna con il dorso della mano.
"Sono davvero brownies?" disse guardando il vassoio.
"Una torta brownies! Ricoperta di panna" disse Reyna con orgoglio.
Gli passò la paletta per torte e cominciarono a dividere le porzioni. Dakota si avvicinò a Jason. "So che non possiamo far feste".
"Non mi starai chiedendo di prendere l'alcool? " lo ammonì Jason.
"Idea stupenda, ma no. Volevo chiederti se potessimo mettere la musica".
"Okay ma piano".

Mentre mangiava la torta percy trovò che quello fosse il perfetto compromesso tra una festa e il nulla totale che Jason avrebbe fatto quella sera se fosse dipeso tutto da lui.
Jason chiacchierava con Reyna, che sembrava una sorella orgogliosa.
Come aveva potuto pensare che tra loro ci fosse qualcosa?
Era palese non fosse così.
Si stava per alzare e buttare il piattino di plastica, quando Gwen si avvicinò e gli mise il telefono di fronte al viso.
"Grazie per l'irripetibile foto!". Disse con un sorrisetto.
Percy prese il telefono per guardare meglio.
Era una foto di Jason con il naso sporco di panna, l'espressione ancora sorpresa . Accanto a lui Reyna rideva ma disapprovava il gesto con lo sguardo. Percy sorrideva.
"Irripetibile?" chiese Percy.
"Poteva permettere solo a te di sporcarlo con la panna".
Risero. "Me la mandi?".
"Più tardi sistemo video e foto e le invio a tutti".
Percy si alzò per avvicinarsi al tavolo di Jason. Gli mise una mano sulla spalla
"Ti è piaciuta la torta brownies?".
Jason si voltò e sorride. "Tantissimo".
"Sapevo che era una buona idea" disse Reyna, che si alzò per andare verso Gwen.
Percy prese posto accanto a Jason.
"Lo vedo, contieniti o ti sporcherai le mani".
Jason alzò un sopracciglio.
"E chi è qua per sgridarmi?".
Si avvicinò a lui col busto, facendo confondere Percy. Per un secondo gli sembrava volesse... Ma poi sentì la panna che sporcava il suo naso.
"Ah ah ah". Cercò un tovagliolo.
Jason continuò a ridacchiare.
"Ti va bene che è il tuo compleanno".
"Per essere il mio compleanno oggi mi hai fatto diventare matto. Consiglio per la vita, non dichiararti mai neanche per davvero".
"Non stavo andando così male! Era una improvvisata".
"Esercitati la prossima volta". Jason prese l'ultimo boccone con la forchetta da dolce.
"È incredibile che io non vi abbia scoperti".
"È incredibile che tu non abbia rotto per andare in cucina, non ci credevo neanche io che ti saresti risparmiato un po' di fatica".
"Ammetto che oggi ero un po' svogliato" disse Jason alzandosi. "Che fai lì seduto? Alzati".
"Perché?". Chiese Percy
"Qualcuno dovrà pulire... E io sono il festeggiato no?". Disse Jason.
"Vedo che ti sei adattato bene alla situazione, ma non ti ci abituare". Percy pizzicò leggermente Jason s braccio, che ricambiò restituendogli il colpetto dietro al collo che aveva ricevuto prima.

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Più tardi nel suo letto Percy non si addormentava. Si mise allora a ripensa re agli eventi della giornata. Sentiva che era tutto andato a gonfie vele, Jason si era goduto un momento per se. O almeno Percy sperò fosse davvero stato così. E menomale perché non si sarebbe mai scordato quei 5 minuti di panico fuori dal ristorante. Si dispiacque però. Ovviamente non voleva dichiararsi ma quelle cose le pensava veramente. Forse avrebbe davvero dovuto dirgliele, in un altro modo. Ma a che scopo, non sarebbe sembrato comunque strano?
Prese il cellulare per vedere che ore fossero e vide una notifica di Gwen.
Aveva mandato una sfilza di foto di gruppo della serata in un gruppo con solo i colleghi invitati quella sera.
Poi vide che aveva inviato qualcosa solo a lui.

"Beccati ;)"

Era una foto di quando Jason lo aveva sporcato con la panna ed era ancora molto vicino lui. Non pensava che qualcuno li stesse guardando, specialmente Gwen. Percy era visibilmente rosso. A rivedere la scena e l'espressione di Jason, si sentì di nuovo la faccia scottare.
Chiuse tutto in fretta e decise di riprovare a dormire.

   
 
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